mercoledì 16 novembre 2016

Abbigliamento giapponese

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Esistono essenzialmente due tipi di abbigliamento giapponese: l'abbigliamento tradizionale (和服 wafuku), come il kimono, e l'abbigliamento occidentale (洋服 yōfuku). La cultura giapponese è stata profondamente influenzata dal resto del mondo durante tutta la storia e uno dei cambiamenti più notevoli è avvenuto appunto nell'abbigliamento.
Sebbene gli indumenti etnici tradizionali del Giappone siano ancora in uso, essi sono indossati principalmente per cerimonie ed eventi speciali, funerali, feste per il raggiungimento della maggiore età (seijin no hi) e festival. In anni più recenti, l'abbigliamento moderno di tipo occidentale si indossa ormai in tutte le occasioni della vita quotidiana. Tuttavia, sebbene l'occidentalizzazione dei costumi sia proseguita a grandi passi, il kimono continua a vivere nella cultura giapponese.

Influenza orientale e occidentale

La storia moderna della moda giapponese potrebbe essere rappresentata come il processo di graduale occidentalizzazione degli indumenti giapponesi. Le industrie della lana e della lana pettinata furono completamente un prodotto del ristabilito contatto tra il Giappone e l'Occidente negli anni 1850 e 1860. Prima degli anni 1860, l'abbigliamento giapponese consisteva interamente di una grande varietà di kimono.
Essi apparvero per la prima volta nel periodo Jomon (14.500 a.C.-300 a.C.), senza nessuna distinzione tra uomini e donne.
Dopo che il Giappone si aprì al commercio con il mondo esterno, iniziarono ad apparire nuove opzioni di abbigliamento. I primi giapponesi ad adottare l'abbigliamento occidentale furono gli ufficiali e gli uomini di alcune unità dell'esercito e della marina dello shōgun.
Verso gli anni 1850 questi uomini adottarono le uniformi di lana indossate dai marines inglesi di stanza a Yokohama. Produrle non dovette essere stato facile. La stoffa dovette essere importata. Forse l'aspetto più significativo di questa prima adozione degli stili occidentali fu la sua origine pubblica. Per parecchio tempo, il settore pubblico rimase il principale campione della nuova foggia del vestire.
Lo stile si sviluppò solo da là, muovendosi da quello militare ad altri settori della vita sociale. Presto, cortigiani e burocrati furono sollecitati ad adottare l'abbigliamento occidentale, che si riteneva fosse più pratico.
Il Ministero dell'istruzione ordinò che uniformi studentesche di stile occidentale fossero indossati nei collegi e nelle università pubbliche. Uomini d'affari, insegnanti, medici, banchieri e altri leader della nuova società indossavano abiti occidentali a lavoro e nelle grandi funzioni sociali. Tuttavia, sebbene l'abito di stile occidentale stesse diventando più popolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle strade, non era indossato da tutti.
A partire dalla Prima guerra mondiale, l'abbigliamento occidentale si era diffuso nella maggior parte dei settori. Così, all'apertura del XX secolo, l'abito occidentale era un simbolo di dignità e di progresso sociale. Tuttavia, la grande maggioranza dei Giapponesi rimanevano fedeli ai loro costumi, in favore del più comodo kimono. L'abito occidentale fuori casa e l'abito giapponese in casa rimase la regola generale per lunghissimo tempo.
Un esempio di influenza orientale proveniente dal Giappone che si diffuse nel resto del mondo è evidente alla fine degli anni 1880. Una comune coperta di lana fu usata come scialle per le donne, e una coperta rossa fu mostrata su Vogue per l'abbigliamento invernale.
Fino agli anni 1930, la maggioranza dei giapponesi indossava il kimono, e gli indumenti occidentali erano ancora ristretti all'uso fuori casa da certe classi. I giapponesi tuttavia non hanno assorbito passivamente la moda occidentale proveniente dagli Stati Uniti d'America e dall'Europa, ma l'hanno reinterpretata e fatta propria. Nel complesso, è evidente durante tutta la storia che vi è stata più di un'influenza occidentale sulla cultura e sull'abbigliamento giapponesi. Tuttavia, il kimono tradizionale rimane una parte fondamentale del modo di vivere giapponese e lo resterà a lungo.



Abbigliamento tradizionale

Jinbei

Il jinbei o jinbee (甚平 o 甚兵衛) è un indumento tradizionale giapponese indossato dagli uomini e dai ragazzi durante l'estate. È composto da una sorta di giacca e da un paio di pantaloni abbinati.
Tradizionalmente il jinbei è fatto di canapa o cotone tinto in modo uniforme, spesso blu o verde, anche se i jinbei moderni hanno anche delle stampe o trame floreali e colorate. La parte superiore somiglia ad una giacca a maniche corte che cade sui fianchi. Si allaccia sia all'interno che all'esterno. I jinbei tradizionali vengono usati per sostituire lo yukata alle feste estive, tipicamente da uomini e ragazzi ma anche dalle giovani donne. I jinbei da donna tendono ad essere più colorati e spesso figurano stampe con l'iconografia popolare giapponese.
Oggigiorno il jinbei si usa spesso come pigiama. I jinbei moderni sono fabbricati con varie stoffe e anche con motivi stampati a fantasia. Questo modello comprende una giacca più corta, con una taglia elastica.



Jūnihitoe

Il jūnihitoe (十二単) è una tipologia estremamente elegante e complessa di kimono che veniva indossato soltanto dalle donne di corte in Giappone. È apparso intorno al X secolo, nel periodo Heian. Letteralmente il nome dell'indumento significa veste di dodici strati. Gli strati sono indumenti di seta posti uno sull'altro. Il peso complessivo dell'indumento può arrivare a venti chilogrammi.
Lo strato più interno è fatto di seta bianca ed è seguito da dieci strati di indumenti con vari nomi che vengono poi chiusi da uno strato finale o un cappotto. Gli abbinamenti e i colori degli strati del jūnihitoe sono molto importanti dato che indicano il gusto e il grado della donna. Alcuni colori hanno nomi poetici come "susino in fiore primaverile". L'unico punto in cui sono visibili tutti i vari livelli di indumenti sono le maniche e il collo.
Il movimento in questo indumento è molto limitato dato il peso. Le donne infatti talvolta dormivano nei loro jūnihitoe, usandoli come una sorta di pigiama. I vari strati potevano essere tolti o tenuti, a seconda della stagione e della temperatura. Durante il periodo Muromachi, comunque, il jūnihitoe venne ridotto a cinque strati.
Dalla fine del ventesimo secolo il jūnihitoe può essere visto soltanto nei musei o nei film. La produzione di questo indumento è pressoché cessata. Queste vesti non hanno prezzo, essendo i più costosi in assoluto tra gli abiti tradizionali giapponesi. Soltanto la casa imperiale giapponese li usa ancora in alcune importanti cerimonie. Durante il suo matrimonio la principessa Masako ha indossato un jūnihitoe; così come l'imperatrice Michiko nella cerimonia di ascesa al trono dell'imperatore Akihito nel 1990. Anche le sue dame di compagnia indossarono un jūnihitoe, sebbene in una forma modificata tipica del periodo Edo e non del periodo Heian.


Kimono

Il kimono (着物 letteralmente "cosa da indossare" e quindi "abito") è un indumento tradizionale giapponese, nonché il costume nazionale del Paese del Sol levante.
In origine il termine kimono veniva usato per ogni tipo di abito; in seguito è passato a indicare specificamente l'abito lungo portato ancor oggi da persone di entrambi i sessi e di tutte le età. Il kimono è molto simile agli abiti in uso durante la dinastia cinese Tang. Il kimono è una veste a forma di T, dalle linee dritte, che arriva fino alle caviglie, con colletto e maniche lunghe. Le maniche solitamente sono molto ampie all'altezza dei polsi, fino a mezzo metro. Tradizionalmente le donne nubili indossano kimono con maniche estremamente lunghe che arrivano fin quasi a terra, chiamato furisode. La veste è avvolta attorno al corpo, sempre con il lembo sinistro sopra quello destro (tranne che ai funerali dove avviene il contrario) e fissato da un'ampia cintura annodata sul retro chiamata obi.
I kimono per le donne tradizionalmente sono di una sola taglia e per questa ragione vengono infilati e ripiegati in modo da adattarsi alla corporatura di ciascuna persona. Oggigiorno tuttavia sia i kimono per uomini che per donne sono maggiormente disponibili in varie taglie. Per gli uomini dalla corporatura molto grande o molto pesante (ad esempio i lottatori di sumo) occorre un kimono fatto appositamente su misura.
In passato i kimono venivano completamente scuciti, in modo da poter essere lavati in pezzi singoli, dopodiché erano ricuciti insieme. I metodi di lavaggio e le stoffe moderni tuttavia hanno reso questo procedimento in gran parte superfluo. Talvolta per riporlo più facilmente si fissa con dei punti larghi e lenti una cucitura con un'impugnatura intorno al kimono ripiegato. Questo impedisce che si formino pieghe o sgualciture e contemporaneamente tiene uniti i diversi strati del kimono.
Con il tempo si sono affermate molte varianti nei colori, nelle stoffe e negli stili, anche negli accessori come l'obi.

