lunedì 23 luglio 2018
Tokugawa Tsunayoshi
Tokugawa Tsunayoshi (徳川
綱吉; Edo, 23 febbraio 1646 – 19 febbraio 1709) è
stato un militare giapponese. Figlio di Tokugawa Iemitsu e fratello
minore di Tokugawa Ietsuna, fu il quinto shōgun dello shogunato
Tokugawa.
Tsunayoshi nacque da una delle
concubine di Iemitsu, una figlia adottiva di Honjo Munemasa
(originariamente sembra appartenesse a una famiglia di mercanti di
Kyōto), e trascorse l'infanzia con lei nel castello di Edo. Si crede
che fosse leggermente ritardato, a causa della stretta consanguineità
della famiglia. Secondo Buya Shokudan, invece, «il figlio minore
(Tsunayoshi) si distingueva per la sua precocità e per la sua
vivacità sin da piccolo, e il padre, il terzo shōgun, Iemitsu,
cominciò a temere che potesse usurpare la posizione dei fratelli
maggiori. Perciò ordinò che il ragazzo (Tsunayoshi) non fosse
educato come un guerriero, come consueto per la sua posizione, ma
come uno studioso».
Nel 1651 Iemitsu morì, quando
Tsunayoshi aveva solo cinque anni, e Ietsuna divenne shōgun. Non si
sa come Tsunayoshi trascorse questo periodo, ma non fu mai coinvolto
negli affari dello shogunato.
Nel 1680 Ietsuna morì senza lasciare
eredi, e sorse il problema della successione. Sakai Tadakiyo, uno dei
più influenti consiglieri di Ietsuna, suggerì che lo shogunato
passasse a un membro della famiglia imperiale, come già era avvenuto
nella stessa situazione nello shogunato Kamakura, ma la sua proposta
venne bocciata dal clan Tokugawa. Hotta Masatoshi, un altro influente
consigliere di Ietsuna, suggerì Tsunayoshi, e la proposta trovò
ampi consensi; Tsunayoshi divenne così shōgun nello stesso anno e
concesse a Masatoshi il titolo di Tairō (capo del Rōjū e l'ufficio
di più alto grado nello shogunato dopo quello dello shōgun).
Poco dopo la sua ascesa diede prova di
grande grande adesione al codice dei samurai ordinando ad un vassallo
accusato di malgoverno di compiere seppuku e confiscando il suo feudo
di 250.000 koku. Sin dagli inizi Tsunayoshi ebbe come unica
consigliera sua madre, che prese il posto dei vari reggenti e
consiglieri che avevano guidato l'azione del fratello.
Nel 1682 Tsunayoshi comandò alle forze
dell'ordine di vigilare sulla moralità della popolazione, e promulgò
leggi severe, che bandivano la prostituzione, impedivano alle case da
tè di assumere cameriere donne, e vietò i tessuti rari e costosi
(che continuarono a circolare nel contrabbando). Nello stesso anno
cominciò a tenere letture pubbliche di opere neoconfuciane, in
particolare il Da Xue e lo Xiao Jing; alle letture, che
presero cadenza annuale, chiamava tutti i daimyō, e nel 1690 ne
tenne una a Kyōto davanti a shintoisti, buddhisti e emissari della
corte dell'Imperatore Higashiyama.
Nel 1684, dopo l'assassinio di
Masatoshi da parte di un cugino, diminuì l'autorità del posto di
Tairō.
Nel 1691, Engelbert Kaempfer prese
parte all'ambasciata annuale inviata dagli olandesi in Giappone;
viaggiò da Nagasaki a Ōsaka, poi Kyōto, e infine raggiunse Edo.
Kaempfer racconta nei suoi scritti che nell'udienza con lo shōgun
(posticipata a causa di un incendio scoppiato a Edo), Tsunayoshi e
alcune dame di corte parlarono con i membri dell'ambasciata da dietro
pannelli sottili, e lo shōgun chiese loro di parlare e cantare tra
loro come se fossero da soli, in modo da poter osservare le abitudini
degli occidentali. Al termine dell'udienza lo shōgun fece allestire
una rappresentazione di teatro Nō, di cui era appassionato.
A partire dal 1694, Tsunayoshi divenne
ossessionato dal proteggere tutti gli esseri viventi; in particolare,
essendo nato nell'anno del cane del calendario cinese, promulgò lo
Shorui Awaremi no Rei (生類憐みの令),
il primo di diversi editti a protezione dei cani, soprattutto di
quelli randagi o malati. Si giunse al punto che un apprendista fu
condannato a morte per aver ferito un cane. Nel 1695, si racconta che
il numero di cani a Edo divenne un serio problema, e lo shōgun fu
soprannominato "Inu-Kubō" (犬公方
"il regnante cane");
alla fine dello stesso anno furono costruiti diversi canili nei
sobborghi della città capaci di ospitarne circa 50.000, e nei quali
venivano ben nutriti con riso e pesce.
Dopo la morte della madre, il ruolo di
consigliere di Tsunayoshi fu assunto da Yanagisawa Yoshiyasu.
Nel 1701 avvenne uno scontro tra daimyō
all'interno del castello di Edo; dei due contendenti, Asano Naganori
venne condannato a morte, mentre Kira Yoshinaka non venne neanche
formalmente accusato. Alcuni vassalli del clan Asano, noti come i
Quarantasette Rōnin, lo vendicarono uccidendo Yoshinaka; la loro
storia divenne leggendaria, e fu presa come spunto per diverse
rappresentazioni teatrali, tra cui l'opera di bunraku dal titolo
Kanadehon Chushingura, scritta da Takeda Izumo nel 1748 e poi
adattata in un'opera di kabuki ancora molto rappresentata.
Nel 1706, Edo fu colpita da un tifone,
e l'anno seguente il monte Fuji eruttò. Tsunayoshi, che era già
malato, morì tre giorni dopo il suo sessantatreesimo compleanno, e
gli succedette suo nipote Ienobu, figlio di suo fratello Tsunashige e
daimyō di Kofu.
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domenica 22 luglio 2018
Emishi
Gli Emishi (in giapponese 蝦夷,
e anteriormente al VII secolo 毛人)
furono un popolo del Giappone che viveva nella parte a nord-est
dell'isola di Honshū (oggi regione di Tōhoku) e anticamente michi
no oku (道の奥).
Alcune tribù di questa popolazione si
opposero al dominio degli imperatori giapponesi durante i periodi
tardo Nara e primo Heian (VII-X secolo). Gli studiosi moderni
ritengono che fossero indigeni della parte più settentrionale
dell'isola, i discendenti delle genti che avevano prodotto la cultura
Jōmon e che fossero collegati agli Ainu.
