lunedì 12 dicembre 2016

Yukio Mishima

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Yukio Mishima (三島 由紀夫 Mishima Yukio), pseudonimo di Kimitake Hiraoka (平岡 公威 Hiraoka Kimitake), (Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970) è stato uno scrittore, drammaturgo, saggista e poeta giapponese. Acceso nazionalista, ebbe notorietà anche come attore, regista cinematografico e artista marziale.
Mishima fu uno dei pochi autori giapponesi a riscuotere immediato successo anche all'estero. Le sue numerose opere spaziarono dal romanzo alle forme modernizzate e riadattate di teatro tradizionale giapponese Kabuki e Nō, quest'ultimo rivisitato in chiave moderna. Il suo suicidio rituale dopo l'occupazione del Ministero della Difesa, assieme a un gruppo di paramilitari da lui guidati, ha avuto ampia notorietà caratterizzando il personaggio di Mishima nell'immaginario della letteratura.

Biografia

Yukio Mishima, al secolo Kimitake Hiraoka, nasce a Tōkyō il 14 gennaio del 1925 nella casa dei nonni paterni, Hiraoka Jotarō e sua moglie Natsuko. Insieme ai nonni coabitavano i genitori di Kimitake, Azusa e Shizue. La nonna, reduce da un matrimonio infelice, decide di assumersi tutta la responsabilità della sua educazione, riversando un affetto ossessivo sul piccolo Kimitake: usurpando il ruolo della madre poco più di un mese dopo la nascita, ella diventerà una figura importantissima nello sviluppo del carattere del giovane Mishima, non soltanto per quanto riguarda gli aspetti psicologici ma anche perché lo avvicinerà alla letteratura classica e alle forme del teatro Nō e Kabuki.
La nonna teneva il bambino rinchiuso nella propria camera a fianco del futon, e alla madre era permesso visitarlo solo ogni quattro ore e per un brevissimo tempo, necessario per l'allattamento. Non gli veniva mai permesso di uscire da casa. Il bambino sfuggirà all'influenza della nonna, ormai sempre più debole, nel 1934, quando la madre con un sotterfugio riuscì a sottrarglielo. Queste ed altre esperienze dell'infanzia e dell'adolescenza sono riportate nel romanzo Confessioni di una maschera del 1949, autoanalisi approfondita della sua vita fino a quel momento, in cui già si trovano tematiche e argomenti che saranno presenti in tutta la produzione dell'autore.
Dal 1931 aveva intrapreso gli studi al Gakushūin, la scuola dei Pari, sotto spinta della nonna. Gli alunni di questa scuola non facevano necessariamente parte dell'aristocrazia, anche se chi non lo era veniva considerato un "outsider". Con un tipo di educazione spartana, gli studenti erano incoraggiati a diventare soldati più che poeti, ma Mishima prende parte alle attività del club letterario e alcune sue poesie vengono pubblicate sulla rivista della scuola.
Comincia a scrivere il suo primo lavoro in prosa di una certa importanza, Hanazakari no Mori (La foresta in fiore): completato nel 1941, è fortemente influenzato dalla scuola romantica giapponese (Nihon romanha). Lo stile classicheggiante farà sì che venga notato dal professore di lettere del Gakushūin, Shimizu Fumio, membro della scuola romantica. Sarà lui a far pubblicare il racconto sulla rivista Bungei Bunka, e proprio in quest'occasione viene scelto lo pseudonimo "Mishima Yukio". Nel 1944, Hanazakari no Mori verrà pubblicato in forma di libro insieme ad altri racconti: il suo successo farà conoscere per la prima volta il nome dello scrittore al pubblico.
Finita la scuola, sotto pressione del padre si iscrive all'università per studiare giurisprudenza. Non solo conseguirà la laurea, ma vincerà un concorso per un ambitissimo posto di funzionario statale al Ministero delle Finanze. Nel periodo del lavoro al Ministero, vive una sorta di "doppia vita": funzionario statale fino alla sera e scrittore di notte, dormendo non più di tre o quattro ore. La situazione diventa presto insostenibile: scivola per la stanchezza sui binari della stazione di Shibuya e, d'accordo con il padre, presenta le dimissioni dal Ministero per dedicarsi esclusivamente alla scrittura.
Nel 1946 fa visita con due suoi racconti allo scrittore futuro premio Nobel Yasunari Kawabata. Fra i due nascerà un rapporto soprattutto di grande stima e rispetto reciproco prima che di maestro-discepolo.
Nel 1948 si unisce alla rivista letteraria Kindai Bungaku, legata ad ambienti di sinistra. Mishima nei suoi romanzi cercò generalmente di evitare qualsiasi riferimento alla politica che non fosse strettamente descrittivo (si vedano ad esempio Dopo il banchetto e Cavalli in fuga), ma è comunque difficile immaginarlo integrato nell'ambiente intellettuale di sinistra, visto il suo ideale di patriottismo indiscriminato e trascendente l'ambizione personale; Mishima probabilmente entrò a far parte del gruppo per ottenere più contatti col mondo intellettuale dell'epoca.
È però nel giugno del 1949, con la pubblicazione di Kamen no Kokuhaku (Confessioni di una maschera), che ottiene il riconoscimento della critica e un buon successo di vendite. Tra il 1950 e il 1951 pubblica tre importanti romanzi: Sete d'amore, L'età verde (entrambi del 1950) e Colori proibiti (1951). Invece di continuare con la forma-confessione che lo aveva portato al successo, in Sete d'amore torna alla narrazione in terza persona.
Nel 1951 visita gli Stati Uniti, il Brasile e l'Europa come corrispondente dell'Asahi Shinbun. Saranno soprattutto la Grecia e l'estetica classica a impressionarlo: l'ispirazione troverà forma in Shiosai (La voce delle onde; 1954). Il viaggio in Grecia e un nuovo culto del corpo segnano l'inizio di una nuova vita per Mishima: dal 1955 inizia a dedicarsi al culturismo, seguito dalla pratica delle arti marziali, precisamente del kendō.
Mishima si sposa l'11 giugno 1958 con Yoko Sugiyama, più che altro per compiacere la famiglia; la coppia avrà due figli, Noriko (nata il 2 giugno 1959) e Ichiro (nato il 2 maggio 1962).
Nonostante siano note varie visite ai gay bar giapponesi il suo orientamento sessuale resta controverso, per quanto dopo la morte la vedova abbia tentato di smorzare il dibattito su questo aspetto della vita del marito. Varie persone infatti sostennero di avere avuto relazioni di tipo omosessuale con Mishima; tra queste lo scrittore Jiro Fukushima il quale, in un suo libro, riportò stralci abbastanza espliciti della corrispondenza che tenne con il famoso romanziere. Dopo tale pubblicazione i figli di Mishima perseguirono con successo Fukushima per violazione della privacy.
Ormai diventato personaggio pubblico, appare come protagonista nella pellicola tratta da Yūkoku (Patriottismo, 1966), racconto di un giovane ufficiale che decide di morire tramite seppuku insieme alla moglie, film da lui scritto, diretto e interpretato; le sue foto come culturista e kendōka vengono pubblicate sui giornali popolari, così come le notizie dei periodi di addestramento insieme al Jieitai (Forza di Autodifesa Giapponese) e alla fondazione della Tate no Kai (Società degli scudi), il suo "esercito privato".
La tetralogia Hōjō no Umi (Il mare della fertilità) comincia ad apparire dal 1965. L'ultimo volume viene pubblicato nel 1970.

