venerdì 17 luglio 2015

Mitologia coreana

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La mitologia coreana (한국 신화, 韓國 神話, Hanguk sinhwa) consiste nelle storie tramandate in forma orale per migliaia di anni nella penisola coreana e in forma scritta solo nei successivi periodi storici. In particolare esse sono miti della creazione del mondo e miti sull'origine della natura o del mondo sociale. I miti coreani sono spesso localizzati e riguardano villaggi o clan specifici.
I primi miti coreani precedono le credenze buddiste, confuciane e taoiste, e sono invece radicati nella tradizionale religione popolare coreana e nello sciamanesimo. I rituali che glorificano gli dei sciamanici sono fondamentali per la rivisitazione dei miti sciamanici coreani.
Molti antichi miti sciamanici coreani andarono persi a seguito dell'ascesa del confucianesimo, che sottolineò il pragmatismo e il razionalismo. Una parte di quelli che si credeva esistessero nei tempi antichi sono stati documentati da studiosi confuciani e buddisti, molti dei quali hanno modificato le storie per adattarle alle proprie credenze.


Influenza dello sciamanesimo coreano
Lo sciamanesimo coreano ha svolto un ruolo importante nella creazione di antichi miti coreani. I miti sciamanici sono indicati come musok sinhwa (무속 신화, 巫俗神話) e sono recitati come parte dei rituali volti a proteggere l'uomo e la natura. Un keungut (큰굿; lett. "grande rituale") è l'archetipo del rituale sciamanico coreano, e ciascuna delle sue dodici parti include un bonpuri (본풀이), ovvero un mito che riguarda un dio.
Gli antichi coreani seguivano un concetto animistico e credevano che ogni oggetto avesse un'anima e, come tale, i rituali sciamanici includevano il culto degli spiriti e dei demoni che abitano oggetti come montagne e fiumi. Si ritiene che uno sciamano sia in grado di comunicare con il mondo degli spiriti. Nella mitologia coreana, si dice che i primi capi della Corea avessero qualità sciamaniche o discendessero dagli sciamani. Si diceva che Dangun, il fondatore mitologico della Corea, possedesse tratti sciamanici e talvolta è ritratto come un dio di montagna, altrimenti noto come sansin.
Il maggior numero di miti sciamanici proviene dall'isola di Jeju e dalla provincia del Hamgyeong meridionale.

Miti della creazione
I miti della creazione spiegano come è iniziato il mondo e da dove provengano le persone. Includono in genere un primo uomo o una prima donna che è responsabile della creazione del mondo.

Changsega
Changsega (창세가, 創世歌) è un mito della creazione sciamanica originario di Hamhung, provincia del Hamgyong nell'attuale Corea del Nord. La storia spiega come il cielo e la terra furono separati da un dio-gigante di nome Mireuk, che posizionò una colonna di rame in ogni angolo della terra per sostenere il cielo. Egli creò gli uomini a partire da cinque insetti d'oro e le donne da cinque insetti d'argento. L'umanità visse in maniera pacifica sotto il dominio di Mireuk, finché non apparve un altro gigante di nome Seokga, e i due gareggiarono per governare il mondo umano. Seokga vinse, ma la sua vittoria fu ingiusta ed è considerata, in questo mito, la fonte del male e del peccato nell'umanità.

Cheonjiwang bonpuri
Cheonjiwang bonpuri (천지왕 본풀이, 天地王 本--) è un mito sciamanico della creazione dell'isola di Jeju. Racconta la storia del re celeste Cheonjiwang che scese dal cielo per combattere un uomo maleducato di nome Sumyeongjangja, ma fallì nella sua missione. Durante il soggiorno sulla Terra, Cheonjiwang sposò Bakiwang e da lei ebbe due figli: Daebyeolwang (il re della grande stella) e Sobyeolwang (il re della piccola stella). In seguito, i due figli entrarono in competizione per diventare il sovrano del mondo umano e, quando Sobyeolwang vinse, punì Sumyeongjangja trasformandolo in un insetto.
In alcune versioni della storia, mentre Sobyeolwang diventò il sovrano del mondo terreno, il fratello Daebyeolwang diventò il sovrano degli inferi.

Mago halmi
Mago halmi (마고 할미, 麻姑--) è un mito della creazione della regione di Kwanbuk nella provincia del Hamgyeong Settentrionale, situata nell'attuale Corea del Nord. Il mito parla di una dea-gigantessa di nome Mago, la quale creò tutte le formazioni geologiche presenti sulla terra usando fango, rocce, urina ed escrementi. A differenza dei miti della creazione sulle divinità maschili, questo mito è stato tramandato solo oralmente e non è stato incluso in registri o rituali formali.

Sirumal
Sirumal (시루말) è un mito sciamanico della creazione che proviene da Osan, nella provincia del Gyeonggi, situata nell'attuale Corea del Sud. In tale storia, Dangchilseong trascorre la notte con la dama Maehwa, che dà alla luce due figli, Seonmun e Human, dopo che Dangchilseong se ne va. I ragazzi vengono presi in giro a scuola per essere senza padre, ma scoprono chi è il loro padre e salgono in cielo per incontrarlo. Dangchilseong dà a Seomun il regno di Daehanguk e a Human il regno di Sohanguk.

