Tipicamente italiano: c´è sempre
qualcun altro che fa una cosa che non va fatta, e ovviamente noi ce
ne guardiamo bene dal farla. Anzi: la qualità del nostro operato
consiste proprio nel riconoscere che qualcuno la fa e nel
differenziarci, nel <>. <>. <> <>
E noi?
Per esempio, noi tutti artisti marziali, letteralmente odiamo coloro
che usano la forza. Eh no, non sia mai: noi tutti <>.
Interviste qua e domande là, un giro su e uno giù e non
ho mai incontrato nessuno che non mi dicesse che bisogna
usare non la propria forza, ma quella altrui. Quello che mi
incuriosisce non è però tanto questo, quanto più la silenziosa e
spesso subdola vena polemica che soggiace a questa posizione: sembra
che ci sia, da qualche parte, qualcuno che ha una volta affermato una
cosa del tipo <>, per cui ogni volta che si parla di gestione
delle forze tutti sembrano sottintendere <>.
Kung Fu:
liberati della tua forza! Wing Chun: se la strada è occupata
cedi! Judo: l’arte della cedevolezza! Aikido: morbidezza e vuoto!
Taijiquan: la boxe suprema dell’energia! Jeet Kune Do: be
water my friend!
I primi chiamati in causa potrebbero forse essere
gli sport da combattimento. Come se dicessimo: <>. A parte
che ci sarebbe un gran bel discorso da fare con alcuni straordinari
atleti così tecnici che più che bruti o brutali al massimo saranno
letali, non possono essere loro i nostri referenti: è evidente che
negli sport da combattimento la forza è un parametro ben
considerato. Ci sono le categorie di peso, e quindi di massa, e
quindi F = ma, che non è l’acronimo di un nuovo stile o
sistema coniato dall’illuminato di turno ma la definizione
newtoniana di forza = massa x accelerazione. Le arti marziali si
muovono invece nel mondo della difesa personale da strada e
quindi devono consentire ad un mingherlino di difendersi contro un
omone, per cui bisogna usare la forza dell’avversario che in
quest’ultimo caso sarebbe parecchia.
Bene, io sto cercando da un
sacco di tempo questo tizio che avrebbe insinuato anche solo
lontanamente che bisogna usare la forza. Niente: trovo solo suoi
detrattori e critici. Ogni volta mi ficco in situazioni del genere:
<>. E puntuale arriva il seguito, molto spesso detto con la
stessa enfasi con cui sono scritte le clausole scomode di alcuni
contratti, così minuscole per potersi lasciar ignorare e quindi
libere di incastrarti: <>. Io puntualmente esco da queste
chiacchierate/allenamenti con la curiosità di capire chi sia stato
quell’imbecille che ha scatenato un putiferio tale per cui chiunque
rabbrividisca a sentir parlare di uso della propria forza, ma niente:
non si trova. Wanted: dead or alive.
Questo accade in un argomento
un po’ astratto come possono essere le teorie sull’uso della
forza e dell’energia. Figurarsi se si comincia a parlare di
federazioni, esami, scuole, maestri cinesi, maestri italiani.
Esattamente come tutti usano la forza dell’avversario e ne parlano
come se fossero solo loro a farlo, tutti sono stati campioni mondiali
della stessa cosa. Tutti si sono allenati a casa di un cinese e ne
han condiviso intimamente le mura domestiche. Tutti con le solite <>,
critici verso la qualità media degli altri.
<>. Già, solo
che troviamo matematicamente x1, x2, x3, x4, x5…xn. Tutti sono gli
unici! Che tutti siano unici ci sta alla grande, ma per nulla nel
senso in cui questo viene qui inteso. Si, è tipicamente italiano:
incontrate una persona sul treno e cominciate a chiacchierare. Si va
ben presto su una delle poche cose che accomunano due sconosciuti:
l’abitare nello stesso paese. E via: <>. Proprio come quel
tizio che professava fermamente l’uso della forza bruta, questi
farabutti sanno a quanto pare nascondersi benissimo: mai che in un
treno si incontri uno di loro.
Questa è la cultura generale che
c’è in Italia! Mica io, che posso dire questa mia opinione proprio
perché forte dei mezzi e delle conoscenze che ho. Il livello medio è
basso, ma sicuramente per colpa di qualcun altro.
Conoscete uno
stile che non protegge la linea centrale? Un sistema che non sfrutti
colpi in zone proibite e rischiose? Un sistema che si definisca
lento? No. E perché allora tutti parlano di sé come se ci fosse
qualcuno che abbia una volta insinuato che si debba essere diversi da
così? Queste dinamiche psicologiche sono dappertutto e sono brave a
non farsi riconoscere. Sono infatti abbastanza sicuro che molti di
voi lettori di questo mio post, abbiano una silenziosa sensazione che
se esiste qualcuno del genere, sicuramente non sto parlando di loro.
venerdì 7 marzo 2014
Ma chi diavolo è questo tizio ricercato?
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