Il suicidio rituale

«Una vita a cui basti trovarsi faccia a faccia con la morte per esserne sfregiata e spezzata, forse non è altro che un fragile vetro.»
(da Lezioni spirituali per giovani samurai e altri scritti, traduzione di L. Origlia, Feltrinelli)
Da sempre ossessionato dall'idea della morte, sia a livello personale sia artistico, decide di unire questo disagio esistenziale al suo ideale politico di patriottismo tradizionalista.
Il 25 novembre del 1970, a 45 anni, insieme ai quattro più fidati membri del Tate no Kai, occupa l'ufficio del generale Mashita dell'esercito di autodifesa. Dal balcone dell'ufficio, di fronte a un migliaio di uomini del reggimento di fanteria, oltre che a giornali e televisioni, tenne il suo ultimo discorso: l'esaltazione dello spirito del Giappone, identificato con l'Imperatore, e la condanna della costituzione del 1947 e del trattato di San Francisco, che hanno subordinato, secondo Mishima, alla democrazia e all'occidentalizzazione il sentimento nazionale giapponese:
«Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»
(Yukio Mishima, Discorso prima del suicidio rituale)
Al termine del discorso, entrato nell'ufficio, e dopo aver inneggiato all'Imperatore, si toglie la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi poi decapitare. Insieme a lui si toglie la vita il suo più fidato amico e discepolo, Masakatsu Morita, il quale, secondo Marguerite Yourcenar nel saggio breve Mishima o la visione del vuoto, fu presumibilmente anche suo amante. Dopo che l'amico sbagliò per ben due volte il colpo di grazia, previsto dal rito tradizionale, lo scrittore venne finito da un altro compagno, Hiroyasu Koga, e Morita si trafisse a sua volta per la vergogna.
I tre sopravvissuti si consegnarono alla giustizia e vennero condannati a quattro anni di prigione per l'occupazione del ministero.

Giudizio storico

Personaggio difficile e complesso, spesso in Europa considerato vicino al Fascismo, secondo vari critici interpretava invece una personale visione del nazionalismo nipponico in chiave nostalgica, un conservatore decadente come lo definì Alberto Moravia, che lo aveva incontrato nella sua casa in stile occidentale liberty in un sobborgo di Tokyo. Egli si autodefiniva apolitico e antipolitico. Tra i suoi ideali più forti vanno annoverati il patriottismo, che ispirò anche numerosi personaggi delle sue opere, e il culto per l'Imperatore, visto non come personaggio reale, storico o figura autoritaria ma come ideale astratto e/o semidivino, incarnazione dell'essenza del Giappone tradizionale.
Con la sua tragica morte avvenuta in diretta televisiva nel 1970 all'età di quarantacinque anni (data studiata e ponderata accuratamente), con il suicidio rituale (seppuku) durante l'occupazione simbolica del ministero della difesa, suggellò la conclusione insieme della sua vita e della sua vicenda letteraria: poco prima del suo suicidio aveva infatti consegnato all'editore l'ultima parte della tetralogia Il mare della fertilità (completata comunque circa tre mesi prima della consegna, ma sulla quale appare, nell'ultima pagina, la data simbolica "25/11/1970", come a volere lasciare il suo ultimo testamento). La sua uscita di scena era stata organizzata con lucidità e freddezza: uscendo dal suo studio per andare incontro all'epilogo della propria vita lasciò un biglietto in cui era scritto «La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre». Va ricordato che la morte ha sempre ossessionato Mishima durante tutta la sua vita, un'ossessione che si riflette chiaramente nelle sue opere.
Mishima fu anche fondatore di una organizzazione paramilitare, di cui lui era capo e finanziatore, chiamata Tate no kai ("Associazione degli scudi"), che rifiutava in maniera netta ciò che lui definiva una sottomissione del Giappone, ossia il Trattato di San Francisco del 1951, col quale il suo paese aveva rinunciato per sempre a possedere un esercito, che non fosse di autodifesa e di misura ridotta, affidando la propria difesa agli Stati Uniti. Egli insistette spesso sulla funzione non reale ma simbolica del suo esercito, composto solo da 100 giovani selezionati dallo scrittore stesso, inteso come esercito di salvaguardia dello spirito tradizionale giapponese e difensore dell'Imperatore.