Miti fondanti
I geonguk sinhwa (건국 신화, 建國 神話) sono i miti che spiegano la fondazione della nazione. Gli antichi miti fondatori della Corea includono spesso una storia sull'unione di un padre celeste e di una madre terrestre. I miti di fondazione medievali della Corea stabiliscono invece che i sovrani coreani avessero una discendenza divina, ma non fossero divinità essi stessi.

Dangun
Dangun Wanggeom (단군왕검, 檀君王儉) è il fondatore di Gojoseon, il primo regno di Corea. Si ritiene che abbia fondato Gojoseon nel 2333 a.C. La storia di Dangun è stata registrata in due documenti del 13° secolo d.C., la Samgungnyusa e la Jewang ungi.
Il nonno di Dangun, Hwan-in, era il "Signore dei cieli", mentre suo padre, Hwan-ung, discese sulla terra e fondò una società sulla penisola coreana. In alcune versioni del mito, la sua società si trovava sul monte Taebaeksan, e in altre versioni sul monte Paektu. Quando un orso e una tigre arrivarono da Hwan-ung chiedendo di essere resi umani, egli diede a ciascuno un fagotto di cibo sacro da mangiare e disse loro di rimanere in una grotta per cento giorni, dopodiché sarebbero diventati umani. Mentre la tigre si arrese, l'orso seguì le indicazioni di Hwang-ung e fu trasformato in una donna umana di nome Ungnyeo. Ungnyeo si accoppiò con Hwang-ung e diede alla luce Dangun, che governò Gojoseon per 1.500 anni prima di diventare un dio della montagna (sansin).

Miti dell'inondazione
Namu doryeong
Namu doryeong (나무 도령, -道令) è un mito sul figlio di uno spirito di un albero guardiano, Namu Doryeong, che sopravvisse a un'alluvione galleggiando sull'albero. Egli salvò prima una colonia di formiche dall'alluvione, poi uno sciame di zanzare, fino a quando non ebbe salvato tutti gli animali del mondo. Infine salvò un giovane ragazzo umano, nonostante l'albero gli avesse consigliato il contrario.
Dopo il diluvio, Namu Doryeong incontrò una donna anziana e le sue due figlie sul monte Baekdu, dove si erano messe in salvo dall'alluvione. La donna disse a Namu Doryeong che, se avesse vinto una competizione, avrebbe potuto sposare sua figlia. Namu Doryeong vinse con l'aiuto di uno sciame di formiche, che si rivelarono le stesse che aveva salvato in precedenza. Namu Doryeong e il ragazzo umano sposarono le due figlie dell'anziana e formarono la successiva generazione di umani.

Miti dell'aldilà
Chasa bonpuri
Chasa bonpuri (차사본풀이, 差使本--) è un mito infernale dell'isola di Jeju. Re Kimchiwonnim ordina all'eroe Gangrim Doryeong di catturare Yeomra, re degli inferi, per scoprire la ragione delle misteriose morti dei tre figli di Gwayanggaxi. Con l'aiuto di Munsin, il dio della porta, e Jowangsin, il dio della cucina, Gangrim Doryeong cattura Yeomra. Dopo aver messo alla prova la saggezza dell'eroe, Yeomra dice a Kimchiwonnim che le morti misteriose sono dovute al fatto che i tre figli sono in realtà i tre principi di Beomul, assassinati proprio da Gwayanggaxi. Scelsero di rinascere come figli di Gwayanggaxi per vendicarsi dei loro assassini. Gangrim Doryeong diviene poi il dio della morte, colui che raccoglie le anime dei morti e le porta negli inferi.

Mito di Barigongju
Barigongju o Baridegi (바리 공주, 鉢里公主) è un mito sciamanico sulla Principessa Abbandonata, abbandonata dai genitori perché non sono in grado di avere un figlio, ed ella è la loro settima figlia. Anni dopo, i genitori della principessa si ammalano e lei si reca negli inferi per trovare l'elisir della vita. Con ciò, fa rivivere i genitori e diventa una dea che guida le anime dei morti dalla terra al cielo.

Miti sulle malattie infantili e miti della nascita
Samsin Halmeoni (삼신 할머니, 三神---) è un mito sciamanico sull'omonima triplice dea della nascita. La tradizione orale riporta che la Samsin Halmeoni fosse, in origine, le tre figlie della dea vergine del cielo che discese dal cielo sulla terra e partorì le Samsin in una grotta. In seguito, la Samsin Halmeoni creò e partorì i primi esseri umani in assoluto.

