mercoledì 7 giugno 2017

Bruce Lee e l'arte dello street fighting scientifico

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"Disfatta organizzata." È questa la frase che Bruce Lee usava spesso per descrivere le pratiche più diffuse nel mondo delle arti marziali.
Lee aveva tutto un arsenale di critiche colorite come questa e non aveva problemi a usarle quando doveva polemizzare contro la direzione presa dalle arti marziali o esprimere la sua opinione sul fatto che chi le praticava non stava facendo altro che complicate coreografie, "tecniche artificiali praticate in modo rituale per simulare un vero combattimento."
Vista la sua grande popolarità come icona delle arti marziali, spesso si tende a dimenticare che le opinioni molto critiche di Bruce Lee in materia non venivano prese molto bene nell'ambiente, specie prima che Lee facesse successo al cinema. All'inizio della sua carriera, quelle idee gli avevano procurato la reputazione di "dissidente maleducato." Eppure per quanto maleducate non erano opinioni prive di precedenti storici.
Per fare solo un esempio, oltre 150 anni prima di Bruce Lee, l'imperatore della Cina Jia Qing aveva emanato un editto imperiale con cui esprimeva preoccupazione per gli stili di combattimento diffusi all'epoca: "oggi le Wuyi [arti marziali] nelle caserme dell'esercito sono composte da movimenti elaborati, allo scopo di mettersi in mostra e non adatte all'uso pratico." Negli anni Trenta, invece, lo storico delle arti marziali cinesi Tang Han sosteneva la necessità di una riforma delle arti marziali che mettesse al primo posto l'applicazione pratica e riducesse l'aspetto dimostrativo.
Lo storico, l'imperatore e la star del cinema stavano tutti esprimendo la stessa opinione: che l'aspetto coreografico delle arti marziali era sempre più diffuso a scapito dei loro aspetti pratici, che la componente effettivamente marziale era sempre più accantonata e si allontanava sempre di più dalla realtà del combattimento.
Con queste preoccupazioni in mente, Bruce Lee aveva elaborato il suo approccio al "combattimento da strada scientifico," promuovendo una visione delle arti marziali basata sui fatti, sulla ricerca e sull'analisi e liberata dalla mitologia e dall'esagerazione romantica che dominava la disciplina a quell'epoca. Parlando di "combattimento da strada" invece che di arti marziali stava mettendo l'enfasi sull'applicazione di quelle tecniche nel contesto più marziale e meno artistico possibile, ossia le risse, in cui "non esiste uno standard nelle tecniche e il combattimento è 'vivo'."
Oltre 40 anni dopo la sua morte, le idee di Bruce Lee sono ancora attuali nella storia delle arti marziali e delle tensioni che la attraversano ancora nel 21esimo secolo.
Quando era arrivato a San Francisco da Hong Kong nel 1959, Bruce Lee aveva già una visione particolare delle arti marziali, basata sulla sua esperienza diretta. Anche se aveva solo 18 anni, veniva dai combattimenti clandestini sui tetti di Hong Kong negli anni Cinquanta e vedeva la disciplina come qualcosa che riguardava più la strada che la pratica in palestra.
Il mondo dei combattimenti clandestini a Hong Kong ruotava intorno alle tante scuole di kung fu che affollavano la colonia inglese dopo la vittoria del Partito Comunista nella Cina continentale nel 1949 e coinvolgeva un sacco di ragazzi che si sfidavano in incontri di boxe a mani nude. Quando la polizia aveva cominciato a criminalizzare la sottocultura, gli incontri si erano spostati sui tetti della città, dove potevano svolgersi senza interruzioni da parte delle autorità.
Da ragazzino, Bruce Lee non aveva solo preso parte a questi incontri ma era regolarmente in prima fila a guardarli e rifletteva sul modo in cui si svolgevano. Il suo maestro, il celebre Ip Man, incoraggiava i suoi allievi a cercare di applicare nel mondo reale le tecniche apprese in palestra. Come avrebbe spiegato più tardi Hawkins Cheung, un amico e compagno di allenamento di Lee, "Ip Man diceva sempre: 'Uscite e fate a botte. Mettete in pratica tutto.'" Il periodo passato da Bruce nella scena dei combattimenti clandestini di Hong Kong avrebbe segnato il suo approccio al mondo delle arti marziali per il resto della sua vita.
All'arrivo di Bruce Lee negli Stati Uniti, le arti marziali asiatiche erano all'inizio della loro ascesa in Occidente. Una buona parte dell'interesse che le circondava si basava su una visione eurocentrica e romantica del mondo orientale. Molti giovani americani consideravano le arti marziali come degli stili segreti di combattimento dal sapore esotico e mistico. Mentre alcuni maestri sfruttavano a loro vantaggio quest'idea, Lee la condannava: "Già in Cina l'80 percento di quello che insegnano è senza senso. Qui in America è il 90 percento."
Poco dopo aver iniziato a studiare a Seattle, Lee era stato sfidato per la prima volta dopo aver detto in pubblico che il kung fu era un sistema di combattimento più efficace del karate. Il campione di karate locale, Yoiche Nakachi, aveva 10 anni più di Lee, faceva karate fin da quando viveva in Giappone da bambino ed era noto per le tante vittorie conseguite in risse e combattimenti da strada. Bruce Lee l'aveva battuto in 11 secondi, lasciandolo per terra privo di sensi e con una frattura al cranio. A quel punto le critiche a Lee non erano diminuite, anzi.
A partire dal 1962, Bruce Lee aveva cominciato a gravitare sempre più spesso intorno a Oakland, in California, dove collaborava con James Lee e con il suo innovativo gruppo di maestri di arti marziali. Negli anni precedenti James si era fatto una reputazione come combattente di strada a Oakland e gestiva una palestra—ricavata nel suo garage—in cui l'attenzione era data a tecniche immediatamente applicabili nei combattimenti in strada.
"Funziona?" era la semplice domanda che si ponevano Bruce, James e i loro amici quando dovevano valutare una nuova tecnica. Testavano stili di combattimento con analisi metodiche applicate a diversi contesti e scenari. Secondo Bruce Lee, se i combattimenti di strada erano "vivi" allora doveva esserlo anche la preparazione. "Non succederà mai che una persona ti affronti per strada usando tecniche precise e coreografiche. Troppi studenti di arti marziali non fanno che applicare ciecamente gli stessi movimenti e gli stessi colpi."
A Oakland, l'innovazione era vista come l'antidoto alla routine. In un periodo in cui la maggior parte dei maestri considervano un errore il fatto che il loro studenti si allontanassero da un preciso sistema di combattimento, a Oakland si accoglieva la possibilità di mescolare vari stili nati dall'esperienza collettiva. L'approccio era espansivo quanto analitico: si guardavano filmati di incontri di boxe, si discutevano combattimenti di strada precedenti. In questo processo, Bruce Lee aveva cominciato a pensare a un nuovo sistema.
Al Long Beach Tournament del 1964, di fronte a una platea internazionale di appassionati di arti marziali, Bruce Lee aveva dato una dimostrazione in cui criticava uno stile molto praticato descrivendo come poco pratico ("c'è stabilità ma poca mobilità"). Si era invece espresso a favore di un approccio individualista in cui lo studente, e non il sistema, avesse la priorità. L'opinione della platea si era divisa. Alcuni consideravano Lee un visionario mentre altri lo ritenevano un eretico (o uno "stronzo arrogante" come aveva detto uno dei partecipanti al torneo).
Mentre Bruce Lee causava queste tensioni, a Oakland si continuava a predire il futuro delle arti marziali moderne. Dal suo garage, James Lee gestiva una casa editrice di libri sulle arti marziali e designava equipaggiamento da allenamento personalizzato. Durante la sua successiva apparizione al Long Beach Tournament, Bruce Lee avrebbe indossato un nuovo tipo di equipaggiamento protettivo che lo rendeva in grado di partecipare sia alle gare di sparring con contatto sia alle competizioni di arti marziali, in netto contrasto con le competizioni senza contatto e basate sui punti che erano tipiche di quel periodo.
In tutto questo, Bruce Lee aveva cominciato a usare l'espressione "combattimento da strada scientifico" nei suoi discorsi pubblici e durante le dimostrazioni delle tecniche che sviluppava. Inevitabilmente, questo aveva contribuito ad aggravare le già forti divergenze che aveva con l'ambiente delle arti marziali di San Francisco, dove un maestro di kung fu l'aveva definito, appunto, "un dissidente maleducato." Durante una dimostrazione pubblica a Chinatown nel 1964, Lee aveva criticato l'atteggiamento dei maestri di arti marziali locali, che chiamava "vecchie tigri sdentate." Ovviamente era stato sfidato.
La sfida, avvenuta tra Bruce Lee e il giovane studente di arti marziali di Chinatown Wong Jack Ma, si era svolta a Oakland ed è probabilmente l'incontro più famoso della storia delle arti marziali moderne. In quell'occasione Bruce Lee non aveva tenuto del tutto fede alle aspettative. Aveva fatto fatica a battere il suo avversario, senza mostrarsi così incomparabilmente superiore come era stato a Seattle qualche anno prima. Comunque, aveva vinto.
Ma invece che riposare sugli allori dopo una vittoria poco soddisfacente, Lee aveva trasformato quell'incidente di percorso in uno stimolo per far evolvere ulteriormente lo stile di combattimento che stava sviluppando, il Jeet Kune Do, che presto aveva assunto una forma tangibile. Nel suo stile, Lee aveva sintetizzato tutte le sue molte influenze, con un approccio che nasceva dai principi di innovazione e utilità propagandati a Oakland e che si concentrava su un modo di combattere semplice, diretto e lontano dai canoni classici. Anche se il Jeet Kune Do ha rappresentato il culmine di una ricerca durata oltre dieci anni, non si tratta di una struttura fissa ma è in costante evoluzione. Più di 50 anni dopo, i suoi principi di base sono ancora molto rilevanti.
Tang Hao è considerato il primo storico delle arti marziali moderne e il padre dello studio fattuale delle arti marziali. Il suo lavoro è ancora attuale, perché molti dei miti che ha cercato di smantellare esistono e prosperano ancora a distanza di quasi un secolo, ma la maggior parte delle persone che praticano arti marziali non sanno quasi chi sia.
