mercoledì 21 dicembre 2016

Tokugawa Ieyasu

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Tokugawa Ieyasu (徳川 家康; a volte erroneamente indicato come Iyeyasu; Mikawa, 31 gennaio 1543 – Edo, 1º giugno 1616) è stato un militare giapponese, fondatore dello shogunato Tokugawa nel 1603, sebbene governasse già non ufficialmente il Giappone dal 1600, anno della battaglia di Sekigahara.
Il suo governo si concluse ufficialmente nel 1605 quando abdicò in favore del figlio Hidetada, ma continuò a esercitare fino alla sua morte il suo potere attraverso il governo del chiostro.

Biografia

I primi anni (1543-1556)

Tokugawa Ieyasu nacque il 31 gennaio 1543 nella provincia di Mikawa. Il suo nome alla nascita era Matsudaira Takechiyo (松平 竹千代) ed era il figlio di Matsudaira Hirodata (1526-1549), un signore feudale di Mikawa che spese la maggior parte del suo tempo in guerra con i clan degli Oda e degli Imagawa. Il clan Matsudaira era diviso: una parte dei samurai volevano diventare vassalli del clan Imagawa, mentre l'altra (a cui appartenevano Takechiyo e Hirotada) preferiva gli Oda. Questa faida familiare fu la causa dell'assassinio di Matsudaira Kiyoyasu (? - 1536), padre di Hideita e nonno di Takechiyo. Diversamente da suo padre e dalla maggioranza del suo ramo familiare, Hirodata considerava gli Imagawa come il male minore e a causa di ciò i suoi parenti supportarono gli Oda ancora più fortemente. Nel 1548 il clan Oda invase Mikawa e Hirodata si rivolse a Imagawa Yoshimoto, il capo del clan Imagawa, per ottenere aiuto contro l'invasione. Yoshimoto impose una condizione - disse a Hirodata di inviare Takechiyo a Sumpu come ostaggio in esilio. Hirodata acconsentì, anche contro le proteste della famiglia Matsudaira. Takechiyo venne inviato a Sumpu con altri uomini non appartenenti ai Matsudaira che dovevano fungere da ostaggi, ma che dovevano anche servire Takechiyo.
Oda Nobuhide, il leader degli Oda, venne a saperlo e attaccò il seguito di Takechiyo, che fu rapito e confinato nel Castello di Kowatari nella provincia di Owari. Nobuhide minacciò di mettere a morte Takechiyo se Hirodata non avesse troncato tutti i legami con gli Imagawa. Hirodata replicò dicendo che il sacrificio di suo figlio avrebbe dimostrato quanto seriamente avrebbe mantenuto il suo patto. Takechiyo venne risparmiato. Nel 1549 Hirodata morì di morte naturale e poco dopo morì anche Nobuhide. I già indeboliti Oda si trovarono perciò in una situazione ancora peggiore e i Matsudaira erano rimasti senza leader, pertanto gli Imagawa si trovarono a essere in vantaggio e Yoshimoto inviò un esercito, al comando di Imagawa Sessai, il fratello più giovane di suo padre, per attaccare il castello degli Oda dove Oda Nobuhiro, figlio maggiore di Nobuhide e nuovo capo degli Oda viveva. Sessai, che era anche un brillante uomo di stato, prese il castello e catturò come ostaggio Nobuhiro. Comunque offrì a Oda Nobunaga, secondo figlio di Nobuhide, di rendere il castello e risparmiare la vita di Nobuhiro solo se Takechiyo fosse stato reso agli Imagawa. Nobunaga acconsentì con riluttanza e il castello venne reso agli Oda, mentre Oda Nobuhiro divenne il nuovo capo clan degli Oda. Nel frattempo Sessai ritornò a Sumpu con Takechiyo. Takechiyo crebbe in Sumpu, ma i suoi parenti a Mikawa erano ora preoccupati del futuro della famiglia Matsudaira, adesso che gli Oda erano indeboliti e che i Matsudaira erano vassalli degli Imagawa.

Ascesa al potere (1556-1584)