Sonnimgut
Sonnimgut è un mito sulle 53 divinità del vaiolo, chiamate Sonnimne, che vivevano in Cina. Tuttavia, i Sonnimne volevano vivere in Corea, quindi la bellissima dea Gaxi Sonnim ne condusse lì tre; tuttavia, non potevano attraversare il fiume Yalu. Un giorno, un traghettatore disse che i tre dei potevano attraversare lo Yalu sulla sua barca se Gaxi Sonnim avesse fatto l'amore con lui. Gaxi Sonnim recise la testa del traghettatore con un pugnale e poi diede il vaiolo ai sette figli dell'uomo, uccidendoli tutti tranne il minore, che sopravvisse, sebbene fosse disabile. Quindi attraversarono lo Yalu sulla barca del traghettatore.
Quando gli dei raggiunsero Seul, tentarono di dormire nella casa del ricco Kim Jangja, ma furono rifiutati; invece, dormirono nella capanna di una gentile anziana, Nogo Halmi. Dopo aver benedetto la nipote di Nogo Halmi con longevità e buona fortuna, il trio si diresse verso la villa di Kim Jangja.
Kim Jangja nascose suo figlio Cheolhyeon su una montagna alta e bruciò i peperoni in ogni strada perché si diceva che allontanassero i Sonnimne. Questi attaccarono Cheolhyeon, prima attirandolo giù dalla montagna e poi frustandolo. Gli trafissero le articolazioni con degli aghi d'argento e, alla fine, Kim Jangja promise di fare un sacrificio per i Sonnimne. Tuttavia, la promessa si rivelò falsa e i Sonnimne arrabbiati uccisero Cheolhyeon e lo presero con loro rendendolo il cinquantaquattresimo Sonnimne.
Quando i Sonnimne tornarono in Cina, scoprirono che Nogo Halmi viveva nella dimora di Kim Jangja con la nipote e il genero, mentre Kim Jangja era diventato un mendicante malato e viveva nella baracca di Nogo Halmi. Su richiesta di Cheolhyeon, i Sonnimne diedero a Kim Jangja dei soldi e guarirono la sua malattia, e poi Cheolhyeon si unì a loro.


Miti sull'agricoltura
Segyeong bonpuri
Segyeong bonpuri (세경 본풀이, 世經本--) è un mito su Jacheongbi, la dea della terra e dell'amore. "Jacheong" si traduce in "desideri per se stessi", in riferimento all'indipendenza, all'autosufficienza e alla forte volontà di Jacheongbi di fare tutto il necessario per raggiungere un obiettivo. Nel mito Jacheongbi si maschera da ragazzo per ricevere un'istruzione superiore e si innamora di uno dei suoi pari di nome Mun, che è il figlio dell'Imperatore del Cielo. Mentre sono ancora sotto mentite spoglie, i due condividono una stanza per tre anni, alla fine dei quali Jacheongbi decide di dichiarare i suoi sentimenti al giovane dio, che la accetta e la sposa segretamente, anche se dovrebbe tornare nel Giardino dei Cieli per sposarsi con un'altra donna.
Per testare quale sposa sarebbe la migliore per suo figlio, il padre lancia a entrambe una sfida: camminare sui coltelli nel fuoco. Jacheongbi, con la sua forte volontà e determinazione, completa il compito grazie al suo incrollabile amore per Mun. L'altra sposa rifiuta fortemente e invece muore di fame fino a diventare conosciuta come "fantasma affamato". È diventata una tradizione di nozze offrire offerte all'altare in sua memoria.
Indipendentemente dall'esito della prova, il padre ordina al figlio di trascorrere metà del suo tempo con lui nel Giardino dei Cieli. Jacheongbi lo accetta sapendo che suo marito tornerà da lei, ma invece, con il tempo, Mun si dimentica di lei e non ritorna. Essendosi stancata di aspettarlo, la donna si mette alla sua ricerca con il suo servitore Jeongsunam. Essendosi innamorato di lei, il servo tenta di violentare Jacheongbi, che però riesce a ucciderlo; in seguito, però, sente il bisogno di correggere le sue azioni e vuole riportare in vita il servo. Si traveste di nuovo da uomo e va nel Giardino dei Cieli, che ha fiori per ogni persona sulla Terra e cure per ogni malattia. Sotto mentite spoglie, Jacheongbi incanta il giardiniere per farsi dire quale fiore possa essere usato per riportare in vita Jeongsunam e curarlo dalla sua brama di donne.
Mentre si trova nel giardino, Jacheongbi si imbatte negli dei che sembrano essere in conflitto tra di loro. Usando la sua saggezza e acuta intelligenza, riesce a trovare una soluzione alle dispute e porta la pace. Per gratitudine, l'Imperatore del Cielo le dà suo marito e cinque chicchi da portare con sé sulla terra: orzo, riso, fagioli, miglio e panico.
Jacheongbi chiede se possa darle un chicco in grado di crescere anche nelle condizioni più difficili. Apprezzando la sua compassione per il popolo, l'Imperatore approva la sua umile richiesta e la regala del grano saraceno. Questa storia è il motivo per cui Jacheongbi è raffigurata come la dea della terra e dell'amore. Alla fine, Jacheongbi diventa Jungsegyeong, la dea agricola terrestre, Mun diventa Sangsegyeong, il Dio dell'agricoltura celeste, e il servitore Jeongsunam diventa Hasegyeog, il Dio del bestiame.

Miti dei gasin
I gasin sono divinità che proteggono edifici, stanze e oggetti.

Munjeon bonpuri
Munjeon bonpuri (문전 본풀이, 門前本--) è un mito sull'origine di Cheuksin, la dea del gabinetto. Nella storia Noiljadae (o sua figlia, in alcune versioni) uccide Yeosan Buin e tenta di uccidere i suoi sette figli, ma poi si suicida quando il suo piano viene sventato dal settimo figlio, Nokdisaengin, e Yeosan Buin viene riportata in vita con i fiori di Hwansaengkkot. Yeosan Buin diventa Jowangsin, la dea della cucina, del focolare e del fuoco.

