lunedì 9 gennaio 2017

Shennong

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Shen Nung o Shennong (神農, 神农, Shénnóng), talvolta noto come Imperatore Yan (炎帝) o Imperatore dei cinque cereali (五穀先帝, 五谷先帝, Wǔgǔ xiāndì) fu un leggendario imperatore cinese (ed eroe mitologico) vissuto secondo la leggenda intorno a 5.000 anni fa, forse dal 2738 a.C. al 2698 a.C.; fu lui, secondo la tradizione, a introdurre nell'antica Cina le tecniche dell'agricoltura, e il suo nome significa "il Contadino Divino".
Considerato il padre dell'agricoltura cinese, questo imperatore leggendario insegnò al suo popolo come coltivare i cereali per sfamarsene, in modo da evitare l'uccisione di animali. Si dice che abbia assaggiato centinaia di erbe per valutarne il valore medicinale, e che sia l'autore del pen ts'ao ching (trattato medico), il più antico testo cinese sui farmaci, che include 365 medicine derivate da minerali, piante e animali; il vero autore del testo è sconosciuto. La catalogazione di centinaia di erbe medicinali o velenose fu un punto cruciale per lo sviluppo della medicina tradizionale cinese. Il tè, che agisce da antidoto a una settantina di erbe velenose, è considerato una sua scoperta; secondo la leggenda, nel 2737 a.C. delle foglie provenienti da un ramoscello di tè in fiamme caddero nel suo calderone, in cui stava bollendo dell'acqua.
Shen Nung è anche considerato il padre della medicina cinese e inventore dell'agopuntura.
L'opera a lui attribuita più famosa è il Classico sulle Radici di Erbe del Contadino Divino (神農本草經, 神农本草经, Shénnóng běncǎo jīng), compilato in realtà verso la fine della Dinastia Han Occidentale, che elenca le varie erbe medicinali (ad esempio il fungo Língzhī) con associato un voto di efficacia e rarità. Si crede che in esso il riferimento al tè sia stato aggiunto solo dopo il VII secolo.
Parente stretto dell'Imperatore Giallo, è considerato un patriarca dal popolo cinese (l'etnia Han li considera entrambi come propri antenati) e di quello vietnamita. Fu deificato come uno dei San Huang.
Si dice inoltre che Shen Nung abbia preso parte all'invenzione del gǔqín, insieme a Fu Hsi e all'Imperatore Giallo.

domenica 8 gennaio 2017

Tennen Rishin Ryū

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La Tennen Rishin Ryū 天然理心流 è una scuola di arti marziali tradizionali giapponesi (koryū) codificata da Kondō Kuranosuke Nagahiro intorno al 1790, durante l'Era Kansei (1789-1801). Tra le arti che lo studio della Scuola contempla, il kenjutsu (scherma) è sicuramente quella che costituisce la parte più sostanziosa della stessa. La Tennen Rishin Ryū divenne celebre, ad Edo, con il Sōke di 3ª generazione, Kondō Shūsuke, il cui dōjō di nome Shieikan si trovava ad Ichigaya Yanagichō; qui si allenarono molti dei più forti spadaccini del Bakumatsu, primo fra tutti lo stesso figlio di Kondō Shūsuke, Kondō Isamu (conosciuto anche con il nome di Isami). Fu proprio con quest'ultimo che la Scuola acquisì fama in tutto il Giappone. Egli, dopo aver ereditato il titolo di Caposcuola nel 1861, divenne, nel 1863, comandante della Shinsengumi, uno speciale corpo di polizia istituito dal Bakufu che operò a Kyōto tra il 1863 ed il 1868, il cui compito era quello di proteggere la città dal clima di estrema violenza che si era venuto a creare in quegli anni. Molti dei membri che crearono la Shinsengumi erano praticanti della Tennen Rishin Ryū, dunque compagni d'allenamento dello stesso Kondō Isamu. Non a caso la Scuola venne denominata “Makoto no Ken”, ossia “la spada della sincerità”; l'ideogramma che indica il concetto di “sincerità” (makoto), appunto, è l'emblema stesso della Shinsengumi, i cui uomini sono considerati eroi per essere stati i protettori di Kyōto.
In occidente, il binomio Shinsengumi-Tennen Rishin Ryū ha originato la falsa credenza secondo cui la Shinsengumi adottò come Scuola di spada quella di Tennen Rishin poiché essa prevedeva nel proprio curriculum delle tecniche studiate per il combattimento di gruppo. La Tennen Rishin Ryū, come tutte le altre scuole tradizionali, insegna a fronteggiare uno o più avversari, ma sempre combattendo da soli senza l'ausilio di altre persone; dal Kirigami al Menkyo non vi è nessuna tecnica che debba essere eseguita insieme ad un proprio compagno. Il legame tra la Tennen Rishin Ryū e la Shinsengumi è puramente casuale in quanto il corpo di polizia nacque oltre settanta anni dopo la codificazione della Scuola, la quale venne adottata come sistema di combattimento non per particolari esigenze ma soltanto perché Kondō Isamu divenne comandante della Shinsengumi.



