Affrontare un avversario più alto in combattimento è, a tutti gli effetti, una battaglia in salita. La fisica sembra remarti contro: maggiore portata, maggiore leva, una linea visiva più alta. Ma la verità, come spesso accade nel combattimento, non sta tutta nei centimetri. Sta nel tempismo, nella gestione dello spazio, e soprattutto nella pazienza.
Una delle domande più comuni — e apparentemente più difficili — che un praticante di arti marziali o sport da combattimento si pone è: “Come faccio a colpire in faccia qualcuno più alto di me?”. La risposta breve è: non forzarlo mai. Se cerchi di "raggiungere" l’avversario, stai già giocando secondo le sue regole, allungando il tuo corpo, esponendo il tuo baricentro e sprecando energia.
Il volto di un avversario alto non si colpisce cercandolo: si colpisce quando scende a portata. La tua priorità, inizialmente, non è cercare il volto, ma costringere l'avversario a offrirlo.
Ogni combattente ha un baricentro. Quando un avversario più alto prova ad attaccarti, deve necessariamente inclinarsi in avanti, spingere i fianchi, estendere la gamba o allungare il busto. È in quei momenti che il suo equilibrio si indebolisce. Un combattente disciplinato non sprecherà quell’occasione: è lì che affondi i colpi, non prima.
Come si forza un errore? Con la frustrazione.
Non
si tratta di ego, si tratta di pazienza. L’avversario vuole
colpirti? Bene. Lascialo provare. Esci dalla linea
d’attacco, taglia l’angolo, accorcia, esci, rientra. Fagli
pensare di essere vicino, poi sparisci. Fallo inseguire qualcosa che
non può afferrare.
Un avversario frustrato commette errori.
Un avversario stanco,
li paga.
Affrontare un gigante non è una questione di forza bruta. È un’arte del logoramento. I colpi vanno portati in modo intelligente: calci bassi, diretti al ginocchio o al quadricipite per limitare la sua mobilità. Jab al corpo per assottigliare la resistenza e attirare l’attenzione in basso. Colpi di finta e cambi di livello per rompere il ritmo.
Non cerchi mai il colpo risolutivo: cerchi di farlo sanguinare energia, poco a poco.
Una delle trappole più comuni è voler “controllare lo spazio” contro chi ha più portata. In realtà, lo spazio non si conquista: si manipola. Puoi lasciare che il tuo avversario “controlli lo spazio”, purché tu controlli quando e come entra in esso. Allo stesso modo, il ritmo non deve essere costante: devi spezzarlo, renderlo irregolare, come un tamburo impazzito.
Fermarsi è morte.
Prevedibilità è condanna.
Incertezza è
vantaggio.
Lottare con qualcuno più grande è anche una questione di gestione energetica. Ogni movimento che fai dev’essere misurato, corto, funzionale. Niente slanci inutili, niente giravolte spettacolari: solo efficienza chirurgica.
La forza bruta è una risorsa finita.
La pazienza è un
capitale che si rivaluta con il tempo.
Nel combattimento, il più intelligente vince spesso sul più forte. E la persona più alta, nella maggior parte dei casi, confida nel proprio vantaggio fisico per dominare lo scontro. Ma la fiducia è il preludio della caduta, se chi sta sotto è disposto a giocare una partita lunga, sporca, e psicologicamente devastante.
Colpire in faccia qualcuno più alto non si fa alzandosi in piedi sulle punte, ma abbassandosi nei suoi pensieri. Non si tratta di cercare la vittoria immediata, ma di costruirla col tempo. Come un chirurgo con il bisturi, come uno scalatore che non forza la vetta, ma la vince un passo alla volta.
Taglialo.
Frustralo.
Aspetta.
Poi colpisci.
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