Hakama

La hakama () è un indumento tradizionale giapponese che somiglia ad una larga gonna-pantalone o una gonna a pieghe. Originariamente soltanto gli uomini indossavano la hakama, ma oggigiorno viene portata anche dalle donne. Viene legata alla vita ed è lunga approssimativamente fino alle caviglie.
Ha acquisito la sua forma attuale durante il periodo Edo. Era tradizionalmente indossata dai nobili nel Giappone durante il medioevo e in particolare dai samurai. Fino alla Seconda guerra mondiale era perfettamente normale incontrare in pubblico uomini in hakama e haori. In seguito sempre più giapponesi scelsero l'abbigliamento occidentale per tutti i giorni.
Esistono due tipi di hakama: quelle con gambe divise, dette umanori (馬乗り, hakama per cavalcare), e quelle non divise gyōtō hakama (行灯袴). Le umanori sono divise come le gonne-pantaloni, le gyoto hakama sono invece tecnicamente delle gonne vere e proprie. La hakama ha sette pieghe, di cui cinque davanti e due dietro che rappresentano le virtù considerate essenziali dal samurai. Molti praticanti di arti marziali continuano questa tradizione, ma differenti fonti danno diversi significati a queste pieghe.
Oggigiorno, la hakama è indossata quasi esclusivamente come abbigliamento formale per le cerimonie e le visite al santuario, nella danza giapponese e da parte di artisti (prevalentemente senza gambe divise), nonché per tradizione in alcune arti marziali discendenti del bujutsu (insieme di antiche pratiche dei samurai) quali lo iaidō, il kenjutsu, il kendō, il kyūdō, il daito ryu, l'aikidō e alcune scuole di jūjutsu.

Yukata

Lo yukata (浴衣) è un indumento estivo tradizionale giapponese. Viene indossato principalmente durante gli spettacoli pirotecnici, alle feste bon-odori e ad altri eventi estivi. Lo yukata è un tipo molto informale di kimono. C'è poi un altro tipo di yukata, che ha l'utilizzo di una vestaglia e viene indossato dopo il bagno nei ryokan, gli alberghi tradizionali giapponesi. Infatti, la parola yukata significa letteralmente "abito da bagno".
L'indumento risale al periodo Heian (794-1185), quando i nobili indossavano lo yukata dopo il bagno. Durante il periodo Edo (1600-1868), invece, lo yukata veniva portato anche dai guerrieri.

Obi

L'obi ( o おび) è una fusciacca o cintura tipica giapponese indossata principalmente con i kimono e i keikogi sia da uomini che da donne.
Nacque nel periodo Kamakura (1185-1333) grazie all'abbandono da parte della donna degli hakama e dunque all'allungamento del kosode, che rimanendo aperto nella parte anteriore aveva bisogno di una cintura che lo tenesse fermo. L'obi poi si evolse durante il periodo Edo, seguendo il nuovo stile del kimono femminile: con il passare del tempo, date le proporzioni sempre più ampie dell'abito, per mantenere libertà nei movimenti le donne giapponesi fecero scivolare la cintura nella parte posteriore dell'abito, dove si standardizzò nel XX secolo.
Nelle arti marziali giapponesi (budō) l'obi è parte del keikogi (uniforme di allenamento) e serve principalmente per tenere insieme l'uwagi (giacca del vestito) e per sostenere la hakama. Nello iaidō e nel kenjutsu serve anche per portare la spada nel fodero. Inoltre in molte discipline sportive del budō indica il grado di abilità del lottatore.

Calzature tradizionali

Tabi

I tabi (足袋) sono dei calzini tradizionali di cotone giapponesi che arrivano all'altezza della caviglia e che separano l'alluce dalle altre dita del piede. Risalgono al XVI secolo ed hanno raggiunto un picco di popolarità durante il periodo Edo (1603 - 1867).
A differenza dei normali calzini, che quando indossati aderiscono perfettamente al piede perché fatti di materiale elastico, i tabi vengono tradizionalmente creati con due lembi di stoffa non elastica; hanno quindi un'apertura sul retro per permettere al piede di scivolare dentro e naturalmente dei bottoni per chiudere l'apertura. Sembra che il nome derivi dal termine tanbi, che significa "un livello di pelle". In antichità erano fatti di cuoio e venivano portati dalle classi più agiate e dai samurai
I tabi vengono indossati abitualmente, soprattutto nel periodo estivo, sia da uomini che donne con dei sandali zōri, geta o calzature analoghe. Di solito sono bianchi e vengono usati in situazioni formali come le cerimonie del tè e sono inoltre essenziali con i kimono o con costumi tradizionali simili. Talvolta gli uomini indossano dei tabi blu o neri durante i viaggi, mentre i tabi con colori più sgargianti o con delle fantasie stampate vengono indossati principalmente dalle donne.
Esistono anche dei tabi di tipo rinforzato, chiamati jika-tabi (地下足袋), ossia letteralmente "tabi che hanno contatto con il suolo", spesso anche con la suola rivestita di gomma, che si indossano senza ulteriori sandali o scarpe. Tradizionalmente questo tipo di tabi sono usati ad esempio da operai edili, falegnami, contadini o giardinieri, perché offrono un appoggio migliore degli zōri.

Zōri

Gli zōri (草履) sono dei sandali tradizionali giapponesi. Si tratta di calzature senza tacco, simili all'infradito occidentale, fatte di paglia di riso o altre fibre naturali, stoffa, legno laccato, pelle, gomma o altri materiali sintetici.
Vengono indossati con indumenti tradizionali giapponesi come il formale kimono, mentre in abbinamento con la versione più informale di quest'ultimo, lo yukata, sono preferiti i geta, un altro tipo di sandalo tradizionale giapponese. Gli zōri sono indossati con i tabi, gli appositi calzini (quando presenti, per occasioni più formali). Gli zōri con la suola ricoperta di giunco che somiglia ai materassini tatami non vengono di solito indossati con il kimono, ma sono considerati scarpe da lavoro o vengono abbinate ad un abbigliamento occidentale casual oppure ad altri indumenti tipici giapponesi come ad esempio il jinbei.

Geta

I geta (下駄) sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede. Vengono indossate con gli abiti tradizionali giapponesi, come gli yukata e meno frequentemente con i kimono, ma durante l'estate (in Giappone) vengono portate anche con abiti occidentali.
Grazie alla suola fortemente rialzata, con la neve o la pioggia, vengono preferite ad altri sandali tradizionali come gli zōri, anche perché più adatti all'ideale di pulizia e igiene personale tradizionale della cultura giapponese. Generalmente, i geta vengono portati sia senza calzini che con gli appositi calzini chiamati tabi, già visti sopra.

Waraji

I waraji (草鞋) sono dei sandali tradizionali giapponesi fatti di corda di paglia, che in passato erano la calzatura abituale per le persone comuni in Giappone. Nel corso del periodo gekokujō, che fu caratterizzato dalle guerre dei contadini, divennero popolari anche tra i samurai, nella stessa misura in cui si affermò la battaglia a piedi. Oggigiorno, i waraji vengono portati quasi soltanto dai monaci buddhisti. Vengono indossati anche con gli appositi calzini chiamati tabi.
Tradizionalmente vengono indossati facendo sì che il piede vada oltre il bordo anteriore della scarpa, così da far sporgere le dita per tre-quattro centimetri.
I waraji vengono prodotti con molti materiali diversi, come ad esempio la canapa, steli di myōga (una varietà di zenzero), fibre di palma, cotone, paglia di riso ed altro. È importante che i materiali scelti siano difficilmente deteriorabili nel tempo.
Esistono vari modi di legare le corde che vanno a fermare il piede alla suola, come le tecniche nakachi-nuki, yotsu-chigake e takano-gake. Un monaco buddhista e un contadino ad esempio le allacciano in modi differenti.

martedì 15 novembre 2016

Atemi

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Nelle arti marziali giapponesi con il termine atemi si indicano sia le tecniche di percussione sia specifici punti del corpo verso i quali devono essere portate le tecniche.
Questi punti sono anche detti punti vitali e se li si percuote si impedisce all'avversario di reagire ulteriormente. (il termine vitale non tragga in inganno: la percussione degli atemi di norma non è letale, tranne pochissimi punti raggiungibili solo da praticanti esperti).

Esecuzione

Nel judo gli atemi-waza sono divisi in due macrogruppi, a loro volta suddivisi in sottogruppi:

Ude-ate

Le Ude-ate sono le "tecniche eseguite con gli arti superiori". Si dividono in:
  • Yubisaki-ate
  • Kobushi-ate
  • Tegatana-ate
  • Hiji-ate

Ashi-ate

Le Ashi-ate sono le "tecniche eseguite con gli arti inferiori". Si dividono in:
  • Hiza-gashira-ate
  • Sekitō-ate
  • Kakato-ate

lunedì 14 novembre 2016

Date Harumune

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Date Harumune (伊達 晴宗; 1519 – 12 gennaio 1578) è stato un daimyō giapponese del periodo Sengoku.
Harumune era il figlio maggiore ed erede di Date Tanemune a cui succedette nel 1548 dopo il conflitto interno al clan chiamato Tenbun no ran. Dopo aver consolidato la sua posizione Harumune si spostò al castello di Yonezawa, che divenne la capitale del clan. Spese il suo periodo di comando per ripristinare l'influenza del clan nei territori circostanti dopo che il conflitto precedente aveva eroso la maggior parte del potere dei Date. Entrò in contrasto con il figlio Terumune, ma pur di evitare un nuovo conflitto si ritirò. Morì il 12 gennaio 1578.
Lo shōgun Ashikaga Yoshiharu gli permise di usare parte del suo nome (haru-).