Nascita e sviluppo della Tennen Rishin Ryū

Kondō Kuranosuke Nagahiro fu dunque Kaiso (fondatore) di questo Ryūha. Su di lui si hanno poche informazioni; sappiamo che fu originario del Paese di Tōtōmi (che oggi corrisponde alla parte occidentale della Prefettura di Shizuoka), ma la data di nascita è sconosciuta. Visitò molti Paesi come praticante di arti marziali, ed in particolare fu allievo della Kashima Shintō Ryū di cui divenne 19° Sōke (caposcuola); tuttavia, invece di continuare la tradizione della Scuola del Tempio Kashima, decise di uscire da quest'ultima intenzionato a creare un nuovo stile di combattimento con la spada. Organizzò, quindi, tutto ciò che aveva appreso durante i suoi studi in un rinnovato sistema di insegnamento e trasmissione; ecco perché, sebbene codificata durante l'epoca Edo, la Tennen Rishin Ryū eredita appieno la tradizione delle Koryū giapponesi, essendo una Scuola completa che include kenjutsu (nel quale rientrano anche battōjutsu e iaidō), bōjutsu (arte del bastone), jūjutsu (arte del corpo a corpo) e kiaijutsu. Egli codificò questo stile immaginando continuamente un combattimento reale, insegnando sempre una pratica che aveva come fine ultimo la vittoria ottenuta rimanendo impassibili davanti a qualsiasi avversario. Alla fine del suo addestramento come guerriero, Kuranosuke si recò ad Edo; mentre organizzava un dōjō a Yagenbori, sembra che si recasse continuamente ad insegnare sia a Sōshū che a Bushū, nella cittadina di Tama. Poiché proprio Tama fu il luogo d'origine del Caposcuola di 2ª generazione (Kondō Sansuke), di 3ª generazione (Kondō Shūsuke) e di 4ª Generazione (Kondō Isami), è molto probabile che ciò sia avvenuto realmente. Sebbene non si conosca l'anno di nascita del fondatore, si sa con certezza che morì nel 1807.

Livelli di apprendimento

Kondō Kuranosuke Nagahiro divise i livelli di apprendimento della Tennen Rishin Ryū nel seguente modo: Kirigami, Mokuroku (alcune volte chiamato anche Jo Mokuroku), Chūgokui Mokuroku, Menkyo, Shinan Menkyo ed Inka. Il primo livello si otteneva, generalmente, dopo circa sei mesi dall'entrata nella Scuola; in base alla propria abilità si poteva anche superare il livello di Mokuroku e ricevere direttamente i diplomi di Chūgokui Mokuroku e Menkyo allo stesso tempo. Sebbene quest'ultimo livello indicasse il grado di Gokui Kaiden (totale conoscenza dei segreti), esso non permetteva di avere allievi. Anche se si era maestri della Scuola, non si poteva insegnare. Al fine di divulgare la stessa come un proprio stile si doveva essere certificati con la licenza di Shinan Menkyo, il più alto grado nella Tennen Rishin Ryū; solamente a chi la otteneva venivano consegnati gli scritti di Inka i quali, oltre a spiegare gli aspetti più profondi della Scuola, riconoscevano un praticante come Maestro.