Seongju puri
Seongju puri è un mito sul mago malvagio Sojinhang che tentò di rivendicare Teojushin, la dea della terra. Tuttavia, Sojinhang venne sconfitto e si trasformò in Jangseung, o in un totem. Le sue figlie si trasformarono in divinità chiamate Seonangsin.


Seongjo puri
Seongjo puri è un mito su Ansimguk di Seongjo, che abbandonò la moglie, Gyehwa Buin. Di rimando, venne abbandonato su un'isola deserta, dove visse per tre anni come una bestia pelosa.

Altri miti
Gunung bonpuri
Il gigante Wang Janggun uccise il Re Drago del Mare Occidentale con una freccia, su richiesta del Re Drago del Mare Orientale. Quest'ultimo gli concesse in sposa la figlia: fu così che il gigante Wang Janggun e i suoi tre figli diventarono Gunungshin, ovvero dei della guerra.

Igong bonpuri
Racconta la storia di Hallakgungi, che divenne la divinità a protezione del regno mitologico dei Campi di Seocheon.
Molto tempo fa vivevano Gimjeongguk di Gimjeong e Imjeongguk di Imjeong, il primo povero, il secondo molto ricco. Nessuno dei due aveva figli e si recò a pregare a un tempio e presto le mogli partorirono. Gimjeonggu ebbe un maschio, Sara Doryeong, e Imjeongguk una figlia, Wongang Ami, che furono promessi.
Giunti all'età matura, si sposarono e Wongang Ami restò incinta; un giorno sognarono entrambi che la divinità suprema Okhwang Sangje li stava convocando ai Campi di Seocheon, ma si rifiutarono di andare vista la gravidanza. Alla fine, però, furono costretti ad andare dopo aver fatto lo stesso sogno per tre notti.
Vista la difficoltà del viaggio per via delle sue condizioni, Wongang Ami pregò il marito di venderla come schiava, e fu comprata da Cheonnyeon Jangja, che accettò il consiglio della sua terza figlia. Sara Doryeong ruppe il proprio pettine in due e ne diede una metà alla moglie, pregandola di darlo al figlio e di chiamarlo Hallakgungi se maschio e Hallakdegi se femmina. Alla partenza di Sara Doryeong, Cheonnyeon Jangja cercò di costringere Wongang Ami ad andare a letto con lui, ma lei si scusò dicendo che avrebbe potuto risposarsi solo dopo il parto. Presto, la donna partorì un maschio, che chiamò Hallakgungi, e Cheonnyeon Jangja cercò di portarla a letto di nuovo, ma lei rifiutò una seconda volta, portandolo a cercare di ucciderla. Fu però fermato dalla terza figlia, che gli consigliò di usare madre e figlio come schiavi.
Arrivato ai dieci anni, il bambino chiese alla madre chi fosse suo padre, e lei gli rispose Cheonnyeon Jangja in un primo momento, ma poi gli diede il pettine e gli disse che suo padre era Sara Doryeong, diventato intanto Igong, il guardiano dei Campi di Socheon. Hallakgungi scappò dalla casa di Cheonnyeon Jangja, che lanciò al suo inseguimento i mastini Cheollidongi e Mallidongi; Hallakgungi, però, diede loro dei tteok molto salati ricevuti dalla madre. Intanto, la donna fu uccisa dal padrone, che le tagliò la testa, le braccia e le gambe e la diede in pasto ai corvi del Campo di Cheongdae.
Intanto, Hallakgungi giunse ai Campi di Socheon, incontrò il padre e gli giurò di vendicare la madre. Sara Doryeong gli diede quindi i cinque Hwansaengkkot, i fiori della reincarnazione, e un bastone. Il bambino tornò a casa di Cheonnyeon Jangja travestito da mago cieco e usò i fiori sulla sua famiglia, portandola a mangiarsi a vicenda; grazie a loro e al bastone fece anche tornare in vita Wongang Ami. Madre e figlio si recarono ai Campi di Socheon, dove Hallakgungi divenne il secondo Igong, mentre Sara Doryeong e Wongang Ami si ritirarono nei cieli. La storia di Hallakgungi si diffuse sulla Terra e da quel giorno divenne tradizione che i figli portassero avanti il mestiere del padre.

