sabato 19 marzo 2016

Seigo Yamaguchi

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Seigo Yamaguchi, soprannominato "il Genio dell'Aikido" (山口 清吾 (Yamaguchi Seigo); Fukuoka, 13 aprile 1924 – 24 gennaio 1996), è stato un insegnante di Aikido presso lo Hombu Dojo dell'Aikikai di Tokyo col grado di 9º dan.

Biografia

Nacque il 13 aprile del 1924 nella prefettura di Fukuoka, nel Kyushu in Giappone. Da giovanissimo era un avido lettore anche grazie al padre, preside di una scuola, che lo riforniva costantemente di libri, consentendogli di approfondire conoscenze di storia, filosofia e letteratura. Studiò presso un istituto tradizionale fondato dai clan Yanagawa e Han durante il periodo Edo, per poi laurearsi presso l'università Hiroikegakuen. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla guerra del Pacifico, arruolato in uno squadrone Kamikaze della Marina, di quelli che si schiantavano con un sommergibile esplosivo contro le navi nemiche. Per fortuna dell'Aikido moderno la guerra finì prima che gli fosse assegnata una missione.

Incontro con l'Aikido

Dopo la guerra rientrò nella nativa Fukuoka per continuare gli studi e nel 1949 ottenne la qualifica per lavorare per il governo. Decise però di approfondire i suoi studi in Europa, ma prima di partire volle perfezionare le sue conoscenze di cultura giapponese studiando macrobiotica con Sakurawaza Nyoichi, conosciuto in occidente come George Oshawa. Grazie a questo legame, nel 1950 venne presentato a Morihei Ueshiba, il fondatore dell'Aikido, e l'anno dopo divenne uchi deshi (allievo interno al dojo). Dal 1958 al 1960 fu inviato ad insegnare Aikido ai militari in Birmania e, al suo rientro in Giappone, insegnò regolarmente all'Hombu Dojo (Dojo Centrale di Tokyo) in particolare nella famosa lezione del lunedì sera, che tenne per decenni.

Caratteristiche

Aveva il suo dojo privato in un primo tempo a Ikenoue, famoso per la durezza del suo tatami, poi si trasferì a Shibuya dove il tatami era quello del Kendo: di legno. Il dojo di Shibuya divenne il centro della sua ricerca personale in Aikido e gli studenti erano accettati solo per invito. Yamaguchi teneva lezioni anche per le squadre di baseball giapponesi, per le università e per dojo privati (lo Zoshukan di Tokyo, tra i più importanti). Le sue lezioni all'Hombu Dojo erano tra le più seguite, anche dai colleghi insegnanti dell'Hombu Dojo stesso, cosa che non si verifica facilmente. Alto poco meno di 170 cm per un peso di circa 60 kg, sul tatami appariva un gigante e le sue tecniche fluivano senza sforzo, charamente ispirate agli eleganti movimenti della spada giapponese. Studiava Lao Tsu e la filosofia dello Yin e Yang e, nonostante fosse molto severo a lezione, non ammetteva la durezza nell'allenamento e insisteva sul liberarsi dalla rigidità. Non metteva troppa enfasi nelle ripetizioni e non spiegava molto della tecnica, ma praticava di persona con ogni studente. I suoi movimenti erano così rapidi che anche gli istruttori Aikikai di grado più elevato avevano problemi con le sue proiezioni. Tra il 1977 ed il 1995 fu invitato a condurre stage in Europa, principalmente in Francia, Germania ed Inghilterra; l'Università di Mannheim, in Germania, istituì un vero e proprio corso di Aikido e cominciò ad invitarlo regolarmente.
Diversi grandi maestri si ispirano moltissimo a lui; tra di essi Seishiro Endo, Yoshinobu Takeda, Masatoshi Yasuno, Christian Tissier, Philippe Gouttard e William Gleason. Anche il figlio Tetsu è uno Shihan, 7° dan di Aikido. Gli fa onore non aver mai voluto fondare una sua scuola, cosa in cui non credeva visto il suo profondo rispetto verso il fondatore Morihei Ueshiba e quindi verso l'Aikikai, ma che avrebbe potuto fare tranquillamente grazie al suo seguito.

Morte

Lui fu diagnosticata un'ulcera intestinale che rifiutò di curare, da forte sostenitore dell'ordine naturale delle cose quale era. Dopo essere stato attivo in Aikido per più di 45 anni, il 24 gennaio del 1996 il Maestro morì nel sonno per una emorragia interna dopo aver fatto una dimostrazione la sera prima. Alla cerimonia funebre organizzata dalla sua famiglia presero parte più di 1000 persone. Dopo di essa vennero organizzate delle grandi dimostrazioni in memoria del Maestro Yamaguchi a Kamakura, a Katsuta e alle Università di Meiji e Nagoya.

venerdì 18 marzo 2016

Periodo dei regni combattenti

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Con Stati combattenti o Regni combattenti (戰國, 战国, Zhànguó) si indica il periodo storico cinese che va dal 453 a.C. al 221 a.C.
Il periodo degli stati combattenti vide numerosi stati - Han, Wei, Zhao, Qi, Qin, Yan e Chu - combattersi la supremazia nell'antica Cina. Ad imporsi fu lo Stato di Qin, che per raggiungere questo scopo ricorse ad ogni mezzo, dallo scontro militare alla manovra diplomatica, dall'inganno all'assassinio degli avversari.
La fase conclusiva del processo di unificazione ebbe inizio con l'ascesa al trono di Qin del re Ying Zheng nel 246 a.C., sovrano dalle rare capacità organizzative e dall'eccezionale senso strategico, che conquistò nell'ordine: Han (230 a.C.), Wei (225 a.C.), Chu (223 a.C.), Zhao e Yan (222 a.C.) e Qi nel 221 a.C. unificando così la Cina e dando inizio alla dinastia Qin. Yin Zheng si rinominò Qin Shihuangdi, nome che si richiamava agli antichi sovrani mitici.
Il Periodo dei regni combattenti vide il fiorire della lavorazione del ferro, che sostituì il bronzo nelle armi. La sfera d'influenza della cultura cinese si allargò ad aree come lo Shu (l'attuale Sichuan) e lo Yue (l'odierno Zhejiang). Le scuole filosofiche più importanti, come il confucianesimo, il taoismo e il moismo subirono varie elaborazioni e se ne aggiunsero altre, come il legismo formulato da Han Feizi, dando vita alle Cento scuole di pensiero.



