giovedì 31 agosto 2017

Akechi Mitsuhide

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Akechi Mitsuhide, (明智 光秀) (1526 – luglio 1582), è stato un generale giapponese.
Fu uno dei generali al servizio del daimyō Oda Nobunaga, il suo tradimento ne causò la morte.

L'ascesa

Nacque nella provincia di Mino, fu un amante della poesia e del Cha no yu. Compì le sue prime imprese militari al servizio di Ashikaga Yoshiaki e Asakura Yoshikage. Mitsuhide iniziò a servire Oda Nobunaga nel 1566 dopo la conquista da parte di quest'ultimo della provincia di Mino; nel 1571, in qualità di suo vassallo, ricevette in feudo il territorio di Sakamoto (con rendite pari a 100.000 koku). Ben presto divenne uno dei più fidati uomini di Nobunaga e ricevette l'incarico di pacificare la regione di Tamba e porla sotto al controllo del suo signore; le sue campagne militari contro i clan locali ebbero successo e una volta conquistato il territorio ricevette come ricompensa il castello di Kamiyama situato proprio in quella regione e divenne il governatore della provincia di Hyūga.

Il tradimento

Nel 1579 conquistò il castello di Yakami appartenente a Hatano Hideharu e negoziò con lui i termini per la pacificazione, tuttavia Nobunaga disattese gli accordi presi dal suo vassallo e fece giustiziare Hideharu. Questo gesto fu avvertito come una grave offesa dal clan Hatano che si vendicò nei confronti di Akechi Mitsuhide uccidendone la madre che era stata inviata come ostaggio durante le trattative. Questo fu probabilmente uno dei motivi che portarono al tradimento nei confronti di Oda Nobunaga. Il 21 giugno 1582 Nobunaga si rifugiò nell'Honnō-ji, un tempio di Kyoto, per sfuggire al tentativo di colpo di stato di Akechi Mitsuhide e quest'ultimo appiccò le fiamme all'edificio. Non si sa con certezza se Nobunaga morì a causa dell'incendio o se fece in tempo a compiere seppuku prima di essere sopraffatto dal fuoco. Quando si diffuse la notizia della morte di Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu radunarono i propri eserciti ed entrambi si misero all'inseguimento di Mitsuhide con l'intento dichiarato di vendicare Nobunaga ma in realtà con lo scopo di diventarne il successore. Hideyoshi fu il primo a trovarlo e lo sconfisse nella battaglia di Yamazaki durante la quale il traditore di Nobunaga fu ucciso da un bandito chiamato Nakamura. Per le circostanze della sua morte venne soprannominato Jūsan-kobū (it: Shogun dei tredici giorni). I motivi che spinsero Mitsuhide a tradire il proprio signore sono ancora oggi avvolti nel mistero, ma secondo una teoria Mitsuhide non perse la vita nella Battaglia di Yamazaki ma riuscì a salvarsi e cominciò una nuova vita come monaco con il nome di Nankobo Tenkai.



mercoledì 30 agosto 2017

William Adams

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William Adams, conosciuto anche come Miura Anjin (三浦 按針 "il timoniere di Miura"; Gillingham, 24 settembre 1564 – Hirado, 16 maggio 1620), è stato un navigatore inglese, ritenuto il primo britannico ad aver raggiunto il Giappone.
Giunto in Giappone poco prima della battaglia di Sekigahara, divenne grazie alla sua abilità diplomatica un consigliere fidato prima di Ieyasu Tokugawa e poi di suo figlio Hidetada, contribuendo alla creazione di rapporti commerciali con le nazioni protestanti europee che, tra le altre cose, assicurarono ai Paesi Bassi il monopolio commerciale con il Giappone anche dopo la chiusura del Paese ai rapporti con il mondo esterno (il sakoku).
Egli fu l'ispirazione al personaggio di John Blackthorne nel bestseller di James Clavell Shōgun.

Primi anni

Nato a Gillingham, nel Kent, da una famiglia protestante, alla morte del padre Adams si trasferì appena dodicenne a Londra, dove venne assunto come apprendista carpentiere nell'officina navale di Nicholas Diggins, apprendendo nei successivi dodici anni quei rudimenti di ingegneria navale, astronomia e matematica che un domani gli sarebbero stati utili per conquistare la stima e la considerazione di Ieyasu, aprendogli le porte del potere in Giappone.
A partire dal 1588, Adams prese attivamente parte alle guerre di religione che in quegli anni stavano imperversando in tutta Europa, e in particolare alla Guerra anglo-spagnola, durante la quale ebbe modo di servire sotto il celebre esploratore e corsaro inglese Francis Drake; nello stesso anno poi, a soli ventiquattro anni, ricevette il comando della nave da rifornimento Richarde Dyffylde, con la quale partecipò, seppure con un ruolo marginale, alla battaglia contro l'Invincibile Armata.
Alcune fonti ipotizzano che negli stessi anni abbia preso parte ad un'infruttuosa spedizione organizzata dalla Royal Navy nel tentativo di trovare il Passaggio a nord-ovest, ma poiché non vi è traccia di tale evento nelle numerose lettere e cronache di viaggio redatte dallo stesso Adams e giunte fino a noi gli storici hanno dubbi sulla attendibilità di tale ipotesi.

