domenica 23 marzo 2014

Come Praticare la Meditazione Zen



Zazen è un tipo di meditazione unica nel Buddhismo Zen che rappresenta il cuore della pratica. Zen è la parola giapponese per meditazione, quindi i Buddhisti Zen possono essere chiamati “Buddhisti Meditatori”. Questo post sottolinea come un principiante può iniziare a praticare la zazen, che letteralmente significa “meditazione da seduti”.


Prendi uno zafu o un cuscino piccolo. È opzionale, dipende dalla tua posizione e da ciò che preferisci.


La traduzione letterale di zazen è “meditazione da seduti”. Quindi come ti siedi è importante. Ecco alcune posizioni diverse usate nella zazen:
    • La Posizione Birmana. Questa è la posizione più semplice in cui le gambe sono incrociate ed entrambe le ginocchia appoggiate piatte sul pavimento. Una caviglia è di fronte all’altra, non sopra.
    • La Posizione del Mezzo Loto (Hankafuza). Questa si fa mettendo il piede sinistro sulla coscia destra e la gamba destra sotto la coscia sinistra.
    • La Posizione del Loto. È la più stabile delle posizioni. Si fa mettendo i piedi sotto la coscia opposta. Potrebbe essere leggermente doloroso all’inizio ma continua a provare e i muscoli delle gambe si scioglieranno. Se è ancora difficile e doloroso dopo una settimana, chiedi consiglio al tuo medico o metti una bottiglia di acqua calda sotto la gamba. Ad ogni modo, non è raccomandabile se hai un dolore cronico al ginocchio.
    • La Posizione in Ginocchio (Seiza). Inginocchiati con le anche appoggiate alle caviglie.
    • La posizione della Sedia. Va benissimo sedersi su una sedia, ma è essenziale che la schiena sia perfettamente dritta.
    • La Posizione in Piedi. Questa posizione, praticata in Corea e Cina, è utile per chi non può stare seduto troppo a lungo. Resta in piedi, gambe divaricate alla larghezza delle spalle. I talloni dovrebbero essere leggermente più vicini rispetto alla distanza tra gli alluci. Appoggia le mani sull’ombelico, la destra sopra la sinistra. Non unire le ginocchia.




Mettiti in posizione.
Unisci le mani nella mudra cosmica. Si fa mettendo la tua mano dominante con il palmo in alto, stringendo l’altra mano anch’essa con il palmo rivolto verso l'alto. I pollici si toccano leggermente. Non è una posizione obbligatoria.


Inizia liberando la mente e concentrandoti sul tuo respiro. Puoi tenere gli occhi aperti, o chiusi per metà, o completamente chiusi.


Conta ogni inspirazione ed espirazione, fino ad arrivare a dieci.


Ricomincia da uno. Se la tua mente si distrae, e lo farà, prendi nota del pensiero e poi ricomincia a contare da uno.


Continua per circa 15 minuti. Quando riesci a contare fino a 10 più volte senza pensieri invadenti, è ora di iniziare a contare le ispirazioni e le espirazioni come un unico movimento, anziché separatamente. Eventualmente, sarai in grado di concentrarti solo sul respiro e non contare più. Perché questo accada serve che tu pratichi la meditazione zazen quotidianamente.


Apri gli occhi e riscalda gambe e braccia, in modo da aumentare la pressione sanguigna fino al suo normale livello.


Medita per circa 15 minuti durante la prima settimana e aumenta ogni settimana di 5 minuti fino a raggiungere i 45 minuti o l’ora, se riesci. Se pratichi la zazen ogni giorno e gradualmente, le tue sessioni di meditazione saranno molto rilassanti e sperimenterai un’incredibile calma. Non modulare il tuo respiro in alcun modo, fallo normalmente.


Esplora la calma. Lo zazen è qualcosa in più di restare seduti in silenzio, e può portarci a scoprire consapevolezze profonde e ignote di noi stessi. Il passaggio finale si compie esplorando la calma, l’immobilità che creiamo o scopriamo in noi stessi restando seduti. Prenditi il tempo per osservare te stesso mentre mediti e dopo. Usa tutti i tuoi sensi. Quando ti colpiscono dei pensieri mentre sei in meditazione, o pensi alla tua giornata, osserva ciò che senti… e ciò che viene percepito.




Consigli

  • Se senti dolore o non sei comodo in una posizione, non restarci. Alzati e provane un’altra.
  • L’importanza di avere la schiena dritta è di permettere al diaframma di muoversi liberamente. La respirazione durante la zazen è molto, molto profonda.
  • Dovresti provare a meditare regolarmente, se non tutti i giorni.
  • La posizione delle mani è importante. Un lato della mano rappresenta il piano fisico, l’altro il piano spirituale. Unendole il praticante ricorda che entrambi i piani devono essere in armonia. In più, i pollici che si toccano è un modo per gestire il proprio subconscio. Se ti ritrovi a premere assieme i pollici, significa che sei troppo stressato e hai bisogno di rilassarti. Se cadono, ti stai addormentando. Dovrebbero semplicemente sfiorarsi.






Cose che ti Serviranno

  • Uno zafu o un cuscino per sederti.
  • Una stanza tranquilla dove non sarai disturbato.
  • Una sveglia che parta una volta terminato il tempo di meditazione. Cerca di usare un tono tranquillo, nessun suono troppo forte dovrebbe interrompere o terminare una sessione di meditazione.
  • Abiti comodi e larghi.









sabato 22 marzo 2014

Full contact karate

Full contact karate è un termine usato per indicare uno sport derivato dal Karate in cui, a differenza dei combattimenti di quest'ultimo e delle varianti Point Karate e Semi-contact, è consentito il pieno contatto ("full contact" in inglese) dalla cintura in su. La disciplina fu inventata da Joe Lewis.


Storia

Negli anni settanta si erano diffuse varie arti marziali nei cui incontri i colpi dovevano essere controllati e l'azione doveva spesso essere interrotta dopo i colpi stessi. Per rendere più spettacolari i combattimenti vennero inizialmente inventate due nuove discipline: il "Point Karate" negli USA e il Semi-contact in Europa. In questi sport gli atleti indossano protezioni (inventate dal maestro coreano Jhoon Rhee) che permettono il contatto alla fine del colpo, anche se è necessario fermare l'azione subito dopo.
Il campione di karate tradizionale e Point Karate Joe Lewis decise di creare uno sport in cui, come nel pugilato, vi fosse il contatto pieno, dando così vita al "Full-Contact Karate" o "Professional Karate". La nuova disciplina ebbe un forte successo sia negli Stati Uniti sia in Europa. Dato che le associazioni sportive di karate tradizionale ritenevano non corretto associare la parola "karate" a "full-contact", oggi tale sport viene chiamato semplicemente Full-Contact. È stato inglobato come specialità della Kickboxing, e in Italia ha avuto negli ultimi anni grandissimi rappresentanti a livello internazionale, come Massimo Liberati e Giorgio Perreca. Oltre al Semi-Contact vi è il "Light-Contact" in cui non è permesso mettere a pieno segno i colpi e quindi neanche il KO. Come nel Full Contact, però, l'azione non viene interrotta.


Differenti forme di Full contact

Full contact point karate

Una variante di Full contact è denominata Full contact point karate. È molto similare alle competizioni di karate e si differenzia dal semi-contact e dal light contact in quanto l'arbitro può squalificare per contatto eccessivo. L'incontro viene interrotto dopo ogni colpo portato a bersaglio. Questa forma di competizione di Full Contact Karate si trova principalmente nel Nord America dal quale ha origine, ed ha un seguito anche in Europa. Essa è similare al formato di competizione usato nel taekwondo, e nelle competizioni di Karate sportivo che utilizzano queste regolamentazioni che spesso non si distinguono fra di loro per il regolamento di gara.


American full contact karate

Un secondo formato di competizione è l'American full contact karate. Sviluppatosi negli USA tra gli Anni '60 e l'inizio degli anni settanta, ha preso in prestito regole e schemi tipici della boxe occidentale adattandolo. Il combattimento continua nonostante il punteggio e gli stessi punti vengono contati a fine incontro. Le protezioni consistono nell'impiego di guantoni, calzari per i piedi, paratibie ect. Come orientamento l'American full contact non permette i calci sotto la vita e l'uso dei gomiti e delle ginocchia per colpire.


Knockdown Karate

Un altro maggiore formato sportivo di full-contact karate è conosciuto come knockdown karate o qualche volta denominato Japanese full contact karate. Questo stile di sport da combattimento è stato sviluppato per la prima volta nella seconda metà degli anni sessanta in Giappone dall'organizzazione Kyokushinkai karate, fondata da Masutatsu Oyama. Nel combattimento tradizionale nessuno dei due combattenti porta alcun tipo di protezione se non la conchiglia (Anche se qualche volte delle regolamentazioni locali presentano delle eccezioni), ma è comunque un combattimento a nocche scoperte. Pugni al viso ed inguine e attacchi uniti sono proibiti. ma tutti i colpi con le nocche scoperte e con i gomiti al corpo ed ai fianchi (ad eccezione dei colpi uniti), e calci (incluse le ginocchiate) gambe, braccia, corpo, e al volto sono consentiti, come del resto anche le spazzate. Un punto è realizzato solo quando si è messo a tappeto l'avversario, o lo si è immobilizzato, o con una spazzata e controlled follow-up per un mezzo punto, e, a meno che non ci sia una spazzata od un knockdown, il combattimento è continuo. Al contrario dell'American full contact karate non si contano i colpi andati a segno, ma solo gli effetti dei colpi.


Gloved Karate

Un recente sistema di full contact karate è il Gloved Karate o Karate Gloved. Qualcuno lo chiamava anche Shin-karate/Shinkarate (o "new" karate, in una traduzione parziale) dependentemente dallo sport organizzatore e dai promotori. Questo sistema ha origine in Giappone dove è divenuto un sport dilettantistico e popolare per combattenti di karate che desiderano entrare nel kickboxing professionale. Le regole prendono spunto da quelle di atterramento del Karate, ma si modificarono con l'introduzione dei guantoni da boxe che permettevano di colpire al volto.