La Tennen Rishin Ryū oggi

La Tennen Rishin Ryū è una scuola ancora attiva con radici molto profonde. Più volte è stato detto che le tecniche praticate oggi non sono le stesse che venivano studiate ai tempi di Kondō Isamu e della Shinsengumi, ma sono state invece reinventate; questa affermazione è tuttavia priva di senso, soprattutto alla luce delle vicende legate alla Scuola. È certo che diversi waza siano andati perduti a causa della morte in battaglia dei più grandi praticanti dello stile, ma sulle tecniche trasmesse non vi è assolutamente alcun dubbio in merito alla loro autenticità. La Scuola è al giorno d'oggi diretta da Hirai Taisuke, sōke di decima generazione. Membro della Nippon Kobudō Kyōkai, presidente dell'associazione per le ricerche sulla Tennen Rishin Ryū (Tennen Rishin Ryū Kenkyūkai) e membro dell'associazione per la salvaguardia della Tennen Rishin Ryū (Tennen Rishin Ryū Hozonkai), Hirai Taisuke prosegue al giorno d'oggi la tradizione della scuola di spada della Shinsengumi ereditata dal suo Maestro Katō Isuke, caposcuola di ottava generazione. Sotto la sua guida la Tennen Rishin Ryū ha preso, e prende tuttora, parte ad esibizioni marziali di importanza nazionale; primi fra tutti gli enbu che ogni anno si svolgono allo Isejingū ed al Nippon Budōkan di Tōkyō. Frequenti sono anche le dimostrazioni in quelle zone di Tama nelle quali una volta era presente un dōjō della Scuola e nei luoghi legati alla Shinsengumi. Nello honbu dōjō di Mitaka il caposcuola di decima generazione è coadiuvato da suo fratello Hirai Masato, Shinan Menkyo e quinto dan di Kendō.







sabato 7 gennaio 2017

Kōyō Gunkan

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Il Kōyō Gunkan (甲陽軍鑑) è un documento riguardante le gesta militari della famiglia Takeda della provincia di Kai, dalla nascita di Takeda Shingen fino alla morte di suo figlio Katsuyori. L'originale consisteva di 20 rotoli, e si ritiene sia stato compilato in gran parte dal vassallo Takeda Kōsaka Danjō Masanobu; fu completato nel 1616 da Obata Kagenori. La famiglia Obata discendeva dal clan Heike, ed Obata Masamori fu uno dei famosi Ventiquattro generali di Takeda Shingen prima di diventare Signore del castello Kaizu di Shin Shu (l'attuale Nagano). Il figlio di Masamori, Obata Kagenori (1570-1644) passò dalla parte dello shogun Tokugawa Hidetada, e sotto il servizio di questi completò il famoso Takeda-ryu Koyo Gunkan-sho, lavoro dal quale vide successivamente la luce l'Heihō Okigi-sho, il libro segreto di strategia dei Takeda. In questo libro che viene anche citato per la prima volta il Bushidō.

