venerdì 12 maggio 2017

Sottomissione

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Con il termine presa di sottomissione (o più comunemente detta semplicemente sottomissione) si è soliti indicare in alcuni sport di lotta una presa applicata con lo scopo di infliggere dolore all'avversario, costringendolo ad arrendersi per via dello stesso o per timore di subire un infortunio. La resa può avvenire in due modi: a voce, dicendo chiaramente che si ha intenzione di cedere, o con almeno due colpi con la mano o con il piede sul tappeto o sul corpo dell'avversario.
Le sottomissioni sono utilizzate soprattutto nella lotta a terra e possono essere suddivise in costrizioni (strangolamenti, soffocamenti, compressioni) e manipolazioni (leve, torsioni, chiavi articolari). Quando utilizzate per la difesa personale o per ambiti di polizia (per esempio controllare un criminale), queste tecniche possono causare dislocamenti, strappi ai legamenti, fratture, perdita di sensi o persino morte.

Nelle discipline di lotta

Uso delle sottomissioni

Discipline (soprattutto sport da combattimento e arti marziali) che contemplano le sottomissioni sono:
  • Grappling
  • Jiu jitsu brasiliano
  • Catch wrestling
  • Judo
  • Jujutsu
  • Luta livre
  • MMA
  • Pancrazio
  • Pro wrestling
  • Puroresu
  • Sambo
  • Shoot wrestling
  • Shoot boxing

Tecniche

La stessa presa può essere chiamata in maniera diversa a seconda della disciplina o del paese. Alcuni dei nomi più comuni internazionalmente includono:

Manipolazioni

Dimostrazione di leva al braccio.



Qualsiasi stabilizzazione di uno o più punti articolari al loro raggio estremo di movimento.

Leve

Una leva opera applicando una forza potente su di un punto del corpo che si oppone alla resistenza esercitata dallo stesso, causando la rottura del punto anatomico che funge da fulcro.
Leva alla colonna vertebrale: tipo di leva applicata alla colonna vertebrale (in particolare al collo) che viene forzata oltre i propri limiti motori, di solito torcendo o piegando la testa o la parte superiore del corpo in posizioni innaturali.
  • Can opener: un tipo di leva al collo nella quale dalla posizione nella guardia chiusa dell'avversario si cerca di avvicinare la testa dell'avversario al suo petto.
  • Neck crank: leva al collo, applica pressione alle vertebre cervicali tirando o torcendo la testa.
  • Nelson: (un quarto, mezza, tre-quarti e completa): il braccio si avvolge attorno a quello dell'avversario, afferrando il collo.
  • Spine crank: applica pressione alla spina dorsale torcendo o piegando il corpo.
  • Twister: un tipo di leva che si applica al collo o alla spina dorsale.

Leva al braccio: termine generico per indicare una leva applicata al gomito o alla spalla.
  • Armbar: una leva che iperestende l'articolazione del gomito; nel judo viene chiamata jujigatame.
  • Kimura o Chicken wing: termine per vari tipi di leva, soprattutto fra i praticanti di Shoot wrestling e Jeet Kune Do.
  • Flying armbar: tipo di leva al braccio operato da una posizione in piedi.
  • Hammerlock: immobilizza il braccio dell'avversario dietro la schiena, con il polso orientato verso la spalla in leva. È una leva tipicamente usata come forma di controllo da parte di operatori di sicurezza e forze dell'ordine.
  • Kesa Ashi Gatame (Scarf hold armlock): tecnica originaria del judo, è una leva al braccio effettuata iperestendendo l'arto dell'avversario con la propria gamba mentre lo si sta controllando per mezzo di una kesa-gatame (scarf hold).
Un aikidoka mostra un controllo doloroso con leva al polso.

  • Wristlock (in portoghese Mâo de vaca): termine generico per le leve articolari al polso. La leva al polso è la tecnica per eccellenza dell'aikido e viene utilizzata in combinazione con chiavi articolari nel grappling e nel catch wrestling e come aggiunta ai controlli dolorosi per operazioni di polizia.
  • Small joint manipulation: leve applicate alle dita.

Leva alla gamba
  • Kneebar (Leva al ginocchio): una leva che iperestende il ginocchio.

Chiavi

Una chiave o keylock consiste in una torsione di una parte del corpo, particolarmente un arto, che viene girata come se fosse una chiave, in genere facendo perno su di un fulcro in maniera analoga ad una leva.
Armlock: indica genericamente la chiave per antonomasia che è applicata su braccia e spalle.
  • Americana: termine del grappling/BJJ per indicare una torsione laterale del braccio; nel judo viene chiamata ude garami.
  • Kimura: termine del grappling/BJJ per indicare una torsione mediale del braccio; nel judo viene chiamata gyaku ude garami.
  • Omoplata: termine del grappling/BJJ per indicare una torsione delle spalle utilizzando le gambe; nel judo viene chiamata ashi garami oppure sankaku garami.
Leglock: termine generico per chiavi effettuate alla caviglia, al ginocchio o alle anche.
  • Ankle lock o achilles lock: una chiave che iperestende la caviglia.
  • Heel hook: una chiave che ruota la caviglia.
  • Toe hold o americana al piede: un tipo di iperestensione della caviglia.

Strangolamento da dietro mostrato dai soldati delle Forze armate delle Maldive.



Costrizioni

Qualsiasi tipo di tecnica utilizzata per schiacciare parti del corpo come vasi sanguigni, vie respiratorie, organi o muscoli.

