Il periodo Edo (江戸時代
Edo jidai),
noto anche come periodo Tokugawa (徳川時代
Tokugawa jidai,
1603-1868) indica
quella fase della storia del Giappone in cui la famiglia Tokugawa
detenne attraverso il bakufu il massimo potere politico e
militare nel paese.
Tale fase storica prende il nome dalla
capitale Edo, sede dello shōgun, ribattezzata Tokyo nel 1869.
Storia
Il periodo Edo iniziò con il trionfo
di Tokugawa Ieyasu nella battaglia di Sekigahara (1600),
combattimento caratterizzato dalle circa quarantamila teste nemiche
tagliate, che consentì a questo di eliminare ogni opposizione.
L'inizio dell'epoca Edo, però, viene generalmente fatta risalire al
1603, quando Ieyasu assunse il titolo di shōgun. Il bakufu
(governo militare retto dallo shōgun) si insediò nella città
di Edo, mentre l'imperatore rimase nella città di Kyoto: si venne
così a creare una sorta di diarchia caratterizzata, con il passare
del tempo, dal sopravvento del potere dello shogunato a discapito di
quello imperiale. Nei primi anni di governo Ieyasu promosse una serie
di importanti opere pubbliche affinché la nuova sede di governo
venisse ampliata e abbellita nonché collegata con le città più
importanti del Giappone (Gokaidō).
Caratteristica preponderante del
periodo Edo fu la politica di isolamento del Giappone, nota come
sakoku: si assistette a vere e proprie carneficine di
cristiani soprattutto nell'area di Nagasaki, la città a più stretto
contatto con gli europei; nella medesima città infatti era sito
l'unico porto in cui fosse concesso solamente agli olandesi (poiché
bombardarono dalla nave "De Ryp" il castello di Hara dove
erano asserragliati dei cristiani) di importare ed esportare
mercanzie. Una caratteristica pratica imposta alle persone sospettate
di essere vicine al cristianesimo per testarne l'estraneità allo
stesso, era quella dello Yefumi, il calpestamento figurato del
crocifisso o di immagini della Vergine Maria.
Nel corso dei decenni l'importanza di
Edo crebbe enormemente cosicché entro la fine del XVII secolo la
città contava già un milione d'abitanti. Gli shōgun
Tokugawa sin dapprima dovettero porre freno allo strapotere di certi
daimyō, per questo il bakufu emanò una legge che
obbligava tutti i daimyō a possedere due residenze: una a Edo
e l'altra negli han natii; questi erano poi obbligati a
lasciare mogli e figli in città trascorrendo un anno con loro e un
altro nei territori gentilizi, inoltre quando un daimyō
doveva traslocare era tenuto a portare con sé tutta la corte,
spendendo così moltissimo denaro.
Lo shogunato dei Tokugawa conobbe
momenti di crisi: nel luglio del 1853 apparvero fregate americane (le
cosiddette "navi nere", guidate dal commodoro Matthew
Perry) nel porto di Nagasaki che costrinsero il capo militare a
firmare accordi commerciali che suggellarono la riapertura di tutti i
porti giapponesi al commercio con gli occidentali, ponendo fine al
sakoku e inaugurando così, il bakumatsu. Nel 1858 un
malcontento generale esplose e l'ormai antiquato bakufu
dovette cedere alla pressione delle forze imperiali. Terminò così
l'era Edo, mentre andava affermandosi sempre più il ruolo
dell'imperatore, che dette inizio alla restaurazione Meiji.
Politica e società
Se il periodo Edo fu preceduto da aspri
combattimenti, il potere militare instauratosi si contraddistinse per
un regime di repressione a carattere fortemente burocratico. La
nazione, plasmata in base ai modelli confuciani, chiuse le porte ai
contatti con gli stranieri ed assunse inizialmente le caratteristiche
tipiche di una società feudale. Fu proprio durante la lunga
dominazione dei Tokugawa che si gettarono le basi per la struttura
sociale orientale moderna, nella quale ogni persona assume un preciso
ruolo sociale e deve adempiere alla sua missione attraverso il
lavoro.
Lo shogunato divenne l'autorità
politica più importante, mentre i daimyō conservarono il
ruolo di governatori locali, soggetti al potere centrale ma detentori
di maggiore autonomia nella gestione dei propri territori. Il sistema
introdotto, chiamato bakuhan (ibrido tra un governo
centralizzato del bakufu e il modello di feudalesimo suggerito
dalla realtà dell'autonomia degli han) si basò su una
federazione di duecentosettanta feudi. I daimyō cristiani furono
costretti all'esilio e dal 1671 ogni famiglia venne collocata
all'interno di una setta buddista e adeguatamente iscritta nei
registri dei monasteri buddhisti locali.
L'assetto sociale, mibunsei,
dell'epoca era strutturato attraverso una netta suddivisione
gerarchica della popolazione in classi di appartenenza ben distinte
tra loro, con l'adozione del modello shinōkōshō: samurai,
contadini, artigiani, e mercanti. I samurai, pur rappresentando solo
il 5% dell'intera popolazione, mantennero una posizione sociale
dominante; essendo privilegiati portavano due spade, un cognome e
possedevano il diritto di uccidere ed allontanarsi (kirisute
gomen). Occuparono soprattutto cariche burocratiche e
amministrative. In Giappone, diversamente dal modello cinese, non si
formò una élite culturale di letterati e questo fatto indusse la
gente comune, in particolar modo i mercanti e gli artigiani, a
descrivere il loro ambiente, il loro mondo, le loro regole e il loro
codice etico-morale. Col passare del tempo si formò una forte e
ricca classe di mercanti, in grado di raggiungere, seppur lentamente
e faticosamente, una posizione di privilegio nel controllo
economico-finanziario del Paese, agevolati dall'apertura del porto di
Nagasaki agli scambi commerciali con i cinesi ed i mercanti
protestanti, influenzando in tal modo la cultura e gli aspetti
sociali del tempo.