Ricezione critica

Mishima è famoso in occidente sia per il suo seppuku che per le sue opere, che fanno di lui, comunque, l'autore giapponese più tradotto nel mondo. Altri hanno paragonato Mishima a Gabriele D'Annunzio, mentre rimane comunque una figura scomoda sia per il mondo intellettuale dei conservatori (in cui trova comunque molti ammiratori) sia presso i progressisti: nel primo caso, a causa della sua presunta bisessualità e della sua astratta apoliticità; nel secondo caso, per il suo nazionalismo.
È stato però avvicinato ad altri scrittori e artisti della "mistica omosessuale", personaggi fuori dagli schemi, spesso nostalgici di un passato idealizzato, come Henry de Montherlant, Federico García Lorca, Jean Genet, Rainer Werner Fassbinder e Pier Paolo Pasolini.



domenica 11 dicembre 2016

Azai Nagamasa

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Azai Nagamasa (浅井 長政; 1545 – 26 settembre 1573) è stato un militare giapponese.
Come capo del clan Azai governò nella parte settentrionale della provincia di Ōmi, a est del lago Biwa. Fu alleato di Oda Nobunaga a partire dal 1564, e uno dei suoi nemici dal 1570 fino al 1573, anno in cui fu definitivamente sconfitto da questi. Fu protagonista della battaglia del fiume Anegawa nel 1570 e di numerosi assedi al castello di Odani (小谷城).

Biografia

Azai Nagamasa fu il figlio di Azai Hisamasa, da cui prese le redini del clan nel 1560. Nagamasa combatté con successo Rokkaku Yoshitaka e Saitō Tatsuoki tra il 1560 e il 1564. È ricordato come leader ispirato e fonte di motivazione.
Prese in sposa nel 1564 Oichi, sorella di Nobunaga. In questo modo il capo del clan Oda sperava di ottenere una valida alleanza con un clan che governava un territorio posto tra lui e la capitale Kyoto. Nel 1570, però Oda Nobunaga dichiarò guerra alla famiglia Asakura, alleata degli Azai fin dai tempi del nonno di Nagamasa. Il conflitto improvviso divise i clan: Nagamasa, in principio alleato con gli Oda, fu poi convinto dai suoi sostenitori ad allearsi con gli Asakura in onore della tradizionale fratellanza. La notizia rallentò un poco la marcia di Nobunaga verso gli Asakura e la capitale, ma dopo pochi mesi, il condottiero era già pronto ad affrontare la nuova minaccia.
Nell'estate del 1570, Oda Nobunaga e Tokugawa Ieyasu schierarono un'armata di circa 20-30000 uomini nella provincia di Omi contro gli Azai e gli Asakura. Gli eserciti si scontrarono nella battaglia di Anegawa. La battaglia si svolse su due fronti, Oda contro Azai, Tokugawa contro Asakura. Se pur in inferiorità numerica le truppe di Nagamasa riuscirono a tenere a bada le truppe degli Oda e sembrava quasi che potessero assicurarsi la vittoria, quando però Tokugawa Ieyasu, dopo aver sbaragliato gli Asakura, venne in aiuto a Nobunaga che riuscì ad ottenere la vittoria.
Nel corso dei due anni successivi gli Azai furono sotto costante attacco da parte degli Oda, che arrivarono ad assediare il castello della capitale, Odani nel 1573. Non avendo più speranze di vittoria Nagamasa inviò Oichi e le sue tre figlie da Nobunaga e compì seppuku. Le donne furono risparmiate da Nobunaga. Manpukumaru, l'unico erede maschio di Nagamasa, fu giustiziato dal generale Toyotomi Hideyoshi per ordine di Nobunaga.
Le tre figlie di Nagamasa andarono in spose ad uomini molto famosi:
  • Chacha, o Yodo dono, fu la seconda moglie di Toyotomi Hideyoshi e madre del suo erede Hideyori.
  • Hatsu, sposò il daimyo Kyogoku Takatsugu.
  • Oeyo, o Sūgen'in, fu moglie del secondo shogun dei Tokugawa, Hidetada, e madre del suo successore Iemitsu.