domenica 13 novembre 2016

Date Hidemune

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Date Hidemune (伊達 秀宗; 11 novembre 1591 – 8 luglio 1658) è stato un daimyō giapponese della fine del periodo Sengoku e l'inizio del periodo Edo, appartenente al clan Date.
Figlio maggiore di Date Masamune nacque nel 1591 da Lady Iisaka (una concubina). Divenne maggiorenne vivendo con Toyotomi Hideyoshi e ricevette da quest'ultimo parte del suo nome quando prese il nome adulto di Hidemune. Quando Hideyoshi morì nel 1590, fu tenuto come ostaggio nella residenza di Ukita Hideie.
Pur essendo il figlio maggiore di Masamune, Hidemune non poté succedere al padre nel dominio di Sendai poiché figlio di una concubina. Masamune comunque considerò l'ipotesi di far iniziare con Hidemune un nuovo ramo familiare. Questo fu possibile nel 1614 quando padre e figlio presero parte alla campagna di Osaka; Hidemune ricevette come ricompensa il dominio di Uwajima (di 100.000 koku) che era stato garantito da Tokugawa Ieyasu a Masamune.
Hidemune prese possesso del suo feudo come daimyō e lo governò fino al suo ritiro nel 1657.

sabato 12 novembre 2016

Arti marziali miste

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Con il termine arti marziali miste (abbreviato spesso in MMA, sigla del termine inglese mixed martial arts, a volte impropriamente chiamate free fight o no holds barred e confuse con il predecessore vale tudo) si indica uno sport da combattimento a contatto pieno il cui regolamento consente l'utilizzo sia di tecniche di percussione (cioè calci, pugni, gomitate e ginocchiate), sia di tecniche di lotta (come proiezioni, leve e strangolamenti).
Il nome deriva dal fatto che queste competizioni erano in origine un confronto diretto fra discipline differenti, sebbene nel corso degli anni i praticanti abbiano progressivamente adattato le tecniche più efficienti di ogni singola arte marziale, combinando stili diversi fra loro. Per questa ragione, ad oggi le arti marziali miste si sono di fatto evolute in uno stile a sé stante, che mescola elementi di tutti gli altri.
Attualmente esistono nel mondo diverse organizzazioni di MMA professionistiche, la più famosa delle quali è la Ultimate Fighting Championship (UFC) che in ambito dilettantistico riconosce e supporta, anche a livello finanziario, l'International Mixed Martial Arts Federation (IMMAF). La Federazione Italiana Grappling Mixed Martial Arts (FIGMMA) è la sola Federazione Italiana riconosciuta ed autorizzata dall'IMMAF a disciplinare, gestire e rappresentare in Italia lo sport delle MMA. In Italia il CONI ha autorizzato la FIWUK-FIGMMA a disciplinare e gestire lo sport delle MMA.

Storia delle arti marziali miste

Gli incontri di MMA hanno sempre inizio con il combattimento in piedi, che può poi eventualmente proseguire a terra. Gli atleti possono vincere ai punti, per knock-out o per sottomissione (cioè costringendo l'avversario alla resa tramite leva o strangolamento).

Radici delle arti marziali miste

Pancrazio e storia antica

Le radici delle Arti marziali miste sono, nello spirito, le eredi della tradizione dell'antico pancrazio greco. I Greci antichi introdussero questa disciplina nei Giochi olimpici nel 648 a.C., in essa non solo si combinavano il pugilato e la lotta, ma il regolamento consentiva agli atleti di utilizzare ogni tecnica possibile per sconfiggere l'avversario, anche le più efferate, tanto che lo scontro era al limite fra disciplina sportiva e azione bellica. Il pancrazio si diffuse anche nella società romana e gli atleti greci spesso combattevano nelle arene. Successivamente, nel 393, l'imperatore Teodosio I proibì per editto le festività pagane, come i giochi olimpici, così che le discipline da combattimento antiche come i giochi circensi e lo stesso pancrazio vennero bandite. Di esso quindi si perse la memoria nel successivo medioevo, anche se è oggetto di dibattito fra gli studiosi se possa essere sopravvissuto in qualche nicchia limitata all'interno della società bizantina.

I combattimenti misti del 1900

Fino al XIX secolo non vi è notizia di competizioni sportive da combattimento con l'impiego in simultanea di tecniche pugilistiche e di lotta, ma nelle colonie del Nord America i praticanti inglesi del Lancashire catch as catch can a volte si cimentavano in scontri quasi senza regole detti rough and tumble. Nei paesi anglo-sassoni tuttavia si iniziò ad organizzare incontri, soprattutto in fiere e circhi, che impegnavano praticanti di boxe inglese contro Taekwondo oppure lottatori di varie specialità differenti. Questi incontri erano conosciuti con il termine di no-holds-barred ed erano spettacoli d'intrattenimento più che un vero e proprio sport.
Negli Stati Uniti, il primo maggiore incontro fra un pugile ed un lottatore in epoca contemporanea avvenne nel 1887, quando John L. Sullivan, l'allora campione mondiale dei pesi massimi di pugilato, salì sul ring con il suo allenatore, il campione di greco-romana William Muldoon, e fu sbattuto al suolo in due minuti. Il successivo incontro pubblicizzato avvenne nel decennio successivo, quando il futuro campione dei pesi massimi Bob Fitzsimmons sconfisse il campione europeo di lotta greco-romana Ernest Roeber. Nel 1936, il peso massimo Kingfish Levinsky e il wrestler professionista Ray Steele si incontrarono per una sfida che Steele vinse in 35 secondi.

Il Bartitsu

A cavallo fra il XIX ed il XX secolo, l'ingegnere britannico Edward William Barton-Wright offrì il suo contributo allo sviluppo di sistemi di combattimento misti. Egli non solo fu fra i primi ad introdurre in Occidente lo studio e la pratica di discipline orientali, ma dopo aver speso molti anni in oriente ed in particolare in Giappone, sviluppò l'idea che i migliori elementi delle varie arti marziali potessero essere combinati in un'unica disciplina efficace per l'auto-difesa in una società disarmata. Egli fondò un'arte marziale in cui confluivano boxe, savate, kodokan judo, jujitsu, schwingen e canne de combat, studiando attivamente sia il combattimento a distanza che ravvicinato, a mani nude o con bastoni, in piedi e a terra. La disciplina si chiamava bartitsu, fondendo il suo cognome con il termine "ju-jitsu". Il bartitsu fu la prima arte marziale conosciuta a combinare stili di combattimento europei ed asiatici. Inoltre Barton organizzò spesso in Inghilterra incontri in cui si confrontavano rappresentanti di lotta europea e campioni giapponesi. Ciò nonostante, dopo la morte di Barton, la scuola del bartitsu entrò in declino, venendo riscoperta solo nel secolo successivo.

L'influenza statunitense

Verso la fine del XIX secolo, in Giappone si diffusero incontri di combattimento interstile, conosciuti come Merikan, dallo slang giapponese per indicare un "combattimento americano". Gli incontri di merikan mettevano in competizione un lottatore asiatico, che poteva solo effettuare prese di jujitsu, contro uno occidentale che poteva colpire con pugni; ben presto praticanti di judo iniziarono a prendere il sopravvento, scoraggiando l'interesse degli statunitensi per la disciplina.
Dopo la prima guerra mondiale, gli scontri di lotta in Occidente seguivano due filoni principali. Da una parte vi erano le competizioni cosiddette "shoot", con combattimenti fisici che terminavano con la sconfitta dell'avversario; dall'altra parte le competizioni "show", in cui gli scontri seguivano coreografie trasformandosi in veri e propri spettacoli, con professionisti che erano al tempo stesso atleti e attori; da questi ultimi si sarebbe poi originato l'odierno pro wrestling.
Fra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta del XX secolo, il concetto di combinare elementi di varie arti marziali fu popolarizzato da Bruce Lee, con l'introduzione del suo jeet kune do. Lee riteneva che si dovessero usare solo le tecniche effettive in combattimento, da qualsiasi fonte provenissero: un combattente dovesse essere flessibile e adattabile come l'acqua. Egli attualizzò ciò che Barton aveva già anticipato in Inghilterra anni prima e lo portò sotto i riflettori in Nord America e poi, di riflesso, nel resto del mondo.
Queste idee furono di ispirazione per il consolidamento dell'odierno sistema di MMA, nonostante l'ambito sia diverso: la competizione agonistica per le MMA, l'autodifesa e lo street fighting per Lee, che in particolare rifiutava il confronto sportivo come fine a se stesso. Il jeet kune do fu importante anche per lo sviluppo di sistemi di arti marziali ibride. Nel 2004 il presidente dell'UFC Dana White avrebbe addirittura definito Bruce Lee il "padre delle arti marziali miste", affermando: "Se fate caso al modo in cui Bruce Lee si allenava, il modo in cui combatteva, e le varie cose che scrisse, egli disse che lo stile perfetto era il non avere stile. Si deve prendere un po' di qualcosa da tutto. Si prendono le cose buone da ogni differente disciplina, si impiega quel che funziona e getta via il resto".
Il movimento che portò definitivamente alla creazione delle attuali scene di arti marziali miste americane e giapponesi scaturisce da due sotto-culture interconnesse e da due stili di lotta: brazilian jiu-jitsu e shoot wrestling. I primi emersero negli incontri di vale tudo in Brasile, seguiti poi dagli spettacoli shooto in Giappone.