La spedizione in Estremo Oriente

«Sono nativo del Kent, nato nella cittadina di Gillingham, a due miglia inglesi da Rochester ad uno da Chatham, dove trovano posto le navi del Re; all'età di dodici anni sono stato portato a Londra, a Limehause, dove per i successivi dodici anni sono stato apprendista sotto Nicholas Diggins; io stesso in seguito ho servito come comandante e timoniere sulle navi di Sua Maestà; per undici o dodici anni poi ho servito presso la Compagnia dei Mercanti di Barberia, fino a quando hanno avuto inizio traffici commerciali tra le Indie e i Paesi Bassi, e in quei traffici ho visto l'opportunità di ampliare le conoscenze che Dio Onnipotente aveva voluto donarmi. Così, nell'Anno del Signore 1598, sono stato ingaggiato con il ruolo di Primo Timoniere in una flotta di cinque navi allestita per conto della Compagnia Inglese delle Indie Orientali [...]»
(Da una lettera di William Adams datata 1611)



Affascinato dai traffici olandesi con l'estremo oriente, all'età di 34 anni Adams si unì alla voorcompagnie (futura Compagnia Olandese delle Indie Orientali), per conto della quale, con il grado di primo timoniere, nel 1598 assieme al fratello Thomas lasciò l'isola di Texel a bordo di una flotta di cinque navi mercantili (il Blijde Bootschap, il Trouwe, il T Gelooue, il Liefde e lo Hoope) diretta in Perù, con le direttive da parte dei committenti di fare vela per il Giappone solo in caso di necessità.
La spedizione, tuttavia, fu segnata fin dall'inizio da una sorte avversa. Dopo una sosta nel Golfo di Guinea, infatti, due delle cinque navi, seriamente provate da una serie di tempeste nel sud Atlantico, non riuscirono a superare lo Stretto di Magellano (il Blijde Bootschap, al cui comando c'era l'olandese Dirck Gerritszoon Pomp, famoso per essere stato il primo olandese ad aver visitato Cina e Giappone, venne catturato dagli spagnoli dopo aver attraccato, a corto di provviste, nel porto di Valparaíso, mentre il T Gelooue fu costretto a fare rientro nei Paesi Bassi, dove giungerà nel 1600 con un equipaggio quasi decimato), e delle tre superstiti solo una, lo Hoope, raggiunse, assieme al Liefde di Adams, il punto d'incontro nell'isola di Floreana, al largo dell'Ecuador, nel novembre del 1599, dopo un incontro-scontro con i nativi sudamericani che costò tra l'altro la vita a Thomas Adams (l'ultima nave, il Trouwe, raggiungerà l'Indonesia nel 1601, dove verrà però affondata dai portoghesi nei pressi di Tidore, e il suo equipaggio massacrato).
Circondate da acque, vascelli da guerra e porti spagnoli, le due navi superstiti a quel punto non ebbero altra scelta che fare vela per l'Estremo Oriente, ma durante il viaggio un tifone affondò lo Hoope, lasciando la Liefde come unica superstite della spedizione.

L'arrivo in Giappone

Nell'Aprile del 1600 la Liefde, con soli venti marinai ancora in vita dei cento originali, raggiunse finalmente il Giappone, gettando l'ancora nelle acque di Bungo, (non lontano dall'odierna Usuki, nella Prefettura di Ōita), nel Kyushu nordorientale.
Appena un gruppo di uomini, tra i quali lo stesso Adams, furono in grado di lasciare la nave, una piccola ambasceria lasciò la Liefde per prendere contatto con la popolazione locale. Tuttavia, in quel periodo, il Giappone, e in particolare il Kyushu, erano popolati da missionari spagnoli e portoghesi, in particolare Gesuiti, che come si avvidero della nazionalità olandese calvinista dei nuovi arrivati si affrettarono a sobillare le autorità locali per farli arrestare con l'accusa di pirateria.
Adams e i suoi compagni quindi vennero tradotti come prigionieri al castello di Osaka, mentre la Liefde e il suo carico di cotte di maglia, moschetti, cannoni e altri beni vennero consegnati a Ieyasu Tokugawa, che successivamente se ne sarebbe servito per assicurarsi la vittoria nella Battaglia di Sekigahara contro la coalizione occidentale al comando di Ishida Mitsunari (in particolare si racconta che i famosi cannoni usati dai Tokugawa per bersagliare le linee Toyotomi per tutto il corso della battaglia fossero proprio quelli requisiti alla Liefde).
William Adams, però, era giunto in Giappone in un momento particolare; non solo Ieyasu era sul punto di unificare finalmente l'arcipelago, mettendo fine al periodo Sengoku ed instaurando uno shogunato destinato a durare più di due secoli, ma proprio al fine di pacificare il Paese il futuro primo shogun dei Tokugawa, seppur consapevole della necessità dei commerci con l'estero, vedeva con crescente sospetto l'attività dei missionari cattolici provenienti dall'Europa, che soprattutto nel sud continuavano a fare proseliti anche tra gli stessi daimyō, a discapito di un potere centrale che invece aveva un disperato bisogno di affermare la propria autorità.
Venuto a sapere della fede protestante, e quindi non interessata a opere missionarie, dei nuovi arrivati, Ieyasu volle incontrare personalmente Adams; gli incontri avvennero tra il maggio e il giugno del 1600, e il loro contenuto venne successivamente redatto dallo stesso Adams nelle sue corpose memorie autobiografiche:

«Fui portato al cospetto del re, che si rivelò incredibilmente gentile, e mi accolse con favore. Mi fece molte domande e richieste, ma riuscii a rispondere solo ad alcune di esse. Così, egli fece chiamare un uomo che parlava portoghese, cosicché potessimo capirci. Tramite lui, il re mi chiese chi fossimo, da dove venissimo e perché fossimo venuti a trovarci in un luogo così lontano da casa. Così gli dissi il nome del mio Paese, che la nostra patria aveva cercato lungamente di raggiungere le Indie Orientali, e che desideravamo di essere amici nel commercio con tutti i re e i potenti di quelle terre, giacché abbondavamo di merci sconosciute che in quella terra non esistevano... Così egli mi chiese "Ci sono guerre nel tuo Paese?", ed io gli risposi "Sì, siamo in guerra con la Spagna e il Portogallo, mentre siamo amici degli altri Paesi". Inoltre, mi chiese "In quale Dio credi?", ed io risposi "In Dio onnipotente creatore del cielo e della terra". E mi fece molte altre domande, sulla religione e su tante altre cose: per esempio, come fossimo arrivati fino a lì. Io avevo con me una carta del mondo, così gli mostrai il tragitto che avevamo percorso, attraverso lo Stretto di Magellano. Al che egli rimase stupefatto, pensando ch'io stessi mentendo. Tra una cosa e l'altra, rimasi con lui fin'oltre mezzanotte.»
(Da una lettera spedita da William Adams a sua moglie in Inghilterra)



Inoltre, Adams scrive che Ieyasu rifiutò con veemenza le esortazioni dei gesuiti portoghesi affinché l'intero equipaggio della Liefde venisse giustiziato, redarguendoli severamente poiché
«[...] noi non avevamo fatto nulla che minacciasse lui o il regno che egli governava; e che metterci a morte andava contro ogni legge morale e giuridica. Che se lontano da lì c'erano dei conflitti tra noi e loro, questo non lo riguardava, né era motivo per sobillarlo ad ucciderci. Ed essi si rattristarono molto, giacché il loro crudele piano era miseramente fallito. Dio sia lodato.»
(Lettera di William Adams alla moglie)



Per ordine di Ieyasu, dopo la sconfitta della coalizione occidentale e la fine della guerra con Mitsunari Adams e i suoi compagni furono portati a Edo a bordo della Liefde, che subito dopo l'arrivo, duramente provata e ormai irrecuperabile, affondò.

Le caracche giapponesi

Nel 1604, con il Giappone pacificato e lo shogunato saldo nelle sue mani, Ieyasu commissionò a William Adams la costruzione di una nave occidentale capace di garantire una efficace difesa costiera contro le scorrerie dei pirati wakou.
La nave, dotata di un dislocamento di circa 80 tonnellate, venne costruita a Itō, nella penisola di Izu, e dopo il suo completamento lo shogun, rimasto positivamente colpito dall'abilità del timoniere inglese come carpentiere e ingegnere navale, gliene ordinò una seconda, una caracca di 120 tonnellate, in grado di compiere traversate oceaniche. La sfida si presentava ardua, in quanto Adams non aveva mai diretto o supervisionato i lavori per la realizzazione di una nave di quelle dimensioni, ma ciò nonostante il vascello, ribattezzato in seguito San Buena Ventura, venne infine costruito, e secondo la testimonianza dello stesso Adams, Ieyasu ne rimase talmente soddisfatto che diede al timoniere inglese l'autorizzazione a fargli visita in qualunque momento avesse voluto.
Successivamente, nel 1610, la nave fu prestata ad un equipaggio di naufraghi spagnoli che la usarono per fare rientro in Messico, accompagnati da un'ambasceria giapponese; una volta giunta a destinazione però, la San Buena Ventura con un prestesto venne requisita dal viceré Luis de Velasco, che temeva la prospettiva di un Giappone in possesso di una flotta militare al livello di quelle europee, e l'ambasceria riportata in Giappone con una nave battende bandiera spagnola, seppure con al seguito un proprio emissario, Sebastián Vizcaíno.
Il poco amichevole approccio da parte del viceré non fermò tuttavia i tentativi da parte di Ieyasu di creare delle proprie personali relazioni commerciali con le potenze europee, e attorno al 1608 ordinò ad Adams di prendere contatto con Rodrigo de Vivero y Velasco, il governatore delle Filippine spagnole, come primo atto per la costituzione di una rotta commerciale tra il Giappone e la Nuova Spagna. Tutti questi tentativi saranno destinati tuttavia a venire vanificati con l'inizio delle persecuzioni contro i cristiani giapponesi, che indispettì notevolmente le potenze cattoliche europee, e il successivo sakoku ordinato dal nipote di Ieyasu, lo shogun Iemitsu, avrebbe messo fine a qualsiasi tentativo di approccio amichevole tra spagnoli e giapponesi.

