lunedì 28 maggio 2018

Sima Qian

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Sima Qian, o Ssu-ma chen o Ssi-ma chen (司馬遷, Sīmǎ Qiān; 145 a.C. circa – 86 a.C. circa), è stato uno storico cinese.
Fu uno dei più grandi storici della Cina antica; ereditò dal padre Sima Tan la carica di Prefetto dei Grandi Scribi (太史公; taishigong o tai-shih-kung, gli studiosi di corte) presso la corte di Wu Di (140 - 87 a.C.), il più importante imperatore della dinastia Han. Nel 99 a.C. fu condannato all'evirazione per aver preso le difese del generale Li Ling, che era caduto in disgrazia, ma sopravvisse alla vergogna per portare a termine la prima grande opera storiografica cinese, lo Shiji (Memorie Storiche), basata su varie fonti raccolte negli archivi di corte e che vennero dallo stesso verificate durante numerosi viaggi di studio per tutta la Cina. Lo Shi Ji tratta della storia della Cina dai primordi (periodo dell'Imperatore Giallo) fino alla caduta della dinastia Qin ed i primi anni della dinastia Han, circa duemila anni di storia. fu preso come modello per tutte le Storie Dinastiche redatte dalle dinastie successive e costituisce una fonte storica di valore incalcolabile. Il suo lavoro rappresenta il fondamento della Storiografia Cinese.


Giovinezza ed Educazione

Sima Qian nacque e crebbe a Longmen, nei pressi della moderna Hancheng, in una famiglia di astrologi. Suo padre Sima Tan, serviva come Prefetto dei Grandi Scribi dell'imperatore Wudi di Han. La sua maggiore responsabilità era di amministrare la libreria imperiale e di mantenere e riformare il calendario. Grazie alla approfondita formazione che ebbe da suo padre, già all'età di dieci anni, Sima Qian era un profondo conoscitore degli antichi testi. Egli fu studente dei famosi filosofi confuciani Kong Anguo (孔安國) e Dong Zhongshu. All'età di venti anni, Sima Qian iniziò un viaggio attraverso il paese, visitando antichi monumenti, e visitò la tomba dell'antico e saggioimperatore Yǔ, fondatore della dinastia Xia presso le montagne Kuaiji e dell'Imperatore Wu in Hunan.
Egli visitò anche Shandong, Yunnan, Hebei, Zhejiang, Jiangsu, Jiangxi, e Hunan.


Ufficiale di corte presso la dinastia Han

Dopo i suoi viaggi, Sima ebbe un incarico nel governo come di Custode di Palazzo, i cui compiti erano quelli di ispezionare le varie parti del paese con l'imperatore Wudi. Nel 110 a.C., all'età di 35 anni fu inviato ad ovest con una spedizione militare contro alcune tribù barbare. Quell'anno, suo padre si ammalò e non poté assistere al Sacrificio Imperiale di Feng. Pensando di essere prossimo alla morte, richiamò suo figlio a casa per affidargli il compito di completare la ricerca storica che aveva iniziato: Sima Tan voleva seguire gli Annali del Periodo delle primavere e degli autunni - la prima cronaca nella storia della letteratura cinese. Spinto dall'ispirazione di suo padre, Sima Qian cominciò la compilazione dello Shiji nel 109 a.C. Tre anni dopo la morte di suo padre, Sima Qian divenne Grande Storico di corte. Nel 105 a.C. era fra gli studiosi incaricati di riformare il calendario. Come ufficiale anziano, Sima era anche nella posizione di poter dare consigli all'imperatore sugli affari generali dello stato.

