mercoledì 1 luglio 2020

花は桜木 人は武士 "il migliore degli uomini è il samurai, il migliore dei fiori è il ciliegio". Cosa significa questo detto Giapponese?


Il fiore di ciliegio (sakura) ha cinque petali. Il cinque è il numero che simbolicamente raffigura l’uomo. Il sakura è un fiore che trasmette l’idea di unicità, di purezza, di candido, di onesto e anche di coraggioso, infatti è il primo fiore a sbocciare in primavera, quando il clima presenta ancora freddi improvvisi. Basta un temporale inatteso – come una battaglia improvvisa – perchè il fiore sbocciato così splendidamente cada. Nella purezza e nell’unicità è racchiusa la mente tranquilla e stoica del Samurai, pronto a qualsiasi azione, anche a quelle che richiedono più coraggio: come gli acquazzoni giungono all'improvviso, così un Samurai deve in qualsiasi momento essere pronto alla più estrema delle prove: la morte. Inoltre, come il ciliegio è il primo fiore a germogliare, il Samurai è il primo ad agire, l’avanguardia, ma questi può anche essere il primo a cadere per un colpo inferto dal nemico.





martedì 30 giugno 2020

Quali sono le caratteristiche di un "castello" giapponese


Quando si dice "castello", la prima cosa che immaginiamo è questo:



Un edificio imponente con una robusta cinta muraria e torrioni circolari o quadrati, tipico del medioevo europeo.
Eppure esiste, dall'altra parte del mondo, una tradizione altrettanto importante di costruzione dei castelli. Castelli per certi versi simili e per altri molto differenti da quelli europei.


Come si capisce dalla foto (e dalla domanda) parlo dei maestosi castelli giapponesi, o shiro () nella lingua locale.
I castelli giapponesi possono essere classificati per architettura e colore del torrione e forma delle mura, dunque organizzerò questa risposta per punti.

PUNTO PRIMO: CARATTERISTICHE GENERALI
La prima cosa che salta all'occhio in un castello giapponese è il torrione o tenshukaku (天守閣), alto in genere da tre a cinque piani (ma almeno un castello, quello di Bitchu-Matsuyama, ne ha solo due) di forma quadrangolare e dimensione via via inferiore, spesso costellato da timpani di valore sia decorativo che strategico.
Tutti i castelli possiedono (o possedevano) due o tre cinte murarie, chiamate kurawa (曲輪), collegate di tanto in tanto a torrette denominate yagura () alte non più di due piani.
Tutte le strutture (ad eccezione dello zoccolo di pietra su cui poggiano gli edifici) erano realizzate in bambù, legno, argilla e pietra. Quest ultima in quantità molto maggiori rispetto agli edifici civili, ma comunque decisamente inferiore rispetto alle controparti europee.
I castelli potevano trovarsi in montagna (yamajhiro, 山城), in collina (hirayamajiro, 平山城) o in pianura (hirajiro, 平城). I castelli costruiti su isole prendono il nome di umijiro (海城).

PUNTO SECONDO: LE CINTE MURARIE
In genere un castello possedeva tre cortili delimitati da cinte murarie, chiamati, dal più interno, honmaru (本丸), ni no maru (二の丸) e san no maru (三の丸).
In base alla disposizione delle mura, il castello poteva appartenere a tre categorie:
  • Rinkaku (輪郭): lo honmaru si trova al centro, completamente circondato dal ni no maru e san no maru. Era lo stile migliore in quanto a difesa, ma il più dispendioso in termini di spazio e denaro. Era tipico dei castelli di pianura.
    • Enkaku (円郭): rinkaku con mura circolari.

  • Renkaku (連郭): il san no maru e il ni no maru si trovano davanti allo honmaru, lasciandolo scoperto sui fianchi e posteriormente. Era lo stile più difficilmente difendibile, ma il più economico. Tipico dei castelli di montagna ben protetti da barriere naturali.