Gli studi di Tang Hao risalgono agli anni Venti quando, nel bel mezzo di un'esplosione di letteratura sul tema, le arti marziali cinesi erano pronte per un approccio sobrio e oggettivo. Di mestiere avvocato, Tang Hao praticava arti marziali e ha scritto numerosi libri e articoli sul tema in cui ha cercato di dissipare il folclore che circondava le arti marziali cinesi.
Nel 1920 ha pubblicato Study of Shaolin and Wudang, in cui affrontava lo scarto esistente tra la realtà fattuale e il folclore nella storia delle arti marziali cinesi, prendendo di mira, per dirla con lo storico delle arti marziali Ben Judkins, "quante più vacche sacre possibile." Nel libro Tang Hao smontava la mitologia che circondava il tempio Shaolin e criticava gran parte del misticismo che all'epoca andava di pari passo con le arti marziali.
Per il suo tracciare una linea precisa tra mitologia e fatti, il lavoro di Tang Hao non era stato accolto in modo positivo dalla comunità cinese delle arti marziali. Non c'era stato interesse ma piuttosto ostilità e come avrebbe scritto più tardi un suo amico in un articolo su di lui, "alcuni sconsiderati studenti di Wudang e Shaolin avevano messo a punto un piano per aggredirlo e picchiarlo." L'aggressione era stata evitata solo per l'intervento di una terza parte a favore di Tang Hao. Nonostante tutte queste tensioni Tang Hao avrebbe continuato a scrivere sul tema e a promuovere un approccio scientifico alla storia delle arti marziali cinesi.
Quasi un secolo dopo, il suo lavoro è ancora attuale anche se è probabile che Tang Hao sarebbe sconvolto nel vedere che nel 21esimo secolo così tanti moderni studenti di arti marziali si aggrappano ancora alla mitologia e all'idea che gli stili di combattimento asiatici siano nati nel tempio Shaolin. Secondo la leggenda, nel quinto secolo il semi-mitologico maestro Bodhidharma avrebbe rivelato una serie di tecniche ad alcuni monachi Shaolin per favorire il loro benessere psicofisico. Ovviamente ci sono molteplici prove storiche che mettono in dubbio questa versione, ad esempio il fatto accertato che gli stili di combattimento a mani nude si siano diffusi in Cina solo intorno al 16esimo secolo, eppure la leggenda di Bodhidharma persiste ancora nel 2017. Anche se equivale più o meno a un atleta che citi Zeus come primo organizzatore delle Olimpiadi.
Gli storici delle arti marziali vedono un unica linea di pensiero riformista che si sviluppa nelle carriere di Tang Hao e Bruce Lee. Come ha scritto lo storico Brian Kennedy, "molti stili di arti marziali cinesi erano diventati, per citare la famosa espressione di Bruce Lee, 'appesantiti e distorti' da un sacco di ritualità, diversi titoli, teorie con poche o nessuna base sulla realtà, false mitologie e toni pseudo-religiosi. Tang Hao, così come Bruce Lee, volevano alleggerire le arti marziali da tutti questi pesi."
Un esempio recente del problema che i riformisti come Bruce Lee e Tang Hao hanno cercato di affrontare sono i video in cui combattenti di MMA sconfiggono in modo umiliante gli studenti di kung fu in competizioni organizzate. In un match tenutosi in Malesia, ad esempio, si vede un maestro di kung fu Wing Chun messo a terra e sottomesso da un combattente di MMA in meno di 30 secondi. Guardando quello che accade prima dell'inizio del combattimento appare chiaro come il maestro di kung fu sia più attento alla postura e alle pose corrette che non a prepararsi per affrontare il combattimento vero e proprio.
Il video in cui questi problemi emergono più chiaramente però è quello del recente match di alto profilo tenutosi in Cina tra il combattente di MMA Xu Xiaodong e il celebre mistico e maestro di dai chi Wei Lei, che ha visto prevalere molto rapidamente—in circa dieci secondi—il primo. L'esito del combattimento, nato dopo un confronto acceso e uno scambio di accuse da Wei Lei e Xu Xiaodong, ha fatto notizia e aperto un dibattito sull'effettiva validità ed efficacia nel mondo reale dei sistemi di combattimento promossi dalle arti marziali.
Da un punto di vista storico, combattimenti di questo tipo non sono niente di particolarmente nuovo. Lo storico delle arti marziali Ben Judkins di recente ha pubblicato sul suo sito una testimonianza d'archivio che descrive un match simile in cui un maestro di tai chi aveva perso dopo un combattimento pubblico tenutosi in Cina nel 1928. Ma la cosa sconvolgente del combattimento tra Xu Xiaodong e Wei Lei non stata è tanto la vittoria del primo quando quello che è successo dopo, che illustra molto bene la diffusa riluttanza esistente nel mondo delle arti marziali a distaccarsi dalla mitologia che le circonda e ad abbracciare un nuovo approccio più moderno.
Dopo la sua vittoria, Xiaodong è stato criticato pubblicamente da più parti, compresa la Chinese Boxing Association e l'emittente di stato Xinhua. La Chinese Wushu Association ha affermato che il combattimento "ha violato le morali delle arti marziali" (nonostante i due contendenti abbiano partecipato di loro spontanea volontà e nonostante il match si sia svolto alla presenza di un arbitro). Le autorità politiche cinesi hanno chiuso il blog di Xiaodong e censurato tutti gli articoli riguardo al match. La reazione del pubblico in Cina è stata così dura che Xiadong si è ritirato dalla scena pubblica.
Anche considerando l'atteggiamento provocatorio di Xu Xiaodong, le conseguenze dell'incidente sembrano far traspirare un tentativo di silenziare lui e la concezione di arti marziali che incarna. Come Bruce Lee, infatti, anche Xiadong per il suo approccio può essere considerato un "dissidente maleducato." Eppure la sua "maleducazione" non cancella i suoi meriti e il tentativo di screditarlo è l'ennesimo esempio di quello che capita a chi come Bruce Lee cerca di modernizzare le arti marziali.
Il dibattito che è seguito alla sconfitta di Wei Lei ha tirato in ballo questioni che sono estese e variegate almeno quanto le stesse arti marziali. La salute e il benessere sono le ragioni più diffuse (e sono ragioni perfettamente legittime) per cui la gente pratica arti marziali nel 21esimo secolo. Eppure quando si parla di combattimenti e specie di combattimenti come il suddetto, non c'è modo di evitare di farsi domanda sull'efficacia delle arti marziali. La stessa domanda che si ponevano Bruce Lee e i suoi amici di Oakland: "funziona?"
Come molti hanno fatto giustamente notare, la sconfitta di un maestro non implica necessariamente l'inefficacia totale di un qualsiasi sistema. Ma se la questione in gioco è la componente marziale delle arti marziali, non c'è proprio alcun modo di evaderla senza confrontarsi con i risultati ottenuti da chi le pratica sul ring. Da questo punto di vista, c'è un precedente positivo da considerare.
Nel 1922, il pugile inglese Carl "KO" Morris si è recato alle Hawaii e ha sfidato diversi praticanti di arti marziali sul ring. Morris aveva la reputazione di essere piuttosto condiscendente riguardo alle arti marziali asiatiche e la sua sfida è stata considerata un insulto alla grande comunità di immigrati giapponesi delle Hawaii—dove, all'epoca, si stava formando la prima grande comunità internazionale di arti marziali.
Insieme agli immigranti attratti dalle possibilità economiche offerte dalle isole sono arrivate alle Hawaii un sacco di tecniche di combattimento che presto hanno cominciato a fondersi tra loro. "Le Hawaii sono state il primo grande punto di contatto tra le varie arti marziali asiatiche," mi ha spiegato l'eclettico maestro di arti marziali Dan Inosanto, "i cinesi insegnavano ai giapponesi, i giapponesi ai cinesi, i cinesi ai filippini, finché anche gli stessi hawaiani non si sono fatti coinvolgere."
Il primo combattente giapponese a sfidare Morris era stato sconfitto al primo round. Ma la comunità giapponese delle arti marziali si era rifiutata di considerare la sconfitta come una prova di qualcosa e aveva fatto appello a combattenti in grado di incarnare la natura sfaccettata delle arti marziali hawaiane.
Uno di questi era Seishiro Okazaki. Discendente da una famiglia di samurai, Okazaki si era trasferito alle Hawaii da ragazzo attratto dalle opportunità che offrivano le isole con le loro coltivazioni estensive di canna da zucchero. Lì, a 19 anni, aveva cominciato a studiare il jujitsu. Aveva passato i 12 anni successivi a praticare il jujitsu, di cui aveva appreso tre stili, insieme a qualsiasi altra arte marziale che riuscisse a farsi insegnare. Aveva appreso il kung fu da un maestro cinese di 78 anni, il karate da un maestro di Okinawa, le tecniche filippine di lotta con i coltelli, il wrestling occidentale e il lua, l'arte marziale nativa delle Hawaii.
Dopo aver accettato la sfida, Okazaki si era preparato facendo ricerca sia teorica che pratica su quali tecniche avrebbe potuto applicare contro un pugile della stazza e delle capacità di Morris. Aveva osservato agli incontri di boxe tra i militari americani di stanza sull'isola e ricercato una tecnica in grado di mettere in difficoltà un pugile. Dopo settimane di ricerche, Okazaki aveva sviluppato uno stile basato sul mantenere un baricentro molto basso, osservando che i pugili dell'epoca erano poco abituati a tirare pugni verso il basso.
Il 19 maggio 1922 Okazaki aveva affrontato Morris sul ring. All'inizio del primo round Okazaki, dopo aver valutato male un colpo di Morris, si era rotto il naso. Aveva continuato a combattere ed era riuscito a buttare il pugile giù dal ring per ben due volte. In un round seguente, Okazaki aveva buttato Morris a terra rompendogli un braccio. Dopo la vittoria, Okazaki sarebbe andato a trovare Morris all'ospedale e più tardi Morris si sarebbe messo a studiare jujitsu da Okazaki.
La sfida di Xu Xiaodong alla comunità cinese della arti marziali non è molto diversa da quella lanciata da Morris 90 anni fa alla comunità giapponese delle Hawaii. Invece che censurare il punto di vista di Xu e avanzare ogni genere di scusa per giustificare la sconfitta di Wu Lei, la comunità delle arti marziali tradizionali cinesi dovrebbe cercare ovunque un nuovo combattente da mettere sul ring contro Xiaodong. Al momento questo non sta accadendo.
Seishiro Okazaki non ha sconfitto Carl Morris appellandosi alla tradizione o alla mitologia. Ha vinto grazie alle sue ricerche, al suo approccio analitico, all'osservazione di diversi stili di combattimento. Ha vinto, insomma, grazie a quelle tecniche che Bruce Lee avrebbe reso famose con il nome di "combattimento da strada scientifico." Che resta rilevante tanto oggi quanto allora.