Strangolamenti e soffocamenti

Chokehold: termine generico per indicare una tecnica che schiaccia i vasi sanguigni del collo bloccando l'afflusso di sangue al cervello (strangolamento sanguigno), i nervi causando dolore (strangolamento nervoso) o la trachea impedendo di respirare (soffocamento).
  • Anaconda: tipo di strangolamento effettuato formando un triangolo attorno al collo con il braccio.
  • Ghigliottina: quasi una chiave alla testa, si applica di solito da davanti, afferrando il collo con le braccia e torcendo la testa.
  • Bulldog choke: identica alla ghigliottina ma effettuata alle spalle dell'avversario.
  • Gearlock: tipo di strangolamento.
  • Gogoplata: strangolamento effettuato combinando una presa con la gamba e le braccia, di solito effettuata da una posizione di guardia; nel judo viene chiamata kagato jime.
  • Locoplata: variante della gogoplata.
  • Rear naked choke (Mata Leão): termine generico per gli strangolamenti operati da dietro la schiena dell'avversario; nel judo viene chiamata hadaka jime.
  • Triangle choke: uno strangolamento che si effettua formando un triangolo con le gambe attorno al collo dell'avversario (nel judo viene chiamato sankaku jime)
  • Arm triangle choke (kata gatame): strangolamento che si effettua con le braccia.
  • North-South choke: strangolamento effettuato dalla posizione chiamata North-South (kami shio gatame), ovvero con entrambi gli atleti a terra ed i corpi rivolti in posizione opposta l'uno all'altro sulla stessa linea retta.
  • Von flue choke: tipo di strangolamento che si effettua applicando pressione sul collo con la spalla.

Gi Choke: termine generico per indicare gli strangolamenti effettuati grazie all'ausilio di un keikogi o abiti simili.
  • Ezequiel: l'inverso dello strangolamento al collo all'indietro, usando la parte interna del bavero per avere presa; nel judo viene chiamata sodeguruma jime.
  • Crosschoke: tipo di strangolamento con il gi usata soprattutto nel judo, gli atleti incrociano le braccia ad "X" e afferrano il gi dell'avversario o i suoi indumenti per strozzarlo.
  • Okuri eri jime: conosciuta nel judo come uno strangolamento con un solo bavero della giacca.

Triangolo effettuato durante un incontro di Brazilian jiu jitsu.

Compressioni

  • Achilles lock: una compressione del tendine di Achille.
  • Biceps slicer: una compressione al gomito e al bicipite.
  • Calf slicer: una compressione del polpaccio.
  • Nerve Hold: una compressione al trapezio.
  • Leg scissors: le gambe sono avvolte attorno al corpo e comprimono il torace o l'addome impedendo la respirazione.
  • Figura quattro: (chiamata anche triangolo al braccio, arm triangle o leg triangle) termine utilizzato per descrivere la posizione di braccia o gambe incrociate di modo da ricordare la forma del numero "4" mentre si afferra un avversario.




giovedì 11 maggio 2017

Combattimento al suolo




Anche se la guardia è in genere considerata una posizione di vantaggio nel grappling puro, i pugni in altri contesti possono essere molto efficaci da sopra
Il combattimento al suolo (anche lavoro a terra, lotta a terra o ground game) è una parte del combattimento che si svolge quando i due combattenti si trovano al suolo, in genere lottando. Il termine è usato comunemente nel contesto delle arti marziali miste e in altri sport da combattimento, ma anche in alcune arti marziali per indicare il set di tecniche impiegate da un combattente che si trova al suolo, in opposizione a quelle applicate in un combattimento in piedi.
La lotta al suolo è comune nel Brazilian jiu jitsu ed è molto esplorata anche nel Catch wrestling, nel Judo, nel Sambo, nello Shoot wrestling e molti altri stili lottatori.
In maniera simile al clinch, il combattimento al suolo implica che i due che si affrontano siano a stretto contatto, controllando e avvinghiandosi a vicenda tramite prese e posizionamenti. A seconda della posizione, la prossimità può permettere tecniche come morsi, strangolamenti, ganci, colpi agli occhi, chiavi articolari, tecniche con i punti di pressione o vari altri tipi di attacco e presa di sottomissione.


mercoledì 10 maggio 2017

Catch wrestling

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Il catch wrestling è uno stile di lotta popolare che si è sviluppato ed è divenuto popolare nel tardo XIX secolo. Lo praticavano i lottatori dei circhi itineranti, che vi avevano incluso anche tecniche di sottomissione.
Il catch wrestling deriva da un numero di differenti stili, lo stile inglese del Lancashire catch-as-catch-can wrestling, l'irlandese collar-and-elbow, l'indiano pehlwani e il persiano varzesh-e pahlavani. L'allenamento di molti moderni submission wrestler, pro wrestler e combattenti di arti marziali miste è fondato sul catch wrestling.
La vittoria può essere ottenuta per sottomissione oppure per immobilizzazione. Quest'ultimo fattore è la grande differenza con discipline discendenti come il FILA grappling, sia regolamentare che dal punto di vista stilistico (dato che rimuove gran parte del gioco di guardia e favorisce l'uso di agganci o di leve alle gambe).