Bogu Kumite

Ancora un'altra forma di Full Contact Karate è kumite di Bogu, di cui è rappresentante il campione Fabio Martella. Viene associato spesso ad alcuni stili tradizionali dell' Okinawan karate. Questa versione utilizza in competizione un'imbottitura protettiva e pesante per evitare danni. All'inizio, questa imbottitura protettiva fu basata sull'elmo e sull'armatura del kendo giapponese; con guanti per proteggere le nocche dagli elmi ricopre d'acciaio sbarre, anche se nei giorni moderni la più specifica imbottitura è stata sviluppata nonostante sia permesso il knock out come criterio vincente, l'attrezzatura protettiva riduce le opportunità affinché questo avvenga, ed i punti sono segnati per tecniche pulite. Originalmente solo un metodo di addestramento. Se comparato agli altri sport di Full Contact Karate, Bogu e Koshiki sono ancora molto piccoli.


Altri

Altre regolamentazioni di Full Contact includono versioni che permettono il pieno contatto della nocca nuda contro la testa indifesa. Tuttavia esse tendono ad essere piccoli ed oscuri comparati al precedente elenco di varianti. Queste regole tendono ad essere ristrette ad una sola piccola organizzazione o anche promozioni di evento di sport individuali.
Esempi di full contact minori e di sistemi di regolamento sono le regolamentazioni del Shinken shobu Kyokushin-kan e del Mumonkai.



venerdì 21 marzo 2014

Shuriken







Shuriken (手裏剣,手離剱), alternativamente shiriken nel dialetto della capitale, è una parola giapponese che indica dardi di varie dimensioni e fogge.
Nel caso sia scritto 手裏剣 il termine shuriken può essere tradotto come lama nascosta in mano (il primo kanji vuol dire mano; il secondo è la radice del verbo nascondere; il terzo ha il significato di spada o lama).


Tipologia

Essi sono suddivisibili in due categorie principali: i Bo Shuriken e gli Hira Shuriken. La prima è la più diffusa ed è costituita da proiettili di sezione quadrata, lunghi dai 12 ai 21 centimetri, pesanti dai 35 ai 150 grammi e somiglianti a grossi chiodi. L'altra comprende vari dardi a forma di croce (jūjiken, 十字劔) o di stella con svariati numeri di punte, a volte più precisamente denominati shaken (車劔, lame rotanti), scagliati manualmente imprimendo al proiettile un moto rotatorio. Questa seconda categoria è più nota in italiano col termine di "stelle ninja". L'arte marziale che ne tramanda le tecniche d'uso è nota come Shurikenjutsu (手裏剣術).


Tecniche di lancio

Esistono fondamentalmente due metodi per lanciare uno hira shuriken:
1. Dal basso verso l'alto: In questa tecnica lo shuriken viene tenuto tra la nocca dell'indice e il polpastrello del pollice ed il lancio dato da un movimento tipo frusta del tricipite che finisce con un analogo movimento del polso. I pro di questa tecnica sono che è molto veloce e non scopre il torace, i contro sono che il movimento di frusta rende difficile un tiro preciso; inoltre lo shaken viene lanciato in verticale e quindi è più facile da schivare. Si consiglia di usare questa tecnica solo se si è sicuri di poter colpire il bersaglio.


2. Dall'alto verso il basso: in questa tecnica lo shuriken viene tenuto tra la nocca dell'indice e il polpastrello del pollice ed il lancio è dato da un movimento che coinvolge tutti i muscoli del braccio. Il movimento parte da una situazione in cui il braccio è steso in avanti, viene portato velocemente con la mano sopra la spalla e poi sfruttando il peso del braccio e dello shaken stesso viene steso in avanti in modo da aumentare la potenza. I pro di questa tecnica sono la potenza che deriva da questo movimento e il raggio d'azione che ne consegue. I contro sono che un movimento così ampio risulta più evidente e scopre la parte del torso relativa al braccio usato per lanciare, il che risulta particolarmente pericoloso nel caso di un lanciatore mancino perché scopre più facilmente il cuore. Se ne suggerisce l'uso solo nel caso il bersaglio sia molto lontano.
In tutti e due i casi bisogna tenere conto che il rilascio deve avvenire quando la linea tracciata dal percorso dello shaken viene ad incrociare quella tracciata in avanti a partire dalla bocca dello stomaco. In sintesi immaginando che a partire dalla bocca dello stomaco parta una retta che si protrae in una lunghezza uguale a quella del braccio lo shaken deve essere lasciato in corrispondenza del punto in cui il suo centro viene a coincidere con questa linea.












giovedì 20 marzo 2014

Lethwei

Risultati immagini per Lethwei


Il pugilato birmano si chiama lethwei o Myanma yuya louvi (Myanmar traditional boxing in inglese). La sua versione sportiva è anche chiamata dagli anni 1960: bando kickboxing.


Definizione

Questa pratica di scherma delle mani e dei piedi nudi risalirebbe al III secolo, quando i monaci volevano intrattenersi e difendersi. È un pugilato "detto marziale" che prende in prestito dall'eredità tecnica dal guerriero birmano tutta la sua abilità di stratega. Divenne popolare a partire dal XI secolo sotto i Re Anawratha, con combattimenti plurietnici senza alcuna regola e di una violenza senza misura. Il modo di affrontarsi è molto specifico, tiene conto molto spesso del comportamento animale e ha pochi tratti in comune con le altre pratiche orientali.


Regolamento: il pugilato birmano o "superlativo" dei pugilati

Ancestralmente, l'opposizione è diretta da due arbitri e si svolge in un cerchio dove ogni forma di percussione e di proiezione è autorizzata. L'era moderna ha introdotto le regole del pugilato occidentale, particolarmente i guanti, le protezioni, i round e il ring. Il panel tecnico del combattente è molto largo ed i comportamenti si ispirano alle altre pratiche di combattimento della Birmania. Si trovano numerose azioni spettacolari particolarmente le tecniche volanti (calcio in volo, colpo di ginocchio e di gomito in volo), e tecniche in marcia di scala (calcio e colpo di ginocchio). Nel passato, il pugilato birmato tradizionale era l'antitesi di Thaing, per il suo aspetto brutale e primario. Oggi, non è così, poiché organizzato nelle condizioni moderne, può essere piacevole a vedere.


Caratteristiche tecniche: "tutto il corpo è un'arma"

Nove tecniche tradizionali compognono la pratica del pugilato birmano. Le caratteristiche tecniche del lethwei tengono tre componenti principali, le armi utilizzate, gli scopi mirati e le distanze di combattimento. Troviamo:
  1. un'utilizzazione di tutto l'arsenale corporale disponibile, di percussione e di proiezione (nove armi principali: cranio, due pugni, due gomiti, due ginocchia e due piedi),
  2. la ricerca di percussione dell'insieme del corpo avverso,
  3. la gestione di tre distanze di combattimento: distanza lunga (in particolare di calcio), distanza media (colpi di ginocchio, pugno e gomito), corpo a corpo (prese e proiezioni).
Da un punto di vista strategico, e per essere facilmente ricordato, un insieme di principi è decretato. Per esempio, troviamo i principi seguenti:
  1. colpire le armi avverse prima di attaccarsi al centro del corpo (ex.: scossa in colpo di testa nel muscolo in stesso tempo di un colpo di pugno circolare avverso o percussione della coscia avversa in calcio frustrato (fr. fouetté) in occasione di un'offensiva in calcio circolare in linea mediana),
  2. le proiezioni hanno a effettuarsi nello spazio vicino per portare una percussione immediata in arrivando al suolo,
  3. utilizzare le strategie degli animali del thaing (ex. percussione nei membri inferiori avversi di tipo cinghiale, o colpo di zampa di tipo pantera nelle braccia avversi per aprirsi un camino verso gli scopi, o scopaturo rotativo della tigre in un'offensiva in calcio alla faccia).

 

Particolarità culturali del lethwei

Tradizionalmente il combattimento si svolge in un cerchio. Nei villaggi birmani, ancora nel XXI° secolo, questo combattimento ha mantenuto il suo carattere ancestrale. Solo l'apparizione di un ring occidentale e delle divisioni sembra essere segno di modernità.
L'incontro è diretto da due arbitri, per potere meglio separare i protagonisti, ed è valuato da sei giudici. Tutte le tecniche sono autorizzate, si può colpire un uomo in terra. I round sono intervallati da riposi completi durante i quali si svolgono altri incontri.
L'attrezzatura è sommaria, portando dei pantaloncini da pugilato, mani bendate, una noce di cocco come protezione dei genitali, una correggia di cuoio tra i denti. Molti pugili birmani si tatuano il tronco e le gambe con delle rappresentazioni di animali (aquila, cobra, pantera, tigre, ecc.) simboli di forza e coraggio.

Il lethwei-yei

Una danza guerriera eseguita all'inizio di combattimento, per dimostrare abilità e coraggio. Alla fine della danza, con le braccia incrociate il pugile si colpisce ciascuna delle sue spalle con la mano opposta in modo da annunciare che è pronto a combattere. Una danza di vittoria viene eseguita dopo la decisione dei giudici.

