La
zweihänder
(tedesco per “doppia
impugnatura”, chiamato anche bidenhänder o bihänder), meglio noto
come
spadone, è un tipo di
spada a due mani sviluppatasi nel corso del Rinascimento in Italia e
nelle terre gravitanti intorno al Sacro Romano Impero Germanico
(fond. Germania e Svizzera).
Stando alla trattatistica italiana di
scherma tradizionale, lo spadone doveva essere alto quanto lo
schermidore che lo brandiva (dove invece la spada a due mani doveva
essere alta quanto l'ascella dello schermidore). L'elsa era di
dimensioni prodigiose, con manica nominalmente "a due mani"
ma, in realtà, nell'ordine dei quattro palmi (circa 50 cm) e guardia
a crociera con bracci diritti di lunghezza complessiva simile a
quella della manica. Con una simile impugnatura, lo schermidore
riusciva ad imprimere velocità al pesante fendente dello spadone,
sfruttando la mano avanzata, contro l'impugnatura, come perno e
quella arretrata, presso il pomolo, come leva.
L'apparato decorativo del fornimento era, nella zweihänder, di solito scarso ma esistevano modelli riccamente decorati con materiale pregiato quale l'avorio. Tipica nell'arma era comunque la presenza di due anelli dipartenti dalla crociera, simili a quelli tipici della guardia di una katzbalger.
L'apparato decorativo del fornimento era, nella zweihänder, di solito scarso ma esistevano modelli riccamente decorati con materiale pregiato quale l'avorio. Tipica nell'arma era comunque la presenza di due anelli dipartenti dalla crociera, simili a quelli tipici della guardia di una katzbalger.
«Il spadone al modo eh 'oggi s'usa con quattro palmi di
manico & piu et con quella croce grande non è stato ritrovato
affine di adoprarlo da solo a solo a ugual partito come l'altre
arme delle quali habbiamo trattato, ma per poter con esso solo a
guisa d'un galeone fra molte galere resistere a molte spade o
altre arme» |
(Giacomo Grassi, Ragione di adoprar sicuramente l'Arme sì
da offesa, come da difesa [...]) |
«...tal che esso Spadone viene ad esser compartito mezo in
difendere, e mezo in offendere, e la sua lunghezza deve essere
tanto lungo quanto è un huomo proportionato, ne grande, ne
picciolo, esso deve havere doifili taglienti, e dev'esser molto
leggiero, per poter l'osservatore di quest'arte, tirar di colpi di
taglio, e punta, con maggior velocità, e minor fatica; ancora
deve havere buon fornimento, per assicurare la mano istrumento
principale d'operare secondo la natura, e regola dell'arte.» |
(Francesco Alfieri) |
In alcuni casi, una seconda guardia,
costituita da denti di arresto (parierhaken) simili a quelli di uno
spiedo da guerra o di una corsesca, lunghi all'incirca 5 cm,
proteggeva l'estremità superiore del ricasso, a protezione della
mano quando lo schermidore doveva eseguire manovre a "Mezza
Spada".
La lama dello spadone era lunga
generalmente un metro, a volte più, ed aveva il ricasso spesso
protetto da una manica di cuoio. Parte della lama poteva avere il
filo, su ambo i lati, ondulato. L'effettiva utilità di un
"tagliente" a profilo ondulato è ad oggi ancora dibattuta:
l'ipotesi che potesse servire per migliorare il colpo di taglio al
momento dell'impatto, specialmente contro le aste di picche o
alabarde, viene normalmente scartata; più interessante è invece
l'ipotesi che il tagliente a serpentina servisse per scaricare
maggior peso sulla lama della spada di un avversario al momento della
parata, ipotesi questa che trova riscontro nella tipologia di spada
da lato flambard diffusasi concomitantemente allo spadone come arma
da duello.
Fatte salve le particolarità della
linea e la modalità di utilizzo, le dimensioni degli spadoni
europei, durante il XVI secolo erano molto varie. Una cernita degli
spadoni conservati presso il museo Landeszeughaus di Graz rivela una
lunghezza media di 170 cm ed un peso medio di 3,5 kg ma l'esemplare
più grosso, pur restando nel campo delle armi pratiche e non
cerimoniali, misura 199 cm per un peso di quasi 6 kg. Per quanto
riguarda invece le armi dell'areale mediterraneo, come il Montante
spagnolo, si stima una lunghezza media di 150 cm per un peso di 2-2,5
kg.
Esistevano anche zweihänder con lama
interamente a serpentina. Si trattava sempre di armi decorative,
caratterizzate da dimensioni e peso addirittura superiori rispetto
agli spadoni per uso pratico: oltre 2 metri di lunghezza per più di
7 kg di peso. Questo tipo di arma era detta flamberga per la
similitudine tra la lama ed il profilo della fiamma.
Giunto alla sua forma definitiva nelle
terre gravitanti intorno al Sacro Romano Impero Germanico (fond.
Italia, Germania e Svizzera) nel XV secolo, la zweihänder divenne
famosa durante il Rinascimento come arma distintiva dei Mercenari
svizzeri prima e dei Lanzichenecchi, corpo di fanteria creato
dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo in opposizione agli
svizzeri, poi. Luogo d'origine dell'arma, variante della normale
spada a due mani utilizzata nel Tardo Medioevo per i duelli a piedi
tra cavalieri, fu probabilmente la Spagna ove però l'arma, nota come
Montante (anche Espadon in epoca successiva), non raggiunse mai le
dimensioni prodigiose degli esemplari tedeschi.