martedì 9 maggio 2017

Bushin

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Per Bu Shin, (武心) in Giappone si intende uno stile di vita e una filosofia attraverso le quali si cerca la pace, in cui l'abilità del combattimento è orientata al mantenimento della pace. La tradizione delle scuole giapponesi di questa arte marziale, e/o, filosofia, indica che per acquisire il Bu Shin è necessario praticare il Bu Jutsu ed il Seishin, ovvero le Arti della difesa, e l'elevazione del proprio spirito.
L'etimologia della parola Bu Shin è insita negli stessi kanji. Infatti la prima sillaba (Bu ), è formata da due ideogrammi: Hoko (), il cui significato è "lancia" o "alabarda", e Tomeru (), che sta per "fermare", "arrestare". Quindi letteralmente il significato della parola Bu Shin è: "fermare le lance", ossia cessare le ostilità.
Attraverso la rigorosa pratica della tecnica del Bu Jutsu (武術), dovuta principalmente a ciò che al giorno d'oggi consideriamo "difesa personale", si acquisisce fiducia in se stessi, si accresce il proprio livello di attenzione, prendendo coscienza dei propri limiti e punti di forza, migliorando la propria forza fisica, l'agilità, l'intelligenza del movimento, la salute, ma soprattutto la personale abilità nel difendersi, abilità che contribuisce, qualora l'avessimo, della paura del contatto con il prossimo.
Il Seishin (精神) rappresenta invece l'evoluzione della mente e dello spirito, attraverso la pratica della verità e della correttezza, ma ad un livello maggiore alla sola coltivazione di una morale e di un'etica che rendono possibile la pacifica convivenza tra individui. Il Seishi è di fatto una forma di religione, dove l'adepto cerca da sempre le risposte fondamentali della propria esistenza. Infatti in kanji Shin () sta anche a significare il Divino, Dio.

lunedì 8 maggio 2017

Boxe pieds-poings

Femmine in pugilato birmano o in pugilato thaïe.



In francese, si chiamano boxe pieds-poings ("pugilato piede-pugni"), dagli anni 1980, gli sport di combattimento di percussione con guanti di pugilato che si praticano su un ring (o un praticabile di tappeto) e che fanno parte della categoria dei pugilati sportivi.
Con tale termine, i francesi inizialmente si riferivano solo alla Boxe Francese Savate (chiamata talvolta BF-Savate oppure Savate), ma col passare del tempo all'interno di questa definizione sono state inserite anche altre discipline.
Utilizzano, secondo il regolamento, le tecniche di gamba (calci e colpi di ginocchio), le tecniche di braccio (colpi di pugno e colpi di gomito) e le tecniche di proiezioni.
Tra i più conosciuti abbiamo:
  • le discipline americane (pugilato americano) sotto tre forme principale:
    • il full contact karate senza pedate sotto la cintura,
    • il kickboxing americano con pedate circolare sulle cosce (calcio basso, low kick),
    • il semi-contatto o combattimento ai punti (point-fighting), una qualità di karate con guanti e pantofole in schiuma,
  • la Savate chiamata anche solo Boxe Francese Savate o BF-Savate
  • il kickboxing giapponese: kickboxing con colpi di ginocchio diretti, pedate circolari sulle cosce (calcio basso, low kick) e prese del tronco,
  • il pugilato birmano (lethwei)
  • il pugilato thailandese, muay thai.

domenica 7 maggio 2017

Cung Le

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Cung Lê (Saigon, 25 maggio 1972) è un ex lottatore di arti marziali miste, ex lottatore di sanda e attore vietnamita naturalizzato statunitense.
Nelle MMA è stato campione dei pesi medi in Strikeforce, e a fine carriera ha combattuto quattro incontri nella prestigiosa UFC vincendone la metà; è noto per la sua tecnica tanto spettacolare quanto efficace nei calci.
È stato campione mondiale imbattuto dei pesi mediomassimi IKF di sanda.
È un attore specializzato nei film di arti marziali, ed ha preso parte al cast di film di rilievo internazionale come Tekken.

Infanzia

Cung Le nasce il 25 maggio 1972 a Saigon tre giorni prima della caduta della città stessa, riuscendo a scappare in elicottero con la madre e ad emigrare negli Stati Uniti.
Cresce a San Jose e il bullismo locale di carattere razzista lo porta ad interessarsi alle tecniche di autodifesa ed in generale alle arti marziali. Inizia all'età di otto anni con il taekwondo e a sedici anni pratica lotta libera a scuola, diventando anche un all-american e vincendo il campionato dei college californiani.

Carriera nel sanda

Cung Le è un campione mondiale imbattuto nel sanda: vanta ben tre campionati mondiali US Open (1994, 1995 e 1996), un torneo Shidokan (1998) e quattro campionati nazionali statunitensi.
È stato per tre volte capitano della nazionale statunitense di sanda al World Wushu Championships.
È divenuto campione mondiale dei pesi mediomassimi IKF nel 2001 sconfiggendo Shonie Carter ai punti.
Ha combattuto anche tre gare di K-1, vincendole tutte.
Ha un record da professionista di 17-0.

Carriera nelle arti marziali miste

Strikeforce

Cung Le diviene professionista di arti marziali miste nel 2006 all'età di 33 anni, età nella quale molti altri lottatori sono già sulla strada del ritiro. Grazie al suo ottimo background di campione delle arti marziali può subito entrare in un'organizzazione di prestigio come Strikeforce.
Qui dimostra subito di essere all'altezza e mette KO un avversario dopo l'altro: dopo due anni e un record di 5-0 può quindi affrontare il campione in carica, ovvero "The Legend" Frank Shamrock, lottatore che ha fatto la storia delle MMA. Le fa vedere ancora una volta la sua ottima tecnica di calci e al terzo round rompe un braccio a Shamrock che è costretto alla resa: Le viene quindi incoronato campione dei pesi medi Strikeforce.
Sei mesi dopo Le lascia vacante la cintura di campione in quanto è impegnato sul set come attore e non può eventualmente difenderla.
Torna a lottare nel dicembre 2009 e qui subisce la sua prima sconfitta per mano di Scott Smith, sconfitta subito vendicata nel 2010 con la vittoria nel rematch grazie ad uno spettacolare calcio rotante.

