sabato 3 maggio 2025

Tradizione contro modernità: cosa rende davvero efficace un’arte marziale per l’autodifesa

Nel panorama contemporaneo delle discipline da combattimento, dominato dallo scintillio delle Arti Marziali Miste (MMA) e dalle luci dell’UFC, le arti marziali tradizionali vengono spesso liquidate come anacronismi folkloristici, buone per film d’azione o dimostrazioni cerimoniali, ma poco utili nella realtà. Tuttavia, questa narrativa semplicistica ignora una verità più complessa: quando si tratta di autodifesa reale — caotica, imprevedibile e spesso brutale — le arti marziali tradizionali, se correttamente comprese e praticate, possono offrire strumenti preziosi e spesso superiori rispetto ai sistemi sportivi moderni.

Per capire questa distinzione, è essenziale riconoscere cosa siano realmente le MMA. Le Arti Marziali Miste sono un’eccellente sintesi di tecniche efficaci prese da diversi stili, ma il loro contesto è quello sportivo: combattimenti regolamentati, arbitri, protezioni, categorie di peso e, soprattutto, un solo avversario. Le regole sono lì per garantire sicurezza e spettacolarità. Ma l'autodifesa non ha regole. In strada, non ci sono avvertimenti, né secondi round. Si può essere aggrediti da più persone, in spazi ristretti, contro avversari armati o sotto l’effetto di droghe. In questo contesto, la mentalità da “ottagono” può diventare una debolezza.

Le arti marziali tradizionali, in particolare quelle nate per la sopravvivenza piuttosto che per il duello ritualizzato, offrono un approccio diverso. Disciplinano il corpo, ma soprattutto la mente. Insegnano a prevenire i conflitti, a valutare i pericoli e a colpire solo se e quando è strettamente necessario. È una forma mentis strategica, non aggressiva, che si adatta meglio alle situazioni reali. Questo approccio, lungi dall’essere segno di debolezza, è espressione di una maturità marziale che pone la sopravvivenza sopra la vittoria.

Un esempio emblematico è quello di Lyoto Machida, ex campione UFC che ha portato nel moderno ring i principi del karate Shotokan. Con il suo stile basato sul contrattacco, l’attesa e la distanza, ha sorpreso avversari ben più aggressivi e fisicamente imponenti. La sua efficacia ha dimostrato che la tradizione non è necessariamente sinonimo di inefficienza, anzi: può rappresentare un vantaggio proprio perché imprevedibile.

Molte arti marziali tradizionali nascono in contesti in cui le armi erano la norma e non l’eccezione. Il Kali filippino, ad esempio, è specializzato nel combattimento con coltelli e bastoni, abilità oggi più che mai rilevanti in scenari urbani. L’Aikido, spesso deriso per la sua apparente coreografia, si rivela invece letale nelle mani di chi sa applicarne le leve articolari e i principi di sbilanciamento con precisione e tempestività. Il Jiu-Jitsu tradizionale, progenitore del moderno BJJ, offre strumenti per difendersi anche da posizioni svantaggiose, sfruttando leve e tecnica piuttosto che forza bruta.

Sistemi più recenti come il Krav Maga israeliano, sebbene moderni, incorporano esattamente lo spirito delle arti marziali tradizionali: semplicità, brutalità funzionale e focus sulla sopravvivenza in contesti reali.

La vera discriminante, più che lo stile scelto, è la qualità dell’addestramento. Una disciplina tradizionale insegnata come danza coreografica è inefficace quanto una sessione di sparring senza criterio. L’autodifesa richiede un allenamento pragmatico, ripetuto, che includa scenari realistici, stress psicologico e conoscenza legale (sapere quando si può agire e quando si deve fuggire).

Un artista marziale efficace sa che il combattimento è l’ultima risorsa. Evitare uno scontro è spesso il vero trionfo. Questo principio, centrale nelle arti tradizionali, è ciò che le rende ancora oggi estremamente attuali: insegnano la gestione dell’energia, la consapevolezza ambientale, il controllo emotivo e la capacità di leggere un contesto prima che degeneri.

La domanda che ogni praticante dovrebbe porsi non è “qual è la miglior arte marziale?”, ma “sono preparato a sopravvivere in una situazione reale?”. La risposta dipende molto meno dal nome dello stile e molto più dalla sua applicazione concreta. Le MMA hanno senza dubbio alzato il livello tecnico dei combattimenti moderni, ma le arti marziali tradizionali — se insegnate e praticate con rigore — offrono un arsenale completo per affrontare non solo i pugni e i calci, ma anche la paura, l’imprevisto e la violenza disordinata del mondo reale.

In definitiva, l’autodifesa non è sport. È una forma di intelligenza applicata al corpo. E in questo, le antiche vie della marzialità hanno ancora molto da insegnare a chi è disposto ad ascoltarle.



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