venerdì 10 agosto 2018

Sōkon Matsumura

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Sōkon "Bushi" Matsumura (松村 宗棍 Matsumura Sōkon; Yamakawa Village, Shuri, Ryūkyū Kingdom, 1809 – 1899) è stato un guerriero, una guardia del corpo e un maestro di karate di Okinawa. Fu il primo maestro a strutturare il karate in maniera organica.

Biografia

Divenne guardia del corpo del Re di Okinawa a soli vent'anni; a ventiquattro ottenne il privilegio di trasferirsi nella signoria di Satsuma, in Giappone, dove, nell'arco di due anni, ricevette il Menkyo Kaiden nell'arte del Kenjutsu, dello stile Jigen-ryu.
Ebbe modo di studiare il Kenpo cinese durante gli svariati viaggi che fece in qualità di delegato del Re di Okinawa in Cina, approcciandosi principalmente agli stili dei Cinque Animali di Shaolin e soprattutto allo stile della Gru Bianca del Fukien. Fu anche esperto delle tecniche di lotta autoctone di Okinawa: per questo è ritenuto allievo di Kanga Sakugawa, anche se mancano riscontri documentali certi. La sua arte di combattimento raggiunse livelli di eccellenza nel sintetizzare gli elementi del To-de di Okinawa con quelli del Kenpo cinese e del Kenjutsu giapponese.
Il ruolo di Matsumura nella storia del karate è ancora più importante se si considera il fatto che formò numerosi allievi, alcuni dei quali diedero un eccezionale contributo all'evoluzione di quest'arte: nello specifico tramandò il suo metodo, come stile di famiglia, al nipote Nabe Tanmei Matsumura e questi lo tramandò al proprio nipote Hohan Sōken.
Dunque, Sokon Bushi Matsumura è considerato il caposcuola dello Shuri-te (Machimura Sui-di), mentre Grand Master Hohan Sōken, discendente di 3ª generazione, il caposcuola dello Shorin Ryu Matsumura Seito Karate.

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giovedì 9 agosto 2018

Sikhismo

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Il sikhismo è una religione monoteista nata in Pakistan nel XV secolo, basata sull'insegnamento di dieci guru che vissero in India tra il XV ed il XVII secolo.

Caratteristiche

Il Tempio d'Oro è considerato dai sikh il tempio più sacro della loro religione (il loro sancta sanctorum) e un luogo di pellegrinaggio in cui recarsi almeno una volta nella vita per pregare e offrire le proprie suppliche, oltre ad essere divenuto attualmente un'attrazione turistica di livello mondiale.
L'etimologia della parola sikhismo si rintraccia nella parola sikh, che deriva dal sanscrito e che significa "discepolo".
I sikh sono i devoti del Sri Guru Granth Sahib ji, le sacre scritture dei 10 guru che si sono succeduti dal 1469 al 1708 e di altri amanti del Creatore. Vivono principalmente nel Punjab (India del nord-ovest). Pregano il Creatore onnipresente ed onnipotente, che si manifesta attraverso il creato e che è raggiungibile grazie alla preghiera e all'aiuto di una guida, il guru, cioè colui che dà la luce (saggezza) al buio (l'ignoranza).
Il sikhismo si basa su tre principi:
  • ricordare il Creatore in ogni momento,
  • guadagnare lavorando onestamente,
  • condividere il guadagno.
Le scritture sacre non riconoscono il sistema delle caste e nemmeno approvano l'adorazione degli idoli, i rituali e le superstizioni. I sikh considerano venerabile solo la parola del Creatore rappresentata dalle Sacre Scritture dei guru.
I guru sikh non hanno sostenuto la necessità della vita ascetica e dell'isolamento dal mondo per guadagnare la salvezza. Quest'ultima può essere raggiunta da chiunque si mantenga onestamente e conduca una vita normale. Non esiste un clero nel sikhismo.
Ai sikh è proibito ogni tipo di dipendenza da sostanze, come l'alcol, tabacco e altro. Un sikh deve considerare la moglie di un altro uomo alla stregua di sorella o madre, e la figlia di un altro come sua. La stessa regola è applicata anche alle donne.
L'istituzione del "Langar" (cucina comune) serve a creare uguaglianza sociale fra l'intero genere umano. Essa è un luogo in cui persone di estrazione sociale alta e bassa, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, re e mendicanti, o di altre religioni condividono tutti lo stesso cibo, sedendo insieme in un'unica fila.
Si ritiene che la donna abbia la stessa anima dell'uomo e che quindi goda degli stessi diritti dell'uomo ad una crescita spirituale, di partecipare alle congregazioni religiose e di recitare gli inni sacri dei templi sikh. Il rapporto fra uomo e donna è di assoluta uguaglianza.
La discendenza dei guri terminò a 10, però c'è l'11° Guru, il Libro Sacro. Durante le cerimonie, i seguaci si riuniscono per ascoltare le parole del Guru, il quale, viene trasportato sulla testa (perché non può toccar terra) dopo che il tempio viene pulito e lucidato a fondo ancor prima che il "sacerdote" prescelto si svegli per i canti.

Storia

Tutti i 10 guru che con la propria vita hanno formato i sikh:
  • Sri Guru Nanak Dev ji fondò il sikhismo e percorrendo migliaia di chilometri predicò di meditare il nome del Creatore;
  • Sri Guru Angad Dev ji valorizzò l'uguaglianza tra le persone dando peso all'istruzione;
  • Sri Guru Amar Das ji insegnò a servire con umiltà e a trattare la donna alla pari dell'uomo. Si oppose al rito della "Sati", cioè l'usanza diffusa tra gli Indù di bruciare la vedova sulla pira funebre;
  • Sri Guru Ram Das ji con la costruzione del tempio d'Oro fece capire che nella casa del Creatore sono ben accolti tutti, senza distinzioni di religione o di casta;
  • Sri Guru Arjun Dev ji subì atroci torture per sottolineare l'importanza di accettare il volere del Creatore;
  • Sri Guru Hargobind Sahib ji insegnò che quando ogni altro mezzo risulta inutile è lecito l'uso delle armi;
  • Sri Guru Har Rae Sahib ji intervenne durante le epidemie costruendo case di cura;
  • Sri Guru Harkrishan Sahib ji insegnò a sacrificare il proprio bene per quello degli altri;
  • Sri Guru Tegh Bahaddar ji si sacrificò salvando la religione induista;
  • Sri Guru Gobind Singh ji attribuì ai propri sikh una diversa identità, creando il Khalsa.
Nell'aprile 1699, per eliminare ogni differenza tra le persone (di casta, di ricchezza, ecc.), Guru Gobind Singh Ji (10 guru sikh) introdusse il battesimo (l'Amrit), con il quale ogni uomo prendeva il cognome "Singh" (= leone) e ogni donna "Kaur" (= principessa) e che prevedeva per gli uomini, ma anche per le donne, l'assunzione di 5 simboli (kakaar).
Sri Guru Granth Sahib ji (= Il nobile libro originario che è Signore e Maestro Spirituale) è comunemente chiamato anche Adi Granth con riferimento alla versione curata nel 1603-1604 dal 5° Guru Arjan o Guru Granth Sahib se si fa riferimento alla sua ultima recensione curata dal 10° Guru Gobind Singh nel 1705, o semplicemente Granth (= Il Libro).
In particolari occasioni solenni, si pratica il rito della lettura completa e senza interruzioni del Libro Sacro: l'Akhand Panth è una cerimonia che prevede la lettura ininterrotta delle 1430 pagine del Libro Sacro, da parte di 5 Lettori, nell'arco di 48 ore. Il libro è scritto in gurmukhi, versione semplificata e considerata sacra, dell'antico sanscrito e comprende vocaboli punjabi, persiani e sanscriti.
I Sikh inoltre, hanno vissuto un periodo d'oro dopo la disgregazione dell'Impero Mogul poiché si organizzarono in una propria autonoma entità statale omogenea per lingua, religione ed etnia, l'Impero Sikh.

