L'Engolo, o N'Golo, è un'antica disciplina di combattimento rituale diffusa tra diverse etnie dell'Angola meridionale, principalmente legate al popolo Mucupe. La parola Kikongo "Engolo" significa "forza" o "potenza", riflettendo la natura vigorosa e dinamica di questa arte marziale.
Lo stile di combattimento dell'Engolo si contraddistingue per l'utilizzo di calci acrobatici, schivate spettacolari e spazzate potenti. I combattenti assumono spesso posizioni acrobatiche, supportando il corpo con una o entrambe le mani mentre sferrano calci devastanti. Questa enfasi sulla flessibilità, l'agilità e l'equilibrio rende l'Engolo una disciplina visivamente impressionante e tecnicamente impegnativa.
Le prime testimonianze scritte dell'Engolo risalgono agli anni '60, quando l'antropologo Albano Neves e Sousa descrisse la disciplina in una serie di dipinti e ricerche. Neves e Sousa notò la somiglianza tra l'Engolo e la Capoeira, un'arte marziale afro-brasiliana, suggerendo che l'Engolo potesse essere un suo antenato.
L'Engolo affonda le sue radici nei riti di passaggio tradizionali, in particolare nell'Omuhelo, un rituale di iniziazione per i giovani maschi. Il vincitore di un combattimento rituale di Engolo poteva guadagnarsi il diritto di sposare una donna senza dover pagare la dote.
Si ipotizza che le tecniche dell'Engolo siano state ispirate dal modo di combattimento delle zebre. Infatti, l'Engolo è talvolta soprannominato la "Danza della Zebra", e alcuni gruppi in Angola utilizzano una cintura di zebra durante i combattimenti e le cerimonie rituali.
L'Engolo rappresenta più che una semplice arte marziale; è un'espressione profonda della cultura e della spiritualità dei popoli dell'Angola meridionale. I combattimenti simboleggiano la forza, il coraggio e la virilità, mentre la musica e i canti tradizionali che accompagnano le esibizioni creano un'atmosfera sacra e coinvolgente.
Il dottor TJ Desch Obi, un ricercatore esperto di arti marziali africane, ha condotto studi approfonditi sull'Engolo, sfidando alcune delle prime ipotesi sulla sua funzione rituale. Desch Obi ha scoperto che l'Engolo non è strettamente legato a un singolo rituale, ma è piuttosto integrato in diverse forme di performance pubbliche e private.
Nel suo libro "Fighting for Honor" e nel suo articolo "Combat and Crossing of the Kalunga", Desch Obi esplora le connessioni tra l'Engolo e la cosmologia Kalunga, un sistema di credenze ancestrali che descrive il mondo degli spiriti come un riflesso speculare del nostro. I combattenti di Engolo credono di entrare in contatto con i loro antenati guerrieri durante la pratica, onorando la loro memoria e tramandando le loro tradizioni.
Nonostante la sua ricca storia e importanza culturale, l'Engolo è ancora un'arte marziale relativamente poco conosciuta al di fuori dell'Angola. Tuttavia, negli ultimi anni è sorto un movimento di Neo-Engolo, con gruppi in tutto il mondo che si dedicano alla riproduzione e alla diffusione di questa tradizione unica. Questi gruppi organizzano dimostrazioni, combattimenti e spettacoli culturali, contribuendo a far conoscere l'Engolo a un pubblico più ampio.
L'Engolo rappresenta un patrimonio culturale prezioso dell'Angola, incarnando forza, abilità e spiritualità. La sua combinazione di combattimento acrobatico, musica coinvolgente e profondo significato rituale lo rende un'arte marziale davvero affascinante e degna di essere conosciuta e preservata.
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