  • Teikaku (梯郭): lo honmaru si trova sulla parte posteriore del ni no maru e del san no maru, lasciando scoperto solo il retro. Era il miglior compromesso tra i precedenti. Tipico dei castelli protetti alle spalle da una palude, una montagna o altre barriere naturali.

  • Kakaku (渦郭): honmaru, ni no maru e san no maru sono collegati a spirale. Un tipo ancora più economico e utile per canalizzare i movimenti del nemico in uno spazio ristretto.

  • Heikaku (並郭): honmaru e ni no maru sono affiancati e circondati dal san no maru. Un buon compromesso tra rinkaku e renkaku.
  • Kaikaku (階郭): le mura sono costruite in modo serpeggiante, così da allungare il percorso dei nemici e decimarli durante il tragitto. Tipico dei castelli di montagna.
Oltre alle mura sopra indicate, una fortezza poteva possedere anche altri cortili:
  • Tenshumaru (天守丸): un piccolo cortile interno all'honmaru che circonda il tenshu o il suo ingresso.
  • Sōkurawa (総曲輪): un largo fossato che circondava completamente il castello, la struttura difensiva più esterna di tutte le fortezze.
  • Denmaru (出丸): una cinta muraria aggiuntiva costruita per proteggere i punti sensibili del castello.
  • Umadashi (馬出): una fortificazione posta a protezione di una porta, in genere piuttosto piccola, usata per limitare il numero di nemici che possano attaccare in uno stesso momento.
  • Mizunote kurawa (水の手曲輪): il luogo dove si trovano le riserve d'acqua di un castello.
  • Yamazatomaru (山里丸): una zona destinata alla costruzione di giardini, templi, santuari e sale del tè.

PUNTO TERZO: LA STRUTTURA DEL TENSHU
Arriviamo ora all'edificio più imponente e tipico delle fortezze nipponiche: il grande torrione centrale, il tenshu. Esistevano due modi per costruire i torrioni, vediamoli uno alla volta:
  • Bōrō (望楼): il primo tipo ad essere sviluppato. Era costruito su due livelli: il primo di uno o due piani, il secondo di due o tre. Aveva il vantaggio di poter essere costruito anche su basamenti non perfettamente livellati, visto che a metà dell'opera si poteva contrastare un eventuale inclinazione senza che l'estetica ne risentisse. Tipico dei periodi bellici, in cui era importante lavorare velocemente senza concentrarsi troppo sul basamento.

È il caso del castello di Himeji…


… del castello di Hikone…


… o, particolarmente evidente, del castello di Inuyama.
  • Sōtō (層塔): il tipo più comune nei castelli signorili e di rappresentanza. Ogni piano era un livello a sé stante di dimensione decrescente. Aveva il vantaggio di poter progettare la costruzione in modo più preciso, ma necessitava di un basamento perfetto. Tipico dei castelli in pianura costruiti dallo shogunato Tokugawa in tempo di pace.

Come esempio possiamo prendere il castello di Nagoya…


… il castello di Ōzu…


… e il castello di Matsumoto.

PUNTO QUARTO: IL RIVESTIMENTO DEL TENSHU
Nell'immaginario collettivo (almeno quello giapponese) il castello può essere di un bianco candido, che si staglia nel cielo azzurro tra i ciliegi fioriti, oppure può essere di un nero profondo, minaccioso e imponente sulle valli sottostanti. Ognuno ha la sua preferenza, ma i colori delle mura non erano certo scelti casualmente o per pura estetica:
  • Le mura bianchissime del castello di Himeji sono sempre state viste come un segno di potenza e ricchezza: l'intonaco bianco, infatti, si rovinava molto in fretta quando esposto alle intemperie e doveva essere rinnovato ogni 10 anni, rendendo questo rivestimento molto dispendioso, soprattutto in periodi bellici.
Castello di Nagoya.

  • I tenebrosi bastioni del castello di Matsumoto possono incutere soggezione in un nemico, ma indicano anche una minore stabilità economica: il rivestimento in legno laccato nero aveva un costo maggiore rispetto all'intonaco, ma era anche molto più durevole, necessitava di sostituzione ogni 50 anni, risultando nel complesso meno dispendioso.
Castello di Matsumoto.