Lo scandalo Li Ling

Nel 99 a.C., Sima Qian fu coinvolto nella vicenda Li Ling: i generali Li Ling e Li Guangli (李广利), comandanti di una grande spedizione militare contro la tribù degli Xiongnu a nord, furono circondati, sconfitti e lo stesso Li Ling preso prigioniero. La grave sconfitta ebbe una grande risonanza in tutta la Cina e l'imperatore avviò un processo pubblico per punire i colpevoli. Al termine del processo l'imperatore Wudi attribuì la colpa della sconfitta al tradimento del generale Li Ling, che nel frattempo aveva chiesto asilo presso gli Xiongnu (vedi la pagina a lui dedicata per i dettagli), e lo condannò a morte con tutti i suoi collaboratori. Sima fu l'unico ufficiale di corte a difendere Li Ling, di cui non era mai stato amico ma che rispettava. L'imperatore Wudi interpretò la difesa di Sima come un attacco contro Li Guangli di cui era cognato e condannò Sima a morte. A quei tempi la condanna a morte poteva essere riscattata o con una pesante multa o con la castrazione. Non avendo Sima abbastanza denaro per riscattare la sua vita dovette scegliere la seconda. Fu così castrato e rinchiuso in carcere, dove rimase tre anni. Egli descrive così le sue sofferenze: "Quando vedi il carceriere ti inginocchi e pieghi il capo vergognosamente fino a terra. Alla sola vista dei suoi subalterni sei preso dal terrore... Una simile ignominia non può essere più cancellata". Nel 96 a.C., alla sua liberazione dalla prigione, Sima scelse di vivere a corte come eunuco in modo da terminare le sue storie, piuttosto che suicidarsi come prescriveva l'etichetta per un Ufficiale di Corte caduto in disgrazia.
« Se anche il più infimo schiavo o sguattero può riuscire a suicidarsi, perché uno come me non sarebbe stato in grado di fare ciò che doveva essere fatto?
Ma la ragione per cui io rifiutai di sopportare questo dovere e continuai a vivere, nella viltà e nella disgrazia senza congedarmi dalla vita è che mi addolora pensare che ho cose nel mio cuore che non sono ancora stato in grado di esprimere pienamente, e sono oppresso dall'idea che dopo la mia morte i miei scritti non possano essere conosciuti dai posteri. Troppo numerosi da ricordare sono gli uomini dei tempi antichi che erano ricchi e nobili e i cui nomi sono già svaniti. Sono solo quelli che erano meritevoli e sicuri, i veri uomini straordinari, che sono ancora ricordati.. Anch'io ho osato non essere modesto, ma hanno affidato a me i miei scritti inutili. Ho raccolto e messo insieme le antiche tradizioni di tutto il mondo che erano disperse e perdute. Ho esaminato i fatti e gli eventi del passato e studiato i principi alla base del loro successo e del loro fallimento, della loro ascesa e della loro decadenza, in 130 capitoli. Ho voluto esaminare in tutto ciò che riguarda il cielo e l'uomo, per penetrare i cambiamenti del passato e del presente, completando il tutto come il lavoro di una famiglia. Ma prima di aver finito il mio manoscritto grezzo, ho incontrato questa calamità. È per il dolore di non poterla completare che ho sopportato la pena estrema senza rancore. Quando avrò veramente completato questo lavoro, lo depositerò nelle Famose Montagne. Se potrà essere utilizzato dagli uomini che lo apprezzeranno, e raggiungere i villaggi e le grandi città, poi penso io potrò soffrire migliaia di mutilazioni, quale rammarico potrei avere? »
(Sima Qian, traduzione di Burton Watson)