Divinità
Quella che segue è una lista di divinità coreane:
  • Sansin - Divinità della montagna
  • Munsin - Dio della porta
  • Teojusin
  • Cheuksin
  • Jowangsin
  • Eopsin - Dea della conservazione e della ricchezza
  • Yeomna - Dio della morte
  • Sosamshin - Dea della nascita del bestiame
  • Seonangsin - Dea di villaggi, dei confini e delle guerre
  • Yongwang
  • Nulgupjisin
  • Dosumunjang - Dio creatore
  • Cheonjiwang - Re celeste degli Dei
  • Bagiwang - Regina della terra
  • Daebyeol - Re dell'Aldilà
  • Sobyeol - Re del mondo umano
  • Hwadeok Jingun - Dio del fuoco
  • Byeorak Jang-gun - Dio dei tuoni e dei fulmini
  • Gangrim - Capo dei Chasa
  • Jibuwang - Dio dell'aldilà che dà ordini al Chasa
  • Danggeum - Samsin
  • Samseung Halmang - Samsin di Jejudo
  • Jeoseung Halmang - Dea che porta la morte ai bambini
  • Sambuljeseok - Tre dèi del destino, figli di Danggeum
  • Byeolsang - dei delle malattie esantematiche
  • Baridegi
  • Hallakgungi: vedi Igong Bonpuri
  • Gameunjang - Dea del Fato o della Vita precedente
  • Segyeongsin
  • Oneuli - Dea del tempo
  • Honsuseongin - Dei che proteggono i bambini dalle malattie
  • Gungsang - Dio del Sole
  • Myeongwol - Dea della luna
  • Yeonggam - Dèi dokkaebi
  • Jijang - Dea della sventura
  • Bonhyangdang - I guardiani del villaggio Gwenegitto, Baramun e Baekjo Agi
  • Gunung - Dei della guerra
  • Yeongdeung - Dea del vento
  • Bugeun - Dio delle relazioni sessuali
  • Gamheung - Padre di tutti gli dei
Altri esseri mitici
  • Drago coreano
  • Gwisin
  • Chollima: cavallo alato
  • Kumiho: volpe a nove code
  • Dokkaebi: Spiriti maliziosi che appaiono di notte
  • Imugi: draghi minori
  • Haetae: leone con scaglie e un corno in testa
  • Bulgasari: mostro mangiatore di ferro
  • Samjoko: uccello a tre zampe che rappresenta il sole
  • Bulgae: bestie canine del regno delle tenebre che inseguono continuamente il sole e la luna
  • Inmyeonjo: una creatura mitica con un corpo di un uccello e una testa di un essere umano
  • Samjokgu: cane a tre zampe che guida le persone e individua le kumiho
  • Samdugumi: Mostruoso spirito volpe dell'isola di Jeju che ha tre teste e nove code


giovedì 16 luglio 2015

Yen coreano

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Lo yen è stato la valuta della Corea tra il 1910 e il 1945, ma circolava insieme al won già dal 1902. Era equivalente allo yen ed era costituito da valuta giapponese, nonché da banconote specificamente emesse per la Corea. Lo yen era suddiviso in 100 sen. Sostituì il won alla pari e fu sostituito dal won sudcoreano e dal won nordcoreano.

Banconote
Dal 1902 al 1910 le banconote furono emesse dalla Dai Ichi Ginkō (株式會社第一銀行 Kabushiki Gaisha Daiichi Ginkō, Prima Banca Nazionale del Giappone). I tagli erano da 10, 20 e 50 sen, 1, 5 e 10 yen. Le banconote in sen erano verticali e assomigliavano alle banconote in sen giapponesi del 1872 e a quelle in yen militari giapponesi di inizio secolo. Queste banconote erano redimibili in "valuta giapponese presso qualsiasi filiale in Corea"
Nel 1909 fu fondata a Seul la Banca di Corea (韓國銀行) come banca centrale che iniziò a emettere valuta di tipo moderno. Le banconote della Banca di Corea sono datate 1909 e furono emesse nel 1910 e nel 1911. Dopo l'annessione della Corea da parte del Giappone nel 1910, la Banca di Corea fu rinominata Banca di Cosen (朝鮮銀行; coreano: Joseon Eunhaeng; giapponese: Chōsen Ginkō). La prima banconota della Banca di Chosen è datata 1911 e fu emessa nel 1914. I tagli da 1, 5, 10 e 100 yen furono emessi regolarmente, mentre ci furono alcune occasionali emissioni di banconote in sen (5, 10, 20 e 50 sen). Alla fine della seconda guerra mondiale fu stampata la banconota da 1 000 yen, anche se non entrò mai in circolazione. Le prime emissioni erano redimibili "in oro o banconote della Nippon Ginko". Una frase simile era riportata in giapponese sulle ultime emissioni.



mercoledì 15 luglio 2015

Yut

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Yut, conosciuto anche come Nyout o Yunnori, è un antico e tradizionale gioco da tavolo coreano. Viene tradizionalmente giocato durante il periodo delle festività legate al nuovo anno (similmente alla tombola in Italia). Appartiene alla famiglia dei giochi "Cerchio e Croce".

Storia
Le origini del gioco non sono chiare ma alcune ricerche suggeriscono che sia stato in uso già dall'epoca dei tre regni (57 aC - 668 dC). È quindi predecessore del gioco indiano pachisi a cui assomiglia.