Il let-khamaungnkhat

Presentazione delle armi utilizzate durante il combattimento di lethwei, dal pugile stesso. Colpisce con la sua mano aperta l'arma opposta. La presentazione si effettua dall'alto in basso, inizialmente coi pugni ed i gomiti, poi le ginocchia ed infine i piedi.

mercoledì 19 marzo 2014

Dambe


Dambe, conosciuto anche come Kokawa è una forma di pugilato associata alla popolazione Hausa dell'Africa occidentale. Storicamente, il Dambe includeva una componente di wrestling, conosciuta come Kokawa, ma oggi essenzialmente è un'arte di pugilistica. Lo sport è stato tradizionalmente associato alla casta dei macellai Hausa, sebbene nel corso dell'ultimo secolo si sia progressivamente svincolata da questi sino a prevedere dei tornei itineranti. Questi tornei sono svolti nei villaggi durante il periodo della mietirura, integrando i combattimenti dei campioni locali con stranieri nei festeggiamenti per il raccolto. Fu inoltre tradizionalmente praticato come allenamento dagli uomini che si preparavano per andare in guerra cui, difatti, allude parte della terminologia impiegata. Oggi, compagnie pugilistiche itineranti svolgono incontri all'aperto accompagnati da cerimonie e percussioni, nelle terre degli Hausa (Nigeria settentrionale, Niger sud-orientale e Ciad sud-occidentale). Il nome "Dambe" deriva dalla Hausa per "boxing" e compare in altre lingue come il Bole come Dembe. i pugili sono chiamati in lingua Hausa "daæmaænga"


Teorie sul'origine

Il (singolo) avvolgimento di corda sui pugni dei pugili Hausa assomiglia ad alcune antiche rappresentazioni di combattenti Egiziani e Ellenici. Da ciò la speculazione che il Dambe sia direttamente correlata alla boxe egizia (Powe, 1994). Quali siano le effettive influenze continua a essere fonte di contenzioso, ma tale tesi è supportata dalla teoria che gli Hausa, in passato, vivessero ben più ad est Sudan, di quanto non siano oggi, consentendogli così di venire a contatto con la cultura egizia.




martedì 18 marzo 2014

Zanshin



Zanshin è un termine utilizzato nel mondo delle arti marziali col quale si indica un momento di concentrazione e di attenzione particolare durante il quale il soggetto tiene sotto controllo con lo sguardo l'avversario e si tiene a dovuta distanza da esso. Si verifica al termine di un combattimento (kumi) o di una applicazione di un kata (bunkai).
Da non confondere con seme che invece precede l'azione.
Zanshin si traduce in "ZAN"= mantenere, "SHIN"= spirito, letteralmente "mantenere lo spirito allerta". Il vero Zanshin nasce da una concentrazione di tutti i sensi rivolta ad un particolare momento o ad una determinata azione, fisica e/o mentale "qui ed ora".
Lo Zanshin delle Arti Marziali è strettamente legato al MI Kamae (postura del corpo esterna) e Ki Kamae (postura psicologica interna).
La perdita dello Zanshin equivale ad aprire una falla (KYO) nella propria difesa che potrebbe essere sfruttata dall'avversario per abbatterci.
zanshin: "ciò che resta della mente e del corpo"
pausa attiva in cui la mente metabolizza l'esperienza e il corpo ripristina l'energia
separazione che unisce un'azione alla successiva
zanshin è un'esperienza naturale comune a molti
zanshin può essere pratica quotidiana, ogni azione, anche la più banale può avere un suo zanshin


lunedì 17 marzo 2014

Come Mettere Qualcuno al Tappeto


Al giorno d'oggi è sempre una buona idea conoscere alcune tecniche di auto-difesa. Con la maggior parte delle mosse più facili potrai sbarazzarti momentaneamente dell'aggressore per scappare, ma ne esistono delle altre che ti permettono di stenderlo al tappeto, se eseguite in modo corretto. Continua a leggere per imparare a eseguire alcune di queste differenti mosse.


Testata

Afferra l'assalitore per la maglietta. Utilizza entrambe le mani per afferrarlo al centro del petto, appena sotto il colletto o la scollatura della maglia.
    • Il modo più efficace per dare una testata a qualcuno è di spingere l'assalitore all'indietro e poi avvicinarlo di nuovo per colpirlo.
    • Evita di afferrare l'assalitore dietro il collo. L'istinto naturale è quello di afferrarlo dietro il collo e avvicinare la sua testa per colpirlo, ma il problema è che il collo e i muscoli delle spalle saranno naturalmente tesi al momento dell'attacco e sarà molto più difficile avvicinare la sua testa.




Spingi l'assalitore. Usa tutto il peso del corpo per spingere la parte superiore del suo corpo all'indietro.
    • Questo movimento farà sì che il malintenzionato perda l'equilibrio.
    • Dal momento che questo movimento risulterà inaspettato avrai anche l'elemento sorpresa dalla tua parte.




Tira l'assalitore verso di te. Non appena avrà perso l'equilibrio utilizza la forza delle braccia per tirare l'assalitore verso la tua testa.
    • Poiché avrà perso l'equilibrio gli verrà naturale allargare le braccia e in questo modo non potrà usarle per respingerti.




Colpiscilo con la parte alta della tua testa. Non appena inizi a tirare l'assalitore verso di te inizia anche ad abbassare la testa in modo che sia allineata con il suo naso.
    • Colpisci con la parte superiore della testa. Non usare la fronte.
    • Il naso è un punto sensibile e colpendolo con forza riuscirai a mettere l'altra persona al tappeto.








Montante

Posizionati davanti all'aggressore. Assicurati di essere di fronte all'assalitore in modo che il centro del tuo corpo sia allineato al centro del suo.
    • Quando dai un pugno montante, sarà necessario portare il braccio lungo questa linea centrale fino a raggiungere il mento dell'aggressore.
Attira il suo sguardo con la mano non dominante. Usa la mano non dominante per colpirlo una prima volta. Tieni la mano vicino al livello degli occhi in modo che attiri l'attenzione.
    • Con questa mano libera potrai difenderti dagli attacchi e spostare la sua attenzione dalla mano dominante.
Colpisci rapidamente con la mano aperta il mento dell'aggressore. Il colpo deve partire dal basso e arrivare fino a sotto il mento. Colpisci con il palmo della mano rivolto verso il viso dell'aggressore.
    • Non chiudere la mano a pugno.
    • Dovresti usare la parte dura del palmo della mano, essa si trova proprio sopra il polso.


Colpiscilo sotto il mento facendo ricadere la sua testa all'indietro e mettendolo al tappeto.
    • Colpendo l'assalitore in questo punto spingerai la sua testa all'indietro e con questo movimento la testa andrà a toccare i nervi spinali, facendogli perdere i sensi.
    • Il palmo della tua mano ti dà una maggiore superficie di attacco quando ti difendi a mani nude. Proteggerai anche le dita, evitando danni all'unica "arma" che hai a disposizione nel combattimento.






Colpire il Naso

Valuta il modo migliore per attaccare a seconda della posizione. Puoi colpire il naso dell'aggressore sia se è di fronte a te o alle tue spalle, ma il movimento varierà a seconda della posizione di partenza.
    • Se il tuo aggressore è di fronte a te dovrai muoverti in avanti.
    • Se il tuo aggressore è dietro di te dovrai attaccarlo non appena si gira.


Colpisci con la parte anteriore del palmo della mano. Quando sei in piedi faccia a faccia con l'aggressore, apri la tua mano e colpisci dritto in avanti, arrivando alla base del naso e spingendolo all'indietro.
    • Spingi il peso del corpo in avanti per colpire con più forza.
    • Colpendo l'assalitore in questo punto spingerai la sua testa all'indietro e con questo movimento la testa andrà a toccare i nervi spinali, facendogli perdere i sensi.


Colpisci con il gomito se l'aggressore è dietro di te. Piega e solleva il braccio in modo che il gomito sia puntato verso il suo volto. Ruota il busto finché non riesci a colpirlo con il gomito sul lato del naso.
    • Il centro e i lati del naso sono un punto debole del corpo. Se colpisci abbastanza forte potrai rompergli il naso e farlo svenire.






Colpire il collo

Posizionati lateralmente rispetto al corpo dell'aggressore. Questa tecnica funziona particolarmente bene quando vieni aggredito di lato, ma se l'assalitore arriva da un altro punto sarà necessario girarsi finché la tua spalla sarà allineata con il centro del suo corpo.
    • Nota che è possibile utilizzare entrambi i lati del tuo corpo per questo attacco, ma userai più forza se ti posizionerai con il lato dominante verso l'aggressore.
Fai un passo in avanti e sposta il peso del corpo. Non appena l'aggressore si avvicina fai un passo avanti con il piede più vicino a lui, spostando il peso del corpo in avanti su quel piede.
    • È necessario fare un passo in avanti verso l'assalitore, non allontanarsi da lui.
    • Questa mossa funziona solo se l'attaccante è in fase offensiva e si sta avvicinando poiché si utilizza la forza del suo movimento in avanti per infliggere più danni.
Punta il tuo gomito verso il suo pomo d'Adamo. Alza il gomito mentre ti avvicini al tuo avversario, colpendo il pomo d'Adamo su uno dei due lati.
    • Se colpisci il pomo d'Adamo lateralmente da un angolo di 45 gradi, dovresti essere in grado di causare lo svenimento dell'aggressore.
    • Anche se non colpisci con successo il punto debole, la forza dall'impatto del gomito dovrebbe essere sufficiente per far cadere l'aggressore.






Ginocchiata sulla Fronte

Assumi la posizione di difesa. Dovrai posizionare i piedi in modo che coincidano con la larghezza delle tue spalle e avere le ginocchia leggermente piegate. Il piede non dominante dovrebbe essere leggermente più indietro rispetto al piede dominante, e le mani dovrebbe essere attive e pronte all'attacco.
    • Con questa posizione allineerai il tuo centro di gravità con il pavimento, riuscendo in tal modo a mantenere un equilibrio perfetto.
    • Nota che si può colpire con una ginocchiata anche partendo da un'altra posizione, ma avrai una maggiore probabilità di mandare ko l'assalitore se parti dalla posizione di difesa.



Analizza la tua posizione in relazione all'aggressore. Dovrebbe essere leggermente accovacciato o piegato in avanti e non più lontano di un metro.
    • È possibile far abbassare l'aggressore con una ginocchiata all'inguine o un calcio forte alla tibia.
    • Questa mossa generalmente funziona meglio se l'aggressore è già piegato e con la guardia abbassata. Funziona meno bene se è già rivolto verso di te e sta cercando di alzarsi.
Spingi le spalle dell'aggressore verso il basso con il palmo della mano.
    • Usa tutto il peso del corpo per spingere con più forza.
    • Tieni le gambe nella stessa posizione per mantenere l'equilibrio mentre ti prepari a colpire.
Alza il ginocchio non appena l'aggressore si sarà piegato in avanti. Mentre spingi le sue spalle verso il basso, alza il ginocchio dominante in modo da colpirlo sul naso o sul mento.
    • Colpisci velocemente. Quando spingerai l'aggressore verso il basso la sua prima reazione sarà di cercare di rialzarsi.
    • Punta al naso o al mento per infliggere più danni e provocare uno svenimento.