I dieci guru del sikhismo

# Nome diventato guru il data di nascita data di morte età padre madre
1
Sri Guru Nanak Dev Ji 20 ottobre 1469 14 aprile 1469 22 settembre 1539 70 Mehta Kalu ji Mata Tripta ji
2
Sri Guru Angad Dev Ji 7 settembre 1539 31 marzo 1504 29 marzo 1552 48 Baba Pheru ji Mata Ramo ji
3
Sri Guru Amar Das Ji 25 marzo 1552 5 maggio 1479 1º settembre 1574 95 Tej Bhan Bhalla ji Bakht Kaur ji
4
Sri Guru Ram Das Ji 29 agosto 1574 24 settembre 1534 1º settembre 1581 46 Baba Hari Das ji Mata Daya Vati ji
5
Sri Guru Arjan Dev Ji 28 agosto 1581 15 aprile 1563 30 maggio 1606 43 Guru Ram Das Ji Mata Bhani ji
6
Sri Guru Har Gobind Ji 30 maggio 1606 19 giugno 1595 3 marzo 1644 48 Guru Arjan ji Mata Ganga ji
7
Sri Guru Har Rai Ji 28 febbraio 1644 26 febbraio 1630 6 ottobre 1661 31 Baba Gurditta ji Mata Nihal Kaur ji
8
Sri Guru Har Krishan Ji 6 ottobre 1661 7 luglio 1656 30 marzo 1664 7 Guru Har Rai ji Mata Krishan Kaur ji
9
Sri Guru Tegh Bahadur Ji 20 marzo 1665 1º aprile 1621 11 novembre 1675 54 Guru Har Gobind Sahib ji Mata Nanki ji
10
Sri Guru Gobind Singh Ji 11 novembre 1675 22 dicembre 1666 7 ottobre 1708 41 Sri Guru Tegh Bahadur Ji Mata Gujri Kaur ji

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mercoledì 8 agosto 2018

Zhang He

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Zhang He (167 – 231) è stato un ufficiale cinese del Wei che, già agli ordini di Yuan Shao, venne messo in grave difficoltà da false accuse mosse contro di lui da Guo Tu. Passò quindi al servizio di Cao Cao; combatté principalmente le forze Shu e le sue capacità vennero riconosciute da Zhuge Liang. Nella battaglia di Jie Ting circondò Ma Su e lo sconfisse. Fu uno dei Cinque Generali Wei.

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martedì 7 agosto 2018

Xiahou Dun

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Xiahou Dun (夏侯惇, Xiàhóu Dūn, zi: Yuánràng, 元讓; Bozhou, ... – 220) è stato un generale cinese.
Era un ufficiale Wei e parente di Cao Cao. Si dice che abbia perso un occhio ferito da una freccia in uno scontro con Lu Bu e, poiché l'occhio gli apparteneva, pare l'abbia strappato dalla freccia e l'abbia mangiato. Comandava grandi truppe e combatteva come braccio destro di Cao Cao.
Le Cronache dei Tre Regni descrivono Xiahou Dun come un uomo modesto e generoso. Costrinse il suo educatore a seguirlo in battaglia in modo da continuare la sua formazione anche nel bel mezzo della battaglia.

Biografia

Nato nella contea di Qiao (, l'attuale Bozhou) all'età di quattordici anni uccise un uomo che aveva insultato il suo maestro. Da allora la sua fiera personalità divenne celebre in tutta la regione. Nel 190 Xiahou si unì a Cao Cao nella sua campagna contro il tirannico signore della guerra Dong Zhuo. Xiaohou fu uno stretto alleato di Cao Cao fin dalle prime battaglie contro Dong Zhuo e in particolare nella battaglia di Yanzhou, la cui vittoria gli valse la nomina a vice-comandante.
Tuttavia, egli subì una grave umiliazione nel 194, durante la campagna di Cao Cao contro Tao Qian; allora, Xiahou era a capo della guarnigione della città di Puyang, non molto lontano dal fronte. Improvvisamente, Zhang Miao e Chen Gong si ribellarono e presero il controllo di gran parte del moderno Shandong. Immediatamente, Xiahou Dun assunse il comando di una forza di cavalleria e si diresse a Juancheng, dove risiedeva la famiglia di Cao Cao. A questo punto, Lu Bu, alleatosi ai ribelli, attaccò e conquistò Puyang, lasciata senza comandante. Subito dopo, egli inviò dei messaggeri a Xiahou Dun per chiedergli la resa; i messaggeri si rivelarono guerrieri armati che presero il condottiero in ostaggio all'interno della sua stessa tenda. La fermezza del suo subordinato Han Hao gli salvò la vita: egli si rifiutò di arrendersi e, preso il comando delle truppe, assaltò la tenda, liberando Xiahou e uccidendo i "messaggeri".
Appena appreso della rivolta, Cao Cao si riunì a Xiahou ed i due riconquistarono Puyang, costringendo Lu Bu a ritirarsi sotto la protezione di Liu Bei nello Xiapi.
Poco dopo, però, Lu Bu prese il controllo dello Xiapi e tornò all'attacco. Nel 198, Gao Shun, generale al servizio di Lu Bu, attaccò Xiaopei. Cao Cao inviò Xiahou Dun ad intercettare Gao Shun, sperando in un'alleanza con Liu Bei, che si trovava a Xiaopei. La battaglia fu tuttavia persa e in quest'occasione una freccia lo colpì nell'occhio sinistro. Secondo la tradizione, Xiahou estrasse la freccia e si mangiò il suo stesso bulbo oculare. Dopo la fine della campagna contro Lu Bu, Cao Cao lo promosse al titolo onorifico di Generale Jianwu (建武將軍).
In questo breve periodo di relativa pace, Xiahou Dun si impegnò ad implementare i programmi agrari già fissati da Cao Cao, occupandosi prevalentemente dell'area del presente Hunan. Egli fece costruire una diga sul fiume Taishou e vi fece creare intorno larghe piantagioni di riso. Questo contribuì all'incremento della produzione di cibo in tutto l'impero.
Nel 202, Xiahou Dun fu inviato a contrastare Liu Bei nella battaglia di Bowang; ad un certo punto, Liu Bei diede fuoco al suo accampamento e fuggì. Nonostante fosse sconsigliato dai suoi consiglieri militari, Xiahou Dun si lanciò all'inseguimento, ma venne sconfitto quando le truppe di Liu Bei gli tesero un'imboscata.
Dopo la morte di Cao Cao, suo figlio Cao Pi costrinse l'imperatore Xian di Han ad abdicare, divenendo così il primo imperatore del Cao Wei; appena salito al trono, nominò Xiahou Dun generale supremo. Tuttavia, pochi mesi dopo il generale si ammalò e morì; i più religiosi videro in ciò il fatto che Xiahou volesse seguire il suo signore anche nell'aldilà.

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lunedì 6 agosto 2018

Zhang He

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Zhang He (167 – 231) è stato un ufficiale cinese del Wei che, già agli ordini di Yuan Shao, venne messo in grave difficoltà da false accuse mosse contro di lui da Guo Tu. Passò quindi al servizio di Cao Cao; combatté principalmente le forze Shu e le sue capacità vennero riconosciute da Zhuge Liang. Nella battaglia di Jie Ting circondò Ma Su e lo sconfisse. Fu uno dei Cinque Generali Wei.


