martedì 13 ottobre 2015

Arma contundente



Per arma contundente si intende un particolare tipo di arma, usata nel combattimento corpo a corpo, in grado di infliggere lesioni agli avversari per contusione.
Poiché molti oggetti possono essere utilizzati come armi contundenti anche senza esserlo, in questo caso si parla di armi improprie.
Alcuni esempi di armi contundenti possono essere: una mazza, un manganello, un tirapugni, i tonfa.



lunedì 12 ottobre 2015

Aggressione



L'aggressione è un atto di violenza o di interazione sociale esercitata in modo palese nei confronti di qualcuno. Si tratta di un comportamento intenzionale e spesso dannoso che ha lo scopo di infliggere dispiacere. Questo tipo di comportamento è pressoché universale negli animali; negli esseri umani può essere associato ad un atteggiamento di aggressività, inteso come contrario di sottomissione.



Caratteri generali

Nelle definizioni comunemente impiegate nelle scienze sociali e nelle scienze comportamentali. L'aggressione è una sorta di risposta da parte di un individuo che offre qualcosa di spiacevole ad un'altra persona. Alcune definizioni però specificano il fatto che da parte dell'individuo che compie un'aggressione ha l'intenzione di danneggiare chi subisce l'aggressione. L'aggressione differisce da quella che viene definita assertività, anche se i due termini vengono usati in maniera intercambiabile.
In etologia l'aggressione è un importante ambito di studio e riguarda l'interazione e l'evoluzione degli animali negli ambienti naturali. Essa può, in questi contesti, assumere diversi atteggiamenti rappresentati da contatti fisici (morsi, colpi, spinte), ma anche segnali stereotipati come espressioni facciali, vocali, rilascio di prodotti chimici e cambiamenti di colorazione.


Tipologia

L'aggressione può assumere diverse forme, che possono comprendere la violenza fisica, verbale e non, l'aggressione difensiva, quella predatoria, quella di isolamento indotto, quella relazionale (diffusa tra gli adolescenti, che include il bullismo), quella territoriale, l'aggressione emotiva, quella legata al sesso, quella di dominanza, quella tra maschi, quella parentale, quella di ritorsione come risposta a una provocazione, quella strumentale (come una rapina) e quella discriminatoria (basata, per esempio, su pregiudizi razziali). Ci sono inoltre due sottotipi di aggressione: quella controllata e quella impulsiva; in questo secondo caso essa può essere il frutto di azioni incontrollabili che sono anche indesiderate e inappropriate.


La rilevanza giuridica

L'aggressione può racchiudere gli elementi costitutivi di diverse forme di reato in base al metodo e ai mezzi con cui essa è esercitata: si può parlare infatti di omicidio, lesioni personali, violenza privata, minaccia, ecc. Nel diritto internazionale si intende come aggressione la violenza eseguita da uno Stato contro un altro fatta mediante forze preponderanti e senza preavviso: a tal proposito si parla infatti di aggressione contro la sovranità, contro una integrità territoriale o contro l'indipendenza politica di un ente. Essa può essere evitata tramite un patto di non aggressione.
La definizione operativa di aggressione può essere influenzata da opinioni morali e politiche. In tal senso, un esempio può essere dato dalla visione morale assiomatica chiamata principio di non aggressione.



domenica 11 ottobre 2015

Shou Xing

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Shou Xing, divinità cinese, letteralmente astro della longevità (寿星). È un membro dei tre San Xing. Gli animali che lo simboleggiano sono la gru o la tartaruga. È raffigurato come un vecchio dalla grossa testa calva, appoggiato ad un bastone nodoso e con in mano la pesca dorata dell'immortalità, un frutto che secondo la leggenda matura ogni tremila anni.
Secondo la tradizione, Shou Xing era una volta un ragazzo malaticcio di nome Zhao Yen, al quale era stato pronosticata la morte quando avrebbe raggiunto i 19 anni. Gli fu quindi consigliato di visitare un certo campo e di portare con sé una giara di vino e della carne secca. In quel campo avrebbe trovato due uomini intenti a giocare a dama sotto un albero. Gli avrebbe dovuto offrire vino e carne, ma evitare di rispondere alle loro domande. Zhao Yen seguì il consiglio, e quando i due uomini ebbero consumato la carne e il vino decisero di ringraziarlo scambiando le cifre della sua attesa di vita da 19 a 91 anni. Più tardi gli fu detto che uno dei due uomini era l'astro del polo Nord, che fissa la data di nascita degli uomini, e l'altro l'astro del polo Sud, che ne fissa la data di morte. Per questo Shou Xing è anche noto come Nan Ji Xian Weng (il vecchio del polo Sud).