Consigli

  • Devi reagire velocemente. I muscoli delle braccia danno forza ai colpi, ma la velocità è particolarmente importante se hai sei fronte a un aggressore molto più forte di te.

domenica 16 marzo 2014

Come Prevenire un Potenziale Stupro

Risultati immagini per Prevenire un Potenziale Stupro


Gli stupratori sono dei predatori. I predatori non lasciano mai intuire alle vittime quando hanno intenzione di attaccare. Vanno letteralmente a caccia delle loro vittime. Seguendo alcuni suggerimenti potrai rendere la tua vita e le tue uscite un po’ più sicure. Segui questa lezione di autodifesa. Ti verranno date le informazioni di cui hai bisogno per proteggerti fisicamente e psicologicamente.

Non essere distratto, soprattutto dalla tecnologia. Non fare jogging con l'ipod perchè gli aggressori cercano individui distratti che sembrano non prestare molta attenzione a ciò che li circonda. La stessa cosa vale per le conversazioni al telefono. Però se senti che qualcuno ti sta seguendo prendi il cellulare e fai finta di parlare con qualcuno: in questo modo l'ipotetico partner della conversazione sarebbe a conoscenza dell'aggressione. E se i potenziali aggressori ricercano una situazione senza testimoni potrebbero cambiare idea e arretrare. Puoi anche fingere di essere in procinto di incontrare qualcuno e che gli altri siano già arrivati o che stiano arrivando molto presto. Non dire "5 minuti" perchè l'aggressore potrebbe anche decidere di agire molto velocemente. Invece se pensano che ti troverai in compagnia in meno di un minuto, potrebbero rinunciare facilmente. Impara a dar retta al tuo istinto. Potrebbe salvarti dall'essere violentata o peggio. Se ti senti inquieta o insicura per qualsiasi motivo allontanati dal posto in cui ti trovi e cerca aiuto. Usa il tuo istinto e sii consapevole della tua prontezza d'animo. Muoviti velocemente... combattere, fuggire o bloccare sono tre nostri istinti naturali. Sii sempre consapevole dell'ambiente circostante. I parcheggi e i garage sono due tra i luoghi più frequentemente bersagliati dagli stupratori. Questi uomini sono predatori, pertanto osserva attentamente i dintorni. Se ti trovi in un parcheggio e senti che qualcuno ti sta seguendo, inizia a fare rumore parla a te stessa ad alta voce, parla con una persona immaginaria o fai finta di parlare al telefono. Maggiore sarà il rumore fatto dalla potenziale vittima tanto più il predatore sarà incline a fermarsi.


E' importante il modo in cui ti vesti. Non per quanto possa risultare attraente, ma rispetto alla facilità o difficoltà che potresti avere nel fuggire se avvicinata da un aggressore e anche rispettivamente alla facilità maggiore o minore di toglierti i vestiti. Gonne lunghe e strette che rendono difficile la corsa ti rendono vulnerabile. I vestiti difficili da togliere sono i migliori. Tute intere da lavoro (preferibilmente con chiusure lampo laterali o posteriori) sono le migliori; sono molto difficili da togliere per un' altra persona). Pantaloni e gonne con chiusure lampo laterali o posteriori sono per te vantaggiose perchè sono difficili da raggiungere per essere aperte da un aggressore. Anche le cinture vanno bene. Sono un elemento in più da togliere. Una cintura con una chiusura diversa dal modello tradizionale è ottima; un modello di cui tu capisca il funzionamento, ma che lui potrebbe non conoscere. Vestiti e top con una zip oppure uno o più bottoni sulla parte posteriore sono un altro vantaggio. Potrebbero essere un pò più difficili da indossare e togliere anche per te, ma qualche minuto in più ogni mattina e sera per vestirti e un poco di stretching è un prezzo di poco conto per prevenire uno stupro.


In presenza di qualsiasi sospetto urla più forte che puoi. Ricorda che è meglio correre il rischio di essere considerata pazza piuttosto che stare calma per evitare strane occhiate. Urla "CHIAMATE SUBITO IL 113". È credenza comune che sia meglio gridare "al fuoco" piuttosto che chiamare aiuto - Molti ritengono che ciò sia errato. L' "idea del fuoco" è basata sulla convinzione che le persone non vogliano intervenire nell'aiutarti e che pertanto sia meglio indurli a pensare che ci sia un incendio. Ciò però potrebbe essere imprudente. Numerosi studi sui passanti (e.g. Latane and Darley) mostrano che la ragione per cui i passanti non intervengono è semplicemente una: la confusione. I passanti non sono sicuri di cosa stia succedendo: per esempio l'aggressore e la vittima si conoscono? Questo suggerisce che è meglio dire chiaramente come stanno le cose e urlare "POLIZIA!", "CHIAMATE SUBITO IL 113!" oppure "AIUTO!" Parole come "POLIZIA" spaventano più facilmente l'aggressore e fanno capire ai passanti la vera natura della situazione. Urlare "al fuoco" attirerà l'attenzione delle persone, ma in assenza chiara di un incendio la parola "POLIZIA" potrebbe funzionare meglio. Alcuni studi hanno suggerito la strategia più efficace: indicare un passante e dire "Lei con la maglietta bianca, ho bisogno del suo aiuto subito! - Questo uomo mi sta aggredendo...". Urla qualcosa di simile rivolgendoti ad un individuo in particolare.


Porta strumenti di difesa solo se sai come usarli. Ricorda, qualsiasi "arma" che potrebbe ferire un potenziale aggressore può essere usata contro di te se non sei allenata adeguatamente ad utilizzarla e non ne hai confidenza. Se vuoi portare una pistola prendi lezioni sul suo utilizzo, esercitati spesso ad un poligono di tiro, segui un corso sul modo migliore di utilizzarla. Ricorda che anche un ombrello o una borsa possono essere usati come armi contro un aggressore con minori possibilità di essere rigirate contro di te. Tieni a mente queste quattro parole: plesso solare-piede-naso-inguine, i quattro punti di attacco su cui dovresti concentrarti se fossi aggredita da dietro. Tira una gomitata nel plesso solare (zona tra l’ombelico e lo stomaco), pestagli i piedi più forte che puoi e quando ti lascia andare, girati e spingi con forza il palmo della tua mano sul suo naso con un gesto verso l'alto, infine colpiscilo con una ginocchiata sull'inguine. Questo dovrebbe rendere inerme il tuo assalitore per il tempo necessario per scappare. Non ti preoccupare di ferirlo, perchè loro intendono farti qualcosa di molto peggiore. Fai tutto ciò che è nelle tue possibilità per evitare di essere stuprata, ma se nessuna di queste tattiche funziona urla più forte che puoi; se sei nel mezzo del nulla prova a combattere e a correre per trovare un rifugio. Segui un corso di base di autodifesa.


Fai attenzione alle feste e nei pub. Tratta il tuo drink come se fosse un conto da un milione di Euro. Non farlo tenere a nessuno. Non posarlo in alcun luogo. Non bere niente di offerto da qualcuno. Potrebbe essere "infettato". Tieni sempre il tuo drink personale e non lasciarlo incustodito nemmeno per un momento. Tieni la mano in cima al bicchiere perchè è facile lasciarci cadere qualcosa dentro. Non accettare drink ad un appuntamento a meno che il barista o il personale del locale non lo consegni direttamente a te. Non vuoi essere scortese? Esprimi semplicemente la tua preferenza e se non coincide con il drink che ti è stato consegnato dal cameriere vai nella toilette e buttalo. La GHB (la cosiddetta “droga dello stupro”) si discioglie immediatamente, soprattutto se è sotto forma di polvere. Non lasciare le tue amiche da sole e ubriache. Non rimanere indietro rispetto a loro. Riferisci ad altre persone dove ti stai recando. Presta attenzione ai bagni pubblici dei locali. Alcune donne sono state aggredite nelle toilette per signore quando erano deserte. Esercitati a prestare attenzione quando ti trovi in discoteca o in altri luoghi dove la musica è alta. A volte è così alta che nessuno potrebbe sentirti gridare aiuto. Lavora sulla tua assertività. Se qualcuno ti sta rivolgendo attenzioni sgradite, digli di allontanarsi. Non c'è bisogno di essere educati quando qualcuno sta facendo offerte sessuali indesiderate.


Pianifica. Se uno stupratore è nella tua macchina ed è seduto nel posto del passeggero con un'arma puntata su di te, ti dirà di dirigerti in un posto dove sia meno probabile che ci siano testimoni. Qualunque cosa succeda non seguire le sue istruzioni. Mettiti la cintura di sicurezza e poi guida verso qualcosa di fisso come un cassonetto di rifiuti o un palo della luce. L'airbag e la cintura ti manterrà in vita e lo scontro attirerà l'attenzione. È meglio avere un incidente stradale che essere stuprate con la possibilità di essere uccise. Cerca di rimanere calma e cogli di sorpresa il violentatore.


I furgoncini sono i veicoli maggiormente utilizzati per gli stupri. Gli aggressori parcheggeranno nel lato del guidatore e non appena starai per entrare in macchina ti strattoneranno e porteranno sul furgoncino. Se c'è un furgoncino parcheggiato sul lato del guidatore della tua macchina passa dalla porta del passeggero. Se ci sono furgoncini su entrambi i lati, ritorna dov'eri prima e chiama qualcuno come una guardia di sicurezza per farti accompagnare fino alla macchina. Non parcheggiare in nessun luogo che ti sembri poco sicuro. Impara ad essere attenta quando ti dirigi verso casa tua o verso la macchina perchè qualcuno potrebbe facilmente spingerti dentro e poi chiudere a chiave la porta dietro di te. Sii attenta a cosa ti circonda; tieni le chiavi pronte in mano e guardati attorno prima di aprire la porta.


