Esistono essenzialmente due tipi di
abbigliamento giapponese: l'abbigliamento tradizionale (和服
wafuku),
come il kimono, e l'abbigliamento occidentale (洋服
yōfuku).
La cultura giapponese è stata profondamente influenzata dal resto
del mondo durante tutta la storia e uno dei cambiamenti più notevoli
è avvenuto appunto nell'abbigliamento.
Sebbene gli indumenti etnici
tradizionali del Giappone siano ancora in uso, essi sono indossati
principalmente per cerimonie ed eventi speciali, funerali, feste per
il raggiungimento della maggiore età (seijin no hi) e
festival. In anni più recenti, l'abbigliamento moderno di tipo
occidentale si indossa ormai in tutte le occasioni della vita
quotidiana. Tuttavia, sebbene l'occidentalizzazione dei costumi sia
proseguita a grandi passi, il kimono continua a vivere nella
cultura giapponese.
Influenza
orientale e occidentale
La storia moderna della moda giapponese
potrebbe essere rappresentata come il processo di graduale
occidentalizzazione degli indumenti giapponesi. Le industrie della
lana e della lana pettinata furono completamente un prodotto del
ristabilito contatto tra il Giappone e l'Occidente negli anni 1850 e
1860. Prima degli anni 1860, l'abbigliamento giapponese consisteva
interamente di una grande varietà di kimono.
Essi apparvero per la prima volta nel
periodo Jomon (14.500 a.C.-300 a.C.), senza nessuna distinzione tra
uomini e donne.
Dopo che il Giappone si aprì al
commercio con il mondo esterno, iniziarono ad apparire nuove opzioni
di abbigliamento. I primi giapponesi ad adottare l'abbigliamento
occidentale furono gli ufficiali e gli uomini di alcune unità
dell'esercito e della marina dello shōgun.
Verso gli anni 1850 questi uomini
adottarono le uniformi di lana indossate dai marines inglesi di
stanza a Yokohama. Produrle non dovette essere stato facile. La
stoffa dovette essere importata. Forse l'aspetto più significativo
di questa prima adozione degli stili occidentali fu la sua origine
pubblica. Per parecchio tempo, il settore pubblico rimase il
principale campione della nuova foggia del vestire.
Lo stile si sviluppò solo da là,
muovendosi da quello militare ad altri settori della vita sociale.
Presto, cortigiani e burocrati furono sollecitati ad adottare
l'abbigliamento occidentale, che si riteneva fosse più pratico.
Il Ministero dell'istruzione ordinò
che uniformi studentesche di stile occidentale fossero indossati nei
collegi e nelle università pubbliche. Uomini d'affari, insegnanti,
medici, banchieri e altri leader della nuova società indossavano
abiti occidentali a lavoro e nelle grandi funzioni sociali. Tuttavia,
sebbene l'abito di stile occidentale stesse diventando più popolare
nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle strade, non era indossato
da tutti.
A partire dalla Prima guerra mondiale,
l'abbigliamento occidentale si era diffuso nella maggior parte dei
settori. Così, all'apertura del XX secolo, l'abito occidentale era
un simbolo di dignità e di progresso sociale. Tuttavia, la grande
maggioranza dei Giapponesi rimanevano fedeli ai loro costumi, in
favore del più comodo kimono. L'abito occidentale fuori casa e
l'abito giapponese in casa rimase la regola generale per lunghissimo
tempo.
Un esempio di influenza orientale proveniente dal Giappone che si
diffuse nel resto del mondo è evidente alla fine degli anni 1880.
Una comune coperta di lana fu usata come scialle per le donne, e una
coperta rossa fu mostrata su
Vogue per l'abbigliamento
invernale.
Fino agli anni 1930, la maggioranza dei giapponesi indossava il
kimono, e gli indumenti occidentali erano ancora ristretti all'uso
fuori casa da certe classi. I giapponesi tuttavia non hanno assorbito
passivamente la moda occidentale proveniente dagli Stati Uniti
d'America e dall'Europa, ma l'hanno reinterpretata e fatta propria.
Nel complesso, è evidente durante tutta la storia che vi è stata
più di un'influenza occidentale sulla cultura e sull'abbigliamento
giapponesi. Tuttavia, il kimono tradizionale rimane una parte
fondamentale del modo di vivere giapponese e lo resterà a lungo.