  • Alcuni castelli avevano rivestimenti particolari, che denotavano grande ricchezza. Un esempio sono le piastrelle di porcellana, molto costose ma anche molto fragili, oppure delle più resistenti ma altrettanto costose piastre di rame.
Castello di Kanazawa.

PUNTO QUINTO: LA CONFIGURAZIONE DEL TENSHU
Un altro modo per classificare i castelli giapponesi è in base alla disposizione del tenshu e degli edifici annessi.
  • Tenshu indipendente: il torrione si trova isolato da altre strutture, collegandosi aventualmente ad altre torri solo con terrapieni e palizzate.

  • Tenshu composto: il torrione è direttamente collegato a una torretta (tsuke yagura, 付櫓) a guardia dell'ingresso. Se la torretta è più alta di due piani e l'ultimo non è connesso al tenshu si parla di torrione secondario (kotenshu, 小天守).


  • Tenshu connesso: il torrione è collegato a un tenshu secondario per mezzo di un corridoio (watari yagura, 渡櫓). Da notare che il corridoio viene indicato con lo stesso carattere delle torrette.


  • Tenshu ad anello: il torrione è collegato a tre tenshu secondari formando un cortile all'interno del quale si trova l'ingresso. Quando il nemico si trovava nell'anello era colpito da tutti i lati, rendendo questa struttura molto ben difendibile.


Il secondo tipo era nettamente più comune, ma l'ultimo era il preferito dai grandi signori feudali che potevano permetterselo.

PUNTO SESTO: FRONTONI
La caratteristica estetica più notevole delle fortezze giapponesi sono sicuramente i numerosi frontoni (hafu, 破風), che potevano appartenere a quattro categorie principali:
  • Irimoya (入母屋): un frontone triangolare "appoggiato" sul tetto del piano inferiore, la cui estremità coincide con l'angolo del tetto. Se si trova in coppia si chiama hiyoku irimoya (比翼入母屋).

Hiyoku irimoya hafu del castello di Nagoya.

  • Chidori (千鳥): simile al precedente, ma le estremità del timpano non coincidono con l'angolo del tetto. Se in coppia si chiama hiyoku chidori (比翼千鳥).

Hiyoku chidori hafu dello stesso castello.

  • Kara (): un tipo di decorazione che ha origine nei templi buddhisti. Se l'intero tetto viene curvato in una linea continua si parla di noki kara (軒唐), se invece il frontone è "appoggiato" sul tetto del piano inferiore si parla di mukai kara (向唐). Il primo tipo è più formale.
Differenza tra noki kara hafu (sopra) e mukai kara hafu (sotto).

  • Kiridzuma (切妻): un tipo poco comune nei castelli ma che tutti conosciamo, visto che è la forma triangolare ai lati dei tetti delle case. Si differenzia dai primi due tipi perché non è "appoggiato" sul tetto inferiore, ma è il tetto stesso che si piega a triangolo.

Due kiridzuma hafu del castello di Hikone.


lunedì 29 giugno 2020

Corna di fachiro

Risultato immagini per Corna di fachiro arma



Le corna di fachiro (o madu o maru) è un'arma difensiva/offensiva indiana a doppia punta.
Questo tipo d'arma è stato ideato per parare colpi di taglio o di botta, e contemporaneamente offrire un certo potenziale d'offesa, come un saintie, lancia indiana di acciaio con guardamano ad arco.
Il nome "corna di fachiro" scaturisce dalla regola indù che i fachiri, i santoni induisti, non possono portare armi normali, dunque le armi a loro permesse sono non ordinarie, come il madu, appunto.
Queste consistono in due corna di capra, antilope o altro animale leggermente curve o dritte unite insieme con le punte disposte con verso opposto l'una all'altra. Il punto di giunzione è protetto da un piccolo disco che, a modo di guardamano, funge da scudo; in cima ad ogni corna vi è una punta, generalmente in acciaio, che assomiglia ad una testa di freccia non molto larga, cosicché l'arma possa colpire solo di punta ed in due direzioni.
Esistono anche versioni senza scudo.