Mantieni private le tue informazioni personali. Non diffondere le tue informazioni verbalmente o tramite internet. Sii veramente diffidente e cauta nell'incontrare qualcuno che hai conosciuto su internet. Non c'è alcuna buona ragione per incontrare qualcuno che non hai mai incontrato di persona, specialmente se continua ad insistere sul vedervi mentre tu sei esitante. Se pensi di doverlo fare, porta qualcun altro, preferibilmente un amico/a che sia più grande di te e incontra la persona in un luogo pubblico.


Accorgiti di segni identificativi e lasciane sul tuo aggressore. Un segno di un grosso morso sulla faccia, ferite ai bulbi oculari, una gamba evidentemente graffiata, un piercing strappato ecc sono segni facilmente identificabili, così come tatuaggi facili da ricordare. Pensa di ucciderlo. Mira a punti deboli come gli occhi (pungolali duramente), naso (tramite un movimento deciso verso l'alto con la parte più bassa della tua mano aperta), genitali (afferrali molto fermamente e strizzali o colpiscili duramente con un pugno) ecc. Assicurati che le mani della persona non siano libere per colpirti e che non possa bloccarti. Se ti trovi in un posto dove non puoi correre guarda l'ambiente circostante e se puoi lascia dei segni. Molti aggressori sono stati presi perchè le loro vittime hanno lasciato segni di denti identificabili, segni delle unghie, o DNA nella macchina o nella stanza in cui sono state aggredite.


Porta con te il cane se vai in un parco, in una spiaggia ecc. Avere un cane con te è come avere un' altra persona. I cani grandi sono notevolmente intimidatori per i predatori, anche se il tuo cane non è esattamente coraggioso. Se non hai un cane possente ma ne hai uno piccolo, portalo lo stesso. Se ti vedrà nei guai sarà egualmente felice di intervenire. Gli aggressori solitamente non attaccheranno una persona con un cane, grande o piccolo che sia, perchè i cani solitamente fanno talmente tanto fracasso da attirare facilmente l'attenzione, cosa indesiderabile per un aggressore. Chi lo sa... il tuo barboncino potrebbe sorprendere il tuo aggressore mentre ti afferra.






Consigli

  • Tieni nella tua borsa spray legali e consigliati, come lo spray al peperoncino.
  • Ricordati di improvvisare. Qualunque cosa tu abbia dietro, può essere usata come un' arma in qualche modo. Per esempio, se porti i tacchi, toglili e trafiggigli la punta nell'occhio o in qualche altro punto. Anche le tue chiavi possono essere usate come un'arma se sono abbastanza appuntite. Cerca di ferirlo tagliandolo al polso o alla gola, oppure cavandogli un occhio. Una volta che è a terra, corri via immediatamente e chiama aiuto, corri nel posto affollato più vicino a te e racconta ciò che ti è successo al maggior numero di persone. Non aspettare che ti corra dietro, perchè se ci riuscisse sarebbe ancora più furente e pronto a fare le cose peggiori.
  • I rapitori non hanno necessariamente l'aspetto da criminali. Potrebbero apparire normali, ben curati, atletici, giovani, ecc. Potrebbero non sembrare affatto cattivi o con l'aspetto da "cattivi ragazzi". Potrebbe essere il tuo capo, un insegnate, un vicino, un fidanzato o una fidanzata, o anche un parente.
  • Reagisci solo se fanno la prima mossa. Altrimenti, potresti essere accusata di aggressione. Non batterti con loro prima che qualsiasi cosa accada.
  • Il tuo istinto naturale ti può salvare la vita. Prestaci attenzione. È come un radar e può prevenire seri problemi. Un riferimento comune delle donne che stanno per vedere il loro rapitore è una voce silenziosa dentro di loro che diceva che qualcosa stava andando storto. Ascolta e rispetta quella voce. Se c'è un accenno di pericolo rispetto ad una persona nelle vicinanze, non ignorarla.
  • È anche d'aiuto, se gli aggressori sono a terra e hai tempo, lasciare dei segni come un gioiello, una bandana o qualsiasi cosa tua in modo che possano essere identificati più facilmente più tardi. Ancora meglio, lascia segni di graffi, morsi,lividi, o evidenti sputi.
  • Non sottovalutare le tue capacità. Il corpo umano ha una forza sorprendente in situazioni come questa. Una volta che l'adrenalina entra in circolo, fintanto che il tuo corpo non è paralizzato dalla paura, potresti sorprenderti di cosa puoi fare.
  • Se sei sopra un veicolo in movimento, non aver paura di buttarti fuori. Un braccio rotto è meglio che perdere la vita. Se ti trovi nel retro di un furgoncino o nel baule guardati attorno. Per legge tutte le macchine devono avere un baule che si apre dall'interno, per cui se è un'auto nuova, sei fortunata. Se è un furgoncino senza porte, o se non possono essere aperte, buca il finestrino con un oggetto vicino o anche con dei pugni, se pensi di riuscirci. Potresti ferirti, ma non lo preferiresti ad essere stuprata con la possibilità di essere uccisa?






Avvertenze

  • L'unica persona responsabile per un'aggressione è colui che la compie. Fai attenzione alla colpevolizzazione della vittima e ai miti sugli stupri. Se sei stata aggredita, non importa cosa tu abbia fatto, in ogni caso non è colpa tua.
  • Tieni un livello di benzina decente nella tua macchina. Sii pratica e non correre rischi inutili. Se stai per partire per un lungo viaggio, tieni d'occhio il livello della benzina ed effettua molte fermate per riempirlo.
  • Se dovessi scegliere di possedere e usare un'arma da fuoco, ricorda che sono estremamente pericolose, specialmente se non usate e tenute correttamente. Usa un meccanismo di sicura del grilletto per assicurarti che la tua arma non possa essere usata contro di te, anche incidentalmente. Impara la corretta pulizia e manutenzione della tua arma per assicurarti che sia sempre in condizione di funzionare se dovessi averne bisogno.



sabato 15 marzo 2014

Come Padroneggiare l'Arte Giapponese della Spada

Immagine correlata




Maneggiare una spada con una certa padronanza non è un’impresa semplice; ci vogliono anni di addestramento per utilizzare quest’arma nella maniera corretta e, anche in tal caso, è inevitabile compiere degli errori. Poniti degli obiettivi a breve termine, tenendo sempre in mente lo scopo finale del tuo addestramento per motivarti. Sappi che la comprensione di certi principi di fisica e geometria può aiutare molto. Il post in questione è particolarmente tecnico e destinato a persone molto motivate.


Cerca un istruttore esperto di iaido, kendo o altre tecniche di spada tradizionali giapponesi e allenati con lui.


Considera i falsi miti per quello che sono. Ad esempio: le spade usate dai ninja erano dritte e corte rispetto alle katana curve dei samurai. Sebbene ogni spada sia differente, e quelle dei ninja avessero caratteristiche peculiari (così come avviene per molte scuole di combattimento), le spade giapponesi sono tutte Katana (Nihonto), forgiate secondo i canoni degli stili Koto (spade antiche), Shinto (spade nuove) o Shinsakuto (nuove spade rinnovate). In tempi recenti si è cominciato a credere che i ninja utilizzassero tecniche di spada segrete e spade speciali. È vero che avevano un loro modo particolare di combattere con la spada, ma bisogna tener conto che, al tempo, mantenere segrete le tecniche di combattimento era un dogma seguito da quasi tutte le scuole di spada giapponesi. Se vuoi imparare il Ninjutsu, rivolgiti a un istruttore qualificato della scuola Bujinkan.
    • C’è un detto: "la spada che salva la vita di un uomo uccide un altro uomo". La spada è uno "strumento di morte", indipendentemente da chi la brandisce. Per padroneggiare l’arte della spada dovrai imparare a considerare serenamente la morte, sia la tua che quella di un altro.
    • Non puoi muoverti alla velocità della luce soltanto perché sai usare una spada. Ciò non ti rende più veloce né ti dà qualche superpotere. La spada è un semplice "pezzo di metallo". L’abilità raggiunta dopo anni di addestramento sotto la guida di un maestro competente non implica il risveglio di una qualche energia a lungo sopita all’interno del tuo corpo. Nessuno, nemmeno un samurai, può travalicare le leggi della fisica e della geometria quando maneggia una spada.
    • Non puoi tagliare un tronco d’albero con un fendente e, molto probabilmente, rovineresti soltanto la spada provandoci. Quello che vedi nei film è soltanto finzione, oppure l’effetto è ottenuto tagliando il bambù, che può effettivamente essere reciso da una spada.


Studia tutte le otto direzioni. Esatto, quelle della bussola!
    • Mettiti in piedi guardando in avanti. Puoi determinare facilmente i quattro quadranti (immagina di essere rivolto verso nord, anche se non è effettivamente così): nord, sud, est, ovest. Ora pensa ai quattro sotto-quadranti, chiamati ottanti: nord-ovest, nord-est, sud-ovest, sud-est. Ne risulta un totale di otto direzioni. Puoi anche fare un semplice esercizio per impararle.
    • Metti davanti il piede destro e posiziona dietro quello sinistro, rivolto con la punta verso sinistra. I piedi non dovrebbero essere distanti l’uno dall’altro, ma nemmeno attaccati tra loro. Ora fai un passo in avanti col piede destro e porta il piede sinistro nella stessa posizione che occupava in precedenza. Questo è il primo passaggio: il nord.
    • Ora viene il difficile: la rotazione. Osserva la tua posizione e, col minor sforzo possibile, ruota verso il lato forte. Nella scherma, lo spostamento sul lato forte consiste semplicemente nel ruotare verso il lato che permette di agire con minor sforzo rispetto a quanto avviene per il lato opposto. Girarsi dall’altro lato significa spostarsi sul lato debole. Se tieni davanti il piede destro, ruota verso sinistra e viceversa.
    • Ora fai un passo in avanti col piede anteriore e rivolgiti nuovamente nella direzione iniziale. Questa tecnica è chiamata Zango. Queste sono due delle direzioni di movimento; allo stesso modo, spostati in tutte le altre otto. Effettua una rotazione sul lato forte e voltati nella direzione 3 al posto del nord. Esegui uno Zango. Le posizioni 5, 6, 7 e 8 sono leggermente diverse. Dalla posizione 4 voltati di 45° sul lato forte ruotando il piede posteriore (nel nostro caso, verso la tua destra) fino a trovarti rivolto verso la direzione 5. Esegui uno Zango e fai la stessa cosa dalla posizione 7 alla 8. Una volta raggiunta la posizione 8 dovresti facilmente riuscire a riportarti nella posizione 1. Fai questo esercizio altre mille volte. Se vuoi cimentarti in qualcosa che sia un po’ più interessante, prova a indietreggiare invece che avanzare; poi combina le due cose. Questo è l’Hachi Kata (il Metodo delle otto direzioni), chiamato anche Hachi Do (le Otto direzioni).