Nella cultura di massa

Come in generale per tutti i samurai protagonisti del periodo Sengoku, Azai Nagamasa è diventato protagonista di vari giochi, specialmente videogames, in cui figura come uno tra i vari personaggi. In particolare in Samurai Warriors dove viene descritto come un vero eroe shakespeariano, combattuto nella scelta di onorare il suo amore verso Oichi, o di preservare il suo onore combattendo con gli Asakura contro il fratello acquisito Nobunaga.

sabato 10 dicembre 2016

Baba Nobuharu

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Baba Nobuharu (馬場 信春; 1514/15 – 29 giugno 1575) è stato un samurai e generale giapponese del periodo Sengoku.
Chiamato anche Baba Nobufusa (馬場 信房), è conosciuto come uno dei ventiquattro generali di Takeda Shingen. Baba combatté nelle battaglie di Mikatagahara e Nagashino, nella quale guidò l'avanguardia destra di Takeda Katsuyori.
Quando Takeda Shingen prese il castello di Fukashi (oggi castello di Matsumoto) nel 1550, lo affidò a Baba. Nel 1573 a Mikatagahara incalzò i sopravvissuti dell'esercito di Tokugawa Ieyasu che si stava ritirando verso il castello di Hamamatsu; vedendo le porte del castello aperte ed i bracieri accesi sospettò una trappola e non seguì ulteriormente l'esercito in fuga. Fu ucciso tre anni più tardi a Nagashino quando due samurai lo attaccarono contemporaneamente decapitandolo.
Il Kōyō Gunkan racconta che Shingen consultava spesso Nobuharu sulle questioni importanti. Prima di Nagashino, si ritiene che Nobuharu abbia combattuto in 21 battaglie senza ricevere una singola ferita.

venerdì 9 dicembre 2016

Ban Naoyuki

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Ban Naoyuki (塙 直之; 26 maggio 1567 – 1615), conosciuto anche come Ban Dan'emon (塙 団右衛門), è stato un samurai del tardo periodo Sengoku e del primo periodo Edo.
Servì inizialmente come vassallo di Katō Yoshiaki, una delle "sette lance di Shizugatake", che diventò in seguito padrone del dominio Aizu, presso Mutsu. Naoyuki servì Katō come comandante d'artiglieria (teppō-taishō).
Naoyuki seguì il suo signore durante l'invasione giapponese della Corea intorno al 1590, e per le sue azioni in combattimento in quella circostanza gli fu dato uno stipendio di 350 koku. Comunque, nella battaglia di Sekigahara nel 1600, si oppose agli ordini di Yoshiaki e conseguentemente lasciò il servizio. Dopo questi avvenimenti, servì numerosi signori, inclusi Kobayakawa Hideaki, Matsudaira Tadayoshi, e Masanori Fukushima; comunque, poiché il suo signore precedente, Yoshiaki, era d'impaccio, Naoyuki diventò monaco per un certo tempo.
Servì il clan Toyotomi nella campagna invernale dell'assedio di Osaka nel 1614. Comunque, durante la campagna estiva dell'anno seguente, fu ucciso in azione mentre combatteva le forze di Asano Nagaakira nella provincia di Izumi.

giovedì 8 dicembre 2016

Sette lance di Shizugatake

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Le sette lance di Shizugatake (賤ヶ岳の七本槍 Shizugatake no shichi-hon-yari) erano le guardie a cavallo di Toyotomi Hideyoshi durante la battaglia di Shizugatake del 1583. Nel momento decisivo della battaglia Hideyoshi ordinò loro di abbandonare la posizione e caricare l'armata di nemica di Shibata Katsuie. Dopo che Hideyoshi prese il controllo del Giappone molti di loro vennero promossi a daimyō.
Le sette lance di Shizugatake erano formate dai seguenti samurai:
  • Fukushima Masanori (1561–1624)
  • Hirano Nagayasu (1559–1628)
  • Kasuya Takenori (1562–1607)
  • Katagiri Katsumoto (1556–1615)
  • Katō Kiyomasa (1562–1611)
  • Katō Yoshiaki (1563–1631)
  • Wakizaka Yasuharu (1554–1626)
Fukushima, Katō Kiyomasa e Katō Yoshiaki ricevettero grandi ricompense da Hideyoshi, rispettivamente feudi da 240.000 koku a Owari, 195.000 koku a Higo e 100.000 koku a Iyo. Gli altri membri ebbero ricompense più modeste ma comunque di migliaia di koku.
Nella battaglia di Sekigahara e nell'assedio di Osaka tutti tradirono Toyotomi Hideyori, figlio di Hideyoshi, con l'eccezione di Kasuya Takenori che combatté al fianco di Ishida Mitsunari. Takenori fu perdonato successivamente, dopo la sconfitta di Ishida.
Con l'avvento dello shogunato Tokugawa, le sette lance o i loro successori vennero cacciati dalle loro terre, escluso Hirano.

mercoledì 7 dicembre 2016

Battaglia di Shizugatake

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La Battaglia di Shizugatake (賤ヶ岳の戦い Shizugatake no Tatakai) fu una battaglia del periodo Sengoku tra i sostenitori di Toyotomi Hideyoshi e Oda Nobutaka per la successione del clan Oda dopo la morte di Oda Nobunaga.