domenica 28 giugno 2020

Fotografie del giappone ottocentesco


Guardate che spettacolo

















E sapete cosa? Queste meravigliose foto sono ad opera di un nostro grande compatriota.
Felice Beato (1834–1909)


Tra i primi a scattare fotografie nell'Asia Orientale e uno dei primi fotografi di guerra.
Beato fu un pioniere delle tecniche di colorazione a mano delle fotografie e della realizzazione di panorami.
Grazie al suo grade lavoro oggi dopo oltre un secolo possiamo scoprire la magnificenza del Giappone del periodo Edo.
Questo mercante, invece, e del 1901



sabato 27 giugno 2020

Il Giappone è un mondo ideale o ci sono lati negativi


Per molti italiani il Giappone è un po’ come il paradiso. Le idee che si hanno su questo Paese sono però spesso malsane, basate su stereotipi, sulle falsità raccontate da italiani che vivono qua, o su viaggi di pochi giorni.
Dopo aver fatto un’infinità di viaggi in Giappone per oltre 10 anni, e sono tra i pochi che raccontano la verità sul Giappone.


Questo è un post sui lati che io reputo negativi. Per qualcuno potrebbero non esserlo; se il vostro intento è andare a vivere in Giappone siete voi a dover capire cosa può piacervi e cosa no.
Fate ben attenzione che tutte queste cose sono molto soggettive e si prestano molto facilmente a critiche perché come sapete ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola. Non ritenete MAI affidabili le persone che vi parlano di esperienze personali e vi vogliono far credere che sia sempre come dicono loro. I punti in questo post contengono alcuni riferimenti personali, ma sono tutti fatti generici, oggettivi e ampiamente verificabili.

Razzismo e stereotipi
Il razzismo è presente in tutti noi, anche se non ce ne rendiamo conto. Il Giappone però, a differenza dell’Italia per esempio, è un paese che per la sua posizione geografica non ha mai avuto una forte immigrazione. Per questo spesso c’è della diffidenza nei confronti degli stranieri, ed ovviamente gli stereotipi sono all’ordine del giorno, a causa anche della TV che spesso dipinge gli italiani (e gli stranieri in genere) come in realtà non sono. Devo sottolineare però che a differenza di quello che i media fanno con gli stranieri, dipingendoli talvolta come criminali buoni a nulla, in Giappone spesso l’italiano è dipinto come un donnaiolo che si gode la vita a cui piace il buon cibo, quindi tutto sommato non abbiamo una cattiva fama, probabilmente grazie anche a Girolamo Panzetta che con il suo savoir faire ha conquistato tutti i giapponesi che spesso considerano gli italiani simili a lui. Qualcuno erroneamente ritiene che sia un male essere etichettati come Girolamo, ma non sono della stessa opinione.

Si lavora troppo
Ci sono persone che lavorano per anni, ogni giorno, fino a morire, tant’è che nel vocabolario giapponese c’è il termine Karoshi per indicare la morte da troppo lavoro. Non sto parlando semplicemente di lavori che arrivano a casa sfiniti, stressati, con un forte mal di testa, ma sto parlando davvero di persone che lavorano 16-17 ore al giorno, per anni. Tra i molti casi documentati, vi cito un uomo di 42 anni morto per troppo lavoro, per aver lavorato come autista di camion per almeno 7 anni con una media di 6000 ore lavorative all’anno, cioè una media circa 16.5 ore al giorno, senza contare i giorni di riposo (ammesso che abbia fatto giorni di riposo, significherebbe che certe giornate per recuperare avrebbe dovuto lavorare fino a 18 ore)
Non è così per tutti, c’è anche gente contraria a questo tipo di vita, ma tendenzialmente dai lavoratori ci si aspetta che diano tutto per l’azienda per cui lavorano. Potete essere contrari a questo stile di vita, ma in un Paese in cui c’è gente che lavora in questo modo disumano ed ingiusto è difficile fare quel che vi pare a livello lavorativo.