Nel 1556 Takechiyo raggiunse l'età adulta e cambiò il suo nome in Matsudaira Motoyasu. Gli venne permesso di ritornare alla sua nativa Mikawa e gli Imagawa gli ordinarono di combattere il clan Oda in una serie di battaglie. Motoyasu vinse la sua prima battaglia a Terabe, cominciando a farsi un nome. In questo periodo Oda Nobuhiro morì e il comando del clan degli Oda passò a suo fratello più giovane, Oda Nobunaga. Poco dopo il clan Matsudaira e i soldati di Mikawa cominciarono a chiedere maggiore autonomia dagli Imagawa. Yoshimoto assemblò 20.000 soldati (molti di essi provenienti da Mikawa) e marciò verso Kyoto - il primo daimyo a farlo dal 1538. Motoyasu venne inviato da Mikasa con i suoi uomini per attaccare la fortezza di Marune. Riuscendo a catturare il forte di Motoyasu e i suoi uomini, vi si insediarono per difenderlo. A causa di ciò evitarono la sanguinosa Battaglia di Okehazama combattuta vicino a Kyoto nella quale Imagawa Yoshimoto morì e gli Imagawa vennero sconfitti. Motoyasu si ritirò con i suoi uomini a Mikawa e infine, morto Yoshimoto decise di liberarsi dell'influenza degli Imagawa.
Motoyasu decise di allearsi con gli Oda, stringendo un patto segreto con Oda Nobunaga. La segretezza era dovuta al fatto che la maggior parte della famiglia Matsudaira - inclusa la moglie di Motoyasu e il suo figlio ancora in fasce, Hideyasu - erano ancora tenuti in ostaggio a Sumpu dal nuovo capoclan degli Imagawa, il figlio di Yoshimoto, Imagawa Ujizane. Nel 1561, Motoyasu e i suoi uomini marciarono contro la fortezza di Imagawa di Kaminojo, conquistandola e avvisando così Nobunaga che Motoyasu non era più fedele agli Imagawa. Motoyasu uccise il comandante del castello, Udono Nagamochi, e prese in ostaggio sua moglie e i suoi due figli. Ujizane, calcolando che gli Udono fossero seguaci più importanti dei Matsudaira, rilasciò i suoi ostaggi Matsudaira in cambio della moglie e figli di Udono.
Libero di agire Motoyasu cominciò a riformare il clan Matsudaira dopo anni di decadimento e a pacificare Mikawa. Curò e rinforzò gli interessi dei suoi vassalli ricompensandoli con terre. Distribuì anche castelli ai seguaci e vassalli più importanti (tra cui Honda Tadakatsu, Ishikawa Kazumasa, Kōriki Kiyonaga Sakai Tadatsugu, e Sakikabara Yasumasa), i cui castelli sarebbero stati presi e ridistribuiti nel 1566.
Nel 1564, Motoyasu sconfisse il Mikawa monto, un gruppo militaristico anti-Matsudaira, rischiando anche la propria vita quando venne colpito da un proiettile che però non riuscì a penetrare la sua armatura. Nel 1567 avanzò una petizione all'Imperatore del Giappone Ōgimachi per cambiare il suo nome familiare in Tokugawa e prendere il nome di Tokugawa Ieyasu. Così facendo iniziò anche a sostenere di discendere dal clan Minamoto attraverso il clan Nitta e, quindi, di discendere dalla Famiglia Imperiale. Allo stesso tempo scelse un ramo familiare separato che asseriva di discendere dai clan Fujiwara. Gli storici moderni ipotizzano che Ieyasu stesse mentendo sulla sua discendenza imperiale, che venne semplicemente usata (come fecero gli Ashikaga prima di lui) per legittimare il suo potere e la sua superiorità sugli altri daimyo.
Sebbene la famiglia Tokugawa fosse simbolicamente indipendente non poteva ancora sopravvivere senza il clan Oda ed erano soggetti di Oda Nobunaga stesso. Quando Nobunaga marciò su Kyōto nel 1568 diventando il leader de-facto del Giappone, molte delle sue truppe appartenevano ai Tokugawa. Allo stesso tempo Ieyasu era ansioso di espandere i suoi territori. Egli e Takeda Shingen, capo del clan Takeda, di provincia di Kai, strinsero un patto per annettere Totomi, ma, successivamente, Shingen occupò Suruga e la capitale degli Imagawa, Sumpu. L'accordo Takeda-Tokugawa stava declinando e Ieyasu diede anche riparo al suo precedente nemico, Imagawa Ujizane, promettendogli di restituirgli Totomi e Suruga. Allo stesso tempo Ieyasu tentò anche di stringere un'alleanza con Uesugi Kenshin, capo del clan Uesugi e acerrimo nemico del clan Takeda. Una volta stretta la nuova alleanza Ieyasu si mosse dalla sua capitale Hamamatsu in Mikawa verso Totomi (dove sarebbe stato più vicino a Shingen).
I territori degli Imagawa erano ormai stati completamente assorbiti dalla sfera di influenza Tokugawa e il clan Imagawa era diventato vassallo dei Tokugawa, mentre il clan Uesugi mantenne una forte alleanza. I Tokugawa e i Takeda erano pronti alla guerra. Ieyasu aveva ancora il supporto di Nobunaga, ma questo pensava che alcune delle azioni di Ieyasu fossero pericolose e irritanti. Comunque nel 1570 Ieyasu condusse 5.000 suoi uomini in aiuto di Nobunaga alla Battaglia di Anegawa contro i clan Asai e Asakura a dimostrazione che l'alleanza Tokugawa-Oda era ancora salda. Nonostante ciò Ieyasu non sarebbe stato capace di aiutare Nobunaga per altri due anni, perché nel 1571 il clan Takeda attaccò.
Nel 1572 i Takeda sottrassero il Castello di Futamata a Ieyasu e più tardi Shingen sconfisse Ieyasu alla battaglia di Mikatagahara, dove Ieyasu perse quasi la sua vita mentre conduceva le sue truppe. Comunque Takeda Shingen morì nel 1573 e gli successe il figlio ed erede designato Takeda Katsuyori che riuscì a conquistare il Castello di Takatenjin nel 1574. Sebbene questo fosse un porto importante per i Tokugawa la scalata militare dei Takeda era quasi al termine. Nel 1575 Katsuyori attaccò il Castello di Nagashino in Mikawa e Ieyasu chiese aiuto a Nobunaga. Quando Nobunaga si mostrò riluttante a attaccare i Takeda, Ieyasu minacciò di fare pace con il clan Takeda e attaccare le posizioni del clan Oda nelle province di Owari e Mino. Nobunaga cambiò idea e condusse un esercito a Mikawa. L'esercito Oda-Tokugawa, forte di 38.000 uomini, inflisse il 28 giugno 1575 una devastante sconfitta ai Takeda ma ancora per alcuni anni Takeda Katsuyori organizzò frequenti raid contro i territori dei Tokugawa e degli Oda.
Nel 1579 la moglie di Ieyasu e il suo figlio più anziano, Tokugawa Nobuyasu, vennero accusati di aver cospirato con Takeda Katsuyori per assassinare Nobunaga. La moglie di Ieyasu venne decapitata e Ideyasu venne forzato a commettere seppuku. Ieyasu nominò allora come successore il suo terzo e favorito figlio Tokugawa Hidetada, poiché il suo secondo figlio doveva essere adottato da un altro samurai in ascesa, Toyotomi Hideyoshi.
Nel 1582 un'altra forza combinata Oda-Tokugawa attaccò e sconfisse l'esercito Takeda, nella Battaglia di Temmokuzan. Takeda Katsuyori, così come il suo figlio maggiore ed erede, Takeda Nobukatsu, commisero seppuku. Con i Takeda che non erano più una minaccia, Ieyasu poteva aiutare Nobunaga nella sua campagna di riunificazione del Giappone. Per il suo aiuto Ieyasu ricevette il controllo de jure della provincia di Suruga (inclusa Sumpu) e delle aree confinanti con i possedimenti del clan Hojo. I Tokugawa e gli Hojo si allearono, dato che Ieyasu era amico di Hojo Ujinori, fratello minore del capo del clan Hojo, Hojo Ujimasa.
Alla fine del 1582 Ieyasu si trovava a Sakai, provincia di Settsu, quando ricevette la notizia della morte di Oda Nobunaga causata da Akechi Mitsuhide. Ieyasu ritornò a Mikawa temendo che come alleato di Oda sarebbe stato assassinato anche lui. Ieyasu non voleva attaccare il clan Akechi, condotto da Mitsuhide, ma i Tokugawa si avvantaggiarono della situazione e conquistarono le province di Kai e Shinano dopo una vittoria decisiva alla battaglia di Yamazaki. Hojo Ujimasa, sentendosi minacciato inviò truppe a Kai. Non vi furono combattimenti e entrambe le fazioni decisero per la pace. Per salvare la faccia Ieyasu diede alcune terre in Kai e Shinano agli Hojo. Ieyasu iniziò a modificare la sua base amministrativa sul modello dell'ormai defunto Takeda, assumendo bande di uomini Takeda nell'esercito Tokugawa. Nel 1583 i principali candidati a condurre il Giappone erano Toyotomi Hideyoshi (il padre adottivo del secondo figlio di Ieyasu) e Shibata Katsuie. Ieyasu rimase neutrale in questo conflitto, ma Hideyoshi sconfisse i Katsuie nella battaglia di Shizugatake nel 1583, e dopo che Shibata Katsuie ebbe commesso seppuku, Toyotomi Hideyoshi e il suo clan divennero i governanti de-facto del Giappone.

La strada verso Sekigahara (1584-1600)

Nel 1584 Ieyasu decise di supportare Oda Nobukatsu, il figlio maggiore ed erede di Oda Nobunaga, con l'intenzione di provocare Hideyoshi in battaglia, dato che gli Oda erano rimasti indeboliti a causa della scomparsa di Nobunaga e i Tokugawa erano ora molto più forti (sebbene i governanti Toyotomi fossero più potenti di entrambi). Con il consenso di Oda Nobukatsu, i Tokugawa occuparono la provincia di Owari, base del potere Oda in uno sforzo di costringere Hideyoshi a scendere sul campo di battaglia. Hideyoshi rispose inviando un esercito in Owari e iniziando la campagna di Komaki e Nagakute. Ieyasu vinse l'unica battaglia degna di nota della campagna, la Battaglia di Nagakute e per la fine del 1584 vi fu una tregua tra i Toyotomi/Oda e i Tokugawa. Infatti nel frattempo Oda Nobukatsu aveva cambiato fazione per salvarsi, stringendo una tregua separata con Hideyoshi molto prima di quella tra Ieyasu e Hideyoshi. Il clan Oda e i loro territori (inclusa Owari) furono annessi alle terre Toyotomi, segnando la fine del potere politico degli Oda. Ieyasu si recò a Osaka nel 1585, e promise di sospendere i combattimenti contro Hideyoshi.
Nonostante ciò la Campagna di Komaki rese Hideyoshi diffidente nei confronti di Ieyasu e ci fu una sola occasione (la Campagna di Odawara nel 1590) in cui Tototomi e Tokugawa combatterono insieme. Nel 1585 Ishikawa Kazumasa abbandonò Ieyasu per unirsi a Hideyoshi, dopodiché Ieyasu riformò tutta la struttura militare sul modello di Takeda. I Tokugawa non parteciparono all'invasione di Shikoku da parte di Hideyoshi, né alla pacificazione dell'Honshu, ma fecero da forza cuscinetto tra Toyotomi e gli Hojo negli anni 1580. Ieyasu fece del suo meglio a favore di Hojo Ujimasa, ma infine i Tokugawa presero le parti di Toyotomi nel 1589, l'anno nel quale cominciò la campagna di Odawara.
Durante l'Invasione di Hideyoshi dei territori del clan Hojo nel 1590, Ieyasu stesso condusse 30.000 uomini in battaglia. Le forze Toyotomi-Tokugawa misero sotto assedio la città di Odawara. Durante questo periodo Hideyoshi e Ieyasu si avvicinarono - tanto che Hideyoshi propose un patto: avrebbe dato a Ieyasu le otto province del Kantō in cambio delle cinque province che erano il territorio tradizionale dei Tokugawa e dei loro antenati Matsudaira, detenuti correntemente da Ieyasu. Nel 1590 gli Hojo vennero sconfitti e le loro terre annesse a quelle dei Toyotomi, ponendo fine a 450 anni di regno del clan.
Al termine di ciò Ieyasu concesse le sue cinque province di Mikawa, Totomi, Suruga, Shinano e Kai e spostò la sua nuova base di potere nella regione del Kantō, insediandosi nella città castello di Edo. Era ormai riconosciuto come uno dei maggiori signori del paese. Circondato dal mare e dalle montagne era molto lontano dall'area principale della politica giapponese e poteva vantare un'autonomia da Toyotomi che nessun altro in Giappone aveva a quel tempo.
Nel 1592 Hideyoshi invase la Corea in un tentativo di attaccare la Cina e l'India: Sebbene gli eserciti giapponesi riuscirono a prendere il controllo della capitale, furono continuamente bersaglio della guerriglia coreana in tutto il montagnoso paese. I Tokugawa non presero parte a questo attacco, Ieyasu rimase stazionato nel Kyushu così che, probabilmente, Hideyoshi potesse tenerlo d'occhio. Nonostante la sua assenza i suoi vassalli consolidarono le nuove terre dei Tokugawa a Edo. Nel 1598 i giapponesi si ritirarono dalla Corea e Ieyasu tornò a Edo.
Nel 1593 Hideyoshi ebbe un figlio ed erede, Toyotomi Hideyori. Nel 1598 convocò una riunione per determinare i sei reggenti che avrebbero governato nel nome di suo figlio dopo la sua morte. I sei a essere scelti come reggenti (tairo) per Hideyori furono Maeda Toshiie, Mori Terumoto, Ukita Hideie, Uesugi Kagekatsu, Kobayakawa Takakage, e Tokugawa Ieyasu.