Divisione dello stato di Jin

Durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni, lo stato di Jin era lo Stato più potente della Cina, ma al termine del periodo esso cadde sotto il potere di sei ministri provenienti da sei potenti famiglie, che ingaggiarono fra loro una dura lotta per la supremazia. All'inizio del Periodo dei regni combattenti erano rimaste quattro famiglie: gli Zhi (), i Wei (), gli Zhao () e gli Han (). Zhi Yao (智瑶), l'ultimo capo della famiglia Zhi, la più potente di Jin, tentò di coalizzarsi con i Wei e gli Han per sconfiggere la famiglia Zhao, ma la coalizione si rovesciò e nel 453 a.C. le tre famiglie Wei, Han e Zhao annientarono gli Zhi. Le tre famiglie si spartirono lo Stato di Jin, dividendolo in tre stati: lo Stato di Wei (stato), lo Stato di Zhao e lo Stato di Han. Nel 403 a.C. il re Zhou riconobbe la spartizione e conferì ai loro sovrani il titolo di marchese (, hóu). Lo Stato di Jin continuò ad esistere come un piccolo territorio fino al 376 a.C., quando anche quest'ultimo frammento fu diviso fra i tre stati.



I regni combattenti




I regni combattenti, verso il 350 a.C.





Il declino della dinastia Zhou







Ornamento in giada intagliata raffigurante un drago, Periodo dei regni combattenti



All'inizio del Periodo dei regni combattenti, lo Stato di Chu era uno dei più potenti stati cinesi. Il suo potere si rafforzò ulteriormente quando nel 389 a.C. il re nominò primo ministro Wu Qi (吳起), che introdusse importanti riforme. Sempre nel 389 a.C., la famiglia Tian () assunse il potere nello Stato di Qi, ed il sovrano Tian ottenne il titolo di duca di Qi.
Nel 371 a.C., il marchese Wu di Wei morì senza lasciare un erede designato, e una guerra di successione si scatenò nello Stato di Wei. Dopo tre anni di guerra civile, gli Stati di Zhao e Han invasero lo Stato di Wei, ma un disaccordo fra i due sovrani permise al marchese Hui di Wei di conquistare il trono e di respingere gli invasori.
Nel 354 a.C. lo Stato di Wei attaccò lo Stato di Zhao e l'anno seguente conquistò una delle maggiori città, Handan (邯鄲). Lo Stato di Qi decise allora di venire in aiuto degli Zhao. Wei fu sconfitto nella battaglia di Guiling (桂陵).
Ancora, nel 341 a.C., lo Stato di Wei tentò di invadere lo Stato di Han, ma di nuovo intervennero i Qi che sconfissero i Wei a Maling (馬陵). Nel 334 i sovrani di Wei e di Qi si riconobbero vicendevolmente come re (), formalizzando così l'indipendenza dei loro stati dalla dinastia Zhou. Il sovrano dello Stato di Chu era già re dal Periodo delle primavere e degli autunni, e da questo momento tutti gli altri stati si dichiararono regni indipendenti: nel 325 il sovrano di Qin, nel 323 quelli di Han e Yan, nel 318 quello di Song, uno Stato minore, e per ultimo, nel 299, il sovrano di Zhao.



La guerra fra i regni

Verso il 359 a.C., Shang Yang (商鞅), ministro dello Stato di Qin, aveva iniziato una serie di riforme basate sulla dottrina politica del legismo, che avevano trasformato profondamente e rafforzato lo Stato.
Nel 340 a.C. lo Stato di Qin, approfittando della serie di sconfitte che avevano indebolito il regno di Wei, sferrò un attacco e conquistò una larga parte dei territori Wei. Il regno di Wei spostò la capitale da Anyi a Daliang, ma perse molto del suo potere.
Il regno di Chu raggiunse il suo massimo nel 334 a.C., quando conquistò lo Stato di Yue. Seguì poi la conquista degli Stati di Song (286 a.C.) e di Lu (249 a.C.). Ma nel frattempo la minaccia rappresentata dall'espansionismo Qin era diventata sempre più temibile.
Intorno al 300 a.C. lo Stato di Qi fu quasi annientato da una coalizione guidata da Yue Yi di Yan. I Qi, al comando del generale Tian Dian, riuscirono a riconquistare i territori perduti, ma la loro potenza non fu più significativa.
Nel 293 a.C. i Qin sconfissero i Wei e gli Han nella battaglia di Yique. Nel 278 a.C., fu la volta dello Stato di Chu: i Qin conquistarono la capitale, Ying, costringendo il re Chu a trasferirsi a Shouchun. Nel 260 a.C. i Qin sconfissero gli Zhao nella sanguinosa battaglia di Changping.



