Mitsuhiro Momota (百田
光浩), meglio noto come Rikidōzan
(力道山) (Hamgyŏng
Meridionale, 14 novembre 1924 – Tokyo, 15 dicembre 1963) è
stato un wrestler giapponese.
Viene considerato il padre del
puroresu.
Biografia
La famiglia
Kim Sin-rak (김신락)
nacque ad Hamgyŏng Meridionale, in Corea del Nord, il 14 novembre
1924, durante la dominazione imperiale giapponese.
Era l'ultimo figlio di Kim Soktee, in
origine un maestro cinese di Feng Shui e attualmente proprietario di
un'azienda agricola coreana dalla notevole tradizione confuciana, e
di sua moglie Chon Gi. Quando il padre si ammalò, mentre a lui
toccava prendersi cura del genitore a casa, la vita della famiglia
venne sostenuta dalla madre e dai fratelli maggiori, impegnati in
agricoltura. Il padre morì nel 1939.
Fu adottato dalla famiglia Momota di
Nagasaki, acquisendone il cognome e assumendo il nome giapponese di
Mitsuhiro. Per tutta la sua vita nascose le sue origini coreane,
presentandosi come giapponese e facendosi annunciare come proveniente
da Omura, nella prefettura di Nagasaki, anche per evitare il
pregiudizio discriminatorio verso i coreani che caratterizza parte
della società giapponese. Solo dopo la sua morte emerse la verità
in merito.
Nel sumo
Nel giugno 1938, all'età di 14 anni,
partecipò a un torneo locale di Ssirŭm, il sumo coreano, vincendo
il terzo premio.
Dopo un periodo di addestramento,
divenne un lottatore di sumo e, avendo debuttato nel maggio 1940,
assunse lo shikona di Rikidōzan, che mantenne anche come
pro-wrestler.
Riuscì a diventare sekiwake e a
competere per il titolo di yokozuna nel giugno 1947, arrivando
secondo in un torneo appositamente organizzato per nominare il nuovo
yokozuna, ossia il lottatore più forte dell'intero panorama
del sumo.
Si ritirò nel 1950 avendo un rapporto
vittorie-sconfitte di 135-82 ed avendo partecipato a 23 tornei. Lo
fece ufficialmente per via di problemi finanziari, ma in realtà
molte voci sostengono che la vera ragione era l'inasprirsi della
discriminazione verso i coreani.
Nel puroresu
Debuttò il 28 ottobre 1951 come
pro-wrestler, con un pareggio per time limit contro Bobby Bruns.
Molti sono i motivi che gli permisero
di ottenere un successo straordinario, al di là delle sue indubbie
qualità sul ring e della sua capacità di sposare perfettamente
pensiero nazionalista giapponese con il carisma necessario a
coinvolgere pubblici molto vasti. Sicuramente fu aiutato dal periodo
storico. Si era appena conclusa la seconda guerra mondiale e i
giapponesi erano stati messi in ginocchio dagli americani. Lo spirito
del popolo giapponese era stato letteralmente spezzato e vi era
bisogno di una figura che si ergesse come simbolo della loro rivalsa.
Questa figura si concretizzò proprio in Rikidōzan. che sul ring
affrontava e sconfiggeva uno dopo l'altro i migliori atleti
americani. Lo spettacolo veniva creato alla perfezione sul quadrato,
dove gli americani si comportavano da sleali approfittatori, mentre
Rikidōzan incarnava il puro spirito del sol levante, fatto di forza
di volontà, resistenza, ardore (burning spirit), caratteristiche che
ancora oggi identificano il puroresu tradizionale, termine con cui si
identifica il wrestling giapponese.
Viene unanimemente considerato il padre
del puroresu. Si guadagnò tale riconoscimento fondando il 30
luglio 1953 la Japan Pro-Wrestling Association, la prima stabile,
continuativa ed importante federazione maschile di wrestling in
Giappone, la quale avrebbe dominato la scena nazionale sino al 14
aprile 1973, quando sarebbe fallita a seguito della nascita della New
Japan Pro-Wrestling e della All Japan Pro Wrestling nel 1972.
L'enorme fama di Rikidōzan superò i
confini del Giappone nel 1958, quando sconfisse Lou Thesz in persona
per il titolo NWA International Heavyweight. Il rapporto tra i due
era di enorme rispetto e collaborarono per l'intera durata della
carriera del giapponese, che non a caso era una presenza costante in
NWA. Si racconta che Thesz credeva così tanto in Rikidōzan da
scegliere di sacrificare la sua stessa reputazione per metterlo over
e fargli ottenere l'attenzione che meritava.
Fu il face di punta della JWA sino alla
sua morte nel 1963, dominando la categoria da singolo con la
conquista dei titoli dei pesi massimi giapponese, asiatico ed
internazionale (che deteneva ancora al momento della sua morte) e la
categoria di coppia vincendo più volte, soprattutto con Toyonobori i
titoli di coppia giapponesi e asiatici.
Si distinse affrontando e battendo
numerosi lottatori stranieri di grande calibro, presentandosi come
difensore dell'onore giapponese: questi suoi incontri sono ancora tra
i programmi più visti della storia televisiva giapponese essendo
avvenuti in un momento in cui l'orgoglio nazionale, a seguito della
guerra mondiale e dell'occupazione americana, era ferito e si sentiva
il bisogno di ripristinarlo.
Si distinse come allenatore di future
leggende del puroresu come Antonio Inoki, Shohei Baba e Kintaro Ohki.
Questi, dopo la sua morte, si divisero ognuno nell'obiettivo di
portare avanti quello, che secondo loro, era il sogno del maestro: il
primo e il secondo fondarono le loro federazioni, mentre solo il
terzo restò alla guida della Japan Pro-Wrestling Association.
L'intera storia del wrestling giapponese parte da Rikidōzan, che è
come il capostipite di un gigantesco albero genealogico, la cui
tradizione è ancora oggi fortissima.
Il successo economico e la morte
Avendo abbandonato il sumo per ragioni
economiche, si rifece nel wrestling: il successo che ebbe fu
eclatante e divenne proprietario di numerosi alberghi, locali
notturni, appartamenti e federazioni di pugilato.
All'apice delle sue fortune mediatiche
ed economiche venne accoltellato da Katsushi Murata, uno sgherro
della mafia giapponese, la quale, come si è presunto, non doveva
essere estranea al suo successo e, probabilmente, aveva nei suoi
confronti un credito da lui non pagato.
Morì per un'infezione derivante dalla
presenza di urina sulla lama del coltello.
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