La battaglia

Nel maggio 1583, un generale veterano di Nobunaga chiamato Shibata Katsuie lanciò diversi attacchi simultanei a Shizugatake, dove si trovavano una serie di forti controllati dai generali di Hideyoshi, tra i quali Nakagawa Kiyohide. Sakuma Morimasa attaccò su ordine di Shibata, e Nakagawa fu ucciso, ma le difese del castello resistettero. Non appena ne venne a conoscenza Shibata Katsuie ordinò immediatamente a Sakuma di ritirare le sue truppe poiché erano pericolosamente lontane ed isolate dalle forze di Katsuie. Sakuma comunque non eseguì gli ordini e pianificò di lanciare un'altra offensiva.
Si sa che Hideyoshi era lontano almeno quattro giorni di marcia durante l'attacco di Sakuma. Tuttavia non appena Hideyoshi venne a conoscenza dell'attacco si mise in marcia forzata durante la notte e raggiunse Shizugatake in un giorno e mezzo. Avendo saputo che Hideyoshi stava arrivando con i rinforzi, Sakuma ordinò ai suoi uomini di rompere l'assedio e prepararsi alla difesa. Ma era troppo tardi e le forze di Hideyoshi sbaragliarono facilmente le forze assedianti.

Inseguimento e vittoria

Le armate di Hideyoshi spinsero le forze di Sakuma in una disfatta e le cacciarono indietro fino alla fortezza di Shibata Katsuie, il castello di Kitanosho a Fukui nella provincia di Echizen. Conquistarono il castello ma non prima che Shibata lo desse alle fiamme. Shibata subito dopo commise seppuku con la moglie Oichi facendo fuggire le sue figlie.

Conseguenze

I sette generali in comando di Hideyoshi dopo la battaglia guadagnarono un'enorme fama, e vennero chiamati shichi-hon yari o "Sette lance" di Shizugatake. Alcuni di questi divennero tra i servitori più stretti di Hideyoshi, tra i quali ricordiamo Katō Kiyomasa.

martedì 6 dicembre 2016

Seiza

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Seiza (正座, letteralmente "sedersi correttamente") è il termine giapponese per indicare la posizione seduta tradizionale.
Generalmente, per sedersi correttamente, il ginocchio sinistro deve essere posato a terra per primo, seguito dal destro e dai glutei, che infine appoggiano sui talloni. Le punte dei piedi possono essere vicine o sovrapposte. Tradizionalmente le donne si siedono con le ginocchia strette, mentre gli uomini le divaricano in una certa misura. In alcune arti marziali come il kendō o l'aikidō lo spazio tra le ginocchia è misurato da due pugni chiusi.
Sedersi in seiza è usuale in molte arti tradizionali giapponesi quali la cerimonia del tè (cha no yu), la calligrafia (shodō) e la composizione floreale (ikebana).

Storia

Durante la storia giapponese si sono sperimentate numerose posizioni per sedersi a gambe incrociate. In base alle circostanze, agli abbigliamenti e ai luoghi alcune hanno prevalso su altre. Nel periodo Muromachi l'architettura giapponese faceva grande uso del tatami (la tradizionale pavimentazione composta di tappeti di paglia di riso intrecciata e pressata) il che, combinato con la rigida formalità allora predominante nella classe guerriera per la quale questo tipo d'architettura fu ideata, contribuì alla nascita dello stile seiza come metodo corretto per sedersi. Comunque probabilmente non fu prima del diciottesimo secolo (tra le ere Genroku a Kyōhō nella storia giapponese) che tutti i giapponesi adottarono questo stile nella vita quotidiana. Nel Giappone moderno le stanze tradizionalmente arredate con il tatami e le circostanze in cui si deve rispettare Il seiza sono diventate piuttosto rare per cui oggi molte persone sono ormai disabituate al seiza.

Pavimento

Il Seiza consiste nel sedersi a terra e non su una sedia. Nell'architettura tradizionale giapponese, i pavimenti delle camere sono piuttosto confortevoli perché rivestiti da tatami. Il Seiza è, quindi, strettamente correlato alla pavimentazione tatami. Ci sono occasioni, comunque, in cui sedersi secondo lo stile seiza su un tappeto o un pavimento duro è possibile. In molte arti marziali, per esempio, questa seduta generalmente avviene su pavimenti duri. In base alla propria collocazione sociale e ad altre convenzioni, è possibile sedersi secondo lo seiza anche su speciali cuscini detti zabuton (座布団, letteralmente dei "futon su cui sedersi").

Difficoltà

Per chi è ferito oppure troppo anziano sedersi su appositi sgabelli è considerato tollerabile anche quando sarebbe richiesto lo stile seiza. Questi speciali sono trasportabili e chiudibili e possono essere collocati, chiusi, al di sotto dei piedi diminuendo la pressione sui medesimi. Nelle occasioni molto formali è tuttavia consigliato almeno tentare di sedersi secondo lo stile seiza per poi farsi aiutare a sistemarsi sullo sgabello nel caso il tentativo fallisca o i dolori siano eccessivi. Gli stranieri hanno in genere estrema difficoltà a sedersi secondo questa posizione e chi non è avvezzo allo stile seiza difficilmente riuscirà a resistere oltre i due minuti. La circolazione infatti rallenta in alcune parti delle gambe e spesso si manifestano il formicolio o, peggio ancora, la totale impossibilità di muovere le gambe. Con l'esperienza comunque questi disturbi tendono a diminuire fino a scomparire quasi del tutto, e i praticanti esperti dello stile seiza riescono a resistere in questa posizione a lungo e con disturbi minimi. Alcuni problemi alle giunture - in particolare il ginocchio - possono però espandersi se si è tesi a sedersi in tale posizione; particolarmente grave è la sindrome di Osgood-Schlatter.