La conquista Qin

Nel 230 a.C. il re An di Han (韓廢王), spaventato dalla possibilità che i Qin attaccassero il suo regno, si arrese senza combattere. Cinque anni dopo, l'esercito Qin invase lo Stato di Wei ed assediò la capitale Kaifeng (大梁). Per far capitolare la città, i Qin la inondarono deviando le acque di un fiume. Il re Jia di Wei si arrese per risparmiare un ulteriore spargimento di sangue.
Il re di Qin, Ying Zheng, decise allora di affrontare lo Stato più forte, il regno di Chu. La prima invasione fu un insuccesso, l'esercito Chu, forte di 500 000 uomini, fermò momentaneamente i Qin. Ma l'aggressione riprese l'anno seguente, e nel 223 a.C. lo Stato di Chu fu definitivamente conquistato.
Nel 222 a.C. fu la volta degli Stati di Yan e Zhao; l'anno seguente il re di Qi si arrese. L'unificazione della Cina era compiuta e si apriva l'era della dinastia Qin.


giovedì 17 marzo 2016

Cortana

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Cortana (altrimenti nota anche come Curtana o Courtain) è la latinizzazione dell'anglofrancese curtein, dal latino curtus, cioè accorciato, utilizzato per un tipo di spada cerimoniale.
È la spada di Edoardo il Confessore re d'Inghilterra, conosciuta anche come Spada di Grazia, che era simbolicamente rotta. Fa parte dei regalia inglesi tradizionali e oggi dei gioielli della corona del Regno Unito.
Curtana è una delle cinque spade che venivano utilizzate per l'incoronazione dei re e delle regine inglesi: la sua forma vuole indicare la qualità della misericordia, indispensabile per un buon sovrano, e secondo la tradizione sarebbe stata spuntata da un angelo così da evitare uccisioni ingiuste.
Prima delle incoronazioni era portata in processione tra la spada della giustizia temporale e quella della giustizia spirituale e si pensa che tutte e tre siano state fabbricate appositamente per l'incoronazione di Carlo I d'Inghilterra; sono inoltre tra i pochi oggetti dei gioielli della corona sfuggiti alla fusione di Oliver Cromwell.
Curtana fu anche, secondo la leggenda, la spada di Ogier il Danese e reca quest'iscrizione: "Il mio nome è Curtana e sono dello stesso acciaio e della medesima tempra di Gioiosa e Durlindana".

mercoledì 16 marzo 2016

Hōjō Ujiteru

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Hōjō Ujiteru (北条 氏照; 1539 – 10 agosto 1590) è stato un samurai e generale giapponese, figlio di Hōjō Ujiyasu e signore del castello di Hachiōji in quella che è oggi Tokyo.
Ujiteru fu il secondo figlio di Hōjō Ujiyasu, potente daimyō del clan Hōjō durante il periodo Sengoku.
Governò prima Takiyama e poi il castello di Hachiōji nella provincia di Musashi, assieme ad altri tre castelli nel corso della sua carriera. Si dice che Ujiyasu considerasse superiore Ujiteru del fratello più grande Ujimasa in molti aspetti, anche se è noto per la sua abilità diplomatica.
Assieme al fratello Ujikuni fu sconfitto nella battaglia di Mimasetoge da Takeda Shingen nel 1569. Consigliò più tardi al fratello Hōjō Ujimasa di formare un'alleanza con Oda Nobunaga. Anche se gli Hōjō e gli Oda cooperarono per l'invasione dei domini Takeda nella primavera del 1582, Ujimasa diffidava sulle intenzioni di Nobunaga e fu irritato dalla sua invasione del Kōzuke. Ignorò i suggerimenti di Ujiteru, che in ogni caso divennero vani con la morte di Nobunaga nel 1582.
Quando gli Hōjō si arresero (vedi Assedio di Odawara) a Toyotomi Hideyoshi nell'agosto 1590, commise seppuku assieme a Ujimasa.
Le loro tombe, oggi a pochi passi dalla stazione di Odawara, si dice siano state collocate in cima alla stessa pietra in cui i due fratelli eseguirono seppuku. Le tombe sono state sistemate dal clan Inaba nel XVII secolo, e anche se furono danneggiate dal grande terremoto del Kantō del 1923, furono riparate nuovamente l'anno successivo.
Esiste un'altra tomba di Ujiteru, vicino al castello di Hachiōji.

martedì 15 marzo 2016

Hōjō Ujitsuna

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Hōjō Ujitsuna (北条 氏綱; 1487 – 10 agosto 1541) fu il figlio maggiore di Hōjō Sōun, fondatore del clan Hōjō. Continuò l'opera del padre di conquista e controllo del Kanto.
Ujitsuna fu il secondo daimyō del clan Hōjō e figlio maggiore di Hōjō Sōun (1432-1519). Assunse la guida del clan dopo la morte del padre nel 1519. Quando Ujitsuna divenne daimyō, gli Hōjō controllavano la provincia di Izu, la maggior parte della provincia di Sagami e stavano iniziando ad avere una certa influenza nella provincia di Musashi. Ujitsuna mosse la capitale del clan al castello di Odawara nella provincia di Sagami. Adottò successivamente il nome Hōjō, probabilmente per aver un maggior prestigio. Sōun è spesso ricordato con quel nome, ma non ci sono prove evidenti a sostegno che fosse così chiamato. Comunque il nome Hōjō fu menzionato per la prima volta nel 1523.
Nel 1524 Ujitsuna conquistò il castello di Edo, che era controllato da Uesugi Tomooki, da cui iniziò una lunga rivalità tra gli Hōjō ed il clan Uesugi. Due anni dopo gli Uesugi attaccarono e bruciarono Kamakura, che fu una grande perdita simbolica, poiché molti anni prima il clan Hōjō, da cui essi presero il nome, l'avevano conquistata nell'assedio di Kamakura del 1333.
Nel 1526 Hojo Ujitsuna fu sconfitto da Takeda Nobutora nella Battaglia di Nashinokidaira. Gli Uesugi attaccarono nuovamente nel 1535, mentre Ujitsuna stava combattendo il clan Takeda; Ujitsuna comunque riuscì a tornare in tempo per sconfiggere Uesugi Tomooki. Quando Tomooki morì due anni dopo, Ujitsuna sfruttò l'opportunità e con l'assedio di Kawagoe si assicurò il suo controllo su gran parte del Kantō.
Ujitsuna vinse successivamente la battaglia di Kōnodai contro le forze congiunte del clan Satomi di Satomi Yoshitaka e degli Ashikaga nel 1538 assicurandosi il controllo della provincia di Shimōsa. Nel 1539 sconfisse il Koga Kubo (titolo equivalente allo shogun) Ashikaga Yoshiaki e prese il controllo della provincia di Awa.
Negli anni prima della sua morte avvenuta nel 1541, Ujitsuna ricostruì Kamakura, facendola diventare simbolo della potenza crescente del clan, assieme ai castelli di Odawara ed Edo. Il figlio Hōjō Ujiyasu prese la guida del clan dopo la sua morte.