sabato 10 ottobre 2015

Shennong

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Shennong (神農, 神农, Shénnóng), chiamato anche Dio della Fiamma (炎帝, Yándì) o Dio dei Cinque Cereali (五穀先帝, 五谷先帝, Wǔgǔxiāndì) è un mitico dio-antenato cinese vissuto secondo la leggenda intorno a 5.000 anni fa, forse dal 2738 a.C. al 2698 a.C.; fu lui, secondo la tradizione, a introdurre nell'antica Cina le tecniche dell'agricoltura, e il suo nome Shennong significa "Contadino Divino" o "Dio-Contadino".
Considerato il padre dell'agricoltura cinese, questo antenato leggendario insegnò al suo popolo come coltivare i cereali per sfamarsene, in modo da evitare l'uccisione di animali. Si dice che abbia assaggiato centinaia di erbe per valutarne il valore medicinale, e che sia l'autore del pen ts'ao ching (trattato medico), il più antico testo cinese sui farmaci, che include 365 medicine derivate da minerali, piante e animali; il vero autore del testo è sconosciuto. La catalogazione di centinaia di erbe medicinali o velenose fu un punto cruciale per lo sviluppo della medicina tradizionale cinese. Il tè, che agisce da antidoto a una settantina di erbe velenose, è considerato una sua scoperta; secondo la leggenda, nel 2737 a.C. delle foglie provenienti da un ramoscello di tè in fiamme caddero nel suo calderone, in cui stava bollendo dell'acqua.
Shennong è anche considerato il padre della medicina cinese e inventore dell'agopuntura.
L'opera a lui attribuita più famosa è il Classico sulle Radici di Erbe del Contadino Divino (神農本草經, 神农本草经, Shénnóng běncǎo jīng), compilato in realtà verso la fine della Dinastia Han Occidentale, che elenca le varie erbe medicinali (ad esempio il fungo Língzhī) con associato un voto di efficacia e rarità. Si crede che in esso il riferimento al tè sia stato aggiunto solo dopo il VII secolo.
Parente stretto del Dio Giallo, è considerato un patriarca dal popolo cinese (l'etnia Han li considera entrambi come propri antenati) e di quello vietnamita. Fu deificato come uno dei Sanhuang.
Si dice inoltre che Shennong abbia preso parte all'invenzione del gǔqín, insieme a Fuxi e al Dio Giallo.


venerdì 9 ottobre 2015

Karambit

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Il karambit o kerambit è un coltello originario del Sud-Est asiatico (Indonesia e Filippine). Il karambit è caratterizzato dalla lama a mezzaluna perfetta per tagliare in profondità e dall'anello all'estremità del manico.

Origine
La primissima forma del karambit risale al tredicesimo secolo e veniva chiamato Kuku Bhima (Artiglio di Bhima). Bhima era una divinità induista raffigurata spesso con una piccola lama in mano. Con l'arrivo dei mercanti arabi nell'arcipelago asiatico il design della lama è stato ridisegnato secondo il modello del coltello curvo arabo, il janbiya. La forma definitiva del karambit è nata osservando la natura, in particolare cercando di riprodurre il kuku macan (l'artiglio della Tigre), animale da sempre temuto e rispettato. Il primo prototipo di karambit, molto più grosso rispetto alle dimensioni attuali, nacque come arma da battaglia e veniva chiamata karambit besar (grande karambit). La lama veniva spesso intrisa di veleno per renderla ancora più letale, mentre la forma ricurva favoriva tecniche dirette a tagliare i vasi sanguigni e a recidere i tendini delle braccia e delle gambe. Col tempo la dimensione della lama venne sempre più rimpicciolita per renderla più maneggevole, fino a raggiungere le dimensioni attuali. In tempo di pace il karambit venne relegato ad un uso prettamente di lavoro nei campi o nella lavorazione del legno. Con l'avvento delle armi da fuoco il karambit, in guerra, diventò solo un'arma secondaria, nel caso si venisse disarmati o per agire di nascosto. Attualmente viene usato anche come arma da difesa personale e utilizzato in varie discipline di arti marziali asiatiche, quali il pencak Silat o il kali.

Tecnica
Il karambit può essere impugnato in due modi, rispettivamente chiamati presa positiva (o istintiva), e presa tradizionale (o estesa).
La presa positiva (positive grip) si ha quando si impugna il karambit infilando il mignolo nell'anello. Viene chiamata Istintiva perché impugnato in questo modo è come un coltello qualsiasi. Con questa impugnatura si eseguono principalmente attacchi seguendo gli angoli di attacco 1 e 2.
La presa tradizionale invece si ha quando si impugna il karambit infilando l'indice nell'anello. Viene chiamata estesa perché da questa presa si può far ruotare il karambit sull'indice aumentando quindi il raggio d'azione. Questa presa permette di infliggere tagli ascendentali alla parte inferiore del corpo e di nascondere il karambit nel pugno così da effettuare colpi a sorpresa. Si può anche usare l'anello per colpire come un tirapugni. Questa presa richiede maggiore abilità rispetto a quella positiva, sia perché non si possono effettuare attacchi "istintivi" sia perché il raggio d'azione è ridotto.

In combattimento
Il karambit ha riscosso grande successo fra marzialisti e combattenti di tutto il mondo per la sua efficienza. Karambit di design moderno tendono ad essere più piccoli di quelli tradizionali e spesso hanno una lama a serramanico. La lama curva è perfetta per recidere tendini e muscoli, creando ferite profonde, sanguinolente e dolorose, mentre l'anello rende estremamente difficile per un avversario disarmare il possessore.

Riferimenti cinematografici
  • In Ong-Bak 2 - La nascita del dragone un combattente impugna due karambit.
  • In Die Hard 3, Sam Philips interpreta Katya la quale uccide un poliziotto con un karambit.
  • In Io vi troverò Liam Neeson affronta una guardia armata di karambit.
  • In The Man From Nowehere, Ramrowan usa più volte un karambit per combattere o giustiziare qualcuno - compreso il protagonista.
  • Nella serie televisiva Nikita (serie televisiva 2010) viene usato da Roan.
  • Nel videogioco Call of Duty Black Ops il protagonista Mason con Woods uccidono due russi usando un coltello karambit in modalità tradizionale.
  • È usato da un sicario incaricato di uccidere il protagonista nel film La promessa dell'assassino
  • È usato nel film The Punisher.
  • È usato nel film The Raid 2: Berandal.
  • È usato nella serie televisiva Fargo dal sicario Lorne Malvo.
  • Nel videogioco Tom Clancy's Splinter Cell: Blacklist il protagonista Sam Fisher usa un coltello karambit.
  • Nel videogioco Counter-Strike: Global Offensive è disponibile come skin rara al posto del coltello di default.
  • È usato nella serie televisiva Lucifer da Mazikeen "Maze" Smith
  • È usato nella serie televisiva Taboo dal protagonista James Keziah Delaney, interpretato da Tom Hardy
  • Un'unità del videogioco Age of Empires 2 utilizza il karambit : il guerriero karambit
  • È usato nel film John Wick 3 - Parabellum.