L'arrivo della Compagnia delle Indie

Il lasciapassare olandese per il Giappone firmato da Tokugawa Ieyasu. Il testo recita: «Alle navi olandesi è fatta autorizzazione di approdare in Giappone e di sbarcare a terra qualora necessario, senza alcuna limitazione. Tale editto entra in vigore da subito, e inoltre agli olandesi è consentito viaggiare liberamente attraverso il Giappone. Nessun atto ostile nei loro riguardi, come già accaduto in passato, sarà tollerato» – datato 24 agosto 1609.
Nello stesso anno, il 1604, in cui Adams iniziava la costruzione delle navi occidentali per conto di Ieyasu, lo shogun inviò il comandante della Liefte, Jacob Quaeckernaeck, a Pattani a bordo di una nave shuinsen per prendere contatto con la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, che vi si era stabilita nel 1602 impiantandovi una propria filiale, il tutto al fine di rompere il monopolio portoghese sul Giappone e in questo modo infliggere un duro colpo al proselitismo religioso dei missionari.
Limitati nei movimenti dal conflitto in corso coi portoghesi, gli olandesi non furono tuttavia in grado di inviare propri delegati in Giappone fino al 1609, quando una spedizione al comando di Jacques Specx riuscì a raggiungere Hirado, dove fu fondata una nuova filiale. Grazie all'intercessione di Adams, che agì come mediatore per conto dei nuovi arrivati, gli olandesi ottenero di poter effettuare compravendite in tutto il territorio giapponese, con la libertà di poter adattare i prezzi di vendita e acquisto alle necessità dettate dal mercato (tutto l'opposto quindi dei portoghesi, che erano limitati nei loro traffici alla sola Nagasaki e potevano commerciare solo ai prezzi e alle condizioni stabilite dai giapponesi).
Tali concessioni, anche se territorialmente ristrette alla sola isola di Dejima con la chiusura dei confini a seguito del sakoku, sarebbero state tuttavia il lasciapassare olandese per il Giappone fino alla Restaurazione Meiji.

Un samurai occidentale

Grazie al buon ascendente esercitato da Adams sullo shogun, anche gli altri superstiti della Liefde godettero di relativa fortuna. Molti di loro lasciarono il Giappone arricchiti nel 1605 grazie all'intercessione del daimyō di Hirado, ma il loro timoniere all'opposto non avrebbe più abbandonato il Giappone fino al 1613, né avrebbe più fatto rientro in Europa.
Troppa era infatti la stima che Adams si era conquistato presso Ieyasu, che cominciò a ricompensarlo con nomine ed incarichi di sempre maggiore prestigio. Dopo averlo preso come proprio personale interprete al posto del missionario gesuita João Rodrigues, arrivò a concedergli il titolo di hatamoto e il diritto di portare in pubblico la katana e la wakizashi; inoltre, come era prassi presso i samurai, lo invitò a cambiare il proprio nome con uno più consono al suo nuovo rango, così William Adams divenne da quel momento Miura Anjin (三浦 按針 "il Timoniere di Miura").
Tale gesto, per quanto simbolo della considerazione che lo shogun aveva per il suo nuovo consigliere inglese, pose però Adams sotto le stesse leggi vigenti per tutti gli altri cittadini giapponesi, tra le quali quella che limitava fortemente i viaggi all'estero, da compiersi solo a seguito di una formale autorizzazione da parte dello shogunato.
Infine, quale ulteriore segno di riconoscimento, gli furono donate una residenza a Edo, una ad Hirado ed una fattoria a Hemi, vicino al porto di Uraga, quest'ultima del valore di 250 koku.
Come ultimo atto della propria conversione ai costumi giapponesi Adams, pur essendo sposato con una donna inglese (a cui, comunque, seguitò a mandare ogni qualvolta gli fosse possibile denaro e altri beni tramite la collaborazione di alcuni amici olandesi e inglesi che visitavano il Giappone), prese in moglie Oyuki, la figlia di Magome Kageyu, un ufficiale di polizia che comandava una stazione di scambio lungo la strada per Edo, da cui ebbe due figli, Joseph e Susanna.