Impara a pronunciare la lingua giapponese. Durante l’addestramento incontrerai spesso termini giapponesi. Si tratta di una lingua semplice dal punto di vista fonetico. Chiedi a un madrelingua di insegnarti la pronuncia o guarda qualche anime sottotitolato.


Iscriviti a un Dojo. Non importa quanto impegno ci metti, non riuscirai mai a imparare da solo o guardando solamente dei video. Dedicati a uno stile precedente al XVII secolo. Stai lontano dal Kendo, se possibile: si tratta di uno sport e non eseguiresti mai dei fendenti veri e propri (se non trovi altro, il Kendo va comunque bene).


Stai in piedi e assumi una posizione marziale (una posizione naturale, tenendo le spalle in linea con le anche e la schiena dritta); i piedi dovrebbero essere tenuti alla larghezza delle spalle.
    • Prendi la spada (ancora nel fodero) con la mano sinistra, rivolgendo la lama verso l’alto, e tienila per la parte superiore del saya (il fodero). Premila contro il fianco come se fosse nel tuo Obi (cintura).
    • Afferra (con un movimento deciso ma composto) il Nakago (l’elsa) appena sotto lo Tsuba (la guardia) ed estrai l’arma come se stessi usando il Nakagojiri (l’estremità dell’elsa) per colpire lo stomaco di un ipotetico avversario.
    • ORA FERMATI. Immaginati in armatura da samurai. Che movimento faresti per non tagliarti le dita e/o il braccio?
    • Fai un passo indietro col piede sinistro mentre estrai la spada e falle compiere un movimento ad arco. Punta l’estremità della lama contro il petto di un ipotetico avversario della tua stessa altezza.
    • Metti il fodero da parte e poggia la mano sinistra sul nakojiri tenendola sull’estremità dell’arma.
    • Se vuoi fare le cose per bene, ruota la lama a sinistra (Ura) di qualche grado. Congratulazioni, hai appena assunto una posizione di guardia centrale con piede destro avanzato!


Impara le Sei Vie.
    • Mettiti in posizione di guardia centrale con il piede destro avanzato. Ora solleva la spada in modo che la lama punti a 45° dietro di te (puntando verso l’alto sarebbe a 90°, puntando direttamente all’indietro si troverebbe a 0°). Questa è la posizione alta con piede destro avanzato.
    • Rimani in questa posizione e abbassa la lama finché non forma un angolo di 45° puntando verso il basso; non devi spostare le spalle dal centro della tua figura. Questa è la posizione bassa con piede destro avanzato.
    • Fai un passo col piede sinistro in modo che quest’ultimo diventi il piede avanzato e il destro punti verso destra. Non muovere la spada durante il procedimento. Questa è la posizione alta con piede sinistro avanzato.
    • Sposta la spada a lato della testa, puntata a circa 75°. Non tenerla troppo vicino alla testa dato che, in teoria, indosseresti un elmo in battaglia. Questa è la posizione mediana con piede sinistro avanzato.
    • Mettiti in posizione di combattimento tenendo sempre dietro il piede destro e il sinistro avanti; muovi l’impugnatura della spada verso il centro del corpo mentre la lama è rivolta all’indietro. Questa è la posizione bassa con piede sinistro avanzato.
Prova a non considerarle come posizioni immutabili. Si tratta semplicemente di basi di partenza per i movimenti successivi. Allenati passando lentamente da una posizione all’altra. Muoviti lentamente ma in maniera fluida (la velocità verrà col tempo). Allenati con un compagno e ripeti i suoi movimenti in maniera simmetrica, poi asimmetrica. Sii “l’ombra dell’aquila” (in seguito sarà il tuo compagno a dover essere la tua ombra).


Esegui il tuo primo fendente. Inizia in posizione di guardia centrale col piede destro in avanti. Solleva la spada sopra la testa. Abbassa la spada portando l’impugnatura verso il centro del corpo. Questa tecnica prende il nome di Shomen’uchi (fendente alla testa). Un'altra tecnica da provare è il Yokomen’uchi, che consiste in un fendente verso il basso portato a lato della testa o al collo dell’avversario. Se pratichi l’Aikido, tutti questi termini dovrebbero suonarti familiari. Il fendente che hai appena effettuato è la tecnica basilare del Kenjutsu (l’arte della spada) giapponese, indipendentemente dalla scuola.


Effettua altri fendenti. Il Kenjutsu richiede una certa resistenza ed è indispensabile allenarsi per svilupparla. Esegui migliaia di volte il fendente che hai appena imparato in sessioni di 5, 10 o 50 colpi. La ripetizione costante ti porterà alla perfezione, ma ricorda: se fai degli errori, te li porterai dietro senza saperlo, quindi iscriviti a un dojo!


Esegui i fendenti partendo dalle sei posizioni illustrate in precedenza e alternando il piede avanzato. Puoi colpire facendo un avanzamento (compiendo, di fatto, un passo col piede anteriore ed è per questo motivo che i piedi devono essere vicini tra loro), un passo in avanti o stando semplicemente in piedi. Cerca di dirigere il colpo da sopra la testa, il che significa alzare l’arma sopra il capo per rispondere a un eventuale attacco improvviso da dietro (è il caso della posizione bassa con piede sinistro avanzato). L’istinto è di colpire di fronte a sé, portando la lama indietro, oltre l’orecchio; l’ideale è invece alzare la lama sopra la testa, il più in alto possibile, prima di sferrare il colpo.


Allenati spesso. Fai ogni giorno dieci sessioni di dieci fendenti ciascuna. Esegui tutti i fendenti che conosci (ricorda di colpire dall’alto in basso, non di lato né di punta). Col tempo risulterà tutto molto più facile e potrai passare a un bokken (spada di legno) più pesante, un suburito (bokken del peso di quasi 3 kg) o uno iaito (katana dalla lama smussata).


Cerca di assimilare tutte queste nozioni. Una volta fatto, sarai sulla buona strada per diventare un buon spadaccino. A questo punto, dovrai trovare una scuola di kenjutsu nelle vicinanze; se non c’è e sei abbastanza motivato, spostati. Ci sono buone scuole in tutta Italia ed è possibile rivolgersi alle scuole di arti marziali della tua zona per ricevere informazioni utili a riguardo (se non sanno indirizzarti direttamente, potrebbero conoscere qualcuno in grado di farlo).






Consigli

La pratica è fondamentale. Se frequenti una scuola, ripeti i suburi che ti vengono insegnati, oppure esegui i fendenti spiegati in questo post, scambiando il piede avanzato di volta in volta.






Avvertenze

  • "Studiare" un’arte marziale senza la guida appropriata e la supervisione di un istruttore esperto può risultare più dannoso che utile. Se fosse possibile imparare questa disciplina senza l'aiuto di un maestro, gli insegnanti non esisterebbero.
  • Mai far cozzare le lame tra loro. Le spade dei film sono smussate e possono essere spesse anche un centimetro. Far cozzare le lame di due spade le rovinerà entrambe. Per bloccare un colpo usa il mune (retro) della spada.
  • Non iniziare con un’arma dalla lama affilata. Il bokken rappresenta la scelta migliore ma, se proprio vuoi allenarti con un’arma in acciaio, opta per uno iaito (una katana dalla lama smussata); costa dai 75 ai 750 euro e puoi trovarne alcuni di buona qualità su ebay. Sono consigliabili le spade Bugei, che hanno una qualità migliore sia in termini di acciaio che di tecniche di forgiatura (un semplice iaito dovrebbe costare sui 450 euro).
  • Cerca di non colpirti da solo.
  • Non metterti a colpire oggetti a caso con la tua spada/bokken. Non impareresti nulla.
  • Informati sulle leggi locali in merito al possesso di una katana o alla possibilità di allenarsi con essa in un luogo pubblico. Cerca di non disturbare le altre persone.
  • La scherma e il kendo sono ottime scuole per imparare a combattere. Rivolgiti a una palestra dove vengono insegnate queste discipline per ricevere un addestramento adeguato.
  • Non portare in giro un’arma bianca a meno che tu non abbia un permesso (o tu non sia un militare o una guardia del corpo con licenza, ecc.).
  • MAI minacciare l’incolumità di qualcuno con un’arma!
  • La sicurezza prima di tutto! Indossa sempre l’attrezzatura protettiva prima di impugnare una spada.






Cose che ti Serviranno

  • Un bokken
  • Una stanza spaziosa dal soffitto alto o un’area all’aperto
  • Del tempo libero

venerdì 14 marzo 2014

Zen Nippon Kendō Renmei Iai

Risultati immagini per Seitei Iai



Lo Zen Nippon Kendō Renmei Iai (全日本剣道連盟居合 zen nihon kendō renmei iai), o più comunemente solo Seitei Iai (制定 居合 seitei iai), è lo stile di iaidō ufficiale della All Japan Kendo Federation.
Nel 1969 l'AJKF codificò per la prima volta sette forme di iaidō scelte tra le maggiori scuole tradizionali koryū (古流 koryū) di kenjutsu, kendō, iaijutsu e iaidō, sintetizzandole in un unico kata. Nel 1976 ci fu una rivisitazione generale del kata ad opera della commissione tecnica, e nel 1980 furono aggiunte altre tre forme. Infine, il 2 dicembre 2000 furono aggiunte le ultime due forme che unite alle precedenti, formano le attuali dodici forme del kata seitei-iai.
Nel seitei quindi è evidente l'influenza predominante della Musō Jikiden Eishin-ryū, della Musō Shinden-ryū e della Hoki-ryū, motivi per cui il seitei si presta come ottimo strumento valutativo degli iaidōka ai fini sia dello studio dello iaidō che dei passaggi di grado.