Nonostante la politica di chiusura nei
confronti del resto del mondo, l'agricoltura e l'economia, riuscirono
a svilupparsi, grazie ad alcuni pilastri fondamentali, quali le
proprietà famigliari ed il principio di continuità generazionale.
Il potere centrale, per controllare
maggiormente il popolo, promulgò una serie di leggi riguardanti le
varie classi: con il Buke-Sho-hatto del 1615 vennero imposti i
codici di vita per la classe militare, che prevedevano, tra gli
altri, l'obbligo a risiedere, in alternanza, a Edo e nelle province e
delineavano la condotta di vita austera e sobria dei Bushi, basata
sulla dottrina del Buddhismo Zen; con il Kuge-Sho-hatto
invece, la nobiltà e la famiglia imperiale risultarono costretti ad
occuparsi di funzioni culturali e rituali, vedendosi allontanare
sempre più dall'effettivo potere politico-amministrativo.
La politica di isolamento della
nazione, iniziata intorno al 1638 con la chiusura dei contatti con
gli stranieri, agevolò il recupero e la valorizzazione delle usanze
e della tradizione giapponese culturale, però cristallizzò le
differenze di classe in un sistema statico e limitò lo sviluppo del
Paese arrestando parzialmente l'economia e l'arte.
Edo, diventando quindi il nuovo centro
culturale e politico del Paese, in contrapposizione a Kyoto, si
espanse a dismisura superando il milione di abitanti verso la fine
del Seicento.
Arti
Architettura
In una prima fase iniziale,
l'architettura produsse opere il linea con lo stile shoin del
periodo Momoyama e dopo il 1700 incominciò un lento declino.
Le opere più pregevoli furono il
castello di Edo e il palazzo Ninomaru del 1626, impreziosito
da pregevoli pitture su fusuma e vari altri lavori artigianali
decorativi. Attorno ai castelli sorsero le abitazioni dei cittadini,
talvolta, come nel caso dei mercanti, anch'esse ispirate allo stile
shoin.
Le strutture più originali costruite
durante questa fase artistica furono i templi-mausolei, come quello
Toshugo a Nikko, innalzato nel 1617, dedicato alla memoria di
Ieyasu e per onorarne la deificazione. Il complesso si rivelò un
misto tra un tempio shintoista, uno buddhista e una tomba stupa, la
cui unica vera originalità consistette negli edifici riservati alla
cerimonia del tè (cha-shitsu).
Lo stile successivo allo shoin
fu lo sukiya, ben esemplificato dall'estrema semplicità nelle
forme, nelle strutture e nella pianta della villa imperiale di
Katsura di Kyoto.
Scultura
Anche per quanto riguarda la scultura,
il periodo Edo segnò un lento declino artistico, dato che in
precedenza le opere erano state prevalentemente di impronta
buddistica, e dopo la trasformazione del Buddismo in ritualismo,
pochi scultori proseguirono ad esprimere lo spiritualismo contenuto
nel pensiero della grande filosofia orientale. Solamente la scultura
laica mantenne un certo fervore creativo, manifestato nella
realizzazione di maschere per il teatro Nō e nella produzione di
oggetti da indossare alla cintola, i cosiddetti netsuke,
oppure nelle figure utilizzate per la decorazione di interni,
chiamate okimono.
Pittura
Grazie alle mutazioni sociali, le due
tradizionali correnti pittoriche, la Yamato-e e la Kara-e
si ripartirono in numerose scuole, tra le quali la Kano,
impregnata di spirito confuciano, divenne quella ufficiale del tempo
e Kano Tanyu (1602-1674), il suo migliore rappresentante. Altre
scuole significative furono la Sotatsu-Korin fondate dai
pittori Tawaraya Sotatsu e Ogata Korin (1658-1716), e la scuola Tosa
molto vicina alla corte.
Durante il medio periodo Edo si diffuse
la scuola Nanga o Nanso-ga ("pittura di stile
meridionale"), contraddistinta dall'individualità della
tecnica, ideata da Sakaky Hyakusen (1697-1752).
Dopo pochi decenni Maruyama Okyo
(1733-1795) fondò la scuola che porta il suo nome e che si accostò
maggiormente al realismo e al materialismo borghese. Il suo ideatore
studiò attentamente sia i libri di pittura provenienti
dall'Occidente sia le opere realistiche dell'arte cinese Ming e
Ch'ing. Un'altra scuola rappresentante il gusto dei mercanti fu la
Ukiyo-e, fondata da Hishikawa Moronobu (1618-1694),
inizialmente realizzata a pennello e in un secondo tempo convertìta
alla tecnica di stampa, monocromatica e policroma. I temi preferiti
furono i paesaggi, figure femminili e scene teatrali. Verso la fine
del Settecento si diffuse un gusto dalla pennellata più rapida e
sfrangiata.
Ceramica
Le caratteristiche del periodo Edo
furono la diffusione delle ceramiche presso la gente comune e la
decentralizzazione dei centri produttivi. Tra le porcellane più
pregiate si annoverarono: kakiemon, progettate dalla famiglia
omonima dalla seconda metà del Seicento e contraddistinte da
decorazioni policrome; le porcellane kutani famose per le
decorazioni tendenti all'astrattismo e la kiyomizu di Kyoto.
Cultura
Durante il periodo Edo, nonostante la
chiusura nei confronti del mondo esterno, in Giappone si studiarono
le scienze e la tecnica dell'Occidente. Le discipline approfondite
inclusero geografia, medicina, scienze naturali, astronomia, lingua,
scienze fisiche, elettricità e meccanica.
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