Conflitti religiosi

L'ascesa di Adams e dei suoi datori di lavoro olandesi coincideva con la perdita di prestigio da parte dei commercianti portoghesi e spagnoli che avevano fino a quel momento goduto del monopolio mercantile in Giappone, e ciò ebbe un impatto decisivo anche sull'operato dei missionari cattolici francescani e gesuiti che svolgevano le loro attività in tutto il Paese.
Ieyasu, come già detto, era favorevole agli scambi commerciali con l'Europa e il resto del mondo, ma mal sopportava il cattivo ascendente che a suo giudizio i missionari esercitavano sulla popolazione. Le persecuzioni iniziate da Hideyoshi Toyotomi erano state momentaneamente sospese per non indispettire ulteriormente i mercanti occidentali, ma con il Giappone finalmente unificato Tokugawa aveva bisogno di burocratizzare, gerarchizzare e ordinare la futura nazione giapponese, e ciò passava anche dall'osservanza di un'unica fede, si da evitare il rischio di nuovi conflitti religiosi come quelli che avevano segnato lungamente l'epoca Sengoku.
In tutto ciò Adams, inglese protestante con simpatie calviniste, ebbe buon gioco nel persuadere lo shogun sul fatto che i mercanti spagnoli e portoghesi fossero una minaccia tanto quanto i missionari che arrivavano in Giappone a bordo delle loro navi.
Ieyasu tentò in un primo momento di limitare il diffondersi delle conversioni proibendo l'attività missionaria, ma quando i Gesuiti, incuranti dei divieti, seguitarono nella propria attività di evangelizzazione in modo clandestino, talvolta arrivando a fare una vera e propria propaganda anti-Tokugawa, nel 1614 lo shogun, su consiglio di Adams, decise per l'espulsione definitiva di tutti i Gesuiti portoghesi, primo atto di quelle persecuzioni anticristiane che avrebbero avuto il loro apice sotto il governo di Tokugawa Iemitsu.

Morte

William Adams morì il 16 maggio 1620 a Hirado, all'età di 55 anni. Venne sepolto a Nagasaki, dove tuttora si trova una stele commemorativa a lui dedicata.
In base al suo testamento, le sue dimore giapponesi e tutto il suo patrimonio, consistente in circa 500 sterline, vennero ripartite tra le sue due famiglie, quella inglese e quella giapponese. Suo figlio Joseph ereditò sia il nome di Miura Anjin che il titolo di Hatamoto, e seguitò a servire lo shogunato sia sotto il governo di Hidetata che sotto quello di Iemitsu.

Celebrazioni e Riconoscimenti

  • Non lontano da Edo, dove Adams aveva una delle sue residenze, venne fondato un piccolo villaggio chiamato, in suo onore, Anjin-chō. Ad oggi, l'area in cui sorgeva il villaggio è stata inglobata nel tessuto urbano di Tokyo, e corrisponde al quartiere di Chūō.
  • A Itō, dove Adams costruì la prima caracca giapponese per ordine dello shogun, si tiene ogni anno il 10 Agosto il Miura Anjin Festival.
  • Nel 1934 a Gillingham venne inaugurato, alla presenza dell'allora ambasciatore giapponese a Londra Tsuneo Matsudaira, un monumento in ricordo del contributo di Adams alla creazione di rapporti diplomatici tra la Gran Bretagna e il Giappone.
  • A partire dal 2000, anno in cui ricorreva il quattrocentesimo anniversario dall'arrivo di Adams in Giappone, a Ghillingam viene organizzato un festival, con tanto di rievocazione storica. Nello stesso anno, la città ha stipullato un gemellaggio con le città di Itō e Yokosuka.

martedì 29 agosto 2017

Ventiquattro generali di Takeda Shingen

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I ventiquattro generali (武田二十四将 Takeda Nijūshi-shō) sono stati uno dei tanti gruppi storicamente conosciuti di comandanti militari del periodo Sengoku in Giappone. Questi uomini erano i più fidati comandanti delle truppe di Takeda Shingen. Un terzo di loro perse la vita durante le diverse fasi della celebre battaglia di Nagashino del 1575, nella quale guidarono le forze di Takeda contro Oda Nobunaga.