Gli Emishi parlavano una lingua
diversa, non ricostruita dagli studiosi, come è deducibile dalla
frequente presenza di traduttori che permettevano a Giapponesi ed
Emishi di comunicare tra loro. I toponimi della regione sono inoltre
per la maggior parte di origine ainu. Anche i famosi generali emishi
che combatterono i Giapponesi nella "guerra dei 38 anni"
(774-811), Moro e Aterui, hanno ugualmente nomi non giapponesi.
Fonti storiche
Notizie sugli Emishi si trovano nei
documenti storici delle dinastie cinesi Tang (618-907) e Song
(960-1279), che descrivono relazioni con il Giappone, e nell'antica
cronaca giapponese del Shoku Nihongi.
La prima menzione di questa popolazione
è presente nel libro dei Song, che si riferisce a loro nel 478 come
"popolo capelluto" (毛人)
con 55 regni dell'Est. La lettura di questo kanji mutò da "kebito"
o "mojin" (cinese máo rén), a "emishi",
probabilmente entro il VII secolo.
In un documento della dinastia Tang
viene descritto nel 659 l'incontro dell'imperatore cinese Gao Zong
con l'ambasciatore giapponese Sakaibe no Muraji, accompagnato da due
Emishi, un uomo e una donna. L'etnia viene indicata con un diverso
kanji: 蝦夷, ovvero una
combinazione dell'ideogramma che in quest'epoca indica "gamberetti"
e di quello per "barbari". Il giapponese Shoku Nihongi
riporta il colloquio, nel quale l'ambasceria giapponese descrisse le
relazioni intrattenute con le diverse tribù degli Emishi: alcune
erano alleate (和蝦夷 niki-emishi',
ovvero "Emishi gentili") e altre ostili (荒蝦夷
ara-emishi, ovvero "Emishi selvaggi"), mentre altre
ancora, come gli Emishi di Tsugaru (odierna parte
settentrionale della prefettura di Aomori), erano stanziate più
lontano. Gli Emishi sono descritti come portatori di lunghe barbe e
ancora come kebito, con molti capelli.
La fonte giapponese usa il medesimo
kanij della fonte cinese per indicare gli Emishi, e questo potrebbe
essere stato importato dalla Cina. Tuttavia la lettura come "ebisu"
e poi "emishi" era giapponese e molto probabilmente
deriva dal termine "yumushi", per "arciere",
essendo l'arco la loro arma principale, o da "emushi",
la parola ainu per "spada". Sono state proposte anche altre
ipotesi: la parola "enchiu", "uomo", in
lingua ainu, si pronuncia in modo molto simile e il termine
giapponese è probabile possa avere un'origine ainu.
Storia
Gli Emishi erano rappresentati da
diverse tribù, alcune delle quali divennero alleate dei Giapponesi
(Fushu, Ifu), mentre altre rimasero ostili (Iteki).
La loro economia era basata su attività
di caccia e raccolta, integrata dalla coltivazione di miglio e orzo e
forse di riso, in aree dove questo cresceva rapidamente.
Avevano una tattica di combattimento
basata sugli arcieri a cavallo e su veloci attacchi e ritirate che si
rivelava efficace contro le più lente armate giapponesi dell'epoca,
composte prevalentemente di fanteria pesante. I primi tentativi di
conquista nell'VIII secolo furono per questo motivo un insuccesso. Il
successivo sviluppo di unità di arcieri a cavallo e l'adozione delle
tattiche del nemico nell'esercito giapponese mutò le condizioni e il
successo del graduale cambiamento nelle tecniche militari si
manifestò alla fine dell'VIII secolo, nel suo ultimo decennio, ad
opera del generale Sakanoue no Tamuramaro.
Con la sconfitta alcuni si sottomisero
all'autorità imperiale, come le tribù dei Fushu e degli Ifu,
mentre altri migrarono più a nord, ed alcuni arrivarono nell'isola
di Hokkaidō. Entro la metà del IX secolo i loro territori
nell'isola di Honshū erano stati tutti conquistati, perdendo la loro
indipendenza. Tuttavia potenti famiglie emishi che si erano
sottomesse al dominio giapponese crearono domini feudali nel nord che
godettero in molti casi di ampie autonomie. Alcuni di questi domini
divennero nel corso dei due secoli seguenti, degli stati regionali
che entrarono in conflitto con il potere centrale.
Primi contatti
Il Shoku Nihongi riferisce della
spedizione navale di Abe no Hirafu, il quale nel 658 raggiunse con
180 navi Aguta (oggi Akita) e Watarishima (Hokkaidō) e
stabilì delle alleanze con gli Emishi di Aguta (di Akita), di
Tsugaru e di Watarishima, insieme ai quali sconfisse il
popolo dei Mishihase (Su-shen), di origine sconosciuta,
distruggendone uno degli insediamenti. L'anno seguente un uomo e una
donna degli Emishi accompagnarono un'ambasceria giapponese nella Cina
della dinastia Tang. Questa è una delle più antiche testimonianze
affidabili dell'esistenza degli Emishi. Dato che risultano stanziati
in quest'epoca nei territori dove si pensa che siano vissuti gli
Ainu, dovrebbero esserne gli antenati. I Mishihase dovrebbero invece
essere stati un altro gruppo etnico che era probabilmente in
competizione con gli antenati degli Ainu per il possesso dell'isola
di Hokkaidō.
Nel 709 i giapponesi costruirono il
forte di Ideah ad Echigo (oggi Akita), in un territorio che
non era sotto il loro controllo. Gli Emishi di Akita si allearono con
quelli di Michinoku e reagirono attaccando gli insediamenti
giapponesi. Fu nominato Sei Echigo Emishi shogun Saeki
no Iwayu, che utilizzò 100 navi provenienti dalle regioni costiere
del Giappone e soldati reclutati nelle regioni orientali e riuscì a
sconfiggere gli Emishi di Akita.
Nel 724 Oono no Omi Azumahito costruì
il castello di Taga, presso l'odierna Sendai, che divenne il maggiore
forte amministrativo della regione nord-orientale di Michinoku. Come
Chin'ju shogun costruì diversi forti nella piana di Sendai e
nelle montagne dell'interno (oggi prefettura di Yamagata). Gli Emishi
adottarono una tattica di guerriglia che teneva i forti sotto
pressione, ma i giapponesi reclutarono i gruppi emishi degli Ifu
e dei Fushu.
