venerdì 7 marzo 2014

Ma chi diavolo è questo tizio ricercato?



Tipicamente italiano: c´è sempre qualcun altro che fa una cosa che non va fatta, e ovviamente noi ce ne guardiamo bene dal farla. Anzi: la qualità del nostro operato consiste proprio nel riconoscere che qualcuno la fa e nel differenziarci, nel <>. <>. <> <>
E noi? Per esempio, noi tutti artisti marziali, letteralmente odiamo coloro che usano la forza. Eh no, non sia mai: noi tutti <>. Interviste qua e domande là, un giro su e uno giù e non ho mai incontrato nessuno che non mi dicesse che bisogna usare non la propria forza, ma quella altrui. Quello che mi incuriosisce non è però tanto questo, quanto più la silenziosa e spesso subdola vena polemica che soggiace a questa posizione: sembra che ci sia, da qualche parte, qualcuno che ha una volta affermato una cosa del tipo <>, per cui ogni volta che si parla di gestione delle forze tutti sembrano sottintendere <>.
Kung Fu: liberati della tua forza! Wing Chun: se la strada è occupata cedi! Judo: l’arte della cedevolezza! Aikido: morbidezza e vuoto! Taijiquan: la boxe suprema dell’energia! Jeet Kune Do: be water my friend!
I primi chiamati in causa potrebbero forse essere gli sport da combattimento. Come se dicessimo: <>. A parte che ci sarebbe un gran bel discorso da fare con alcuni straordinari atleti così tecnici che più che bruti o brutali al massimo saranno letali, non possono essere loro i nostri referenti: è evidente che negli sport da combattimento la forza è un parametro ben considerato. Ci sono le categorie di peso, e quindi di massa, e quindi F = ma, che non è l’acronimo di un nuovo stile o sistema coniato dall’illuminato di turno ma la definizione newtoniana di forza = massa x accelerazione. Le arti marziali si muovono invece nel mondo della difesa personale da strada e quindi devono consentire ad un mingherlino di difendersi contro un omone, per cui bisogna usare la forza dell’avversario che in quest’ultimo caso sarebbe parecchia.
Bene, io sto cercando da un sacco di tempo questo tizio che avrebbe insinuato anche solo lontanamente che bisogna usare la forza. Niente: trovo solo suoi detrattori e critici. Ogni volta mi ficco in situazioni del genere: <>. E puntuale arriva il seguito, molto spesso detto con la stessa enfasi con cui sono scritte le clausole scomode di alcuni contratti, così minuscole per potersi lasciar ignorare e quindi libere di incastrarti: <>. Io puntualmente esco da queste chiacchierate/allenamenti con la curiosità di capire chi sia stato quell’imbecille che ha scatenato un putiferio tale per cui chiunque rabbrividisca a sentir parlare di uso della propria forza, ma niente: non si trova. Wanted: dead or alive.
Questo accade in un argomento un po’ astratto come possono essere le teorie sull’uso della forza e dell’energia. Figurarsi se si comincia a parlare di federazioni, esami, scuole, maestri cinesi, maestri italiani. Esattamente come tutti usano la forza dell’avversario e ne parlano come se fossero solo loro a farlo, tutti sono stati campioni mondiali della stessa cosa. Tutti si sono allenati a casa di un cinese e ne han condiviso intimamente le mura domestiche. Tutti con le solite <>, critici verso la qualità media degli altri.
<>. Già, solo che troviamo matematicamente x1, x2, x3, x4, x5…xn. Tutti sono gli unici! Che tutti siano unici ci sta alla grande, ma per nulla nel senso in cui questo viene qui inteso. Si, è tipicamente italiano: incontrate una persona sul treno e cominciate a chiacchierare. Si va ben presto su una delle poche cose che accomunano due sconosciuti: l’abitare nello stesso paese. E via: <>. Proprio come quel tizio che professava fermamente l’uso della forza bruta, questi farabutti sanno a quanto pare nascondersi benissimo: mai che in un treno si incontri uno di loro.
Questa è la cultura generale che c’è in Italia! Mica io, che posso dire questa mia opinione proprio perché forte dei mezzi e delle conoscenze che ho. Il livello medio è basso, ma sicuramente per colpa di qualcun altro.
Conoscete uno stile che non protegge la linea centrale? Un sistema che non sfrutti colpi in zone proibite e rischiose? Un sistema che si definisca lento? No. E perché allora tutti parlano di sé come se ci fosse qualcuno che abbia una volta insinuato che si debba essere diversi da così? Queste dinamiche psicologiche sono dappertutto e sono brave a non farsi riconoscere. Sono infatti abbastanza sicuro che molti di voi lettori di questo mio post, abbiano una silenziosa sensazione che se esiste qualcuno del genere, sicuramente non sto parlando di loro.  



Nessun commento:

Posta un commento