Maestro Zen
è un'espressione particolare, che
cominciò ad essere usata nella seconda metà del XX secolo, in un
linguaggio informale per riferirsi ad un monaco ordinato di
tradizione Zen a cui è stata riconosciuto il conseguimento
dell'Illuminazione secondo i termini di quella particolare scuola e
che per questo è in grado di insegnare le pratiche e la meditazione
secondo la propria tradizione.
Essa non corrisponde alla traduzione di
nessun termine nativo delle culture in cui le scuole zen si sono
sviluppate, nelle quali i titoli variano da scuola a scuola persino
all'interno della stessa cultura d'origine, e per questo nelle scuole
americane contemporanee sta cominciando ad essere usata sempre di
meno.
Di norma, essere "maestro zen"
implica l'impegno di un lungo periodo di studi della dottrina di
questo tipo di buddhismo e la conseguente autorizzazione, da parte di
una scuola di riferimento, ad insegnare e trasmettere la propria
tradizione.
Nell'impero Cinese, sotto la dinastia
Tang, venne adottato il termine Chánshī(禅师;
Maestro di meditazione, dal sanscrito dhyana) per indicare un maestro
di dottrina o meditazione Chan. Con il passare del tempo, questo
termine venne usato anche per maestri di scuole non necessariamente
Chan, come per il caso del maestro della scuola Tiantai Zhiyì.
Per maggiore chiarezza, bisogna
considerare che allora, come nella Cina contemporanea, il termine
"Chan"(禪) non venne
limitato esclusivamente alle scuole omonime da cui sarebbe derivato
lo Zen giapponese, ma è usato, oggi come ieri, semplicemente per
indicare le forme di meditazione praticate nelle varie scuole
buddhiste, differentemente da come avviene in Giappone. Soprattutto
nell'attuale periodo di restauro del Dharma in Cina, sotto la
denominazione di scuola Chan molti templi abbracciano anche
insegnamenti di altre scuole tradizionali, come appunto la scuola
Tiantai, la scuola della Terra Pura, la scuola Huayan e la scuola
Yogacara, spesso sotto il termine generico di un "Buddhismo
Cinese" che guarda sempre più verso un sincretismo religioso,
per salvare gli ultimi frammenti di tradizioni sopravvissute al
rischio di una possibile estinzione durante il periodo della
dittatura di Mao Zedong.
In Cina non esistono organizzazioni
autorevoli per formalizzare l'uso di titoli onorifici, e "Chanshi"
è usato come titolo per un praticante buddhista, quasi sempre un
monaco, che si specializza nelle dottrine Chan. Chánzōng Dàshī
(禅宗大師; Grande Maestro
della Scuola Chan) è un termine simile e più vicino a quello
giapponese, per quanto venga usato raramente.
Il modo più comune per riferirsi ad un
maestro Buddhista genericamente è Shifu (師父;
Maestro). che è anche usato per ogni monaco e monaca in segno di
rispetto. Parlando concretamente, questo termine, che include il
carattere di "padre" (父),
si riferisce di più ad un insegnante o a un precettore. Più
specificamente, è possibile usare il termine Fashi(法師;
insegnante di Dharma).
In Giappone, il termine generico
"Maestro Zen" racchiude molti termini specifici in ogni
tradizione Zen giapponese.
In alcuni monasteri, questa funzione
viene attribuita all'Insegnante di Dharma, per cui viene anche usato
il termine Kaikyoshi
Roshi ("vecchio maestro")
in Giappone è un titolo onorifico dato a monaci esperti e maestri
Zen in Giappone, e con il termine generico Sensei denota un grado
ufficiale in molte scuole Zen in Giappone, Stati Uniti ed Europa.
Sensei ( semplicemente
"insegnante") è spesso usato per riferirsi ad un maestro
anche al di fuori dell'ambito Zen
Osho,("monaco virtuoso")
è usato per praticanti che hanno acquisito un livello base di
maestro
Specificità nella tradizione Sōtō
Nella scuola Sōtō compare anche il
titolo Daiosho , che indica il più alto grado nella gerarchia
monastica, e nella recitazione del lignaggio che viene usata
frequentemente come pratica di meditazione, è suffisso di tutti gli
abati e i maestri della tradizione di un monastero, dai primi Buddha
leggendari fino all'ultimo abate predecessore dell'attuale. In alcuni
monasteri, Daiosho viene sostituito dal termine Zenjiper riferirsi al
fondatore della Scuola Sōtō Eihei Dogen e al formalizzatore della
dottrina Sōtō attuale Keizan Jokin, e all'attuale o ad un passato
abate dei due templi principali dell'organizzazione delle scuole
Soto.
Specificità della tradizione Rinzai
Anche nella scuola Rinzai, è
necessario un lungo addestramento riconosciuto per essere qualificato
come insegnante e maestro. Nella scuola Rinzai, la trasmissione
comune con cui si designa un maestro o un Roshi non include una
trasmissione di dharma (Inka shomei). La cerimonia tradizionale di
trasmissione del Dharma indica "il riconoscimento formale della
più profonda realizzazione dello Zen" ma all'atto pratico è
usata per la trasmissione del "vero lignaggio" dei maestri
della sala di pratica .
In accordo con il maestro Sokun
Tsushimoto, il titolo di roshi è l'equivalente di Maestro Zen e
shike
«'Roshi' è un titolo comparabile con il più formale ‘Shike’
che identifica chi è riconosciuto successore del Dharma da un
autentico maestro» |
«Nello Zen Rinzai, è relativamente semplice stabilire chi è
un roshi e chi no. Chiunque è autorizzato dal proprio maestro è
un roshi. Questo riconoscimento è testimoniato da un documento,
chiamato colloquialmente "ichi-mai", lettealmente "un
foglio di carta". La trasmissione è diretta dal maestro al
discepolo, senza nessun ulteriore controllo. Questo significa che
la scuola Rinzai non sente la necessità di controllare chi è un
roshi e chi non lo è. Per questo, il numero dei maestri Rinzai
riconosciuti è relativamente basso, forse sulla cinquantina o
quasi...» |
In accordo con la testimonianza di
Sokun Tsushimoto,
«L'autorizzazione a Roshi dev'essere compilata nella forma più
rigorosa ed esplicita. Nella tradizione Rinzai un maestro consegna
una calligrafia come certificato di trasmissione al discepolo
meritevole come prova di autenticazione. È superfluo aggiungere
che questo implica che il discepolo passi molti anni di
addestramento sotto il maestro proficuamente e con continuità.» |
Lo shike è quindi il vertice di una
scuola Rinzai, con il proprio tempio principale. Egli approva e
dimette i monaci, e approva i titoli nel sistema del lignaggio
In Corea, esiste il titolo Sunim per un
monaco o una monaca di qualsiasi tradizione buddhista. Esso non
contraddistingue nessun grado o qualifica specifica. È considerato
rispettoso riferirsi ad un monaco anziano come Kun sunim, e questo
particolare modo di esprimersi indica una qualche sorta di
realizzazione da parte del destinatario.
Nel Soen coreano, il termine Inga si
riferisce tipicamente al riconoscimento individuale della
trasmissione del dharma da maestro a discepolo. E con il termine
Trasmissione si intende la cerimonia che celebra questo
riconoscimento. Un monaco che ha ottenuto l'Inga o abbia dedicata una
Trasmissione è qualificato per ottenere il titolo di Soen Sa o
"Maestro Zen" di un tempio, e di accertare la trasmissione
dei suoi discepoli, sia essa di natura pubblica o confidenziale.