martedì 6 giugno 2017

Baguaquan

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Il Pugilato degli Otto Trigrammi (八卦拳, bāguàquán, pa kua ch’uan) è un nome con cui a volte viene indicato lo stile di arti marziali cinesi Baguazhang, ma è anche il nome di alcuni altri stili e Taolu. Il Baguaquan è un nome che viene spesso ritrovato associato a rivolte popolari, come quella di Wang Lun nel 1774 o quella del Baguajiao del 1813, assieme al Meihuaquan e ad altri stili.

Baguaquan

Uno stile con questo nome, classificato come Changquan è diffuso e popolare nelle province di Hebei, Shandong ed Henan. Si compone di 24 sequenze caratterizzate da movimenti semplici e potenti, divise in tre gruppi di 8, corrispondenti a tre livelli di pratica. Il trentaseiesimo anno dell'epoca dell'imperatore Qianlong (1771), Meng Er (孟二) ed il nipote Zhang Bailu (张百禄), due persone di Shouzhang (寿张) nello Shandong insegnarono il Baguaquan. Un altro riferimento storico menziona un certo Liu Yulong (刘玉癃) di Raoyang (饶阳) in Hebei, che imparò il Baguaquan da Guo Luoyun (郭洛云) di Weixian in Shandong e da Zhang Guang (张广) di Shenxian (深县) in Hebei, durante il regno di Jiaqing (1796-1821). A livello tattico, si caratterizza dall'idea di opporre l'inflessibile all'inflessibile, la pietra alla pietra, secondo il detto tipico dello stile: se tu mi colpisci, ti voglio bloccare, ti colpisco, tu non puoi fermarmi (Ni da, an bu dan, an da ni, dang bu zu). Questo stile utilizza poi numerose armi: dao, qiang, guai, liuxing chui, shuang gou, il ji, ecc.

Fu Xi Baguaquan

Il Pugilato degli Otto Trigrammi di Fu Xi (伏羲八卦拳, Fú Xī bāguàquán, Fu Hsi pa kua ch’uan) è uno stile di arti marziali cinesi anche chiamato Pugilato degli Otto Trigrammi Prenatale (先天八卦拳, xiāntiān bāguàquán, hsien t’ien pa kua ch’uan). Prende il suo nome dal fatto che la sua teoria di base si richiama alla teoria Xiāntiān Bāguà, che viene attribuita a Fu Xi (伏羲). Viene considerato uno stile interno o Neijiaquan (内家拳). Lo stile ha due forme di Base: Forma Antica in 72 Figure del Pugilato degli Otto Trigrammi di Fu Xi (伏羲八卦拳七十二式老架, Fú Xī bāguàquán qīshí'èr shì lǎojià, Fu Hsi pa kua ch’uan ch’i shih erh shih lao chia, letteralmente "trad?") e Avanzare Colpendo in 32 Figure del Pugilato degli Otto Trigrammi di Fu Xi (伏羲八卦拳三十二式进捶, Fú Xī bāguàquán sānshí'èr shì jìn chuí, Fu Hsi pa kua ch’uan san shih erh shih chin ch’ui). Questo pugilato è diffuso nella zona Nord Est della provincia di Anhui, nelle aree amministrative di Funan (阜南), di Fuyang (阜阳), di Linquan (临泉), di Bozhou (亳州), ecc. In particolare nell'area di Funan sono presenti due maestri di sesta generazione dello stile: Ma Jusen (马具森) e Li Yuming (李玉明).

Qianmen Baguaquan

Il Pugilato degli Otto Trigrammi della porta del (trigramma) qián (乾门八卦拳, qiánménbāguàquán, chian men pa kua ch’uan, letteralmente "乾門八卦拳") è uno stile praticato nella zona di Xuchang in Henan. Esso è stato trasmesso da Wú Zhènjiāng 吳振江 (1820-1896), un uomo originario di Dezhou che aveva partecipato alla rivolta dei Taiping Tianguo.