Vivere in città
Per un italiano che va in Giappone è difficile poter andare a vivere in una zona periferica, magari in campagna. Si è quasi sempre costretti a vivere nelle grandi città, o nelle vicinanze. Ci sono splendidi e tranquilli quartieri vicini alle metropoli, ma si vive pur sempre a contatto con la città. Da giovani potrebbe essere bello, ma sarà così affascinante anche tra 10, 20 o 40 anni?

Trasporti
I mezzi di trasporto sono costosi, ma sono anche davvero molto efficienti. Il problema è che nelle ore di punta sono tremendamente pieni. Penso che tutti abbiate visto i video degli “spingitori” che spingono i pendolari nel treno per farne stare il più possibile. Vivere in queste condizioni per chi abita a Tokyo è normale, ma non tutti gli stranieri si adattano facilmente.

Terremoti
Probabilmente pensate che i terremoti non si possano prevedere: vi sbagliate. In Giappone le ricerche sulla previsione dei terremoti sono all’avanguardia e si basano su dati oggettivi. Se con sonde si vede che una placca tettonica si muove in un modo e un’altra in un altro modo, è matematico che prima o poi ci sarà un terremoto.
Nelle zone più “appetibili” del Giappone, come Tokyo ma non solo, sono previsti terremoti molto forti nel corso dei prossimi anni che potrebbero mettere in crisi anche molti edifici antisismici. Penso non sia saggio andare a vivere in un posto dove ci sono buone probabilità di morire sotto macerie o travolti da uno tsunami.

Clima inclemente
A giugno piove tantissimo, in estate è caldo e molto umido, in alcuni periodi ci sono i tifoni, in inverno è abbastanza freddo. Per andarci in viaggio un paio di settimane va bene praticamente qualsiasi mese, ma per viverci non è sicuramente un Paese con un clima facilmente sopportabile.
Bisogna anche dire però che le stagioni sono favolose in Giappone, nel senso che i fiori di ciliegio in primavera, le estati ricche di festival ed eventi, gli autunni coloratissimi e gli inverni con i templi ricoperti di neve sono davvero favolosi.

Le bugie dei giornali italiani
In Italia le notizie che vengono dal Giappone vengono sempre ingrandite a dismisura. Un piccolo terremoto a 2000km da Tokyo viene descritto come “terremoto a Tokyo”; il problema di Fukushima, che a parte una piccola zona intorno alla centrale non è mai stato un vero problema, in Italia viene ancora strumentalizzato.
Quando ci sono dei piccoli screzi con la Corea del Nord, in Italia arrivano notizie del tipo “Tokyo prepara i missili anti-nucleari” e cose simili, quando invece la situazione è del tutto tranquilla.
Ho detto queste cose per farvi capire che vivere in Giappone è stressante se badate alle persone che vivono in Italia ed ogni settimana vi scrivono perché hanno letto di chissà quale evento catastrofico. Non è facile poi spiegare le cose a persone che vivono a 10000km e spesso si viene presi per bugiardi perché “l’ha detto la televisione, quindi significa che è vero“.

Case piccole
Come ho già detto è quasi obbligatorio andare a vivere in una grande città o lì vicino. Gli appartamenti in genere sono piccoli e in proporzione all’italia sono abbastanza cari. Per un appartamento di 16 metri quadrati nelle zone centrali di Tokyo si pagano qualcosa come 700Euro d’affitto al mese. Gli stipendi sono più alti, certo, ma vivete comunque in 16 metri quadrati. Fuori città ci sono appartamenti più grandi, con anche casette monofamiliari di 60-70 metri quadrati, ma nella maggior parte dei casi dovete scordarvi gli oltre 100 metri quadrati di molte case italiane.