Verso la Battaglia di Sekigahara (1598-1603)

Toyotomi Hideyoshi morì infine nel 1598. Gli succedette il suo figlio ed erede Hideyori, messo ufficialmente alle cure di uno dei reggenti Maeda Toshiie. Non appena Hideyoshi morì Ieyasu cominciò a stringere alleanze con varie famiglie anti-Toyotomi alienandosi gli altri reggenti. Dopo la morte di Toshiie nel 1599, Ieyasu condusse le sue truppe fino a Fushimi e occupò il Castello di Osaka, facendo infuriare gli altri quattro reggenti (Takakage era già morto). L'opposizione contro Ieyasu venne valorosamente condotta da Ishida Mitsunari, che non era un reggente ma aveva già tentato di assassinare Ieyasu nel 1599. Alcuni dei comandanti generali di Ieyasu volevano uccidere Ishida, ma questi trovò ironicamente riparo presso Ieyasu.
L'"amicizia" tra i due si ruppe presto. C'erano due fazioni - quella "orientale" che sosteneva Tokugawa Ieyasu e quella "occidentale" sostenitrice di Ishida Mitsunari. Mitsunari era determinato ad attaccare per primo e si alleò con il reggente Uesugi Kagekatsu che possedeva un feudo non troppo lontano da Edo. Ishida voleva che Uesugi tenesse occupate le truppe di Ieyasu abbastanza a lungo da permettere alla Fazione Occidentale di occupare Edo e sconfiggere la Fazione Orientale. Nel giugno 1600 Kagekatsu e Ieyasu iniziarono a combattere. Ieyasu marciò con i suoi alleati, i clan Date e Mogami per sconfiggere Uesugi e condusse un esercito a occidente per sconfiggere il clan Ishida in ottobre. Ishida riprese Fushimi da Ieyasu e sebbene questo fosse un grande successo, richiese un tempo molto lungo.
Nella provincia di Shinano 36.000 uomini dei Tokugawa, condotti da Tokugawa Hidetada, figlio ed erede di Ieyasu, erano stazionati senza alcuna ragione apparente; Ieyasu sapeva però che il clan Kobayakawa, condotto da Kobayakawa Hideaki, stava progettando di abbandonare Ishida e che il Mori non progettava di combattere.
La Battaglia di Sekigahara iniziò il 21 ottobre 1600 e vi presero parte un totale di 160.000 uomini. Le fazioni Ishida e Tokugawa si affrontarono in campo aperto, mentre i Kobayakawa e i Mori erano stazionati sulle montagne,fattore che avrebbe deciso la battaglia. Hidetada che era stato convocato da Shinano non era ancora arrivato. Infine quando i Tokugawa parevano ormai sconfitti i Mori e i Kobayakawa arrivarono in loro aiuto sconfiggendo e schiacciando Ishida. La Battaglia di Sekigahara fu una vittoria dei Tokugawa e della Fazione Orientale, la Fazione Occidentale era stata polverizzata, i clan Kobayakawa e Mori si allearono con i Tokugawa e nel giro di pochi giorni Ishida Mitsunari e altri generali della fazione occidentale vennero decapitati. Tokugawa Hidetada arrivò in ritardo perdendo l'occasione di partecipare alle ostilità.
Immediatamente dopo la vittoria di Sekigahara Ieyasu ridistribuì le terre ai propri vassalli che l'avevano servito. Chi aveva giurato alleanza a lui prima della battaglia venne detto fudai daimyo, mentre chi aveva giurato alleanza dopo la battaglia venne detto tozama daimyo. Ieyasu lasciò alcuni daimyo occidentali intatti, come il clan Shimazu, ma altri vennero completamente aboliti. Toyotomi Hideyori si ritirò a vita privata presso il Castello di Osaka, mentre Tokugawa Ieyasu era ora de facto il governante del Giappone.

Lo shogun Tokugawa Ieyasu (1603-1605)

Nel 1603 Tokugawa Ieyasu ricevette il titolo di shogun dall'imperatore Go-Yōzei, all'età di 60 anni. L'erede di Ieyasu era ancora suo figlio Tokugawa Hidetada. Come shogun inaugurò il bakufu Tokugawa, il terzo governo di uno shogunato (dopo i Minamoto e gli Ashikaga), governo che avrebbe deciso le sorti del Giappone per molti anni a venire. Iniziava così il periodo Edo che sarebbe durato fino al 1867.
Sorprendentemente dopo un breve periodo abdicò da Shogun nel 1605. Gli successe il figlio ed erede, Tokugawa Hidetada, che divenne il secondo Shogun della dinastia Tokugawa.

Regno claustrale dello Shogun Ieyasu (1605-1616)

Nonostante la sua abdicazione a favore di Hidetada, Ieyasu mantenne la posizione di Shogun Ritirato (Ogosho), rimanendo comunque il governante effettivo del Giappone fino alla sua morte. Ieyasu si ritirò a Sumpu, dove supervisionò la costruzione del Castello di Edo. Nel 1609 diresse le trattative diplomatiche con i Paesi Bassi e la Spagna.
Nel 1611 Ieyasu alla testa di 50.000 uomini visitò Kyoto per testimoniare l'incoronazione dell'Imperatore Go-Mizunoo, sebbene suo figlio fosse ufficialmente lo Shogun. A Kyoto Ieyasu ordinò ai daimyo occidentali di firmare un giuramento di fedeltà a lui. Nel 1613 compose un documento conosciuto come Kuge Shohatto, che metteva i nobili di corte sotto stretto controllo e li rese figure di rappresentanza cerimoniali, prive di potere effettivo. Nel 1614 firmò l'Editto di Espulsione dei Cristiani e bandì il cristianesimo, espulse tutti gli stranieri e vietò ai cristiani giapponesi di praticare la loro religione, molti di questi fuggirono nelle Filippine spagnole.
Nel 1615 preparò il Buke Shohatto, un documento che fissava il futuro del regime Tokugawa.
Urna che contiene le ceneri di Tokugawa Ieyasu, conservata a Nikko
Al culmine del primo periodo Edo avvenne l'Assedio di Osaka del 1614-1615. Hideyori viveva ancora nel castello di Osaka e non progettava di ribellarsi contro Ieyasu, ma Ieyasu usò un pretesto per avere la scusa di attaccare. All'inizio i Tokugawa vennero respinti dai resti dei Toyotomi, condotti da un ansioso Hideyori, ma Ieyasu ordinò un controattacco. I Tokugawa, condotti dallo Shogun Hidetada, posero un lungo assedio al Castello di Osaka. Infine alla fine del 1615, il castello cadde nello loro mani e Hideyori, sua madre (Yodogimi, la vedova di Hideyoshi) il suo bambino ed erede commisero seppuku. Sua moglie Senhime (pronipote di Ieyasu), venne salvata da Ieyasu e non subì il fato del marito, figlio e suocera. I Tokugawa erano ora liberi di sviluppare il Giappone.
Nel 1616 Ieyasu si ammalò e morì nel suo letto all'età di 73 anni. Ebbe molti figli e si spense in pace sapendo che aveva creato molti rami della famiglia per continuare la sua dinastia. Venne sepolto nel tempio di Nikkō Tōshō-gū a Nikko nella prefettura di Tochigi.

Nella letteratura

Tokugawa Ieyasu è presente in alcuni romanzi celebri:
  • La storia dell'ascesa al potere dei Tokugawa è stata fonte di ispirazione per James Clavell nel romanzo Shogun. Clavell usa il nome Toranaga per riferirsi ai Tokugawa.
Tokugawa Ieyasu è spesso citato nell'opera di Eiji Yoshikawa MYAMOTO MUSASHI, ambientato proprio durante la battaglia di Sekighara.
  • Tokugawa Ieyasu è un personaggio importante della trilogia gialla del "Mistero del Samurai" dello scrittore Dale Furutani.
  • appare in particolare nel terzo libro (A morte lo Shogun), dove lo vediamo intento a gestire i pericolosi giochi politici dei daimyo che lo circondano.Si trova inoltre, come uno dei personaggi principali nell'intreccio dell'Anime d'impostazione storica Sasuke, il piccolo ninja di Sampei Shirato.
  • Ieyasu ha un ruolo importante nella storia a fumetti La grande battaglia di Lilith, personaggio di Luca Enoch edito dalla Sergio Bonelli Editore, episodio ambientato durante la battaglia di Sekigahara.

martedì 20 dicembre 2016

Date Masamune

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Date Masamune (伊達 政宗; Yonezawa, 5 settembre 1567 – 27 giugno 1636) è stato un daimyō giapponese vissuto a cavallo del periodo Azuchi-Momoyama e del primo periodo Edo.
Fu erede di una lunga serie di potenti daimyō della regione del Tōhoku e fondò l'attuale città di Sendai. Tattico eccezionale, è stato reso ancora più iconico grazie al suo occhio destro mancante, tanto che gli venne dato il soprannome di dokuganryū (独眼 竜) o "il drago con un occhio solo".