Il lignaggio del Qianmen Baguaquan

Wú Zhènjiāng 吳振江- Hán Fèngmíng 韓鳳鳴- Zhào Wénliàng 趙文亮- Zōu Qīngtài 鄒清泰



Xiuping Baguaquan

Il Pugilato degli Otto Trigrammi del miglior livello (秀平八卦拳, xiù píng bāguàquán, hsiu p’ing pa kua ch’uan) è abbreviato in Xiuquan ( 秀拳, xiùquán, hsiu ch’uan, letteralmente "Pugilato migliore").

Ziwu Baguaquan

Il Pugilato degli Otto Trigrammi Ziwu (子午八卦拳, zǐ wǔ bāguàquán, tzu wu pa kua ch’uan) è un tipo di Baguaquan che è praticato a Liangshan in Shandong. Questo Baguaquan presenta molte analogie con il Baguazhang.

Shaolin Baguaquan

Il Pugilato degli Otto Trigrammi di Shaolin (少林八卦拳, Shàolín bāguàquán, Shao lin pa kua ch’uan) è uno stile di arti marziali cinesi che pone enfasi sui salti e le cadute.

Il Baguaquan del Diancang Wushu

Un Baguaquan è stato insegnato da Shi Dacai 史达开 ed è descritto in un libro di Bai Shiru, sui pugilati praticati a Dali in Yunnan dalle minoranze nazionali.

Meihuaquan e Baguaquan

Secondo le leggende ed i libri segreti del Meihuaquan il proprio maestro fondatore, Yun Pan (云盘), che viveva sul Kunlunshan diede vita anche ad un altro stile: il Baguaquan. Questi due stili sono perciò considerati entrambi appartenenti alla Scuola del Kunlun (昆仑派, Kūnlúnpài, K’un lun p’ai).

Il Wuxing Baguaquan del Dayan Qigong

Nello stile Dayan Qigong esiste un esercizio che si chiama Pugilato dei 5 Agenti e degli Otto Trigrammi (五行八卦拳, wǔ-xíng bāguàquán, wu hsing pa kua ch’uan) che si compone di 28 figure.

Il Dating Baguaquan del Cailifo

Nello stile Cailifo c'è una forma che si chiama Dating Baguaquan (达庭八卦拳, dá tíng bāguàquán, ta ting pa kua ch’uan, letteralmente " Pugilato degli Otto Trigrammi che raggiunge la corte ").

Xiao Bagua neigong quan

Lo Xiao Bagua Neigong Quan (小八卦内功拳, xiǎo bāguà nèigōng quán, shao pa kua nei kung ch’uan, letteralmente " Piccolo Pugilato dell’allenamento interiore degli Otto Trigrammi "), spesso abbreviato in Xiao Baguaquan ( 小八卦拳, xiǎo bāguàquán, shao pa kua ch’uan, letteralmente " Piccolo Pugilato degli Otto Trigrammi "), è un esercizio molto importante dello Shaolin Tongzhong gong (少林铜钟功, Shàolín tóngzhōng gōng, shao lin t’ung chung kung, letteralmente "Lavoro della Campana di Ottone di Shaolin") . Questo esercizio si compone di 37 figure. Esso è un tesoro raro e prezioso della cultura Cinese diffuso nell'area di Wenzhou.

Huxing Baguaquan

Una forma chiamata Huxing Baguaquan (虎形八卦拳, hǔxíng bāguàquán, hu hsing pa kua ch’uan, letteralmente " Pugilato degli Otto Trigrammi a Forma di Tigre") in quindici figure appartiene allo stile Huxingquan (虎形拳, hǔxíngquán, hu hsing ch'uan, letteralmente " Pugilato a Forma di Tigre").

Jintai Quanpu

Nel Jintai Quanpu (金台拳谱), un libro del 1929, si descrivono alcuni tipi di pugilato tra cui un Baguaquan in 64 vie (八卦拳六十四路), non collegato al Baguazhang. Nel testo si fa risalire il proprio lignaggio all'epoca Song.

lunedì 5 giugno 2017

Xiangxingquan

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Xiangxingquan (象形拳, tipi di pugilato che imitano l'espressione) è una categoria di stili di arti marziali cinesi che racchiude tutte quelle scuole che riproducono particolari movenze, la maggior parte delle volte di animali, ma anche di situazioni particolari (come nel caso dello Zui Baxianquan).

Radici culturali


In Cina come in svariate altre parti del mondo, l'imitazione degli animali ha una tradizione antica nelle danze e negli esercizi salutistici. Sebbene qualcuno ipotizzi un collegamento tra queste pratiche ancestrali e gli esercizi di arti marziali cinesi, non c'è alcuna evidenza diretta di tale connessione. Sicuramente c'è una continuità culturale tra tutte queste pratiche. Lo Shangshu (尚书), uno dei testi classici cinesi, narra di danze che imitano i movimenti di 100 animali. Un altro testo classico, lo Huainanzi (淮南子), documenta esercizi di imitazione dell'oca che fa il bagno, la scimmia che cerca il cibo, il falco che volteggia e la tigre che guarda. Durante la dinastia Han viene creato il Wuqinxi (五禽戏, gioco dei cinque uccelli e bestie) che imita 5 animali, cioè ossia Hu (tigre), Xiong (orso), Lu (cervo o daino), Yuan (scimmia antropomorfa), Niao (uccello), così come l'esercizio imitativo degli animali di Ge Hong (葛洪) che include per esempio il drago che vola, la tigre che cammina, l'orso che passeggia, la tartaruga che inghiotte, il serpente che si attorciglia, l'uccello che spiega le ali, la scimmia che si accovaccia, il coniglio che si sorprende.  


domenica 4 giugno 2017

Bafaquan

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Il Bafaquan (八法拳, "pugilato degli otto metodi") è un sistema di arti marziali cinesi sviluppato da Li Demao (李德茂) durante l'epoca della dinastia Qing. Esso include tecniche di fanziquan, paochui, tantui, tongbeiquan, xingyiquan.
Il sistema si basa su otto metodi ("bafa" 八法):
  1. Lan (, bloccare, intercettare, ostruire);
  2. Na (, prendere, afferrare, catturare);
  3. Zha (, introdursi, infilarsi, pungere);
  4. Beng (, esplodere, schiantarsi);
  5. Tuo (, sostenere, appoggiare, tenere sul palmo);
  6. Dou (, scuotere, scoprire);
  7. Pi (, dividere, spaccare, spezzare);
  8. Chan (, attorcigliare, avvolgere).
Da una forma a mano nuda si sviluppa un esercizio in coppia (duilian), poi si studiano le armi quali dao, qiang e jian. La "bafaqiang" (八法枪), utilizza una daqiang (大枪, "grande lancia") ed è una specialità di questo sistema. Questa tecnica di utilizzo della lancia appare circa nel 1909 e riunisce yuejiaqiang (岳家枪, "lancia della famiglia Yue"), lihuaqiang (梨花枪, "lancia del fiore di pero") e liuheqiang (六合枪, "lancia delle sei coordinazioni") e gli "otto metodi ("bafa") sopra citati.
Il bafaquan è popolare nella provincia di Shanxi, in particolare nella città di Datong, nella Mongolia Interna (Nei Menggu, 内蒙古)