Uso nelle arti tradizionali

Sedersi secondo lo stile seiza è fondamentale in alcune arti giapponesi, come nelle arti marziali e la cerimonia del tè, sebbene esista anche la cerimonia del tè da tavolo, la ryūrei, inventata nel diciannovesimo secolo. Seiza è anche lo stile di seduta praticato durante l'esecuzione dello shodo (calligrafia) e dell'ikebana (confezionamento di fiori) sebbene, con l'arrivo della mobilia moderna in sile europeo, certe maniere di comportarsi siano ormai considerate obsolete. Molti teatri che ospitano spettacoli tradizionali come il teatro kabuki ancora oggi obbligano gli spettatori a sedersi secondo lo stile seiza.

Shikkō

Il camminare sulle propria ginocchia durante la postura seiza è conosciuto come Shikko (膝行 shikkō, movimento con le ginocchia) ed è considerato molto più cortese che alzarsi e camminare in piedi. Questo modo di spostarsi oggigiorno è raro; lo Shikkō viene utilizzato nei ristoranti formali, nei ryokan e nell'arte marziale dell'aikidō, in cui i praticanti apprendono lo shikkō.
Per camminare sulle propria ginocchia correttamente i talloni devono essere vicini quanto più possibile ed il corpo deve muoversi come un solo blocco sinergico. Lo shikkō è considerato uno dei migliori esercizi per il praticante d'aikidō, dato il coinvolgimento di tutti i muscoli del corpo.

Uso nelle arti marziali

Nelle arti marziali tradizionali come il ninpo è buona regola compiere questi movimenti per compiere una seiza corretta (notare che tale posizione è usata durante i saluti più formali e rispettosi):
1. Si comincia con un classico inchino (rei) accompagnato tradizionalmente da parole di saluto.
2. Si poggia a terra il ginocchio sinistro (badando a poggiare al suolo la punta del piede e a tenere le mani sui fianchi).
3. Si poggia a terra a sua volta il ginocchio destro (sempre badando alle sopracitate posizioni).
4. Ci si siede per un momento sui talloni dopodiché ci si solleva leggermente per cambiare il punto d'appoggio dei piedi, che dalla punta passa al collo, per poi risedersi sui talloni.
5. Ci si inchina posando al suolo rispettivamente la mano sinistra e la mano destra creando con le dita una sorta di triangolo.
6. Durante l'inchino si porta la fronte a brevissima distanza dal triangolo formato dalle mani pronunciando le stesse parole del precedente rei.
7. Ci si rialza riportando rispettivamente la mano destra e la mano sinistra sui fianchi.
8. I piedi ritornano ad appoggiarsi sulle punte.
9. Si porta in avanti il piede destro e poggiando su di esso si ritorna in posizione eretta.
10. Si fa un altro rei pronunciando tradizionalmente delle parole di ringraziamento.



Metodi di seduta alternativi

Agura

La posizione agura, ovvero il sedersi a gambe incrociate, è considerata informale se paragonata alla seiza nel caso degli uomini ed è decisamente mal vista se a praticarla sono le donne.

Kiza

Per sedersi secondo lo stile seiza è richiesto di poggiarsi sulle ginocchia momentaneamente, con i talloni tesi verso l'alto; se ci si siede ponendo la caviglia a terra e toccando il pavimento con gli alluci, la posizione è detta invece kiza (跪座). Se si abbassano i piedi a terra completamente, allora si trova seduto nella posizione seiza. Nello iaido i praticanti si alzano per impugnare la propria Katana e fendere l'aria dopo aver assunto la posizione kiza, invece che saltare direttamente dalla posizione seiza.



lunedì 5 dicembre 2016

Chōsokabe Chikakazu

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Chōsokabe Chikakazu (長宗我部 親和), noto altresì come Kagawa Chikakazu (香川 親和)
(1567 – 1587) è stato un samurai del periodo Azuchi-Momoyama.

Biografia

Figlio di Chōsokabe Motochika e fratello di Chōsokabe Nobuchika, salì al potere del clan Kagawa, ma non fu capace di ottenere il comando del clan Chōsokabe che andò ad un altro suo fratello, Chōsokabe Morichika.


domenica 4 dicembre 2016

Tsuki

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In giapponese col termine "Tsuki" viene indicata la tecnica di pugno.

Kendo

Nel Kendo. la parola Tsuki, corrisponde ad una delle cinque aree su cui attaccare. Esso è una spinta dal punto dello shinai alla gola, inteso a tagliare un'arteria carotide. Nel combattimento con la spada, l'avversario morrebbe dissanguato. Diversamente dalle arti marziali che usano questo termine, nel "kendo ", lo "tsuki "è un termine comprensivo per il movimento e l'obiettivo.