lunedì 14 marzo 2016

Fukushima Masanori

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Fukushima Masanori (福島 正則; 1561 – 1624) è stato un generale giapponese e un daimyō, al servizio dei Tokugawa.
Ostile a Ishida Mitsunari simpatizzò subito per Ieyasu Tokugawa; Ishida con un pretesto bruciò il castello di Masanori; durante la battaglia di Sekigahara sferrò il primo attacco alle truppe di Ukita rimanendo in prima linea per tutto il tempo. Vinta la battaglia e catturato Ishida, Masanori ebbe l'onore e il piacere di decapitare l'odiato daimyo a Kyoto insieme ad Anko e Konishi.
Possedeva una delle tre grandi lance del Giappone: Nihongo, o Nippongo (日本号). Usata un tempo nel Palazzo Imperiale, la Nihongo è stata poi posseduta da Masanori Fukushima, per poi passare in mano a Tahei Mori. È stata recuperata, restaurata ed ora si trova al The Fukuoka City Museum.

domenica 13 marzo 2016

Klewang

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Il klewang o kelewang è una spada tradizionale indonesiana. È diffuso e usato in tutto l'arcipelago indonesiano, dove è presente con molte varianti locali. La lama, in acciaio, ha un solo filo e può essere dritta o leggermente ricurva, più larga verso la punta. Solitamente è lunga circa 50 cm. La punta può essere troncata diagonalmente o ricurva verso il dorso della lama. L'impugnatura è costituita d'osso, legno duro o corno di bufalo d'acqua ed è curva o piegata verso la parte anteriore. Il pomolo è prominente e a volte di forma irregolare; può essere ornato con ciuffi di capelli umani. Non sono rare le decorazioni di metallo, per lo più piombo o stagno. Il fodero è in legno ed ha una larghezza sufficiente a contenere la particolare forma della lama. A volte è decorato con strisce di malacca o lamine di stagno o d'argento avvolte intorno ad esso.

sabato 12 marzo 2016

Balarāma

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Balarāma (devanāgarī: बलराम) indicato anche con i nomi di Baladeva, Saṃkarṣaṇa, Balabhadra, Halāyudha è, nello hindūismo, il fratello di Kṛṣṇa e un avatāra di Viṣṇu.

Fonti

Le caratteristiche e le vicende inerenti all'avatāra Balarāma sono narrate in particolar modo nei Bhāgavata Purāṇa (X e XI), Agni Purāṇa (XII), Kūrma Purāṇa (I, 24), Viṣṇu Purāṇa (V), e nel Mahābhārata (I, 18).

Mito

Nel Viṣṇu Purāṇa (V, 1, 59-63) viene spiegato che Viṣṇu, la Persona suprema, il Bhagavat, si strappò due peli dal corpo, uno nero e uno bianco: da questi due peli nacquero Kṛṣṇa e Balarāma.
Nel Viṣṇu-parvan dello Harivaṃśa, ambientato a Mathurā città situata lungo le rive del fiume Yamunā, viene narrata la nascita del dio Kṛṣṇa, pūrṇāvatāra di Viṣṇu, e del divino fratello di Balarāma, anch'esso avatāra del dio. Lo scopo di questa nascite è quello distruggere il demone Kaṃsa, l'usurpatore del trono dei vṛṣni. I genitori dei fratelli Kṛṣṇa e Balarāma sono Vasudeva e Devakī.
Ma Kaṃsa è a conoscenza della profezia del veggente Nārada che ha previsto la sua morte per mano di uno dei figli di Devakī. Questa la ragione per cui Kaṃsa ordina l'assassinio di ogni figlio di Devakī. Ma il settimo, Balarāma, viene miracolosamente trasferito nel grembo della seconda moglie di Vasudeva, Rohiṇī; mentre l'ottavo, Kṛṣṇa, viene scambiato con il figlio di una coppia di pastori, Nanda e Yaśodā, del villaggio di Gokula, questo situato sulla sponda opposta del fiume Yamunā. Kṛṣṇa ucciderà, poi, e con l'aiuto del fratello Balarāma, il demone Kaṃsa.
I due fratelli divini crescono insieme e insieme compiono numerose gesta eroiche. Tra queste l'uccisione del demone Dhenuka (Bhāgavata Purāṇa, X, 15), che aveva le forme di un asino selvatico, scaraventato da Balarāma contro un albero.
Quando era piccolo, un asura cercò di rapirlo conducendolo sulle proprie spalle, ma Balarāma gli spaccò il cranio a forza di pugni (Bhāgavata Purāṇa, X, 43-44).
Quando il figlio di Kṛṣṇa, Sāmba, venne catturato dai Kaurava e condotto a Hastināpura, Balarāma corse in suo soccorso e, divellendo le mura della città con la sua arma-aratro, liberò il prigioniero (Bhāgavata Purāṇa, X, 67).
Non si schierò nella guerra tra i cugini Kaurava e Pāṇḍava , descritta nel Mahābhārata, nonostante i suoi favori fossero per questi ultimi (,Mahābhārata V, 7, 31). Kṛṣṇa, infatti, faticò non poco per evitare che prendesse parte alla terribile battaglia di Kurukṣetra (Mahābhārata, IX, 61, 3-12).
Nel Viṣṇu Purāṇa (V, 25) viene descritta la sua passione per il madhu, un liquore ottenuto dal miele simile all'idromele.
Accadde che quando si ritrovò ubriaco della bevanda, ordinò al fiume Yamunā di raggiungerlo per potersi bagnare. Il fiume rifiutò di obbedirgli, allora Balarāma lancio la sua arma-aratro e lo trascino a sé fino a quando il fiume, assunte delle sembianza umane, non gli implorò il perdono (Viṣṇu Purāṇa, V, 25).
Balarāma si sposò con Revatī, figlia del re Raivata, da cui ebbe due figli: Niśaṭha e Ulmuka (Kūrma Purāṇa, I, 25, 79).
Balarāma lasciò questo mondo mentre era assorto in uno stato meditativo sotto un albero baniano (Bhāgavata Purāṇa, XI, 30).
Essendo la manifestazione del serpente Śeṣa (lett. il "resto", ovvero ciò che resta della distruzione, e quindi garanzia di un prossimo rinnovamento), ovvero del giaciglio di Viṣṇu-Nārāyaṇa dopo la dissoluzione del cosmo, dopo la sua morte si vide tale serpente uscire dalla sua bocca (Viṣṇu Purāṇa, V, 37).

