domenica 26 gennaio 2025

Il Brazilian Jiu-Jitsu: Una Visione Critica della Sua Sovraesposizione

Nel panorama delle arti marziali, il Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ) è considerato da molti come l'arte marziale definitiva. Tuttavia, questa fama sembra essere più il risultato di un periodo storico specifico e di un'erronea sovravalutazione che di un'effettiva superiorità rispetto ad altre discipline. La sua reputazione, infatti, si fonda principalmente sul suo dominio negli anni '90, quando il BJJ rappresentava un'arma segreta in un contesto in cui molti combattenti non avevano familiarità con le sue tecniche. L'influenza del BJJ, in quel periodo, fu innegabile, poiché riusciva a mettere in difficoltà anche i più esperti combattenti di arti marziali tradizionali. Tuttavia, quella che sembrava una supremazia inarrestabile ha cominciato a mostrare le sue debolezze con l'evoluzione della conoscenza nelle arti marziali miste (MMA).

Negli anni '90, in particolare durante le prime edizioni dell'UFC, il BJJ si distingueva per la sua capacità di dominare in situazioni di lotta a terra. Molti combattenti provenienti da altre discipline, come il karate o la boxe, si trovavano in difficoltà di fronte a un avversario che padroneggiava quest'arte marziale. La sua forza risiedeva nel portare il combattimento fuori dal campo preferito dei propri avversari, mettendoli in difficoltà non appena il combattimento si spostava a terra. Questo vantaggio, tuttavia, è stato esponenzialmente ridotto con l'adattamento e l'integrazione del BJJ nelle strategie degli altri praticanti di MMA. Man mano che la conoscenza del BJJ si è diffusa, la sua aura di invincibilità è svanita.

Negli anni 2000, molti appassionati di UFC e combattenti esperti iniziarono a comprendere la dinamica di base del BJJ, rendendo la sua superiorità sempre meno evidente. Il BJJ, infatti, è diventato meno un sistema di autodifesa universale e più uno sport specializzato, praticato principalmente da chi si allena esclusivamente per competere contro altri esperti della stessa disciplina. Ciò che un tempo era considerato un sistema universale e pratico per ogni scenario è ora visto da molti come una "partita a scacchi umana", un esercizio mentale più che una reale tecnica di autodifesa.

Il BJJ, ai massimi livelli di competizione, ha subito un'evoluzione che ne ha ridotto la sua applicabilità a scenari di autodifesa. Oggi, durante le competizioni, è comune vedere i combattenti adottare una strategia passiva, iniziando l'incontro seduti a terra per risparmiare energia, certi che il combattimento finirà per spostarsi in quella direzione. Sebbene questa tattica possa essere vantaggiosa nei tornei, è di difficile applicazione nel mondo reale. In un contesto di autodifesa, infatti, non esistono regole, non ci sono tappe di tempo per riposare e l'ambiente circostante può rivelarsi ben più ostile di un tappeto da combattimento. L'idea di sedersi all'inizio di un combattimento e rinunciare alla possibilità di mantenere il combattimento in piedi risulta non solo poco pratica, ma anche rischiosa.

Inoltre, uno degli aspetti più criticabili del BJJ è la sua forte enfasi sul lavoro a terra, che, sebbene fondamentale in un contesto di competizione, limita le abilità di atterramento e difesa da attacchi in piedi, cruciali nei combattimenti reali. Un avversario determinato potrebbe evitare il gioco a terra e, conoscendo la dipendenza dal BJJ del suo avversario, concentrarsi sull'inabilitazione di questa strategia. Questo potrebbe neutralizzare la preparazione del praticante di BJJ, esponendolo a svantaggi decisivi in situazioni di autodifesa.

Un altro aspetto trascurato dai praticanti di BJJ è la realtà di molti scontri che non seguono le regole del combattimento sportivo. Nella vita reale, raramente si ha la possibilità di affrontare un avversario uno contro uno, e spesso le situazioni di autodifesa coinvolgono più aggressori, armi o avversari più forti e grandi. In questi contesti, le tecniche del BJJ, che si concentrano principalmente sul lavoro a terra e sulle sottomissioni, potrebbero risultare inefficaci. Il rischio di essere sopraffatti da numerosi aggressori o di subire colpi improvvisi può compromettere l'efficacia di una strategia che dipende esclusivamente dal controllo a terra.

Nonostante le critiche, è importante riconoscere che il BJJ offre comunque numerosi benefici. È una disciplina che aiuta a migliorare la forma fisica, la resistenza, la coordinazione e offre una solida base tecnica per la lotta a terra. Tuttavia, quando si tratta di autodifesa nel mondo reale, l'affermazione che il BJJ sia una soluzione definitiva è una visione troppo limitata. In scenari di conflitto in strada, dove l'imprevedibilità, l'aggressività degli avversari e la presenza di armi sono fattori determinanti, l'efficacia del BJJ deve essere messa in prospettiva e combinata con altre tecniche di difesa personale, come il colpo e la difesa da attacchi in piedi. Senza un allenamento complementare che consideri tutti gli aspetti del combattimento reale, il BJJ potrebbe rivelarsi una parte importante, ma non sufficiente, di una strategia di autodifesa efficace.



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