Domenica 10 luglio 1910 a Valenza
Po’, cittadina piemontese, viene organizzato, nel pieno della
calura estiva, un match che vede in palio il titolo di
Campione Assoluto
(senza cioè distinzioni di peso)
del Nord Italia. Valenza è
città in forte sviluppo industriale: dalla seconda metà
dell’Ottocento cresce l’attività orafa e successivamente quella
calzaturiera, e col nuovo secolo tali produzioni iniziano a divenire
industriali. Parallelamente si genera un certo fermento sociale e
nascono nuove associazioni che aggregano la popolazione in forte
crescita numerica, con fini di solidarietà sociale ma ovviamente
anche ricreativi: si sviluppano quindi diverse società sportive.
L’attività principale è quella
ciclistica, sulla pista ellissoidale, di circa 700 metri e con ampie
tribune, che occupa la zona oggi limitata da Piazza Gramsci e Via
Trieste, nella buona stagione si susseguono settimanalmente corse ed
allenamenti con la partecipazione dei campioni del momento, ma va
per la maggiore anche la società che si occupa di atletica e
ginnastica
e anche il nuovo sport del
pugilato trova terreno fertile per proporre eventi, fino ad arrivare
appunto ad ospitare il titolo dell’Alta Italia.
Sul ring salgono
Antonio Ferranti, della
Libertas Post Resurgo, società atletica di Milano, e soprattutto
Pietro Boine, ligure, ventenne che può essere considerato
il vero pioniere della boxe in
Italia.
L’incontro dura poco, Boine è
troppo superiore all’avversario e già alla terza ripresa lo mette
KO laureandosi Campione.
Lui non lo sa, e non lo saprà
mai
perché il riconoscimento arriverà
postumo, ma non ha conquistato solo il titolo dell’Alta Italia, è
il primo Campione Italiano dei pesi massimi, sarà la Federazione
Pugilistica Italiana negli anni successivi alla sua nascita, che
avverrà nel 1916, a stabilirlo, rimettendo ordine nell’attività
svoltasi prima della sua fondazione.
Spostiamo ora la nostra attenzione su
Pietro Boine. Nato ad Andora Ligure il 20 settembre 1890
da una famiglia prima benestante e
poi sempre più povera, cresce a Portomaurizio, località che unita
ad Oneglia negli anni Venti darà vita alla città di Imperia, riesce
a studiare fino al Ginnasio poi a 13 anni si imbarca su un
mercantile, con la speranza di diventare un giorno commerciante,
ma non farà altro che il mozzo, dunque si stanca presto e
torna in famiglia. Riparte però ben prima dei vent’anni per la
Francia, spinto dalle
necessità economiche, fa mille lavori e approda a Parigi
dove conosce il pugilato
sportivo, se ne innamora a prima vista, e da spettatore diventa
praticante. Tornato in Italia va a Milano e insieme al maestro
Celestino Caverzasio fonda il
Club Pugilistico Nazionale.
Combatte a Milano, Binasco, Broni,
Verona, fino ad arrivare al match di Valenza, che secondo il CONI sul
sito sportolimpico.it fu la finale di un vero e proprio torneo per
assegnare il titolo Alta Italia sotto l’egida delle Federazione
Atletica Italiana, svoltosi con incontri alle 4 riprese rispettando
le regole del marchese di Queensberry.
Il sito dedicato alla boxe
sportenote.com ricostruisce invece diversamente gli eventi, colloca
infatti il torneo domenica 19 luglio, una settimana dopo il match con
Ferranti, in tale occasione Boine mette KO in 2 riprese prima Monzani
poi Giacomo Rossi confermandosi così Campione. Nel 1911 abbiamo
notizia di otto combattimenti sostenuti da Boine, tutti a Milano,
sei vittorie e due sconfitte, maturate entrambe contro pugili di
scuola britannica, Max Roberts, che Boine aveva in precedenza battuto
per KO tecnico alla terza ripresa, e O’Mara. In questo stesso anno
Pietro inizia anche a tirare di scherma, sotto le cure del
grandissimo maestro
Giuseppe Mangiarotti.
Otterrà buonissimi risultati nella spada da terreno.
Nel 1912
dopo una serie di match sostenuti
tra Milano e Bologna e tutti vinti a giugno a Milano
Boine torna a combattere nel
torneo che deve assegnare il Titolo Alta Italia, stavolta
articolato in tre diverse categorie di peso. Il pugile di
Portomaurizio sosterrà tra il 10 e il 15 giugno sei incontri,
uno al giorno,
affrontando quattro differenti
avversari, Eustacchio Sala e Paolo Zucca due volte,
mettendoli tutti KO. Il
match decisivo il 15 è contro Alessandro Valli che resisterà 6
rounds.
A questo punto Pietro va a cercare
nuovi stimoli, e nuove e più consistenti borse, in
Francia, dove
tra il 2 settembre e il 16
novembre, combatterà otto volte. Gli avversari che gli vengono
proposti in terra francese sono ben più ostici dei meno esperti
pugili italiani, e dopo due successi iniziali ad Aix Les Bains e
Ginevra (Svizzera) Boine sarà sconfitto a Lione da Frank Klaus per
KO alla terza ripresa. Si riscatterà di fronte al pubblico lionese
battendo dieci giorni dopo Jack Meekins e potrà poi approdare a
Parigi dove raccoglierà due pareggi e due pesanti sconfitte.
Tornato in Italia nel 1913 dopo due
iniziali successi lascia l’otto marzo il titolo dell’Alta Italia
nella mani di Eugenio Pilotta
che lo sconfigge a Milano per KO
tecnico alla quinta ripresa. Tornerà sul ring due settimane dopo e
nel giro di una ventina di giorni tra Milano e Genova otterrà tre
vittorie e un pareggio.
L’antivigilia di Natale sul
quadrato allestito al “Filodrammatici” di Milano
con una
borsa di ben 500
lire arriva il momento dell’attesa
rivincita con Pilotta. Boine non è in buone condizioni di salute,
debilitato da un’infezione tifoidea non curata.
Nonostante il parere contrario del
suo maestro di scherma e amico Giuseppe Mangiarotti
che per l’ennesima volta a poche
ore dell’inizio dell’incontro lo esorta inascoltato a consultare
un medico, vuole comunque combattere. Pilotta è in difficoltà
alla prima ripresa, ma riesce a superare il momento difficile mentre
a Boine vengono a mancare le energie, l’avversario lo colpisce più
e più volte, alla terza ripresa per non cadere Pietro si aggrappa
alle corde, fino a che l’arbitro, il cronista della Gazzetta
dello Sport Arturo Balestrieri, decreta il KO tecnico.
Pietro Boine non si riprese più,
mori il 28 gennaio 1914
quattro mesi dopo aver compiuto 23
anni, alla Clinica San Giuseppe a San Vittore per un
attacco violento di tifo.
Riposa nel cimitero di Portomaurizio a Imperia, di fianco al fratello
Giovanni, poeta, saggista e
scrittore, anche lui mancato prematuramente (1887-1917)
anche lui pioniere, destino
di famiglia, del
Modernismo. Fu il
fratellastro (figlio in seconde nozze della madre) Pietro Giovanni
nel 1984 a far traslare accanto a quelle di Giovanni ciò che restava
delle spoglie di Pietro da Milano.
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