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domenica 5 agosto 2018

Zhang Fei

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Zhang Fei (張飛, 张飞, Zhāng Fēi) (... – 221) è stato un ufficiale cinese del periodo dei tre regni.
Fratello giurato di Liu Bei e Guan Yu fu uno dei suoi più importanti generali del regno di Shu; la sua forza era incredibile, e si diceva che "Zhang Fei ha la forza di 10.000 uomini". Si distinse nella ritirata dell'esercito di Liu Bei di molto rallentato dall'esodo di civili (circa 100.000) nella quale fu nominato comandante della retroguardia e bloccò l'armata di Cao Cao a Chang Ban; si narra che ne abbia arrestato la marcia con un potentissimo grido di guerra, e che abbia approfittato di quell'attimo di incertezza del nemico facendo crollare il ponte che doveva difendere. In seguito alla morte del fratello giurato Guan Yu, Zhang Fei fu preso dalla disperazione e, spesso ubriaco, commise molti soprusi sul suo esercito che lo assassinò nel sonno, prima che Liu Bei potesse iniziare la sua campagna punitiva contro il regno di Wu, tragicamente conclusasi ad Yi Ling.

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sabato 4 agosto 2018

Cao Pi

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Cao Pi (Regno Pei, 187 – Regno Wei, 29 giugno 226) fu sovrano del Regno Wei (Cina).
Nacque a Qiao, nel 187 d.C., fu il figlio secondogenito di Cao Cao ed il fondatore del Regno Wei; si sposò con Zhen Ji ed ebbe 2 figli: Cao Ruì e Cao Wei. Dal padre ereditò un regno molto vasto grazie al quale riuscì a mettere in difficoltà i regni confinanti di Shu e Wu, costringendo i due regni ad un'alleanza contro lo stato Wei.

Biografia

Gioventù e inizio di carriera

Cao Pi nacque nel 187 da Cao Cao e una delle sue concubine preferite, Bian. All'epoca, Cao Cao era ancora un comandante di cavalleria nella capitale imperiale Luoyang e nessuno si immaginava certo che di lì a poco sarebbe stato il protagonista di eventi che avrebbero cambiato il volto della Cina. Nel 190, mentre Cao Cao combatteva contro Dong Zhuo, che aveva preso il controllo di Luoyang, Cao Pi e sua madre vennero nascosti e non si hanno notizie della loro attività in questo periodo. Si sa che Cao Pi si sposò nel 204, a 17 anni, con Zhen Luo, ex moglie di Yuan Xi, che gli diede un figlio, Cao Rui, dopo soli otto mesi. Questo diede adito a speculazioni sul fatto che Cao Rui fosse il figlio biologico di Yuan Xi, anche se non sussistono prove a conferma di questa tesi, il che la porterebbe più ad essere un'illazione che un fatto storico.
Cao Pi "tornò alla luce" nel 211, quando divenne comandante della guardia imperiale e vice-cancelliere, carica allora detenuta da suo padre. Suo fratello maggiore, Cao Ang, era morto precedentemente e ciò lo rendeva il primo nella linea di successione di Cao Cao, favorito anche dal fatto che questi aveva sposato Bian poco prima.
Tuttavia, per molti anni vi fu una contesa sul tema della successione. Infatti, benché Cao Pi fosse legalmente il suo successore, Cao Cao prediligeva un altro figlio avuto con Bian, Cao Zhi, famoso per il suo talento letterario. Nel 215 pareva che i due fratelli andassero d'amore e d'accordo, ma in realtà fu da quest'anno che cominciò la vera e propria lotta fra i due. Nel 216, i sostenitori di Cao Zhi riuscirono a implicare due alti ufficiali di Cao Pi, Cui Yan e Mao Jie, in un crimine che non avevano compiuto; Cui fu giustiziato e Mao deposto. Tuttavia, le cose volsero a favore di Cao Pi quando Jia Xu, consigliere e stratega di Cao Cao, suggerì a quest'ultimo che cambiare le regole tradizionali della primogenitura sarebbe stato assai controproducente e avrebbe generato notevoli disordini; per di più, Cao Pi stava costruendosi un'immagine agli occhi del popolo cinese, sfruttandola per screditare Cao Zhi, il quale non aveva nessuna esperienza amministrativa pratica.
Nel 217, divenuto principe di Wei, Cao Cao scelse Cao Pi come proprio erede designato, mettendo fine alla contesa.

Presa del trono imperiale

Cao Cao morì nella primavera del 220, lasciando a Cao Pi gli incarichi di cancelliere di Han e di principe di Wei; ciò gli assicurò da una parte il controllo sul governo imperiale, dall'altro il controllo su tutte le province settentrionali cinesi.
Tuttavia, appena dopo la morte del grande condottiero, vi furono dei disordini che fecero vacillare l'autorità di Cao Pi: dapprima, le truppe della provincia Qing (odierno Shandong centrale) disertarono e smobilitarono senza permesso, lasciando Luoyang indifesa. Quindi, Cao Zhang radunò il suo esercito e giunse in città, creando il timore che volesse occuparla e prendere il potere. Avendo ricevuto notizia di tutto ciò a Yecheng, quartier generale di suo padre, Cao Pi emanò un editto a nome di sua madre, autoproclamandosi principe di Wei, senza nemmeno attendere la conferma dell'imperatore Xiang, di cui tecnicamente era ancora un sottoposto. A seguito dell'editto, nessuno osò ribellarsi apertamente.
Appena giunto al potere, Cao Pi allontanò i fratelli Cao Zhang e Cao Zhi da Xuchang ordinando loro di tornare nelle rispettive marche. In particolare, egli temeva ripercussioni da parte di Cao Zhi; per evitare qualsiasi opposizione, Cao Pi ridusse notevolmente l'estensione della sua marca e fece assassinare molti suoi assistenti, fra cui Ding Yi, suo principale consigliere militare.
Nell'inverno del 220, pochi mesi dopo la morte di Cao Cao, Cao Pi avanzò delle pretese sul trono imperiale e non esitò a portarle davanti all'imperatore stesso. Il sovrano fu costretto a cedere, in quanto da tempo non aveva più alcun potere effettivo, e abdicò; Cao Pi rifiutò per tre volte di assumere il titolo (un'infima cerimonia ripetuta da tutti i futuri usurpatori della storia cinese), ma infine accettò e fu incoronato imperatore, mettendo fine all'epoca della dinastia Han e imponendo la dinastia Wei. Per rimarcare l'autorità della nuova dinastia regnante, Cao Pi nominò postumi suo nonno Cao Song e suo padre Cao Cao imperatori, e sua madre, la principessa vedova Bian, l'imperatrice vedova. Infine, mosse la capitale da Xuchang a Luoyang, sede originale del trono imperiale. Come si conveniva ai sovrani cinesi, Cao assunse il nome di Imperatore Wen di Wei.