Verso il moderno sport

La famiglia Gracie

La pratica del vale tudo iniziò negli anni venti del XX secolo e divenne famosa con la "disfida dei Gracie" (o Gracie challenge) istituita da Carlos Gracie ed Hélio Gracie, poi portata avanti dai loro discendenti. I tornei di vale tudo erano combattimenti liberi e molto cruenti, il termine in portoghese infatti significa "vale tutto" e il regolamento vietava solo morsi, graffi e dita negli occhi. In questo tipo di competizione, primeggiavano due scuole: la scuola di ju-jitsu dei Gracie, per l'appunto, e quella di Luta livre. Il Brazilian Jiu Jitsu divenne rapidamente popolare per la sua efficacia, dato che i membri della famiglia Gracie si imposero spesso nei tornei. Hélio divenne la figura di riferimento, essendo il capo scuola ed il maggiore esperto nella famiglia.
Negli anni novanta suo nipote Rorion Gracie emigrò in America dove aprì le prime scuole di Jiu Jitsu brasiliano negli Stati Uniti ed organizzò lo Ultimate Fighting Championship o UFC, seguendo le regole che già erano del vale tudo. La prima edizione si tenne il 12 novembre 1993, e nacque come torneo a otto partecipanti, senza limiti di peso o tempo, con pochissime regole (niente dita negli occhi, niente morsi, i colpi ai genitali erano solo multati, si potevano liberamente dare testate e colpi ad avversari finiti a terra, ecc...), con l'intento di mettere a confronto maestri di varie discipline per dimostrare quale fosse, in teoria, "l'arte marziale finale". I primi tornei procedevano per eliminazione diretta e chi si aggiudicava la finale vinceva ben 50,000 $. Suo fratello Royce Gracie si distinse vincendo tre delle prime quattro competizioni, sconfiggendo nella prima ben tre sfidanti in meno di cinque minuti totali. La famiglia Gracie divenne una figura chiave nel circuito delle MMA e Royce con le sue vittorie diede visibilità internazionale a questa competizione, al Brazilian Jiu Jitsu e al regolamento vale tudo.

Antonio Inoki ed il wrestling giapponese

In Giappone, invece, match di pro-wrestling basati su incontri interstile, conosciuti come Ishu Kakutōgi Sen (異種格闘技戦, letteralmente "scontri di sport da combattimento eterogenei") divennero popolari con Antonio Inoki negli anni settanta. Inoki era un allievo di Rikidōzan, ma anche di Karl Gotch che allenò molti lottatori giapponesi nel catch wrestling. Egli promosse incontri detti Shoot wrestling o Shoot fighting, nei quali si distinsero campioni come Tatsumi Fujinami, Yoshiaki Fujiwara, Satoru Sayama (meglio noto come "Tiger Mask"), Masami Soranaka ed Akira Maeda, fra i più famosi lottatori professionisti giapponesi di quel periodo. Nel 1985 venne creata l'organizzazione di arti marziali miste Shooto, seguita nel 1993 dal torneo Pancrase; chiamato così in onore del pancrazio antico, anche se in realtà era una derivazione dello shoot wrestling.
Parallelamente, la diffusione dell'idea di combinare lotta e percussioni influenzò Azuma Takashi, cintura nera di karate kyokushinkai e judo, che contribuì a diffondere l'idea di confrontare e combinare più stili sviluppando alla fine del XX secolo l'arte marziale ibrida nota come daido juku kudo. Takashi attingeva a tecniche e metodi di allenamento di vari sport da combattimento, per poi organizzare incontri analoghi a quelli delle arti marziali miste (ma con alcune differenze come la presenza del gi, di caschi protettivi e di un limite di tempo per la lotta a terra). Incoraggiava i propri allievi a confrontarsi anche in altre discipline e in altri tornei.
I primi tornei di vale tudo in Giappone si tennero nel 1994 e nel 1995, sulla scia dell'UFC americano, e vennero vinti entrambi da un altro esponente della famiglia Gracie, Rickson. Nel 1997, in Giappone, l'interesse per questo sport sfocia infine nella nascita dell'organizzazione di arti marziali miste Pride Fighting Championship, attualmente la principale manifestazione dello sport assieme all'UFC.
Il termine "Mixed martial arts" venne invece coniato da Rick Blume, presidente e CEO della Battlecade, un altro torneo organizzato in Nord America dopo i primi UFC, nel 1995.


Regolamentazione: le "unified rules"

Negli anni successivi, le MMA continuarono a diffondersi e svilupparsi, arrivando ad ottenere un interesse mediatico capace di rivaleggiare con la boxe e il pro-wrestling. Anche per questo motivo, dato che i combattimenti potevano risultare troppo cruenti per un pubblico sempre più vasto, oltre che per preservare la salute degli atleti, nella UFC prima e in altre organizzazioni poi si aggiunsero progressivamente regole che limitavano i lottatori rispetto al regolamento vale tudo (che anzi spesso in molti paesi venne ritenuto alle soglie della legalità se non praticato solo in incontri clandestini), pur mantenendo le MMA lo sport da combattimento più libero e flessibile di tutti, fino a giungere agli standard attuali. I vari tornei nati dopo il 1993 erano tutti identici nella sostanza di base, ma introducevano via via piccole differenze nelle regole che li differenziavano fra loro. In quasi tutti gli stati americani per esempio divennero illegali competizioni di sport da combattimento che non presentassero categorie di peso, protezioni minime e limiti di tempo, perciò i tornei di MMA si dovettero adeguare, allontanandosi dal formato che era stato voluto dai Gracie per i primi UFC.
Nell'aprile del 2000, la California State Athletic Commission, votò all'unanimità per una serie di regolamentazioni che divennero poi la base per le Regole Unificate delle Arti Marziali Miste (Unified Rules of Mixed Martial Arts). Tuttavia quando la legislazione fu sottoposta ad analisi giuridica, si determinò che lo sport era al di fuori della giurisdizione della CSAC, rendendo il voto superfluo. Nel settembre del 2000, la New Jersey State Athletic Control Board iniziò a consentire che si svolgessero incontri nel New Jersey. L'intento era di osservarli direttamente per raccogliere informazioni sufficienti a stabilire un comprensivo set di regole per regolamentare effettivamente lo sport. Il 3 aprile 2001, la NJSACB ordinò un meeting per discutere di ciò nel tentativo di unire le miriadi di regolamentazioni che sono state utilizzate negli anni dalle differenti organizzazioni di arti marziali miste. Le già proposte regole unificate vennero accolte dal NJSACB, diversi altri corpi regolamentativi, numerosi promotori di eventi di arti marziali miste e altre fazioni interessate nel circuito. Alla conclusione del meeting, tutte le parti si accordarono su di un set unificato di regole per governare lo sport delle mixed martial arts. Le regole adottate dal NJSACB sono diventate de facto il set standard di regole per incontri professionistici di arti marziali miste in Nord America. Nel 2009, una mozione fu effettuata all'annuale incontro della Association of Boxing Commissions per adottare queste regole sotto il nome di "Unified Rules of Mixed Martial Arts". La mozione passò all'unanimità.
Al giorno d'oggi, quindi, parlare di MMA significa specificatamente parlare delle regole unificate (unified rules) e di ogni torneo, gara o incontro combattuto secondo le sue specifiche (con minime variazioni), sebbene diverse ed importanti organizzazioni non statunitensi tuttora utilizzano differenti set di regole come il regolamento Pride o le regole globali (global fight rules).

Crescita mediatica

Lo sport ha raggiunto un nuovo picco di popolarità nel dicembre del 2006 in Nord America durante l'UFC 66 nel combattimento fra l'allora campione dei pesi mediomassimi Chuck Liddell e il precedente campione Tito Ortiz, rivaleggiando le vendite PPV di alcuni dei più grandi incontri di arti marziali miste di sempre, e aiutando la PPV dell'UFC del 2006 a sorpassare quelle di qualsiasi altra promozione PPV nella storia.
Nel 2007, la Zuffa, promotore dei marchi UFC MMA promotion, comprò il brand rivale giapponese Pride FC, fondendo i lottatori sotto contratto in un'unica organizzazione e tracciando paragoni con i consolidamenti avvenuti in altri sport, come la fusione fra AFL e NFL avvenuta nel football americano.
Da quando c'è stata l'esplosione dell'UFC nei media mainstream nel 2006 e dopo la fusione nel 2007 con il Pride e il conseguente acquisto del WEC, poche compagnie hanno presentato competizione.
Tuttavia numerose organizzazioni hanno promosso spettacoli significativi nel rivaleggiare con l'UFC, tra queste vi erano Strikeforce, Bellator, Dream, IFL ed EliteXC.
Il 30 aprile 2011, a Toronto, Ontario, Canada l'UFC stabilì un nuovo record di pubblico con l'UFC 129 portando 55,724 spettatori al Rogers Centre, l'evento segnò anche il record di incasso nelle MMA che è ammontato a $ 12,075,000, il più alto ingaggio a Toronto per qualsiasi evento. L'UFC 129 potrebbe detenere anche il record per l'intero Canada, tuttavia non sono contati gli introiti per le Olimpiadi invernali del 2010.