Poco spazio
Ad essere sinceri, di spazio libero in Giappone ne hanno tantissimo. Sicuramente non lo sapete, ma è il secondo Paese al mondo con la più alta percentuale di foreste, secondo solo alla Finlandia. Il problema è che i giapponesi si concentrano tutti nelle città e qua lo spazio pro-capite scarseggia. Oltre che sui già citati trasporti pubblici e nelle case piccole, questo si nota anche nei ristoranti e in moltissime situazioni. Ci si fa l’abitudine, ma il concetto di “spazio personale” è molto diverso da come lo intendiamo noi.
Non si trova lavoro
Se si vuole davvero lavorare in Giappone qualcosa si trova sempre. Non credete agli italiani che vi raccontano le favolette sulle difficoltà nel trovare lavoro, se uno si impegna, ha idee, contatti ecc. il lavoro lo può trovare ma ovviamente c’è chi ha successo e chi no, come in Italia. Però molte porte potrebbero essere chiuse, magari perché non avete una buona padronanza della lingua, perché siete stranieri o più semplicemente perché siete incapaci. Dovete infatti sapere che anche se in Italia vi considerate “bravi” nel vostro lavoro, in Giappone ci sono un sacco di persone più brave di voi. Nella ristorazione per esempio, ci sono cuochi italiani ignoranti che si reputano bravi a cucinare, ma in Giappone cucinano peggio del peggior cuoco giapponese. I giapponesi hanno molta manualità, dedizione, capacità critica e preparazione e anche se non ci credete si mangiano pasta e pizza fatte meglio che in Italia. In moltissimi ristoranti stellati in Italia e in Europa, lavorano chef giapponesi. Se la vostra specialità sono i dolci “all’occidentale”, vi dico già di scordarvi di lavorare in Giappone: qua sono troppo bravi. In definitiva, se in Italia siete degli incapaci è probabile che in Giappone non troverete il lavoro che fa per voi, mentre se vi impegnate, il lavoro si trova.

Difficoltà linguistiche
Parlare il giapponese non è poi così difficile, ma i kanji sono davvero tantissimi. Anche per chi ha studiato giapponese all’università potrebbe non essere poi così facile. Certo ci si fa l’abitudine e non è uno scoglio insormontabile, ma se andate anche semplicemente ad acquistare un contratto telefonico o qualsiasi altra cosa “banale” vi sarà chiesto di firmare un foglio pieno di “geroglifici indecifrabili“. A volte ci si può fidare, ma non è certo facile passare la vita a chiedere aiuto a moglie o amici per riuscire a capire quali sono le condizioni contrattuali o come si imposta un semplice elettrodomestico.

Difficoltà a capirsi
Ogni Paese ha le proprie regole di comunicazione, i propri usi e costumi. In Giappone, almeno all’inizio, non si capisce bene quello che le persone voglio dire. Non esiste il “no” e semplicemente chiedendo ad una persona dove vuole andare a mangiare, potete ottenere risposte contorte e non decise. Pian piano si capisce funziona ma all’inizio non è semplice.

La falsità
Le parole “Honne” e “Tatemae” si riferiscono rispettivamente ai veri sentimenti di una persona e a quello che la persona fa oppure dice in pubblico. Non è un popolo “falso”, ma comunque molte cose non sono espresse apertamente.
A questo proposito c’è da sottolineare anche il fatto che i giapponesi raramente cercano il conflitto e piuttosto che litigare si tengono tutto dentro. Questo diventa un gran problema con il passare del tempo, perché il giorno che “esplodono” sono davvero pericolosi.
E’ un argomento molto complesso che voglio affrontare più approfonditamente in un altro contesto, ma un esempio di comportamento “Tatemae” è quando le aziende offrono dei buoni per delle vacanze pagate ai dipendenti; in questo caso il sentimento in cui si regala la vacanza è solo di facciata, in realtà l’Honne e cioè il sentimento vero dell’azienda è che si aspettano comunque che i dipendenti non utilizzino questi buoni.
Non ne sono sicuro ma forse in un certo senso questo si ha anche nei regali per i matrimoni, in quanto il 50% del regalo fatto viene sempre restituito. Cioè se voi regalate l’equivalente di 1000Euro, 500Euro vi vengono praticamente restituiti con regali o buoni. In questo modo il vostro sentimento è quello di essere stati molto generosi, così come chi ha ricevuto i soldi ha il sentimento di essere stato riconoscente ma così onesto da non volere tutti i soldi da voi perché era un regalo troppo grande.