I ventiquattro generali

  • Akiyama Nobutomo - attivo durante l'invasione della Provincia di Shinano, e secondo in comando dell'esercito Takeda, era uno dei pochi fuori dal controllo diretto di Takeda, perché non amava essere sotto l'autorità.
  • Amari Torayasu - morì nella battaglia di Uedahara del 1548.
  • Anayama Nobukimi - dopo la battaglia di Mikatagahara e la battaglia di Nagashino, passò dalla parte di Tokugawa Ieyasu e lo aiutò a sconfiggere Takeda Katsuyori.
  • Baba Nobuharu - combatté la battaglia di Mikatagahara e comandò l'avanguardia dell'ala destra dell'esercito Takeda nella Battaglia di Nagashino, nella quale perse la vita.
  • Hara Masatane - morì nella battaglia di Nagashino del 1575.
  • Hara Toratane - participó alle diverse battaglie di Kawanakajima, nelle quali si scontrò con le truppe di Uesugi Kenshin; morì nella quinta ed ultima battaglia di Kawanakajima.
  • Ichijō Nobutatsu - fratello più giovane di Shingen, prese parte alla Battaglia di Nagashino.
  • Itagaki Nobukata - morì nella battaglia di Uedahara del 1548.
  • Kōsaka Danjō Masanobu - ebbe un ruolo di spicco durante la quarta battaglia di Kawanakajima, ma non fu presente a Nagashino; si ritiene sia stato l'artefice di gran parte del Kōyō Gunkan.
  • Naitō Masatoyo - presente sia a Mikatagahara, dove guidò una carica verso le truppe Tokugawa, che in prima linea a Nagashino; nel corso di questa battaglia, fu colpito più volte da frecce, ed infine decapitato da Asahina Yasukatsu.
  • Obata Toramori - nel corso di 30 battaglie subì una quarantina di ferite. Dopo la quinta battaglia di Kawanakajima nel 1561, fece ritorno al castello di Kaizu dove, a causa di una malattia relativamente avanzata morì nel giugno di quello stesso anno.
  • Obata Masamori - condusse il contingente principale (500 unità di cavalleria e 1 000 ashigaru al centro dello schieramento) nella battaglia di Nagashino, nella quale perì.
  • Obu Toramasa - conosciuto come la tigre selvaggia di Kai, fu sospettato di manipolare il figlio di Takeda Shingen, Takeda Yoshinobu e nel 1565 gli fu ordinato di commettere seppuku.
  • Oyamada Nobushige - prese parte alle battaglie di Kawanakajima, Mikatagahara, Nagashino e Temmokuzan; nel 1582 tradì il clan Takeda, ma quando entrò nel campo del clan Oda fu giustiziato da Horio Yoshiharu, un ufficiale di Oda Nobunaga.
  • Saigusa Moritomo - prese parte alle battaglie di Mikatagahara e Nagashino; morì in quest'ultima nel 1575.
  • Sanada Yukitaka - nonno del leggendario samurai Sanada Yukimura, daimyō della provincia di Shinano fu sottomesso a Shingen dopo una lunga e difficoltosa lotta.
  • Sanada Nobutsuna - figlio maggiore di Sanada Yukitaka, comandò 200 samurai a cavallo nella battaglia di Nagashino, in cui perse la vita.
  • Tada Mitsuyori - prese parte a più di 29 battaglie sotto il comando di Shingen; morì malato nel 1563.
  • Takeda Nobushige - fratello minore di Shingen, morì nella quarta battaglia di Kawanakajima nel 1561.
  • Takeda Nobukado - fratello di Shingen, morì al comando di truppe al centro dello schieramento Takeda nella battaglia di Nagashino.
  • Tsuchiya Masatsugu - combatté a Mikatagahara; cadde nella battaglia di Nagashino. I suoi tre figli seguirono Takeda Katsuyori fino alla morte nella battaglia di Temmokuzan nel 1582.
  • Yamagata Masakage - fratello minore di Obu Toramasa, era conosciuto per la sua abilità in battaglia e per la sua armatura rosso fuoco; combatté a Mikatagahara e prese parte all'Assedio di Yoshida. Perse la vita nella battaglia di Nagashino nel 1575, insieme alla sua famosa unità di cavalleria in armatura rosso fuoco.
  • Yamamoto Kansuke - stratega della quarta battaglia di Kawanakajima, nella quale morì.
  • Yokota Takatoshi - morì nell'Assedio di Toishi del 1550.