Abbigliamento
tradizionale
Jinbei
Il jinbei o jinbee
(甚平 o
甚兵衛)
è un indumento tradizionale giapponese indossato dagli uomini e dai
ragazzi durante l'estate. È composto da una sorta di giacca e da un
paio di pantaloni abbinati.
Tradizionalmente il jinbei è fatto di
canapa o cotone tinto in modo uniforme, spesso blu o verde, anche se
i jinbei moderni hanno anche delle stampe o trame floreali e
colorate. La parte superiore somiglia ad una giacca a maniche corte
che cade sui fianchi. Si allaccia sia all'interno che all'esterno. I
jinbei tradizionali vengono usati per sostituire lo yukata alle feste
estive, tipicamente da uomini e ragazzi ma anche dalle giovani donne.
I jinbei da donna tendono ad essere più colorati e spesso figurano
stampe con l'iconografia popolare giapponese.
Oggigiorno il jinbei si usa spesso come pigiama. I jinbei moderni
sono fabbricati con varie stoffe e anche con motivi stampati a
fantasia. Questo modello comprende una giacca più corta, con una
taglia elastica.
Jūnihitoe
Il
jūnihitoe (十二単)
è una tipologia estremamente elegante e complessa di
kimono
che veniva indossato soltanto dalle donne di corte in Giappone. È
apparso intorno al X secolo, nel periodo Heian. Letteralmente il nome
dell'indumento significa
veste di dodici strati. Gli strati
sono indumenti di seta posti uno sull'altro. Il peso complessivo
dell'indumento può arrivare a venti chilogrammi.
Lo strato più interno è fatto di seta
bianca ed è seguito da dieci strati di indumenti con vari nomi che
vengono poi chiusi da uno strato finale o un cappotto. Gli
abbinamenti e i colori degli strati del jūnihitoe sono molto
importanti dato che indicano il gusto e il grado della donna. Alcuni
colori hanno nomi poetici come "susino in fiore primaverile".
L'unico punto in cui sono visibili tutti i vari livelli di indumenti
sono le maniche e il collo.
Il movimento in questo indumento è
molto limitato dato il peso. Le donne infatti talvolta dormivano nei
loro jūnihitoe, usandoli come una sorta di pigiama. I vari strati
potevano essere tolti o tenuti, a seconda della stagione e della
temperatura. Durante il periodo Muromachi, comunque, il jūnihitoe
venne ridotto a cinque strati.
Dalla fine del ventesimo secolo il
jūnihitoe può essere visto soltanto nei musei o nei film. La
produzione di questo indumento è pressoché cessata. Queste vesti
non hanno prezzo, essendo i più costosi in assoluto tra gli abiti
tradizionali giapponesi. Soltanto la casa imperiale giapponese li usa
ancora in alcune importanti cerimonie. Durante il suo matrimonio la
principessa Masako ha indossato un jūnihitoe; così come
l'imperatrice Michiko nella cerimonia di ascesa al trono
dell'imperatore Akihito nel 1990. Anche le sue dame di compagnia
indossarono un jūnihitoe, sebbene in una forma modificata tipica del
periodo Edo e non del periodo Heian.
Kimono
Il kimono (着物
letteralmente "cosa da
indossare" e quindi "abito") è un indumento
tradizionale giapponese, nonché il costume nazionale del Paese del
Sol levante.
In origine il termine kimono
veniva usato per ogni tipo di abito; in seguito è passato a indicare
specificamente l'abito lungo portato ancor oggi da persone di
entrambi i sessi e di tutte le età. Il kimono è molto simile agli
abiti in uso durante la dinastia cinese Tang. Il kimono è una veste
a forma di T, dalle linee dritte, che arriva fino alle caviglie, con
colletto e maniche lunghe. Le maniche solitamente sono molto ampie
all'altezza dei polsi, fino a mezzo metro. Tradizionalmente le donne
nubili indossano kimono con maniche estremamente lunghe che arrivano
fin quasi a terra, chiamato furisode. La veste è avvolta
attorno al corpo, sempre con il lembo sinistro sopra quello destro
(tranne che ai funerali dove avviene il contrario) e fissato da
un'ampia cintura annodata sul retro chiamata obi.
I kimono per le donne tradizionalmente
sono di una sola taglia e per questa ragione vengono infilati e
ripiegati in modo da adattarsi alla corporatura di ciascuna persona.
Oggigiorno tuttavia sia i kimono per uomini che per donne sono
maggiormente disponibili in varie taglie. Per gli uomini dalla
corporatura molto grande o molto pesante (ad esempio i lottatori di
sumo) occorre un kimono fatto appositamente su misura.
