Il Muay Thai, conosciuto come “l’arte delle otto armi”, è una disciplina marziale thailandese che combina calci, pugni, gomitate e ginocchiate in un sistema completo, duro e altamente funzionale. Ma quanto è difficile iniziare a praticarlo da principianti? La risposta breve è: molto. La risposta lunga richiede di distinguere tra la difficoltà fisica, quella tecnica e quella mentale.
Chiunque si avvicini al Muay Thai deve sapere che le prime settimane mettono a dura prova il corpo. Anche persone già allenate, magari abituate a correre o sollevare pesi, si trovano spesso in difficoltà. Il motivo è semplice: il Muay Thai richiede una combinazione unica di resistenza cardiovascolare, forza esplosiva, mobilità e condizionamento articolare.
Il riscaldamento da solo – corde, shadowboxing, scatti, esercizi a corpo libero – può lasciare esausti i principianti ancora prima di entrare nella parte tecnica dell’allenamento. Le gambe, soprattutto, vengono messe a dura prova: calciare ripetutamente un sacco pesante, quando caviglie e stinchi non sono ancora condizionati, può risultare doloroso e frustrante. È normale, all’inizio, sentire le articolazioni rigide e i colpi deboli. Ma con il tempo il corpo si adatta: gli stinchi si rinforzano, il core diventa più stabile e la resistenza cresce.
Una delle sorprese del Muay Thai è che le tecniche di base non sono complicate da memorizzare. Un pugno, un calcio circolare, una ginocchiata o una gomitata hanno schemi relativamente lineari. Tuttavia, la difficoltà sta nei dettagli.
Un calcio circolare eseguito in Muay Thai non è lo stesso di quello del Taekwondo o del Kickboxing: qui si colpisce con lo stinco, non con il piede, e l’energia arriva dall’anca, non solo dalla gamba. Anche un pugno diretto richiede un diverso allineamento di spalle e piedi per massimizzare potenza ed equilibrio.
Gli allenatori pongono grande attenzione alla biomeccanica, costringendo i principianti a correggere costantemente postura, guardia e movimento del corpo. Questo può risultare frustrante all’inizio, soprattutto per chi arriva da altre arti marziali e deve “disimparare” certi automatismi. Ma è proprio qui che si sviluppa la vera forza del Muay Thai: nella precisione e nell’efficienza.
Il Muay Thai non è solo una prova di resistenza fisica, ma anche di tenuta mentale. Richiede disciplina, costanza e la disponibilità a ripetere le stesse tecniche centinaia, migliaia di volte, fino a renderle automatiche.
Molti principianti, nelle prime lezioni, si sentono sopraffatti: fiato corto, gambe pesanti, colpi poco potenti. La tentazione di mollare può essere forte. Ma chi riesce a superare questa fase iniziale scopre che i progressi arrivano presto. Già dopo poche settimane, il corpo risponde meglio, i movimenti diventano più fluidi e l’autostima cresce.
Il Muay Thai, infatti, è anche un percorso di trasformazione psicologica: insegna resilienza, pazienza e la capacità di sopportare la fatica. Non a caso viene considerato non solo uno sport da combattimento, ma anche una scuola di carattere.
Un consiglio prezioso per chi vuole iniziare: arrivare in palestra con una base di preparazione fisica. Correre regolarmente, allenare il core con esercizi a corpo libero, migliorare la mobilità delle anche e delle spalle: tutto questo facilita enormemente l’impatto con gli allenamenti di Muay Thai.
Molti praticanti raccontano di aver sottovalutato il condizionamento iniziale. Correre 4-5 volte a settimana, inserire esercizi come plank, squat e piegamenti, e abituarsi a sessioni cardio intense può fare la differenza. Non si tratta solo di “essere in forma”, ma di avere un corpo pronto a sostenere carichi di lavoro specifici: salti, calci ripetuti, clinch e scambi ravvicinati.
La parte più gratificante arriva dopo il primo mese. Quando il corpo inizia ad adattarsi, le tecniche diventano più naturali e i colpi guadagnano potenza reale. Il calcio circolare non è più un movimento impacciato, ma una frustata violenta. Il clinch, inizialmente caotico, diventa una lotta strategica per il controllo. La respirazione, che all’inizio sembrava sfuggire al controllo, comincia a sincronizzarsi con i colpi.
A questo punto, l’allenamento non è più solo sopravvivenza, ma un percorso di crescita. Ogni ripetizione aggiunge fluidità, ogni correzione tecnica diventa un tassello verso l’efficienza. E la fatica, pur restando intensa, non è più una barriera insormontabile, ma un compagno di viaggio.
Sì, e in maniera assoluta. Il Muay Thai non è semplice per i principianti, ma proprio questa difficoltà lo rende formativo. Superare il primo ostacolo fisico e mentale dona una sensazione di conquista che pochi altri sport riescono a dare. In meno di un mese, chi resiste scopre di essere già cambiato: più forte, più sicuro, più consapevole.
Il Muay Thai insegna a conoscere il proprio corpo e i propri limiti, a trasformare la fatica in forza, a costruire resilienza attraverso la ripetizione. È un’arte che, dietro la durezza, nasconde un’enorme ricchezza tecnica e culturale, capace di appassionare chiunque le si avvicini con umiltà e determinazione.
Il Muay Thai è difficile per i principianti, sì. Ma è una difficoltà che vale la pena vivere. Richiede sudore, pazienza e un po’ di dolore, soprattutto all’inizio. Tuttavia, è proprio questo percorso ad aprire la porta a uno degli sport da combattimento più completi e affascinanti del mondo.
In fondo, la vera lezione del Muay Thai è semplice: non importa quanto sia dura la prima sessione, ciò che conta è avere la forza di tornare anche alla seconda, e alla terza. Perché ogni colpo, ogni passo, ogni respiro porta un po’ più vicino alla padronanza di se stessi.
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