Mike Tyson perse contro Lennox Lewis l'8 giugno 2002 in uno dei match più attesi della storia del pugilato, e la sconfitta può essere attribuita a una combinazione di fattori fisici, psicologici e strategici.
Al momento dell'incontro, Tyson non era più l'atleta dominante che il mondo aveva visto negli anni '80. Il suo peso al momento del match era di 106 kg, il più alto della sua carriera. Era circa 9 kg sopra il suo peso ideale, che gli permetteva di essere rapido e letale. Questa condizione fisica compromessa era il risultato di una preparazione inadeguata: Tyson aveva trascorso più tempo a festeggiare che ad allenarsi seriamente. La mancanza di un regime rigoroso, come quello imposto dal suo storico allenatore Cus D'Amato, aveva trasformato Tyson in un pugile monocorde e prevedibile, molto lontano dal "demone della velocità e della potenza" che lo aveva reso famoso.
Lontano dal suo stile dinamico degli inizi, Tyson si era ridotto a cercare un colpo risolutivo per un KO rapido, una strategia poco efficace contro un pugile tecnico e disciplinato come Lennox Lewis. Questo approccio, tipico dei "cacciatori di teste", era sintomatico della sua scarsa forma fisica, che non gli permetteva di sostenere un incontro lungo. Inoltre, Tyson aveva sempre mostrato difficoltà a combattere contro pugili più alti e con un vantaggio di allungo, un problema amplificato contro Lewis, il cui jab preciso controllava la distanza e annullava gli attacchi di Tyson.
Uno degli aspetti che aveva reso Mike Tyson un avversario temibile era il suo "fattore intimidazione". Molti pugili, psicologicamente sconfitti ancor prima di entrare sul ring, non riuscivano a reggere la pressione dell'aura distruttiva di Tyson. Tuttavia, Lennox Lewis non era uno di questi. Aveva già incontrato Tyson negli anni '80 come sparring partner e conosceva le sue capacità. Inoltre, al momento del match, la figura di Tyson era già appannata dai suoi comportamenti controversi dentro e fuori dal ring, inclusi problemi legali e personali che avevano minato ulteriormente la sua immagine e la sua concentrazione.
Lennox Lewis, al contrario, era al massimo della forma e aveva affinato le sue capacità sotto la guida del leggendario allenatore Emanuel Steward. Lewis era un pugile completo: con un'altezza di 1,95 m, un peso di 113 kg e un allungo di 213 cm, combinava la sua fisicità con una tecnica impeccabile. Il suo jab era tra i più efficaci nella storia dei pesi massimi, e la sua capacità di mantenere la distanza lo rendeva un avversario formidabile per chiunque cercasse di avvicinarsi. Inoltre, Lewis possedeva una potenza devastante, dimostrata dal KO che del match contro Tyson all'ottavo round.
Dopo aver licenziato Kevin Rooney e perso la guida di Cus D'Amato, Tyson iniziò una discesa sia tecnica che personale. Il suo entourage gli permetteva di indulgere in comportamenti autodistruttivi, e la mancanza di una struttura solida lo portò a perdere la disciplina necessaria per competere ai massimi livelli. Questo declino era evidente già negli anni precedenti, con sconfitte significative contro avversari come Evander Holyfield e Buster Douglas.
La vittoria di Lennox Lewis su Mike Tyson non fu solo il risultato della superiorità di Lewis in quella notte, ma anche il riflesso di due carriere che si trovavano a opposti estremi. Tyson era un ex campione ormai in declino, mentre Lewis era al culmine della sua carriera. Anche se si fosse combattuto nel periodo migliore di Tyson, molti esperti ritengono che lo stile e i vantaggi fisici di Lewis sarebbero stati comunque difficili da superare per l'ex "Iron Mike".
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