In passato i kimono venivano
completamente scuciti, in modo da poter essere lavati in pezzi
singoli, dopodiché erano ricuciti insieme. I metodi di lavaggio e le
stoffe moderni tuttavia hanno reso questo procedimento in gran parte
superfluo. Talvolta per riporlo più facilmente si fissa con dei
punti larghi e lenti una cucitura con un'impugnatura intorno al
kimono ripiegato. Questo impedisce che si formino pieghe o
sgualciture e contemporaneamente tiene uniti i diversi strati del
kimono.
Con il tempo si sono affermate molte
varianti nei colori, nelle stoffe e negli stili, anche negli
accessori come l'obi.
Hakama
La hakama (袴)
è un indumento tradizionale giapponese che somiglia ad una larga
gonna-pantalone o una gonna a pieghe. Originariamente soltanto gli
uomini indossavano la hakama, ma oggigiorno viene portata anche dalle
donne. Viene legata alla vita ed è lunga approssimativamente fino
alle caviglie.
Ha acquisito la sua forma attuale
durante il periodo Edo. Era tradizionalmente indossata dai nobili nel
Giappone durante il medioevo e in particolare dai samurai. Fino alla
Seconda guerra mondiale era perfettamente normale incontrare in
pubblico uomini in hakama e haori. In seguito sempre
più giapponesi scelsero l'abbigliamento occidentale per tutti i
giorni.
Esistono due tipi di hakama: quelle con
gambe divise, dette umanori (馬乗り,
hakama per cavalcare),
e quelle non divise gyōtō hakama (行灯袴).
Le umanori sono divise come le gonne-pantaloni, le gyoto
hakama sono invece tecnicamente delle gonne vere e proprie. La
hakama ha sette pieghe, di cui cinque davanti e due dietro che
rappresentano le virtù considerate essenziali dal samurai. Molti
praticanti di arti marziali continuano questa tradizione, ma
differenti fonti danno diversi significati a queste pieghe.
Oggigiorno, la hakama è indossata
quasi esclusivamente come abbigliamento formale per le cerimonie e le
visite al santuario, nella danza giapponese e da parte di artisti
(prevalentemente senza gambe divise), nonché per tradizione in
alcune arti marziali discendenti del bujutsu (insieme di antiche
pratiche dei samurai) quali lo iaidō, il kenjutsu, il kendō, il
kyūdō, il daito ryu, l'aikidō e alcune scuole di jūjutsu.
Yukata
Lo yukata (浴衣)
è un indumento estivo tradizionale giapponese. Viene indossato
principalmente durante gli spettacoli pirotecnici, alle feste
bon-odori e ad altri eventi estivi. Lo yukata è un tipo molto
informale di kimono. C'è poi un altro tipo di yukata, che ha
l'utilizzo di una vestaglia e viene indossato dopo il bagno nei
ryokan, gli alberghi tradizionali giapponesi. Infatti, la
parola yukata significa letteralmente "abito da bagno".
L'indumento risale al periodo Heian (794-1185), quando i nobili
indossavano lo yukata dopo il bagno. Durante il periodo Edo
(1600-1868), invece, lo yukata veniva portato anche dai guerrieri.
Obi
L'obi (帯
o おび)
è una fusciacca o cintura tipica giapponese indossata principalmente
con i kimono e i keikogi sia da uomini che da donne.
Nacque nel periodo Kamakura (1185-1333)
grazie all'abbandono da parte della donna degli hakama e
dunque all'allungamento del kosode, che rimanendo aperto nella
parte anteriore aveva bisogno di una cintura che lo tenesse fermo.
L'obi poi si evolse durante il periodo Edo, seguendo il nuovo stile
del kimono femminile: con il passare del tempo, date le proporzioni
sempre più ampie dell'abito, per mantenere libertà nei movimenti le
donne giapponesi fecero scivolare la cintura nella parte posteriore
dell'abito, dove si standardizzò nel XX secolo.
Nelle arti marziali giapponesi (budō)
l'obi è parte del keikogi (uniforme di allenamento) e serve
principalmente per tenere insieme l'uwagi (giacca del vestito) e per
sostenere la hakama. Nello iaidō e nel kenjutsu serve anche per
portare la spada nel fodero. Inoltre in molte discipline sportive del
budō indica il grado di abilità del lottatore.