Karate

Nel karate e nelle sue varianti, il vocabolo "tsuki" è usato come una parte di una parola composta, generalmente usata per descrivere varie tecniche di pugno,(ad esempio: Gyaku zuki, Oi zuki..ect) e, virtualmente, non serve mai a descrivere una tecnica unica, (Da notare che in una parola composta, dove tsuki non viene prima, la sua pronuncia e scrivendo leggermente cambi a causa di il rendaku; questo è traslitterato come "zuki ".)
Qualche esempio d'uso di alcune tecniche basilari include:
  • Choku-zuki (直突き), pugno dritto
  • Gyaku-zuki (逆突き), pugno opposto alla gamba in avanzamento
  • Oi-zuki (追い突き), pugno portato in avanzamento con la gamba corrispondente al braccio
  • Age-zuki (上げ突き), pugno portato dal basso verso l'alto
  • Ura-zuki (裏突き), pugno rovesciato (corto raggio)
  • Tate-zuki (立て突き), pugno verticale portato al centro del petto (corto raggio)
  • Morote-zuki (双手突き), pugno portato con due mani
  • Yama-zuki (山突き) or Rete-zuki, doppio pugno portato su due livelli (combinazione di ura-zuki e jodan oi zuki)
  • Kage-zuki (鉤突き), gancio
  • Mawashi-zuki (回し突き), pugno circolare



Kumite

Il combattimento nel Karate è chiamato kumite (組手:くみて). Si traduce letteralmente come: "incontro di mani." Il Kumite viene praticato sia come sport che come allenamento all'auto-difesa dove le tecniche di pugno vengono sviluppate ed eseguite insieme ad altre tecniche.
Il livello di contatto fisico nel combattimento varia notevolmente. Al Full contact karate sono state apportate molte modifiche. Knockdown karate (such as Kyokushin) utilizza tecniche a contatto pieno per mandare a terra l'avversario. Nelle varianti del Kickboxing, ( per esempio K-1), si preferisce la vittoria per k.o. Sparring in armour (bogu kumite) permette di portare a piena potenza le tecniche con qualche protezione. Sport kumite in many international competition under the World Karate Federation is free or structured with light contact or semi contact and points are awarded by a referee.
Other arts, including throwing and grappling oriented styles such as judo, jujutsu, or aikido, also often use this terminology to describe such an attack.
Nella pratica dell'aiki-jō e di alcuni stili dell'aikido (in particolare nell'Stile Iwama di Morihiro Saito), lo tsuki è usato letteralmente come parte del nome di numerose tecniche di spinta con the short staff ().
Nel karate e nelle sue varianti, il gyaku-zuki è il termine utilizzato per indicare il pugno opposto. Un tradizionale pugno contrario straight punch eseguito da una posizione frontale, with the punching hand on the opposite side to the leading leg (e.g., left leg forward, punch with the right fist). In alternativa il gyaku-zuki può essere utilizzato come termine per qualsiasi pugno scagliato con la mano dello stesso lato della gamba posteriore. Gyaku-zuki, Shotokan karate's strongest punch, develops power through movement of the hips. The hips twist as the returning (non-punching) hikite arm is pulled back and the punching arm is pushed forward, the fist twisting at point of impact. Tensing of the whole body is synchronised as the punch makes contact and at this time the rear foot is pushed down.

Choku zuki

Nel karate e nelle sue versioni, è il termine usato per indicare un "pugno diritto." La camera, o posizione preparatoria, di choku-zuki è con la mano impressionante ritirata all'anca o sulle costole, in un pugno, col palmo che affronta su. Il pugno viaggia direttamente in un percorso lineare verso l'obiettivo, col gomito dietro al pugno tracciando il percorso del pugno. La mano rimane tocca col palmo su fino a che gli ultimi due pollici del pugno, quando ruota affrontare in giù. Idealmente, l'inizio della rotazione del pugno coincide col contatto iniziale con l'obiettivo. Il gomito rimane sul fondo del braccio. Permettendolo per ruotare al lato o diretto verso l'alto lo mette in mostra a danno da entrambi hyperextension inflitto da sé, o da un blocco rigido dall'oppositore. Il contatto è fatto con nocche dell'anteriore-pugno. Un pugno diritto eseguito da una posizione anteriore (zenkutsu-dachi) viene chiamato gyaku-zuki (pugno inverso), se la gamba avanzata e pugno sono su lati opposti, od oi-zuki (pugno di affondo) se la gamba e pugno sono sullo stesso lato.

sabato 3 dicembre 2016

Anatolij Charlampiev

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Anatolij Arkad'evič Charlampiev (in russo: Анатолий Аркадьевич Харлампиев; Smolensk, 29 ottobre 1906 – 16 aprile 1979) è stato un judoka russo, studioso delle lotte tradizionali dei popoli dell'URSS, fondatore del Sambo.