Biografia

Date Masamune era il figlio primogenito di Date Terumune, nato nel castello di Yonezawa (l'attuale prefettura di Yamagata). All'età di 14 anni, nel 1581, Masamune ha condotto la sua prima campagna militare, aiutando il padre nella lotta contro la famiglia Sòma. Nel 1584, all'età di 18 anni, Masamune succedette al padre, Terumune, che scelse di ritirarsi dalla sua posizione di daimyo.
La famiglia Date è stata fondata nel primo periodo Kamakura da Isa Tomomune, che originariamente proveniva dal distretto di Isa della provincia di Hitachi (ora prefettura di Ibaraki). La famiglia ha preso il nome dal quartiere Date (oggi prefettura di Fukushima) della Provincia di Mutsu, che era stata assegnata a Isa Tomomune da Minamoto no Yoritomo, il primo shōgun di Kamakura, per la sua assistenza durante la guerra Genpei (1180-1185) ed in seguito contro il fratello di Minamoto no Yoritomo, Minamoto no Yoshitsune. L'esercito di Date Masamune è famoso per la sua armatura nera e copricapo d'oro.

Persona storica

Masamune è noto per un paio di cose che lo fecero emergere rispetto ad altri daimyō dell'epoca. In particolare, il suo famoso casco a falce di luna-cuscinetto gli valse una fama terribile. Da bambino, il vaiolo lo privò dell'occhio destro, ma non è chiaro esattamente come ha perso del tutto l'organo.Alcune fonti dicono che egli stesso strappò l'occhio quando un membro anziano del clan sottolineò che un qualsiasi nemico avrebbe potuto afferrarglielo durante un combattimento. Altri dicono invece che fu il suo più fidato servitore, Katakura Kojūrō, a cavare l'occhio per lui. A causa del suo occhio mancante, sua madre lo giudicò non idoneo a diventare capo clan, a differenza di suo fratello più giovane.
Il clan Date ha costruito alleanze con i clan vicini attraverso matrimoni rispetto alle generazioni precedenti. Tuttavia, ci sono state molte dispute sulle terre durante il quindicesimo e sedicesimo secolo. Poco dopo la successione di Masamune, uno dei vassalli dei Date di nome Ōuchi Sadatsuna disertò il clan per entrare nella casata Ashina della regione di Aizu. Masamune, irritato da questo tradimento, decise di dichiarargli guerra, ma il suo esercito fu fermato dal generale Ashina Inawashiro Morikuni, che costrinse Masamune a ritirarsi dalla campagna. Poco dopo Masamune prese il controllo del castello Obama.
Con l'ascesa di Masamune, dopo aver stretto alcune alleanze, ha iniziato ad attaccare e conquistare tutte le terre circostanti, anche quelle dei suoi parenti nelle province di Mutsu e Dewa. Colpito dalla sua spietatezza, una famiglia vicina, gli Hatakeyama, fece un disperato appello a Date Terumune per tenere a freno le campagne militari di suo figlio. Invitato a cena da Hatakeyama Yoshitsugu, Terumune disse che era incapace di controllare suo figlio. In un inaudito atto di disperazione, la famiglia Hatakeyama sequestrò Terumune. Masamune ricevette la notizia del rapimento mentre era a caccia. Quando lui e i suoi uomini raggiunsero i sequestratori che nel frattempo stavano attraversando un fiume, Terumune ordinò agli uomini del figlio di uccidere tutti i nemici, anche a costo della propria vita. Gli uomini di Masamune fecero quello che gli fu detto e uccisero chiunque, compreso Terumune. Masamune continuò la guerra e torturò e uccise le famiglie dei rapitori di suo padre.
Dopo aver sconfitto gli Ashina nel 1589, ha fatto del dominio di Aizu la sua base operativa.
Nel frattempo, il suo rapporto con la madre, Yoshihime, ha continuato a deteriorarsi. Yoshihime insisteva con Masamune affinché cedesse il diritto di successione al suo secondo figlio, Kojiro. Secondo alcuni storici, lei cercò di avvelenarlo una sera, durante la cena. Masamune di conseguenza uccise il proprio fratello, al fine di giungere al potere. Dopo la tragedia, sua madre fuggì a casa di suo fratello, nel clan Mogami. Nel 1590, Toyotomi Hideyoshi prese il castello di Odawara e costrinse i daimyo della regione di Tōhoku a partecipare alla campagna. Masamune era molto indeciso riguardo alle richieste di Hideyoshi, ma non ebbe molta scelta poiché Hideyoshi era di fatto il dominatore del Giappone. Masamune continuava a prendere tempo per decidere, e ciò fece infuriare parecchio Hideyoshi. Aspettandosi di essere giustiziato, Masamune si presentò di fronte al suo signore arrabbiato vestendo i suoi abiti migliori senza mostrare paura. Non volendo ulteriori problemi, Hideyoshi risparmiò la sua vita, dicendogli che «sarebbe potuto essere di qualche utilità».
Dopo aver servito Hideyoshi per qualche tempo, gli venne concesso il dominio del castello Iwatesawa e delle terre circostanti. Masamune vi si trasferì nel 1591, ricostruì il castello, ribattezzato Iwadeyama, ed incoraggiò la crescita di una città alla sua base. Masamune soggiornò a Iwadeyama per 13 anni e trasformò la regione in un importante centro politico ed economico. Lui e i suoi uomini servirono con distinzione Hideyoshi durante le invasioni giapponesi della Corea (1592-1598) e, dopo la morte di Hideyoshi, ha cominciato a sostenere Tokugawa Ieyasu - a quanto pare su consiglio di Katakura Kojūrō.
Tokugawa Ieyasu premiò Masamune dandogli il dominio della vasta e proficua Sendai, che rese Masamune uno dei daimyō più potenti del Giappone. Tokugawa inoltre promise a Masamune che il terreno avrebbe prodotto 1 milione di koku, ma, nonostante sostanziali miglioramenti, la terra produsse solo 640.000 koku, la maggior parte dei quali fu utilizzato per alimentare la regione di Edo. Nel 1604, Masamune, accompagnato da 52.000 vassalli con le proprie famiglie, si trasferì in quella che allora era un piccolo villaggio di pescatori: Sendai. Ha lasciato il suo quarto figlio, Date Muneyasu, a governare Iwadeyama. Masamune successivamente trasformerà Sendai in una grande e prosperosa città.
Anche se Masamune era un mecenate delle arti e simpatizzava con le cause straniere, era anche un daimyō aggressivo e ambizioso. Quando prese il controllo del clan Date, inflisse grandi sconfitte a clan potenti e influenti come gli Ashina.
Essendo una delle maggiori potenze nel nord del Giappone, Masamune era naturalmente visto con sospetto, come ogni potenziale rivale potrebbe essere visto. Toyotomi Hideyoshi ridusse le dimensioni delle sue terre dopo che Masamune arrivò in ritardo durante l'assedio di Odawara contro Hōjō Ujimasa. Più tardi nella sua vita, Tokugawa Ieyasu aumentò nuovamente le dimensioni delle terre di Masamune, ma era continuamente sospettoso di lui e della sua politica. Era particolarmente sospettoso dei missionari stranieri, da lui percepiti come una minaccia al suo potere. A causa di questo, ordinò l'esecuzione di Padre Sotelo dopo il suo viaggio intorno al mondo.
Nonostante i sospetti di Tokugawa Ieyasu e degli altri alleati, Date Masamune ha servito per la maggior parte del tempo i Tokugawa e Toyotomi lealmente. Ha partecipato alle campagne di Hideyoshi in Corea, e nelle campagne di Osaka. Quando Tokugawa Ieyasu era sul letto di morte, Masamune lo ha visitato e gli ha letto un brano di poesia Zen. Masamune è stato molto rispettato per la sua etica, un aforisma ancora citato è "La rettitudine trasforma l'eccessiva durezza in freddezza; abbandonarsi alla benevolenza oltre misura tramuta il lasciarsi andare in debolezza".