Ultimate Fighting Championship

Le espresse il suo desiderio di combattere nell'UFC come meta finale del suo percorso nelle arti marziali.
Esordì il 19 novembre 2011 contro Wanderlei Silva nell'evento UFC 139: Shogun vs. Henderson e perse per KO tecnico, anche se molti giudicarono la decisione dell'arbitro troppo affrettata e diversi colpi della leggenda brasiliana colpirono la nuca di Le in modo irregolare.
Nel 2012 avrebbe dovuto affrontare l'ex campione Rich Franklin, ma quest'ultimo finì per sostituire l'infortunato Vitor Belfort in UFC 147 e di conseguenza come avversario di Le venne scelto Patrick Côté, un ex contendente al titolo di ritorno in UFC da un "esilio" nelle promozioni minori durato per più di un anno: per la prima volta in carriera Le termina un incontro ai punti, vincendolo per decisione unanime dei giudici di gara, i quali assegnano tutti e tre i round a Le.
Sul finire del 2012 Cung Le è la star della prima serata UFC in Macao con l'evento UFC on Fuel TV: Franklin vs. Le che segna il primo passo della promozione statunitense nel mercato cinese: con un piede infortunato in partenza Le combatte e vince quello che fino ad allora era l'incontro più importante della sua carriera, stendendo in modo spettacolare l'ex campione UFC di categoria Rich Franklin con un gancio destro in poco più di due minuti, ottenendo anche il premio come migliore KO della serata.
Nel novembre 2013 venne scelto come mentore della prima stagione cinese del reality show The Ultimate Fighter, stagione iniziata in dicembre e conclusa nel marzo 2014.
Nel 2014 affronta il top fighter britannico Michael Bisping venendo sconfitto per KO tecnico. In seguito all'evento Le venne trovato positivo ad un livello eccessivo di somatotropina e venne sospeso per un anno; in dicembre Cung Le chiese la rescissione del proprio contratto all'UFC e nel gennaio del 2015 annunciò il proprio ritiro dallo sport non prima di aver preso parte ad un'azione collettiva proprio contro l'UFC, accusata di aver violato lo Sherman Act.


Il Bo () è lungo circa 180cm e si usa solitamente con entrambe le mani



Il (: ぼう) è un bastone lungo circa 180 centimetri usato nel combattimento, solitamente costruito in legno o bambù. Il standard è talvolta chiamato rokushakubo (六尺棒). Il nome è composto dalle parole giapponesi roku (ossia "sei"), shaku (un'unità di misura giapponese) e (cioè "bastone"). Quindi rokushakubō indica un'asta di legno lunga sei shaku (181.8 cm). Altri tipi di sono di diversi materiali, leggeri, pesanti, rigidi o flessibili, da un semplice pezzo di legno raccolto per strada ad armi ornamentali decorate artisticamente.

Utilizzo

L'arte marziale dell'uso del bō è detta bōjutsu (棒術, arte del bastone). Il principio d'uso è l'aumento della forza del colpo tramite la leva. Vengono utilizzati fendenti e colpi di punta, oltre a tecniche di disarmo e di immobilizzazione, nonché leve articolari.
Anche se la tecnica odierna più diffusa è fondamentalmente di derivazione giapponese, esistono arti marziali che utilizzano il bastone in praticamente tutti i continenti: in Italia vi è ad esempio la scuola del bastone siciliano, o paranza, oggi integrata nel liu-bo.
I movimenti prodotti dall'utilizzo del bō compongono spesso cerchi, semicerchi e sfere, difendendo l'utilizzatore dagli avversari da ogni lato, tenendoli lontani e permettendo di attaccarli senza che possano avvicinarsi.

sabato 6 maggio 2017

Bastone animato

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Diagramma che mostra un bastone animato



Il bastone animato è un bastone da passeggio celante al suo interno una lama di spada, solitamente uno stocco, che una volta sguainata, poteva essere usata dal gentiluomo per la sua difesa personale contro eventuali aggressori.

Storia

Il vocabolo "bastone animato" è tipicamente usato per descrivere armi di fabbricazione europea databili al XVIII secolo. In realtà, analoghi dispositivi sono stati usati nel corso della storia presso diverse culture: basti considerare la Shikomizue giapponese o il Dolon degli antichi romani.
Il bastone animato divenne comune in Europa a partire dal XVI secolo, cioè concomitantemente con la diffusione del bastone da passeggio.
Poco dopo l'introduzione sul mercato divenne popolare anche come "bastone porta accessori": al posto della lama da spada potevano essere inseriti lame di coltello, contenitori per alcolici, fiale, o attrezzi di piccole dimensioni. Nella maggior parte dei casi il manico del bastone continuava a fungere da manico per i vari oggetti occultati.
Arma per antonomasia del gentiluomo, il bastone animato era ancora d'uso comune negli anni trenta del XX secolo. Viene oggi considerato arma legale purché debitamente dichiarata e giustificata alle autorità.

Costruzione

Il bastone animato è ad oggi ancora prodotto presso officine specializzate:
  • Per la costruzione del "contenitore", cioè l'astile vero e proprio, si è sempre utilizzato del legno di varietà pregiate (Malacca), esotiche (bambù) o nostrane (corniolo);
  • Il manico ha solitamente parte terminale metallica: un semplice pomello o un'impugnatura più raffinata, ornata di fregi e vere e proprie sculture (cariatidi, teste di animali, ecc.).
  • Dato che in origine erano abbastanza frequenti gli incidenti causati dal semplice meccanismo di apertura a pressione, il manico viene oggi bloccato quasi sempre con un duplice sistema di bloccaggio.
  • La lama celata nel bastone era uno stocco atto a colpire di punta, molto rassomigliante quella dello spadino in largo uso come arma da duello nel Settecento ed Ottocento. Alcuni esemplari più ingegnosi occultavano anche piccole lame di stiletto nell'impugnatura, costituentesi quali guardia per lo schermidore una volta estratte.