La coda
I giapponesi sono educatissimi a fare la coda, il problema è che capita diverse volte al giorno di mettersi in coda. Ci si mette in coda per prendere il treno, in coda per comprare uno spuntino, in coda per andare a mangiare in un ristorante ecc.

Inflessibilità
E’ vero che “le regole sono le regole” ma il buon senso dovrebbe venire prima del rispetto delle regole troppo rigide. In Giappone se è prevista una cosa non c’è modo per far sì che sia fatta in modo diverso. Vi faccio un esempio: una mia amica italiana che parla benissimo giapponese aveva prenotato in un hotel per 3 notti, al terzo giorno ha avuto un problema di salute con 39° di febbre. Ha chiesto gentilmente se poteva rimanere per 1 notte in più perché non poteva viaggiare in quelle condizioni e le hanno detto che non c’erano problemi ma purtroppo doveva lasciare quella stanza e prenderne un’altra. Niente di grave, certo, se non fosse che il check-out era alle 9 di mattina e il check-in era a partire dalle ore 16. Ha chiesto se gentilmente potevano iniziare a pulire una stanza e dargliela qualche ora prima ma non c’è stato nulla da fare ed ha atteso dalle 9 di mattina fino alle 16:01 nella hall dell’hotel su un divanetto con una coperta e con 39° di febbre. Solo a quell’ora le hanno dato la stanza. Vi faccio notare che non era un problema di sicurezza (negli hotel non è vietato rimanere in stanza in quegli orari), ma solo una sciocca regola da rispettare.
In Giappone funziona tutto così, certo è facile criticare quando queste situazioni succedono ad altri, ma se ad esempio vostra madre stesse molto male e non ci fosse nessuno con un minimo di buon senso per aiutarla in qualche modo, penso che questo vi renderebbe molto tristi ed amareggiati. Questo è il Giappone.

Legge e regole morali
Oltre alle regole scritte, ci sono anche molte “regole morali” che non sono scritte ma che molti seguono, semplicemente perché sono delle capre.
Potreste seguire alla lettera tutto il regolamento del condominio dove abitate, seguire tutte le leggi giapponesi e comportarvi nel migliore dei modi, ma ci sarà sempre l’idiota che raccoglie le firme contro di voi perché secondo lui avete fatto qualcosa di sbagliato. La cosa ridicola è che l’idiota troverà sempre il modo di convincere gli altri a firmare, sostenendo che una determinata cosa può danneggiare il condominio. Non sto parlando di chissà che cosa, anche un semplice neonato che piange e che vagamente si sente dagli appartamenti vicini potrebbe far scatenare le ire del vicinato (fatto realmente successo).

Tasse
In Italia paghiamo molte tasse è vero, ma anche il Giappone non scherza. Sicuramente i servizi offerti sono migliori che in Italia, ma comunque la tassazione non è bassa e, che io sappia, non ci sono le agevolazioni fiscali che hanno i giovani in Italia.

Cibo italiano costoso
In Giappone si mangia benissimo anche per quanto riguarda il cibo italiano, però se volete comprare ingredienti italiani da utilizzare a casa, preparatevi al salasso. In particolare i salumi e i formaggi li vendono a peso d’oro.
Per molti italiani la mancanza di cibo italiano è un problema. Personalmente non mi manca molto la cucina italiana in Giappone ma ho notato che durante un tour in Giappone dopo già 2-3 giorni i partecipanti iniziano a diventare “pazzi” e non appena tornano in Italia dopo 15 giorni in Giappone postano su Facebook una serie infinita di piatti italiani appena mangiati.