Biografia

Suo nonno, Georgij Jakovlevič Charlampiev (Георгий Яковлевич Харлампиев) era un famoso ginnasta e pugile. Per tutta la vita il nonno raccolse, studiò e classificò le tecniche di combattimento, della lotta e della difesa personale. Era talmente forte che riusciva a strappare con le dita una moneta da tre kopeiki, una cosa impossibile per il suo tempo (e forse anche per i giorni nostri). Un aneddoto racconta che la sua futura moglie stava su una trojka quando i cavalli impazzirono. La catastrofe sembrava imminente. Per fortuna sulla strada passeggiava Georgiy Yakovlevič, il quale riuscì a fermare la carrozza. Così conobbe la sua futura sposa.
Anche suo padre, Arkadij Georgievič Charlampiev (Аркадий Георгиевич Харлампиев) era una personalità non comune. Eccellente studente dell'Accademia delle Belle Arti, fu mandato a studiare a Parigi con la borsa di studio conferitagli dallo Stato. In un momento di difficoltà economica, per continuare gli studi Arkadij Georgievič decise di approdare ai combattimenti di pugilato professionista europeo. In breve tempo divenne il campione di Francia e in seguito il campione d'Europa nei pesi assoluti. Proprio lui divenne, al suo ritorno in Russia, il padre della scuola russa (ed in seguito della scuola sovietica) di pugilato.
All'età di sei anni Anatoliy, allenato dal nonno e dal padre, si esibiva al circo come trapezista.
All'età di sedici anni Anatolij oramai era un combattente maturo, eccellente in vari tipi di sport. Proprio in quei giorni un famoso militare sovietico, Nikolaj Ilijč Podvoiskij approvava la sua decisione di creare un tipo di lotta universale.
In quel periodo Anatolij insegnava educazione fisica all'Università Rossa Dei Lavoratori dell'Oriente e le basi dei movimenti sportivi in un teatro di Mosca.
L'Università era piena di rivoluzionari professionisti dai paesi dell'Estremo Oriente, in particolare della Cina e della Mongolia. Molti di loro conoscevano le arti marziali e Anatoliy aveva tantissime possibilità di fare pratica con loro. Si allenava anche con i tartari nella disciplina della lotta nazionale tartara (detta lotta della cintura). Ancora prima aveva imparato in maniera eccellente la lotta francese, il pugilato francese e inglese, si dedicava alla scherma, corsa, era un buon acrobata. Conosceva di persona i lottatori "leggendari" Ivan Poddubnij, Klementij Bul, Ivan Spul, ecc. Era anche uno scalatore di alta classe. Partecipò, infatti, alla conquista del Picco del Comunismo (già Picco di Stalin), la vetta più alta dell'URSS – 7495 m.
Per alcuni anni, durante il periodo invernale, Anatolij metteva da parte i soldi per poter andare d'estate nelle repubbliche Caucasiche o dell'Asia Centrale, dove vari tipi tradizionali di lotta sono rimasti ancora popolari. Imparò tutti questi tipi di lotta, sistematizzando le loro tecniche e i metodi di allenamento. Per raggiungere il suo scopo doveva partecipare alle competizioni locali, spesso molto dure e con molti lottatori. Le categorie di peso non esistevano e il giovane atleta che pesava 72 chili, vinceva i combattenti pesanti oltre un quintale e mezzo. Questi studi hanno dato inizio alla nuova disciplina di lotta, Sambo.
Già divenuto un maestro famoso comincia a imparare il Jūdō classico sotto direzione del suo amico Vasilij Sergeevič Ošepkov (Василий Сергеевич Ощепков), che ha vissuto a lungo in Giappone e fu il quarto europeo a ottenere la cintura nera a Kodokan. Questa amicizia contribuì ulteriormente alla Sambo appena nata.
Nel 1938 Sambo acquistò uno statuto ufficiale e Charlampiev divenne il presidente della Federazione.
Lo sviluppo del nuovo universale tipo di lotta fu rallentato dalla seconda guerra mondiale. Anatolij combatté come volontario fin dall'inizio e si mostrò un militare valoroso. Fu insignito di tante medaglie e riconoscimenti.
Kharlampiev finì la guerra in Estremo Oriente dove ebbe occasione di combattere sul tatami con tanti judoka giapponesi che facevano parte dell'Armata del Kwangtung. Infatti 10 tatami da Jūdō seguirono i reggimenti giapponesi per allenamenti. Kharlampiev vinse su tutti i suoi avversari, persino sul campione del Giappone nei pesi massimi.
Dopo la guerra continuò il suo lavoro di sviluppo e di popolarizzazione della Sambo. Rimase il leader indiscutibile anche quando lasciò la carica di Presidente della Federazione.
Negli anni cinquanta i giapponesi gli hanno conferirono honoris causa l'ottavo Dan Jūdō. In quel periodo ciò era ritenuto impossibile per un non-giapponese.




venerdì 2 dicembre 2016

Chambara

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La parola Chambara o Chanbara significa letteralmente combattimento con la spada e, riferita al cinema, indica il filone creativo dei film di cappa e spada giapponesi.
Questi film (anche noti come Samurai movies) rappresentano per il Giappone quello che il western rappresenta per gli Stati Uniti d'America: una mitizzazione di una parte della storia nazionale (in questo caso il periodo medievale feudale nipponico) che nella sua versione cinematografica ha contribuito in parte a creare la moderna identità nazionale del paese.
Un famoso esponente di questo genere di cinema è Akira Kurosawa, che ha firmato film come I sette samurai e La sfida del samurai.


giovedì 1 dicembre 2016

Bajutsu

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Il bajutsu è l'arte dell'equitazione giapponese, specialmente nel sistema di istruzione militare dell'epoca feudale (bujutsu). Si trattava di una delle discipline base dell'addestramento dei samurai[1], insieme al kyujutsu ed al kenjutsu.
Intorno al 1600, per via del relativo periodo di pace, unitamente ai costi probitivi per l'acquisto ed il mantenimento di un cavallo, il bajutsu fu progressivamente abbandonato, e la sua pratica limitata a parate militari e cerimonie.
il termine è l'unione di "Ba" (cavallo) e "jutsu" (arte).