giovedì 8 ottobre 2015

Arma

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Un'arma è un qualsiasi dispositivo, strumento meccanico o elemento di natura chimica, nucleare o elettromagnetica che venga utilizzato allo scopo di offendere oppure sia progettato per la difesa personale dell'utilizzatore.
In linea puramente teorica, qualunque oggetto può essere utilizzato come arma, anche se chiaramente alcuni possono risultare più efficaci o idonei allo scopo rispetto ad altri. Da un punto di vista normativo e concettuale si distingue generalmente fra "arma propria" e "arma impropria", cioè fra oggetti progettati e creati appositamente per essere usati come armi ed oggetti originariamente destinati invece ad altra funzione, che in un determinato frangente vengono usati come armi.


Storia

Preistoria ed età della pietra

La clava si ritiene sia stata la prima e quindi la più antica arma fabbricata dall'uomo. Vennero ben presto la mazza a punta o bastone appuntito con corno, e poi le scuri, i coltelli, le daghe, le lance costruite con selci lavorate, gli archi e le frecce. Con l'uso dei metalli la varietà, tanto da offesa, quanto da difesa, si accrebbe rapidamente e ne nacque la prima suddivisione in difensive ed offensive, le quali presero forme ed i nomi più svariati. Nell'età della pietra si fabbricarono lame, coltelli, scuri di selce, e mazze semplici o formate di un bastone spaccato a una delle estremità, avente dentro lo spacco una pietra tenuta a posto con una legatura fatta di strisce di corteccia di albero o con una cordicella fatta di minugia attorcigliata.


Età antica

Parecchi storici sostengono che le macchine da lancio o da getto furono usate per prime dalle civiltà orientali i quali già le adoperavano da parecchi secoli quando, poco prima di Pericle, i Greci ne appresero l'uso. Invece, secondo Plutarco la macchina da lancio sarebbe originaria della penisola italiana e risalirebbe al IV secolo a.C.; i Greci l'avrebbero importata dalla Sicilia, che era già allora centro di sviluppatissima civiltà, anche militare. Comunque è certo che Ciro, che fu uno dei più audaci e geniali condottieri della storia antica, adoperò ampiamente la balista.
Nell'antica Grecia le macchine da getto ebbero diffusione dopo la guerra contro Serse e quella del Peloponneso, e vennero perfezionate da Filippo II di Macedonia e Alessandro Magno, i quali adoperarono dei parchi costruiti e diretti da Polido e Diodato. Questi parchi servivano esclusivamente per gli assedi, soltanto Alessandro fece il primo tentativo per utilizzarli in operazioni di campagna contro i Traci e, nella spedizione asiatica, mise in campo un'artiglieria eccellente, baliste e catapulte, di cui erano totalmente sprovvisti i Persiani e che provò le sue alte qualità tecniche negli assedi di Alicarnasso e di Tiro. Traiano utilizzò ampiamente le macchine da guerra anche sul campo di battaglia, in particolare la carroballista.
Va rilevato che dalle macchine da getto gli Elleni trassero scarso rendimento; a ciò contribuì l'insuccesso della seconda battaglia di Mantinea, durante la guerra del Peloponneso. La hasta nella civiltà romana era lunga circa metri 1,75, quanto l'altezza di chi la portava il quale era chiamato hastatus. Nei secoli XV, XVI e XVII si chiamò picca ed era per la fanteria molto lunga, facendo riscontro all'antico contus, arma propria dei cavalieri o all'antica sarissa della fanteria dell'esercito macedone.


Medioevo ed età moderna

Durante il medioevo e nell'età moderna iniziarono ad apparire le macchine corazzate e le armi da lancio. Tra le armi di difesa, si ricordano scudi ed armature: in particolare, si attribuisce al capitano di ventura Mostarda da Forlì (XIV-XV secolo) l'introduzione dell'uso di armature interamente di ferro, anziché in cuoio, come si faceva fino ad allora. Le milizie medioevali usavano anche le cosiddette chiaverine, nome dell'arma derivato da una parte di essa (l'asta) che portava in cima una cuspide di forma e materiale variabili. L'invenzione delle armi da fuoco e la loro applicazione alla guerra fece diminuire e quasi totalmente abbandonare le armi difensive personali.
Una prima grande svolta nella fabbricazione e nell'uso delle armi in Europa si ebbe nel XIV secolo con l'affermarsi dell'utilizzo bellico della polvere da sparo; vennero così costruite le prime armi da fuoco, che sfruttavano come forza propulsiva per il lancio di proiettili proprio i gas generati dalla deflagrazione della polvere da sparo quando questa veniva incendiata; uguale influsso ebbero gli approfondimenti degli studi sulla balistica. Il primo archibugio fu costruito in Spagna nel 1450, altre armi che si diffusero nel periodo furono colubrine, archibugi, moschetti, spingarde, pistole.
Tra le artiglierie del periodo, oltre ai primi tipi di armi lanciate a mano come bombe e granate, ci furono le bombarde. Le armi da fuoco portatili presero fin dall'inizio vari nomi, a seconda dell'epoca di costruzione, della forma, dei meccanismi presenti. Lo stesso avvenne per le artiglierie.