Dopo un lungo periodo di stasi,
l'esercito giapponese, guidato da Fujiwara no Asakari, penetrò nel
758 nella parte settentrionale dell'odierna prefettura di Miyagi e
costruì il castello di Momonohu sul fiume Kitakami, nonostante i
costanti attacchi degli Emishi di Isawa (oggi parte
meridionale della prefettura di Iwate).
Guerra dei 38 anni
Nel 774 Korehari no kimi Azamaro, un
alto ufficiale emishi dell'esercito giapponese stanziato nel castello
di Taga, si mise alla testa di una rivolta, dando inizio a quella che
è conosciuta come "guerra dei 38 anni" (三十八年戦争).
Gli Emishi contrattaccarono su un ampio fronte, a partire dal
castello di Momonohu, del quale annientarono la guarnigione.
Passarono quindi a distruggere una serie di fortezze che erano state
costruite negli anni precedenti lungo una linea difensiva est-ovest e
non risparmiarono neppure il castello di Taga.
I giapponesi reclutarono un grande
esercito, che contava forse 20.000 uomini e che si opponeva ad una
forza emishi che raggiungeva circa 3000 uomini complessivamente. Nel
776 l'armata giapponese attaccò gli Emishi di Shiwa, ma non
riuscì ad annientarli e questi contrattaccarono nei monti Ōu. Nel
780 gli Emishi attaccarono la piana di Sendai, distruggendo i
villaggi giapponesi che vi si erano insediati. I giapponesi tentarono
di imporre nuove tasse e reclutare altri soldati nella zona di Bandō.
Nel 789 gli Emishi di Isawa,
guidati dal generale Aterui sconfissero l'esercito giapponese guidato
da Ki no Kosami, Seito shogun, nella battaglia del fiume
Koromo (o battaglia di Sufuse). Le forze giapponesi, comprendenti
circa 4000 uomini, furono attaccate da un esercito emishi di circa
1000 uomini mentre tentavano di attraversare il fiume Kitakami.
Nel 794 molti personaggi importanti
degli Emishi di Shiwa, compreso Isawa no kimi Anushiko,
dell'odierna parte settentrionale della prefettura di Miyagi, si
allearono con i giapponesi. Gli Emishi di Shiwa, entrati
nell'esercito imperiale, attaccarono allora con successo altri
piccoli gruppi. Gli Emishi di Isawa, che avevano costituito
una confederazione, si trovarono dunque isolati e il generale
giapponese Sakanoue no Tamuramaro li sottopose a continui attacchi,
usando soldati addestrati come arcieri a cavallo. La nuova tattica
portò alla resa di Aterui nell'802. Molti gruppi si sottomisero al
potere imperiale, ma la resistenza non cessò che nell'811. Gli
Emishi rimasero indipendenti a nord del fiume Kitakami, ma non
rappresentarono più una minaccia.
Dopo la conquista
Dopo la conquista i capi emishi presero
parte al governo locale. Alcuni domini regionali furono dominati da
gozuku giapponesi (famiglie Abe, Kiyowara e Ōshū Fujiwara) e
divennero progressivamente stati regionali feudali semi-indipendenti.
Gli Emishi fecero parte della classe dirigente mista di questi
domini, ma vennero progressivamente assimilati, perdendo la propria
distinta identità culturale. Le popolazioni più settentrionali e
quelle dell'isola di Hokkaidō, rimaste indipendenti ancora a lungo,
conservarono una cultura separata: i loro discendenti dovettero dare
origine alla cultura Satsumon nell'isola di Hokkaidō e ad una
popolazione che rimase etnicamente distinta: furono conosciuti con i
nomi di Emishi di Watarishima, poi di Ezo e infine di
Ainu.
Origine genetica ed etnica
Recentemente la genetica, attraverso lo
studio della porzione non ricombinabile del DNA-Y, ha dimostrato come
molti Ainu, gli Emishi e buona parte dei Giapponesi, probabilmente
coloro che fanno parte del gruppo Jomon, ovvero gli abitanti
originari del Giappone, appartengono tutti all'aplogruppo D (34.7%).
Tale aplogruppo identifica i
discendenti dei cacciatori-raccoglitori che arrivarono in Giappone
dal continente asiatico in un momento in cui le due regioni erano
fisicamente collegate, ovvero fra i 20.000 ed i 12.000 anni fa, prima
che l'avanzare del livello del mare, alla fine dell'ultima
glaciazione, separasse l'arcipelago giapponese, spingendo i Jomon e
le altre genti, a diffondersi nelle isole nipponiche in un raggio a
forma di "U" nella zona settentrionale del Giappone,
abitata dagli Ainu e nelle isole Ryūkyū, nell'estremo sud, come le
isole Okinawa.
Subito dopo la seconda guerra mondiale
furono esaminate le mummie della famiglia Ōshū Fujiwara (奥州藤原氏
Ōshū Fujiwara-shi), che aveva dominato la regione di
Tōhoku nel XII e XIII secolo da Hiraizumi e che era ritenuta essere
di origine emishi. Le analisi conclusero che i membri della antica
famiglia erano tuttavia del tutto identici fisicamente agli attuali
giapponesi. Questi dati ebbero come effetto di diffondere l'idea che
gli Emishi non fossero altro che giapponesi che vivevano a nord al di
fuori del dominio del regno Yamato.
Lo studio dei resti scheletrici delle
popolazioni della cultura Jōmon ha dimostrato tuttavia un legame con
il moderno gruppo etnico degli Ainu e indicando che si trattava
probabilmente di popolazioni autoctone del Giappone, che dovevano
avere un aspetto fisico differente da quello degli attuali giapponesi
e delle moderne popolazioni dell'Asia orientale. Gli studi di
antropologia fisica hanno dimostrato inoltre che le caratteristiche
scheletriche mutarono progressivamente nel tempo da sud-ovest a
nord-est, parallelamente all'espansione delle genti che parlavano
giapponese. I resti scheletrici dei tumuli funerari della regione di
Tōhoku (kofun) mostrano caratteristiche intermedie e gli
Emishi dovevano essere frutto della commistione delle popolazioni
Jōmon con popolazioni della cultura Yayoi, che erano penetrate nella
regione.
Gli Emishi parlavano un linguaggio di tipo ainu, diverso dal
giapponese, che gli studiosi non sono ancora riusciti a ricostruire.