venerdì 11 marzo 2016

Atsushi Onita

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Atsushi Onita (Nagasaki, 25 ottobre 1957) è un wrestler giapponese.

Carriera

Originariamente un peso medio-massimo, divenne il lottatore più rappresentativo della neonata categoria di peso nella All Japan Pro Wrestling: la categoria era stata creata per rivaleggiare con la popolarità della New Japan Pro Wrestling, che aveva proposto al pubblico una categoria apposita dedicata ai lottatori più leggeri del suo parco atleti e guidata da Tiger Mask.
Dopo un primo ritiro nel 1984, si riaffacciò al mondo del puroresu nel 1989, divenendone una delle massime leggende.
Fondò la Frontier Martial-Arts Wrestling nel 1989, federazione di cui fu presidente sino al suo secondo ritiro, avvenuto nel 1995.
In questo breve lasso di tempo, propose una nuova tipologia di lotta, il wrestling hardcore, basato sull'uso di armi e stipulazioni violente, distinguendosi per la propensione a organizzare e partecipare a sfide innovative, elaborate e decisamente rischiose.
Divenuto così l'alfiere del nuovo genere degli incontri della morte, ottenne un successo di pubblico enorme, attirando parecchie decine di migliaia di tifosi.
L'ispirazione per il mutamento radicale che produsse nel wrestling gli venne da alcuni lottatori che l'avevano proceduto e che si erano distinti per aver fatto uso di armi e per aver partecipato a incontri "sopra le righe": tuttavia la FMW fu la prima federazione a presentare tali incontri in modo sistematico, fondando così un genere, e si distinse per una continua innovazione del medesimo.
A partire dal 1995 ha effettuato numerosi ritorni sul quadrato e altrettanti ritiri, ma, a partire dal 2002, data del fallimento della FMW, nel frattempo passata ad una nuova gestione, non ha più avuto occasione di esibirsi davanti a grandi folle.
Recentemente ha intrapreso una carriera politica di successo, riuscendo a farsi eleggere al parlamento giapponese.

giovedì 10 marzo 2016

Huang Di

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Huangdi (nome personale: Gongsun Xuanyuan (公孫軒轅, 公孙轩辕, Gōngsūn Xuān Yuán), chiamato anche Huang Di, cioè "imperatore giallo", 黃帝, 黄帝, Huángdì; ... – 2598 a.C.) è stato un sovrano ed eroe culturale cinese.
Antenato di tutti gli han, era uno dei cinque imperatori e regnò tra il 2697 e il 2597 a.C. Il culto di Huangdi fu particolarmente importante alla fine del periodo dei regni combattenti e nel primo periodo della dinastia Han, quando fu considerato il fondatore dello Stato unitario, un "sovrano cosmico" e un esperto di arti esoteriche, nonché tradizionalmente considerato creatore di numerose innovazioni e invenzioni. È considerato, insieme ai leggendari imperatori Fu Hsi e Shen Nung, fondatore della civiltà e dell'arte medica cinese. La sua figura è presente in innumerevoli documenti di storia antica cinese; tuttavia parte dei racconti sul leggendario imperatore è considerata, con molta probabilità, di derivazione mitologica.



Storicità

Il rinnovatore della storiografia cinese Sima Qian – e molti storiografi cinesi seguendo la sua opinione – considerarono Huang Di una figura più storica dei suoi leggendari predecessori come Fu Hsi, Nüwa e Shen Nung. Il suo testo di storia cinese, Shiji, comincia con l'imperatore giallo mentre sorvola sui precedenti.
Sebbene la maggior parte degli storici cinesi considerino l'imperatore giallo e altri saggi del passato come reali personaggi storici, la loro storicità cominciò a essere messa in dubbio nel 1920 da storici come Gu Jiegang, uno dei fondatori della Doubting Antiquity School in Cina. Egli ipotizzò che questi antichi saggi fossero in origine dei che furono trasformati in figure umane dagli intellettuali razionalisti del periodo dei regni combattenti.