 

Composizione del kata

Il seitei iai si divide in tre serie:
  • Seiza-no-bu
  1. Mae ( Di fronte)
  2. Ushiro (後ろ Dietro)
  3. Ukenagashi (受け流し Ricevere, parare e tagliare)

  • Iai-hiza-no-bu
  1. Tsuka-ate (柄当て Colpire con l'impugnatura)

  • Tachiai-no-bu
  1. Kesa-giri (袈裟切り Taglio diagonale)
  2. Morote-zuki (諸手突き Colpo a due mani)
  3. Sanpō-giri (三方切り Taglio in tre direzioni)
  4. Ganmen-ate (顔面当て Colpo al volto)
  5. Soete-zuki (添え手突き Affondo a mani unite)
  6. Shihō-giri (四方切り Taglio in quattro direzioni)
  7. Sō-giri (総切り Tagli completi)
  8. Nukiuchi (抜き打ち Estrazione improvvisa)



giovedì 13 marzo 2014

Ōdachi


Samurai wearing a nodachi (field sword).png

Una (ōdachi 大太刀), che significa "grande grossa spada", era un tipo di spada lunga giapponese. Il termine nodachi, o "spada da campo", che è riferita ad una differente tipo di spada, è a volte confusa, ed usata al posto ōdachi.
Il simbolo per ō () significa "grande" o "grosso". L'ideogramma per da () e chi () sono gli stessi di tachi (太刀, letteralmente. "grande spada"). Il chi è inoltre lo stesso ideogramma di katana () e il in nihontō (日本刀 "spada giapponese"), originariamente dalla lingua scritta cinese per coltello, dāo.
Per essere definita come ōdachi, la spada deve avere una lama lunga oltre 3 shaku (di poco sotto un metro di lunghezza). Indipendentemente dalle dimensioni, molte ōdachi hanno iscrizioni religiose sul tang. Tuttavia, come molti termini nell'arte delle spade giapponesi, non esiste una definizione esatta delle dimensioni di una ōdachi.



mercoledì 12 marzo 2014

Ryu



Ryū era storicamente un'istituzione di tipo feudale creata dai vari clan oppure dall'iniziato di un daimyō, allo scopo di insegnare le arti marziali ai samurai del proprio clan.
Ryū (il cui carattere kanji è ) viene tradotto con "scuola" o "stile" (da intendersi come una corrente di pensiero), basti infatti pensare a come moltissimi stili di karate o di altre arti marziali in genere, adottino il suffisso -ryu nel loro nome.
Come accade a molte parole giapponesi, queste hanno più possibili traduzioni, difatti ryu viene anche tradotto come lo "scorrere di un fiume". Questo concetto però, contrariamente a quanto sembra, non si discosta dalla traduzione di "scuola/stile", anzi queste due traduzioni vanno di pari passo, in quanto si intende che le conoscenze di un'arte marziale, all'interno di una scuola, si tramandano di generazione in generazione e scorrono fino ad arrivare ai giorni nostri.

martedì 11 marzo 2014

Guardia da combattimento: peso avanti, dietro o al centro?


Nella posizione di guardia da combattimento dove si deve mettere il peso? Ci sono diverse scuole di pensiero. C’è chi pensa che il peso debba essere equi distribuito per permettere un miglior bilanciamento del corpo; c’è chi pensa che vada tenuto avanti per avere un allungo maggiore sui pugni e per aumentare la stabilità; ed infine c’è chi crede che sia ideale mantenerlo dietro per gestire meglio il lavoro di gambe.
Nel nostro sistema seguiamo questo terzo filone, perché il peso mantenuto sulla gamba avanti:

  • rende più facile “cadere sul colpo” e trovarsi proiettati in avanti già dalla prima tecnica portata. Questo potrebbe non essere un grave problema nel momento in cui il primo colpo va a segno e conclude il combattimento, ma se così non è e se di fronte c’è un avversario preparato, allora essere sbilanciati in avanti è molto pericoloso; 
  • ·        rende più lento l’utilizzo della gamba avanti stessa, perché è necessario portare il peso sulla gamba dietro, usando due tempi invece di uno. L’utilizzo della gamba dietro è comunque rapido anche nel caso del peso mantenuto in posizione arretrata.

  • ·        rende più lenti e difficoltosi gli spostamenti rapidi, per la necessità di riequilibrare il peso sulla gamba dietro per muoversi rapidamente. Inoltre in caso di trazione, cioè quando l’avversario ci tira a se, risulta più difficile non ritrovarsi sbilanciati in avanti.
  • non facilità il lavoro contro una tecnica di spazzata, perché l’unica cosa che si può fare è resistere accusando comunque l’impatto sulla gamba. In alternativa, per evitare l’impatto della gamba avversaria sulla nostra dobbiamo portare il peso sulla gamba dietro. 

Il peso sulla gamba dietro conferisce un grande dinamismo di movimento, un più efficace utilizzo della gamba anteriore e una protezione dei genitali (punto del corpo che deve essere assolutamente difeso).
Sicuramente la posizione di guardia col peso posteriore è meno “naturale”, almeno a primo impatto, ma opportunamente allenata può essere un’arma in più.

lunedì 10 marzo 2014

Il kung fu tradizionale e la difesa personale


Quando parlando con qualcuno viene fuori che faccio kung fu la frase che immancabilmente mi sento dire è: <>, dando per scontata la mia abilità nella difesa personale. Ma davvero chi pratica un’arte marziale come il kung fu (o il karate, il judo, l’aikido, etc.) è capace di difendersi in modo efficace?
Secondo me non è così ovvio. Praticare un’arte marziale significa apprendere delle tecniche e modalità di combattimento, ma non significa affatto allenarne l’applicabilità in una situazione di pericolo reale.
Quasi sempre, praticare kung fu significa apprendere uno o più stili, ossia imparare i principi e le forme che caratterizzano lo stile. Si eseguono esercizi nati come allenamento di tecniche da combattimento, la cui difficoltà aumenta man mano che cresce il livello del praticante, fino ad arrivare a livelli superiori dove le forme possono essere anche molto complesse. Tuttavia (almeno in Italia secondo la mia esperienza) l’applicazione delle tecniche nella simulazione di una situazione reale è spesso tralasciata o studiata in modo superficiale, ossia senza sperimentarle.
Tale approccio al kung fu è determinato da due fattori:

  1. forma mentis. L’idea che il kung fu tradizionale e il combattimento siano due settori separati; 
  2. il maestro. Se si cresce nella propria carriera marziale seguendo il filone cosiddetto tradizionale, “separato dal combattimento”, si insegnerà il kung fu relativo all’allenamento delle forme.

Il punto 2 dipende dal punto 1. Se non esiste il concetto di uno stile tradizionale che sia una forma di allenamento di tecniche utilizzabili nel campo della difesa personale, difficilmente si possono formare insegnanti di “kung fu applicato”.
Ma il kung fu tradizionale è applicabile realmente? In caso di pericolo potrei difendermi applicando le tecniche shaolin, o tang lang?
Dipende. Se cerco di applicare le tecniche così come sono eseguite in una forma probabilmente mi troverei in grossa difficoltà. Se invece ho studiato i principi di base che hanno portato, molti anni fa, alla creazione degli stili allora la musica cambia. Ci sono degli elementi comuni in tutti gli stili che si ritrovano anche in discipline come il wing chung, considerato la difesa personale per eccellenza. Esistono concetti come equilibrio, centro, angoli, che sono l’intersezione non solo di tutti gli stili di kung fu, ma di tutte le arti marziali. Nell’hung gar, ad esempio, esiste la tecnica di bong sao, come nel wing chung.
Ciò che cambia è il modo in cui si sfruttano e allenano tali concetti, ma qui si entra nel discorso dell’efficacia; allora ci si potrebbe chiedere quale arte marziale è più efficace nella difesa personale … e questa è un’altra storia …

domenica 9 marzo 2014

Bokken


Bokken (木剣, bok(u), "legno", e ken, "lama") è una riproduzione essenziale della spada giapponese di legno utilizzata nell'allenamento per la spada giapponese. Da non confondere con bokutō, che ha significato simile ma più precisamente indica la spada di legno. Ciò che distingue il termine corretto è l'utilizzo nel bokutō di particolari propri della spada, come la Tsuba e l' Habaki o la Saya (fodero o guaina), che nel bokken non ci sono. Il bokutō è infatti la riproduzione in legno della katana giapponese e ne conserva la forma, la bilanciatura e, nel caso di alcune scuole, anche il peso. Viene utilizzato nel kendo come spada per l'esecuzione dei dieci kata. Ogni scuola antica ha elaborato nel tempo una forma peculiare di bokken o bokutō adattata al proprio stile.



sabato 8 marzo 2014

La storia dello Shaolin

Risultati immagini per La storia dello Shaolin


Le prime notizie storiche relative alle arti marziali risalgono al periodo della dinastia Chou (11° - 3° secolo a.C.).
Confucio, il grande maestro del pensiero cinese, vissuto fra il sesto ed il quinto secolo avanti Cristo, invitava i giovani non solo a studiare il libri classici, ma a praticare le arti marziali.
Egli si riferiva in particolare al tiro con l’arco ed alle corse con i carri da guerra, ma in quell’epoca caratterizzata da continue lotte fra i feudatari esistevano numerose altre arti marziali come la scherma e delle forme di pugilato denominate Wu-i (che significa arte marziale) o Chi-chi (che vuol dire colpire con abilità).
Secondo lo storico Ssu Ma Chien, vissuto durante la dinastia Han, il Chi-chi era sviluppato in particolar modo nello stato di Ch’i, i cui abitanti erano abilissimi nella lotta corpo a corpo.
Dal quinto al terzo secolo avanti Cristo, dopo la sparizione dei feudi minori sopraffatti da quelli maggiori, la Cina era suddivisa in vari stati in continua lotta fra di loro; quest’epoca è denominata “degli Stati combattenti”, ed è caratterizzata dalla presenza degli Yu Hsieh o cavalieri erranti, militari di professione e quindi esperti di arti marziali che si mettevano a disposizione di chiunque era disposto a sostenere la spesa dei loro servizi.
Ssu Ma Chien nei suoi Documenti Storici descrive i cavalieri erranti cosi:

<<Le loro parole erano sempre sincere e degne di fiducia, le loro azioni sempre rapide e decise. Compivano ciò che avevano promesso e senza badare a se stessi si gettavano nei pericoli che minacciavano gli altri>>.


