lunedì 5 maggio 2025

Le leggende del Bullshido: le bugie più clamorose degli artisti marziali sul loro passato militare

Nel mondo delle arti marziali, la linea che separa realtà e leggenda è spesso sottile, ma per alcuni maestri e “guerrieri” dello schermo, quella linea è stata deliberatamente cancellata. In un’epoca in cui il culto dell’eroe combattente si fondeva con la mitologia hollywoodiana, nomi come Steven Seagal e Frank Dux si sono imposti nell’immaginario collettivo grazie a storie avvincenti, duelli all’ultimo sangue e... notevoli revisioni del proprio passato. Dietro i colpi spettacolari e gli sguardi impassibili, tuttavia, si nasconde un universo di menzogne, esagerazioni e mitomanie degne di un film di spionaggio – ma senza la parte reale.

Steven Seagal: agente segreto o attore sotto copertura di sé stesso?

Negli anni ’90, Seagal era l’epitome del duro zen: cintura nera di aikido, sguardo glaciale e una carriera lanciata da pellicole come Trappola in alto mare. Ma dietro la figura ieratica dell’artista marziale si celava un copione parallelo, scritto da lui stesso, in cui Seagal si dipingeva come consulente della CIA, coinvolto in operazioni nel Sud-est asiatico. In un'intervista del 1990 rilasciata a People Magazine, l’attore dichiarò: “Hanno visto le mie capacità, sia nelle arti marziali che nella lingua... e tramite i miei amici nella CIA, ho incontrato molte persone potenti e ho fatto lavori e favori speciali.”

Peccato che la realtà racconti tutt’altro.

Nato nel 1952, Seagal soffriva d’asma fin da bambino, e non ha mai prestato servizio militare. Quando avrebbe dovuto operare sul campo per la CIA, nel 1975, era appena arrivato in Giappone per iniziare la sua pratica dell’Aikido – in sostanza una cintura bianca. In quel periodo, gli Stati Uniti avevano già concluso le proprie operazioni principali nella regione. La tempistica non torna, né torna il contesto: quale agenzia di intelligence si affiderebbe a un giovane inesperto, con problemi respiratori, appena arrivato in un Paese straniero, per operazioni segrete?

Inoltre, nessun ex agente o documento, neanche dopo richieste FOIA, ha mai confermato un contatto con Seagal. Persino la sua ex moglie, il cui padre possedeva il dojo in cui l’attore si allenava, ha negato ogni coinvolgimento con l’intelligence. Come se non bastasse, Seagal ha affermato di essere cresciuto in un quartiere malfamato di Detroit. Falso: visse nella periferia di Flint (Michigan) fino ai 5 anni, per poi trasferirsi in California proprio a causa della sua salute cagionevole. Sua madre lo descrisse come un bambino “timido, gracile e sempre in casa”.

Frank Dux: dal tatami al tribunale della realtà

Se Seagal ha ritoccato la realtà, Frank Dux l’ha completamente riscritta.

Diventato celebre grazie al cult Bloodsport (1988), film che lui stesso affermava essere basato sulla sua vita, Dux raccontò di aver partecipato a un torneo segreto chiamato Kumite, dove avrebbe sconfitto 329 avversari. Ma non finisce qui: Dux sosteneva di aver ricevuto la Medal of Honor durante la guerra del Vietnam. Un’onorificenza militare tra le più alte, riservata a imprese straordinarie in combattimento.

Solo un dettaglio: era tutto falso.

Nato nel 1956, Dux aveva solo 19 anni alla fine del coinvolgimento americano in Vietnam e, per quanto documentato, prestò servizio esclusivamente nella Riserva dei Marines, senza mai essere attivato o inviato all’estero. Eppure, le foto di lui con la medaglia circolavano, insieme alla versione alternativa in cui dichiarava di essere stato reclutato in un bagno pubblico nientemeno che da William J. Casey, direttore della CIA negli anni ’80. Una scena più adatta a una commedia che a un’operazione clandestina.

In più, Dux affermava di aver appreso un’arte segreta: il Ninjitsu, insegnato da un certo Senzo “Tiger” Tanaka – un nome che suona familiare ai fan di James Bond, in quanto preso di peso dal film Si vive solo due volte (1967). Non esiste alcuna prova documentale né testimonianze affidabili che certifichino la formazione marziale di Dux in questa o in altre discipline. Quando fu sottoposto a valutazione psichiatrica dai militari, gli fu attribuito un comportamento affetto da idee volubili e sconnesse.

Queste storie non sono solo aneddoti folkloristici: rivelano un problema più ampio che attraversa il mondo delle arti marziali – quello della mitizzazione autoindotta, dove l'immagine ha il sopravvento sulla sostanza. Il pubblico cerca eroi, e alcuni performer sono più che disposti a inventarsi un passato degno di una sceneggiatura, approfittando della difficoltà di verificare certe affermazioni.

In definitiva, ciò che accomuna Seagal e Dux non è solo il loro legame con il cinema d’azione, ma una visione distorta di sé, costruita a colpi di bugie e narrazioni epiche. Il dojo e la verità, tuttavia, richiedono umiltà, non leggenda.

Come si dice nelle arti marziali: il vero guerriero non ha bisogno di vantarsi. La sua storia è scritta nelle cicatrici, non nei racconti.



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