Vita










Una delle due steli poggiate sulla statua di una tartaruga alla base a Shou Qiu, leggendario luogo di nascita dell'imperatore giallo















Huang Di nacque a Shou Qiu ("collina della longevità"), che è oggi in vicinanza della città di Qufu, nella provincia di Shandong. Da piccolo visse con la sua tribù nel nord-ovest vicino al fiume Ji (che si pensa sia l'attuale fiume Fen nello Shanxi).
I più antichi documenti di storia antica introducono Huang Di come condottiero e guida spirituale della tribù Huaxia, allocata sulle rive meridionali del Fiume Giallo. La sponda settentrionale era occupata da una piccola tribù di allevatori, guidata da Yang Di, l'imperatore del fuoco.
In accordo agli spiriti affini dei propri condottieri, i destini delle due tribù conversero fino a integrarsi. Huang Di e Yan Di guidarono gli Huaxia prima verso occidente, sino al fiume Ji e poi verso Oriente, in prossimità della contea Zhuolu, teatro di una delle epiche battaglie affrontate dal leggendario condottiero.
Il clima favorevole e la ricca vegetazione consentirono agli Huaxia di elaborare e perfezionare diverse tecniche agricole. Lo sviluppo della cerealicoltura permise la diversificazione qualitativa di alcune varietà di frumento, da cui nacquero i cinque cereali cinesi. Allo stesso ritmo progredì la crescita delle attività di allevamento del bestiame, accompagnata dallo sviluppo tessile e dalla nascita delle prime imbarcazioni. Huang Di, da parte sua, adoperò le sue eccezionali doti per ammaestrare sei bestie selvatiche, oggi divenute parte integrante della tradizione e della simbologia cinese:
  • Orso
  • Orso bruno
  • Pixiu (貔貅): creatura ibrida nata dall'unione tra pí () e xiū (); simile a un piccolo leone alato, ha la funzione di purificare gli ambienti dagli spiriti del male.
  • Chū ()
  • Tigre
La diffusione del pensiero e del governo illuminato di Huang Di si allargò pian piano alle popolazioni circostanti, in modo tale da estendere l'influenza di questo fondamentale tassello di sviluppo culturale dell'antica Cina.



La battaglia di Zhuolu

Intorno alle ultime decadi del 2600 a.C. le tribù dell'imperatore giallo e dell'imperatore del fuoco vennero improvvisamente scosse dalla minaccia di invasione da parte della tribù Jiuli. La tribù barbara era guidata da Chi You, condottiero dell'elmo bronzeo tempestato di metalli. La mitologia descrive Chi You come mostro taurino, fornito di due corna, quattro occhi e sei braccia, ognuna brandente una tagliente spada. È inoltre considerato dio della guerra e delle armi. La battaglia fu combattuta nelle ore notturne e sotto una fittissima nebbia. In virtù dei vantaggi territoriali e grazie all'utilizzo di un prototipo di bussola magnetica, il conflitto terminò con il trionfo degli Huanxia. La mitologia riconduce l'epilogo della battaglia all'intervento del demone Nuba che, in favore di Huang Di, scacciò via gli stormi di spiriti malvagi invocati da Chi You. I territori d'influenza di Huang Di erano ormai estesi lungo buona parte del Fiume Giallo. Essi comprendevano tutta la fascia orientale in cui sorgeva il villaggio di Banquan, scenario della seconda battaglia epica dell'imperatore giallo, che questa volta lo contrappose proprio al suo alleato migliore, l'imperatore del fuoco.



La battaglia di Banquan

Combattuto poco tempo dopo la precedente battaglia di Zhuolu (alcune fonti sostengono una cronologia inversa), lo scontro di Banquan riportò la vittoria netta di Huang Di su Yang Di. Il ciclo delle grandi battaglie chiuse definitivamente il cammino di unificazione cinese, che si strinse attorno alla figura culturalmente e artisticamente più illuminata dell'epoca di Huang Di.



Gli anni dell'impero

L'imperatore giallo visse poco oltre cento anni. Gli è riconosciuto il merito di aver concepito e realizzato l'unificazione della Cina sotto un grande impero. Per questi motivi è considerato l'antenato di tutti gli han e il padre spirituale di ogni cinese.
Le dinastie si sarebbero alternate e sostituite, la politica imperiale ed il paese avrebbero trascorso periodi di grande splendore culturale e momenti di profonda crisi. Tuttavia, nonostante l'epoca imperiale gialla sia lontana nel tempo, l'impostazione socio-culturale cinese risente tuttora della condotta illuminata di Huang Di.
L'imperatore giallo appartenne alla mitica dinastia dei tre augusti e cinque imperatori, di cui fecero ulteriormente parte:
  • l'imperatore Shun
  • l'imperatore Zhuanxu
  • l'imperatore Yao
  • l'imperatore Ku



Cultura e società

L'unificazione cinese sotto un'unica figura imperiale corrispose, relativamente all'epoca, a un'omogenea identificazione culturale e sociale. Ciò si risolse in una suddivisione amministrativa del territorio che orientò il potere politico di Huang Di verso un decentramento quasi obbligato.
La Cina era politicamente ripartita in quattro zone di influenza corrispondenti ai quattro punti cardinali. Al termine del decorso dinastico dei cinque imperatori, ognuno di essi ebbe riconosciuta una zona di appartenenza e di celebrazione rituale.
La Canzone di Chu (楚辭) identifica infatti i cinque imperatori come divinità dei punti cardinali:
  • centro: Huang Di
  • est: Shaohao
  • ovest: Shennong
  • nord: Zhuanxu
  • sud: Fuxi
Il Libro dei riti (禮記) evidenzia invece un nesso tra i cinque imperatori e i cinque lignaggi.
All'imperatore giallo sono fatti risalire diversi manoscritti che abbracciano i più svariati temi di ordine culturale, sociale, religioso e scientifico. Vista la gran quantità di opere pervenute, si considerano di sicura attribuzione I quattro classici dell'imperatore giallo (Huangdi Sijing) e il Classico del talismano nascosto dell'Imperatore Giallo (Huangdi Yingfujing).
Accanto a esse è da evidenziare la rilevanza culturale e scientifica di un altro trattato, Il Canone di Medicina Interna dell'imperatore giallo (Huangdi Neijing), che rappresenta l'antenato di ogni testo di medicina tradizionale cinese. Il trattato è suddiviso in due tomi, lo Huangdi Neijing Suwen (le "domande semplici"), abbreviato come Suwen 素問, e lo Huangdi Neijing Lingshu (Il "poerno spirituale") abbreviato come 'Lingshu 靈樞.
La trattazione è intrisa di filosofia taoista e accende il confronto tra spirito e corpo, tra individuo e cosmo. In virtù di quest'opera Huang Di è considerato padre e fondatore della medicina tradizionale cinese]



Gli ultimi anni

Alla luce della sua veneranda età, l'imperatore giallo trascorse i suoi ultimi anni preparando il cammino verso l'aldilà. Decentrò il suo potere politico in favore dei ministri dell'impero mantenendo salda la sua presenza nello sviluppo culturale della giovane Cina imperiale.
Si spense nel 2597 a.C. La mitologia fa risalire alla sua morte l'immagine delle ali incandescenti di una fenice, che illumina il trono imperiale agli occhi del suo successore, l'imperatore Shaohao. In occasione della sua scomparsa fu costruito l'eminente Mausoleo dell'imperatore giallo a Shaanxi.