Il XIX e XX secolo

Con le scoperte scientifiche del XIX secolo e del XX secolo, alle cosiddette armi convenzionali si sono via via aggiunte o sostituite armi più sofisticate che fanno ricorso a tecnologie avanzate basate sull'uso della chimica (armi chimiche, con veleni o tossine), della biologia (armi batteriologiche, con ceppi di batteri o di virus letali), dell'energia nucleare (armi nucleari, come ad e empio la bomba atomica e la bomba H.


Classificazione

Con il progredire e l'evolversi delle tecnologia si sono andate sviluppando ed affermando diversi tipi di armi, che possono essere variamente classificate.

Arma contundente

Sono delle armi - generalmente utilizzate nel combattimento corpo a corpo - solitamente in grado di infliggere ferite e lesioni, e solo in particolari casi di uccidere. Esse si basano sul principio dell'urto col bersaglio e per questo, sono chiamati anche armi da botta e ne sono tipici rappresentanti i bastoni, i martelli, le mazze, le clave. Altro esempio di tali armi, utilizzato in età antica e durante il medioevo, era il mazzafrusto.

Armi bianche

Sono tali armi ma anche oggetti che provocano danni al bersaglio se impugnati e azionati dall'uomo con la sola forza fisica anch'esse solitamente utilizzate nel combattimento corpo a corpo. In tale categoria possono essere ricomprese anche le armi contundenti; ma specificamente rispetto a queste incorporano lame. Quest'ultima è un pezzo di metallo di forma adeguata che presenta una o più parti affilate chiamate "filo". Le lame possono essere più adatte a tagliare (in questo caso si parla di armi da taglio e ne sono tipici rappresentanti le spade, i coltelli, le sciabole e le asce) od a colpire di punta per penetrare nel bersaglio (da qui la nascita del termine armi da punta), come i pugnali o le lance, le picche e le baionette: a questo scopo, alcune armi da punta non prevedono nemmeno la presenza del filo sulla lama, ma hanno solamente la punta acuminata necessaria per penetrare e/o sfondare (come alcuni stiletti, i fioretti, i "centodieci", il "becco di corvo").
Si possono inoltre distinguere le armi bianche secondo la dimensione in corte, medie e lunghe. Le armi bianche corte sono occultabili e generalmente non superano la trentina di centimetri: in questa categoria si possono catalogare i coltelli, i pugnali, gli stiletti, le daghe corte, le accette da lancio.Le armi bianche medie erano le tipiche armi individuali da guerra da usare a corta distanza prima dell'avvento delle armi da fuoco: spade, sciabole, asce da guerra ecc.
Sono armi bianche lunghe, altrimenti dette inastate o immanicate, quelle poste al termine di un bastone (asta) che ne diventa il mezzo per impugnarle (manico) e per aumentare la distanza di efficacia delle armi stesse: la categoria ricomprende lance, picche, alabarde, giavellotti. Con armi d'asta o armi in asta si indicano appunto tutte le armi che hanno un manico lungo da due a più metri e permettono di colpire l'avversario a qualche distanza continuando ad impugnarle (seppure alcune sia possibile anche lanciarle, tipo il giavellotto).


Armi da lancio

Sono armi da lancio quelle armi che, sempre grazie alla forza fisica dell'uomo e in abbinamento a dispositivi meccanici (ma sempre caricati dalla forza del lanciatore) servono per lanciare - anche a distanze considerevoli - proiettili di vario tipo come pietre, frecce, quadrella (arco, balestra, catapulta, fionda, scorpione, balista, carroballista), o che vengono esse stesse lanciate (giavellotto, asce da lancio, coltelli da lancio).
A seconda delle dimensioni e del numero di persone necessarie al proficuo utilizzo di queste armi, si ha la distinzione tra armi da lancio individuali (tutte quelle lanciate direttamente come giavellotto, asce da lancio, coltelli da lancio, nonché quelle che lanciano proiettili come arco, fionda, balestra, cerbottana) ed armi di artiglieria (ballista, catapulta, trabucco, onagro e carroballista).


Armi da fuoco

Le armi da fuoco si possono dividere, anche in rapporto alle loro dimensioni ed alla loro tipologia, in armi portatili (o leggere) (ad esempio pistola, fucile), armi di artiglieria (cannone, mortaio) ed in armi esplodenti (bombe, mine, granate).
Nella categoria rientrano le armi che lanciano proiettili contenenti in sé energia propulsiva (lanciarazzi come il bazooka o il sistema MLRS, lanciamissili come il FIM-92 Stinger): tali armi sono sostanzialmente dei supporti di lancio per armi esplodenti che usano il principio del razzo per la loro stessa propulsione.


Armi non letali

Le armi non letali (in inglese non-lethal weapon) o inabilitanti sono particolari tipi di armi, atte a fermare o comunque bloccare persone, masse di persone, materiali o mezzi. Spesso sono usate in operazioni anti-sommossa. Questo tipo di armi colpiscono, puniscono e scoraggiano i bersagli, ma in teoria non dovrebbero uccidere. Solitamente questo tipo di armi utilizzano le moderne tecnologie nel campo dell'elettronica, l'optoelettronica, l'acustica, la chimica, la biologica, la medicina e la meccanica.
Alcuni tipi di queste armi sono:
  • il Taser, pistola di stordimento che emette delle scariche elettriche
  • il Phaser, che sfrutta le microonde
  • il Long Range Acoustic Device, un cannone sonoro che sfrutta le onde acustiche
  • i beanbags (letteralmente sacchetti di fagioli), pistole laser che causano una cecità provvisoria