Shirasaya

Lo Shirasaya (白鞘) (letteralmente "fodero bianco" perché il legno originariamente utilizzato per la costruzione è quello di magnolia, che è molto chiaro) o Bō animato è il corrispettivo giapponese del Bastone animato, in cui però si utilizza una spada giapponese (Katana) celata in un Bō (: ぼう), termine giapponese che significa appunto "bastone".
Lo Shirasaya fungeva da custodia per mettere a riposo le lame delle katane poiché il legno aderiva perfettamente ad esse, senza far entrare aria. Così facendo la spada non si arrugginiva anche se non usata per lunghi periodi di tempo. Quando il trasporto delle spade fu proibito, i samurai iniziarono ad usare gli shirasaya come vere e proprie katane, poiché sembravano bastoni ed era un ottimo camuffamento. Esiste anche un altro tipo di shirasaya in cui la lama celata è quella di un Ninjatô (忍者刀), la spada dei ninja, e viene detto appunto "Shirasaya Ninjatō".

Disciplina normativa nel mondo

Italia

È considerato un'arma, anche se dissimulata, e come tale non ne è consentito il porto senza apposita autorizzazione. Riguardo al porto da parte dei privati, il Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 (titolo II, capo IV art. 42) dispone che la licenza è rilasciata dalla prefettura, relativamente ad esemplari la cui lama non abbia una lunghezza inferiore a 65 centimetri.

Regno Unito

Per l'Inghilterra vige analoga regola, salvo per quei pezzi che abbiano oltre un secolo di vita, i quali vengono quindi affrancati secondo il Criminal Justice Act 1988 (Offensive Weapons) Order 1988.

Stati Uniti d'America

Negli USA è illegale in molti stati in quanto considerato arma o arma dissimulata. In Arkansas e California ne è espressamente vietata la produzione, rispettivamente con le leggi (Ark. Code Ann. § 5-73-120(b)(3)(B)) e (Cal. Pen. Code § 12020(a)(1).




venerdì 5 maggio 2017

Bastone

Louis Pascal di Henri de Toulouse-Lautrec, 1891.



Il bastone è un pezzo di legno più o meno lavorato. Nel suo impiego più comune, è usato per appoggiarsi camminando. Secondariamente, viene impiegato anche in alcuni sport per colpire e per eseguire esercizi ginnici. Se si tratta di un bastone ferrato, è munito di pomo e di puntale, per assicurare un migliore appoggio.
È utilizzato anche come scettro (bastone del comando).


Nello sport

Il bastone era un'arma più civile delle spade semplicemente perché non era affilato e non veniva usato per uccidere un avversario, ma piuttosto per stordirlo. Il bastone può essere di 2 tipi: il bastone singolo e il bastone doppio. Il bastone singolo o anche detto manganello era usato per stordire e per sedare le rivolte mentre il bastone doppio era più che altro una sorta di oggetto da torneo.

Arti marziali di bastone italiane

La scherma di bastone si istruiva come la difesa personale a Italia dal Quattrocento al Novecento secolo, perciò bastone era un'arma importante. Tanti maestri italiani hanno insegnato la scherma di bastone e scritto tanti trattati. Tra questi maestri ci sono Fiore dei Liberi, lui ho scritto "Flos duellatorumm", Ferrara, 1409. , anche Filippo Vadi, "De arte gladiatoria dimicandi, Urbino (?), 1482-1484. Probabitmente alla fine detto stesso secolo, alcuni maestri di scherma avevano creato un metodo schermistico con un bastone lungo (preparativo anche att'uso dette armi d'asta), come si può dedurre dall'opera di Giovanni Angeto Terzone, "Delle cose spettanti alla militia", Milano (?), circa 1502.
Estremamente è difficile construire una classificazione di bastoni italiani, anche è difficile construire una classificazione del livello regionale a Italia. Adesso per ricercare dei bastoni si poi usare l'infonmazione da documenti, trattati di scherma di bastone, ma non c'e la regione specifica dei bastoni. Classificazione dei bastoni si può dedurre da tutte le fonti, come documenti storici, trattati, edifici culturali, libri antichi, letteratura, prosa e altra letteratura specializzata.



Trattati italiani di scherma con bastone

Giuseppe Cerri Trattato teorico-pratico della scherma di bastone. Col modo di difendersi contro varie altre armi sia di punta che di taglio

Giuseppe Cerri Trattato teorico-pratico della scherma di bastone. Col modo di difendersi contro varie altre armi sia di punta che di taglio

Giuseppe Cerri Trattato teorico-pratico della scherma di bastone. Col modo di difendersi contro varie altre armi sia di punta che di taglio



  • Alla fine del Cinquecento e nel primo deccennio del secolo seguente, si ritrovano ancora notizie di una scherma di bastone lungo: nell’opera si Cesare Pagano, "La teorica di tutte le sorti delle armi a piedi, ne' contrasti della schermmia". Napoli, 1609 (Il giuoco del bastone, con fatti i suoi trattamenti; disciplina nuova, et non mai dichiarata dalle penne degli armiggeri scrittori: né pur conosciuta infino a questa ora dagli armeggianti stessi).
  • Altro trattato è un trattato di Giuseppe Cerri "Trattato teorico-pratico della scherma di bastone. Col modo di difendersi contro varie altre armi sia di punta che di taglio". Milano, 1854.