Regole
Il tavoliere è formato da 29 caselle delle quali quattro rappresentano i punti cardinali. Ogni giocatore ha 4 pedine che rappresentano dei cavalli (mal). Lo scopo del gioco è uscire dalla porta Nord prima dell'avversario. Si suppone che venisse anticamente usato anche per pratiche di divinazione. Per gli spostamenti delle pedine, invece dei classici dadi, si utilizzano 4 bastoncini o pezzetti di bambù; a seconda di quanti bastoncini cadono a faccia in giù viene deciso il numero di mosse corrispondenti.



martedì 14 luglio 2015

Ise washi

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Ise washi (伊勢和紙) è un tipo di carta giapponese (washi) prodotto a Ise, prefettura di Mie, in Giappone. La cartiera è stata fondata nel 1899. Viene utilizzata soprattutto per gli ofuda del santuario di Ise. Nel 1994, il suo processo di lavorazione e produzione è stato designato mestiere tradizionale dalla prefettura di Mie.
Ultimamente, lo Ise washi viene utilizzato non solo per gli ofuda del santuario di Ise ma anche per stampe a getto d'inchiostro dai fotografi per via della sua purezza e limpidezza.


lunedì 13 luglio 2015

Zanshin

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残心
Zanshin è un termine utilizzato nel mondo delle arti marziali col quale si indica un momento di concentrazione e di attenzione particolare durante il quale il soggetto tiene sotto controllo con lo sguardo l'avversario e si tiene a dovuta distanza da esso. Si verifica al termine di un combattimento (kumi) o di una applicazione di un kata (bunkai).
Da non confondere con seme che invece precede l'azione.
Zanshin si traduce in "zan"= mantenere, "shin"= spirito, letteralmente "mantenere lo spirito allerta".
Il vero Zanshin nasce da una concentrazione di tutti i sensi rivolta ad un particolare momento o ad una determinata azione, fisica e/o mentale "qui ed ora".
Lo Zanshin delle arti marziali è strettamente legato al Mi Kamae (postura del corpo esterna) e Ki Kamae (postura psicologica interna).
La perdita dello Zanshin equivale ad aprire una falla (kyo) nella propria difesa che potrebbe essere sfruttata dall'avversario per abbatterci.


domenica 12 luglio 2015

L'arte oscura di Iga e Koga


Iga-ryū (scuola di Iga) e Koga-ryū (scuola di Koga) erano le più antiche e importanti scuole di ninjutsu del Giappone Medievale. Il loro nome deriva dalle omonime province in cui sono sorte; rifugio di guerrieri vagabondi e monaci buddisti provenienti dalla Cina e dalla Corea. Si ritiene, infatti, che l'arte oscura (Fa-shu) praticata da alcuni monaci nella Cina antica, mirata a combinare le tecniche di combattimento, di meditazione e concetti alchemici, non sia altro che la matrice delle tecniche ninja del Giappone feudale.
Proprio l'Arte della Guerra di Sun Tzu, il più antico testo militare di origine cinese, pone al centro della tattica militare lo spionaggio, le azioni di sabotaggio e la guerriglia. Questi elementi rappresentano la base della formazione degli shinobi di Iga e Koga, addestrati nell'arte dell'occultamento, all'uso di esplosivi e veleni nonché di omicidi su commissione.
L'addestramento, iniziato in giovanissima età, consisteva nell'apprendere diverse discipline marziali realizzando un mix letale definito Ninjutsu. Le principali arti praticate erano:
  • Kyusho Jitsu: l'arte dei punti vitali;
  • Inton jutsu: l'arte dell'occultamento;
  • Ken jutsu: l'arte della Katana;
  • Kyu jutsu: l'arte dell'arco;
  • Shuriken jutsu: l'arte delle armi da lancio;
  • Tai jutsu: combattimento a mani nude;
  • Choho: l'arte dello spionaggio;
  • Hicho Jutsu: l'arte del salto;
  • Hensō jutsu: l'arte della mimetizzazione.

Un altro aspetto che distingueva i ninja dagli altri guerrieri erano l'eterogeneità del loro equipaggiamento. Ogni arma era realizzata per eseguire specifici compiti, tra le più utilizzate abbiamo:
  • la Katana (spada tradizionale curva);
  • il Kunai (un coltello in metallo utilizzabile come dardo da lancio);
  • gli Shuriken (armi da lancio di varie dimensioni);
  • la Kusarigama (una catena alle cui estremità è fissato un falcetto);
  • la Fukiya (cerbottana);
  • la Ninjatô (spada a profilo dritto e più corto rispetto alla katana);
  • la Kaginawa (ancorette unite ad una corda per arrampicarsi);
  • il Tekagi (pugni di ferro con punte);
  • le Makibishi (chiodi a quattro punte da disseminare sulle strade);