lunedì 28 agosto 2017

Hōjō Sōun

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Hōjō Sōun (北條早雲; 1432 – 8 settembre 1519) fu il primo capo e fondatore del clan Hōjō, uno dei più potenti clan del periodo Sengoku.
Nato come Ise Moritoki, al tempo conosciuto come Ise Shinkurō, un samurai con discendeza dai Taira e da una rispettata famiglia di ufficiali dello shogunato. Sebbene appartenesse soltanto ad un ramo lontano della principale e più prestigiosa famiglia Ise, portò fama e gloria al suo clan guadagnando territorio e cambiando il suo nome successivamente alla morte in imitazione del più illustre Hōjō.
Tradizionalmente Sōun ebbe la reputazione di rōnin che guadagnò improvvisamente potere nel Kanto; tuttavia egli apparteneva ad una famiglia di prestigio del tempo che era direttamente al servizio degli shogun Ashikaga ed aveva importanti legami familiari. Sua sorella era sposata con Imagawa Yoshitada, uno dei più potenti daimyō che discendeva da un ramo principale della famiglia Ashikaga. Sōun divenne inizialmente un servitore del clan Imagawa, e quando Yoshitada morì in battaglia nel 1476, mediò durante la disputa per la successione tra il figlio di Yoshitada, Imagawa Ujichika ed il cugino di Yoshitada, Oshika Norimitsu. Fu tuttavia una pace temporanea. Quando Norimitsu cercò nuovamente di prendere il controllo del clan Imagawa, Sōun venne in aiuto in difesa di Ujichika, sconfiggendo ed uccidendo Norimitsu. Sōun fu quindi premiato da Ujichika con il castello di Kokukuji. Ottenne il controllo della provincia di Izu nel 1493, vendicando un torto commesso da un membro degli Ashikaga. Con l'invasione e la conquista della provincia di Izu, Sōun è accreditato dagli storici come il primo "Sengoku Daimyō".
Circa nel 1475, con il nome di Ise Shinkurō, servì gli Imagawa, i protettori della provincia di Suruga, e poco dopo divenne un "signore indipendente" con numerosi guerrieri che si univano a lui. Nel 1491 fu in grado di prendere Horigoye dopo la morte del Kanto Kubo (titolo equivalente allo shogun) Ashikaga Masatomo, conquistandosi il controllo della provincia di Izu. Adottò poco dopo il nome Sōun o Sōzui. Dopo aver costruito una roccaforte a Nirayama, Sōun fortificò il castello di Odawara nel 1494, che divenne il centro del potere della famiglia Hōjō per quasi un secolo. Con un atto di tradimento, s'impadronì del castello dopo che il suo signore fu ucciso mentre era a caccia. Nel 1516 mise sotto assedio il castello di Arai, e "divenne il vero padrone di tutta la provincia di Sagami."
Sōun morì l'anno successivo, e passò il comando del nuovo Hōjō a suo figlio Ujitsuna, che cambiò subito dopo il nome del clan dall'originale famiglia Ise a Hōjō e quello di suo padre Hōjō Sōun. Nel 1521 Ujitsuna costruì il tempio Sōun-ji in memoria del padre.
Oltre per la sua abilità politica e militare, Shinkuro è ricordato come un amministratore di talento, guadagnò il favore dei contadini nella sua terra abbassando le tasse al quaranta per cento (dal settanta per cento). È ricordato anche per la composizione del Soun-ji Dono Nijuichi Kajo, o 'Ventuno articoli del Signor Sōun', una lista di cose da fare e non destinato ai futuri servitori della clan Hôjō. Molti studiosi considerano l'anno in cui Sōun conquistò Izu come l'inizio del periodo Sengoku, e Sōun stesso è ricordato come uno dei primi e migliori esempi di "gekokujo" (i deboli che sconfiggono i forti) in azione. Sōun, relativamente sconosciuto, fu in grado di prendere possesso di una provincia senza il decreto Imperiale o permesso dello Shōgun.

domenica 27 agosto 2017

Battaglia di Hitadori

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Dopo la morte del padre di Date Masamune, Date Terumune, per mano di Hatakeyama Yoshitsugu, Masamune meditò vendetta. Dopo esser succeduto al padre nella guida del clan Date, Masamune iniziò effettivamente la sua vendetta lanciando un attacco contro gli Hatakeyama a Hitotoribashi nell'ottobre 1585. Nonostante l'inferiorità delle forze in campo (Date: 7.000; Hatakeyama ed alleati: 30.000), l'alleanza a supporto degli Hatakeyama si divise dopo aver battuto Masamune, che si era ritirato nel castello di Motomiya.

Antefatti

Dopo che il padre di Masamune fu rapito ed ucciso nei pressi del fiume Abukuma, una guerra generale continuò tra i Date ed i suoi nemici storici del clan Hatakeyama. Gli Hatakeyama si allearono con i clan Satake, Sōma ed Ashina. L'alleanza marciò con i suoi 30.000 soldati verso il castello di Motomiya. Masamune con soli 7.000 soldati preparò una difesa strategica tramite dei forti sulla strada per il castello.

Battaglia

La sorte della battaglia non andò bene per i Date. Tre dei suoi forti vennero conquistati, ed uno dei suoi migliori comandanti, Moniwa Yoshinao, fu ucciso in battaglia. Gli alleati continuarono a pressare i Date in direzione del fiume Seto. Gli uomini di Masamune provarono a ricacciarli indietro ma furono respinti. I Date raccolsero le forze residue per una ultima resistenza. Ma la mattina seguente, con lo stupore dei Date, l'esercito principale degli alleati si allontanò. Questi erano gli uomini di Satake Yoshishige. In sua assenza il clan Satomi aveva attaccato le sue terre nella provincia di Hitachi.
Gli alleati rimasti pensarono che non avrebbero potuto conquistare Motomiya e si ritirarono.



sabato 26 agosto 2017

Clan Sōma

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Il clan Sōma (相馬氏 Sōma-shi) fu un clan Giapponese attivo nel periodo Sengoku nella provincia di Mutsu.