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sabato 21 luglio 2018
Sima Yi
Sima Yi (179 - 251) (cinese
semplificato: 司马懿; cinese
tradizionale: 司馬懿; pinyin:
Sīmǎ Yì; nome di cortesia: 仲達
Zhòngdá) fu uno stratega, generale e uomo politico del regno
Wei durante il periodo dei Tre Regni in Cina. È noto soprattutto per
la sua difesa del regno Wei contro le spedizioni di Zhuge Liang del
regno di Shu. Il suo successo e la conseguenza presa di potere spianò
la strada alla fondazione da parte del nipote Sima Yan della dinastia
Jìn, che avrebbe messo fine al periodo dei Tre Regni.
Esordi
Sima Yi era un discendente del famoso
storico Sima Qian, autore delle Memorie di uno storico. Ebbe sette
fratelli, chiamati tutti con un nome che terminava con il carattere
Da (達). Per questo motivo, i
fratelli Sima furono noti come gli Otto Da di Sima (司馬八達
Sīmǎ bā Dá).
Secondo il testo storico Breve
storia di Wei(魏略 Wèi
Lüè), Cao Hong, cugino di Cao Cao re di Wei aveva chiamato Sima
Yi a corte, ma questi, non avendo un'alta opinione di Cao Hong, aveva
finto una malattia per non incontrarlo. Cao Hong, offeso, si era
rivolto a Cao Cao, che aveva intimato a Sima Yi di presentarsi. Solo
allora Sima Yi aveva obbedito, ed era entrato al servizio di Cao Cao.
Successi militari
Il regno Wei era minacciato
dall'avanzata del regno di Shu. Nel 219 il generale Guan Yu era
avanzato fino a Fancheng e la corte di Wei meditava di spostarsi, nel
timore della caduta della città. Sima Yi propose invece un'alleanza
con il regno di Wu, che si rivelò vincente. Il generale Guan Yu fu
sconfitto dal re Sun Han di Wu con una strategia proposta dallo
stratega del regno di Wu Lu Meng che poi morì.
Alla morte di Cao Cao gli succedette al
trono Cao Pi. Il potere di Sima Yi aumentò, e alla morte di Cao Pi
Sima Yi fu nominato reggente del giovane Cao Rui, insieme a Cao Zhen
e Chen Qun.
Mentre si trovava a Xiliang per
rafforzare le difese del regno, Zhuge Liang attaccò il regno di Wei.
Richiamato a corte, Sima Yi fu invitato dal giovane re Cao Rui a
prendere il comando. Sima Yi riuscì a sconfiggere Zhuge Liang e
riportò la pace nel regno di Wei.
Sima Yi riuscì anche a domare la
ribellione di Gongsung Yuan, acquistando ulteriore prestigio. Alla
morte di Cao Rui, un nuovo giovane re, Cao Fang, salì al trono.
Questa volta, Sima Yi fu nominato reggente insieme a Cao Shuang,
figlio di Cao Zhen.
Presa di potere
Nel 241 Zhu Ran del regno di Wu lanciò
un nuovo attacco contro Fancheng, e Sima Yi riuscì a liberare la
città dall'assedio. Egli sconfisse quindi il re Zhuge Ke di Wu nel
243.
Sentendosi minacciato dai tentativi di
Cao Shuang di prendere il potere, nel 247 Sima Yi finse di avere
problemi di salute e di volersi ritirare. Cao Shuang si convinse di
non avere più rivali, ma Sima Yi era pronto a passare all'attacco.
Mentre Cao Shuang accompagnava Cao Fang in una visita fuori della
capitale, Sima Yi assalì il palazzo reale e convinse la regina madre
a dare l'ordine di arrestare Cao Shuang. Cao Shuang e i suoi alleati
si arresero pensando di essere in tal modo risparmiati, ma Sima Yi li
fece uccidere tutti.
Sventato un altro colpo di Stato da
parte di uno dei figli di Cao Cao, Cao Biao, per evitare altri
disordini Sima Yi tenne tutta la famiglia del re in arresto a Ye. Il
potere era ormai nelle sue mani. Quello stesso anno morì, lasciando
l'eredità ai figli Sima Shi e Sima Zhao.
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venerdì 20 luglio 2018
Sima Yan
Jin Wudi (晉武帝,
晋武帝,
Jìn Wǔdì, Chin Wu-ti) alla nascita Sīmǎ Yán
(司馬炎),
nome di cortesia: Ānshì (安世)
(236 – 17 maggio 290) fu il primo imperatore della dinastia Jìn
(265—420).
Nipote di Sima Yi e figlio di Sima
Zhao, regnò dal 265 al 290 e, dopo avere assoggettato il Regno Wu
nel 280, fu il primo a regnare sulla Cina riunificata dai tempi
dell'imperatore Xian di Han.
L'imperatore Wǔ venne considerato di
solito come un sovrano gentile e generoso, ma anche eccessivamente
prodigo e troppo tollerante nei confronti della corruzione e degli
sprechi dell'aristocrazia. Costantemente preoccupato della solidità
della dinastia Jìn, concesse grande potere politico e militare ai
suoi familiari, pensando così di legarli maggiormente a sé. Questo
condusse invece ad una progressiva destabilizzazione della dinastia.
Alla sua morte gli eredi si scontrarono in una sanguinosa lotta per
il potere che prese il nome di Guerra degli otto principi, seguita
dalle rivolte di Wu Hu che minacciarono di distruggere la dinastia
Jìn, spingendola a trasferirsi nella regione a sud del fiume Huai.
Biografia
L'avvento della dinastia Jìn
Sīmǎ Yán nacque nel 236, figlio
secondogenito di Sima Zhao e di Wang Yuanji, figlia
dell'intellettuale confuciano Wáng Su (王肅).
Quando Sima Yi, nonno di Sima Yan, prese il potere effettivo sul Cao
Wei divenendone reggente al posto del re Cao Mao, i Sima acquisirono
sempre più potere. In particolare Sima Zhao divenne consigliere
prima del padre Sima Yi, quindi nel 251 del fratello Sima Shi; alla
morte di questo, nel 255, Sima Zhao ne ereditò l'influente carica di
reggente, che allora di fatto era superiore all'autorità
dell'imperatore.
La prima menzione di Sīmǎ Yán nella
storia avvenne nel 260, quando le forze fedeli a suo padre, comandate
da Jia Chong, impedirono a Cao Mao di riprendere il potere. A quel
tempo Sīmǎ Yán era un generale di medio livello, incaricato di
scortare il nuovo imperatore Cao Huan dai suoi domini alla capitale
Luoyang, per permettergli di assumere il trono.
Quando nel 263 Sima Zhao fu nominato
duca di Jìn, a seguito della campagna vittoriosa che aveva portato
alla conquista del regno di Shu, Sīmǎ Yán divenne il suo erede.