Sviluppo dei combattimenti

Come risultato dell'incrementato numero di praticanti, campi di allenamento organizzati, diffusione di informazioni e moderna chinesiologia, la comprensione dell'efficacia in combattimento di differenti strategie è stata notevolmente aumentata. Il commentatore UFC Joe Rogan affermò che le arti marziali si sono evolute di più negli anni successivi al 1993 che nei 700 anni precedenti.
L'alto profilo delle moderne promozioni di MMA come l'UFC e il Pride hanno stimolato uno sviluppo accelerato di questo sport. I primi anni '90 videro una larga varietà di stili tradizionali competere negli incontri. Ad ogni modo, le prime edizioni videro differenti livelli di successo fra le varie discipline. Le arti marziali miste quindi fin dai primi tornei di UFC hanno dato la scintilla ad una generale evoluzione negli stili dei combattento: quando vennero indetti, infatti, il panorama mondiale delle arti marziali venne scosso dalla messa in luce di tattiche, strategie e impostazioni che localmente erano già diffuse da tanto tempo (soprattutto nei vale tudo) ma che internazionalmente erano ancora terreno fertile di scoperta, studio e applicazione. La ribalta delle arti marziali miste provocò l'evoluzione dei metodi di allenamento e degli stili di combattimento di atleti e marzialisti che volevano confrontarsi in questi tornei aperti, facendo emergere soprattutto la necessità di imparare tipologie diverse di confronto.
L'esito dei primi tornei dell'UFC faceva sembrar sì che la maggior parte dei combattimenti venissero risolti nella lotta a terra, il che metteva in svantaggio i praticanti di arti basate principalmente sulle percussioni (detti "strikers") nei confronti di coloro che si specializzavano nella lotta a terra (detti "grapplers"). I membri della famiglia Gracie, particolari specialisti di questo tipo di combattimento e già da decenni esperti interpreti del formato del vale tudo (come lo erano i primi UFC) e dell'incrociare stili diversi, non ebbero difficoltà ad imporsi rapidamente contro avversari praticanti di una sola disciplina pura e che spesso non avevano esperienza nell'affrontare un avversario esperto in prese e leve, quando non ignoravano letteralmente cosa aspettarsi e quali risposte dare a simili iniziative.
Successivamente furono i praticanti americani di lotta olimpica a dominare, essi sfruttavano la loro superiorità nella lotta in piedi e l'eccellente preparazione atletica per atterrare l'avversario, bloccarlo al suolo e da lì costringerlo alla resa anche solo mettendolo KO semplicemente scaricando pugni da una posizione di netto vantaggio (un metodo detto "ground and pound", ovvero "atterralo e colpiscilo"). Wrestlers come Dan Severn, Don Frye e Mark Coleman furono fra i pionieri nell'UFC di questa tattica. I lottatori olimpici vinsero il maggior numero di tornei UFC senza regole (1-12), conquistando ben sei edizioni delle dodici totali. Nei tornei giapponesi invece ottenevano abbastanza successo gli shoot wrestlers che offrivano una buona combinazione di tecniche di lotta libera e di catch wrestling. Divenne quindi importante per un combattente versatile ed efficiente lo studio della lotta ed in particolare di uno stile che contemplasse tecniche di sottomissione. Il rilievo che ebbe nei tornei di MMA ha addirittura contribuito a codificare una nuova disciplina sportiva internazionale (ora riconosciuto dalla Federazione Internazionale delle Lotte Associate) detta semplicemente submission wrestling o submission grappling che non ammette techniche pugilistiche o di calci ma che permette le tecniche di lotta e le techniche di sottomissione usate nelle arti marziali miste, senza l'utilizzo del gi.
Alla fine degli anni novanta gli "strikers" impararono a prevenire l'atterramento e divennero più esperti nella lotta a terra, riuscendo più spesso a continuare a combattere in piedi. La palestra Chute Boxe in Brasile produsse molti campioni che si imposero adattando le tecniche di muay thai alla realtà del combattimento stile MMA. Esempi degli atleti di chute boxe sono Wanderlei Silva ed Anderson Silva. In contrapposizione al ground and pound si diffuse anche lo "sprawl and brawl" (ovvero "stai in piedi ed azzuffati"). Lo studio di tecniche di percussione, sia sulla distanza lunga (semplici calci e pugni) sia soprattutto su quella corta (gomiti e ginocchiate, in particolare in fase di contatto detta clinching) riacquistò così notevole importanza, anche se in alcuni tornei risultò minore poiché il regolamento proibiva in parte o del tutto le tecniche più pericolose come le gomitate o i calci a terra.
Per questi motivi, se all'inizio nei tornei di MMA si confrontavano rappresentanti di singole scuole con le loro proprie metodologie ed impostazioni (spesso adattate ad un tipo di confronto che prevedeva regole, obiettivi e necessità differenti), al giorno d'oggi chi si cimenta nelle arti marziali miste è quasi sempre indotto o tenuto a studiare differenti discipline, sia per eseguire al meglio nello scambio di colpi, sia per padroneggiare appieno le fasi di lotta. Questa pratica viene detta "cross-training", cioè allenamento incrociato, ad indicare che un atleta pratica contemporaneamente più sport da combattimento dai quali attinge quel bagagliaio di tecniche ed esperienza specifico per confrontarsi nelle modalità espresse delle MMA. Soprattutto dopo l'avvento del XXI secolo si sono inoltre diffusi corsi sportivi specifici di MMA, nei quali cioè non si studiano separatamente vari settori (es. percussioni con guantoni, percussioni a mani nude, lotta in piedi, lotta a terra ecc.) ma l'allenamento prevede direttamente lo studio e la pratica del tipo di incontro che si verifica nelle MMA, e quindi una fase pugilistica con guantini, una fase di contatto e una di lotta al suolo in cui è previsto lo scambio di colpi; il tutto secondo uno stile oramai a sé stante, diverso quindi da quello che può avere chi compete specificatamente per incontri di una particolare specialità.
A partire dagli ultimi anni '90 sia gli strikers che i grapplers hanno avuto successo nelle MMA anche se al giorno d'oggi è raro vedere un combattente non allenato sia nelle percussioni che nella lotta raggiungere alti livelli di competizione. In genere le discipline più allenate per studiare i vari aspetti del combattimento sono la lotta olimpica, la muay thai, il submission grappling, il brazilian jiu-jitsu, la kickboxing e la boxe, tuttavia capita che alcuni atleti provegano da altri stili come il judo, il taekwondo, il karate kyokushinkai, il sambo e il sanda.
Nel novembre 2005, il riconoscimento dell'efficacia delle arti marziali miste come pratica sportiva da combattimento arrivò quando l'Esercito degli Stati Uniti la inserì all'interno dei primi annuali tornei intramilitari dell'Army Combatives Championships organizzati dalla US Army Combatives School.


Principali organizzazioni ed enti

Attualmente esistono nel mondo diverse organizzazioni di MMA professionistiche, la più famosa e prestigiosa delle quali è la Ultimate Fighting Championship (UFC) creata nel 1993.
L'UFC riconosce e supporta, anche a livello finanziario, l'IMMAF che promuove le MMA dilettantistiche e che in Italia riconosce la Federazione Italiana Grappling Mixed Martial Arts (FIGMMA).




Regolamento

Set di regole presenti

  • Regole Unificate
Le Unified Rules of Mixed Martial Arts sono allo stato attuale le regole più diffuse al mondo nelle MMA. Nate negli Stati Uniti, vennero redatte dalla commissione atletica della California, codificate dalla commissione atletica del New Jersey nel 2000 e adottate dalla commissione atletica del Nevada nel 2001.
Alcune delle regole più rilevanti sono:
  • ogni round ha una durata di 5 minuti con 1 minuto di pausa fra i round; i match si svolgono sulla durata dei 3 round, in caso di match per il titolo ogni match ha una durata di 5 round
  • tutti gli atleti dovranno combattere con dei pantaloncini approvati dalla commissione; non sono ammesse scarpe, magliette, gi o pantaloni lunghi
  • 3 giudici giudicheranno ogni round ed il vincitore di ognuno riceverà 10 punti, il perdente 9 o meno; se il round è pari ogni atleta riceverà 10 punti
  • la categoria dei pesi massimi ha un limite massimo di peso di 265 libbre (circa 120 kg)
  • le gomitate sono ammesse purché non si colpisca di punta con un movimento discendente 12-6
  • sono vietati calci e ginocchiate alla testa di un avversario a terra
    Regole Pride FC
La prestigiosa promozione giapponese Pride FC, attiva dal 1997 al 2007, era nota anche per l'utilizzo di un set di regole totalmente differente da quelle in vigore negli Stati Uniti.
Successivamente al fallimento e alla chiusura avvenuti nel 2007 alcune organizzazioni di rilievo come la russa M-1 Global hanno proseguito utilizzando tale regolamento, sebbene anche quest'ultima negli anni a seguire abbandonò le regole Pride, mentre altre utilizzano una forma modificata del regolamento come quella della promozione croata FFC.
Alcune delle regole più rilevanti sono:
  • il primo round ha una durata di 10 minuti mentre i successivi due round durano 5 minuti, vi sono 2 minuti di pausa fra i round; i match validi per un torneo ad eliminazione diretta sono composti da soli 2 round
  • gli atleti possono opzionalmente vestire scarpe da lotta, gi o pantaloni lunghi
  • 3 giudici giudicheranno l'incontro valutandolo nell'intera durata dello stesso e quindi non assegnando un punteggio per ogni round
  • la categoria dei pesi massimi raggruppa tutti i lottatori sopra i 93 kg di peso senza limite massimo
  • sono vietate gomitate dirette al volto e alla testa dell'avversario
  • sono ammessi calci, pestoni e ginocchiate alla testa di un avversario a terra
    Regole Globali
Le Global Fight Rules sono un set di regole che mescola elementi delle Regole Unificate con elementi del regolamento Pride.
Sono in vigore in alcune promozioni europee ed asiatiche, tra le quali la più nota è la singaporiana ONE FC, e godono dell'appoggio dell'ISKA.
Alcune delle regole più rilevanti sono:
  • ogni round ha una durata di 5 minuti con 1 minuto di pausa fra i round; i match si svolgono sulla durata dei 3 round, in caso di match per il titolo ogni match ha una durata di 5 round
  • 3 giudici giudicheranno l'incontro valutandolo nell'intera durata dello stesso e quindi non assegnando un punteggio per ogni round
  • le gomitate a volto e testa sono ammesse
  • la testa dell'avversario a terra può essere colpita con calci e ginocchiate ma non con pestoni discendenti