Curiosità

Una delle leggende che lo riguardano narra che l'imperatore giallo avrebbe catturato il mostro Bai Ze sulla cima del Monte Dongwang, dove gli avrebbe descritto 11.520 tipi di mostri, mutaforma, demoni e spiriti. Un collaboratore di Huang Di avrebbe illustrato queste descrizioni realizzando il libro Bai Ze Tu, che oggi è scomparso.
Secondo la tradizione nel 2634 a.C. (durante la battaglia di Banquan) utilizzò un carro con uno speciale dispositivo differenziale collegato alle ruote che faceva sì che una statua puntasse sempre nella stessa direzione, nonostante le curve compiute dal veicolo.


L'imperatore giallo in epoca contemporanea

  • L'imperatore giallo è il protagonista del racconto La gente dello specchio di Jorge Luis Borges.
  • In Cina sono stati prodotti diversi sceneggiati televisivi che trattano la vita di Huang Di. La loro accuratezza storica è comunque contestata, dato che si focalizzano principalmente su arti marziali, Wuxia e gli aspetti drammatici.
  • Lo scrittore new weird inglese China Miéville ha utilizzato questa storia come base per il suo racconto The Tain.
  • Huangdi appare come un dio nel videogioco di strategia Emperor: Rise of the Middle Kingdom della Sierra Entertainment.

mercoledì 9 marzo 2016

Kusari-fundo

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Il kusari-fundo è un'arma tradizionale giapponese composta da una catena corta appesantita alle estremità da dei corpi contundenti di forma sferica/parallelepipoidale.

Storia

Il kusari-fundo sarebbe stato "inventato" da una guardia del Castello di Edo, tale Masaki Toshimitsu, per disarmare, immobilizzare o uccidere gli intrusi nel castello senza spargere sangue, preservando così la sacralità del luogo.
Come per il kusari-gama e il kyoketsu-shoge, gli attacchi usano le punte appesantite in movimento così da avere il massimo momento per l'impatto. Le traiettorie d'impatto includono:
  • "Tenchi furi": colpi dall'alto o dal basso
  • "Yoko furi": colpi in dentro o in fuori orizzontalmente
  • "Happo furi": colpi in dentro o in fuori diagonalmente
  • "Naka furi": colpi dritti davanti

Costruzione

Quest'arma è molto simile al kusarigama in quanto ad utilizzo, infatti è un'arma a corto raggio, circa 46–76 cm di lunghezza totale. È generalmente composto da una catena di acciaio inciso non riflettente o corda spessa per ragioni di allenamento, con due pesi identici o asimmetrici, di solito non appuntiti, alle due estremità. L'arma può essere usata per colpire, accalappiare o intrappolare un avversario o la sua arma.

martedì 8 marzo 2016

Hara Toratane

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Hara Toratane (原 虎胤; 1497 – 1564) è stato un samurai e generale giapponese del periodo Sengoku. È anche conosciuto come uno dei ventiquattro generali di Takeda Shingen.
Guadagnò reputazione come uno dei più abili generali Takeda. È interessante notare che disertò brevemente Takeda nel 1553 per gli Hōjō, anche se ritornò poco dopo. Fu attivo nelle guerre del Takeda nella provincia di Shinano ed è morì per le ferite subite a Warikadake nel 1561. Ha la fama di essere stato ferito non meno di 53 volte nel corso di circa 30 battaglie. Ironia della sorte, dopo la sua morte il suo titolo di Mino no Kami è andato a Baba Nobuharu che fu altrettanto famoso per non esser mai stato ferito in battaglia una volta prima della sua morte.

lunedì 7 marzo 2016

Brahmā

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Brahmā (devanāgarī: ब्रह्मा, adattato anche in Brahma) è nella lingua sanscrita l'adattamento in genere maschile del termine di genere neutro Brahman e indica, a partire da testi recenziori hinduisti, quella divinità predisposta all'emanazione/creazione dell'universo materiale.
Brahmā acquisisce quindi quel ruolo che nei testi più antichi è riservato a Prajāpati ma a differenza di quest'ultimo Brahmā non è una divinità suprema quanto piuttosto è al servizio di altre divinità considerate supreme.
Brahmā non deve essere confuso con il Brahman upaniṣadico che intende invece indicare quell'unità cosmica da cui tutto procede e da cui procede anche Brahmā che ne risulta un agente. Anche se va tenuto presente che nel loro variegarsi le teologie hinduiste possono intendere lo stesso Brahman come mera potenza impersonale della divinità principale intesa come Persona suprema, e di volta in volta indicata come Kṛṣṇa/Viṣṇu o Śiva o queste, viceversa, possono rappresentare solo una sua manifestazione.

Culto

In quanto divinità creatrice dell'universo materiale, luogo da cui ogni esistenza dovrebbe invece "liberarsi", a Brahmā non viene riservato un culto particolare. Nonostante ciò questo dio viene rappresentato in immagini cultuali e il suo nome può essere pronunciato durante i riti religiosi.
L'assenza di uno specifico culto riservato a Brahmā viene spiegato tradizionalmente, tra gli altri, nello Skanda Purāṇa (I, 1,1 6 e III 2, 9,15), con il fatto che egli abbia mentito nel sostenere di aver raggiunto la cima del luminoso liṅga, qui inteso come asse del mondo.