sabato 3 giugno 2017

Kimono

 
Un esempio di kimono



Il kimono (着物 letteralmente "cosa da indossare" e quindi "abito") è un indumento tradizionale giapponese, nonché il costume nazionale del Paese del Sol levante.
In origine il termine kimono veniva usato per ogni tipo di abito; in seguito è passato a indicare specificamente l'abito lungo portato ancor oggi da persone di entrambi i sessi e di tutte le età. Il kimono è molto simile agli abiti in uso durante la dinastia cinese Tang. Il kimono è una veste a forma di T, dalle linee dritte, che arriva fino alle caviglie, con colletto e maniche lunghe. Le maniche solitamente sono molto ampie all'altezza dei polsi, fino a mezzo metro. Tradizionalmente le donne nubili indossano kimono con maniche estremamente lunghe che arrivano fin quasi a terra, chiamato furisode. La veste è avvolta attorno al corpo, sempre con il lembo sinistro sopra quello destro (tranne che ai funerali dove avviene il contrario) e fissato da un'ampia cintura annodata sul retro chiamata obi.
Molti credono che il kimono sia l'uniforme utilizzata nella pratica delle arti marziali giapponesi, dovuto spesso all'errata credenza diffusa nei film del genere; in realtà si usa il termine keikogi per identificare l'abbigliamento per la pratica delle discipline marziali. Il kimono viene generalmente abbinato a delle calzature tradizionali giapponesi (simili alle infradito): i sandali zori e i geta con lo yukata e a dei calzini che dividono l'alluce dalle altre dita chiamati tabi. Solitamente quest'ultimi non utilizzati con lo yukata, dove di solito si tengono i piedi scoperti con i soli geta, ma c'è una versione di tabi leggeri ed elastici che può venire utilizzata.
Al giorno d'oggi, al contrario di quello che spesso si crede, il kimono è un capo d'abbigliamento non necessariamente costoso. Normalmente i kimono nuovi, essendo un abito pregiato, possono costare molto, soprattutto se d'autore, ma si riescono a trovare anche a prezzi bassi. Infatti in Giappone si usa ormai spesso acquistare i kimono e alcuni accessori come ad esempio l'obi, nel mercato dell'usato, tramite i vari negozi o siti internet dedicati che offrono una vastissima scelta e dove c'è molta richiesta anche dagli stranieri, siccome il prezzo dei kimono usati scende vertiginosamente, arrivando a costare anche pochissimo e sono tenuti come nuovi.

Storia

La storia e lo sviluppo del kimono vennero pesantemente influenzati dall'abbigliamento tradizionale cinese del popolo Han, chiamato hanfu, grazie alle ambasciate giapponesi presenti in Cina nel IV secolo. Fu comunque nell'VIII secolo che il costume cinese divenne popolare in Giappone, ma è durante il periodo Heian (794–1192) che il kimono divenne sempre più simile a quello attuale, anche se all'epoca veniva ancora coperto con una sorta di grembiule chiamato mo. Durante il periodo Muromachi (1392–1573) il kosode, un antesignano del kimono che però veniva considerato ancora parte della biancheria intima, cominciò invece a essere indossato senza la gonna-pantalone hakama sopra di esso e quindi cominciò anche a essere fissato al corpo con una cintura apposita, la cintura obi. Durante il periodo Edo le maniche iniziarono ad allungarsi, specialmente tra le donne non sposate, e la cintura obi iniziò a diventare più larga, con vari tipi di nodi e allacciature sempre meno semplici. Da allora la forma base del kimono maschile e femminile è rimasta essenzialmente immutata.

Caratteristiche

 


Donna giapponese in kimono, circa 1870



I kimono da uomo sono disponibili in varie taglie, ma tradizionalmente tutti i kimono da donna sono sostanzialmente di una sola taglia e vengono adattati alle varie forme e dimensioni del corpo rimboccando o piegando opportunamente il tessuto. Un kimono cucito perfettamente ha le maniche che terminano esattamente alla fine dei polsi quando le braccia sono abbassate. La lunghezza ideale del kimono da uomo dovrebbe arrivare alle caviglie senza essere piegato in vita; quello da donna è invece più lungo, ma arriva comunque alle caviglie dato che viene ripiegato in vita sotto la cintura obi. Questa ripiegatura viene chiamata ohashori.
I kimono tradizionali vengono realizzati come in passato, ovvero vengono ricavati da un singolo rotolo di stoffa chiamato tan, largo circa trentacinque centimetri e lungo circa undici metri e mezzo (per un kimono per adulti); questo rendeva difficile e costoso avere dei kimono di taglie grandi, per persone alte di statura o molto corpulente, come ad esempio i lottatori di sumo che indossavano kimono fatti su misura. Il kimono finito consiste quindi di quattro larghe strisce di tessuto: due pannelli che coprono il corpo e due che vanno a formare le maniche più due piccole strisce per il colletto e i risvolti del pannello frontale. In passato il kimono veniva spesso scucito per lavare separatamente i vari pannelli e ricucito a mano. Tessuti e metodi di lavaggio moderni hanno reso obsoleta questa pratica. A volte, quando il kimono deve essere conservato per lungo tempo, lungo gli orli esterni vengono messi dei punti di imbastitura piuttosto laschi, per evitare pieghe e torciture indesiderate nonché per mantenere il corretto allineamento dei vari strati dell'abito.
I kimono tradizionali sono cuciti a mano e i tessuti usati per il loro confezionamento sono spesso fatti e decorati a mano. Il kimono può essere decorato con motivi singoli o ripetuti, ottenuti con diverse tecniche, tra cui lo yuzen, un tipo di tintura resistente prodotto con una pasta di riso, lo shibori e la pittura a mano o con uno stencil. Decorazioni ripetute regolari che coprono grandi parti del kimono sono generalmente prodotte con lo yuzen e una fustella. Con il tempo ci sono state molte variazioni dei colori, dei tessuti e dello stile, così come per gli accessori come l'obi.
I kimono e le cinture obi sono tradizionalmente fatti di seta, broccato o satinato (come il rinzu). I kimono moderni sono disponibili anche in tessuti meno costosi e meno delicati, come quelli fatti con il rayon, il cotone, il poliestere o altre fibre sintetiche. La seta è considerata comunque ancora il tessuto ideale ed è praticamente obbligatoria nelle occasioni formali. Le fantasie ricamate o stampate sul kimono possono anche essere abbinati alla stagione.
Oggigiorno il kimono viene indossato sopra una sottoveste apposita, mentre in passato venivano indossati svariati strati di indumenti che venivano poi coperti con il kimono vero e proprio. I vecchi kimono sono spesso riciclati in vari modi: vengono alterati per fare degli haori, hiyoku o dei kimono per bambini; vengono inoltre usati per fare delle borsette o accessori simili. Un kimono rovinato sotto il punto vita può comunque essere indossato sotto una hakama.
Esistono diversi stili di kimono per le varie occasioni, dalle più formali alle più familiari. Il livello di formalità di un kimono da donna è dato dalla sua forma (principalmente la lunghezza delle maniche), dal disegno, dal tessuto e anche dal colore. I kimono da uomo si presentano invece generalmente in un'unica forma e sono di colori spenti. Il loro grado di formalità è dato anche dal colore degli accessori, dal tipo di tessuto e dal numero (o dall'assenza) di kamon (cimiero di famiglia).

Parti del kimono


Una ragazza di oggi con un furisode, dei sandali zōri e dei calzini tabi



Il kimono è composto da svariate parti, ognuna con un nome specifico. Per il kimono da donna le parti che vanno a comporre l'indumento sono:
  • Doura: la fodera esterna.
  • Eri: il colletto.
  • Fuki: l'orlo principale.
  • Furi: la parte della manica sotto al foro del braccio.
  • Maemigoro: il pannello anteriore principale.
  • Miyatsukuchi: l'apertura sotto la manica.
  • Okumi: la parte interna del pannello anteriore principale.
  • Sode: la manica (abbigliamento)|manica.
  • Sodeguchi: l'apertura della manica.
  • Sodetsuke: il foro del braccio.
  • Susomawashi: la fodera interna.
  • Tamoto: drappeggio della manica.
  • Tomoeri: il sopra il colletto.
  • Uraeri: il colletto interno.
  • Ushiromigoro: la sezione principale posteriore.