Sicurezza nelle MMA

Per quanto riguarda la sicurezza degli atleti, le statistiche dimostrano che la frequenza di KO nelle competizioni di MMA è più bassa rispetto alle competizioni di boxe e, da studi effettuati dall'Università Johns Hopkins, è risultato che nelle competizioni di MMA vi è un minore rischio di lesioni traumatiche al cervello rispetto ad altri sport da combattimento che prevedono colpi alla testa.
Oggigiorno le competizioni di arti marziali miste si svolgono in una maggiore sicurezza rispetto al passato: prima, infatti, le regole erano molto poche, era ammesso quasi ogni tipo di colpo o di tecnica (nella fattispecie, gli unici colpi vietati erano quelli ritenuti "sleali": colpi ai genitali e dita negli occhi) e l'unica "protezione" che veniva usata erano i guanti (in alcuni casi, nemmeno quelli). Adesso invece prima di ogni incontro un team specializzato di medici spalma sul viso dei due combattenti una particolare pomata che serve a chiudere (in maniera molto sommaria) i tagli che possono verificarsi sul volto; inoltre nell'intervallo tra un round e l'altro i medici devono controllare le condizioni dei lottatori e fermare l'incontro se ritengono che uno di loro non sia nelle condizioni fisiche di continuare il match. Per quanto riguarda le protezioni, è obbligatorio l'uso di un paradenti, bendaggi sotto guanto e sospensorio. Alcuni colpi sono vietati e per questo il concetto di combattimento vero e proprio ne risulta un po' snaturato: a seconda del set di regole utilizzato può essere vietato dare una ginocchiata in volto all'avversario se questi si trova a terra o in ginocchio (cosa che per molti combattenti risulterebbe quasi istintivo fare), e in generale non è permesso colpire alla schiena o dietro la testa, per questo alle volte un lottatore non si preoccupa troppo di esporre questi punti, cosa che invece in un combattimento reale risulterebbe fatale. A onor di ciò, il termine tecnico che si usa per indicare due lottatori che si affrontano è match (ovvero abbinamento/incontro), anche se spesso i telecronisti, per far scaldare il pubblico usano il termine fight (combattimento).
Ciò nonostante le MMA riscuotono grande successo: basti guardare un qualsiasi evento UFC o i passati eventi Pride, dove vi sono migliaia di spettatori ad incontro, ed i prezzi dei biglietti non sono sempre economici. I lottatori, inoltre, benché limitati da regole nel combattimento, sono comunque atleti di altissimo livello e intraprendono dure sessioni di allenamento prima di ogni match.
Un'altra regola fondamentale è che i lottatori devono essere dello stesso peso (o quasi), per garantire questo esistono infatti delle categorie di peso che cambiano di federazione in federazione.
Nelle federazioni femminili sono parecchio diffuse categorie di peso come i pesi paglia (Strawweight, fino alle 115 lb, ovvero 52 kg) e i pesi atomo (Atomweight, fino alle 105 lb, ovvero 48 kg). Sono frequenti incontri di catchweight, ovvero dove due contendenti appartenenti a categorie di peso differenti si accordano su un peso limite che possa soddisfare entrambi. In alcune federazioni la divisione dei pesi massimi raggruppa tutti i lottatori dai 93 kg di peso in su senza limite massimo; in passato erano frequenti incontri openweight, ovvero sfide tra lottatori di qualsiasi peso senza limiti imposti.
Il concetto di arti marziali miste si può riassumere nel pensiero di Bruce Lee: "il miglior combattente non è un pugile, un karateka o un judoka. Il miglior combattente è qualcuno che si può adattare a qualsiasi stile di combattimento".
Un atleta di MMA quasi sempre si allena in più di una disciplina, per essere preparato alla varietà di stili di lotta che ogni avversario diverso può utilizzare; in linea generale ci si allena in almeno una disciplina di "striking" (dove si usano le percussioni), prevalentemente pugilato e kickboxing, oppure anche muay thai, taekwondo, ecc. e una di "grappling" (dove si usano le prese), quali lotta libera, grappling, jiu jitsu brasiliano senza gi.

MMA dilettantistiche

Le MMA in Italia sono rappresentate dalla FIGMMA e prevedono il contatto pieno e il KO, ma hanno delle regole più restrittive rispetto alle MMA professionistiche, tra cui l'uso obbligatorio di equipaggiamento protettivo (paratibie e guanti a dita scoperte leggermente più imbottiti rispetto a quelli dei professionisti) e il divieto di colpire con ginocchiate alla testa e con gomitate. La FIGMMA dal 2009 organizza ogni anno il Campionato Italiano e la Coppa Italia in cui si selezionano gli atleti da convocare nella Nazionale Italiana per partecipare al Campionato Europeo e Mondiale di MMA dell'IMMAF. In Italia il CONI ha riconosciuto in un primo momento la FIJLKAM-FIGMMA per gestire le MMA in Italia, mentre in un secondo momento l'incarico è passato alla FIWUK, che ha a sua volta delegato la FIGMMA. Attualmente la FIGMMA è riconosciuta e supportata da entrambe le federazioni, gestendo per conto della FIJLKAM il grappling, mentre per conto della FIWUK le MMA.
In Italia i primi a proporre le MMA in forma dilettantistica in versione "light" (a contatto leggero e senza KO) sono stati gli organizzatori di MMA Italy. Il regolamento di MMA-Italy prevede maggiori restrizioni e più protezioni rispetto alla versione professionistica, anch'essa proposta dagli stessi organizzatori. Dal 2004 esiste anche un campionato nazionale a contatto leggero creato da Mma-italy. Nella versione light (a contatto leggero) alcune protezioni sono obbligatorie (guanti, paratibie, conchiglia, paradenti) mentre altre sono facoltative (corpetto, caschetto protettivo, ecc...). Si vince per sottomissione o ai punti e non è previsto il knockout (KO). Da settembre 2017 MMA-Italy é entrata in FIGMMA ed ha realizzato insieme ad essa un nuovo regolamento per il contatto leggero denominato MMA-Safe; il regolamento MMA-Safe é stato inaugurato alla Coppa Italia FIGMMA 2017. Dal 2014 MMA Italy Propone Match a contatto pieno Dilettantistici ove è previsto il KO utilizzando il regolamento MMA dilettantistiche più utilizzato al mondo. Nella stagione sportiva 2016-2017 Gli stessi promoter hanno creato un nuovo circuito per gli atleti dilettanti chiamato MMA LEAGUE AMATEUR (MLA). Nel quale gli atleti che ne prendono parte entrano a far parte di una classifica che consentirà loro di avere una chance per la cintura di categoria arrivandone ai vertici. In Questa Versione,sono previste delle regole più restrittive rispetto alle MMA professionistiche, oltre all'uso obbligatorio di protezioni (paratibie e guanti a dita scoperte leggermente più imbottiti rispetto a quelli dei professionisti) e il divieto di colpire con ginocchiate alla testa e con gomitate, oltre al divieto di utilizzare alcuni tipi di finalizzazioni pericolose tra cui quelle che interessano la parte cervicale e leva in torsione al perone (Heel Hook). Tutte le attività MMA ITALY (MLA) comprese il circuito MMA LEAGUE AMATEUR (MLA) dal mese di settembre 2017 fanno parte della FIGMMA.
La World MMA Association, di cui è presidente Fedor Emelianenko, in Italia è rappresentata da Fight1, che organizza un regolare Campionato Nazionale e ha una squadra azzurra di cui è Direttore Tecnico Davide Ferretti, che compete nel circuito dei campionati Europei e Mondiali WMMAA. Fight1 promuove per la WMMAA in Italia anche un innovativo programma di insegnamento per i bambini.

