Archidamia
(in greco antico: Ἀρχιδαμία;
Sparta, ... – Sparta, 241 a.C.) fu regina spartana, moglie di
Eudamida I, madre di Archidamo IV e di Agesistrata.
Archidamia fu la moglie del re di
Sparta Eudamida I della dinastia Euripontide, che regnò dal 331 a.C.
al 305 a.C.
Plutarco testimonia che nel 272 a.C.,
mentre Sparta era assediata da Pirro, re dell'Epiro e da Cleonimo,
marito di Chilonide e gli Spartani stavano per prendere la decisione
di inviare le donne al sicuro a Creta, fu proprio Archidamia, ormai
vedova da tempo e già avanti negli anni, che piombò nella Gherusia
con la spada sguainata, rimproverando gli anziani perché pensavano
che le spartane avrebbero tollerato di poter sopravvivere alla
distruzione della città.
Le donne scavarono quindi nella notte
una fossa per ostacolare l'avanzata dell'esercito nemico, permettendo
agli uomini di riposare in vista della battaglia, nel corso della
quale diedero il loro supporto logistico, consentendo agli Spartani
di resistere all'assedio fino al ritorno del re Areo I, che si
trovava a Gortyna con l'esercito. Areo, una volta sopraggiunto, ebbe
la meglio sui nemici.
Agide IV, nipote di Archidamia,
propugnò una riforma rivoluzionaria che, ispirandosi
all'antichissima ed originale costituzione di Licurgo, prevedeva la
cancellazione dei debiti e la redistribuzione delle terre. La madre
del re, Agesistrata, e la nonna Archidamia favorirono la riforma
dando il buon esempio, mettendo a disposizione le ingenti ricchezze
di loro proprietà
Quando la riforma di Agide fallì
definitivamente nel 241 a.C., Archidamia ed Agesistrata furono
entrambe giustiziate assieme al figlio per ordine degli efori e su
pressione di Leonida II, l'altro re della dinastia Agiade. Plutarco
testimonia la profonda impressione che fece l'esecuzione di
Archidamia, "veneranda vecchia che per tutta la vita i
concittadini avevano tenuto in grandissimo onore".
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