Storico

Sebbene lo stile e la forma degli scritti storici cinesi sia variata attraverso gli anni, lo Shiji definì la qualità e lo stile da allora in avanti. Prima di Sima, le storie erano scritte come rapporto di certi eventi o di certi periodi della storia degli stati; la sua idea di una storia generale influenzerà i maggiori storiografi successivi, come Zheng Qiao (鄭樵) quando scrisse il Tongsi (通史) e come Sima Guang (司馬光) quando scrisse Zizhi Tongjian (資治通鑑).. Il formato degli scritti storici cinesi delle croniche dinastiche o Jizhuanti, fu codificato nella storiografia della seconda dinastia da Ban Gu(班固), storiografo dell'imperatore Han Shu (漢書), ma gli storiografi considerarono il lavoro di Sima come il loro modello, il "formato ufficiale" per la storia della Cina.
Nello scrivere lo Shiji, Sima introdusse un nuovo stile di presentazione della storia in una serie di biografie. Il suo lavoro si sviluppo in 130 capitoli - non in successione storica, ma divisi in soggetti particolari, che includono gli annali, le cronache e i trattati - sulla musica, cerimonie, calendari, religione, economia, e biografie esterne. Grande fu l'influenza di Sima sullo stile storiografico anche di altri paesi vicini, come la storia Goryeo (Coreana) del Samguk sagi (三國史記).
Sima adottò un nuovo metodo nel selezionare i dati storici ed un nuovo approccio alla scrittura dei racconti storici. Egli analizzò le storie e selezionò quelle che potevano servire per lo Shiji. Egli aveva intenzione di scoprire i modelli e i principi dello sviluppo della storia umana. Sima ha anche sottolineato, per la prima volta nella storia della Cina, il ruolo dei singoli uomini nell'influenzare lo sviluppo storico della Cina. Inoltre ha anche proposto la sua interpretazione della storia secondo cui una nazione non può sfuggire al destino dei cicli storici di sviluppo e declino. A differenza del Hanshu, che fu scritto sotto la supervisione della Dinastia Imperiale, Shiji fu un testo di storia scritto privatamente. Sebbene Sima fosse il Prefetto dei Grandi Scribi nel governo Han, egli rifiutò di scrivere lo Shiji come una storia ufficiale riferita solo alle persone di alto rango. L'opera racconta anche di persone di classe non elevata ed è perciò considerato un "racconto veritiero" degli aspetti più oscuri della dinastia.



Figure letterarie

Lo Shiji di Sima è rispettato come modello delle letteratura biografica di alto valore letterario ed ancora rimane un libro di teso per gli studi della classicità cinese. il lavoro di Sima influenzò la scrittura cinese, servendo come modello ideale per molti tipi di prosa del movimento neoclassico ("rinascimento" 復古) durante il periodo della Dinastia Tang e della Dinastia Song (唐宋). Il grande uso di caratterizzazione e trame ha anche influenzato la scrittura narrativa, tra cui i classici racconti brevi del periodo medio e tardo-medievale nel periodo della Dinastia Tang e della Dinastia Ming così come il romanzo vernacolare del periodo tardo imperiale.
La sua influenza è derivata principalmente dai seguenti elementi della sua scrittura: la sua abile rappresentazione di personaggi storici con i dettagli dei loro discorsi, conversazioni, ed azioni; il suo uso innovativo di un linguaggio informale, umoristico e variegato (anche Lu Xun (魯迅) considerò lo Shiji come "la canzone storica più perfetta, un 'Li Sao' senza rime" (史家之絕唱,無韻之離騷) nel suo Hanwenxueshi Gangyao (《漢文學史綱要》); e per il suo stile semplice e conciso.



Altri Lavori Letterari

La famosa lettera di Sima al suo amico Ren An sulle sue sofferenze durante lo scandalo Li Ling e la sua perseveranza nella scrivere lo Shiji è vista ancora oggi come un alto esempio da ammirare di integrità di studioso, che si studia in Cina ancora oggi. Sima Qian scrisse anche otto rapsodie Fu () che sono elencate nel trattato bibliografico Hanshu. Tutte tranne una, la "Rapsodia in Lamento per un Gentiluomo che non soddisfare il loro tempo" (士 不 遇 赋) sono andate perdute, e anche quella superstite probabilmente non è completa.

Astronomia

Sima e suo padre furono entrambi astronomi di corte (taishi) 太史 della prima dinatia Han. A quei tempi, gli astronomi avevano l'importante ruolo di responsabili per l'interpretazione e la predizione dell'andamento del governo in accordo con l'influenza del Sole, la Luna, le stella ed altri fenomeni come le eclissi solari ed i terremoti (erano anche astrologhi).
Prima di scrivere lo Shiji, nel 104 a.C., Sima Qian compilò il Taichuli (太初), che può essere tradotto come il 'Primo calendario', sulle basi del calendario della Dinastia Qin. Taichuli fu uno dei più avanzati calendari del tempo. la creazione del Taichuli fu considerata una rivoluzione nella tradizione del calendario cinese in quanto stabilì la lunghezza dell'anno in 365.25 giorni e del mese in 29.53 giorni.
Uno dei pianetini (il 12620) è stato chiamato Simaqian in suo onore.