L'uso della zweihänder, variante della
normale spada a due mani utilizzata nel Tardo Medioevo per i duelli a
piedi tra cavalieri, subì, nel corso del Rinascimento, una radicale
evoluzione. Arma pesante e d'ampio raggio, votata a massicci attacchi
di taglio, divenne equipaggiamento standard dei fanti più massicci e
degli spadaccini più abili, disposti nelle linee frontali dello
schieramento ed incaricati di sfrondare a furia di fendenti la selva
delle picche nemiche per permettere ai compagni di caricare a fondo.
Rispetto alla spada a due mani tradizionale, destinata allo scontro
spadaccino-vs-spadaccino, lo spadone divenne quindi un
"tranciapicche". Nel confronto poi con un avversario
disarmato o armato di spada, lo spadone, quando non vibrato per
mutilare, trovava la sua efficacia quale surrogato di un'arma
inastata: lo schermidore, con la presa sull'impugnatura e sul
ricasso, avventava lo zweihänder in un affondo più simile a quello
di una lancia che di una spada.
I lanzi abili nel maneggio dello
spadone, tanto quanto quelli armati di archibugio, erano indicati con
il nome di Doppelsöldner e remunerati con paga doppia rispetto a
quella dei compagni picchieri o alabardieri (Doppelsöldner significa
appunto "doppio soldo", "doppia paga" in
tedesco).
L'uso attivo dello spadone sui campi di
battaglia decadde già al volgere del Cinquecento: l'aumentato numero
di archibugieri tra le file degli eserciti europei (v. Pike and Shot)
rese la carica iniziale dei Doppelsöldner verso il quadrato dei
picchieri un mero ed inutile suicidio di massa.
La zweihänder restò in uso come arma
da duello almeno sino alla fine del XVII secolo.
L'efficacia dello spadone sul campo di
battaglia è ancora oggetto di dispute serrate tra gli studiosi. Se,
da una parte, è fuor di dubbio che cagione del problema sia stata
l'eccessiva romanticizzazione della figura dello spadaccino armato di
spadone nel corso del Romanticismo, è però vero che gli eventi
bellici dell'Europa rinascimentale e moderna ci hanno tramandato la
memoria di mortiferi spadaccini armati di zweihänder.
- Forse il più conosciuto spadaccino armato di spadone è Pier Gerlofs Donia (1480-1520), pirata frisone attivo nella resistenza anti-Asburgo al principio del XVI secolo. Donia era noto per la sua abilità ed efficienza di spadaccino, nonché per la sua prodigiosa forza, al punto di divenire una leggenda: lo si riteneva capace di decapitare più persone con una singola sferzata del suo spadone. La zweihänder attribuita a lui, dal 2008, è ora nel Museo di Leeuwarden: ha una lunghezza di 213 cm (84 pollici) ed un peso di 6.6 kg (14½ lb).
Altre testimonianze porterebbe però a
ritenere più plausibile l'opinione dello studioso Oakeshott, cioè
che lo spadone trovasse una sua utilità principalmente nei duelli e
nelle postazioni di difesa.
- Durante l'assedio di Rodi (1522), i cavalieri Ospitalieri, soverchiati dal numero delle forze di Solimano il Magnifico (100.000 turchi contro 7000 cristiani), disposero a difesa delle mura i loro mercenari lanzichenecchi armati di spadoni. Dopo il massacro di 20.000 dei suoi uomini, periti dando l'assalto alla roccaforte cristiana, il sultano accettò di negoziare una resa favorevole al nemico. Durante gli scontri, si distinse il violentissimo Prégeant de Bidaux (Pregianni o Pier Gianni in italiano), pirata al soldo degli Ospitalieri e già cavaliere francese che “amava la guerra, odiava i turchi”, noto per il suo fisico erculeo e per il suo mortifero spadone, capace di tranciare "netto per la metà un uomo".
- Nella Storia Fiorentina di Benedetto Varchi viene citato tale capitano Goro, mercenario al soldo di Firenze, che, impegnato a difendere il palazzo del comune dagli insorti volterrani, ne spacciò due usando sapientemente il suo spadone a due mani.
- Un altro fiorentino, il bronzista e scultore Benvenuto Cellini, nella sua Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, cita, in occasione di un tentativo di furto a sue spese perpetrato da grassatori francesi durante il suo soggiorno a Parigi, l'uso, da parte sua, di uno spadone a due mani come insolita arma di difesa personale.
- Lo spadone risulta incredibilmente flessibile nelle sue varie applicazioni, in grado di altalenare la sua funzionalità tra arma da taglio, da impatto ed arma inastata. Questo è reso possibile grazie alla notevole estensione della lama, alla distribuzione del peso ed alla buona protezione alle mani fornita dai denti d’arresto che consentiva differenti tipi di impugnatura. La fanteria lanzichenecca era infatti solita formare muri di uomini armati di spadone impugnato tenendo una mano sul ricasso, in questo modo l’arma poteva essere usata allo stesso modo di una lancia, in grado di fermare violente cariche di cavalleria disarcionando i cavalieri e mantenendo la stessa efficacia per gli scontri in mischia. Allo stesso tempo lo spadone può essere utilizzato come arma da taglio nel caso di nemici privi di corazza o da impatto qualora si affrontassero cavalieri corazzati a terra. La buona distanza coperta dalla lama e il buon controllo esercitato su di essa grazie alla “seconda impugnatura” sul ricasso permettono all’affilata punta dell’arma di essere guidata con precisione nei punti non protetti da cotta di maglia o armatura a piastre.
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