Dimostrazione di Parata e colpo.jpg



  • Pietro Monti riferisce nel suo trattato "Exercitiorutn atque artis militaris". Milano 1509, nel libro secondo:



« De ludo baculi: quivulgariter de bastone nominatur »
(Pietro Monti, "Exercitiorutn atque artis militaris", Cap. XVIII)



  • Istruzione per la scherma di sciabola-bajonetta e bastone. Anonimo. Cuneo, 1853

"Istruzione per la scherma di bastone ad uso dei bersaglieri". Anonimo. Livorno 1864.jpg

Guard-a-voi. Guida pel maestro di scherma a bastone", Francesco Cajol. Torino 1865
Al-bracio. Guida pel maestro di scherma a bastone", Francesco Cajol. Torino 1865

Molinetto de figura sinistra. Guida pel maestro di scherma a bastone", Francesco Cajol. Torino 1865



  • "Istruzione per la scherma di bastone ad uso dei bersaglieri". Anonimo. Livorno 1864


Istruzione per la scherma di bastone ad uso dei bersaglieri" Anonimo. Livorno 1864.jpg



  • "Guida pel maestro di scherma a bastone", Francesco Cajol. Torino 1865
"Guida pel maestro di scherma a bastone", Francesco Cajol. Torino 1865.jpg



  • "Trattato teorico-pratico per la scherma col bastone", Giuseppe Benedetti. Piacenza 1874



Trattato teorico-pratico per la scherma col bastone, Giuseppe Benedetti. Piacenza 1874.jpg



  • "La scherma ... del bastone a due mani", Alberto Falciarli. Pisa 1870
  • "Istruzione per la scherma col bastone", Anonimo. Roma 1876



"Istruzione per la scherma col bastone", Anonimo. Roma 1876. At-tenti.jpg "Istruzione per la scherma col bastone", Anonimo. Roma 1876. Testa sinistra parat.jpg "Istruzione per la scherma col bastone", Anonimo. Roma 1876. Gamba destra parat.jpg "Istruzione per la scherma col bastone", Anonimo. Roma 1876. Testa a destra parat.jpg "Istruzione per la scherma col bastone", Anonimo. Roma 1876. Gamba sinistra parat.jpg

  • "Trattato teorico pratico per la scherma col bastone", Giovanni Ravetti. Torino 1877


"Trattato teorico pratico per la scherma col bastone", Giovanni Ravetti. Torino 1877.jpg "Trattato teorico pratico per la scherma col bastone", Giovanni Ravetti. Saluto.jpg "Trattato teorico pratico per la scherma col bastone", Giovanni Ravetti. Torino 1877. Spaccata.jpg
"Trattato teorico pratico per la scherma col bastone", Giovanni Ravetti. Torino 1877. Saluto.jpg "Trattato teorico pratico per la scherma col bastone", Giovanni Ravetti. Torino 1877. Parata di terza.jpg "Trattato teorico pratico per la scherma col bastone", Giovanni Ravetti. Torino 1877. Parata di terza bassa.jpg

  • "Giuoco ginnico schermistico di bastone", Giovanni Ceselli. Livorno 1902

Giuoco ginnico schermistico di bastone", Giovanni Ceselli. Livorno 1902. Mulinello fendente esterno

Giuoco ginnico schermistico di bastone", Giovanni Ceselli. Livorno 1902. Mulinello montante esterno



Giuoco ginnico schermistico di bastone", Giovanni Ceselli. Livorno 1902. Pugno in quatro.jpg Giuoco ginnico schermistico di bastone", Giovanni Ceselli. Livorno 1902. La Rosa.jpg

Giuoco ginnico schermistico di bastone", Giovanni Ceselli. Livorno 1902. Prima Posizione.jpg Giuoco ginnico schermistico di bastone", Giovanni Ceselli. Livorno 1902. Parata di terza.jpg


  • "Il giuoco ginnico di bastone nei miei 29 anni di lavoro", Giovanni Ceselli. Livorno 1931
  • "Nozioni teorico-pratiche… e difesa col bastone", Paolo Porceddu. Roma 1942
  • "Trattato di scherma col bastone da passeggio", Giannino Martinelli. Milano 1908
Trattato di scherma col bastone da passeggio, Giannino Martinelli. Milano 1908. Parata bassa con gamba destra

Trattato di scherma col bastone da passeggio, Giannino Martinelli. Milano 1908. Parata di quinta con sbasso

Trattato di scherma col bastone da passeggio, Giannino Martinelli. Milano 1908. Parata di seconda bassa
Trattato di scherma col bastone da passeggio, Giannino Martinelli. Milano 1908. Parata di prima bassa



Trattato di scherma col bastone da passeggio, Giannino Martinelli. Milano.jpg



giovedì 4 maggio 2017

Bando kickboxing

Bando kickboxing (dilettanti)



Bando kickboxing è la forma modernizzata e sportiva del lethwei, soprannominata in Europa "pugilato birmana a quattro armi". Nata in America del Nord all'inizio degli anni '60, questo tipo di scherma dei piedi e dei pugni inguantati in un ring ha dato vita, negli USA degli anni '70, a varie forme di full contact e di kickboxing. Esistono, in competizione, due forme di combattimento: il "bando kickboxing controllato" (light contact) dove i colpi sono trattenuti perfettamente, e il "Bando kickboxing di pieno-contatto" dove i colpi sono portati a piena potenza, destinato agli adulti più esperti. Secondo le età ed il livello tecnico, le regole e le condizioni di competizione sono variabili: in particolare cambiano le tecniche autorizzate e proibite, il tempo di combattimento, il tipo di superficie di combattimento (tappeto o ring) e il portamento di certe protezioni (casco, plastron (pettorina), gambali, pantofole, etc.).

mercoledì 3 maggio 2017

Yaw Yan

Risultati immagini per Yaw Yan


Yaw-Yan, chiamato anche Sayaw ng Kamatayan o "Danza della morte", è uno stile filippino di kickboxing sviluppato da Napoleone A. Fernandez sulla base di altre arti marziali filippine. Fin dalla sua istituzione nel 1970, ha avuto un crescente riscontro nelle Filippine.
Yaw-Yan ricorda da vicino la muay thai, ma si differenzia per il movimento dei calci verso il basso e per gli attacchi dalla lunga distanza.