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domenica 27 maggio 2018

Jiaqing

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Jiaqing (Pechino, 13 novembre 1760 – Hebei, 2 settembre 1820) fu imperatore della Cina, appartenente alla dinastia Qing.

Biografia

I primi anni

Nacque al Vecchio Palazzo Estivo, a 8 km a nord-ovest delle mura di Pechino, ricevendo il nome di Yongyan, cambiato poi in Yongyan quando divenne imperatore: i due nomi, apparentemente identici nella grafia europea, sono in realtà indicati diversamente nella grafia cinese tradizionale in quanto il primo è il nome privato e l'altro il nome comunemente utilizzato anche se entrambi si pronunciano Yong.
Quindicesimo figlio dell'Imperatore Qianlong, sua madre era Ling, concubina di secondo rango, poi favorita di Qianlong. Quando il figlio divenne poi imperatore la rese Imperatrice madre col nome di Xiao Yi Chun. Era figlia di Wei Qingtai, ufficiale dell'amministrazione Qing. Nel 1818 l'Imperatore Jiaqing ammise la famiglia materna nella nobiltà Manchu e cambiò il cognome cinese Wei nel manchù Weigiya.
Nel dicembre 1773 Yongyan venne segretamente prescelto da Quianlong per essere il suo successore e nel 1789 venne fatto principe ereditario.
Alla fine del suo regno, Qianlong si servì largamente di un primo ministro di origine manchu, Heshen il quale però tentò più volte di usurpare il trono al vecchio imperatore e venne severamente punito da Jiaquing quando questi divenne imperatore.

Il regno

Nell'ottobre del 1795, nel suo sessantesimo anno di regno, l'Imperatore Qianlong annunciò la propria intenzione di abdicare in favore del giovane principe ereditario dal momento che non riteneva rispettoso regnare per un periodo superiore a suo nonno, l'Imperatore Kangxi. Il principe Jiaquing divenne quindi imperatore dal febbraio 1796, anche se per i due anni successivi governò solo formalmente, dal momento che le decisioni vennero prese in gran parte da suo padre Qianlong.
Con la morte di Qianlong, all'inizio del febbraio del 1799, Jiaqing ottenne il controllo totale sul governo e perseguì come primo atto l'infedele consigliere Heshen che, accusato di corruzione e abuso di potere, fu pertanto privato dei propri titoli, fu spogliato di tutti i suoi beni ed infine gli venne intimato il suicidio; con la sua morte si scoprì che aveva lasciato un tesoro di oltre 900 milioni di tael, frutto delle sue malversazioni. La cognata di Heshen, la principessa He Xiao, era la sorella del nuovo imperatore e venne pertanto risparmiata da questa punizione. Tuttavia, nonostante l'uccisione di Hensen, la corte rimase spaccata in varie fazioni mentre gli eunuchi e i cortigiani, esautorati sotto Quialong, riacquistarono gran parte dell'influenza sugli affari pubblici.
L'imperatore tuttavia aveva ereditato un impero prostrato dalle lunghe guerre ed indebolito finanziariamente, il peggioramento dell'economia poi aveva generato, negli ultimi anni del regno di Quialong, numerose rivolte tra le quali la Ribellione del loto bianco tra il 1796 e il 1804. In conseguenza di ciò L'Imperatore Jiaqing non intraprese campagne militari, ridusse le spese militari e di corte in modo da riordinare le finanze. In politica interna,per reprimere i disordini, inviò forti distaccamenti militari e, per riottenere l'appoggio dei sudditi, promulgò un'amnistia e ridusse l'imposta fondiaria.
In materia economica cercò di dare nuovo slancio alla produzione agricola, migliorando le colture e i sistemi di irrigazione e incoraggiando i contadini più produttivi. Queste misure, tuttavia, ebbero solo effetti momentanei in quanto già con il regno di suo figlio e successore Daoguang, la concorrenza con l'India Britannica e il contrabbando dell'oppio che né l'imperatore né tanto meno i suoi successori riuscirono ad arrestare avrebbero provocato la decadenza dell'impero.
Come il padre, infine, fu estremamente sospettoso nei confronti della cultura occidentale e in conseguenza di ciò mantenne i rigidi limiti al commercio con gli stranieri ed impose delle severe limitazioni alla professione del cristianesimo.