Le MMA professionistiche in Italia

Benché come disciplina sportiva fortemente di nicchia, le MMA erano presenti in Italia già dagli anni novanta ma generalmente venivano chiamate Free Fight: tra gli eventi più importanti che si sono svolti nel Bel Paese vi è il primo torneo Oktagon del 1996, il quale prevedeva l'utilizzo di guantoni da boxe ed un regolamento simile a quello di organizzazioni giapponesi come Pancrase e Rings con tanto di conta fino al 10 in caso knockdown.
Dalla fine degli anni 2000 in Italia si è assistito anche ad uno sviluppo delle arti marziali miste professionistiche, sia nelle categorie di peso maschili, sia in quelle femminili. Nascevano così in quegli anni gruppi di organizzatori e promozioni che si occupavano, e molte se ne occupano anche oggi, di realizzare matchmaking o eventi di MMA anche in Italia. Tra le varie promozioni che nacquero in Italia, sicuramente gli organizzatori di MMA ITALY, fu una delle prime organizzazioni ad occuparsi in Italia del matchmaking di incontri Pro di MMA da inserire in galà di sport da combattimento di altre discipline e tuttora lo sta ancora facendo. Nel giro di un anno, riuscirono a promuovere e collaborare con alcuni sponsor cominciando anche a realizzare eventi di sole Arti Marziali Miste. Tra gli eventi più importanti vanno ricordati: Mix Fighting Fever la cui prima edizione fu nel 2003, la Golden League dal 2008 ad oggi gestita per quel che riguarda le MMA, l'evento Fighter of The Ring che si è svolto a Biella dal 2008 al 2012, Destroyer: MMA on cage 17 dicembre 2011 in Provincia di Treviso, la Power Nation Fighting Championship dal 2011 con sede a Pordenone in Friuli V.G., ancora attiva anche fuori regione, l'evento Hip Hop In the Cage 18 febbraio 2012 a Genova o il torneo Strong & Unbreakable suddiviso su quattro eventi tra marzo e giugno 2012 presentando fightcards con 15 match ad evento e ancora il circuito Bj Tournament la cui prima edizione risale al 18 giugno 2011 e che collabora anche col circuito professionistico Heroes Fighting Championship la cui prima edizione è del 14 luglio 2012 a Pavia, Ancora oggi MMA Italy Organizza Eventi con Match Dilettantistici e Professionisti. Con il tempo sono succedute altre promozioni, alcune ancora attive ed altre ormai defunte, tra queste Milano in the Cage, il cui primo evento si svolse a Sesto San Giovanni il 7 maggio 2011, l'Xtreme Combat Italia di Roma (abbreviata in XC-1), la livornese La resa dei conti, il circuito Born to fight, la Pancration Fighting Championships e le promotion romane Ronin Fighting Championships, Impera FC e STORM. Una categoria a cui bisogna tenere conto è quella delle giovani speranze appartenenti alla F.F.C e S.F.C supervisionati dalla WTKA. I campioni di tale categoria sono Mario Rossi (1º posto, imbattuto da 10 anni), Mattia Chiarani(2º posto) e Trevisan Simone (3º posto).
Nel 2012 la FIGMMA ha aperto il Settore Professionisti al fine di dare uniformità alle regole dei combattimenti, di garantire la sicurezza degli atleti e di aiutare la promozione delle MMA con regolamento PRO in un contesto legale e riconosciuto.
Di recente si cominciano a vedere alcuni risultati tangibili a livello internazionale: il sito fightmatrix.com, che stila delle ampie classifiche dei migliori lottatori del mondo per ogni categoria di peso grazie a degli algoritmi sui risultati ottenuti dal singolo atleta e dal rilievo delle organizzazioni nelle quali combatte, nel febbraio 2012 elencava solamente tre italiani tra i primi 250 pesi medi al mondo (Alessio Sakara il più quotato, classificato 41-esimo) e uno tra i primi 300 pesi leggeri, e nessuno di questi era ancora imbattuto; solamente nel 2014 l'atleta del Bellator Annalisa Bucci riuscì a raggiungere la posizione numero 5 della classifica dei pesi piuma femminili. Dal 2017 si rilevano maggiori presenze di atleti italiani o stranieri attivi in Italia, tra cui Marvin Vettori posizionato al 55° posto nei pesi medi e Mara Romero Borella, al 17° posto nei Flyweight femminili.
Dal 2012 grande rilievo alla disciplina è stato dato dalla Kombat League che ha promosso eventi in tutto il territorio nazionale, grazie alle collaborazioni internazionali gli atleti KL hanno potuto disputare decine di match in vari stati esteri, conquistando importanti vittorie. Attualmente la Kombat League ha lanciato la Promotion Magnum FC grazie alla collaborazione con il campione internazionale Michele Verginelli che ricordiamo essere stato il primo italiano a praticare le MMA fin dal 1998 quando ancora si combattevano a mani nude. Negli anni a seguire il movimento crebbe e nel 2014 l'evento Slam FC 6: Malebolge raggiunse quasi il limite di capienza del Teatro Obihall di Firenze nel quale era ospitato.
Tornando alle Promotion patrocinate da FIGMMA , tra il 2015 ed il 2017 vi é stata una crescita nella qualità degli eventi offerti al pubblico; la prima Promotion ad alzare gli standard é stata la Venator Fighting Championship (Venator F.C.), sigla con sede in Svizzera, di proprietà di Francesco Merenda, che insieme al telecronista di Fox Sports Italia Alex Dandi, ha realizzato un reality format "guerrieri italiani" andato in onda sulla piattaforma Sky e culminato con la finale alla Unipol Arena di Bologna il 30 maggio 2015. Il 21 maggio 2016 a Milano Venator F.C. ha presentato la card internazionale più ricca di sempre con un grosso numero di atleti ex UFC, nel 2017 si sono visti altri due eventi molto interessanti dove si é dato ampio spazio anche alla musica ed alla coreografia e cioè "The Golden Cage", promotion con sede a Milano che ha tra i suoi fondatori anche il famoso rapper Francesco Vigorelli, detto Jack la Furia, che il 13 maggio 2017 ha coinvolto alcuni dei più noti rapper italiani che si sono esibiti direttamente nella gabbia davanti al oltre 2300 persone di pubblico. Il 28 luglio 2017 all'Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro con l'organizzazione PNFC (Power Nation Fighting Championship) si é svolto il "Fight Gala Rock", evento internazionale che ha visto le MMA accompagnate da famosi D.J..



Legalizzazione delle MMA professionistiche nel mondo

  • Australia
In alcuni stati dell'Australia come Victoria e Australia Occidentale è vietato l'utilizzo della gabbia nelle MMA.
  • Canada
Il Canada inizialmente vietava la disciplina delle MMA, e con il tempo lasciò potere decisionale alle commissioni atletiche delle singole province, alcune delle quali legalizzarono lo sport; dal 2013 le MMA sono considerate legali a tutti gli effetti nell'intera nazione.

  • Cina
In Cina le MMA professionistiche vengono praticate regolarmente ed esistono diverse organizzazioni atte a promuovere lo sport; nonostante ciò l'UFC dirottò la propria scelta nell'organizzare gli eventi ufficiali a Macao e non in Cina per motivi legati al veto cinese sul gioco d'azzardo.

  • Francia
Nell'appoggiare i vani tentativi da parte dell'UFC di organizzare un evento in Francia diversi editori internazionali hanno più volte dichiarato che in tale nazione le MMA sono vietate: in realtà le MMA professionistiche sono legali e regolarizzate in Francia dal 2008 con promozioni come 100% Fight che da allora organizzano costantemente eventi su suolo francese, ma il regolamento vieta i colpi diretti ad un avversario a terra, rendendo quindi inutilizzabili tecniche caratteristiche delle MMA moderne come il ground and pound; inoltre lo sport nel paese viene generalmente chiamato pancrazio e viene spesso citato come sport a sé stante, ma in realtà i risultati dei circuiti francesi di Pancrace vengono registrati ufficialmente come risultati di MMA.

  • Germania
Il secondo evento organizzato dall'UFC su suolo tedesco, ovvero UFC 122: Marquardt vs. Okami del novembre 2010, venne aspramente criticato dalla stampa locale per il contenuto violento e non venne trasmesso sui canali tedeschi; l'UFC tornò comunque una terza volta in Germania nel 2014.
  • Norvegia
In Norvegia qualsiasi sport professionistico che prevede il knock-out come metodo per ottenere una vittoria è considerato illegale, includendo di conseguenza le MMA ma anche il pugilato.
  • Stati Uniti
In alcuni stati degli USA le MMA professionistiche non sono regolamentate e, in generale, sono vietate: tra gli stati che prevedono il divieto spicca New York.
  • Svezia
In Svezia le MMA conobbero un notevole sviluppo a partire dai primi anni 2010 grazie anche a vari talenti locali che si misero in luce a livello internazionale, e di conseguenza diverse promozioni estere si interessarono al paese scandinavo per organizzare eventi sul luogo; in Svezia le MMA sono regolate dalla federazione SMMAF, la quale si dimostrò rigida nel valutare determinati incontri come non equilibrati per la differenza di valori degli atleti in gioco, imponendo l'annullamento degli stessi: fu così che la federazione annullò un intero evento dell'organizzazione britannica Cage Warriors ed un incontro anche dell'UFC nell'evento UFC Fight Night: Nelson vs. Story.
  • Thailandia
Tra il 2012 ed il 2013 le autorità sportive thailandesi vietarono le competizioni di MMA per poi legalizzarle nuovamente.

Le MMA femminili

Benché principalmente note per gli atleti maschi, le arti marziali miste femminili (anche abbreviate in WMMA, sigla della dicitura inglese Women's Mixed Martial Arts) già dagli anni 2000 vantano un rilievo crescente, nonché promozioni di soli combattimenti tra femmine.
Il Giappone può essere definito il paese d'origine delle WMMA, dato che si hanno riscontri di competizioni femminili già dagli anni novanta, e la prima organizzazione di soli combattimenti tra donne è stata proprio la nipponica Smackgirl, attiva dal 2001 al 2008, già erede della ReMix e sostituita dalla promozione Jewels.
È da ricordare che il primo evento di MMA che si ricordi su suolo europeo, ovvero White Dragon: Day One del 21 ottobre 1993 tenutosi a Riga in Lettonia, fu caratterizzato proprio da un incontro di MMA femminili tra Alena Lediayeva e Olga Troyan. Inoltre anche il primo evento organizzato dall'importante promozione russa M-1 Global, svoltosi il 1º novembre 1997 a San Pietroburgo, presentò ben due incontri di WMMA.
Alcune lottatrici divennero celebrità al livello delle idol, e nei primi anni 2010 si assistette ad un fenomeno simile negli Stati Uniti grazie a organizzazioni come Strikeforce e Bellator che in contemporanea promuovevano incontri di ambo i sessi. Da citare senza dubbio Megumi Fujii, considerata da molti la lottatrice più forte di sempre, e Gina Carano, che riuscì a portare alla ribalta le WMMA negli Stati Uniti.
La svolta definitiva per le WMMA statunitensi avvenne nel 2012 con l'arrivo della stella delle arti marziali miste femminili Ronda Rousey, la quale divenne campionessa Strikeforce e riuscì a portare le WMMA su un elevato livello di esposizione mediatica, a tal punto che la celebre promozione UFC decise di aprire le porte al gentil sesso con una divisione dei pesi gallo femminili totalmente incentrata sulla ex judoka Rousey; lo stesso anno si assistette alla nascita dell'Invicta FC, ovvero la prima promozione statunitense di sole lottatrici femmine, la quale in breve tempo riuscì a catalizzare buona parte dei migliori talenti di ogni categoria di peso, grazie anche all'imminente chiusura della Strikeforce avvenuta nel 2013.
Gli incontri tra femmine in passato differivano nelle regole rispetto alle sfide tra maschi: in alcune promozioni il ground and pound era limitato ad alcune decine di secondi o addirittura vietato, in altre i round erano più brevi oppure le classi di peso variavano totalmente rispetto ai maschi.
In Giappone e non solo si è spesso dibattuto riguardo ad una possibile discriminazione nei confronti delle arti marziali miste femminili, o al semplice fatto che l'interesse verso di esse fosse crescente non tanto per il livello dei combattimenti ma per il fatto di vedere delle ragazze combattere; nel 2004 il lottatore Takumi Yano, attivo nella promozione Pancrase, si rifiutò di combattere come forma di protesta alla presenza di combattimenti femminili nel medesimo evento.