Il kimono da donna


Furisode



Il kimono da donna consiste di almeno dodici parti separate, da indossare, unire e fissare secondo regole precise. Per molte donne non risulta semplice indossare un kimono senza aiuto, ma in realtà con un po' di pratica si può indossare tranquillamente da sole, come fanno molte persone. Ancora oggi esistono assistenti professionali che aiutano le donne a indossare i kimono, specialmente nelle occasioni speciali. Tali assistenti hanno una licenza professionale e, oltre a lavorare spesso presso i saloni di parrucchiere, dove in Giappone si usa andate per acconciarsi i capelli quando si indossa il kimono, fanno anche visite a domicilio.
Con il kimono da donna si utilizza spesso indossare dei fermagli ornamentali per capelli tradizionali giapponesi chiamati kanzashi. La scelta del kimono da indossare in un'occasione è legata a numerosi simboli e sottili messaggi sociali. La scelta riflette l'età della donna, il suo stato civile e la formalità dell'occasione. In ordine decrescente di formalità si hanno:
  • Kurotomesode (黒留袖): un kimono nero dipinto solo sotto la cintura; i kurotomesode sono i kimono più formali per le donne sposate. Sono spesso indossati dalle madri degli sposi ai matrimoni. I kurotomesode hanno solitamente cinque kamon (stemmi familiari) dipinti su maniche, petto e schiena del kimono.
  • Furisode (振袖): furisode letteralmente si traduce con "maniche svolazzanti"; le maniche di un furisode variano in lunghezza tra i 75 e i 105 centimetri (oggigiorno le maniche possono arrivare fino a 114 centimetri, poiché sono proporzionate all'altezza di chi andrà ad indossare l'abito). I furisode sono i kimono più formali per le donne nubili e generalmente sono completamente decorati. Il "furisode" è un abito indossabile unicamente dalle ragazze nubili e in teoria una ragazza non potrebbe più indossarlo dopo i venticinque anni; poiché l'età media delle spose si indirizza sempre più oltre questo limite. I "furisode" sono in gran parte indossati nella cerimonia di passaggio alla maggiore età delle giovani (Seijin Shiki) e dalle parenti non sposate degli sposi nei matrimoni. Si possono distinguere tre tipologie di "furisode", a seconda della lunghezza delle maniche: il kofurisode (75 cm), il chuburisode (90 cm) e l'ōburisode (105-114 cm).
  • Irotomesode (色留袖): un kimono in tinta unita (escluso il nero), decorato solo sotto la cintura. Appena meno formale del kurotomesode, è indossato da donne sposate, spesso le parenti più strette degli sposi ai matrimoni. Un irotomesode può recare tre o cinque kamon.
  • Hōmongi (訪問着): si traduce letteralmente come "abito da visita". Caratterizzato da decorazioni che si sviluppano oltre le spalle, attraversando le cuciture, lo hōmongi si colloca appena sopra lo tsukesage. Lo hōmongi viene indossato sia da donne nubili che sposate, spesso dalle amiche della sposa ai matrimoni. Può essere indossato anche in occasione di feste formali.
  • Tsukesage (付け下げ): rispetto allo hōmongi ha decorazioni meno estese e generalmente limitate a sotto la cintura e alle maniche; anch'esso può essere indossato sia da donne sposate che da donne nubili.
  • Iromuji (色無地): un kimono in tinta unita (a esclusione del nero e del bianco/avorio, considerati come non colori e destinati a occasioni specifiche) che può essere indossato sia da donne sposate che da donne nubili. Gli iromuji sono generalmente indossati in occasione delle cerimonie del tè. La seta tinta può produrre figure (rinzu, simile allo jacquard) ma non ha decorazioni di colori diversi.
  • Komon (小紋): letteralmente "bel motivo", un kimono con un piccolo motivo decorativo ripetuto su tutta la superficie dell'abito. Abbastanza informale, può essere portato per strada o abbinato a un obi più elegante per una cena al ristorante. Può essere indossato sia da donne sposate che da donne nubili.
    • Edo komon (江戸小紋): è un tipo di komon contraddistinto da piccoli punti disposti in gruppi densi a formare un disegno più ampio sulla superficie dell'abito. La tecnica di tintura dell'Edo komon nacque all'interno della classe sociale dei samurai durante il periodo Edo. Un kimono di questo tipo ha lo stesso grado di formalità di un iromuji e, quando è decorato con un kamon, può essere considerato equivalente ad un tsukesage o a uno hōmongi.
  • Yukata (浴衣): kimono estremamente informale, sfoderato, generalmente in cotone, lino o canapa. Gli yukata sono indossati in estate in occasioni all'aperto da uomini e donne di ogni età. Sono inoltre indossati alle terme, dove spesso vengono anche offerti agli ospiti degli stabilimenti termali.



Il kimono da uomo


Jimmy Wales con un kimono (Kyōto, 2007)



A differenza dell'abito da donna i kimono da uomo sono molto più semplici e si compongono di un massimo di cinque pezzi, esclusi calze e sandali.
Oggi le principali differenze tra i kimono da uomo consistono nel tipo di tessuto e nel modello. Il kimono tipico è di colore scuro (nero, blu scuro, verde scuro e più raramente marrone). I tessuti sono opachi e, nei modelli meno formali, presentano un motivo leggero. Kimono meno formali possono essere di colori leggermente più vivaci, come il viola, il verde e il blu. Alcuni lottatori di sumo a volte indossano anche colori particolarmente vivaci, come il fucsia. Il tipo di kimono più formale è completamente nero, con cinque kamon sul petto, sulle spalle e sulla schiena. Leggermente meno formale è la versione con tre kamon. Sono generalmente accompagnati da biancheria ed accessori bianchi. Quasi ogni kimono può essere reso più formale indossando hakama e haori.

Gli accessori del kimono


Tabi

Obi (otaiko-musubi)



  • Datejime (伊達締め): è una piccola cintura a sciarpa parzialmente rigida indossata sotto la cintura obi per assicurarla.
  • Geta (下駄): sono sandali, calzati da uomini e donne con lo yukata. Un tipo leggermente diverso di geta è usato dalla geisha.
  • Hakama (): è una gonna – divisa o unita – più simile a un paio di pantaloni molto larghi, tradizionalmente indossata dagli uomini, ma oggi anche dalle donne e usata nelle tenute di svariate arti marziali (aikido, kendo, iaido e naginata). Una tipica hakama ha delle pieghe, una koshiita – una parte rigida o imbottita sul fondoschiena – e un himo – lunghe strisce di tessuto avvolte attorno alla vita e attorno a un obi. In funzione della decorazione può essere sia molto formale, sia familiare. Normalmente non è parte dei kimono formali da signora, mentre lo è per quelli da uomo.
  • Haori (羽織): un soprabito che giunge fino all'anca o alla coscia, che aggiunge ulteriore formalità. Introdotto già tra il XV e il XVI secolo, fu riservato agli uomini fino alla fine del periodo Meiji (1868-1912), quando col cambio delle mode è entrato nell'uso anche per le donne. I modelli da donna tendono ad essere più lunghi.
  • Hiyoku (ひよく): è un tipo di sotto-kimono, quindi una sorta di sottoveste. Oggigiorno viene indossato soltanto in occasioni formali come matrimoni o eventi sociali importanti.
  • Haori-himo (羽織紐): una corda per stringere lo haori, decorata con nappine; il colore più formale è il bianco.
  • Jūnihitoe (十二単): un abito a dodici strati indossato nell'antichità dalle donne di corte. Oggi usato solo nelle occasioni più formali a corte – matrimoni imperiali o incoronazioni – e visibile nei musei.
  • Kanzashi (): ornamenti per i capelli in forma di fiori di seta, pettini di legno e forcine di giada.
  • Obi (): l'equivalente giapponese della fusciacca o della cintura, usata per il kimono o per la yukata. Sono generalmente usati in modi differenti a seconda dell'occasione e i modelli da donna sono generalmente più intricati.
  • Tabi (足袋): calzini corti con separazione infradito usati con i sandali. Esistono anche a piede unito.
  • Waraji (草鞋): sandali di corda. Usati spesso dai monaci.
  • Zōri (草履): sandali di stoffa, pelle o fibra. Possono essere molto decorati con disegni intrecciati o completamente lisci, usati sia da uomini che da donne. I più formali da uomo sono di fibra intrecciata con lacci bianchi.

venerdì 2 giugno 2017

Hequan

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Hequan (鹤拳, pugilato della gru) è un insieme di stili di arti marziali cinesi che imitano le movenze della Gru e quindi classificabile come Xiangxingquan. Siccome tutti questi stili sono praticati al sud, questi appartengono anche al Nanquan ed in particolare si parla di Fuzhou Hequan (福州鹤拳), infatti l'Hequan è una delle sette grandi scuole di pugilato del Fujian (福建省七大拳, Fujian sheng qi da quan). La scuola conterebbe 300 anni di storia e come vedremo nella sezione dedicata al Baihequan (白鶴拳) viene fatta risalire a Fang Qiniang (方七娘). Si è diffusa in Fuzhou, Changle (长乐), Fuqing (福清), Pingtan (平潭), Minqing (闽清), Putian (莆田), Gang-Ao (港澳), Hong Kong e Macao) e sull'isola di Taiwan (台湾).