Nel 221 a.C. il principe Ch’in sconfisse gli altri stati combattenti e unificò la Cina assumendo il nome di Shih Huang Ti o Primo Augusto Imperatore.
Deposta geniale e crudele, Shih Huang Ti instaurò una politica di assolutismo e centralismo monarchico spazzando via ogni traccia di feudalesimo.
Fece costruire la Grande Muraglia, unificò i pesi, le misure, le monete e la scrittura, ma nello stesso tempo perseguitò gli intellettuali e ritenendo che la fedeltà alle tradizioni del passato potesse creare ostilità al suo sistema politico, fece bruciare tutti i libri, esclusi quelli di medicina, di agricoltura e di divinazione (I Ching).
Nel rogo andarono distrutti sicuramente anche i libri di arti marziali e questo spiega forse la scarsità di notizie sull’argomento giunte fino a noi.
Dopo la morte dell’imperatore scoppiò una rivolta contadina che porto al potere Liu Pang, fondatore della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.).
Il regno di Han fu caratterizzato da prosperità, pace e sviluppo culturale.
In questo periodo si modellò in modo quasi definitivo la struttura politica, economica e culturale che l’impero conservò fino all’inizio del nostro secolo.
Durante la dinastia di Han il combattimento a mani nude era molto popolare e veniva chiamato Chi Ch’iao (abilitò e talento) o Shou Po (mano che colpisce a pugno).
Nel primo secolo dopo Cristo un famoso maestro di nome Kuo I ideò uno stile denominato Ch’ang Shou, ossia “lunga mano”, che alcuni considerano il diretto progenitore dello Shaolin.
In questo periodo visse anche il famoso medico taoista Hua To, che creò una serie di esercizi ginnici basati sugli atteggiamenti di cinque animali: la tigre, la scimmia, l’orso, il cervo e la gru.
Queste tecniche influenzarono sicuramente le ricerche dei maestri del kung fu, che si ispirarono spesso al modo di combattere degli animali.
Dopo una breve riunificazione per opera della dinastia Chin (280 – 316) varie tribù barbare si impadronirono della Cina settentrionale dando origine a numerosi Stati.
Nel sud invece si formò uno stato unitario che conservava tutte le tradizioni del passato.
Questo periodo è ricordato dagli storici come “Nord e sud” e fu caratterizzato da una forte decadenza politica e da un grande fervore religioso.
Il Buddismo si diffuse in tutta la Cina e ovunque furono eretti monasteri e templi.
In particolare, nella provincia di Honan, sulle pendici del monte Sung, verso la fine del quinto secolo venne costruito il monastero Shaolin Szu (giovane foresta).
Verso il 520 d.C. arrivò al tempio Shaolin il famoso monaco Bodhidarma, conosciuto anche con il nome cinese Ta Mo (o con quello giapponese Daruma), ventottesimo patriarca del Buddismo e fondatore della scuola Ch’an.
Secondo i principi di tale scuola la meditazione era la via per giungere alla meditazione; la parola Ch’an infatti deriva dal sanscrito Dhyrana che significa “meditazione”.
Il Buddismo Ch’an (zen in giapponese) ha notevolmente influenzato l’evolversi delle arti marziali sia cinesi che giapponesi, trasformandole in un mezzo di perfezionamento spirituale.
Basti pensare che lo Shaolin Ch’uan nacque e si sviluppò in un tempio Ch’an e che lo Zen divenne la religione-filosofia dei samurai giapponesi.
Bodhidarma insegnò una serie di esercizi fisici e di respirazione (probabilmente derivanti da tecniche yoga) destinati a ridar vigore ai monaci provati della lunghe meditazioni ed a facilitare il conseguimento dell’unità di spirito e corpo.
Successivamente tali esercizi furono descritti in due trattati:


  • I Chin Ching o Trattato sul movimento dei tendini;
  • Hsi Sui Ching o Trattato sul “lavaggio” del midollo osseo.


A Bodhidarma furono anche attribuiti una serie di esercizi denominati “Sho Pa Lo Han Shou” ossia “Le 18 mani (tecniche) dei discepoli di Buddha”.
Sembra che questi esercizi fossero delle vere e proprie tecniche di combattimento a mani nude e furono considerati il nucleo originante delle tecniche di Shaolin.
Differente è il pensiero degli storici moderni secondo i quali Bodhidarma non insegnò affatto forme di combattimento e alcuni di essi mettono addirittura in dubbio l’esistenza stessa del famoso monaco.
Sicuramente, però, durante il sesto secolo dopo Cristo i monaci del tempio Shaolin iniziarono a praticare, oltre alle tecniche di yoga, anche le arti marziali, tanto che nel secolo successivo avevano già acquisito la fama di invincibili.
Probabilmente i primi insegnanti furono dei guerrieri o dei maestri che si convertirono al buddismo e divennero monaci trovando nei confratelli che già praticavano le tecniche ginniche e lo yoga di Bodhidarma degli allievi predisposti ad apprendere nuovi esercizi.
Bisogna inoltre considerare che le tecniche di autodifesa erano senza dubbio indispensabili ai monaci che vivevano e viaggiavano in zone popolate dai briganti.
Grazie ai lunghi anni di intensi allenamenti ed al buddismo Ch’an i monaci del tempio Shaolin divennero formidabili combattenti acquisendo una superiorità non solo fisica ma anche spirituale e mentale.
La dinastia che seguì durò quasi 3 Secoli, portò la Cina ad un livello di benessere e splendore mai raggiunti prima, è in questa epoca d'oro che le Arti Marziali raggiunsero un Livello tecnico altissimo e divennero Popolari, ma un'altra ragione della loro popolarità fu ,che aiutarono l'Imperatore a sconfiggere il suo Nemico, e come ricompensa non vollero nulla. Nel 1279 circa dopo numerose battaglie i Mongoli invasero la Cina e inizio la dinastia Yùan (in quel periodo ci fù il viaggio di Marco Polo). Nel 1351 Scoppio la Rivolta dei Turbanti Rossi , i Mongoli vennero scacciati.
Durante la dinastia Ming, un Maestro di nome Pai Chin Tou creò il Mei Hua Ch'ùan "Box del fiore di prugno" il Mei Hua Ch'ùan è molto dinamico, l'azione non e mai interrotta, il corpo gira continuamente e tutte le tecniche sono circolari per sfruttare al massimo la forza centrifuga. In quel tempo un altro Maestro il cui nome e rimasto sconosciuto, mise appunto un altro Sistema chiamato Pa Chi Ch'ùan, trattasi di un Sistema estremamente potente, dove predominano gli attacchi rettilinei e diretti.(Il progenitore del Wing Chun). Nel 16° secolo un monaco convinse Pai e quest' ultimo Maestro ad entrare nel Tempio, laddove misero appunto le 5 forme degli animali. (Nello stesso secolo il sistema di shaolin, venne esportato ad Okinawa, dando origine al Karate un altro Monaco di shaolin, venne mandato nel 1659 in Giappone per addestrare i giapponesi contro i Manciù, ma poi il Giappone non inizio mai la battaglia, ma lo pregarono di restare e insegnare a loro le tecniche di shaolin, e fu il progenitore del Ju Jitsu).
Il tempio di Shaolin fu distrutto e ricostruito varie volte, con la perdita di preziosi scritti e Maestri, storicamente sappiamo che una delle distruzioni fu ordinata dall'Imperatore Yung Cheng che regnò dal 1723 al 1736. I maestri si dispersero in tutta la Cina dando origine a numerose scuole "Segrete", (segrete; perché l'Imperatore li definiva nemici dell'Impero, quindi li perseguitava accanitamente) e non si potevano nemmeno chiamare più Shaolin e quindi assunsero altri nomi, e gli allievi dovevano essere persone fidate per partecipare ai corsi e talvolta dovevano superare severissime prove. Da questo periodo in poi si perse l'enorme esperienza di tutti i migliori Maestri riuniti in un solo luogo; gli stili si differenziarono sempre di più e molti erano limitati alle esperienze tecniche di una sola persona. Molti altri maestri varcarono la Cina, andando ad esempio: in Giappone, Corea, Vietnam, ecc. creando molti altri stili come Judo, Aikido, Tae Kwon Do, Vietvo dao, ecc..
La Maestra Ng Mui, che conosceva il Kung fu Shaolin, trovava che in esso ci fosse solo forza bruta adatta certamente ad un Uomo, ma non per una Donna, che caratteristicamente è diversa da esso.
Cercò di elaborare un nuovo sistema più adatto alle peculiarità femminili; ispirata forse da un combattimento tra due animali con caratteristiche molto differenti , creò uno stile molto più morbido, agile ,veloce, che sfruttava la forza bruta del suo avversario contro di lui.
Creo tre nuove forme e ridusse i movimenti all'essenzialità. (Ng Mui e stata la creatrice del sistema Wing Chun)
Kung Fu è un termine cinese che significa “Duro Lavoro” o " Incredibile Abilità".
Indica un’abilità eccezionale raggiunta in seguito ad un lavoro duro, meticoloso e raffinato in una attività spesso di tipo manuale o fisico. In occidente viene usato comunemente per indicare le arti marziali cinesi ed è seguita o anticipata da altri nomi che descrivono il sistema in cui si è sviluppata l'abilita, ad esempio :Shaolin, Wing Chun, Hung Gar, Tang Lang, Pa Kua, ecc.. 
Anche se la parola più indicata per descrivere l'arte marziale cinese è “WuShu” che significa letteralmente arti marziali ed è un’eredità culturale del popolo cinese che unisce indissolubilmente in se gli aspetti del combattimento, dello sport, della conservazione della salute e della concezione filosofica del mondo, tipica della tradizione storica e culturale cinese.