Il trono conteso

Dopo che la notizia dell'incoronazione di Cao Pi e la possibilità che l'imperatore Xian fosse stato giustiziato (in realtà era divenuto duca di Shanyang) raggiunsero la provincia Yi (che incorporava i moderni Sichuan e Chongqing), Liu Bei si autoproclamò imperatore a sua volta, fondando lo Shu Han. Sun Quan, che controllava gran parte della moderna Cina sud-orientale, non assunse nessuna posizione ufficiale, continuando apparentemente a servire l'imperatore Wen.
Nel 219, Liu Bei, sapendo che non sarebbe ancora stato in grado di attaccare Cao Pi, invase la provincia Jing (odierni Hubei e Hunan), ora controllata da Sun Quan e precedentemente appartenuta allo stesso Liu. Per evitare una guerra su due fronti, Sun si sottomise all'autorità di Cao Pi e gli offrì di divenire un vassallo del Cao Wei. Liu Ye, importante stratega di Cao, gli consigliò di rifiutare e di invadere il territorio di Sun sfruttando il suo impegno sul fronte contro Liu Bei, espandendo così il territorio del Cao Wei, il che avrebbe permesso di sconfiggere lo Shu Han più facilmente in un secondo momento. Cao non tenne conto di questo suggerimento e nominò Sun principe di Wu e gli concesse le nove dignità.
La sottomissione di Sun Quan, tuttavia, non durò a lungo: dopo avere sconfitto Liu Bei nel 222, infatti, egli cominciò a staccarsi dal controllo del Cao Wei. Dopo che Cao ordinò a Sun di inviare il suo erede Sun Deng a Luoyang come ostaggio, e che Sun rifiutò, le relazioni fra i due regni si ruppero. Cao in persona si mise alla testa di una forza di spedizione che invase il Wu; Sun, in risposta, proclamò l'indipendenza del Sun Wu dal Cao Wei, proclamandosi a sua volta imperatore.
La vittoria sullo Shu Han aveva notevolmente rafforzato la morale dei soldati di Sun Quan, che combatterono strenuamente per difendere il Sun Wu e riuscirono infine a sconfiggere le truppe di Cao, le cui offensive si risolsero sempre in un fiasco. Per di più, nel 223 Liu Bei morì e il suo primo ministro, Zhuge Liang, che aveva preso il potere come reggente, si alleò con Sun Quan, costringendo Cao a ritirarsi per evitare di essere impegnato su due fronti. Esasperato dall'impossibilità di riunificare l'Impero cinese, nel 225 Cao Pi pronunciò una frase destinata a rimanere famosa negli annali della storia cinese: "Il cielo ha creato lo Yangzte per dividere il nord e il sud".

Imperatore del Cao Wei

In quanto imperatore, Cao Pi è ricordato come un sovrano competente e moderato.
Egli pose funzionari per svolgere tutte le questioni dell'impero, costituendo un vero e proprio gabinetto governativo. Riguardo all'amministrazione dell'economia e dell'istruzione imperiali, Cao Pi seguì le linee dettate da suo padre e messe in pratica nei territori già controllati da Cao Cao. Di contro, Cao Pi non era affatto aperto alle critiche: chi osava criticarlo o mettere in dubbio le sue scelte veniva deposto e, nei casi peggiori (anche se rari), giustiziato.
Già dopo l'incoronazione nel 220, vi fu una problematica legata alla consorte di Cao Pi. In teoria, l'imperatrice sarebbe dovuta essere dama Zhen, sua moglie, ma per varie ragioni - a principe la contesa con la concubina preferita di Cao, Guo Nüwang -, ella perse il favore del marito. Traendo vantaggio da questa contesa, Guo speculò sul fatto che Cao Ruì sarebbe potuto essere il figlio biologico di Yuan Xi per peggiorare le cose. Quando fu incoronato a Luoyang, Cao ordinò a sua moglie di rimanere a Yecheng, non invitandola così alla cerimonia. Ella fu notevolmente risentita di ciò e, dopo averlo scoperto, Cao si infuriò e la costrinse al suicidio nel 221. L'anno successivo, sposò Guo Nüwang, che divenne così imperatrice.
Tuttavia, ella non aveva figli. Dal momento che l'imperatrice Zhen era morta e che c'erano dei dubbi sulla parentela di Cao Ruì, Cao Pi non lo fece suo erede al trono, ma lo nominò semplicemente principe di Pingyuan. Nonostante questo, pare che Cao non avesse considerato nessuno dei suoi figli come suo possibile erede (forse perché erano tutti troppo giovani, benché non ci siano giunte notizie sulla loro età). Nell'estate del 226, mentre era gravemente malato, Cao Pi dovette nominare Cao Ruì suo erede al trono. A seguito della sua morte, avvenuta poco dopo, il principe Ruì ascese al trono.

Informazioni personali

  • Padre
    • Cáo Cāo
  • Madre
    • Imperatrice vedova Bian
  • Moglie
    • Zhen Luo, madre di Cao Ruì e della principessa Dongxiang (204-221).
    • Imperatrice Guo Nüwang, seconda moglie (221-226).
  • Concubine principali
    • Consorte Li
    • Consorte Yin, madre del principe Xie
    • Consorte Liu, figlia dell'imperatore Xian di Han
    • Consorte Liu, figlia dell'imperatore Xian di Han
    • Consorte Pan, madre del principe Rui
    • Consorte Zhu, madre del principe Jian
    • Consorte Chou, madre del principe Lin
    • Consorte Xu, madre del principe Li
    • Consorte Su, madre del principe Yong
    • Consorte Zhang, madre del principe Gong
    • Consorte Song, madre del principe Yan
  • Figli
    • Cao Ruì (曹叡), principe di Pingyuan (dal 222), erede al trono (dal 226), imperatore Ming di Wei (226-239)
    • Cao Xie (曹協), morto prematuramente, postumo duca Sang di Jing (231) e principe Ai di Zan (234)
    • Cao Ruí (曹蕤), principe di Yangping (dal 226), principe Dao di Beihai (dal 233)
    • Cao Jian (曹鑒), principe Huai di Dongwuyang (225)
    • Cao Lin (曹霖), principe di Hedong (dal 222), principe di Guantao (dal 225), principe Ding di Donghai (dal 232), padre di Cao Mao
    • Cao Li (曹禮), duca di Qin (dal 221), principe di Jingzhao (dal 222), principe Ai di Yuancheng (dal 225)
    • Cao Yong (曹邕), duca di Huainan (dal 221), principe di Huainan (dal 222), principe di Chen (dal 223), principe Huai di Handan (dal 225)
    • Cao Gong (曹貢), principe Dao di Qinghe (dal 222)
    • Cao Yan (曹儼), principe Ai di Guangping (dal 222)
    • Principessa Dongxiang
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venerdì 3 agosto 2018

Cáo Cāo

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Cáo Cāo (曹操; 155 – 15 marzo 220) è stato un politico e poeta cinese, ultimo primo ministro della Dinastia Han, più precisamente degli Han Orientali o Han Posteriori.
Nel periodo di disordini che segnarono la fine della Dinastia, si appropriò del dominio della Cina settentrionale. Divenne quindi una delle figure più importanti del periodo dei Tre Regni e noto con il nome postumo di Imperatore Wu di Wei. In realtà, pur avendo posto Cáo Cāo le basi necessarie alla fondazione della dinastia, fu suo figlio Cao Pi 曹丕 (187-226) ad accettare l'abdicazione dell'ultimo imperatore della dinastia Han, fondando quindi la dinastia Wei, meglio nota come Cao Wei 曹魏 (220-264). Durante il suo regno, nel 215 d.C. venne ufficialmente riconosciuta la Chiesa taoista dei Maestri Celesti (Tiānshī 天師). Fu noto come letterato e come stratega. Divenne poi il protagonista di numerose opere letterarie.