Per qualche tempo Sima Zhao esitò sulla scelta dell'erede, in quanto
un altro suo figlio, Sima You, gli sembrava altrettanto dotato.
Inoltre, Sima You era stato adottato da Sima Shi, il precedente
reggente, che non aveva avuto figli. In ogni caso, quando nel 264
Sima Zhao divenne principe di Jìn, Sīmǎ Yán fu nominato suo erede
alla corona. Nel 265, Sima Zhao morì senza aver assunto il potere
imperiale. Sīmǎ Yán divenne principe di Jìn e quello stesso anno
costrinse Cao Huan ad abdicare. Finiva così il regno di Wei ed
iniziava la dinastia Jìn.
Inizio del regno
Subito dopo la sua salita al trono
imperiale, l'imperatore Wu decise di rafforzare il potere dei suoi
familiari, preoccupato che la loro debolezza potesse condurre
all'indebolimento della dinastia, come era successo al regno di Wei.
Molti dei suoi zii, cugini, fratelli e figli furono nominati principi
ed ottennero piena autorità politica e militare nei loro domini. I
privilegi dell'aristocrazia e degli alti funzionari si
moltiplicarono, la corruzione dilagò.
Dopo essere asceso al trono,
l'imperatore Wu aveva nominato sua madre Wang Yuanji con il titolo di
imperatrice dowager; nel 266 questo titolo fu concesso anche a sua
zia Yang Huiyu, vedova di Sima Shi, e nel medesimo anno onorò la
moglie Yang Yan del titolo di imperatrice.
Nel 267 l'imperatore aveva nominato suo
erede il figlio più anziano ancora in vita, il principe Sima Zhong,
attenendosi alla tradizione confuciana e rifiutandosi di comprendere
la malattia mentale del figlio. Fatale si rivelò anche la scelta
della moglie di Sima Zhong, che l'imperatore fece per conto del
figlio: nel 272 scelse Jia Nanfeng, figlia del nobile Chia Chong, una
donna ambiziosa e di forte carattere, che dominò completamente il
debole marito.
Nel 273 l'imperatore iniziò una
selezione delle donne più belle in tutto l'impero. Nel 274, prima di
morire, l'imperatrice Yang Yan, preoccupata che un'altra imperatrice
potesse minacciare il diritto al trono di suo figlio, fece promettere
al marito di sposare sua cugina, Yang Zhi. Il matrimonio avvenne nel
276. Il padre della nuova imperatrice, Yang Jun, divenne molto
potente nell'amministrazione imperiale e si rivelò un uomo
estremamente arrogante.
Guerre interne ed esterne
Le preoccupazioni dell'imperatore si
incentrarono sul costante conflitto con il Wu Orientale e il suo re
Sun Hao. Dovette inoltre fronteggiare le ribellioni dei popoli
Xianbei e Qiang nelle province di Qin e Liang (l'odierno Gansu).
L'imperatore avrebbe voluto risolvere
rapidamente il problema invadendo il Regno di Wu Orientale, ma un
gran numero di ufficiali di etnia han fecero pressioni affinché
fossero prima represse le rivolte dei due gruppi etnici (Xianbei e
Qiang). Invece, su suggerimento dello stratega militare Zhang Hua e
di altri generali, l'imperatore Wu decise di inviare un certo numero
di battaglioni a combattere contro i ribelli. Nel frattempo si occupò
di preparare alla guerra le regioni confinanti con il Regno Wu. Tra
l'altro, il Regno Wu era governato da Sun Hao, considerato incapace e
insensatamente crudele. I sostenitori dell'invasione pensavano che
questo avrebbe favorito il Cao Wei, e che se Sun Hao fosse stato
rimpiazzato, l'invasione sarebbe stata più complicata.
Tuttavia nel 270 il capo degli Xianbei,
Tufa Shujineng, inflisse una sconfitta dopo l'altra ai generali
imperiali. Queste sue vittorie stimolarono l'inizio della ribellione
di Liu Meng della regione dello Xiongnu (una confederazione di popoli
nomadi); per questo, Sima preferì concentrarsi su Tufa, tralasciando
momentaneamente l'invasione del Wu Orientale. A causa di questo, la
provincia di Jiao (moderno Vietnam settentrionale), che aveva giurato
fedeltà alla dinastia Jin, venne conquistata nel 272 dal Wu, dopo
che il generale Wu Bu Chan si fu ribellato, ed ebbe offerto la
propria resa al Cao Wei. Il generale Lu Kang, fedele a Sun Hao,
riuscì ad espugnare la città di Xiling e ad ucciderlo. Nello stesso
tempo, il generale Yang Hu del Cao Wei combatté Lu Kang sul confine,
causando gravi danni ai civili residenti, che iniziarono a vedere
positivamente un'annessione alla dinastia Jin.
Riunificare l'impero
Nel 276, l'imperatore Wu si ammalò
gravemente ed ebbe subito inizio un'intestina lotta per potere.
Numerosi ufficiali di governo e militari, ma anche cittadini di basso
rango, speravano che il fratello dell'imperatore, Sima You, avrebbe
rimpiazzato Sima Zhong come erede al trono. Contrariamente alle
aspettative, l'imperatore Wu si rimise e, per prima cosa, depose
quasi tutti gli ufficiali che avevano favorito Sima You,
considerandoli una minaccia per la propria autorità, senza tuttavia
prendere provvedimenti più severi.
Visto che il sovrano si era ormai
rimesso, il generale Yang Hu gli sottopose nuovamente il proprio
piano d'invasione del Regno Wu, sostenuto da molti alti ufficiali;
tuttavia, una consistente parte di ufficiali militari si oppose,
sostenendo che bisognava prima stanare la preoccupante rivolta di
Tufa Shujineng. Comunque, nel 279, il generale Ma Long soppresse
definitivamente la ribellione e l'imperatore Wu poté concentrarsi
sul fastidioso vicino.
L'imperatore Wu pianificò sei attacchi
prolungati, tutti guidati da generali capaci. Gli attacchi sfondarono
le linee difensive del Regno Wu e alla conquista di numerose città
di confine, mentre la flotta imboccò il fiume Chang Jiang e si
occupò di distruggere le navi nemiche. Il primo ministro Zhang Ti
tentò un ultimo disperato attacco contro Wang Hun, il generale al
comando dell'esercito più numeroso, ma venne sconfitto e ucciso.
Nella primavera del 280, Sun Hao fu costretto ad arrendersi.
