La
Charta di Larménius
(o Carta di Larmenio) è un
documento, giudicato un falso dalla maggior parte degli storici, con
il quale l'ultimo Maestro dell'Ordine dei Templari, Jacques de Molay,
prima di subire la condanna al rogo nel 1314, avrebbe affidato la
propria carica ad un cavaliere chiamato Jean-Marc Larménius (o de
l'Armenie, in latino Johannes Marcus Larmenius).
Il documento, in latino, si vuole sia
stato redatto nel 1324 da questo cavaliere. Successivamente sarebbe
stata via via firmata dai Maestri segreti succeduti nel tempo fino al
1705, quando vi fu il primo tentativo laico di "rifondazione"
dell'ordine Ordine da parte del nipote di Luigi XIV di Francia,
Filippo, duca d'Orléans e più tardi reggente del regno di Francia.
Successivamente, dopo la rivoluzione francese, nel 1804
Bernard-Raymond Fabré-Palaprat (1773-1838) dichiarò di avere
scoperto i documenti che avrebbero dovuto provare la successione
ininterrotta dei gran maestri templari, anche dopo la condanna al
rogo di de Molay. Sulla base di queste asserzioni Pelaprat fondò
nello stesso anno l'Antico e Sovrano Ordine Militare del Tempio di
Gerusalemme, un'istituzione neo-cavalleresca e non massonica,
nominandosi gran maestro.
La Charta inizia e termina con le
seguenti parole: "Ego frater Johannes Marcus Larmenius,
hierosolymitanus, Dei gratia et secretissimo venerandi santissimisque
martyris supremi Templi militiae magistri (cui honos et gloria)
decreto, communi fratrum concilio confirmato, super universum Templi
ordinem, summo et supremo magistério insignitus, singulis has
decretales litteras visuris, Salutem! Salutem! Salutem! .........Fiat
sicut dixi. Fiat! Amen! Ego Johannes-Marcus Larmenius, dedi die
decima tertia februari 1324."
La Charta è alla base della pretesa di
molte associazioni neotemplari di discendere direttamente
dall'autentico e antico Ordine dei Templari, soppresso nel 1314 da
papa Clemente V con provvedimento perenne, pena la scomunica.
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