Calzature
tradizionali
Tabi
I tabi (足袋)
sono dei calzini tradizionali di cotone giapponesi che arrivano
all'altezza della caviglia e che separano l'alluce dalle altre dita
del piede. Risalgono al XVI secolo ed hanno raggiunto un picco di
popolarità durante il periodo Edo (1603 - 1867).
A differenza dei normali calzini, che
quando indossati aderiscono perfettamente al piede perché fatti di
materiale elastico, i tabi vengono tradizionalmente creati con due
lembi di stoffa non elastica; hanno quindi un'apertura sul retro per
permettere al piede di scivolare dentro e naturalmente dei bottoni
per chiudere l'apertura. Sembra che il nome derivi dal termine tanbi,
che significa "un livello di pelle". In antichità erano
fatti di cuoio e venivano portati dalle classi più agiate e dai
samurai
I tabi vengono indossati abitualmente,
soprattutto nel periodo estivo, sia da uomini che donne con dei
sandali zōri, geta o calzature analoghe. Di solito sono bianchi e
vengono usati in situazioni formali come le cerimonie del tè e sono
inoltre essenziali con i kimono o con costumi tradizionali simili.
Talvolta gli uomini indossano dei tabi blu o neri durante i viaggi,
mentre i tabi con colori più sgargianti o con delle fantasie
stampate vengono indossati principalmente dalle donne.
Esistono anche dei tabi di tipo
rinforzato, chiamati jika-tabi (地下足袋),
ossia letteralmente "tabi che hanno contatto con il suolo",
spesso anche con la suola rivestita di gomma, che si indossano senza
ulteriori sandali o scarpe. Tradizionalmente questo tipo di tabi sono
usati ad esempio da operai edili, falegnami, contadini o giardinieri,
perché offrono un appoggio migliore degli zōri.
Zōri
Gli zōri (草履)
sono dei sandali tradizionali giapponesi. Si tratta di calzature
senza tacco, simili all'infradito occidentale, fatte di paglia di
riso o altre fibre naturali, stoffa, legno laccato, pelle, gomma o
altri materiali sintetici.
Vengono indossati con indumenti
tradizionali giapponesi come il formale kimono, mentre in abbinamento
con la versione più informale di quest'ultimo, lo yukata, sono
preferiti i geta, un altro tipo di sandalo tradizionale giapponese.
Gli zōri sono indossati con i tabi, gli appositi calzini (quando
presenti, per occasioni più formali). Gli zōri con la suola
ricoperta di giunco che somiglia ai materassini tatami non vengono di
solito indossati con il kimono, ma sono considerati scarpe da lavoro
o vengono abbinate ad un abbigliamento occidentale casual oppure ad
altri indumenti tipici giapponesi come ad esempio il jinbei.
Geta
I geta (下駄)
sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le
infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata
da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce
dalle altre dita del piede. Vengono indossate con gli abiti
tradizionali giapponesi, come gli yukata e meno frequentemente con i
kimono, ma durante l'estate (in Giappone) vengono portate anche con
abiti occidentali.
Grazie alla suola fortemente rialzata,
con la neve o la pioggia, vengono preferite ad altri sandali
tradizionali come gli zōri, anche perché più adatti all'ideale di
pulizia e igiene personale tradizionale della cultura giapponese.
Generalmente, i geta vengono portati sia senza calzini che con gli
appositi calzini chiamati tabi, già visti sopra.
Waraji
I waraji (草鞋)
sono dei sandali tradizionali giapponesi fatti di corda di paglia,
che in passato erano la calzatura abituale per le persone comuni in
Giappone. Nel corso del periodo gekokujō, che fu caratterizzato
dalle guerre dei contadini, divennero popolari anche tra i samurai,
nella stessa misura in cui si affermò la battaglia a piedi.
Oggigiorno, i waraji vengono portati quasi soltanto dai monaci
buddhisti. Vengono indossati anche con gli appositi calzini chiamati
tabi.
Tradizionalmente vengono indossati
facendo sì che il piede vada oltre il bordo anteriore della scarpa,
così da far sporgere le dita per tre-quattro centimetri.
I waraji vengono prodotti con molti
materiali diversi, come ad esempio la canapa, steli di myōga (una
varietà di zenzero), fibre di palma, cotone, paglia di riso ed
altro. È importante che i materiali scelti siano difficilmente
deteriorabili nel tempo.
Esistono vari modi di legare le corde
che vanno a fermare il piede alla suola, come le tecniche
nakachi-nuki, yotsu-chigake e takano-gake. Un
monaco buddhista e un contadino ad esempio le allacciano in modi
differenti.