Dopo la caduta del Regno Wei,
l'imperatore Wu nominò Sun Hao marchese di Guiming e depose tutti i
governatori regionali da lui nominati, sciogliendo le milizie
regionali precedentemente sotto il loro comando. Dopo questa
vittoria, l'imperatore Wu di Jin ebbe sotto il proprio controllo
tutto l'Impero cinese.
Gli ultimi anni
Nel tempo, l'imperatore Wu parve
disinteressarsi sempre più della politica e del governo dell'impero.
Nel 281 trasferì cinquemila concubine dal palazzo di Sun Hao al suo,
passando parecchio tempo a divertirsi con loro, a banchettare e a far
feste, anziché occuparsi degli affari di Stato. Con l'imperatore
costantemente chiuso nel suo palazzo il padre di sua moglie, Yang Jun
esercitò effettivamente il potere assistito da Yang Yao e Yang Ji,
zii dell'imperatore.
Preoccupato che suo fratello, il
principe You, desiderasse aspirare al trono, dopo la sua morte,
l'imperatore Wu lo cacciò da Luoyang e lo fece tornare al suo
principato nel 282. Questi, ammalatosi, morì l'anno successivo.
Quando nel 289 l'imperatore si ammalò
nuovamente si impose la scelta di un reggente. L'imperatore esitava
fra Yang Jun, di fatto al potere da qualche anno, e suo zio Sima
Liang, il più rispettato dei principi imperiali. Yang Jun riuscì a
far allontanare Sima Liang nella città di Xuchang e fece lo stesso
con altri importanti principi imperiali, ma nel 290 l'imperatore
decise di nominare reggenti sia Yang Jun che Sima Liang. Le volontà
dell'imperatore furono però impugnate da Yang Jun che impose la
propria reggenza, e alla morte dell'imperatore Wǔ l'impero finì
nelle mani del debole Sima Zhong, circondato da nobili che lottavano
per la conquista del potere.
Denominazioni dei periodi
- Taishi (泰始 taì shǐ) 265-274
- Xianning (咸寧 xían níng) 275-280
- Taikang (太康 taì kāng) 280-289
- Taixi (太熙 taì xī)
28 gennaio 290-17 maggio 290
Informazioni dinastiche
- Padre
- Sima Zhao, principe Wen di Jin, postumo imperatore Wen di Jin
- Madre
- Principessa Yuan Yuanji
- Mogli
- Imperatrice Yang Yan (sposata nel 266, morta nel 274)
- Imperatrice Yang Zhi (sposata nel 274, morta nel 290)
- Principali concubine
- Consorte Zuo Fen (左芬)
- Consorte Hu (胡芳)
- Consorte Zhuge Wan (諸葛婉)
- Consorte Shen
- Consorte Xu
- Consorte Gui
- Consorte Zhao (madre del principe Yu)
- Consorte Zhao (madre del principe Yan)
- Consorte Li
- Consorte Yan
- Consorte Chen
- Consorte Zhu
- Consorte Cheng
- Consorte Wang
- Consorte Xie Jiu
- Consorte Zhao Chan
- Figli
- Sima Gui (司馬軌), morto giovane, postumo principe Dao di Piling (289)
- Sima Zhong (司馬衷), erede al trono dal 267, poi imperatore Hui di Jin
- Sima Yan (司馬柬) (262-291), principe di Ru'nan (270), principe di Nanyang (276), principe Xian di Qin (289)
- Sima Jing (司馬景), principe Huai di Chengyang (269)
- Sima Wei (司馬瑋) (271-291), principe di Shiping, principe Yin di Chu (289)
- Sima Xian (司馬憲), principe Shang di Chengyang
- Sima Zhi (司馬祉) (271-273), principe Chong di Donghai (273)
- Sima Yu (司馬裕) (271-277), principe Ai di Shiping (277)
- Sima Yǎn (司馬演), principe Ai di Dai (289)
- Sima Yun (司馬) (272-300), principe di Puyang (277), principe Zhongzhuang di Huainan (289)
- Sima Gai (司馬該) (272-283), principe Huai di Xindu (277)
- Sima Xia (司馬遐) (273-300), principe Kang di Qinghe (289)
- Sima Mo (司馬謨) (276-286), principe Ai di Ruyin
- Sima Ai (司馬乂) (277-304), principe Li di Changsha (289), principe di Changsha (291), principe Li di Changsha (301)
- Sima Ying (司馬穎) (279-306), principe di Chengdu (289), erede al trono (304), deposto a principe di Chengdu (304)
- Sima Yàn (司馬晏) (283-313), principe Xiao di Wu (289), principe di Bingtu (300), principe di Dai (300), principe Xiao di Wu (301)
- Sima Chi (司馬熾), principe di Yuzhang (290), erede al trono (304, poi imperatore Huai di Jin)
- Sima Hui (司馬恢) (283-284), postumo principe Shang di Bohai
- Otto altri figli morti subito dopo la nascita
- Principessa Changshan
- Principessa Changguang
- Principessa Pingyang
- Principessa Xinfeng
- Principessa Yangping
- Principessa Wannian
- Principessa Xiangcheng
- Principessa Wu'an
- Principessa Yingyang
- Principessa Rongyang
- Principessa Fanchang
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giovedì 19 luglio 2018
Tre Regni
Il periodo dei Tre Regni (三國,
三国,
Sān Guó) è l'intervallo temporale della storia della Cina,
tra la fondazione del Regno Wei nel 220 e la conquista del Regno Wu
da parte della Dinastia Jin nel 280. Il periodo è descritto nel
testo storico Cronache dei Tre Regni. L'inizio di questo
periodo può considerarsi nella insurrezione dei Turbanti Gialli nel
184.
Insurrezione dei Turbanti Gialli
Dopo anni di corruzione nella corte
degli Han, un pretore dell'impero, Zhang Jiao, decise di porvi fine
supportando un nuovo imperatore che avrebbe dato alla Cina e al suo
popolo maggior sicurezza e una crescita stabile. Insieme ai suoi due
fratelli pellegrinò in tutto il territorio imperiale per assoldare
un esercito che avrebbe potuto ribellarsi e rovesciare gli Han.
L'imperatore emanò un decreto che sanciva che qualunque nobile o
cittadino che avesse contribuito a fermare i Turbanti Gialli (il nome
che presero i rivoltosi per il turbante giallo che portava sulla
testa il loro capo Zhang Jiao) sarebbe stato in larga misura
ricompensato. Molti signori risposero alla chiamata dell'imperatore,
Sun Jian da est; dal nord Gongsun Zan, Liu Yan e Ding Yuan; Dong Zhuo
da ovest; al comando delle armate imperiali era il cognato del
sovrano, He Jin. Il potere imperiale passò di fatto a lui. He Jin
nell suo tentativo di assassinare gli eunuchi che tramavano per il
potere, fu da loro assassinato.