Biografia

Infanzia e gioventù

Cáo Cāo nacque nella contea di Qiao (moderna prefettura di Bozhou, Anhui) nel 155. Suo padre, Cao Song (曹嵩), era un figlio adottivo di Cao Teng (曹騰), uno degli eunuchi su cui l'imperatore Huan di Han faceva maggiore affidamento. Secondo Il romanzo dei tre regni, Cao Song era originariamente uno Xiahou (il che renderebbe Cáo Cāo cugino di Xiahou Dun e Xiahou Yuan, due fra i suoi generali migliori). Questo, nonostante il carattere fittizio del Romanzo, è condiviso anche da alcuni storici.
Fin dalla gioventù, Cáo Cāo fu conosciuto per la sua scaltrezza. Secondo la Biografia di Cao Man, lo zio di Cáo Cāo rimproverava spesso Cao Song perché il nipote dedicava troppo tempo alla musica e alla caccia in compagnia di Yuan Shao. Un giorno Cáo Cāo finse di avere le convulsioni davanti allo zio, il quale informò immediatamente Cao Song; non appena il padre accorse, Cáo Cāo si comportò normalmente e smise di fingere. Quando gli fu chiesta la causa di questo suo comportamento, egli rispose: "Non sono mai stato male, ma ho perso l'amore di mio zio e per questo lui ti ha ingannato". Da quel momento Cao Song smise di dar retta a quello che il fratello gli diceva riguardo a Cáo Cāo, che così divenne ancora più sfrontato nel suo comportamento.
In quel periodo, viveva a Runan un saggio chiamato Xu Shao (許劭), famoso per la sua abilità di valutazione quando gli si presentavano uomini che chiedevano predizioni sul proprio futuro. Quando anche Cáo Cāo lo interpellò, il saggio si rifiutò di rispondere, ma, sulle insistenze del giovane, pare abbia profetizzato: "Tu sarai un ministro capace in tempi pacifici e un eroe disonesto in tempi caotici".
A vent'anni, Cáo Cāo divenne capitano della guarnigione del distretto di Luoyang, che allora era la capitale dell'Impero cinese. Subito dopo essersi insediato, fece piazzare file di bastoni multicolori al di fuori del suo ufficio, ordinando ai suoi uomini di fustigare chiunque avesse violato la legge, senza alcuna distinzione di posizione politica o sociale. Uno zio di Jian Shuo, uno degli eunuchi più importanti alla corte dell'imperatore Ling, fu sorpreso camminare di notte in violazione del coprifuoco dagli uomini di Cáo Cāo, che lo fece trascinare presso i bastoni e fustigare. A seguito di questo, Jian Shuo fece pressioni affinché Cáo Cāo fosse "promosso", ma lontano dalla capitale; ed infatti, egli fu fatto governatore della contea di Dunqiu, odierna Qingfeng.
Nel 184, dopo lo scoppio della Rivolta dei Turbanti Gialli (punto da cui peraltro comincia il Romanzo dei Tre Regni), Cáo Cāo fu richiamato a Luoyang e gli fu affidato il comando della cavalleria imperiale, quindi fu inviato a Yingchuan per reprimere i ribelli nella zona. La sua vittoria qui gli valse la promozione a governatore della Commanderia Dong.

Alleanza contro Dong Zhuo

Nel 189, l'imperatore Ling morì e la successione passò al suo figlio primogenito, Liu Bian, di soli dieci anni, anche se il potere effettivo era detenuto dall'Imperatrice madre He Ling, sostenuta dagli eunuchi di palazzo. Due potenti ufficiali del tempo, il generale supremo He Jin e il generale Yuan Shao, progettarono di attuare un colpo di Stato per mettere fine allo strapotere degli eunuchi. He Jin contattò Dong Zhuo, governatore del Liangzhou, chiedendogli di entrare a Luoyang con il suo potente esercito e fare pressione sull'imperatrice madre affinché deponesse gli eunuchi. Prima dell'arrivo di Dong però, He Jin venne assassinato da un sicario degli eunuchi e a Luoyang scoppiò una caotica battaglia fra le forze fedeli a Yuan Shao e quelle degli eunuchi. Dong Zhuo raggiunse la capitale e sgominò facilmente gli eunuchi, deponendo Liu Bian e mettendo sul trono l'imperatore Xiang, progettando di restaurare il potere incontrastato della dinastia Han.
Cáo Cāo, che si opponeva a questo piano, lasciò segretamente la capitale e raggiunse Chenliu (oggi incorporata da Kaifeng), dove radunò le sue truppe. Nel 190, si unì agli eserciti insorti al comando di Yuan Shao, mentre la Cina sprofondava nella guerra civile. Il conflitto non si arrestò nemmeno quando Dong Zhuo venne assassinato dal suo figlio adottivo, Lu Bu, nel 192.

Al servizio dell'imperatore

La guerra civile proseguì anche dopo la morte di Dong Zhuo; attraverso varie piccole e brevi campagne militari, Cáo Cāo riuscì ad espandere le zone controllate dalle sue forze. Durante una di queste azioni, nel 193, massacrò centinaia di civili nella provincia di Xu per vendicare la morte del padre.
Nel 196, tramite il suo alleato Xun Yu, consigliere imperiale, Cáo Cāo convinse l'imperatore Xiang a spostare la capitale a Xuchang: non solo Luoyang era una città in rovina a causa del conflitto, ma soprattutto era al di fuori dei territori controllati da Cáo Cāo. Dopo avere accolto la sua proposta, l'imperatore lo nominò cancelliere di Han e, successivamente, gran generale (comandante in capo) e marchese di Wuping. In risposta alle male voci che consideravano l'imperatore un fantoccio nelle mani di Cáo Cāo, egli prestò giuramento sulla propria vita che avrebbe fedelmente servito il sovrano fino alla sua morte e non avrebbe tentato di usurparne il trono.
Nonostante questo giuramento, i suoi consiglieri gli suggerirono di rovesciare la dinastia Han e prendere il potere. A questi suggerimenti, Cáo Cāo rispose: "Se il cielo mi conferisce questo fato, che io sia il re Wen di Zhou"
Per mantenere buoni rapporti con Yuan Shao, che era divenuto il più potente signore della guerra cinese dopo avere unificato le quattro province settentrionali sotto il suo controllo, Cáo Cāo spinse l'imperatore a nominare Yuan Ministro dei Lavori Pubblici. Tuttavia, questo sortì l'effetto contrario, in quanto Yuan Shao pensò che Cáo Cāo (superiore al Ministro in quanto Gran Generale) stesse tentando di umiliarlo e si rifiutò di accettare la carica. Per risolvere il malinteso, Cao offrì il rango di Gran Generale a Yuan, assumendo su di sé la carica di Ministro dei Lavori Pubblici. Questo risolse momentaneamente la disputa, ma gettò le basi per la successiva Battaglia di Guandu.