Morte e sepoltura

Il 2 settembre 1820 l'Imperatore Jiaqing morì al Palazzo Imperiale di Rehe a 230 chilometri a nord-est di Pechino. La storiografia ufficiale cinese non riporta la causa della morte dell'Imperatore, che secondo alcuni fu dovuta ad un attacco cardiaco causato dall'obesità del sovrano. Il trono imperiale venne consegnato al figlio secondogenito: l'Imperatore Daoguang.
L'Imperatore Jiaquing venne sepolto nel mausoleo di famiglia, posto a 120 km a sud-ovest di Pechino, nel Changling ("Tomba splendida").

Famiglia

Consorti

  • Imperatrice Hitara del clan Hitara (Manchu), divenne imperatrice alla presa di potere del marito nel 1796. Fu la madre dell'Imperatore Daoguang. Venne conosciuta col nome di Imperatrice Xiao Shu Rui.
  • Imperatrice Xiao He Rui, del clan Niohuru (1776 - 1849), imperatrice alla morte di Xiao Shu Rui nel 1798.
  • Nobile Consorte Imperiale Gong Shun, del clan Niohuru (1787 - 1860).
  • Nobile Consorte Imperiale He Yu (? - 1833) del clan Lugiya.
  • Consorte Hua (? - 1808) del clan Hougiya.
  • Consorte Zhuang (? - 1811) del clan Wang.
  • Consorte Shu del clan Wanyan
  • Concubina imperiale En (?-1846) del clan Wuya
  • Concubina imperiale Xuan del clan Chengiya
  • Concubina imperiale Jian (? - 1780) del clan Guangiya
  • Concubina imperiale Rong (? - 1826) del clan Liang
  • Concubina imperiale Chun (? - 1819) del clan Dongiya
  • Concubina imperiale An (? - 1837) del clan Guargiya

Figli

Maschi

  • Principe Mianmu, figlio della Nobile Consorte Imperiale He Yu.
  • Principe Mianning (??) (16 settembre 1782 – 25 febbraio 1850), figlio dell'Imperatrice Xiao Shu Rui (Lady Hitara), imperatore col nome di Daoguang dal 1820
  • Principe Miankai (??), figlio dell'Imperatrice Xiao He Rui, del clan Niohuru
  • Principe Mianxin (??), figlio dell'Imperatrice Xiao He Rui, del clan Niohuru
  • Principe Mianyu (??) (1814 - 1865). Figlio di Gongsun Huang Kuai Fei, del clan Niohuru

Femmine

  • Principessa ? (1780 - 1783) figlia della Concubina Imperiale Xuan.
  • Principessa (1780 - 1783) figlia dell'Imperatrice Xiao Shu Rui.
  • Principessa Zhuangjing [??????] (1781 - 1811) figlia di He Yu Huang Kuai Fei.
  • Principessa Zhuangjing [??????] (1784 - 1811) figlia dell'Imperatrice Xiao He Rui.
  • Principessa Hui-An (1786 - 1795).
  • Principessa (1789 - 1790) figlia di Hua Fei.
  • Principessa (1793 - 1795) figlia dell'Imperatrice Xiao He Rui.
  • Principessa (nata e morta nel 1805) figlia di Gongsun Huang Kuai Fei.
  • Principessa (1811 - 1815) figlia di Gongsun Huang Kuai Fei.