Storia

Il creatore di Yaw-Yan è Napoleone Fernandez o "Master Nap", originario della provincia di Quezon, che originariamente aveva studiato jujutsu. La parola Yaw-Yan deriva dalle ultime due sillabe di Sayaw ng Kamatayan che significa "danza della morte".

Tecniche

Yaw Yan è stato introdotto al pubblico nel 1972; comprende otto punti di contatto con colpi di pugno, calcio, ginocchia e gomiti e prevede anche l'uso delle armi.




martedì 2 maggio 2017

Silat

Praticante vietnamita del Silat



Il Silat è un'arte marziale originaria del Sud Est Asiatico, in particolare degli stati dell'Indonesia e della Malesia, ma è praticato anche a Singapore, nel sud del Vietnam, nel Brunei e nella parte sud della Thailandia. In Indonesia è chiamato Pentjak Silat o Pencak Silat, mentre nella Malesia ha il nome di Silat Melayu.
Il Silat prende ispirazione osservando la natura. Sono infatti molti gli stili e le tecniche esistenti in questa disciplina che si ispirano agli animali, osservando i comportamenti di difesa di questi ultimi e sfruttandone la potenza applicandola al combattimento. Tra le più conosciute "la tigre", "il coccodrillo", "il gatto", "il gallo", "l'aquila", "la torpedine", quella del 'maiale' e molti altri.
Diverse tecniche sono state prese in considerazione da molti esperti di sistemi di combattimento moderni e di difesa personale, ed è spesso appreso insieme al kali filippino.

Tecniche

Sconosciuta agli occidentali fino al 1700, il Silat è caratterizzato da colpi devastanti, brutali, che sono efficaci e nello stesso tempo raffinati nella tecnica. Vengono usati colpi di pugno, calcio, gomiti, ginocchia con moltissime varianti, ma quello che caratterizza questo tipo di combattimento è l'uso di tecniche di rottura articolari ad impatto (non per trazione o compressione, statiche, come in altre arti come ju-jitsu o Jūdō). Nel silat si assumono spesso posizioni di guardia apparentemente contorte, difficili da apprendere, ma che una volta diventate abituali permettono l'esecuzione di colpi rapidi e potenti. Nel Silat vengono usate soprattutto le armi; tipica è la posizione accovacciata, detta anche seduta in depock, a cui spesso viene abbinato l'uso del caratteristico coltello (karambit) usato su linee basse per tagliare i tendini degli arti inferiori, rendendo l'avversario inoffensivo; altre armi spesso utilizzate nel Silat sono il machete, il kriss, la katana, la sciabola dao, i tee check (sai), e molte altre.

Stili e forme

Tra gli stili originari dell'Indonesia facenti parte del Pencak Silat troviamo le seguenti forme:
  • Bakti Negara
  • Inti Ombak Pencak Silat
  • Perisai Diri
  • Cimande
  • Harimau
  • Serak, pencaksilatserak.com.
Tra gli stili originari della Malesia facenti parte del Silat Melayu troviamo le seguenti forme:
  • Lian padukan
  • Seni Gayung Fatani
  • Silat Pattani
  • seni Gayong|Silat Seni Gayong

lunedì 1 maggio 2017

Vale tudo

Vale tudo



Gli eventi vale tudo (o valetudo) sono un tipo di combattimento a mani nude e a contatto pieno, diffusosi in Brasile nella prima metà del XX secolo, come forma di torneo interstile dalla regolamentazione minima. In alcuni casi viene considerato uno sport da combattimento vero e proprio e da esso è discesa l'odierno sport delle arti marziali miste. Esso riprende il concetto di lotta totale del pancrazio e ne è la disciplina odierna più vicina per libertà di combattimento e spirito.
Avendo un regolamento decisamente permissivo (il nome "vale tudo", in portoghese, significa appunto "vale tutto"), questo formato consente il confrontarsi di atleti che adottano tecniche di combattimento derivanti dalle più diverse discipline marziali: sono consentite infatti sia tecniche di lotta corpo a corpo (comprendenti tutti i tipi chiavi articolari e di strangolamenti) sia tecniche di colpo (effettuate con qualsiasi parte del corpo verso qualsiasi parte del corpo dell'avversario, con l'eccezione degli occhi e a volte dell'inguine) e le uniche azioni proibite erano, per comune accordo dei partecipanti, morsi o graffi. Nei tornei di vale tudo non erano obbligatorie le protezioni, anche se erano raccomandati paradenti e spesso conchiglia. Col tempo si diffusero anche guantini a dita libere con imbottitura minima anti-graffio, a discrezione dei partecipanti.
A causa del suo regolamento estremamente ridotto, il vale tudo offre spesso spettacoli molto cruenti dove gli atleti possono ferirsi a volte anche in modo grave. Anche per questo in molti paesi, esso è bandito e vengono consentite solo discipline analoghe per la libertà di tecniche utilizzabili ma più limitate dal punto di vista regolamentare (come il free fight, la shoot boxe ecc.) introducendo l'obbligo di protezioni minime (guantini, paradenti, conchiglia) e il divieto di alcuni colpi estremi (es. prese ai genitali, colpi sulla spina dorsale ecc.). Nonostante questo negli ultimi anni sta riscuotendo un ampio successo a livello mondiale e molti di questi bandi stanno gradualmente venendo rimossi. In Italia questo sport è praticato da un numero ristretto di atleti in rapida crescita numerica. La prima competizione Italiana è stata New Generation Tournament che ancora oggi ospita atleti Italiani e internazionali con cadenza semestrale o annuale ora affiancata da altri eventi simili che presentano un numero sempre più alto di match di questa disciplina come Kombatfestival, La resa dei conti, Mix Fighting Fever, Slam Tournament ed altri.