Patrono della cultura e della Cristianità

Masamune espanse il commercio nella oltremodo remota e arretrata regione di Tohoku. Nonostante le iniziali sconfitte subite da parte di alcuni clan ostili, riuscì ad avere la meglio e poi a governare uno dei più grandi feudi dello shogunato Tokugawa. Ha costruito molti palazzi e ha lavorato a molti progetti per abbellire la regione. È anche conosciuto per avere incoraggiato gli stranieri a venire nelle sue terre. Le voci che asserivano la probabile fede cristiana di Masamune furono infondate, sebbene finanziò una spedizione per stabilire le relazioni col Papa a Roma, cosa che fu probabilmente motivata almeno in parte da un desiderio di tecnologia straniera, simile a quella di altri signori, come Oda Nobunaga. Dopo che Tokugawa Ieyasu dichiarò come fuorilegge qualsiasi praticante il cristianesimo, Masamune cambiò tuttavia la sua posizione, lasciando che Ieyasu perseguitasse i cristiani nel suo dominio, sebbene non lo gradisse. Per 270 anni, Tōhoku è rimasto un luogo di turismo, commercio e prosperità. Matsushima, per esempio, una serie di piccole isole, è stata elogiata per la sua bellezza e serenità dal poeta errante haiku Matsuo Bashō.
Egli ha mostrato simpatia per i missionari cristiani e commercianti in Giappone. Oltre a permettere loro di venire a predicare nella sua provincia, ha anche rilasciato il prigioniero, missionario Padre Sotelo, dalle mani di Tokugawa Ieyasu. Date Masamune ha anche permesso a Sotelo come pure ad altri missionari di praticare la loro religione e convertire nella provincia di Tōhoku.
Una delle migliori mosse di Masamune è stato il finanziamento e il sostegno ad uno dei pochi viaggi diplomatici ed esplorazioni lontani dal Giappone. Ordinò la costruzione della nave di esplorazione Date Maru o San Juan Bautista, utilizzando le tecniche straniere (europee) di costruzione navale. Egli mandò uno dei suoi seguaci, Hasekura Tsunenaga, Sotelo, e un'ambasciata composta da 180 persone, a Roma per stabilire rapporti con il Papa. Questa spedizione ha visitato luoghi come le Filippine, il Messico, la Spagna e Roma, diventando così il primo viaggio giapponese intorno al mondo. In precedenza i signori giapponesi non avevano mai finanziato una spedizione del genere, quindi quello di Tsunenaga fu probabilmente il primo viaggio compiuto con successo. Alla fine, 5 membri della spedizioni si stabilirono a Coria (Siviglia) in Spagna per scampare alla persecuzione dei cristiani in Giappone. 600 dei loro discendenti, con il cognome di Japòn (Japan), vivono tuttora in Spagna.
Quando il governo dei Tokugawa bandì il Cristianesimo, Masamune dovette obbedire alla legge. Tuttavia, alcune fonti suggeriscono che la figlia maggiore di Masamune, Iroha, fosse cristiana.

Famiglia

Padre

  • Date Terumune

Madre

  • Yoshihime, figlia di Mogami Yoshimori, daimyo della provincia di Dewa.

Moglie

  • Megohime, figlia di Tamura Kiyoaki, padrone del castello di Miharu, nella provincia di Mutsu.

Figli

  • Date Hidemune (1591–1658), primo detentore del dominio di Uwajima
  • Date Tadamune (1599–1658)
  • Date Munekatsu (1621–1679)
  • Date Munekiyo (1600–1634)
  • Date Munetsuna (1603–1618)
  • Date Munetaka (1607–1626)
  • Date Munesane (1613–1665)
  • Irohahime (1594–1661)

Cugini

  • Date Shigezane (1568-1646)

Note



lunedì 19 dicembre 2016

Oda Nobunaga

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Oda Nobunaga (織田 信長; Nagoya, 23 giugno 1534 – Kyōto, 21 giugno 1582) è stato un militare giapponese.
Figlio di Oda Nobuhide, un daimyō (feudatario) minore della provincia di Owari, condusse una serie di campagne militari che lo portarono a conquistare gran parte del Giappone prima del suo assassinio nel 1582.

Biografia

Giovinezza e ascesa

Nobunaga nacque, secondo la datazione giapponese, nel terzo anno dell'era Tenbun e nel decimo dell'era Tenshō.
Alla morte del padre Nobuhide nel 1551, si dice che il giovane Nobunaga abbia dato in escandescenze, alienandosi molti alleati del clan Oda, che già lo ritenevano troppo impulsivo e indisciplinato per diventare daimyō; questi perciò cominciarono ad appoggiare suo fratello Nobuyuki, e Hirate Masahide, mentore di Nobunaga, si assunse la responsabilità per il comportamento del ragazzo compiendo seppuku.
Sebbene Nobunaga fosse il legittimo erede di Nobuhide non c'era alcuna garanzia che fosse scelto per succedergli, anche perché il clan Oda era formalmente subordinato al kanrei Shiba Yoshimune, che era manovrato dallo zio di Nobunaga, Nobutomo, vice-shugo di Owari; sembra che Nobutomo stesso fece uccidere Yoshimune quando fu evidente il suo tentativo di aiutare Nobunaga. Nobunaga riuscì però ad ottenere l'aiuto di un altro suo zio, Nobumitsu, e con il suo aiuto riuscì a impossessarsi del castello di Kiyosu, nel quale Nobutomo fu ucciso e del quale Nobunaga avrebbe fatto la propria residenza per i successivi dieci anni. Nobunaga convinse poi il nuovo kanrei Shiba Yoshikane, figlio di Yoshimune, a stringere un'alleanza con altri due clan di kanrei dell'area, il clan Imagawa della provincia di Suruga e il clan Kira della provincia di Mikawa; grazie a questa alleanza Nobunaga poté mobilitare le armate ai confini della provincia di Owari e usarle per i propri scopi.
Nel 1555 condusse le sue armate nella provincia di Mino in aiuto di Saitō Dōsan (la cui figlia aveva sposato nel 1549), in guerra con suo figlio Yoshitatsu, sul quale giravano voci che lo volevano figlio illegittimo e che temeva quindi di essere diseredato. La campagna militare si rivelò un fallimento, perché Dōsan fu sconfitto e ucciso nel 1556 da Yoshitatsu, che prese il suo posto.
Pochi mesi dopo, Nobuyuki e i suoi alleati, in particolare Shibata Katsuie e Hayashi Hidesada, sfidarono Nobunaga per il controllo del clan Oda, ma furono sconfitti nella battaglia di Inō; i tre furono perdonati per intercessione della madre di Nobunaga e Nobuyuki. Tuttavia, Nobunaga continuò a sospettare di Nobuyuki, e fingendosi malato lo fece venire nel castello di Kiyosu, dove lo assassinò nel 1557.
Nel 1559, Nobunaga aveva eliminato ogni opposizione interna al clan e poteva dirsi signore di Owari. Per un po' aveva continuato a stipulare alleanze con altri daimyō attraverso il kanrei Shiba Yoshikane, ma scoprì che questi era in trattative con i Kira e gli Imagawa per attaccare il clan Oda e restituire il controllo di Owari al clan Shiba, così lo cacciò, annullando i precedenti trattati ed entrando anzi in guerra.
Nel 1560, Imagawa Yoshimoto aveva riunito un grande esercito (tra 20.000 e 40.000 uomini, a seconda delle fonti) per marciare verso Kyōto, con la scusa di andare in soccorso dello shōgun Yoshiteru; a questo esercito si sarebbe dovuto unire quello del clan Matsudaira di Mikawa, vassallo del clan Imagawa. Nobunaga non aveva più di 2.000 uomini, e non poteva mobilitarli tutti dai confini; ciò nonostante, in quella che divenne nota come la battaglia di Okehazama, approfittando di un improvviso temporale attaccò di sorpresa il campo degli Imagawa, e uccise Yoshimoto, con una vittoria fulminea che sorprese e sconvolse tutto il Paese. Dopo la battaglia il nome di Nobunaga divenne famoso in tutto il Giappone, mentre il clan Imagawa subì un duro colpo, e perse rapidamente potere sui propri vassalli, e soprattutto sul clan Matsudaira, a cui apparteneva Matsudaira Motoyasu (il futuro Tokugawa Ieyasu), che nel 1561, superando l'antica ostilità tra i propri clan, firmò un'alleanza con Oda Nobunaga.