Il Ninjutsu non era un prerogativa solo degli uomini, molte donne, definite Kunoichi, divennero abili assassine, ladre e sabotatrici. In particolare, erano utilizzate per avvicinare personaggi di spicco e assassinarli nel sonno.
Durante la guerra civile (Guerra Ōnin), scoppiata in Giappone durante il periodo Muromachi (Guerra Ōnin 1467 - 1477), i ninja di Iga e di Koga vennero assoldati per eseguire missioni di spionaggio, atti di sabotaggio o assassinii mirati. Il loro impiego in guerra divenne decisivo in molte battaglie. L'enorme potere di cui questi clan godevano, spinse lo shogun Oda Nobunaga, preoccupato per una possibile rivolta dei clan, a intraprendere una serie di azioni militari mirate a eliminare l'eventuale minaccia. Nel 1581 attaccò Iga con una forza di 40.000 uomini, massacrando sia i ninja che le loro famiglie. Tuttavia, gli uomini di Iga si dimostrarono abili anche nel combattimento in campo aperto, e recarono ingenti perdite tra le file nemiche. Dopo la morte di Oda Nobunaga, nel 1852, Tokugawa Ieyasu (1603 – 1868) divenne il nuovo shogun e, al contrario del suo predecessore, impiegò i ninja tra le forze di polizia e come guardie personali. Nel periodo Tokugawa, i guerrieri ombra raggiunsero l'apice del potere, che si interruppe con l'arrivo delle navi da guerra statunitensi del commodoro Perry che ruppero l'isolamento giapponese. Con la ripresa del commercio con gli altri paesi e la modernizzazione del Giappone, i ninja furono costretti a sparire perché le leggi in loro favore vennero abolite e non era più consentito detenere armi.
Tracce del loro passaggio sono impresse nei racconti dei marinai russi durante la Guerra russo-giapponese (8 febbraio 1904 — 5 settembre 1905). Si narra di uomini ombra che assaltavano le navi dello Zar compiendo azioni di sabotaggio. Nella Prima Guerra Mondiale, i soldati turchi si raccontavano di uomini mascherati, agili e potenti, che colpivano nell'oscurità. Con l'occupazione americana del dopo guerra e la proibizione delle arti marziali in Giappone, l'arte silenziosa venne praticata da poche caste antiche in gran segreto.









sabato 11 luglio 2015

Mushin

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'Mushin' in giapponese o Wuxin in cinese (無心), (in italiano "senza mente") è uno stato mentale a cui si può arrivare con la meditazione secondo la dottrina Zen e Taoista e durante le attività quotidiane secondo alcune arti marziali.

Etimologia
Il termine contiene un carattere che rappresenta la negazione: (), seguito dal carattere che rappresenta il cuore e la mente: (). Il termine è ridotto da Mushin no shin (無心 の 心), un'espressione Zen che significa la mente senza mente. Vale a dire, una mente non fissata o occupata da pensieri o emozioni, e quindi aperta a tutto.

Descrizione
Mushin è raggiunto quando la mente di una persona è libera dai pensieri di rabbia, paura, o ego durante il combattimento o la vita di tutti i giorni. Vi è una mancanza di pensiero discorsivo e di giudizio, per cui la persona è totalmente libera di agire e di reagire nei confronti di un avversario senza esitazione e senza disturbi provenienti da tali pensieri. A questo punto, una persona si basa non su una speculazione intellettuale su ciò che sta avvenendo, ma sulla reazione istintiva che viene dall’allenamento, o su ciò che si sente intuitivamente. Non è uno stato rilassato, quasi meditativo, però. La mente lavora ad una velocità molto elevata, ma senza intenzioni, piani o direzioni. La mente chiara è paragonata a uno stagno, che è in grado di riflettere in modo chiaro la luna e gli alberi. Ma proprio come le onde nello stagno possono distorcere le immagini, così anche i nostri pensieri possono interrompere la vera percezione della realtà. Un artista marziale deve probabilmente allenarsi per molti anni per essere in grado di mantenere uno stato di mushin. In questo periodo le combinazioni di movimenti e scambi di tecniche devono essere praticati ripetutamente migliaia di volte, fino a che non possono essere eseguiti spontaneamente, senza un pensiero cosciente, cambiando così le reazioni naturali per essere più efficaci in combattimento o in qualsiasi altra cosa. Alcuni maestri ritengono che mushin sia lo stato in cui una persona capisce finalmente l'inutilità di tecniche e diventa veramente libero di muoversi. Il leggendario maestro zen Takuan Soho ha detto: La mente deve essere sempre nello stato dell’acqua che scorre, e non si ferma da nessuna parte : quando il flusso si interrompe, questa interruzione blocca la serenità della mente. Nel caso della spada, significa la morte. Quando lo spadaccino è davanti al suo avversario, non deve pensare all'avversario, né a se stesso, né ai movimenti di spada del suo nemico. Deve solo impugnare la spada trascurando ogni tecnica, pronto unicamente a seguire i dettami del subconscio. L'uomo si è cancellato, come possessore della spada. Quando colpisce, non è l'uomo ma la spada nella mano del subconscio dell'uomo che colpisce.


venerdì 10 luglio 2015

Archidamia

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Archidamia (in greco antico: Ἀρχιδαμία; Sparta, ... – Sparta, 241 a.C.) fu regina spartana, moglie di Eudamida I, madre di Archidamo IV e di Agesistrata.

Biografia
Archidamia fu la moglie del re di Sparta Eudamida I della dinastia Euripontide, che regnò dal 331 a.C. al 305 a.C.

L'assedio di Sparta del 272 a.C.
Plutarco testimonia che nel 272 a.C., mentre Sparta era assediata da Pirro, re dell'Epiro e da Cleonimo, marito di Chilonide e gli Spartani stavano per prendere la decisione di inviare le donne al sicuro a Creta, fu proprio Archidamia, ormai vedova da tempo e già avanti negli anni, che piombò nella Gherusia con la spada sguainata, rimproverando gli anziani perché pensavano che le spartane avrebbero tollerato di poter sopravvivere alla distruzione della città.
Le donne scavarono quindi nella notte una fossa per ostacolare l'avanzata dell'esercito nemico, permettendo agli uomini di riposare in vista della battaglia, nel corso della quale diedero il loro supporto logistico, consentendo agli Spartani di resistere all'assedio fino al ritorno del re Areo I, che si trovava a Gortyna con l'esercito. Areo, una volta sopraggiunto, ebbe la meglio sui nemici.