Contenuto

Il Kōyō Gunkan contiene le descrizioni ed alcune delle statistiche più dettagliate sulle battaglie durante il periodo Sengoku ancora oggi disponibili, fornendo oltretutto dati precisi sugli esiti di queste. Descrive gli archibugi cinesi utilizzati nella battaglia di Uedahara del 1548, fatto che rese questo campo di battaglia il primo in Giappone nel quale si utilizzarono armi da fuoco. Si narra anche del famoso scontro uno contro uno avvenuto tra Takeda Shingen ed Uesugi Kenshin nella quarta battaglia di Kawanakajima del 1561, in cui Kenshin, dopo aver rotto le linee di Shingen, raggiunse la tenda di comando (honjin) di questi e vi ingaggiò un duello calandogli dieci fendenti con la propria katana. Shingen ricevette 3 colpi sull'armatura e deviò gli altri 7 con il suo gumbai uchiwa il ventaglio da guerra di ferro, cercando di recuperare la spada. Il luogo dello scontro da quella volta viene chiamato mitachi nana tachi no ato, "luogo delle 3 spade e delle 7 spade". Finalmente un guerriero Takeda di nome Hara Osumi-no-kami riuscì ad intervenire, cercando di colpire Kenshin con la sua lancia, ma la lama venne deviata dall'armatura di questi, mentre l'asta finiva sul dorso del suo cavallo, costringendolo a ritirarsi.
In una sezione, la cronaca riporta il dettaglio dell'intero esercito Takeda nel 1573, elencando tutto da paggi e portatori di bandiere a personale di cucina, veterinari per i cavalli e commissari delle finanze. Secondo il documento, i 33 736 membri dell'esercito Takeda includevano 9 121 cavalieri, 18 242 ausiliari di cavalleria, 884 ashigaru dell'hatamoto shoyakunin (truppe personali del daimyō), ed altri 5 489 ashigaru. Il dettaglio dell'esercito fornisce anche un aspetto interessante nelle gerarchie di seguaci e alleati all'interno di tale forza.
Il Heihō Okigi-sho contenuto nell'opera, è generalmente attribuito al generale Yamamoto Kansuke, un altro dei ventiquattro generali di Takeda Shingen e suo braccio destro, ma è altamente probabile che rappresenti un lavoro successivo strutturato grazie al contributo di Obata e che fu attribuito successivamente a Yamamoto per conferirgli maggiore credibilità; indipendentemente dall'autore è considerato uno dei primi trattati di arti marziali in Giappone, nel quale vengono descritte tecniche, tattiche e strategie, e forniti consigli pratici su come maneggiare spada, lancia, arco ed archibugio, con capitoli speciali dedicati alle tattiche di infiltrazione e le diverse forme di ammanettamento dei prigionieri chiamate hojōjutsu.
Alcune sezioni scritte da Kosaka Masanobu esprimono la sua particolare visione del codice di condotta del guerriero, in relazione ai rapporti tra signore e vassallo. La figura di Shingen è vista come quella del signore ideale e contrasta con quella di suo figlio Takeda Katsuyori, la cui mancanza di abilità nel comando ha portato rapidamente il clan verso il declino.


venerdì 6 gennaio 2017

Battaglia di Mikatagahara

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La battaglia di Mikatagahara (三方ヶ原の戦い Mikatagahara no tatakai) è una delle più note battaglie della campagna militare del daimyo Takeda Shingen; si svolse nel gennaio del 1573 nella provincia di Tōtōmi, in Giappone, ed è da molti considerata come una delle sue maggiori dimostrazioni di abilità tattiche nell'uso della cavalleria.

Il primo attacco

Takeda Shingen, decidendo di muovere verso sud con l'obiettivo di attaccare Tokugawa Ieyasu presso la sua fortezza di Hamamatsu, incontrò le truppe nemiche sull'altopiano di Mikata, situato poco a nord della fortezza stessa. Secondo quanto riportato dal Kōyō Gunkan, un documento con la cronistoria delle imprese militari del clan Takeda, le forze di Shingen superavano quelle di Ieyasu in un rapporto approssimativo di 3 a 1, ed erano schierate nella formazione gyōrin (魚鱗, scaglia di pesce). Le truppe di Ieyasu erano invece disposte in linea, per sfruttare a pieno gli archibugieri.
Alle quattro del pomeriggio circa cominciò a nevicare, e gli archibugieri di Tokugawa aprirono il fuoco. L'utilizzo di armi da fuoco era relativamente nuovo in Giappone, e quindi era da molti considerato un fattore in grado di essere determinante per l'esito di una battaglia; lo stesso Ieyasu riteneva che la sua superiorità nell'armamento potesse permettergli di avere la meglio sulle tattiche nemiche. Shingen avanzò con la sua famosa carica di cavalleria contro gli archibugieri di Tokugawa e li travolse; alcuni di essi resistettero, ma molti si ritirarono, fuggirono o furono uccisi.

