Mitra è un'importantissima
divinità dell'induismo e della religione persiana ed anche un dio
ellenistico e romano, che fu adorato nelle religioni misteriche dal I
secolo a.C. al V secolo d.C. Non è chiaro quanto vi sia in comune
fra questi tre culti. Benché "Mitra" sia un nome di
divinità molto antico, le notizie sui suoi culti sono scarse e
frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e
sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.
Anche l'Avesta, il testo fondamentale
della religione persiana, non è giunto fino a noi integralmente e le
parti sopravvissute sono costituite solo da inni, forse salvati
tramite la tradizione orale. La religione persiana è nota
principalmente tramite il Denkard, un compendio scritto solo nel IX
secolo. La difficoltà di utilizzare testi tardivi è ben illustrata
dal caso del principale testo escatologico persiano, lo Zand ī
Wahman yasn, spesso ma erroneamente chiamato Bahman yašt.
In questo testo Mitra conduce la battaglia finale contro i demoni.
Esso, inoltre, presenta somiglianze con il Libro di Daniele e con gli
Oracoli di Istaspe (un testo ellenistico del I secolo a.C.) e
perciò i suoi rapporti col mondo ebraico ed ellenistico sono oggetto
di accese discussioni. Oggi molti studiosi ritengono che il testo
persiano porti i segni di ripetute revisioni e aggiunte a un non ben
definito, e forse addirittura inesistente, "substrato avestano".
Il testo originale, se è mai esistito, sembra ridursi ai soli capp.
3–5, in cui la battaglia escatologica di Mitra non compare.
Mitra
nel mondo indo-persiano
Il culto di Mitra nasce nel 1200 a.C. e
compare nei Veda come uno degli Aditya, una delle divinità solari e
dio dell'onestà, dell'amicizia e dei contratti. Nella civiltà
persiana, dove il suo nome veniva reso come Mithra, assunse
anche le caratteristiche marziali che i Veda assegnano a Indra e
acquistò col tempo sempre maggiore importanza fino a diventare una
delle maggiori divinità dello zoroastrismo.
In entrambe le culture, si distingue
per la sua stretta relazione con gli dei che regnano sugli Asura
(ahura in iranico) e proteggono l'ordine cosmico (Ṛta
per i Veda, asha in iranico): Varuna in India e Ahura Mazda in
Iran. Mitra/Mithra, quindi, dovrebbe essere una divinità
proto-indo-iranica il cui nome originario può essere ricostruito
come Mitra.
Etimologia e
origini
La parola
mitra può avere due significati:
amicizia
- patto, accordo, contratto, giuramento o trattato
Un significato generale di "alleanza" potrebbe
accordarsi adeguatamente ad entrambi i significati. La prima
alternativa è maggiormente enfatizzata nelle fonti indiane, la
seconda in quelle iraniche.
Il più antico riferimento conosciuto
del nome Mitra si trova su un'iscrizione di un trattato
risalente approssimativamente al 1400 a.C., stipulato tra gli Ittiti
e il Regno hurrita di Mitanni nell'area sud-occidentale del lago di
Van. Il trattato è garantito da cinque dei indo-iranici: Indra,
Mitra, Varuna e i due cavalieri, gli Ashvin o Nasatya. Gli Hurriti
erano guidati da una casta aristocratica guerriera che adorava questi
dei.
Mitra nei Veda
Negli inni vedici, Mitra è sempre
invocato insieme con Varuna, tanto che le due divinità sono
combinate nel termine Mitravaruna.
Varuna è signore del
ritmo cosmico delle sfere celesti, mentre Mitra genera la luce
all'alba. Nel più tardo rituale vedico una vittima bianca viene
prescritta per Mitra, una nera per Varuna.
Nel Shatapatha Brahmana l'Uno
appaiato è descritto come "il Consiglio ed il Potere":
Mitra rappresenta il sacerdozio, Varuna il potere regale.
Mitra nel
mondo iranico
La riforma di Zarathustra mantenne
molte divinità del più antico pantheon indo-iranico, riducendole di
numero, in una complessa gerarchia, retta dagli Amesha Spenta. I
"Benefici Immortali" i quali erano sottoposti alla tutela
del supremo Ahura Mazda, il "Signore Saggio", come tutto il
cosmo era parte del Bene o del Male.