Armi esplosive e a propulsione

Sono armi che sfruttano la potenza generata dalla carica di esplosivo che incorporano, per generare danni a persone e cose. Questa particolare categoria di armi da fuoco, costituita da armi esplodenti, nasce per danneggiare bersagli molto estesi o molto grandi, come edifici, macchinari, automezzi, mezzi corazzati, navi eccetera: generalmente non vengono usate da singoli uomini (ci sono eccezioni, come le bombe a mano, i lanciarazzi RPG ed alcuni lanciamissili SAM spalleggiabili), ma lanciate da cannoni o sganciate da aerei o navi, o da appositi veicoli di terra e si differenziano tra di loro soprattutto per i diversi modi di arrivare sul bersaglio; per tale differenziazione avremo quindi:
  • Mine: armi esplodenti "da posa", ovvero ordigni esplosivi che vengono sotterrati nel terreno o lasciati in mare in attesa che sia il bersaglio ad arrivare in prossimità dell'arma facendola esplodere e ricevendone i danni. Esistono tuttavia anche mine che vengono azionate quando vengono toccate, e sono dette pappagalli verdi, oppure il nome originale: pfm1. Nel caso delle mine terrestri, si hanno mine antiuomo (piccole e leggere, da posare in grandi quantità) e mine anticarro (più grandi delle mine antiuomo in quanto pensate per danneggiare veicoli corazzati) oltre che mine da demolizione (sono cariche esplosive che vengono posate direttamente da operatori specializzati sui bersagli o sulle opere edili da distruggere). Nel caso delle mine navali, queste possono essere galleggianti, ancorate sul fondo marino (se questo non è troppo profondo) e trattenute da catene in modo da rimanere sott'acqua a determinate profondità o addirittura, se "intelligenti", lasciate sul fondo lasciando il compito dell'affioramento alla mina stessa (che lo farà nel momento in cui i suoi sensori rilevano l'avvicinarsi di una nave avversaria). I tutti i casi (sia per mine terrestri che marine), l'esplosione della carica esplosiva può essere attivata in diversi modi, a seconda del tipo di mina: dalla pressione a seguito del contatto con il bersaglio, da un comando elettrico o radiotrasmesso, dallo strappo di appositi fili-trappola in tensione o dal segnale generato da sensori di prossimità oltre che dal semplice scadere di un tempo prefissato. Al giorno d'oggi, 580 paesi nel mondo hanno firmato il trattato di Ottawa: questo trattato fa sì che questi paesi che hanno aderito non fabbrichino più le mine antiuomo.
  • Bombe a mano (o granate): armi esplodenti "da lancio" che vengono tirate manualmente dal singolo soldato. Affinché la detonazione avvenga in prossimità del bersaglio, l'ordigno è dotato di un dispositivo di innesco che può essere "con ritardo a tempo" (per cui l'esplosione avviene dopo un determinato periodo di tempo dal momento che si è armata la bomba, come nel caso della bomba a mano OD 82 in dotazione attuale all'Esercito Italiano) o "a percussione" (per cui l'esplosione avviene quando la bomba impatta contro un ostacolo, come nel caso della bomba a mano SRCM 35 in dotazione all'E.I. fino agli anni novanta).
  • Bombe d'aereo: armi esplodenti "da caduta", ovvero ordigni esplosivi che vengono sganciati da velivoli e che arrivano sul bersaglio "in caduta libera". Per attivare la detonazione della carica esplosiva, anch'esse possono essere dotate di spolette che permettono l'esplosione al contatto con il bersaglio o con un tempo di ritardo prefissato. I recenti progressi tecnici e tecnologici hanno permesso la nascita prima delle "bombe guidate" e poi delle "bombe intelligenti": le bombe guidate (dette anche Guided Bomb) sono ordigni di caduta dotati di alcune appendici aerodinamiche mobili che permettono di modificare la traiettoria descritta dalla bomba durante la sua caduta, traiettoria che viene variata tramite comandi o segnali dall'esterno (ne sono un esempio le bombe a guida laser, a guida TV o semplicemente radiocomandate). Le bombe cosiddette intelligenti (dette anche Smart Bomb) in più rispetto alle Guided Bomb, sono dotate di sensori di diverso tipo e sono autonome da segnali esterni per la loro direzionalità in quanto, una volta sganciate, sono loro stesse a identificare il bersaglio ed a dirigervisi contro in modo autonomo. Esistono inoltre anche bombe a submunizionamento (Cluster Bomb) che hanno al loro interno un certo numero di ordigni di dimensioni più piccole che vengono rilasciate prima dell'impatto al suolo, in modo da coprire aree di maggiori dimensioni.
  • Granate (o proietti d'artiglieria): armi esplodenti "da lancio" che arrivano sul bersaglio sfruttando la forza propellente di una carica esplosiva fatta detonare dietro al proietto all'interno di una canna di un pezzo d'artiglieria (attualmente può essere un mortaio, un cannone o un obice). Attualmente vi sono diversi tipi di munizioni per artiglieria (a frammentazione, ad alto esplosivo o HE, a carica cava o HEAT, fumogeni, incendiari) per coprire diverse esigenze e tipi di intervento, compresi proietti "a submunizionamento" che rilasciano granate più piccole prima dell'impatto sulla zona bersaglio: in tal modo si possono coprire con pochi colpi aree più vaste con ordigni specifici per svariate esigenze. Inoltre, come nel caso delle "bombe", la moderna tecnologia ha portato a sviluppare anche ordigni d'artiglieria "intelligenti" che hanno un qualche sistema di "autoguida" per dirigersi in modo più o meno autonomo sul bersaglio migliorando enormemente la precisione del tiro (un esempio di tale tipo di munizionamento sono i proiettili in corso di sviluppo c/o la ditta costruttrice italiana OTO Melara per il loro uso nei pezzi navali da 76 mm e da 127 mm nel ruolo antiaereo e controcosta)
  • Razzi: armi esplodenti "da lancio" che sfruttano il motore a razzo incorporato per dirigersi verso il bersaglio. In queste armi non sono presenti sistemi di guida per variarne la traiettoria balistica (anche se la moderna tecnologia permette la costruzione di testate belliche che contengono più "submunizioni" che possono anche avere un sistema di guida autonomo), per cui occorre calcolare esattamente la traiettoria che seguiranno prima di lanciarli, altrimenti non si colpirà il bersaglio. I razzi possono essere per uso d'artiglieria, (come per esempio nei sistemi lanciarazzi russi Katyusha della seconda guerra mondiale o come nei sistemi moderni MLRS o Firos 25 e 50), per uso individuale (come quelli a carica cava per uso anticarro sparati dal Bazooka americano o dal Panzerschreck tedesco nella II GM, nonché dai più moderni Carl Gustav svedesi o dai sistemi AT4 svedesi/americani) e per uso aereo (i razzi sparati da aerei ed elicotteri, normalmente verso bersagli di superficie).
  • Missili: esattamente come i razzi, sono armi esplodenti che sfruttano il proprio motore per dirigersi verso il bersaglio; sono però dotate di sistema di guida (può essere sia autonomo che dipendente dall'esterno, così come può essere misto con entrambe le possibilità di guida) oltre che di superfici aerodinamiche mobili: questo permette di dirigersi anche verso bersagli che effettuano movimenti random non preventivabili ed in ogni caso, possono correggere la propria traiettoria durante il volo di avvicinamento raggiungendo una precisione enorme. A seconda della piattaforma di lancio e del tipo di bersaglio per la distruzione del quale sono stati costruiti, avremo i missili terra-aria o SAM (Surface to Air Missile) che dal suolo vengono lanciati per abbattere aerei nemici, missili aria-suolo o AGM (Air to Ground Missile) che viceversa, vengono lanciati dai velivoli per colpire bersagli terrestri, missili antinave o ASM (Anti Ship Missile) nati per colpire e possibilmente affondare bersagli navali, missili terra-terra nati per colpire bersagli terrestri partendo da lanciatori terrestri ed infine i missili aria-aria o AAM (Air to Air Missile) che vengono lanciati da velivoli per colpire altri velivoli.