La frutta costa tanto
Questa è un po’ una leggenda metropolitana. La frutta in Giappone si divide in due tipi: frutta da regalo e frutta da consumo. La frutta da regalo ha forme perfette ed è incartata benissimo e costa davvero molto: anche 10Euro per una pera e anche 80Euro per un melone.
C’è poi la frutta da consumo che si trova al supermercato che ha prezzi davvero abbordabili per il costo della vita in Giappone. Qualche italiano che abita in Giappone ma che non sa come funzionano le cose, sostiene che in realtà la frutta costa tutta un sacco di soldi, ma non è vero e si trovano spesso prodotti a buon mercato. Bisogna sapere dove andare, magari invece del supermercato sotto casa si va a comprare la frutta e la verdura in un mercato più grande e lontano ma dove costa molto meno. Inoltre vi faccio notare che nessuno mangia 20 mele al giorno, quindi pagare 30centesimi per una mela oppure 1,2Euro non è un problema enorme, nel senso che sulla spesa annuale non è poi una grande tragedia.
L’unico aspetto negativo è che se ogni tanto vi piace farvi una buona macedonia o consumate davvero molta frutta di vario tipo il costo potrebbe essere abbastanza elevato.

Sempre tutti impegnati
Se chiedete ad un giapponese di uscire con voi un giorno potrebbe prendere l’agenda e darvi l’appuntamento anche dopo 1 mese. Non è sempre così ovviamente, ma tendenzialmente i giapponesi sono molto impegnati con il lavoro e nel tempo libero hanno già molte cose organizzate, quindi riuscire ad incastrare gli appuntamenti potrebbe non essere una cosa semplice, a differenza di quanto accade in Italia in cui se una persona davvero vuole uscire con voi vi basta chiamarla anche solo qualche ora prima e non ci sono problemi.

Maschilismo
Quello che c’era in Italia fino a 60 anni fa, c’è in Giappone oggi. La situazione sta migliorando, ma in Giappone è molto diffuso il maschilismo.
Alle donne non sono concesse molte cariche istituzionali e nelle famiglie giapponesi la situazione talvolta ricorda molto un antico passato italiano.

Il “Koen Debut”
Quando una mamma giapponese porta il proprio bambino al parco giochi pubblico vicino a casa per la prima volta deve affrontare le mamme del vicinato che non sono mai amichevoli con le nuove arrivate e non danno mai un gradito benvenuto. Tutto questo ovviamente è fonte di grande stress e come immaginate il “gruppo di mamme” a volte se c’è qualcosa che non va non fa altro che spargere cattive voci sulla nuova mamma a tal punto da “impedirle” di portare il figlio a giocare al parco. Una mamma straniera potrebbe anche fregarsene di tutto questo e magari verrebbe lasciata in pace, ma questo non accade quasi mai. Al contrario invece proprio perché straniera potrebbe venir ancora più presa di mira dalle altre mamme.

Materialismo
Avete presente come si viveva 100 anni fa in Italia? una stanza con il poco necessario, il cibo che si riusciva a trovare e nient’altro. Oggi in Italia abbiamo di tutto e di più. In Giappone hanno ancora più di noi e camminando per le strade delle grandi città ci si rende conto di quanto in un certo senso siano simili agli Stati Uniti. Sembra che tutti siano “obbligati” ad avere un cellulare di ultima generazione (ed effettivamente è così dato che negli abbonamenti vengono sempre proposti i nuovissimi modelli), le persone si vestono bene e se vi capita di andare a Ginza in tuta perché non avete voglia di vestirvi bene vi sentirete come dei senzatetto…anzi come dei barboni, dato che anche i senzatetto in Giappone non si lasciano andare in modo eccessivo: ho visto spesso senzatetto che pulivano intorno alla loro “casa” per strada, raccogliendo cartacce e mozziconi gettati lì da altre persone.
Andare in giro per le strade di Tokyo senza sentirsi in obbligo di spendere dei soldi, è quasi impossibile.