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sabato 26 maggio 2018

Allenare mente e corpo per affrontare i pericoli



«Per proteggersi contro le aggressioni occorre, innanzi tutto, superare i propri limiti psicologici. La paura». Parola di Sergio Cavagliano. Professione: istruttore di «Urban body defence», un corso di difesa personale riservato alle donne. La disciplina, recentemente introdotta da Corte Regina, insegna alle signore come affrontare eventuali approcci sgraditi come e riconoscere, evitare e prevenire situazioni di pericolo. Attraverso un approccio psicologico e, solo successivamente, pratico.
«Il corso è basato su una serie di incontri nei quali, innanzi tutto, parliamo dei problemi relativi alla paura e alle difficoltà di relazione - spiega l'’istruttore -. Le lezioni cominciano domandandosi perché si è deciso di iscriversi. E continuano prendendo progressivamente coscienza dei meccanismi che sono alla base di alcuni comportamenti che impediscono di reagire in modo corretto alle aggressioni». Alle donne si insegna, quindi, a superare i propri limiti, a non avere timore di affrontare un eventuale contatto fisico. Solo in un secondo momento subentra l'’approccio fisico. «Gli esercizi prendono spunto da un’'arte marziale denominata Aikido - continua Cavagliano -. Le donne imparano a gestire l’'equilibrio, a cadere senza farsi male, a respirare in modo corretto, a scoraggiare l’'avversario».
Il corso è appena partito, ma è già molto richiesto. Non esiste un’'allieva tipo, perché agli istruttori si rivolgono donne molto diverse fra loro. «Ci sono ragazze di quindici anni, ma anche signore di cinquanta - conferma Cavagliano -. Purtroppo, in comune hanno quasi sempre esperienze personali traumatiche. Come l’aver subito molestie o veri e propri atti di violenza. Nella maggior parte dei casi in giovane età». È proprio questo che le spinge a seguire il corso: superare i limiti psicologici che in passato non hanno permesso loro di difendersi in modo efficace.
«All'’inizio - conclude l'’istruttore - nessuna ammette di essersi iscritta per quel motivo. Esiste una sorta di pudore che impedisce di aprirsi. Con il tempo, però, i problemi vengono a galla. Si tratta di argomenti estremante delicati, di solito di competenza degli psicologi. Io non mi sostituisco ai medici, ma cerco di prendere atto del disagio e aiutare queste persone da un punto di vista pratico».


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venerdì 25 maggio 2018

Yamamoto Tsunetomo.

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Yamamoto Tsunetomo, noto anche con il nome buddhista Yamamoto Jōchō (山本 常朝) (12 giugno 1659 – 1721), è stato un militare e filosofo giapponese.
Era un samurai della prefettura di Saga nella provincia di Hizen (Kyūshū) che serviva Mitsushige Nabeshima, al cui servizio era entrato all'età di soli 9 anni. A vent'anni conobbe prima Tannen, un monaco Zen che aveva lasciato il tempio locale in segno di protesta per la condanna di un altro monaco, e Ishida Ittei, un letterato confuciano consigliere di Nabeshima esiliato per più di 8 anni per essersi opposto alla decisione di un daimyō.
Quando il suo patrono morì nel 1700, non scelse il junshi (accompagnare il signore nella morte eseguendo il seppuku) perché Nabeshima aveva mostrato di condannare la pratica quando era in vita e voleva seguirne la volontà. Dopo alcuni screzi con il successore di Nabeshima, Yamamoto decise di prendere i voti buddhisti con il nome Jōchō e di ritirarsi in un eremo sulle montagne.
Ormai vecchio, tra il 1709 e 1716 raccontò i suoi pensieri a un altro samurai, Tsuramoto Tashiro; molti di questi riguardavano il padre e il nonno del suo patrono, il bushidō e la decadenza della casta samurai nel pacifico periodo Edo. Tashiro non pubblicò il contenuto delle conversazioni avute con Tsunetomo che molti anni più tardi, con il nome collettivo di Hagakure (葉隱 o 葉隠 "All'ombra delle foglie").
Lo Hagakure non fu molto noto durante gli anni dello shogunato, ma intorno agli anni trenta era divenuto uno dei testi più famosi sul bushidō insegnati in Giappone.

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giovedì 24 maggio 2018

Arai Hakuseki

Hakuseki Arai (March 24, 1657 — June 29, 1725), Japanese advisor ...



Arai Hakuseki (新井 白石; Edo, 24 marzo 1657 – Edo, 29 giugno 1725) è stato un filosofo, scrittore e politico giapponese della metà del periodo Edo, consigliere dello Shogun Tokugawa Ienobu.
Figlio di un samurai dello han ( "clan") Kururi, Arai Masazumi (新井 正済), il suo vero nome era Kinmi (君美), ma all'epoca era consuetudine assumere un nome di cortesia, ed egli scelse Hakuseki.