Armi di distruzione di massa

Sono armi progettate per causare distruzione in un ampio raggio geografico; In italiano è d'uso la dizione armi NBC dalle iniziali Nucleari, Batteriologiche, Chimiche. In inglese la sigla attualmente più usata è WMD, Weapon of Mass Destruction (arma di distruzione di massa), ma sono usati anche NBC e ABC (dove "A" sta per Atomic).
Lo scopo di queste armi non è tanto quello di colpire un obiettivo preciso quanto di distruggere quanti più edifici e mezzi e/o uccidere quante più persone possibile, indiscriminatamente e senza alcuna distinzione fra militari e civili: l'area colpita da esse è infatti tanto vasta, e gli effetti tanto duraturi nel tempo, da impedire il ritorno ad una vita normale nell'area colpita per anni o per decenni, da parte di chiunque. Vengono anche definite armi della fine del mondo, perché un loro uso massiccio su vasta scala, per esempio in una ipotetica terza guerra mondiale, avrebbe una buona probabilità di provocare l'estinzione della specie umana e di buona parte delle piante e degli animali superiori dal pianeta. L'utilizzo più comune di tali armi è la deterrenza, ovvero non sono fatte per essere usate ma per minacciare ritorsioni o attacchi.






Armi improprie

Come detto, sono considerati armi improprie oggetti costruiti con uno scopo utilitario, diverso da quello dell'offesa alla persona.
L'età contemporanea offre molti oggetti che posseggono un potenziale offensivo, e che quindi si prestano a diventare armi improprie. Si possono citare coltelli e altri arnesi da cucina, sostanze chimiche sia di sintesi che naturali, utilizzate per i motivi più vari e che possono essere usate per nuocere ad una persona, automobili e altri mezzi di trasporto con i quali è possibile provocare volontariamente incidenti, elettrodomestici, l'energia elettrica sia domestica che industriale: in breve è un'arma impropria qualunque strumento costruito per uno scopo non offensivo ma che può essere usato come arma qualora lo si voglia.


Armi difensive

Vengono chiamati impropriamente armi (visto che non servono per offendere) difensive passive quegli oggetti indossabili atti a proteggere l'indossatore, per cui sono chiamate anche protezioni individuali. Quelle antiche, sono la corazza, l'elmo, lo scudo e tutte le altre parti che difendevano la persona da capo a piedi. Esse erano di forme svariatissime a seconda dell'epoca di costruzione e della nazione.
Quelle moderne si riducono all'elmetto, adottato per la prima volta nella prima guerra mondiale da tutte le nazioni. Durante quel conflitto, vennero usati anche "scudi" individuali che proteggevano gli uomini che avevano il compito di avvicinarsi alle trincee nemiche per tagliare il filo spinato che le proteggeva, oltre a venire impiegate anche corazze metalliche a forma di corpetto per proteggere "Arditi assaltatori" e "guastatori": da queste corazze, impiegando nuovi materiali quali Kevlar e piastre in ceramica balistica, si è giunti ai moderni giubbotti antischegge ed ai giubbotti antiproiettile.
Altro elemento importante è stato il sacchetto a terra che si trasporta vuoto e si riempie sul posto per creare una postazione difensiva fissa, utilizzato nelle trincee e nelle fortificazioni.


Armi sportive

Sono armi concepite per attività sportiva, quali il tiro a segno. Queste armi si contraddistinguono da quelle da guerra o quelle comuni per la loro meccanica più sofisticata, i sistemi di mira più precisi, le impugnature regolabili ed altri accorgimenti che ne fanno delle armi adatte all'esercizio dello sport del tiro. Esempio tipico sono le armi ad aria compressa.