Unificazione della Cina settentrionale

Progettando di prendere il controllo della Cina settentrionale, Cao nel 200 marciò su Xuchang, usando come scusa la sua apparente volontà di salvare l'imperatore, in quanto la città era preda di una ribellione scatenata da Liu Bei. Radunati 20.000 uomini, Cao si avviò verso la capitale, ma lui e i suoi soldati vennero fermati a Guandu, un punto strategico sul Fiume Giallo, da un ben più consistente esercito di Yuan Shao forte di ben 100.000 uomini.
Nonostante il proprio pesante svantaggio numerico, il trionfo di Cao nella battaglia di Guandu fu uno dei suoi principali successi. La battaglia si svolgeva sui due lati del fiume: su quello orientale, si scontravano Yuan Tan (dell'esercito di Yuan Shao) e Zang Ba (fedele a Cao); quest'ultimo dimostrò subito capacità militari superiori a quelle del suo avversario, fiaccandolo tramite estenuanti attacchi mordi e fuggi. Sul lato occidentale, Cáo Cāo stesso si scontrò con Gao Gan, cugino di Yuan Shao, che riuscì a infliggere diverse sconfitte all'esercito di Cao, il quale fu continuamente costretto a richiedere rinforzi. Infine, Xu You, disertore dell'esercito di Yuan, rivelò a Cao dove si trovavano i rifornimenti della sua precedente armata; il generale cinese fu così in grado di effettuare una sortita e dare alle fiamme tutti i rifornimenti, costringendo i nemici alla resa.
Nel frattempo, Yuan Shao aveva sobillato delle rivolte nei territori controllati da Cao, ma le abilità diplomatiche dello stratega Man Chong permisero di risolvere in breve tempo la situazione. Inoltre, i subordinati di Cao erano riusciti a occupare Xuchang e a mettere fine alla rivolta di Liu Bei.
Due anni dopo la battaglia, Yuan Shao morì e lasciò le redini del suo regno al suo figlio secondogenito, Yuan Shang. Questi dovette tuttavia lottare contro il fratello maggiore, Yuan Tan, che reclamava il regno in quanto primogenito. La guerra fratricida fra i due permise a Cao di eliminarli rapidamente.
La vittoria nella battaglia di Guandu fu fondamentale: a seguito di quel successo, Cáo Cāo fu in grado di unire sotto il suo controllo tutta la Cina settentrionale. Per di più, inviò le sue forze anche oltre la Grande muraglia a conquistare la Corea settentrionale, quindi si impossessò anche del fiume Han, a sud.
Progettando di conquistare anche il resto della Cina, nel 208 Cáo Cāo marciò a sud oltre il fiume Yangtze per prendere il controllo del Chang Jiang. Inizialmente, ottenne un importante successo, in quanto il signore di Jingzhou, Liu Biao, morì e il suo successore, Liu Zong, si arrese senza resistere. Sulla spinta di questo successo e nonostante il parere contrario dei suoi consiglieri, Cao proseguì l'azione sperando in altre rese; le sue speranze non furono però confermate ed egli venne sconfitto dalle forze alleate di Liu Bei e Sun Quan durante la battaglia delle Scogliere Rosse. Questo lo costrinse a desistere dalla conquista del Chang Jiang, mentre Liu Bei e Sun Quan in seguito fondarono rispettivamente il Regno di Shu e di Wu.

I Tre Regni

Nel 213, Cáo Cāo venne nominato duca di Wei (魏公) ed ottenne le massime onorificenze imperiali (le Nove dignità), e un feudo comprendente dieci città noto come Wei. Nel 216 venne ulteriormente promosso, divenendo Re di Wei (魏王) e delineando gli aspetti del futuro Cao Wei. Questo, così come il predominio assoluto di Liu Bei e Sun Quan sulle loro rispettive regioni, di fatto spaccò l'impero in quelli che furono chiamati i Tre Regni di Wei, Shu e Wu. Pur aspirando a riunificare la Cina, Cao non combatté che sporadiche scaramucce contro i regni rivali senza che nessuno riuscisse a cambiare la situazione in proprio favore.
Nel 220, all'età di 65 anni, Cáo Cāo morì a Luoyang. Nelle sue ultime volontà egli lasciò istruzioni di essere sepolto presso la tomba di Ximen Bao a Ye con le sue vesti abituali, senza ori e gioielli, e diede inoltre l'ordine alle truppe di frontiera di rimanere al loro posto, in quanto considerava ancora il regno in pericolo di invasione esterna.
Suo figlio, Cao Pi, gli succedette sia come cancelliere che come re di Wei. Nel giro di un anno, costrinse l'imperatore Xiang ad abdicare a suo favore facendosi nominare "Imperatore Wu di Wei". Ovviamente, Liu Bei e Sun Quan non lo riconobbero e si proclamarono imperatori a loro volta, dando inizio alla (ora anche formale) contesa fra i regni di Wei, Wu e Shu.

Altre attività

Agricoltura e istruzione

Cáo Cāo non fu solo un condottiero militare (anche se questa fu senza dubbio la sua occupazione principale), ma anche un accorto uomo di Stato.
Nel 194, un'invasione di locuste generò una tremenda carestia in Cina, tanto che, secondo le Cronache dei Tre Regni, le persone erano costrette a mangiarsi tra di loro per sopravvivere. Data la scarsità di cibo, molti eserciti furono sconfitti senza combattere. Da questa esperienza Cao comprese l'importanza delle riserve strategiche di derrate alimentari nella costruzione di un forte esercito.
Per questo avviò una serie di programmi agricoli partendo da centri quali Xichang e Chenliu; egli avviò il reclutamento dei rifugiati negli accampamenti militari e concesse loro terre da coltivare, quindi impegnò tutti gli accampamenti che non si trovassero in zone rischio immediato di guerra a contribuire alla coltivazione. In breve, tutte le zone controllate da Cáo Cāo adottarono questo sistema, che venne poi imposto anche nelle regioni conquistate successivamente. Questo programma, inizialmente dettato da ragioni militari, riuscì a risollevare la disastrosa situazione in cui versava il suo reame e ad incrementare il tenore di vita delle popolazioni e in particolare dei rifugiati di guerra.
Entro il 203, gran parte delle forze di Yuan Shao e dei suoi discendenti erano state sgominate, quindi Cáo Cāo, cancelliere imperiale, poté dedicarsi maggiormente al lavoro di amministrazione dell'impero. In materia di istruzione, Cao emanò un decreto che pose in ogni provincia un funzionario pratico in materie educative, con almeno 500 assistenti, incaricati di educare la popolazione. I giovani più talentuosi venivano poi ammessi alle scuole. Cáo Cāo intraprese questo piano educativo per evitare che gli anni bellicosi dell'epoca influissero negativamente sulla preparazione intellettuale della popolazione.

Poesia

Cáo Cāo fu conosciuto anche per essere un rinomato poeta. Benché ci sia pervenuta una quantità davvero esigua delle sue opere, i suoi versi, tanto modesti quanto profondi, contribuirono allo sviluppo dello stile poetico cinese dell'epoca. Questa passione per la poesia fu trasmessa anche ai due figli, Cao Pi e Cao Zhi, che divennero poeti a loro volta, tanto che nella poesia sono ricordati insieme come i "Tre Cao".
Le loro opere, assieme a quelle di altri poeti, formarono l'ossatura dello stile poetico della tarda dinastia Han, noto come stile jian'an e costituito da toni solenni, ma anche spesso melanconici, con frequenti lamenti sull'effimerità e la labilità della vita.
Una delle poesie più famose di Cáo Cāo, scritta nel corso di una battaglia negli ultimi anni della sua vita, è Benché la tartaruga viva a lungo (龜雖壽).
《龜雖壽》 Benché la tartaruga viva a lungo
神龜雖壽,猶有竟時。 Benché la tartaruga benedetta con poteri magici viva a lungo,
i suoi giorni hanno una limitata durata;
騰蛇乘霧,終為土灰。 Benché i serpenti alati volino alti nella nebbia,
alla fine divengono polvere e cenere;
老驥伏櫪,志在千里; Un vecchio cavallo da guerra può essere messo in stalla,
eppure brama ancora percorrere un migliaio di
;
烈士暮年,壯心不已。 E un uomo dal cuore nobile benché avanti negli anni,
non abbandona mai le sue fiere aspirazioni.
盈縮之期,不但在天; La durata della vita di un uomo, che sia lunga o breve,
non dipende solo dal cielo;
養怡之福,可得永年。 Chi mangia bene e si mantiene allegro,
può vivere fino ad un'età assai anziana.
幸甚至哉!歌以咏志。 E così, con la gioia nel mio cuore!,
io canticchio questa canzone.

Cáo Cāo nel Romanzo dei Tre Regni

Nel Romanzo dei Tre Regni, romanzo storico scritto nel XIV secolo da Luo Guanzhong riguardo al periodo dei Tre Regni, Cáo Cāo fu inevitabilmente adattato alle necessità del racconto e mostrato come un personaggio dai tratti crudeli e paranoici. In un paio di casi, Luo Guanzhong inventò degli eventi correlati a Cao, che seguono.