Il Tenka Fubu

Nella provincia di Mino, Saitō Yoshitatsu morì per malattia nel 1561, e gli succedette suo figlio Tatsuoki; questi, giovane e inesperto, non riscuoteva molta fiducia tra i suoi vassalli. Sfruttando la situazione, Nobunaga si trasferì nel suo castello di Komaki e cominciò ad attaccare Mino sia militarmente che diplomaticamente, convincendo i vassalli dei Saitō ad abbandonare il loro incompetente signore; l'esercito di Yoshitatsu fu così molto indebolito dalle defezioni quando Nobunaga scagliò l'attacco finale nel 1567, impadronendosi del castello di Inabayama ed esiliando Tatsuoki. Nobunaga si trasferì nel suo nuovo castello, che rinominò Gifu, ispirandosi al leggendario Monte Gi (Qi in cinese) dalla quale si diceva fosse partita la conquista della Cina da parte della dinastia Zhou. Si fece inoltre forgiare un sigillo con la scritta Tenka Fubu (天下布武 lett. "una sola insegna militare sotto il cielo"), dove Tenka o "tutto sotto il cielo" è un antico modo di dire per "nel mondo", "in tutto il Giappone", quindi la frase viene alternativamente interpretata come "riunificare il Giappone sotto una sola spada" o "coprire di gloria militare il Giappone".
Nel 1564, Nobunaga diede sua sorella Oichi in moglie a Azai Nagamasa, garantendosi il supporto del clan Azai della provincia di Omi.
Nel 1568, Ashikaga Yoshiaki, fratello del defunto shōgun Yoshiteru si recò a Gifu per chiedere l'aiuto militare di Nobunaga per spodestare lo shōgun fantoccio Yoshihide, con il quale il clan Miyoshi aveva sostituito suo fratello, e ripristinare l'autorità dello shogunato. Nobunaga accolse la sua proposta, cogliendo l'occasione per avere uno shōgun a legittimare le proprie campagne militari e al contempo avere il controllo della capitale Kyōto. Nel Sud della provincia di Omi, sulla strada per la capitale, il clan Rokkaku, guidato da Rokkaku Yoshikata, si opponeva alle pretese di Yoshiaki e si preparava alla guerra; Nobunaga lanciò un attacco preventivo grazie all'aiuto del clan Azai, e conquistò tutti i castelli dei Rokkaku. Avendo ormai la strada spianata, in breve raggiunse Kyōto, dove riuscì facilmente a imporsi sull'impreparato clan Miyoshi. Yoshiaki divenne shōgun e offrì a Nobunaga il posto di kanrei, ma questi rifiutò.
Dopo poco fu chiaro che Nobunaga intendeva manipolare Yoshiaki grazie alla sua forza militare, e lo shōgun, sostanzialmente privato dei suoi poteri, cominciò a tramare contro di lui raccogliendo i clan disposti a combatterlo. Il clan Asakura, in particolare, era insofferente del suo successo, in quanto il clan Oda era sempre stato storicamente subordinato agli Asakura, e sebbene Asakura Yoshikage avesse offerto protezione a Yoshiaki non aveva osato marciare verso la capitale. Quando però Nobunaga attaccò gli Asakura, suo cognato Azai Nagamasa, non volendo rompere l'antica alleanza che legava il clan Azai agli Asakura, prese le parti degli Asakura. Con l'aiuto dei ribelli amidisti Ikkō, l'alleanza che Yoshiaki aveva formato contro Nobunaga entrò nel conflitto e inflisse gravi perdite agli Oda. Nella battaglia di Anegawa, Nobunaga e Tokugawa Ieyasu sconfissero gli eserciti degli Azai e degli Asakura. Poi Nobunaga attaccò nel 1571 il monastero buddhista della scuola Tendai Enryaku-ji, sul monte Hiei, che addestrava monaci guerrieri e che trovandosi molto vicino alla sua residenza nella capitale costituiva per lui una spina nel fianco; il monastero fu completamente raso al suolo, e tra 20.000 e 30.000 uomini, donne e bambini furono uccisi nella campagna militare. A questo punto attaccò la fortezza Ikkō di Nagashima, contro la quale soffrì gravi perdite, tra cui due suoi fratelli, e quando infine espugnò la fortezza diede fuoco a tutto il complesso, uccidendo decine di migliaia di persone.
Takeda Shingen, nonostante ufficialmente il clan Takeda fosse in buoni rapporti con il clan Oda, aveva aderito all'alleanza contro Nobunaga, e nel 1572, su pressione dello shōgun, marciò verso la capitale; impegnato sul fronte occidentale, Nobunaga inviò solo pochi rinforzi a Tokugawa Ieyasu, che fu sconfitto nella battaglia di Mikatagahara. Per fortuna della fazione Oda-Tokugawa, Shingen morì poco dopo, nel 1573, prima di raggiungere Kyōto, e il clan Takeda si ritirò. Essendo però ormai Yoshiaki uscito allo scoperto, fu costretto ad affrontare Nobunaga con le sue esigue forze, e nonostante l'intervento diplomatico della corte imperiale per evitare la battaglia Nobunaga sconfisse Yoshiaki e lo esiliò, ponendo fine allo shogunato Ashikaga.
Nello stesso anno i clan Azai e Asakura furono definitivamente sconfitti, e suo cognato Azai Nagamasa, dopo avergli rimandato sua sorella Oichi, compì seppuku. Takeda Katsuyori, erede di Shingen, fu sconfitto nel 1575 nella battaglia di Nagashino in cui la fazione Oda-Tokugawa usò per la prima volta gli archibugi comprati dai portoghesi; la lentezza di ricarica degli archibugi fu compensata disponendo i tiratori su tre linee, ognuna delle quali copriva le spalle alle altre mentre queste ricaricavano. Le armature non riuscirono a resistere ai colpi, e la cavalleria dei Takeda fu falciata ancor prima di arrivare allo scontro corpo a corpo.
Continuando la sua espansione, Nobunaga cominciò a dislocare i suoi generali a controllo delle singole province; Shibata Katsuie e Maeda Toshiie furono inviati a Nord, e Akechi Mitsuhide nella provincia di Tamba. Hashiba Hideyoshi fu invece mandato a Ovest nel 1577 contro il clan Mori, che sosteneva con approvvigionamenti via mare la fortezza Ikkō di Ishiyama Hongan-ji, sulla quale l'esercito di Nobunaga stringeva l'assedio da terra da diverso tempo.
Nel 1578, il nuovo castello di Nobunaga, noto come castello di Azuchi, fu completato; da questo castello, che impressionò i contemporanei per le sue decorazioni stravaganti, il periodo compreso tra la caduta dello shogunato Ashikaga e la morte di Nobunaga è oggi noto come periodo Azuchi.
Nel 1577, però, Uesugi Kenshin, il secondo miglior generale del suo tempo dopo Takeda Shingen, aveva deciso di prendere parte ad una seconda alleanza anti-Nobunaga. Il primo scontro avvenne nella battaglia di Tedorigawa, e risultò in una decisiva vittoria di Kenshin, che cominciò a preparare la sua marcia su Kyōto. Secondo una tradizione, Nobunaga avrebbe confessato ad un suo ufficiale che se Kenshin fosse arrivato a Kyōto con il suo esercito egli non avrebbe avuto altra scelta che arrendersi e sperare di essere risparmiato. Uesugi Kenshin, però, morì, forse d'infarto, o forse di cancro allo stomaco, mentre si trovava nel suo lavatoio; secondo fonti dell'epoca la sua salute appariva compromessa già da tempo.
Ormai senza validi rivali, Nobunaga costrinse gli ultimi ribelli Ikkō ad arrendersi nella fortezza di Ishiyama Hongan-ji nel 1580, ed annientò completamente il clan Takeda nel 1582, durante la battaglia di Temmokuzan. Nobunaga era ormai l'autorità indiscussa nel Paese, e si accingeva a muovere i suoi eserciti contro le province di Echigo e Shikoku.