Armi da caccia

Le armi da caccia in Italia possono essere detenute con regolare denuncia in numero illimitato. Sono armi da caccia tutte le armi lunghe che camerano cartucce di calibro uguale a 5,6 mm e bossolo lungo almeno 40 mm e quelle di calibro superiore senza limite alla misura del bossolo. Non sono armi da caccia le armi corte e quelle lunghe di calibro inferiore a 5,6mm.





Armi proibite in guerra

Sono armi che sono proibite in base a trattati internazionali. La violazione di simili trattati è considerata dagli stessi considerarsi crimine di guerra, punibile da un tribunale internazionale alla fine delle ostilità.
Divieti analoghi esistevano fin nelle più antiche usanze di guerra, come risulta dai codici indiani ed ebraici. Quei codici consideravano da proibirsi le frecce dentate e le armi con la punta avvelenata e facevano divieto di uccidere gli inermi o coloro che si arrendevano, e di incendiare o distruggere senza assoluta necessità. Era inoltre, nel medioevo, proibito l'utilizzo dell'arbalesta, o comunque lo si riteneva scorretto, in quanto poteva uccidere facilmente un cavaliere con molta più esperienza del tiratore.


Sistema d'arma

Per sistema d'arma si intende l'associazione tra l'arma vera e propria e un dispositivo ancillare, ad esempio, un veicolo (anche convenzionale), contenitore, apparecchiatura di osservazione (radar) o personale di servizio, adatti alle condizioni di battaglia, che permettono di aumentare le prestazioni dell'arma, rendendola ad esempio mobile o aumentando il numero di colpi. Ad esempio, un cavaliere con la corazza, il suo scudiero e rispettivi cavalli (che portano scudi, lance, vivande, ecc.), costituiscono un sistema d'arma.
Altrettanto lo sono un cannone, il camion che lo rimorchia, altri camion con le munizioni, le munizioni stesse, gli inservienti al pezzo ed eventuali elicotteri o jeep di avvistamento nella prima linea, e le radio per comunicare. Un sommergibile nucleare, con i suoi missili SLBM sono un sistema d'arma. Lo sono anche missili come l'SS-26 Stone e il suo lanciatore, così come anche il laser Boeing YAL-1 e l'aereo che lo contiene, derivato dal convenzionale Boeing 747.


La legislazione internazionale

In base a diversi trattati, accordi e convenzioni internazionali, l'utilizzo di particolari armi può essere limitato oppure vietato. Ricordiamo in proposito la dichiarazione di San Pietroburgo del 1868, proibisce i proiettili esplodenti di peso inferiore a quattrocento grammi.
Tra i tratta più famosi abbiamo la convenzione dell'Aia del 1899, la convenzione dell'Aia del 1907, le varie convenzioni di Ginevra, nel trattato navale di Washington del 1922. Nella seconda metà del XX secolo dopo la guerra del Vietnam è stato proibito anche l'uso del napalm; ricordiamo poi la convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali del 1980, della convenzione sulle armi chimiche del 1993 e del trattato di Ottawa del 1997 sull'utilizzo delle mine antiuomo.


Le legislazioni statali

Tutti gli Stati nel mondo posseggono legislazione in materia; le armi, generalmente sono utilizzate dalle forze armate e dalle forze di polizia, tuttavia spesso la legge prevede anche la possibilità di utilizzo da parte di privati, previo rilascio di una particolare autorizzazione, detta genericamente licenza di porto d'armi.






mercoledì 7 ottobre 2015

Senbon

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I senbon (千本?)sono degli aghi usati dai ninja. Hanno una lunghezza dai 10 ai 25 cm, con punte su entrambe le estremità, in modo da poter essere impugnati in ogni verso. Possono essere utilizzati sia come armi da lancio, sia come pugnali o coltelli classici.
Spesso, per diventare armi mortali, venivano utilizzati ricoperti di veleno.


martedì 6 ottobre 2015

Kunai

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I kunai (苦無) sono armi da punta, ed in misura molto minore, da taglio giapponesi risalenti all'epoca Tensho (1573-1592).

Storia
In origine semplicemente usati come attrezzi da giardinaggio, furono in seguito modificati in coltelli e dati in dotazione nell'armamentario dei ninja, che potevano così tenerli nella propria dimora senza suscitare il sospetto che si trattasse di armi.

Uso
Nel combattimento
I kunai, contrariamente a quanto spesso mostrato in vari media, non nascevano per essere lanciati. Di solito venivano impugnati con la punta rivolta verso l'esterno, essendo un'arma particolarmente corta, per averne miglior controllo. Poco affilati ma molto appuntiti, avevano largo impiego nel bloccare eventuali spade nemiche e nel colpire di punta. Occasionalmente i kunai venivano anche lanciati.

Fuori dal combattimento
I kunai avevano impiego anche come punteruoli e per scavare buche.