Il secondo attacco

Al termine di questo primo scontro Shingen fece ritirare le truppe avanzate, offrendo loro la possibilità di riposare; Takeda Katsuyori ed Obata Masamori, alla guida di un nuovo gruppo di cavalieri diedero il via ad una seconda carica. Essi furono presto raggiunti dal grosso dell'esercito Takeda, che spinse le truppe nemiche ad una netta ritirata. Ieyasu inviò Ōkubo Tadayo, uno dei suoi comandanti, a piantare il suo uma-jirushi (una grande insegna con il simbolo di un ventaglio dorato) per fornire un punto d'incontro presso Saigadake, dove l'altopiano diventa meno ripido; aveva in mente di impegnare nuovamente l'esercito di Takeda per liberare i suoi generali intrappolati, ma fu persuaso da Natsume Yoshinobu a ritirarsi: la sua vita era troppo importante per correre un tale rischio. Fu Yoshinobu a condurre una disperata carica contro truppe di Takeda, nella quale perse la vita.

La ritirata

Quando Tokugawa fece ritorno alla fortezza di Hamamatsu, viene riferito che fosse accompagnato da soli cinque uomini; la battaglia aveva avuto un esito rovinoso. Tuttavia, egli comandò che le porte della fortezza rimanessero aperte, e che fossero accesi dei bracieri per guidare al sicuro il suo esercito in ritirata. Sakai Tadatsugu, uno dei Quattro Guardiani dei Tokugawa suonava un grande tamburo di guerra con lo scopo di infondere coraggio agli uomini in questa nobile, strenua ritirata. Questa tattica è chiamata "strategia della fortezza vuota": quando l'avanguardia Takeda, guidata da Baba Nobuharu e Yamagata Masakage, udì i tamburi e vide i bracieri accesi e le porte aperte, pensò che Tokugawa stesse preparando una trappola, e così si fermò decidendo di accamparsi per la notte.
Durante la notte, un piccolo gruppo di guerrieri Tokugawa attaccarono il campo Takeda, incalzando le truppe e spingendole in un burrone nel quale precipitarono inermi. L'esercito di Takeda si ritirò la mattina seguente.

giovedì 5 gennaio 2017

Uma-jirushi

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L'Uma-jirushi (馬印 lit. insegna del cavallo) erano le bandiere usate nel Giappone feudale che identificavano i daimyo o comandanti militari sui campi di battaglia. Divennero particolarmente importanti durante il periodo Sengoku. Molte erano solo grandi bandiere, non così differenti dai sashimono o gli hata-jirushi, ma altre avevano forme tridimensionali, come aquiloni, forme a campana, gong, ombrelli, o fiumi. Furono classificati in ō-uma-jirushi e ko-uma-jirushi, i primi più grandi e i secondi piccoli. I daimyo più poveri ne avevano appena uno (spesso un ko-uma-jirushi), mentre i daimyo più ricchi ne avevano entrambi. Il 1645, lo shogunato Tokugawa li formalizzò.
Gli ō-uma-jirushi erano i nuclei dell'azione sui campi di battaglia, e anche se da un lato aiutava l'organizzazione e moralizzava le truppe amiche, attirava l'attenzione dei guerrieri nemici. Il portatore dell'uma-jirushi, là, era spesso colui che rischiava di più sul campo. Gli ō-uma-jirushi a volte erano tenuti in sacche di cuoio attaccate alla cintura del portatore; quelli molto grandi spesso erano saldamente legati ad una struttura sulla schiena del guerriero. Il portatore era provvisto di corde per assicurarlo meglio nel caso avesse dovuto correre o ci fosse stato vento.
Nel 1650, un monaco chiamato Kyūan scrisse un testo, "O Uma Jirushi", una rassegna integrale illustrata dell'araldica dell'epoca. Il testo descrive l'araldica di tantissimi, se non tutte le maggiori famiglie di samurai del periodo Sengoku. Il testo esiste ancora ed è considerata un'importante fonte di informazioni araldiche su questo periodo del Giappone.

mercoledì 4 gennaio 2017

Ashigaru

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Gli ashigaru (足軽 lett. "piedi leggeri") furono fanti impiegati nei conflitti del Giappone feudale dalla casta dei samurai. Il primo riferimento noto agli ashigaru si trova ne XIV secolo, ma è solo durante il periodo Muromachi che l'uso degli ashigaru divenne prevalente tra le varie fazioni in guerra.