La riforma di Agide IV
Agide IV, nipote di Archidamia, propugnò una riforma rivoluzionaria che, ispirandosi all'antichissima ed originale costituzione di Licurgo, prevedeva la cancellazione dei debiti e la redistribuzione delle terre. La madre del re, Agesistrata, e la nonna Archidamia favorirono la riforma dando il buon esempio, mettendo a disposizione le ingenti ricchezze di loro proprietà
Quando la riforma di Agide fallì definitivamente nel 241 a.C., Archidamia ed Agesistrata furono entrambe giustiziate assieme al figlio per ordine degli efori e su pressione di Leonida II, l'altro re della dinastia Agiade. Plutarco testimonia la profonda impressione che fece l'esecuzione di Archidamia, "veneranda vecchia che per tutta la vita i concittadini avevano tenuto in grandissimo onore".


giovedì 9 luglio 2015

Shōshin Nagamine

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Shōshin Nagamine (長嶺 将真 Nagamine Shōshin; Naha, 15 luglio 1907 – Naha, 2 novembre 1997) è stato un militare, poliziotto e maestro di karate giapponese.

Biografia
Nagamine nacque a Tomari, a Naha, Okinawa. Da bambino era di costituzione gracile e malaticcia e si ammalò di gastroenterite nel 1926, al suo secondo anno di liceo[senza fonte]. Da quel momento si autoimpose una dieta e si avvicinò alla pratica del karate, sotto l'occhio attento del suo vicino di casa, Chojin Kuba. Nagamine divenne presto il ritratto della buona salute, attribuendo il suo recupero al "duro lavoro sia a scuola che al suo allenamento nel Karate". La sua salute migliorò a tal punto da farlo divenire un leader della scuola di karate, ed i suoi amici lo nominarono Chaippaii Matsu, uno pseudonimo che significa "pino tenace".
Dopo la laurea, nel marzo del 1928, iniziò a dedicarsi alle Arti marziali a tempo pieno, andò a Shuri allenandosi con Taro Shimabuku e Ankichi Arakaki. Qualche anno dopo, venne arruolato nell'esercito imperiale giapponese nella 47ª divisione di fanteria, combattendo in Cina e si congedò poi nel 1931.
Dopo aver lasciato l'esercito, Nagamine cercò un'attività nella quale poter sfruttare le sue abilità nelle arti marziali, scegliendo di entrare nella polizia. Divenne così agente di polizia e ricevette un ulteriore insegnamento nel karate da Chōtoku Kyan e da Motobu Chōki, raggiungendo la qualifica di Renshi (alto grado) nel 1940. Dal 1951, Nagamine fu Sovrintendente di Polizia, a Motobu, e iniziò ad allenare i propri agenti nel karate.


mercoledì 8 luglio 2015

Quyen

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Quyen è la parola vietnamita per l'italiano forma, il giapponese kata ed il cinese Taolu, che sta indicare un insieme di azioni ripetitive da fare come allenamento nelle arti marziali vietnamite come il Vovinam Viet Vo Dao o il Vo Co Truyen.
Le forme del Vovinam Viet Vo Dao sono:
Per Cintura AZZURRA:
  • Khoi Mon Quyen


Per Cintura BLU:
  • Khoi Quyen (solo per Bambini)
  • Nhap Mon Quyen (1° CAP)
  • Thap Tu Quyen (2° CAP)
  • Long Ho Quyen (Forma del drago e della tigre, 3° CAP)


Per Cintura GIALLA:
  • Tu Tru Quyen
  • Ngu Mon Quyen (1° DANG)
  • Song Dao Phap (Forma dei doppi coltelli, 1° DANG)
  • Vien Phuong Quyen (2° DANG)
  • Tinh Hoa Luong Nghi Kiem Phap (2° DANG)
  • Nhu Khi Cong Quyen 1 (2° DANG)
  • Thap The Bat Thuc Quyen (3° DANG)
  • Lao Mai Quyen (3° DANG)
  • Nhu Khi Cong Quyen 2 (3° DANG)


Per Cintura ROSSA:
  • Viet Vo Dao Quyen (4° DANG)
  • Moc Ban Phap (4° DANG)
  • Tu Tuong Con Phap (4° DANG)
  • Xa Quyen (Forma del Serpente, 5° DANG)
  • Ngoc Tran Quyen (5° DANG)
  • Thuong Le Phap (5° DANG)
  • Nhat Nguyet Dai Dao Phap (5° DANG)
  • Thai Cuc Don Dao Phap (6° DANG)
  • Thien Long Song Kiem Phap (6° DANG)
  • Hac Quyen (6° DANG)
  • Nhu Khi Cong Quyen 3 (6° DANG)
  • Viet Dieu Kiem Phap (7° DANG)
  • Bat Quai Song Dao Phap (7° DANG)
  • Nhu Khi Cong Quyen 4 (7° DANG)