lunedì 5 ottobre 2015

Yubibō

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Lo yubibō (指棒 yubibō, bastone da dito) è un bastone giapponese, derivato dai più grandi bō hanbō. È solitamente lungo circa 6 sun ed è simile allo yawara. È stato utilizzato per la prima volta per i ninja del Giappone feudale perché facile da nascondere, ma molto efficace.
Lo yubibō è un'arma che appartiene al gruppo delle Kakushi Buki (armi nascoste), la sua origine può essere trovata nelle antiche scuole di jujutsu, come per esempio, la takenouchi-ryū, che chiamava quest'arma col nome di kashi-no-bō.
Dato che alcuni praticanti di jujutsu chiamano quest'arma yawara, bisogna dire che questo modo di chiamarla è scorretto. Il motivo è che è un'arma utilizzata in alcune scuole di jujutsu che a volte chiamano yawarajutsu l'allenamento con lo yubibō. Diventa quindi facile un'associazione di idee tra yawara e yubibō.
La forma dello yubibō è un bastone di circa 20cm, con due buchi che lo dividono in tre sezioni, a cui ci si riferisce con il nome di kontei per le sezioni più esterne e chukonbu per la sezione centrale. Nei buchi viene passata una corda dove inserire il medio e l'anulare, in questa maniera l'arma è sempre assicurata alla mano, permettendo di aprirla per effettuare tecniche che lo richiedano.
L'uso principale delllo yubibō sono i jintai kyusho (punti di pressione) anche se anche si possono realizzare tecniche di bloccaggio, leve articolari, strangolamenti, ecc.
Esistono altre due armi simili allo yubibō, queste sono il suntetsu, che si può definire una variante di 15 cm con anello nella parte superiore, dove viene inserito il medio, permettendo di cambiare la posizione dell'arma quando sia necessario (sul palmo o sul dorso della mano), e il te-no-uchi, che è simile allo yubibō, ma con una corda molto più lunga, con la quale si possono realizzare strangolamenti o immobilizzare l'avversario.


domenica 4 ottobre 2015

Yago

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Yagō (屋号), il cui significato letterale è "nome della casa", è un termine applicato nella cultura tradizionale giapponese ai nomi tramandati all'interno di una gilda, di una scuola d'arte o comunque da altre motivazioni che non implichino una discendenza di sangue. Il termine, sinonimo di iena (家名) e kadona (角名), è ormai quasi esclusivamente utilizzato per i nomi delle gilde che riuniscono gli attori del teatro kabuki, ma è anche applicabile ai nomi ereditati da un mentore in una scuola d'arte o anche dall'attività imprenditoriale di qualcuno.

Storia
Il carattere ya () di yagō, è spesso presente alla fine di un nome yagō, con il significato di "casa", "tetto" o "negozio", permettendo così di meglio identificare le origini e i significati del termine. Talvolta uno yagō può essere associato a un mon, un emblema usato per decorare e identificare un individuo o una famiglia che può, a volte, includere un rebus.
Prima di procedere con la storia dell'utilizzo degli yagō occorre far presente che, in Giappone, il cognome fu per molti secoli una caratteristica delle persone di alto rango, mentre la gente comune, di solito, aveva solo un nome, e fu sono nel 1898, in seguito al rinnovamento Meiji, che tutti i giapponesi furono obbligati a dotarsi di cognome.
In origine gli yagō erano i nomi dei luoghi in cui sorgevano case, o comunque edifici, che venivano assunti dagli abitanti. Quando la casa passava di proprietà da una famiglia all'altra, la nuova famiglia ne ereditava il nome, sebbene comunque capitasse spesso che anche i precedenti proprietari decidessero di mantenere quel nome come proprio identificativo. Talvolta una casa prendeva il nome dal luogo in cui si trovava e ciò faceva di conseguenza la famiglia che la occupava, ne sono esempi gli odierni cognomi Hara ( ) (letteralmente "prato") e Sakamoto (坂本 ) (letteralmente "piedi di una collina"). Non è ben chiaro quando quest'usanza prese piede, le prime tracce di essa si hanno in alcune cronache scritte risalenti al periodo Muromachi, ma comunque nel tempo gli yagō diventarono un modo per identificare una famiglia o un individuo a partire della descrizione del suo luogo di provenienza, dal suo lavoro o da un negozio o attività di sua proprietà.
Gli yagō diventarono anche un mezzo per differenziare discendenze diverse aventi lo stesso cognome o famiglie con lo stesso cognome provenienti da villaggi diversi, ed anche per distinguere il ramo principale (honke) di uno ie ( ) (traducibile come "gruppo familiare") e le sue branche (bunke).
Durante il periodo Edo, le famiglie di mercanti adottarono il proprio yagō come cognome. Questi potevano essere formati dal nome della pronvincia di provenienza più ya (ad esempio Kaga più ya a formare Kagaya o Echigo più ya a formare Echigoya, il nome con cui fu fondata nel 1630 la Mitsukoshi Ltd.) o contenere anche un indicatore dell'occupazione, come nel caso di Minatoya (dove il termine minato significa "porto", "molo", a indicare qualcuno coinvolto nelle spedizioni o nel commercio marittimo).

Artisti
Gli yagō furono e sono tutt'ora largamente usati nell'ambito del teatro kabuki, dove gli attori si tramandano un nome relativo alla propria gilda. Ad esempio, molti degli appartenenti alla famosa famiglia di attori degli Ichikawa, e in particolare alla linea degli Ichikawa Danjūrō, sono conosciuti anche con lo yagō di Naritaya (casa Narita), che indica la loro gilda di appartenenza all'interno del mondo kabuki. Ciò li lega quindi agli altri Naritaya, e indica i loro studi e il loro apprendistato che essi possono aver effettuato anche assieme ad attori provenienti da altre famiglie. Gli yagō degli attori erano e sono spesso scelti per evocare grandi attori del passato e, nel teatro kabuki, è una pratica comune (chiamata kakegoe) quella in cui alcuni membri del pubblico urlano lo yagō di un attore mentre questi è impegnato nell'esecuzione di una posa particolare (detta mie), spesso associata proprio alla linea di discendenza dell'attore.
Come in molte altre parti del mondo, anche in Giappone accade che artisti, scrittori e poeti utilizzino uno pseudonimo per firmare le loro opere. Talvolta questi pseudonimi derivano dai nomi dei mentori dei suddetti artisti e possono essere considerati degli yagō anche se più spesso tali nomi d'arte in giapponese sono chiamati kagō (家号 ) o semplicemente gō ().