Origini

Vennero fatti dei tentativi da parte dell'Imperatore del Giappone Tenmu (673-686) di arruolare un esercito nazionale di leva, ma con scarsi risultati, e nel X secolo il Giappone faceva invece affidamento sui singoli feudatari perché fornissero gli uomini necessari a combattere le guerre. Questi feudatari, proprietari di cavalli; avrebbero poi formato la casta dei samurai e gli uomini che per loro lavoravano la terra divennero i fanti durante le guerre. Questi fanti potevano avere antichi legami di fedeltà verso i feudatari che risalivano a molte generazioni precedenti.
I samurai, insieme ai contadini a piedi, combatterono in molte guerre e conflitti tra cui le invasioni mongole del Giappone nel 1274 e 1281. Il costante incessare delle guerre tra il IX e il XI secolo ha fatto si che si rendesse necessario l'arruolamento di soldati slegati da questi vincoli di fedeltà. Pagati solamente col bottino derivato dalle razzie, questi mercenari non erano ben addestrati e quindi non vi si poteva sempre fare affidamento in battaglia. Ciò nonostante, questi soldati di ventura sarebbero poi diventati gli ashigaru.

Armi e armature

Gli ashigaru erano comunemente armati con una naginata, yari, yumi e una spada. L'armatura indossata dagli ashigaru variò a seconda del periodo, da nessuna protezione al pesantemente corazzato. poteva consistere di un cappello conico chiamato jingasa laccato, costruito in pelle o ferro, pettorali (), elmo (Kabuto), cappuccio (tatami zukin), delle maniche rinforzate (kote), gambali (suneate), e cosciali (haidate).
La guerra del periodo Sengoku (XV e XVI secolo) richiese grandi quantità di armature da produrre per i sempre crescenti eserciti di ashigaru. Semplici munizioni, corazze ed elmetti vennero prodotti in serie tra cui l'armatura chiamata tatami che poteva essere piegata su se stessa per diminuirne l'ingombro. La tatami era costituita da piccole piastre di ferro rettangolare o esagonale, unite tra loro per formare cotta di maglia e cucita su una base in panno. Nel XVI secolo gli ashigaru furono anche equipaggiati con archibugi del tipo noto come Tanegashima. Potevano inoltre portare lungo la schiena un'asta con in cima uno stendardo, chiamata sashimono per facilitarne l'identificazione durante la battaglia.

Servizio in guerra

Durante la guerra Ōnin, gli ashigaru si guadagnarono la fama di soldati indisciplinati quando saccheggiarono e bruciarono Miyako (l'odierna Kyoto). Nel successivo periodo Sengoku il modo di combattere in guerra cambiò da numerosi duelli singoli al confronto tra formazioni disposte in ranghi. Pertanto, gli ashigaru diventarono la spina dorsale di molti eserciti feudali e alcuni di essi guadagnarono maggiore risalto.
Coloro a cui venne affidato il controllo degli ashigaru venivano chiamati ashigarugashira (足軽頭). Il più famoso di loro era Toyotomi Hideyoshi, che promosse molti dei suoi seguaci al rango di samurai. Yamauchi Katsutoyo fu uno dei questi samurai, successivamente diventato daimyō, che iniziò la propria carriera come ashigaru.