Il mito del dio creatore

La descrizione hindu del processo di genesi dell'universo, pur avendo origini vediche, si è definita con la letteratura raccolta nella Smṛti in particolar modo in quella purāņica.
L'universo secondo gli hindū è una realtà destinata a scomparire o meglio ad entrare in un periodo di latenza, di non manifestazione (avyakta) da cui riemergerà con una nuova emanazione (detta anche sarga). Tutto questo accade da sempre e per sempre accadrà. Colui che provoca ciò possiede l'appellativo di Bhagavat (Colui che è divino, che è degno di adorazione, l'Essere supremo eterno e inconcepibile) o anche di Svayambhu (Esiste da se stesso), e la compie al solo fine del gioco (līlā).

(SA)
«na prayojanavattvāt
lokavat tu līlākaivalyam»
(IT)
«Egli non ha motivo di essere.
Allo stesso modo il mondo è semplicemente un suo gioco.»
(Brahmasūtra II, 1, 32-33)
Il processo di emanazione si avvia con la fuoriuscita delle acque dove egli pone il proprio sperma generando l'uovo/embrione d'oro (hiraṇyagharbhaḥ). Il non generato, il Bhagavat, prende al suo interno la forma di Brahmā che ricalca, secondo Mario Piantelli i più antichi hiraṇyagharbhaḥ e Prajāpati.
Dopo essere rimasto per un secolo nell'uovo d'oro, Brahmā lo rompe fuoriuscendone, creando quindi nella parte superiore dell'uovo il mondo celeste, nella parte inferiore la terra e in mezzo lo spazio, l'etere. Tutto l'universo coincide con l'uovo di Brahmā (Brahmāṇḍa).
Con l'universo Brahmā genera i deva, il tempo, gli astri e i pianeti, le terre con i monti, gli oceani, i fiumi, ma anche delle potenze impersonali come l'Ascesi (tapas), la Parola (vāc), il Desiderio (kāma), gli opposti (caldo-freddo, Dharma-Adharma, ecc.). E come il Puruṣa del Veda genera l'umanità ripartendola nelle quattro funzioni corrispondenti ai Varṇa.
Nel Matsya Purāṇa (III; anche nello Śiva Purāṇa) nell'oceano dei primordi apparve un uovo da cui esce Prajāpati/Brahmā il quale genera una figlia detta Vac (la Parola) o anche Sarasvatī (il Flusso [delle parole]), o ancora Savitrī (Inno al Sole), che il padre sposa. Da questa unione nasce Manu che genera gli uomini e le altre creature, dal pensiero di Brahmā fuoriescono invece i Veda e i Ṛṣi (Brahmaṇḍa Purāṇa, II, 9)

domenica 6 marzo 2016

Tatsumi Fujinami

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Tatsumi Fujinami (Fujinami Tatsumi 藤波辰巳; Kunisaki, 28 dicembre 1953) è un wrestler giapponese noto con il soprannome di The Dragon. A lui viene attribuita l'invenzione delle celebri mosse chiamate Dragon Sleeper e Dragon Suplex.

Carriera

Fujinami debuttò nel mondo del wrestling a lottare nella Japan Pro-Wrestling Association (JPWA), preso sotto la propria ala da Antonio Inoki. Quando Inoki nel 1971 venne licenziato dalla JPWA Fujinami lo seguì insieme ad altri lottatori nell'avventura di fondare una nuova federazione, la New Japan Pro-Wrestling (NJPW); Inoki, Fujinami, Osamu Kido e Kotetsu Yamamoto sono di fatto riconosciuti come i padri fondatori della NJPW.
Nei primi tempi si prestò a fare da avversario per giovani lottatori debuttanti, come Mr. Pogo, Yoshiaki Fujiwara e Gran Hamada. Fujinami, Fujiwara, Hamada e altri tre lottatori debuttanti nel 1974 si confrontarono nella Coppa Karl Gotch, torneo precursore della Coppa Giovani Leoni.
Verso la fine degli anni settanta Fujinami fu inviato dalla federazione a gareggiare all'estero, nella messicana Universal Wrestling Association (UWA) e nella statunitense Jim Crockett Promotions. Passò poi alla World Wide Wrestling Federation (WWWF) dove cominciò davvero a farsi un nome, vincendo il WWF Junior Heavyweight Championship e riportandolo con sé in Giappone, dove diventò il titolo più importante per tale categoria di peso. Fujinami divenne in seguito il primo wrestler ad imporsi sia nella categoria junior heavyweight sia in quella heavyweight.
Il suo incontro più famoso disputato negli Stati Uniti fu il match "titolo contro titolo" contro Ric Flair svoltosi durante la prima edizione di SuperBrawl; si trattò di un rematch in seguito ad un precedente incontro dall'esito finale controverso (dusty finish) tenutosi in Giappone. Il vincitore fu Flair, che mantenne il proprio WCW World Heavyweight Championship e conquistò l'NWA World Heavyweight Championship di Fujinami.
Negli ultimi anni Fujinami, dopo essere stato nominato presidente della NJPW nel 1999 (carica da cui è stato rimosso nel 2004) ha diminuito i propri impegni sul ring. L'ultimo titolo detenuto nella NJPW è stato l'IWGP Tag Team Championship in coppia con il suo allievo Osamu Nishimura nell'ottobre 2001, mentre il suo ultimo incontro con un titolo in palio è stato quello per l'AJPW Triple Crown Heavyweight Championship contro Keiji Mutoh nel dicembre dello stesso anno.
Fujinami e Nishimura hanno iniziato ad occuparsi della loro federazione, la Muga, che propone un tipo di wrestling classico basato maggiormente sulle prese, tecnica che nella NJPW sembra trascurata.
Nel 2015, nella notte prima di WrestleMania 31, è stato introdotto da Ric Flair nella WWE Hall of Fame.