Vita

Hakuseki nacque a Edo e fu considerato presto un bambino prodigio; secondo una leggenda, a soli tre anni trascrisse un libro confuciano scritto in complicatissimi kanji, e senza errori. Essendo nato nell'anno dell'incendio di Meiwa, per il suo carattere focoso e per la forma delle sue sopracciglia, che sembravano formare il kanji "" ("fuoco"), fu soprannominato Hinoko (火の子 "figlio del fuoco").

Samurai

Come samurai si mise al servizio di Hotta Masatoshi, ma quando Masatoshi fu assassinato da Inaba Masayasu, e il clan Hotta dovette lasciare Sakura per rifugiarsi prima a Yamagata quindi a Fukushima, con una considerevole riduzione delle proprie possibilità economiche, Hakuseki si congedò diventando un rōnin, e studiò presso un confuciano, Kinoshita Jun'an; gli fu offerto un posto alla corte di un altro clan molto influente, il Kaga, ma preferì cedere l'offerta a un suo ex-collega samurai.

Politico

Nel 1693, Hakuseki fu chiamato a servire Manabe Akifusa come consigliere dello shogun Tokugawa Ienobu, e insieme al Rōjū Abe Seikyo lanciarono lo Shotoku no Chi (正徳の治), una serie di politiche economiche specificamente pensate per rafforzare lo shogunato, regolando la circolazione di denaro e tenendo a freno l'inflazione; inoltre guardando i dati raccolti, Hakuseki dedusse che il 75% dell'oro e il 25% dell'argento giapponese era stato speso nel commercio con l'estero, perciò promosse il Kaihaku Tagae-ichi Shinrei (海舶互市新例), che imponeva di pagare i mercanti cinesi e olandesi con porcellana, seta o generi alimentari, più "rinnovabili" dei metalli preziosi, abbastanza rari sull'isola. Inoltre semplificò i rituali per l'accoglienza degli ambasciatori della dinastia Joseon, in aperto contrasto con il confuciano Amamori Hoshu. Inoltre consigliò l'abrogazione di una legge tradizionale che prevedeva la vita monastica ai membri cadetti della famiglia imperiale, e si impegnò per mitigare le pene per i colpevoli di atti di violenza nei confronti degli animali.

Scrittore

Sebbene alcune delle politiche decise da Hakuseki furono proseguite dopo la morte di Ienobu, dopo quella del sesto shogun, Ietsugu, e l'ascesa di Tokugawa Yoshimune, Hakuseki lasciò il suo posto a corte per dedicarsi alla scrittura, carriera in cui fu particolarmente prolifico, e che continuò fino alla sua morte. Fu sepolto a Asakusa (oggi parte di Tōkyō), nel tempio di Ho'on-ji, ma in seguito la salma fu traslata nel tempio di Kotoku-ji a Nakano.

Opere

Tra i suoi lavori:
  • Hankanfu (藩翰譜); un dettagliato albero genealogico dei daimyo.
  • Koshitsu (古史通); una ricostruzione della storia antica del Giappone.
  • Oritaku Shiba-no-ki (折りたく柴の記); diario e memorie.
  • Sairan Igen (采覧異言).
  • Seiyō Kibun (西洋記聞).
  • Tokushi Yoron (読史余論); un'altra opera di carattere storiografico.

Sairan Igen

Il Sairan Igen è un libro di geografia in 5 volumi completato nel 1713, il primo libro del genere in Giappone a contemplare la geografia del mondo intero. Fortemente basato sulle conoscenze acquisite durante i suoi colloqui con il missionario Giovanni Battista Sidotti, e sulla Grande Mappa dei Diecimila Paesi di Matteo Ricci, descrive geografia, storia, usanze e animali del mondo conosciuto all'epoca.

Seiyō Kibun

Il Seiyō Kibun è uno studio in 3 volumi dell'Occidente, anche questo basato sulle conversazioni avute con il gesuita Giovanni Battista Sidotti. Il primo volume è anzi proprio una raccolta delle conversazioni con Sidotti, mentre il secondo è uno studio dei cinque continenti (Africa, Asia, Australia, Europa e America), e infine il terzo contiene una panoramica del Cristianesimo, dal punto di vista cattolico di Sidotti, all'epoca frainteso dai giapponesi. Fu scritto intorno al 1715, ma pubblicato postumo solo nel 1882.