Nuove armi e tattiche

Gli ashigaru costituirono la spina dorsale degli eserciti dei samurai nei periodi più recenti. Il vero cambiamento per gli ashigaru iniziò nel 1543 con l'introduzione degli archibugi da parte dai portoghesi. Quasi immediatamente i daimyō iniziarono a dotare i propri ashigaru con le nuove armi che richiedevano scarso addestramento per essere impiegati con profitto, rispetto agli archi lunghi che richiedevano anni e anni di pratica. Man mano che le battaglie diventavano più complesse e le forze in campo più numerose, gli ashigaru vennero sottoposti a rigorosi addestramenti in modo che mantenessero i ranghi di fronte al fuoco nemico.
Il vantaggio degli archibugi si è rivelato decisivo nelle guerre dei Samurai. Ciò divenne evidente nella battaglia di Nagashino nel 1575, dove fucilieri ashigaru, accuratamente posizionati, appartenenti ai clan Oda e Tokugawa, sventarono le ripetute cariche della cavalleria del clan Takeda contro le linee difensive del clan Oda distruggendo la spina dorsale della macchina da guerra dei Takeda.
Dopo la battaglia, il ruolo degli ashigaru negli eserciti venne riconosciuto, ed essi divennero un essenziale complemento ai samurai. Questo vantaggio venne utilizzato nelle invasioni della Corea nel 1592 e nel 1597 contro i coreani e successivamente contro i cinesi. Anche se il rapporto tra i fucili e gli archi era 2:1 alla prima invasione, il rapporto divenne 4:1 durante la seconda invasione data l'alta efficacia dei fucili.

La dismissione della leva obbligatoria

Dopo l'instaurazione dello shogunato Tokugawa, l'arruolamento di ashigaru cadde in disuso. Dal momento in cui gli ashigaru divennero soldati professionisti dopo Oda Nobunaga, gli ashigaru vennero gradualmente allontanati dal lavoro terriero. Durante il periodo Edo, il ruolo degli ashigaru venne ripristinato e l'uso dei coscritti venne abbandonato per oltre duecento anni in Giappone. Gli ashigaru vennero considerati parte della classe dei samurai in alcuni Han (domini), ma non in altri.

martedì 3 gennaio 2017

Tessenjutsu

Un tessen









Il tessenjutsu (鉄扇術) è l'arte marziale del ventaglio giapponese da combattimento, il tessen. L'uso del ventaglio in combattimento è menzionato nelle antiche leggende giapponesi. Ad esempio, si narra che Yoshitsune, l'eroe fratello del primo shōgun Yoritomo, sconfisse il forte Benkei parando i colpi della sua lancia con un tessen. Questo uso del tessen gli fu insegnato da una creatura mitologica, un tengu, che lo istruì anche nell'arte della spada.
I praticanti del tessenjutsu potevano acquisire una grande abilità. Alcuni divennero talmente abili che furono capaci di difendersi contro un attaccante che brandiva una spada, e persino uccidere un avversario con un singolo colpo. Come molte altre arti marziali giapponesi di quell'epoca, il tessenjutsu era molto sofisticato. Ad esempio un famoso spadaccino del tardo XVI secolo, Ganryu, riuscì a sconfiggere molti nemici con un tessen.
Oltre ad essere usato in duelli contro nemici armati di spade e lance, una persona abile riusciva ad usarlo per deviare coltelli e dardi avvelenati lanciatigli contro.
Il tessenjutsu è ancora praticato da pochi esperti in Giappone.

lunedì 2 gennaio 2017

Feng Keshan

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Feng Keshan 冯克善 (Huaxian, 1776 – 1813) è stato un rivoluzionario cinese.
Feng Keshan (冯克善) proveniva da una famiglia benestante della contea di Huaxian (滑县) nella provincia di Henan. Nel 1811 entra a far parte della setta Baguajiao, divenendone uno dei tre capi. Egli era un praticante di Meihuaquan, anche se per alcuni praticava Baguaquan per una tecnica che un testimone dice di avergli visto fare (Bafangbu), stile che essi considerano all'origine del Baguazhang. Quest'ultima tesi è stata confutata da maestri quali Han Jianzhong e Ma Aimin. Feng Keshan muore nel 1813 per dismembramento, secondo la pena capitale più temibile contemplata nel codice della dinastia Qing. Con lo stesso nome, si faceva chiamare un insegnante di Chuojiao, Zhao Canyi, legato alla setta Tianlijiao che aveva partecipato alla Rivolta dei Taiping.