Storia

Dichiarando di discendere da Taira Masakado, la famiglia Sōma fu politicamente rilevante dall'inizio del periodo Nanboku-chō, particolarmente come sostenitori di Ashikaga Takauji.
Poiché furono molto vicini al primo shogun Ashikaga, divennero velocemente molto potenti, e durante il periodo Sengoku ebbero un ruolo rilevante nel sud della provincia di Mutsu, ai giorni nostri situata nel nord di Hamadōri.
Durante il periodo Sengoku si scontratrono frequentemente con il clan Date, forse ben 30 volte nel corso di 50 anni, a volte alleandosi con altri clan locali. Il loro ultimo conflitto si verificò nel 1589, e si concluse con la sconfitta dei Sōma per mano di Date Masamune. Tuttavia, l'avvento di Toyotomi Hideyoshi nel 1590 permise al clan di mantenere il loro status indipendente. Nel 1600 Sōma Yoshitane fu lento nel rispondere alla chiamata di Tokugawa Ieyasu per combattere le forze occidentali nella battaglia di Sekigahara, e come risultato furono privati del loro dominio. Tuttavia in occasione della nascita di Tokugawa Iemitsu nel 1604, i Sōma furono perdonati e reintegrati come daimyō. Gli fu assegnato l'han di Sōma-Nakamura da 60.000 koku nella provincia di Iwashiro, dove rimasero fino alla fine del periodo Edo.
Il primo daimyō del castello di Nakamura fu il figlio di Yoshitane, Sōma Toshitane.
Durante la guerra Boshin, il dominio di Sōma Tomotane fu tra i signatari del patto che formò il Ōuetsu Reppan Dōmei.
La discendenza del clan è ancora molto forte nella popolazione del suo antico dominio, ulteriormente rafforzato dal festival Sōma Nomaoi, che continua a far esistere i Sōma in modo informale, come molti altri clan giapponesi. L'erede del clan, Sōma Kazutane, 33° capo della famiglia, presiede ancora la festa, anche se suo figlio maggiore, Sōma Michitane, ha agito come Samurai Sōtaishō (comandante in capo) nel 2011. In questo festa sia religiosa che militare, centinaia di discendenti dei Sōma-hanshi (guerrieri del feudo Sōma), cavalcando in armatura, mostrano le loro abilità.

Genealogia del clan Sōma

  1. Sōma Morotsune (1143–1205)
  2. Sōma Yoshitane (?-?)
  3. Sōma Tanetsuna (?-?)
  4. Sōma Tanemura (?-1270?)
  5. Sōma Morotane (1263?–1294?)
  6. Sōma Shigetane (1283?–1337)
  7. Sōma Chikatane (?–1358)
  8. Sōma Taneyori (1324–1371)
  9. Sōma Noritane (?–1395)
  10. Sōma Tanehiro (?-?)
  1. Sōma Shigetane (?-?)
  2. Sōma Takatane (1424–1492)
  3. Sōma Moritane (1476–1521)
  4. Sōma Akitane (1508–1549)
  5. Sōma Moritane (1529–1601)
  6. Sōma Yoshitane (1548–1635)


Daimyo del Dominio Sōma-Nakamura (periodo Tokugawa)
  1. Sōma Toshitane (1581–1625), r. 1602–1625
  2. Sōma Yoshitane (1619–1651), r. 1625–1651
  3. Sōma Tadatane (1637–1673), r. 1652–1673

  1. Sōma Sadatane (1659–1679), r. 1673–1679
  2. Sōma Masatane (1661–1728), r. 1679–1701
  3. Sōma Nobutane (1677–1711), r. 1701–1709
  4. Sōma Takatane (1697–1772), r. 1709–1765
  5. Sōma Morotane (1734–1791), r. 1765–1783
  6. Sōma Yoshitane (1765–1816), r. 1783–1801
  7. Sōma Muratane (1781–1839), r. 1801–1813
  8. Sōma Masutane (1796–1845), r. 1813–1835
  9. Sōma Mitsutane (1819–1887), r. 1835–1865
  10. Sōma Tomotane (1852–1892), r. 1865–1871




venerdì 25 agosto 2017

Tate Krav Maga

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Il Tate Krav Maga è un metodo di combattimento israeliano derivato dal krav maga.
Quest'ultimo è stato sviluppato per essere impiegato in ambienti militari e si adatta poco all'uso nella vita civile. Il tipo di tecniche che lo caratterizzano mira infatti all'annientamento dell'avversario.
Il tate krav maga ha sviluppato tecniche più adatte all'uso quotidiano, laddove le leggi della civile convivenza non permettono di reagire per uccidere, salvo casi eccezionali. Con il termine "tate" si indica proprio lo studio di alcuni maestri di krav maga per adeguare i colpi di questo metodo di combattimento, mitigandone le conseguenze per l'avversario.

giovedì 24 agosto 2017

Kapap

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Kapap (conosciuto anche come CQB-Close Quarter Battle ) è un acronimo in ebraico moderno che sta per Krav Panim el Panim קפא"פ, קפ"פ ("Panim" significa viso, faccia; inteso per combattimento "faccia a faccia").
Nell'IDF (Forze di Difesa Israeliane) le unità delle Forze Speciali hanno avuto il monopolio dell'Arte Marziale Israeliana, ed il Kapap era conosciuto negli anni settanta come Lochama Zehira (micro lotta) o Lotar.
Il Kapap non era solo un sistema, ma una miscela di rigorosi condizionamenti fisici, addestramento con armi da fuoco ed esplosivi, addestramento alla sopravvivenza, pronto soccorso avanzato e difesa personale. L'addestramento al combattimento a mani nude era una combinazione dei sistemi occidentali di combattimento come la boxe, la lotta greco-romana e l'addestramento militare britannico del coltello e del bastone. Il sistema includeva una varietà di tecniche militari di combattimento corpo a corpo con il nemico/aggressore disarmato o armato di pistole, fucili, mitra, coltelli ed ogni altro genere di armi portatili.