domenica 12 ottobre 2025

L’albero storto e la saggezza del non-essere utile


Un albero storto vive la propria vita, ma un albero dritto diventa legna.
— Proverbio cinese

Questo antico detto racchiude una saggezza profonda, che Zhuangzi, uno dei principali pensatori del taoismo, ha reso vivida attraverso una parabola: un falegname disprezza un enorme albero perché il suo tronco è storto e pieno di nodi. «Non serve a nulla», lamenta. Zhuangzi, con la sua calma ironia, risponde: «Proprio per questo vive così a lungo. Se fosse utile, lo avrebbero già tagliato.»

La lezione è semplice ma rivoluzionaria: ciò che è utile spesso viene consumato, sfruttato o sacrificato, mentre ciò che sembra inutile può sopravvivere e preservare la propria libertà. Nella vita quotidiana, le persone che si adattano perfettamente agli schemi sociali — gli “alberi dritti” — sono valorizzate per la loro produttività, efficienza e utilità. Ma questa stessa conformità le rende sostituibili e consumabili, spesso a scapito della loro autenticità.

Al contrario, chi si discosta dalla norma — gli “alberi storti” — può apparire inutile, strano o marginale, ma questa stessa inutilità diventa uno scudo di libertà. Non devono rispondere alle aspettative altrui, non vengono sacrificati per scopi esterni: esistono per se stessi, liberi da vincoli sociali o da pressioni di produttività.

Zhuangzi ci invita a considerare un’inversione radicale dei valori comuni. Nella società, tendiamo a misurare il successo e la dignità di una persona dalla sua utilità: quanto produce, quanto serve agli altri, quanto contribuisce alla macchina sociale. Il taoismo, invece, suggerisce che la vera saggezza risiede nell’essere, non nel fare. Solo ciò che non serve a scopi esterni può vivere autenticamente e a lungo, senza essere consumato dalle richieste degli altri.

L’albero storto diventa simbolo di questa saggezza: vive secondo la propria natura, senza piegarsi agli scopi altrui, sperimenta la vita nella sua pienezza, e sopravvive più a lungo di chi si adatta cieco agli standard della società.

Oggi, il concetto può sembrare estraneo o addirittura scomodo. In un mondo ossessionato dalla produttività, dalla carriera e dai risultati misurabili, essere inutili è spesso percepito come fallimento. Ma l’insegnamento taoista suggerisce che questa inutilità apparente può essere una fonte di libertà e di forza interiore.

Essere “storti” significa:

  • Vivere secondo i propri tempi e desideri, senza farsi consumare dagli schemi esterni.

  • Coltivare l’autenticità invece della conformità.

  • Resistere alla logica del consumo, del sacrificio continuo e della misurazione basata sulla produttività.

In questo senso, l’inutilità non è mancanza di valore, ma protezione della propria integrità e autonomia.

Zhuangzi ci offre un invito radicale: rivalutare ciò che nella nostra cultura è spesso considerato inutile o marginale. Non misurare la vita dalla sua produttività o dalla sua utilità agli occhi degli altri, ma dalla sua capacità di esistere in armonia con la propria natura.

Come l’albero storto, possiamo vivere liberi, autentici e duraturi, protetti dal peso delle aspettative e dalle logiche di sfruttamento. La saggezza taoista ci insegna che essere inutili agli occhi del mondo è, paradossalmente, il modo migliore per essere veramente vivi.


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