L'incidente di Honnō-ji

Nel 1582, Hashiba Hideyoshi, uno dei generali più vicini a Nobunaga, invase la provincia di Bitchu, assediando il castello di Takamatsu; quest'ultimo era vitale per il clan Mori, perché occupava una posizione strategica dalla quale era possibile penetrare con facilità nel loro dominio. Mori Terumoto arrivò perciò con il suo esercito a sostegno del castello di Takamatsu, e le due parti si trovarono in uno stallo. A questo punto Hideyoshi chiese rinforzi a Nobunaga.
È stato osservato che Hideyoshi non aveva realmente bisogno di rinforzi, ma chiese comunque l'aiuto del suo signore; secondo alcuni lo fece per non assumersi direttamente il merito della vittoria, in quanto molti generali non vedevano di buon occhio il successo di un generale di umili origini e non appartenente a un clan samurai; secondo altri Hideyoshi intendeva mettere Nobunaga in una posizione critica in modo da poterne trarre un vantaggio personale.
In ogni caso, Nobunaga lasciò i preparativi per l'invasione di Shikoku a Niwa Nagahide e partì con Akechi Mitsuhide per raggiungere Hideyoshi. Lungo il tragitto, Nobunaga e i suoi uomini sostarono nel tempio Honnō-ji a Kyōto, dove Nobunaga, essendo al centro del suo dominio e ritenendosi al sicuro, si lasciò scortare solo da pochi servitori e guardie di fiducia. Inaspettatamente, Akechi Mitsuhide dispose i suoi uomini intorno al tempio in un tentativo di colpo di Stato; nella schermaglia che seguì, Nobunaga perse e si ritirò all'interno del tempio. Mitsuhide, applicando la tecnica che Nobunaga aveva tante volte usato, appiccò fuoco al tempio.
Non si sa cosa accadde a Nobunaga nelle sue ultime ore di vita; probabilmente lui e il suo attendente Mori Ranmaru compirono seppuku mentre il tempio bruciava. I suoi resti non furono mai ritrovati tra le macerie del tempio, dando adito a una vasta gamma di leggende popolari.
Immediatamente dopo il colpo di Stato, gli uomini di Mitsuhide attaccarono il castello Nijō, dove costrinsero l'erede di Nobunaga, Nobutada, a compiere seppuku a sua volta. Per undici giorni Mitsuhide incontrò vari esponenti del clan Oda e della corte imperiale per essere nominato successore di Nobunaga, ma invano. Hideyoshi, che appena ricevuta la notizia aveva siglato una tregua con il clan Mori, raggiunse e uccise Mitsuhide nella battaglia di Yamazaki dopo soli 11 giorni dalla morte di Nobunaga.

Governo

Nobunaga non accettò mai nessuno dei titoli che gli furono offerti, e rimase sempre solo il capo del clan Oda e il daimyō di Owari; ciò nonostante, la sua autorità gli permise di introdurre importanti cambiamenti nel Paese
Una delle novità più importanti del periodo Azuchi-Momoyama fu la razionalizzazione delle famiglie samurai; nel periodo Muromachi infatti le numerose guerre combattute anche e soprattutto a livello provinciale avevano spinto i clan ad accettare nei loro eserciti chiunque fosse abile al combattimento, e durante l'epoca Sengoku praticamente ogni giapponese maschio adulto apparteneva ad almeno una organizzazione militare. Dal 1576 Nobunaga cominciò a confiscare le armi ai contadini nei territori da lui controllati, riducendo così il rischio di rivolte e il numero di combattenti da lui non direttamente controllabili; il suo successore Toyotomi Hideyoshi, nonostante fosse lui stesso originario di una famiglia di contadini, completò l'opera distinguendo per legge la casta samurai (l'accesso alla quale poteva così avvenire solo per via ereditaria) dalle altre e vietando a tutti i non-samurai il porto d'armi. Le famiglie samurai che si erano opposte a Nobunaga prima, e a Hideyoshi e Ieyasu poi, furono dichiarate illegittime e i loro componenti divennero rōnin oppure civili.
Sul piano militare, Nobunaga portò il suo esercito al livello tecnologico di quelli europei, impiegando per primo su larga scala lance, armi da fuoco, navi corazzate, e fortificazioni all'altezza delle guerre di massa del periodo. Alcune fonti, inoltre, gli attribuiscono l'ideazione della formazione a più linee da parte delle truppe dotate di archibugi, capace di garantire un fuoco continuo e quindi un maggiore impatto sul nemico; tale tattica, utilizzata per la prima volta nel 1575 durante la Battaglia di Nagashino, sarebbe infatti comparsa in Europa solo nel 1590, a dimostrazione delle grandi abilità strategiche di Nobunaga, che facendo per primo un uso massiccio di armi europee per la sua campagna militare apportò un cambiamento radicale alle ormai antiquate attiche belliche impiegate dagli eserciti giapponesi.
Le sue guerre sono però ricordate soprattutto per la loro violenza e per la spietatezza con cui il suo esercito infieriva sui vinti, combattenti e civili; a questo si unisce la pratica di bruciare vivi i nemici, che Nobunaga usava come monito per i suoi oppositori. Nobunaga puntò sulla specializzazione e sulla professionalizzazione del suo esercito, e assegnò gli incarichi e le promozioni su base strettamente meritocratica, ignorando quasi completamente le regole di nobiltà e relazioni familiari tradizionalmente seguite negli eserciti feudali del tempo; l'ascesa di Hideyoshi, che da figlio di contadini riuscì a essere riconosciuto erede di Nobunaga, ne è l'esempio lampante. Ai daimyō sconfitti espropriò le terre, e le ridistribuì tra i propri vassalli non in base alla dimensione, ma alla produzione di riso. Con qualche modifica, il sistema organizzativo di Nobunaga venne esteso a tutto il Paese con l'inizio dello shogunato Tokugawa.
Sul piano economico, Nobunaga dimostrò grande competenza, sviluppando i castelli come perno dell'economia locale, migrando da un'economia agricola a una di tipo manifatturiero, costruì strade tra i castelli, per agevolare i traffici commerciali e lo spostamento degli eserciti, e uniformò le unità di misura. Potenziò i traffici internazionali, oltre che con Cina e Corea anche con i nanban ("barbari meridionali", termine che copre Filippine, Siam e Indonesia, ma anche l'Europa). Istituì inoltre le rakuichi rakuza, con cui si proibivano i monopoli e si costringevano all'apertura le unioni, associazioni e gilde che Nobunaga considerava un ostacolo al commercio. Sviluppò anche leggi che prevedevano casi di esenzione fiscale e regolamentò la contrazione di debiti.
Grazie alla ricchezza accumulata nel tempo, Nobunaga finanziò varie forme d'arte, e fece costruire meravigliosi giardini e castelli. Il suo castello di Azuchi sulle sponde del lago Biwa è descritto dai contemporanei come uno dei più belli della storia, coperto d'oro e statue all'esterno e decorato all'interno con paraventi, porte scorrevoli, dipinti sui muri e sui soffitti, soprattutto ad opera di Kanō Eitoku. In questo periodo, il maestro di cerimonie di Nobunaga, Sen no Rikyu codificò le regole del cha no yu, la cerimonia del tè che Nobunaga popolarizzò e che usò per discutere di politica e affari. Sotto il suo governo comparvero anche i primi esempi di kabuki, che si sviluppò organicamente nel più pacifico periodo Edo.
Nobunaga si dimostrò molto interessato alla cultura europea, tanto che collezionò opere d'arte, armi e armature occidentali. È considerato uno tra i primi giapponesi ad aver indossato abiti europei, e nonostante non fosse religioso sostenne i missionari gesuiti in Giappone come mossa politica contro i monaci buddisti; sotto il suo governo, il 15 agosto 1576, fu costruita la prima chiesa cristiana in Giappone.

Famiglia

Secondo delle fonti Oda Nobunaga e l'intero clan Oda erano discendenti di entrambi i clan Fujiwara e Taira. (precisamente il ramo di Taira no Shigemori). La sua discendenza può essere direttamente ricondotta al suo bis-bis-nonno Oda Hisanaga, seguito da Oda Toshisada, Oda Nobusada, Oda Nobuhide, e Nobunaga stesso.

Famiglia diretta

Nobunaga era il figlio più grandei di Nobuhide, un signore minore della provincia di Owari, e Tsuchida Gozen, che era anche la madre di tre dei suoi fratelli (Nobuyuki, Nobukane, and Hidetaka) e due sorelle (Oinu e Oichi).
  • Padre: Oda Nobuhide (1510–1551)
  • Madre: Tsuchida Gozen (morta 1594)
  • Fratelli
    • Oda Nobuhiro (morto 1574)
    • Oda Nobuyuki (1536–1557)
    • Oda Nobukane (1548–1614)
    • Oda Nagamasu (1548–1622)
    • Oda Nobuharu (1549–1570)
    • Oda Nobutoki (morto 1556)
    • Oda Nobuoki
    • Oda Hidetaka (morto 1555)
    • Oda Hidenari
    • Oda Nobuteru
    • Oda Nagatoshi
  • Sorelle:
    • Oichi (1547–1583)
    • Oinu, sposata con Saji Nobukata



domenica 18 dicembre 2016

Saigō Takamori

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Saigō Takamori (西郷 隆盛; Kagoshima, 23 gennaio 1828 – 24 settembre 1877) è stato un militare giapponese, samurai del feudo di Satsuma. Operò prima a favore e poi contro la Restaurazione Meiji. Perì nella battaglia di Shiroyama, probabilmente suicida.