Baihequan 白鶴拳, pugilato della gru bianca

Il Pugilato della Gru Bianca (Baihequan,白鶴拳) è una delle tipologie di scuole di imitazione dei movimenti della Gru, molto diffusa nel mondo tanto che qualcuno si ostina ad utilizzare il nome in Inglese, cioè Fujian White Crane. C'è chi pensa che questa sia la scuola da cui si sono ramificate le altre.
  • Secondo Carmona gli Annali Storici di Yongchun (Yongchun xianzhi) riferiscono che Fang Qiniang trasmise la sua arte a Zheng Li di Yongchun ed in seguito la scuola si divise in Zonghe (宗鶴), Shihe (食鶴), Minghe (鸣鶴) e Feihe (飞鶴).
  • Per il libro Yongchun Baihequan da questa scuola derivarono tutti i 5 sottostili.

Baihequan, secondo altre fonti

La storia Più Diffusa

Per altri, lo stile della Gru Bianca è uno degli stili più giovani che derivano dal Wushu di Shaolin. La leggenda narra che durante il regno dell'imperatore Kangxi (1662-1722) della dinastia Qing, nel tempio Bailian 白莲寺, nella regione di Funing (Fujian) viveva una donna chiamata Fang Qiniang, figlia di Fang Zhong (方种), esperto di Shaolinquan. Il padre le aveva insegnato le sue arti marziali fin dalla tenera età. Un giorno mentre lei stava tessendo nel tempio una gru bianca volando si posò sul tetto, alzava la testa ed agitava le ali, ballava e giocava col suo collo, usando il becco per beccarsi le penne, sporgendo il collo per cercare cibo e torcendolo per prendere una pausa; Fang Qiniang era molto sorpresa dalla sua gestualità. Quindi improvvisamente le tirò una scatola, ma la gru bianca la scansò facilmente; lei continuò usando un regolo per attaccarla, ma ancora una volta l'attacco fu deviato disinvoltamente, dopo di che la gru bianca spiegò le ali e volò alta nel cielo. Stupita dall'abilità dell'animale, Fang Qi-Niang cercò di applicare quotidianamente al suo kung-fu i movimenti della gru bianca. Ella cominciò ad incorporare tali movimenti nelle forme di Shaolin, sviluppando uno stile, denominato "Gru Bianca" (Bai He). Da allora Fang Qiniang insegnò questo stile nel tempio di Bailian e divenne molto famosa. Ha avuto numerosi allievi molti dei quali venivano dalla contea di Yongchun. In seguito Fang Qiniang e suo marito Zeng Si (曾四) furono esiliati a Yongchun. Nella città di Yongchun lei ed il marito insegnarono a 24 diversi studenti. È nella città di Yongchun (Fujian) che si è sviluppato lo stile della Gru Bianca più autentico dal quale, in seguito, sono derivate tutte le altre forme. A Yongchun dal XVII secolo ad oggi una genealogia ininterrotta di maestri ha trasmesso questo bellissimo stile che è anche un antenato (insieme al Huquan) del Karate Goju-ryu del Maestro è Cojun Miyagi. Oggi è attiva la 12ª generazione che è così derivata:
  • 1 Fang Qi Niang (方七娘, Fondatrice)
  • 2 Zeng Si (曾四)
  • 3 Zheng Li(郑礼) Ye Fu (叶福) Pan Xian (潘贤)
↓ ↓
  • 4 Zheng Chong (郑宠) Pan Dui Jin
↓ ↓
  • 5 Zheng Qiao (郑樵) Pan da Ren
↓ ↓
  • 6 A Jin Pan Yue Zhao
↓ ↓
  • 7 Zheng Han Ye Ding Fu (1797-1876) - Pan Li Qiu
↓ ↓ ↓
  • 8 Zheng Liang Ye Ding Xiao (叶鼎笑, 1828-1887) - Pan Zhen Tuan (潘贞团)
↓ ↓ ↓
  • 9 Zheng Mi Pan Shi Feng (潘世讽,1858-1931)
↓ ↓
  • 10 Zheng Lian Jia (1891-1966) Pan Rui Dang (潘瑞荡, 1903-1976)
  • 11 Su Ying Han (苏瀛汉,1945)
  • 12 Su Jin Yi (苏君毅) – Su Jun Yu (苏君玉) – Chen YiJun - Guarelli Andrea - altri
gru bianca di yonchun baihe china

Il Baihequan Secondo Liu Yinshan

Le caratteristiche di questo stile sono radicate profondamente nelle posizioni ed intricate tecniche di mano per lo più a corta distanza come ad imitare il beccheggio degli uccelli. Lo stile della gru volante, tuttavia, utilizza maggiormente tecniche sulla lunga distanza, anche se sulla corta distanza, prediligge combattimento con le mani, che simula lo sbattimento delle ali. Alcuni stili della Gru Bianca utilizzano inoltre una grande varietà di armi tradizionali, mentre gli altri stili hanno interrotto la pratica con le armi antiche. Secondo Liu Yinshan questo stile sarebbe stata una conoscenza dei monaci nel tempio Shaolin (少林寺) del Jiulianshan (九連山) del Fujian (福建). Questa conoscenza venne poi trasmessa a Fang Huishi (方慧石) che la diffuse assieme ai Shaolin shiba luohanquan (少林十八羅漢拳), in particolare insegnò a Fang Qiniang (方七娘). Siccome Fang Qiniang insegnò nella contea di Yongchun (永春) in Fujian, lo stile prese il nome di Yongchun Baihequan (永春白鹤拳). Questa scuola si sarebbe poi divisa in quattro rami: Feihequan (飞鶴拳); Minghequan (鸣鶴拳); Suhequan (宿鶴拳); Shihequan (食鶴拳).
La linea di discendenza del Baihequan a Taiwan:
  1. 方七娘 - Fāng Qī Niang
  2. 曾四 - Zéng Sì
  3. 鄭禮 - Zhèng Lǐ
  4. 蔡忠 - Cài Zhōng
  5. 蔡公頸 - Cài Gōng Jǐng
  6. 林德順 - Lín Dé Shùn
  7. 劉故 - Liú Gù
  8. 劉銀山 - Liú Yín Shān
  9. 劉長益 - Liú Zhǎng Yì (Liu Chang I)

Atteggiamenti delle Mani del Baihequan

Secondo il libro Hequan lo stile ha due atteggiamenti delle mani: Hezhaozhang (鹤爪掌, Palmo dell'artiglio della gru) e Hedingquan (鹤顶拳, pugno a testa di gru).

Passi Fondamentali del Baihequan

I passi più utilizzati per il libro Hequan sono: Pingxingbu (平行步, passo parallelo) e Sanjiaobu (三角步,passo triangolare).

Zonghequan 縱鶴拳, pugilato della gru che salta o Zonghequan宗鶴拳, pugilato della gru dell'antenato

Il nome Zonghequan può essere reso con quattro ideogrammi differenti: (verticale); 駿 (Jun, buono); (traccia); (antenato); che nel dialetto di Fuzhou hanno un suono uguale, ed un significato differente. Durante il regno dell'imperatore Daoguang (道光, 1821-1851) della dinastia Qing, Fang Shipei (方世培) originario della contea di Fuqing (福清) nella provincia del Fujian (福建), si recò ad apprendere il Wushu presso il tempio Tianzhu (天竺寺) sulla montagna Chashan (茶山). Dopo 10 anni di studio egli creò lo Zonghequan. I suoi principali discepoli furono chiamate le cinque tigri del Fujian: Fang Yonghua (方永華), Tang Yihe (唐依鶴), Lin Kongpei (林孔培), Cai Daotian (蔡道恬) e Wang Ling (王陵). I Taolu principali di questo sottostile sono: Fensanzhan (分三战); Simen (四门); Sandian (三点); Wu meihua (五梅花); Hechi (鹤翅); Wubu (五步); Hudie Chuanhua (蝴蝶穿花); Zouma sanjiao (走馬三角); ecc.

Minghequan 鸣鶴拳, pugilato della gru che piange

Secondo Wu Bin,Li Xingdong e Yu Gongbao alla fine dell'epoca della dinastia Qing, Lin Shixian (林世咸) esperto in Yongchun Baihequan (永春白鹤拳), si recò ad insegnare la propria arte marziale in Fuzhou (福州). Tra i suoi discepoli si ricorda Pan Yuba (潘屿八), il quale lo trasmise ad altri. Pan Yuba aveva appreso anche il Luohanquan (罗汉拳). Nel momento in cui questo stile venne appreso da Xie Chongxiang (谢崇祥) in Changle (长乐) nella provincia di Fujian, esso aveva subito molti cambiamenti ed assunto il nome di Minghequan. Tra i Taolu di questo sottostile ricordiamo: Babulian (八步连); ecc.