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mercoledì 23 maggio 2018

Tokugawa Ienobu

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Tokugawa Ienobu (徳川 家宣; Kōfu, 11 giugno 1662 – 12 novembre 1712) è stato un militare giapponese. Primogenito di Tokugawa Tsunashige e nipote di Ietsuna e Tsunayoshi, fu il sesto shōgun dello shogunato Tokugawa.

Giovinezza

Ienobu nacque da una concubina di Tsunashige, nominato daimyō di Kofu dopo l'ascesa a shōgun di suo fratello Ietsuna; non si sa molto della sua infanzia, ma essendo destinato a succedere al padre fu educato come un daimyō. Allo shogunato si susseguirono i suoi zii, ma nessuno dei due ebbe eredi maschi; cominciava ad essere evidente la possibilità che Ienubu ascendesse allo shogunato, ed intanto egli usò questa posizione per rafforzare la sua autorità come daimyō di Kofu (il padre era morto negli anni 1680).
Nel 1694, un rōnin, Arai Hakuseki, fu nominato consigliere e tutore personale di Ienobu; Hakuseki era un professore di Edo, raccomandato dal filosofo neoconfuciano Kinoshita Jun'an. Fino al 1709 Hakuseki gli impartì circa 2000 lezioni di classici cinesi e confuciani, come raccomandato dallo shōgun Tsunayoshi che amava particolarmente le dottrine confuciane e neoconfuciane. Durante questo periodo Hakuseki scrisse lo Hankanfu, una storia di vari feudi dal 1600 al 1680, probabilmente destinato a preparare Ienobu sulle terre che avrebbe dovuto amministrare come shōgun.

Shogunato

Nel 1709, Tsunayoshi morì senza eredi maschi, e Ienobu, rimasto l'ultimo discendente diretto di Tokugawa Ieyasu, fu nominato shōgun; Hakuseki divenne il suo consigliere. Spesso è loro attribuito il merito di aver trasformato lo shogunato da una dittatura militare in un'amministrazione civile, ma il processo era già cominciato nella generazione precedente.
La prima cosa che Ienobu fece, come gli veniva richiesto da più parti, fu di abolire molte leggi ed editti un po' eccentrici di suo zio Tsunayoshi, e di togliere potere ai ciambellani. Nel 1710, Ienobu modificò il Buke-Sho-Hatto, senza tuttavia alterarne il contenuto, e ridusse il controllo della censura (potenziata da Tsunayoshi) raccomandando invece che fosse permesso ai pensieri e sentimenti del popolo di raggiungere le alte gerarchie del bakufu; ridusse inoltre le pene e riformò il sistema giudiziario; riformò l'economia e comandò la produzione di monete d'oro per stabilizzarla. Il neoconfucianesimo, favorito da Tsunayoshi, continuò invece ad essere supportato e patrocinato dall'amministrazione shogunale, grazie anche all'influenza di Hakuseki.
Ienobu fu il primo shōgun dopo secoli a interessarsi di riallacciare i rapporti con l'imperatore e la corte di Kyōto. Nel 1711, il reggente Fujiwara, Konoe Motohiro, giunse a Edo da Kyōto per conto della corte imperiale e in rappresentanza dell'Imperatore Nakamikado; durante l'incontro fu deciso che ai figli minori dell'imperatore sarebbe stato permesso di non prendere i voti e di formare nuovi rami della famiglia imperiale, e che alle figlie femmine sarebbe stato dato il permesso di sposarsi. Una delle figlie minori di Nakamikado, infatti, sarebbe stata data in sposa a uno dei figli minori di Ienobu. Il bakufu offrì inoltre alla corte diverse concessioni finanziarie.
In questo periodo fu anche ricevuta un'ambasciata dalla Corea, la prima dopo l'invasione operata dal Giappone con Toyotomi Hideyoshi nel 1592.
Nel 1713, a 51 anni, Ienobu morì, e gli succedette suo figlio Ietsugu, di soli quattro anni, la cui reggenza fu presa dal consigliere di Ienobu, Arai Hakuseki.


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