Fuga da Dong Zhuo

Nella realtà, Cáo Cāo abbandonò Dong Zhuo nel 190 dopo che questi aveva reso l'imperatore Xiang nient'altro che un fantoccio nelle sue mani, e cominciò a costruire il suo esercito. Il Romanzo dei Tre Regni invece parla di un tentativo di assassinio perpetrato contro il tiranno da Cao.
Poco dopo la deposizione del principe Liu Bian e la nomina dell'imperatore Xiang, i dignitari di corte furono assai preoccupati dell'involuzione tirannica che avrebbe potuto prendere il regime di Dong Zhuo. Una notte, il consigliere Wang Yun (王允) diede un banchetto, durante il quale i dignitari che vi parteciparono piansero insieme davanti alle efferate opere di Dong.
Cao, tuttavia, rise e disse: "Voi funzionari della corte - piangete dal crepuscolo all'alba e dall'alba al crepuscolo - sarete in grado di piangere Dong Zhuo fino alla sua morte?". Quindi prese la "spada delle sette gemme" di Wang Yu e promise che con quella avrebbe personalmente assassinato il tiranno.
Il giorno successivo, Cao portò con sé la spada ad un'udienza con Dong Zhuo. Essendo nelle grazie del nuovo despota, Cao fu ricevuto nella sua camera da letto. Appena arrivato, Cao si lamentò della lentezza del suo destriero, quindi Lu Bu (figlio adottivo di Dong) fu inviato alle stalle per cercare un cavallo più veloce da donare al condottiero.
Quando Dong Zhuo si fu voltato, Cao si preparò a sfoderare la lama e a compiere l'assassinio. Tuttavia, Dong vide tutto da uno specchio e, voltatosi immediatamente, chiese a Cao quali fossero le sue intenzioni. Poco dopo, Lu Bu fece ritorno. Disperato, sapendo che non sarebbe mai riuscito ad assassinare Dong e ad andarsene vivo, Cao si inchinò e gli donò la spada, senza però riuscire a convincerlo. Subito dopo, con la scusa di andare a provare il cavallo nuovo, lasciò la stanza e fuggì dalla città, temendo l'arresto.
A seguito della fuga, a Cáo Cāo capitò un episodio che contribuì a caratterizzarlo come un personaggio crudele e senza scrupoli. Cao era fuggito assieme con Chen Dong, e lo condusse a casa di un suo vecchio amico, fratello acquisito di suo padre, presso cui sarebbe stato in grado di trovare rifugio. Egli promise di proteggerlo, quindi lasciò la casa per cercare da mangiare per un banchetto serale. Cao si trovava in una stanza oscura, quando udi per caso la voce dei servi che parlavano di un complotto per uccidere qualcuno. Pensando che il fratello acquisito di suo padre lo avesse tradito e che progettasse di consegnare il suo corpo a Dong Zhuo per ottenere una ricompensa, Cao fece irruzione nella stanza, quindi massacrò l'intera servitù ed uccise anche la moglie e i figli dell'uomo. A seguito della strage, Cao apprese che la vittima non era lui, ma un maiale che avrebbe dovuto essere la portata principale del banchetto.
Cao e Chen si diedero subito alla fuga, ma incontrarono l'uomo che stava facendo ritorno a casa. Quando gli fu chiesto perché se ne stesse andando, Cao mentì affermando che temeva di essere stato seguito; non appena l'uomo procedette verso la casa, Cao lo infilzò di spalle. Quando Chen gli chiese il motivo di quell'omicidio, Cao spiegò che, se l'uomo fosse tornato a casa e avesse trovato la sua famiglia massacrata, sarebbe subito andato dalle autorità e la sua sete di vendetta avrebbe reso la loro situazione ancora più precaria. In quest'occasione, Cáo Cāo pronunciò una frase destinata a restare un classico nella letteratura cinese: Ningjiao wo fu tianxia ren, xiujiao tianxia ren fu wo (寧教我負天下人,休教天下人負我), "Meglio che io faccia torto al mondo, che il mondo faccia torto a me"; dopo di che Chen lascio Cao indignato del suo comportamento.

Fuga attraverso la Via Huarong

Dopo che le cose alle Scogliere Rosse si misero male, Cao radunò tutte le truppe che poté e scappò verso lo Jiangling, passando per la Via Huarong. Luo Guanzhong inserì nella storia un episodio di umiliazione per lo stesso Cáo Cāo.
Umiliato e deluso, Cao, durante la marcia verso lo Jiangling, vide una forca nella strada e colonne di fumo innalzarsi dalla strada adiacente. Ritenendo che fosse un tentativo dei suoi nemici di attirarlo sulla strada principale per tendergli un'imboscata, Cao decise di imboccare la Via Huarong.
Al contrario, il fumo era un diversivo creato da Zhuge Liang, consigliere militare di Liu Bei, il quale aveva intuito che Cao avrebbe preso la Via Huarong, dove era atteso da Guan Yu con una forza di 500 truppe. Trovatosi tagliato fuori, Cao raggiunse Guan Yu e lo pregò di ricordarsi della felicità dei tempi passati. Impietosito dalla disperazione del condottiero sconfitto e ricordandosi i favori che gli aveva concesso, Guan permise ai nemici di passare ugualmente, rischiando così la sua stessa vita.
Secondo la storia ufficiale, pare che Cáo Cāo sia fuggito attraverso una strada fangosa, circondata da siepi e arbusti. Le truppe di Liu Bei, una volta trovatolo, avrebbero dato alle fiamme gli arbusti, sperando che l'esercito di Cao fosse carbonizzato. Dopo essere riuscito a fuggire, il condottiero commentò: "Audace, ma lento". Non vi sono però prove storiche a conferma di questo episodio.

Disciplina di ferro

Secondo il Romanzo, Cáo Cāo pretendeva da sé stesso, dai suoi soldati e dai suoi sudditi una disciplina di ferro, non esitando ad infliggersi severe punizioni nel caso che egli stesso avesse infranto una legge. Una volta, per avere permesso al suo cavallo di pascolare in un campo di grano, si condannò a morte. Tuttavia, anche Cao era un uomo e, anziché decapitarsi, si tagliò del tutto i capelli, infliggendosi comunque un grave disonore. A lui viene fatta risalire questa frase: "Quando stendi una legge, sorveglia che non sia disobbedita; se è disobbedita, il colpevole deve essere messo a morte".

Hua Tuo e la morte di Cáo Cāo

La morte di Cáo Cāo, nel 220, diede adito a numerose leggende, molte delle quali erano radicate nella superstizione. Nel Romanzo, sono inserite diverse versioni, fra cui quella di Luo Guanzhong, che aveva come protagonista un famoso medico cinese, Hua Tuo.
Quando Cao, negli ultimi anni della sua vita, cominciò ad accusare un forte e frequente mal di testa, i suoi subordinati gli raccomandarono Hua Tuo, un medico le cui capacità erano paragonate a quelle degli dèi. Dopo averlo visitato, Hua Tuo gli diagnosticò un reumatismo al cranio. Quindi, raccomandò a Cao una dose di hashish e gli consigliò di permettergli di praticargli una piccola ferita sul cranio per estrarre il pus all'interno.
Dal momento che per Cao non sarebbero stati nuovi episodi di tentato assassinio da parte di medici, il condottiero era molto sospettoso e arrivò a credere che Hua Tuo intendesse ucciderlo; quindi, lo fece arrestare e gettare in cella, dove il rinomato medico morì poco dopo. Non molto tempo dopo, anche Cáo Cāo morì, e alcuni lo accusarono di essersi attirato una maledizione da parte del medico stesso.