Storia

L'origine degli incontri valetudo risale nelle fiere e nei circhi brasiliani degli anni '20, in maniera analoga ai vari tipi di wrestling diffusisi in Europa durante l'Ottocento. Erano spettacoli in cui si mettevano a confronto arti marziali e sport da combattimento diversi per intrattenimento. Esempi di questi incontri sono descritti in un articolo del Japanese-American Courier del 4 ottobre 1928:
« Un resoconto da São Paulo dichiara che il Jiu Jitsu è davvero un'arte e che in un'interessante esibizione in un tendone di lato al grande circo, un uomo di Bahia dalle dimensioni enormi incontrò la sua waterloo per le mani di un piccolo lottatore giapponese. Il brasiliano era un esperto di capoeira, un vecchio stile di combattimento sud americano, ma dopo essersi messo alle spalle il giapponese ed aver cercato di dargli un calcio in testa... il piccolo orientale, utilizzando una presa del jiu jitsu, proiettò il bahianese a terra e dopo un breve sforzo si ritrovò seduto in silenzio sopra il massiccio avversario. »
In questi anni, ottennero grande fama nell'ambiente Hélio Gracie e Carlos Gracie, fondatori di una scuola di jiu jitsu (che sarebbe poi stata chiamata Brazilian Jiu-Jitsu) i cui allievi ottennero spesso vittorie in questi incontri. Gli stessi Gracie spesso sfidavano avversari per dimostrare l'efficacia del loro metodo, tanto che divennero famose le sfide di vale tudo dei Gracie (e le rivalità con altre scuole come quella della luta livre).
Il termine "vale tudo" comunque non divenne popolare prima degli anni 1959-1960, quando vennero trasmessi a livello nazionale degli scontri stile-vs-stile promossi da uno show televisivo di Rio chiamato Heróis do Ringue ("eroi del ring"). Fra gli organizzatori e gli ospiti dello show vi erano proprio i membri della famiglia Gracie, mentre i partecipanti erano legittimi praticanti delle loro discipline. Una notte durante lo show, João Alberto Barreto (in seguito nell'UFC 1) stava lottando con un avversario allenatosi nella lute livre. Barreto riuscì ad afferrare il suo avversario per effettuare una leva al braccio, ma questi si rifiutò di arrendersi alla sottomissione. Barreto di conseguenza gli ruppe il braccio. Per questo lo spettacolo venne cancellato e al suo posto venne trasmesso un evento di pro wrestling chiamato Telecatch.
Dagli anni '60 in poi, il vale tudo sarebbe rimasto principalmente una sottocultura underground, con la maggior parte dei combattimenti tenuti in dojo di arti marziali o piccole palestre. Questa sottocultura era principalmente situata a Rio de Janeiro, ma molti incontri si tennero anche nelle regioni settentrionali e meridionali del Brasile e nello stato di Bahia, dove invece è più popolare la capoeira. La rivalità fra la scuola del Gracie jiu jitsu e quella della luta livre fu il centro dell'attenzione a Rio, mentre nelle altre regioni gli incontri erano più eterogenei con diverse arti marziali.

Vale tudo nel mondo

Il concetto del vale tudo, ovvero dei combattimenti senza regole, è stato esportato dal Brasile ben presto anche nel resto del mondo. Giappone e alcuni stati statunitensi hanno proposto attorno agli anni novanta la loro personale versione della disciplina. Il campionato più importante e famoso al mondo fu creato nel 1993 da Royce Gracie, emigrato in America dove prima aprì scuole di jujitsu brasiliano e poi organizzò il primo Ultimate Fighting Championship (UFC), torneo interstile che seguiva il regolamento minimale del vale tudo. In Giappone, invece, sempre sotto il regolamento vale tudo, nacque il Pride Fighting Championship. Nelle prime edizioni di questi tornei, ad imporsi furono proprio gli esponenti della famiglia Gracie.
Questi tornei, assieme ad altri sorti successivamente, vennero poi collettivamente definiti come una disciplina sportiva da combattimento nota come arti marziali miste o MMA. Per questo motivo spesso MMA e vale tudo sono utilizzati come sinonimi, questa dicitura in realtà è impropria: vale tudo infatti si riferisce specificatamente al tipo di incontri che si disputavano in Brasile o tutt'al più al loro set minimale di regole e a qualsiasi match che lo utilizza. Le odierne MMA, invece, seppur emanatesi dai tornei di vale tudo, sono diventate ormai un ufficiale sport organizzato da combattimento a sé stante, sport che fra l'altro è andato incontro a regolamentazioni (introducendo norme, divieti e limiti) per preservare la salute degli atleti che ne rendono il tipo di incontri particolare e distinto da un reale vale tudo.
Attualmente uno dei più famosi tornei di vale tudo è quello dell'International Vale Tudo Championships (IVC). Il Rio Heroes, a San Paolo, continua ad ottenere un discreto consenso di pubblico in Brasile. Molti tornei di vale tudo nel mondo sono però tornei clandestini, ad alto livello di violenza, diffusi principalmente in streaming via internet, quando non vengono localizzati e chiusi dalle forze dell'ordine.