Terminologia

  • Clinch: viene così definita una fase del combattimento durante la quale i due contendenti si immobilizzano afferrandosi in piedi, allo scopo di impedire all'avversario di portare colpi efficaci o anche per poi effettuare una transizione passando ad una fase di lotta a terra grazie ad una proiezione; un tipo di clinch molto efficace ed utilizzato, in particolare dai lottatori allenati nel muay thai, è quello effettuato afferrando l'avversario dalla nuca.
  • Ground and pound: tecnica essenziale delle arti marziali miste moderne, il ground and pound consiste nell'ottenere una posizione dominante sull'avversario a terra e nel colpirlo ripetutamente con pugni, gomitate e ginocchiate; in genere è una tecnica base di quei lottatori ben allenati nelle proiezioni e che sanno difendersi dalle tecniche di sottomissione, come wrestler e judoka.
  • Sprawl and brawl: tecnica molto utilizzata dagli striker, nella quale si colpisce efficacemente e contemporaneamente si cerca in tutti i modi di evitare la lotta a terra.
  • Takedown: tecnica di proiezione dell'avversario a terra, generalmente effettuata sulle gambe o sul busto del rivale: per questo si differenzia dalle proiezioni tipiche del judo, tipo il nage waza.
  • Striker: viene così definito un lottatore principalmente allenato ed abile nelle tecniche di percussione, come il karate, il kickboxing o il muay thai.
  • Grappler: viene così definito un lottatore esperto nel grappling e nella lotta a terra, in genere allenato in discipline come jiu jitsu brasiliano o sambo.
  • Wrestler: viene così definito un lottatore, generalmente esperto di lotta libera o lotta greco-romana, che fa delle proiezioni a terra e del top-control le sue armi migliori.
  • Tap out: azione effettuata da un lottatore consistente nel battere una delle mani ripetutamente a terra o sull'avversario allo scopo di dichiarare la propria resa, generalmente a causa di una presa di sottomissione o di un infortunio; può essere effettuata anche con i piedi/gambe se le braccia dell'atleta risultano immobilizzate.
  • Lay and pray: termine utilizzato con intento dispregiativo per definire la volontà di un lottatore, generalmente abile nella lotta, a vincere ai punti controllando l'avversario a terra senza portare colpi o tentare la sottomissione.
  • Gatekeeper: termine utilizzato anche in altri sport da combattimento come il pugilato, letteralmente significa "portinaio": indica un lottatore che, seppur molto abile e rispettato per le sue doti, non viene più considerato degno di essere un contendente al titolo per suoi limiti o perché ha già fallito più volte nei match decisivi, e di conseguenza viene utilizzato come test per gli aspiranti contendenti.



Aspetti Fisiologici

Tuttavia se parlando di professionismo non occorre fare differenze sulle abilità che determinano la vittoria di un campione, ed essendo come detto l'MMA una disciplina che ha intrapreso una specifica strada, nel mondo amatoriale e soprattutto in quello giovanile è necessario fare delle puntualizzazioni perché per costruire un buon combattente di MMA è necessario attenersi a delle regole che la natura stessa ci impone.
Le discriminanti nell'approccio all'MMA è ciò che gli studiosi definiscono “intelligenza cinestetica” e capacità propriocettiva. L'intelligenza cinestetica consiste nella capacità di un individuo di saper gestire il proprio corpo e di controllarne i movimenti, manipolare oggetti trasformarli e riorganizzarli, o nel caso dell'MMA controllare il corpo di coloro con cui si entra in relazione, osservare situazioni e riprodurle, programmare sequenze di azioni anche a livello astratto. È un'intelligenza che permette l'apprendimento attraverso il movimento (toccando oggetti, muovendosi, interagendo con lo spazio). La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista. La propriocezione assume un'importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento.
La natura stessa impone dei tempi di apprendimento di queste due capacità che rientrano in quei processi fondamentali dell'età evolutiva e che quindi rimangono più ostiche nell'età adulta, ma soprattutto la natura ci impone la metodica di apprendimento che in tutti i mammiferi è la lotta (la principale attività dei cuccioli per lo sviluppo psico-motorio).
È quindi sulla base di quanto scritto che in tutte le scuole professionistiche di MMA si attribuisce uno spazio molto ampio all'apprendimento delle tecniche lottatorie sia tra i professionisti che soprattutto nell'ambito giovanile ed infantile, come dichiarato poi dallo stesso Alessio Sakara in un suo intervento “consiglio ai giovani”.
La lotta intesa come la lotta olimpica risulta essere la disciplina più utile all'apprendimento in sicurezza di queste abilità che poi saranno indispensabili nella pratica dell'MMA. Lungi questo dal voler sostenere che la corrente wrestler sia più efficace, ma soltanto che i fondamentali inerenti questa specialità sono più complessi e quindi da apprendere prematuramente; inoltre l'importanza della lotta come disciplina di base è andata in crescendo con la diffusione globale delle regole unificate dettate dalla commissione atletica del Nevada, mentre nel periodo di maggior successo delle MMA giapponesi tale disciplina aveva un rilievo minore.



venerdì 11 novembre 2016

Bugyō

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Bugyō (奉行), spesso tradotto come "commissario", era un titolo assegnato ad ufficiali governativi nel Giappone pre-moderno; altri termini andrebbero aggiunti al titolo per descrivere più specificatamente la giurisdizione e i compiti affidati al commissario.
Nel periodo Heian (794-1185), il titolo di bugyō veniva dato solo per compiti specifici; una volta che la missione era completata, l'ufficiale non veniva più chiamato bugyō. Nel periodo Kamakura (1185-1333), comunque, verso la fine del periodo Edo (1603-1868), il titolo era assegnato con una maggiore permanenza. I Bugyō nel periodo Kamakura erano principalmente amministratori terrieri, ma sotto la burocrazia dello shogunato Tokugawa, il numero dei bugyō e la varietà delle loro giurisdizioni e compiti si espansero grandemente. Il titolo di Bugyō si applica anche spesso ai compiti assolti da daimyo individuali e da anziani possidenti.

Lista

  • Gusoku-bugyō (具足奉行) - Commissario in carica delle forniture delle armate dello shogunato.
  • Bugu-bugyō (武具奉行) - Dal 1863, rimpiazza la posizione del gusoku-bugyō.
  • Kanjō-bugyō (勘定奉行) - Amministratore delle finanze dello shogunato.
  • Jisha-bugyō (寺社奉行) - Administratore degli affari religiosi e controllore dei templi e dei reliquiari del paese.
  • Machi-bugyō (町奉行) - Amministratori di punta delle città dello shogunato, incluse Edo e Kyoto. Osaka, Nara, Nikkō, e Nagasaki.
  • Go-Bugyō (五奉行) - Organo amministrativo sotto Toyotomi Hideyoshi; fu in seguito sostituito dal Consiglio dei cinque anziani.
  • Nagasaki bugyō (長崎奉行) - Commissario assegnato alla supervisione del porto di Nagasaki, compresi gli insediamenti Cinesi ed Olandesi e le attività commerciali del porto.
  • Gaikoku bugyō (外国奉行) - Commissario supervisore del commercio e delle relazioni diplomatiche con le altre nazioni.
  • Sakuji bugyō (作事奉行) - Commissario dei lavori.
  • Kinzan bugyō (金山奉行) - Commissario delle miniere.
  • Rōya bugyō (牢屋奉行) - Commissario delle prigioni dello shogunato.
  • Shimoda bugyō (下田奉行) - Controllore del porto di Shimoda.
  • Yamada bugyō (山田奉行)
  • Sakai bugyō (堺奉行) - Controllore della città di Sakai.
  • Sado bugyō (佐渡奉行) - Controllore dell'isola di Sado.
  • Hakodate bugyō (箱館奉行) - Controllore del porto di Hakodate ad Hokkaidō.
  • Niigata bugyō (新潟奉行) - Controllore del porto di Niigata.
  • Haneda bugyō (羽田奉行) - Istituito all'arrivo del Commodoro Perry; commissario di una sezione delle difese costiere presso Edo.