Biografia

Primi anni

Saigō nacque durante il decimo anno dell'era Bunsei a Kagoshima nel dominio di Satsuma (attuale prefettura di Kagoshima) da una famiglia di samurai, fratello di Saigō Tsugumichi. Nel 1854 gli venne conferito l'incarico di assistere il daimyō di Satsuma, Shimazu Nariakira, in una spedizione a Edo volta alla riconciliazione con lo shogunato dei Tokugawa e la corte imperiale. La sua attività nella capitale del bakufu venne bruscamente interrotta a causa della purga Ansei, voluta dal Tairō Ii Naosuke contro le attività e le forze anti-shogunali, e dell'improvvisa morte di Shimazu Nariakira.
Saigō riparò dunque a Kagoshima, ma venne comunque arrestato e confinato nell'isola di Amami Ōshima. Fu temporaneamente richiamato a Satsuma nel 1861 dal nuovo Daimyo della provincia, Shimazu Hisamitsu, solo per essere bandito una seconda volta. Hisamitsu gli concesse finalmente la grazia tre anni più tardi e lo inviò a Kyōto per curare gli interessi provinciali presso la corte imperiale.

Il ruolo durante il Rinnovamento Meiji

Una volta assunto il comando delle truppe di Satsuma a Kyōto, Saigō si apprestò a stringere alleanze con i samurai del feudo si Aizu contro le forze rivali della provincia di Chōshū riuscendo ad impedire che le truppe di questo feudo prendessero il controllo del palazzo imperiale nell'incidente della porta di Hamaguri. Nell'agosto del 1864 Saigō fu scelto con altri comandanti per guidare una spedizione punitiva per conto del Bakufu contro Chōshū in risposta all'incidente, sebbene egli portasse segretamente avanti un negoziato di alleanza con Kido Koin e i vertici delle forze di Chōshū che più tardi risultò nella creazione dell'alleanza Satchō. Quando il bakufu ordinò una seconda spedizione punitiva nei confronti di Chōshū, Satsuma rimase neutrale.
Nel novembre del 1867 lo shogun Tokugawa Yoshinobu rinunciò alla carica, rimettendo il potere nelle mani dell'imperatore gettando le basi del Rinnovamento Meiji. Nonostante ciò Saigō si oppose fermamente a questa risoluzione insistendo sulla necessità di privare i Tokugawa delle loro terre e del loro status particolare. La sua intransigenza su questi temi fu una delle maggiori cause dell'imminente guerra Boshin, durante la quale Saigō guidò alla vittoria le truppe imperiali prima nella battaglia di Toba-Fushimi e finalmente, nel maggio 1868, a Edo dove accettò la resa incondizionata di Katsu Kaishu, a capo delle forze dello shogun.

Burocrate Meiji

Durante il Rinnovamento e la creazione di un nuovo centro di potere operati dagli oligarchi Meiji, tra cui spiccò Okubo Toshimichi, Saigō giocò un ruolo chiave e la sua cooperazione fu cruciale nell'abolizione del sistema feudale e la creazione di un esercito regolare di coscritti. Nel 1871 gli fu affidata la dirigenza del governo durante l'assenza degli oligarchi impegnati nella campagna diplomatica all'estero nota poi come missione Iwakura (che durò fino al 1872).
Inizialmente Saigō si oppose alla modernizzazione forzata del Giappone e all'apertura al commercio con l'Occidente. È degno di nota un episodio in cui tentò di impedire il finanziamento per la costruzione di una moderna rete ferroviaria sostenendo che i fondi sarebbero stati meglio impiegati nel miglioramento dell'esercito. Egli inoltre propugnò alcune campagne militari espansionistiche (assai care alla classe dei samurai), in particolare quella di Corea, e espresse le sue opinioni al dibattito Seikanron del 1873, in risposta al secco rifiuto della Corea di riconoscere l'autorità dell'imperatore Meiji come capo di Stato dell'Impero giapponese, e alla umiliante accoglienza riservata alle ambascerie nipponiche in quel paese volte alla conclusione di accordi diplomatici e commerciali. Le sue ferme intenzioni lo portarono addirittura a proporre l'organizzazione di una sua visita ufficiale in Corea allo scopo di provocare un casus belli dato dal suo eventuale assassinio ad opera dei coreani; ad ogni modo, dopo il ritorno della missione Iwakura, tutti i dirigenti governativi si opposero fermamente a questo piano suicida temendo l'inizio di una guerra sia dal punto di vista economico che dei rapporti di forza con le potenze occidentali, in particolare dopo ciò che gli oligarchi avevano appreso durante la Missione e testimoniato in patria. Dopo questa presa di posizione Saigō si dimise da tutte le cariche di governo in segno di protesta e fece ritorno a Kagoshima nelle sue terre.

La ribellione di Satsuma

Poco tempo più tardi il ritorno di Saigō a Kagoshima, egli vi incoraggiò la fondazione di un'accademia militare tradizionale privata per l'addestramento di veri samurai e concesse l'ingresso anche ai guerrieri che avevano abbandonato le loro cariche a Edo per seguirlo. Questi ultimi, delusi dal governo centrale, iniziarono ad influenzare la politica della provincia tanto da provocare il timore di una rivolta nel governo nazionale, per prevenire la quale fu inviata una spedizione navale a Kagoshima allo scopo di sequestrare gli armamenti dall'arsenale della città; questa decisione presa in uno scenario già teso (anche a causa della conversione in titoli di stato dei salari dei samurai nel 1877), anziché evitarli, fu fonte di successivi conflitti. Sebbene costernato dell'insorgere del movimento rivoltoso Saigō, nel 1877, fu persuaso a guidare i ribelli contro il governo centrale in quella che poi fu nota come ribellione di Satsuma.
La rivolta fu repressa in pochi mesi dall'esercito regolare, un'imponente forza di circa 300.000 coscritti guidati da ufficiali di rango samurai, sotto il comando di Kawamura Sumiyoshi. Le truppe imperiali avevano impiegato tecniche belliche moderne, erano dotate di obici e palloni di avvistamento. I ribelli di Satsuma potevano contare su circa 40.000 uomini che vennero ridotti a soli 400 nell'ultima famosa battaglia di Shiroyama. Sebbene combattessero per preservare il ruolo tradizionale della classe guerriera, utilizzavano tecniche belliche occidentali e armi da fuoco: le cronache dell'epoca riportano che lo stesso Saigō indossava l'uniforme in stile occidentale. Sul finire degli scontri gli insorti, esaurite le munizioni delle armi da fuoco, dovettero attuare tattiche difensive e riprendere in mano le spade e gli archi.
Ferito gravemente durante la battaglia e preferendo la morte alla cattura, Saigō chiese ad un compagno di essere decapitato per preservare il suo onore. Le rappresentazioni artistiche ispirate ad alcune leggende mostrano che Saigō si suicidò secondo il rito del seppuku.
Le testimonianze dei suoi sottoposti sono in realtà discordi, riportando sia che egli riuscì a darsi la morte con il seppuku dopo essere stato ferito, sia che egli pregò che un suo uomo lo aiutasse a morire. Ancora, alcuni ritengono che Saigō in realtà andò in stato di shock a causa delle ferite, perdendo così la capacità di parlare. I suoi soldati vedendolo in questo stato lo avrebbero decapitato consci del suo desiderio di morire come un vero samurai.
Il dato certo è che la morte di Saigō pose fine alla ribellione di Satsuma.
Non è tuttora chiaro cosa accadde alla sua testa subito dopo la sua morte. Alcune leggende affermano che un attendente del comandante la nascose e che fu poi ritrovata da un soldato imperiale. Ad ogni modo, la testa fu effettivamente ritrovata dalle forze governative e restituita al corpo di Saigō che fu ricomposto accanto ai suoi diretti sottoposti Kirino e Murata. All'evento poté assistere un ufficiale militare statunitense, John Capen Hubbard, la cui testimonianza è però poco nota in Giappone.

Cultura di massa

  • In seguito alla sua spettacolare scomparsa nacquero in Giappone molte leggende riguardanti la figura di Saigō, secondo alcune delle quali egli non sarebbe mai morto. Alcune leggende prevedevano il suo ritorno dall'India o dalla Cina dei Qing per il rovesciamento delle ingiustizie. Secondo alcune testimonianze la sua immagine apparve in una cometa verso la fine del XIX secolo, un presagio di sventura per i suoi nemici.
    Saigō aveva goduto di grande popolarità tra i giapponesi, sia perché incarnava i valori originari dei samurai sia a causa della sua fiera opposizione contro l'occidentalizzazione forzata del paese. Dopo la sua morte il suo ampio seguito di sostenitori continuò a ricordarlo affettuosamente tanto che gli oligarchi Meiji ne riabilitarono pubblicamente la figura e le gesta il 22 febbraio 1889.
    Nel dicembre del 1898 gli fu dedicata la celebre statua bronzea ad opera di Takamura Koun collocata nel Parco di Ueno a Tokyo.