Riferimenti culturali

Benché i documenti storici indichino Cáo Cāo come un sovrano capace e brillante, il condottiero fu continuamente raffigurato dall'arte e dalla letteratura con tratti crudeli e maligni; anche l'Opera cinese lo identificò come un personaggio illusorio e pericoloso. Durante la stesura del Romanzo dei Tre Regni, Luo Guanzhong trasse notevole ispirazione dalla raffigurazione di Cao compiuta dall'Opera. Ormai, pare che il Cáo Cāo malvagio sia addirittura più famoso del Cáo Cāo reale.
Anche oggi, perlopiù sulla scia del Romanzo dei Tre Regni, Cáo Cāo continua ad essere identificato come un "cattivo", comunque un personaggio negativo e dai tratti spietati.
Attualmente, l'equivalente cinese per il famoso detto "Parli del diavolo e spuntano le corna", è "說曹操,曹操到" (in pinyin: Shuō Cáo Cāo, Cáo Cāo dào), che significa "Parli di Cáo Cāo e Cáo Cāo arriva".
Ultimamente, Cáo Cāo è raffigurato come un signore della guerra fiero e capace dai videogiochi, che hanno contribuito a far divulgare la storia del Romanzo al di fuori dell'Asia anche nei tempi moderni. In particolare, la Koei ha prodotto numerosi titoli sulla storia dei Tre Regni. In particolare, ha avuto un grande successo il titolo Dynasty Warriors, in cui il giocatore può assumere il comando delle armate di uno dei Tre Regni giocando nei panni dei protagonisti del Romanzo, fra cui non può mancare Cáo Cāo. Il videogame Kessen II, una libera ricostruzione del Romanzo (a differenza di Dynasty Warriors, molto più fedele), ha Cáo Cāo come il principale nemico.
JJ Lin, cantante pop di Singapore, nel 2006 pubblicò un album intitolato Cáo Cāo, la cui omonima prima traccia parla della vita del condottiero cinese.
Nel film La battaglia dei tre regni del 2008, diretto da John Woo e ambientato durante la battaglia delle Scogliere Rosse, Cáo Cāo è interpretato da Zhang Fengyi.

Il Clan di Cao

Discendenti diretti maschi

Figli della Principessa Bian

Cao Pi (曹丕)
Cao Rui (曹睿)
Cao Fang (曹芳)
Cao Mao (曹髦)
Cao Huan (曹奂)
Cao Zhang (曹彰)
Cao Kai (曹楷)
Cao Zhi (曹植)
Cao Zhi (曹志)
Cao Xiong (曹熊)
Cao Bin (曹炳)

Figli di Lady Liu

Cao Ang (曹昂)
Cao Wan (曹琬)
Cao Lian (曹廉)
Cao Shuo (曹铄)
Cao Qian (曹潜)
Cao Yan (曹偃)

Figli di Lady Huan

Cao Chong (曹冲)
Cao Cong (曹琮)
Cao Ju (曹据)
Cao Yu (曹宇)

Figli di Lady Du

Cao Lin (曹林)
Cao Wei (曹纬)
Cao Gun (曹衮)
Cao Fu (曹孚)

Figli di Lady Qin

Cao Xuan (曹玹)
Cao Heng (曹恒)
Cao Jun (曹峻)
Cao Ao (曹澳)

Figli di Lady Yin

Cao Ju (曹矩)
Cao Min (曹敏)
Cao Kun (曹焜)

Figli da altre consorti

Cao Gan (曹幹)
Cao Shang (曹上)
Cao Biao (曹彪)
Cao Jia (曹嘉)
Cao Qin (曹勤)
Cao Cheng (曹乘)
Cao Zheng (曹整)
Cao Fan (曹范)
Cao Chan (曹阐)
Cao Jing (曹京)
Cao Jun (曹均)
Cao Kang (曹抗)
Cao Chen (曹谌)
Cao Ji (曹棘)
Cao Hui (曹徽)
Cao Xi (曹翕)
Cao Mao (曹茂)

Altri familiari

Cao Ren (曹仁)
Cao Tai (曹泰)
Cao Chu (曹初)
Cao Kai (曹楷)
Cao Fan (曹范)
Cao Chun (曹純)
Cao Yan (曹演)
Cao Liang (曹亮)
Cao Hong (曹洪)
Cao Xiu (曹休)
Cao Zhao (曹肇)
Cao Zhen (曹真)
Cao Shuang (曹爽)
Cao Xi (曹羲)
Cao Xun (曹训)
Cao Ze (曹则)
Cao Yan (曹彦)
Cao Ai (曹皑)
Cao Anmin (曹安民)

Curiosità

  • Viene menzionato nell'anime giapponese Inazuma Eleven GO: Chrono Stone, in cui i protagonisti viaggiano nelle varie epoche temporali.

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giovedì 2 agosto 2018

Epitoma rei militaris

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L'Epitoma rei militaris (conosciuta anche come De re militari o con il titolo italiano di "L'arte della guerra") è un'opera latina scritta da Publio Flavio Vegezio Renato verosimilmente nella prima metà del V secolo.

Contenuto

Si tratta essenzialmente di un compendio di opere precedenti, tra cui Catone il Censore, Varrone, Aulo Cornelio Celso, Paterno, Frontino, e di leggi e regolamenti emanati da Augusto, Traiano e Adriano. L'intento che l'opera si propone è quello di porre rimedio alle difficoltà della macchina militare imperiale attraverso il recupero di schemi tattici e strategici tratti dal repertorio della gloriosa tradizione dell'antica Roma.
Si divide in quattro libri, che trattano rispettivamente di:
  • selezione e addestramento delle nuove reclute (dove si lamenta della decadenza dell'esercito per mancanza di disciplina);
  • organizzazione della legione;
  • disposizioni per l'azione (tattica e strategia);
  • attacco e difesa di luoghi fortificati e operazioni navali (secondo alcuni la seconda parte era in origine un separato trattato sul combattimento marittimo).
È dedicata all'imperatore regnante, non specificato, il quale ne aveva sollecitato la continuazione dopo la presentazione del primo libro, che nelle intenzioni originali dell'autore avrebbe dovuto essere l'unico. La data di redazione è incerta: fu scritta certamente dopo il 378 (terminus post quem), anno della battaglia di Adrianopoli e morte dell'imperatore Valente, che viene citato come divus nel testo, e prima del 450 (terminus ante quem), anno a cui si riferisce la data consolare di una recensione di Flavio Eutropio, ricordata nei manoscritti. Controversa anche l'identificazione dell'imperatore a cui il testo si riferisce: Teodosio I, Valentiniano III o, forse più verosimilmente, Teodosio II.

Successo postumo

L'opera fu enormemente celebre nel Medioevo e ne sono sopravvissuti oltre 200 manoscritti. Uno dei primi volgarizzamenti conosciuti risale al XIV secolo (attribuita a Bono Giamboni), e fu in seguito tradotta anche in inglese, francese, catalano, spagnolo, ceco e yddish, ancora in epoca precedente all'invenzione della stampa. La prima edizione tipografica fu l'incunabulo stampato a Utrecht nel 1473, e ancora nel XV secolo seguirono edizioni a Colonia, Parigi, Roma e Pisa.
Fu base dell'educazione militare fino a Carl Von Clausewitz e la conobbero Federico il Grande e Napoleone. Ha esercitato influenza anche in campo politico e letterario e fu apprezzata da Tommaso d'Aquino e da Niccolò Machiavelli.

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