In tarde parti dell'Avesta, Mithra si
mette in luce tra gli esseri creati, guadagnandosi il titolo di
"Giudice delle Anime". Come protettore della verità e
nemico dell'errore, Mithra occupò una posizione intermedia nel
pantheon zoroastriano come il più grande degli yaza ta, gli
esseri creati da Ahura Mazda per aiutarlo nella distruzione del male
e l'amministrazione del mondo. Egli divenne il rappresentante divino
di Ahura-Mazda sulla terra ed era incaricato di proteggere i giusti
dalle forze demoniache di Angra Mainyu. Era quindi una divinità di
verità e legalità e, nel trasferimento al regno fisico, un dio
dell'aria e della luce. Come nemico degli spiriti del male e delle
tenebre, proteggeva le anime e, come psicopompo, le
accompagnava in paradiso (concetto ed anche parola di origine
persiana). Poiché la luce è accompagnata dal calore, era il dio
della vegetazione e della crescita: ricompensava il bene con la
prosperità e combatteva il male. Mitra era detto onnisciente,
infallibile, sempre attento e che mai riposa. La nascita di Mitra
veniva celebrata al solstizio d'inverno, chiamato in persiano Shab-e
Yalda, come si addice ad un dio della luce. In Mesopotamia Mitra era
facilmente identificato con Shamash, dio del sole e della giustizia.
Come dio che concede la vittoria, Mitra
era una divinità preminente nel culto ufficiale del primo Impero
persiano, dove erano a lui consacrati il settimo mese ed il
sedicesimo giorno degli altri mesi. Mitra il "Grande Re"
era particolarmente adatto come dio tutelare dei regnanti: nomi
regali che incorporano il nome del dio (es. "Mitridate")
compaiono nell'onomastica dei Parti e degli Armeni, nonché in
Anatolia, Ponto e Cappadocia. Il suo culto si estese prima con
l'impero dei Persiani in tutta l'Asia Minore, per poi propagarsi per
tutto l'impero di Alessandro Magno e dei suoi successori.
I principi parti dell'Armenia erano
sacerdoti ereditari di Mitra: molti templi furono eretti al dio in
Armenia, che rimase una delle ultime roccaforti del culto
zoroastriano di Mitra fino a quando divenne il primo regno
ufficialmente cristiano.
Sotto gli achemenidi, a partire dalle
iscrizioni di Artaserse II di Persia, la suprema terna divina Ahura
Mazda-Mitra-Apam Napat venne spesso sostituita dalla terna
Ahura-Mitra-Anahita grazie all'inserimento della divinità Anahita,
che nella Persia occidentale corrispondeva alla mesopotamica Ishtar,
il pianeta Venere. Talvolta Anahita sembra essere la consorte di
Mitra. Non risultano, invece, fonti per affermare che Anahita ne
fosse la madre, come afferma il noto polemista Acharya.
Mitra
nel mondo greco-romano
Alla fine del XIX secolo il contenuto
della religione mitraica dell'età imperiale fu ricostruito da Franz
Cumont come una combinazione in culto sincretico del Mithra persiano
con altre divinità persiane e probabilmente anatoliche. Dopo il
congresso di Manchester del 1971, invece, gli studiosi si sono
orientati a sottolineare le differenze fra il nuovo culto e quello
indo-persiano.
Le origini del culto mitraico
nell'impero romano non sono del tutto chiare e sarebbero state
influenzate significativamente dalla scoperta della precessione degli
equinozi da parte di Ipparco di Nicea. Mitra, appunto, sarebbe la
potenza celeste capace di causare il fenomeno. Il culto si sviluppò
forse a Pergamo nel II secolo a.C.; Ulansey, invece, ne localizza
l'origine in Cilicia nei pressi di Tarso. Il dio entra nella storia
greco-romana con in testa il berretto frigio sotto la protezione dei
re del Ponto e dei Parti (molti dei quali ebbero il nome Mitridate =
dono di Mitra) e delle armi dei pirati della Cilicia collegati
a Mitridate VI del Ponto. Comunque questo nuovo culto non divenne mai
popolare nell'entroterra greco, mentre si diffuse a Roma all'incirca
nel I secolo a.C., si propagò attraverso tutto l'Impero romano e in
seguito fu accolto da alcuni imperatori come una religione ufficiale.
Nella cultura ellenistica Mitra era confuso con Apollo - Helios. Il
sacrificio caratteristico di questo nuovo culto, assente nel culto
indo-persiano, era la tauroctonia.
La tauroctonia
In ogni tempio romano dedicato a Mitra
il posto d'onore era dedicato alla rappresentazione di Mitra
nell'atto di sgozzare un toro sacro. Mitra è rappresentato come un
giovane energico, indossante un cappello frigio, una corta tunica che
s'allarga sull'orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle.
Mitra afferra il toro con forza, portandogli la testa all'indietro
mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada. La raffigurazione
di Mitra è spesso mostrata in un angolo diagonale, col volto girato.
Un serpente ed un cane sembrano bere
dalla ferita del toro (dalla quale a volte sono rappresentate delle
gocce di sangue che stillano); uno scorpione, invece, cerca di ferire
i testicoli del toro. Questi animali sono proprio quelli che danno
nome alle costellazioni che si trovavano sull'equatore celeste, nei
pressi della costellazione del Toro, nel lontano passato ("era
del toro"), quando durante l'equinozio di primavera il sole era
nella costellazione del toro.