Nel 1876 il governo giapponese vietò ai samurai di portare la spada in pubblico.
Saigo Takamori disapprovava l’occidentalizzazione del Giappone e volle addestrare giovani nipponici in vista di una sommossa.
Per prepararsi allo scontro dotò la sua armata di trenta mortai, due cannoni e migliaia di fucili. Le truppe governative però ebbero la meglio e “l’ultimo dei samurai” venne accerchiato sul monte Kagoshima del 1877.
Lui e il suo manipolo di uomini decisero di lottare fino alla morte; indossò un kimono, gettò il fucile e prese una katana prima di lanciarsi contro i nemici.
Colpito, obbligò un suo adepto a decapitarlo per rispettare il suicido rituale chiamato seppuku.
Per approfondire: “La storia segreta dei samurai” di Jonathan Clements.
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