Dong Zhuo
Mentre Sun Jian ed i generali imperiali
Yuan Shao e Cáo Cāo domavano la ribellione, Dong Zhuo occupò la
capitale col suo esercito, uccise gli eunuchi e fece uccidere Ding
Yuan dal suo stesso figlio adottivo Lu Bu, il quale fu poi adottato
dal tiranno, infine fece in modo che a salire al trono fosse il
debole imperatore Xian, per potersi impadronire definitivamente del
potere.
Nel 191 Dong Zhuo fu tradito e ucciso
fuori della capitale Luo Yang dal suo figlio adottivo Lu Bu, come era
successo a Ding Yuan. Un uomo, Liu Bei, con l'aiuto di Cáo Cāo
aveva sconfitto Lu Bu per il controllo dei territori ad est.
Cáo Cāo ebbe modo di occupare i
territori centrali sottratti a Dong Zhuo, anche perché era riuscito
a impadronirsi della persona dell'imperatore.
Sun Jian
Sun Jian entrò in conflitto con Liu
Biao per il dominio dei territori centrali meridionali, il Jing,
finendo per morire in battaglia. Il figlio di Sun Jian, Sun Ce,
conquistò parte dei territori costieri del sud est, ottenendo un
esercito da Yuan Shu, fratellastro di Yuan Shao in cambio del sigillo
imperiale trovato dal padre, per poi morire e lasciare questo dominio
al fratello Sun Quan. Yuan Shao conquistò i territori del He Bei a
nord.
La battaglia di Guan Du
Nel 200: i maggiori signori della
guerra, Cáo Cāo e Yuan Shao, si sfidarono a Guan Du. Nonostante
l'esercito di Yuan Shao fosse numericamente maggiore (700.000 contro
200.000) Cáo Cāo prevalse congiungendo sotto il suo dominio una
porzione immensa della Cina: le piane centrali ed i territori ad est
sottratti a Liu Bei, alleato di Yuan Shao, ed i territori del nord,
sottratti a quest'ultimo. Questo successo venne ottenuto anche grazie
alla colpevole neutralità di Liu Biao, l'unico altro signore della
guerra che in quel periodo era loro pari.
Sistemati i confini a nord Cáo Cāo si
rivolse a Sud. Cáo Cāo sconfisse definitivamente Liu Bei (A Guan Du
si era alleato con Yuan Shao) il quale si ritirava verso sud
portandosi dietro circa 100.000 sostenitori civili, e pianificò
un'invasione ai territori di Sun Quan, che gli aveva dato rifugio.
La battaglia di Chibi
Nel 208 si svolse la battaglia cardine
che avrebbe consacrato il periodo spaccando la Cina in tre frazioni:
Chibi. Questa battaglia navale si svolse sul fiume Yangtze, fra le
truppe di Cáo Cāo (non abituate alla battaglia in acqua) e quelle
di Sun Quan alleate con quelle di Liu Bei. Grazie ai numerosi
stratagemmi di Zhuge Liang, stratega di Liu Bei ed all'abilità del
comandante di Sun Quan, Zhou Yu gli eserciti del sud riuscirono a
sconfiggere Cáo Cāo, che dovette almeno per il momento rinunciare
ai territori del sud.
In seguito, alla morte di Liu Biao, Liu
Bei riuscì ad impossessarsi della provincia di Jing apporfittando
delle divisioni dei vassalli di questi, e nel 214 invase il
territorio di Shu nel sud ovest conquistandolo al suo parente Liu
Zhang.
Cáo Cāo a nord ovest conquistò lo Xi
Liang facendo assassinare Ma Teng e domando la ribellione del figlio,
Ma Chao, che si unì a Liu Bei. La Cina era dunque divisa in tre: a
nord del fiume Yangtze, Cáo Cāo; a sud ovest (Jing e Shu), Liu Bei;
a sud est (Wu), Sun Quan. Alla morte di Cáo Cāo, il figlio Cao Pi
depose l'ultimo imperatore Han autonominandosi imperatore della nuova
dinastia Cao-Wei, in risposta Liu Bei, parente dell'imperatore, fece
lo stesso, diventando il primo imperatore della dinastia Shu-Han.
Sun Quan
- Tre Regni 220 d.C.-266 d.C.
- Jin occidentali 265 d.C.-316 d.C.
Sun Quan, tradì l'alleanza che lo
legava a Liu Bei e approfittando di un conflitto per l'unificazione
del Jing fra le forze di Shu e quelle di Wei, colpì alle spalle i
suoi alleati conquistando parte di quei territori e uccidendo Guan
Yu, fratello giurato di Liu Bei.
Di lì a poco perse anche l'altro
fratello giurato, Zhang fei, perché venne assassinato. Subito questi
si lanciò in una spedizione punitiva contro il traditore: dopo
numerose vittorie, penetrando profondamente nel territorio nemico, fu
sconfitto dal giovane stratega Lu Xun ad Yi Ling perché Liu Bei si
era ritirato nella foresta con i suoi e lo stratega ne approfittò
per bruciargli il riparo. Liu Bei morì per l'umiliazione pochi mesi
dopo, nel 223. Sun Quan si nominò imperatore di Wu nel 229.
Altri eventi
Zhuge Liang, stratega e reggente di Shu
dovette domare la ribellione dei popoli barbari a sud guidati da Meng
Huo e ripristinare l'alleanza con Wu prima di poter riprendere la
guerra contro Wei. Lui e Jiang Wei, il suo successore al comando
delle forza armate, organizzarono con alterne fortune molte
spedizioni contro il nemico a nord, 5 il primo, 9 il secondo.
L'ultima spedizione di Zhuge Liang giunse alle piane di Wu Zhang nel
cuore del regno di Wei, dove morì di malattia, causando la ritirata
dell'esercito.
Jiang Wei combatté con alterne fortune
contro generali formidabili quali Sima Zhao, Chen Tai, Guo Huai, Deng
Ai e Zhong Hui, ma le sue spedizioni fallirono non solo a causa
dell'accanita resistenza dell'esercito di Wei ma soprattutto per
colpa degli eunuchi della corte di Shu che per screditarlo lo fecero
più volte tornare alla capitale durante le campagne militari con
falsi messaggi dell'imperatore Liu Chan, figlio di Liu Bei.