Suhequan 宿鶴拳, pugilato della gru che passa una notte

Wu Bin,Li Xingdong e Yu Gongbao raccontano che un certo Lin Chuanwu, originario di Chengmen nell'area di Fuzhou, studiò questo sottostile dal monaco Jue Qing per 5 anni presso il tempio Shimen. Per alcuni è solo un altro nome con cui si conosce il Zonghequan. La voce di Baidu afferma che questa ramificazione fu fondata da Fang Huishi方徽石, zi Shipei 字世培 originario della montagna Chashan 茶山 nella contea di Fuqing 福清. Egli avrebbe avuto come allievi Tang Yihe 唐依鹤, Cheng Xuechen 程学琛,Huang Lin 黄霖,Cai Daonian 蔡道年,il proprio figlio Fang Yonghua 方永华, ed il proprio nipote Fang Yongcang 方永苍, ecc. Sempre per la voce di Baidu queste sono le sequenze principali del ramo: Sanzhan (三战), Simen (四门), Sandian (三点), Wumeihua (五梅花), Hechi 鹤翅, Wubu 五步, ecc.

Shihequan食鶴拳, pugilato della gru che mangia

Tra la fine della dinastia Qing e l'inizio della repubblica cinese, lo Shihequan venne appreso da Fang Suiguan, originario di Beiling nell'area di Fuzhou. Da questi lo stile venne insegnato a Ye Shaotao. Ye continuò la sua preparazione nello Shihequan con Zhou Zihe ed in seguito ebbe numerosi discepoli. Il Taolu che più di altri caratterizza questo stile è il Simen Lianhuaquan (寺門蓮花拳 oppure白鶴四門蓮花拳) che viene abbreviato in Lianhua (蓮花), ma in tutto ne conta 21: Jiaozhanquan (角戰拳); Sanzhanquan (三戰拳); Dui chui hua da jiaoquan (對槌化大角拳); jin xing liu dou shouquan (金形六斗手拳); Qi he chao song quan (七鶴朝松拳); Baihe shuang long qiang zhu quan (白鶴雙龍搶珠拳); Baihe huolun shou hua shen quan (白鶴火輪手化身拳); Baihe yi xia chuanzhen hua shang jiao quan (白鶴翼下穿針化上角拳); Baihe xi shen xishui quan (白鶴洗身戲水拳); Baihe shuang feng chao mudan quan (白鶴雙鳳朝牡丹拳); Baihe chongtian quan (白鶴沖天拳); Baihe bawang ding quan (白鶴霸王鼎拳); Baihe jitou shuang chui shou quan (白鶴擊頭雙捶手拳); Baihe hudie shuangfei quan (白鶴蝴蝶雙飛拳); Baihe gundi long shou quan (白鶴滾地龍手拳); Baihe yi tiao long quan (白鶴一條龍拳); Baihe poshui qiu yu (白鶴潑水求魚); Baihe hua luohan fan jiao quan (白鶴化羅漢反角拳); Qiniang suibu quan (七娘碎步拳); Qiniang zhen shen he quan (七娘震身鶴拳).

Feihequan 飞鶴拳, pugilato della gru che vola

A metà dell'epoca della dinastia Qing un maestro di Yongchun Baihequan, tale Zheng Ji apprese il Feihequan da Zheng Li (郑礼). Zheng Ji era famoso in Fuqing e Qingzhou dove ha avuto tre generazioni di discepoli. I Taolu di questo sottostile sono: sanzhan (三战); Simen (四门); Babu (八步); Ershiba xiu (二十八宿); ecc. Vengono utilizzati per allenare gli spostamenti i Meihuazhuang (梅花桩).

Scuola della Gru Bianca Tibetana

Un altro stile che porta il nome della Gru è la Scuola della Gru Bianca Tibetana (西藏白鶴派, 西藏白鹤派, xīzángbáihèpài , hsi cang pai ho pai), in Yale Cantonese Baak Hok Paai. In origine questo stile si sarebbe chiamato Ruggito del Leone (獅子吼, 狮子吼, shīzihǒu, shih tzu hou) e sarebbe stato creato dal monaco tibetano Ah Dat-Ta (阿達陀, Adatuo) in epoca della dinastia Ming. Questa scuola, oltre al nome Gru Bianca, ha assunto a seconda dei lignaggi diverse denominazioni tra cui ricordiamo Xiajiaquan e Lama Pai (喇嘛派).

giovedì 1 giugno 2017

James Figg

James Figg



James Figg (1695 – 8 dicembre 1740) è stato un pugile inglese. È considerato come colui che diede inizio alla fase moderna di questo sport. Il suo nome è stato inserito nella International Boxing Hall of Fame nel 1992.
Nacque a Thame un villaggio nello Oxfordshire nel 1695. Alto 1,81 m, pesava poco più di 90 chili, si dimostrò subito molto abile nel combattimento sia utilizzando le armi sia con il solo uso delle mani. Si dedicò allo sport della scherma per poi concentrarsi completamente nel pugilato. Viaggiava di villaggio in villaggio per dare dimostrazioni di boxe ed organizzare incontri, finché si recò a Londra dove accettava la sfida di chiunque e iniziò ad insegnare le sue tecniche di combattimento. Nel 1719 aprì un'accademia dedicata solo alla boxe, alla quale si iscrissero più di 1000 persone, dove gli allievi apprendevano le lezioni di Figg e dimostravano la loro forza. Sul biglietto da visita dell'ormai popolare James Figg c'era scritto: "Master of the noble science of defence".
La boxe che Figg proponeva all'epoca era molto differente da quella che siamo abituati a vedere nei giorni nostri. Si poteva afferrare l'avversario e scagliarlo per terra, erano ammessi i colpi anche quando l'avversario era caduto a terra. Non esisteva un ring ben definito, lo spazio adibito al combattimento era definito da una semplice linea disegnata per terra. La boxe era uno sport brutale e somigliava ad un'arte marziale dove molti colpi e tecniche di atterramento erano permesse.
Nel 1719 Figg si proclamò campione d'Inghilterra. In carriera Figg disputò 15 incontri vincendoli tutti, finché nessuno volle più sfidarlo. Si ritirò imbattuto nel 1736. Con i soldi guadagnati e l'aiuto del Principe di Galles aprì a Londra un Anfiteatro in Oxford Street utilizzato per organizzare gli incontri di boxe. Figg morì nel 1740.
Il 6 giugno del 1727 si ricorda l'incontro che Figg combatté contro Ned Sutton un intagliatore di pipe di Gravesend. La sfidà generò molto interesse e fece giungere molte persone importanti tra cui il primo ministro Sir Robert Walpole. L'incontro era suddiviso in due, nella prima parte era ammesso l'uso di spade, invece nella seconda parte si utilizzavano solamente i pugni. Nella prima sfida per circa 30 minuti i due sfidanti si studiarono con attenzione, finché Sutton attaccò Figg costringendolo ad una molto difficile difesa durante la quale si ferì al braccio con la propria spada. L'incontro non fu fermato perché la ferita al braccio non era considerata grave. Subito dopo Figg colpì Sutton sulla spalla, in maneria seria, questo garantì a Figg la vittoria nella prima fase dell'incontro. Dopo 30 minuti di pausa iniziò il secondo incontro, durante il quale i due si colpirono e si afferrarono più volte. Anche questa fase fu vinta da Figg.
Figg non può essere considerato un pugile moderno, il suo contributo però fu rilevante per segnare l'inizio della fase moderna del pugilato. La sua scuola sarà un serbatoio di nuovi campioni, uno dei quali era il pupillo di Figg: Jack Broughton.Sarà colui che nel 1743 scriverà le prime regole fondamentali del pugilato conosciute come il London Prize Ring rules.
Grazie a James Figg, a partire dall'anno 1767 cominciarono a disputarsi anche in Francia i primi combattimenti di pugilato moderno. Infatti egli nell'anno 1733 partì in giro per la Francia per far scoprire questo nobile sport anche ai cugini di oltremanica.