Approfittando dei gravi dissidi di corte di Shu, Deng Ai e Zhong Hui
riuscirono infine a conquistare la capitale di Shu senza aver bisogno
di combattere, poiché Liu Chan si arrese senza combattere nel 264.
La caduta
Un colpo di Stato da parte del clan
Sima nel 265, il cui maggiore esponente era lo stratega di Wei, Sima
Yi, grande rivale di Zhuge Liang, pose fine alla dinastia Wei
fondando la Dinastia Jìn.
Jiang Wei ne approfittò organizzando
una rivolta contro Jin convincendo Zhong Hui a seguirlo ed a
rifondare il regno di Shu-Han: i rivoltosi fecero assassinare Deng
Ai, ma una volta scoperti vennero sconfitti dalle forze di Jing.
Zhong Hui fu assassinato e Jiang Wei si suicidò.
Approfittando della tirannia e
dell'incapacità dell'ultimo imperatore Wu, Sun Lin, gli eserciti di
Jin dell'imperatore Sima Yan conquistarono l'ultimo dei tre regni
unificando la Cina nel 280.
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mercoledì 18 luglio 2018
Cosa rende il Krav Maga così brutale?
Niente.
La gente crede che la krav maga che trova nella palestra sotto casa sia "brutale" perchè non ci sono regole.
Peccato che spesso nei corsi di krav maga che trovi in Italia queste famigerate tecniche brutali non le provi al 100% contro qualcuno che vuole menarti davvero ma con compagni collaborativi e a contatto limitato. Non è detto che una cosa ti riesca per strada se l'hai provata bene mille volte in palestra, pensa se non la provi affatto.
Se vuoi qualcosa di brutale, eccoti la boxe di Burma, la Lethwei
Consentite testate, gomitate, calci, pugni, tutto il repertorio. Si può vincere solo con il KO, non esiste vittoria ai punti e non si indossano protezioni. Questo è un sistema di combattimento brutale
Battaglia del fiume Fei
«Per questo il generale
esperto non va, ma fa in modo che sia il nemico a venire... Cerca
di anticipare i piani del nemico, ed individua i suoi punti forti
e deboli»
|
(Sun-Tzu, L'arte della guerra, IV secolo a.C.)) |
La battaglia del Fiume Fei fu
uno scontro che si svolse nel 383 fra l'immenso esercito il sovrano
del regno di Quinquin, Fu Jian, e quello nettamente inferiori degli
imperatori cinesi Jìn.
Sullo sfondo della battaglia del Fiume
Fei c'è la caduta della Cina per effetto delle continue invasioni e
le guerre civili del III e IV secolo. Incapaci di resistere a queste
pressioni gli imperatori Jìn si stabilirono a sud del fiume Yangtze,
dove continuarono però ad essere sotto la continua minaccia di Fu
Jian re del Quinquin.
Dopo aver già espugnato la città di
Xiangyang, Fu Jian decise di chiudere la partita radunando un enorme
esercito per distruggere definitivamente i Jìn, che a loro volta
radunarono tutti i guerrieri disponibili.
I due eserciti si scontrarono presso il
fiume Fei; gli Jìn, inferiori numericamente in rapporto di 1:10, non
avevano alcuna possibilità di vincere.
Sembra che gli Jin, pur sapendo di non
poter vincere, inviarono un ambasciatore al comandante nemico Fu Rong
proponendogli di ingaggiare battaglia solo dopo aver fatto
indietreggiare il proprio esercito per concedere loro di attraversare
il fiume indisturbati.
Fu Rong riteneva di non poter perdere a
causa della propria soverchiante superiorità numerica, e pensò che
una volta attraversato il fiume gli Jìn non avrebbero avuto alcuna
via di scampo, così accettò.
Tuttavia indietreggiando le truppe di
Rong ritennero di essere state sconfitte e si dettero alla fuga,
travolgendo il loro stesso comandante.
Questo resoconto insolito che ci danno
le fonti può essere ritenuto più o meno attendibile, tuttavia si sa
per certo che il regno di Fu Jian crollò poco dopo, mentre gli Jìn
continuarono il proprio dominio.
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martedì 17 luglio 2018
Dohyō
Per dohyō (土俵)
si intende la zona di combattimento utilizzata nel sumo.
Struttura
Il dohyō si compone di due parti, quella a terra e quella aerea.La zona a terra
La zona a terra è composta di argilla
ed è rialzata di circa 50cm, ma la dimensione può variare tra i
35cm e i 60cm. La zona di combattimento è formata da un cerchio di
paglia del diametro di circa 4m e 55cm. Al centro vi sono due linee
davanti alle quali si posizionano i rikishi prima di scontrarsi.
La zona aerea
La zona aerea sovrasta la zona a terra
e prende le sembianze di un tempio shintoista. Dal 1952, le colonne
sono state eliminate e sostituite con 4 pendagli colorati
rappresentanti i Si Ling dei punti cardinali:
Verde - Drago azzurro dell'est (青龍)
Rosso - Uccello vermiglio del sud (朱雀)
Bianco - Tigre bianca dell'ovest (白虎)
Nero - Tartaruga nera del nord (玄武)
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lunedì 16 luglio 2018
Banzuke
La Banzuke (番付)
è la classifica redatta dai giudici per disporre in ordine
gerarchico i lottatori di sumo (rikishi).
La forma in cui viene redatta
attualmente è stata stabilita già in epoca Edo (1603-1867). I
lottatori sono divisi in est, scritti a destra, e in ovest, a
sinistra. Di ogni rikishi viene scritto il nome da lottatore
completo (shikona (四股名)),
il luogo di origine e il ranking.
All'inizio della pagina si trova la
divisione più alta, la Makuuchi, e si prosegue fino alle più basse
(Jūryō, Makushita, Sandanme, Jonidan e Jonokuchi).
Lo yokozuna è il grande
campione per eccellenza del sumo ed è distinguibile perché indossa
una pesante corda annodata detta Tsuna. Ognuna di questa
categorie viene formata da molteplici sottolivelli che salgono in
maniera decrescente, a seconda dei risultati ottenuti dal lottatore
durante il torneo precedente. Ogni lottatore (sumotori tra i
non professionisti, sekitori tra i professionisti) sale nella
classifica con le vittorie e scende se perde più di quanto vince.
Tra i non professionisti ogni torneo consta di 7 incontri
consecutivi, al ritmo di uno al giorno, mentre tra i professionisti
gli incontri da combattere salgono a 15. I tornei annuali sono 6.
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