sabato 7 gennaio 2017

Kōyō Gunkan

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Il Kōyō Gunkan (甲陽軍鑑) è un documento riguardante le gesta militari della famiglia Takeda della provincia di Kai, dalla nascita di Takeda Shingen fino alla morte di suo figlio Katsuyori. L'originale consisteva di 20 rotoli, e si ritiene sia stato compilato in gran parte dal vassallo Takeda Kōsaka Danjō Masanobu; fu completato nel 1616 da Obata Kagenori. La famiglia Obata discendeva dal clan Heike, ed Obata Masamori fu uno dei famosi Ventiquattro generali di Takeda Shingen prima di diventare Signore del castello Kaizu di Shin Shu (l'attuale Nagano). Il figlio di Masamori, Obata Kagenori (1570-1644) passò dalla parte dello shogun Tokugawa Hidetada, e sotto il servizio di questi completò il famoso Takeda-ryu Koyo Gunkan-sho, lavoro dal quale vide successivamente la luce l'Heihō Okigi-sho, il libro segreto di strategia dei Takeda. In questo libro che viene anche citato per la prima volta il Bushidō.

Contenuto

Il Kōyō Gunkan contiene le descrizioni ed alcune delle statistiche più dettagliate sulle battaglie durante il periodo Sengoku ancora oggi disponibili, fornendo oltretutto dati precisi sugli esiti di queste. Descrive gli archibugi cinesi utilizzati nella battaglia di Uedahara del 1548, fatto che rese questo campo di battaglia il primo in Giappone nel quale si utilizzarono armi da fuoco. Si narra anche del famoso scontro uno contro uno avvenuto tra Takeda Shingen ed Uesugi Kenshin nella quarta battaglia di Kawanakajima del 1561, in cui Kenshin, dopo aver rotto le linee di Shingen, raggiunse la tenda di comando (honjin) di questi e vi ingaggiò un duello calandogli dieci fendenti con la propria katana. Shingen ricevette 3 colpi sull'armatura e deviò gli altri 7 con il suo gumbai uchiwa il ventaglio da guerra di ferro, cercando di recuperare la spada. Il luogo dello scontro da quella volta viene chiamato mitachi nana tachi no ato, "luogo delle 3 spade e delle 7 spade". Finalmente un guerriero Takeda di nome Hara Osumi-no-kami riuscì ad intervenire, cercando di colpire Kenshin con la sua lancia, ma la lama venne deviata dall'armatura di questi, mentre l'asta finiva sul dorso del suo cavallo, costringendolo a ritirarsi.
In una sezione, la cronaca riporta il dettaglio dell'intero esercito Takeda nel 1573, elencando tutto da paggi e portatori di bandiere a personale di cucina, veterinari per i cavalli e commissari delle finanze. Secondo il documento, i 33 736 membri dell'esercito Takeda includevano 9 121 cavalieri, 18 242 ausiliari di cavalleria, 884 ashigaru dell'hatamoto shoyakunin (truppe personali del daimyō), ed altri 5 489 ashigaru. Il dettaglio dell'esercito fornisce anche un aspetto interessante nelle gerarchie di seguaci e alleati all'interno di tale forza.
Il Heihō Okigi-sho contenuto nell'opera, è generalmente attribuito al generale Yamamoto Kansuke, un altro dei ventiquattro generali di Takeda Shingen e suo braccio destro, ma è altamente probabile che rappresenti un lavoro successivo strutturato grazie al contributo di Obata e che fu attribuito successivamente a Yamamoto per conferirgli maggiore credibilità; indipendentemente dall'autore è considerato uno dei primi trattati di arti marziali in Giappone, nel quale vengono descritte tecniche, tattiche e strategie, e forniti consigli pratici su come maneggiare spada, lancia, arco ed archibugio, con capitoli speciali dedicati alle tattiche di infiltrazione e le diverse forme di ammanettamento dei prigionieri chiamate hojōjutsu.
Alcune sezioni scritte da Kosaka Masanobu esprimono la sua particolare visione del codice di condotta del guerriero, in relazione ai rapporti tra signore e vassallo. La figura di Shingen è vista come quella del signore ideale e contrasta con quella di suo figlio Takeda Katsuyori, la cui mancanza di abilità nel comando ha portato rapidamente il clan verso il declino.


venerdì 6 gennaio 2017

Battaglia di Mikatagahara

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La battaglia di Mikatagahara (三方ヶ原の戦い Mikatagahara no tatakai) è una delle più note battaglie della campagna militare del daimyo Takeda Shingen; si svolse nel gennaio del 1573 nella provincia di Tōtōmi, in Giappone, ed è da molti considerata come una delle sue maggiori dimostrazioni di abilità tattiche nell'uso della cavalleria.

Il primo attacco

Takeda Shingen, decidendo di muovere verso sud con l'obiettivo di attaccare Tokugawa Ieyasu presso la sua fortezza di Hamamatsu, incontrò le truppe nemiche sull'altopiano di Mikata, situato poco a nord della fortezza stessa. Secondo quanto riportato dal Kōyō Gunkan, un documento con la cronistoria delle imprese militari del clan Takeda, le forze di Shingen superavano quelle di Ieyasu in un rapporto approssimativo di 3 a 1, ed erano schierate nella formazione gyōrin (魚鱗, scaglia di pesce). Le truppe di Ieyasu erano invece disposte in linea, per sfruttare a pieno gli archibugieri.
Alle quattro del pomeriggio circa cominciò a nevicare, e gli archibugieri di Tokugawa aprirono il fuoco. L'utilizzo di armi da fuoco era relativamente nuovo in Giappone, e quindi era da molti considerato un fattore in grado di essere determinante per l'esito di una battaglia; lo stesso Ieyasu riteneva che la sua superiorità nell'armamento potesse permettergli di avere la meglio sulle tattiche nemiche. Shingen avanzò con la sua famosa carica di cavalleria contro gli archibugieri di Tokugawa e li travolse; alcuni di essi resistettero, ma molti si ritirarono, fuggirono o furono uccisi.

Il secondo attacco

Al termine di questo primo scontro Shingen fece ritirare le truppe avanzate, offrendo loro la possibilità di riposare; Takeda Katsuyori ed Obata Masamori, alla guida di un nuovo gruppo di cavalieri diedero il via ad una seconda carica. Essi furono presto raggiunti dal grosso dell'esercito Takeda, che spinse le truppe nemiche ad una netta ritirata. Ieyasu inviò Ōkubo Tadayo, uno dei suoi comandanti, a piantare il suo uma-jirushi (una grande insegna con il simbolo di un ventaglio dorato) per fornire un punto d'incontro presso Saigadake, dove l'altopiano diventa meno ripido; aveva in mente di impegnare nuovamente l'esercito di Takeda per liberare i suoi generali intrappolati, ma fu persuaso da Natsume Yoshinobu a ritirarsi: la sua vita era troppo importante per correre un tale rischio. Fu Yoshinobu a condurre una disperata carica contro truppe di Takeda, nella quale perse la vita.

La ritirata

Quando Tokugawa fece ritorno alla fortezza di Hamamatsu, viene riferito che fosse accompagnato da soli cinque uomini; la battaglia aveva avuto un esito rovinoso. Tuttavia, egli comandò che le porte della fortezza rimanessero aperte, e che fossero accesi dei bracieri per guidare al sicuro il suo esercito in ritirata. Sakai Tadatsugu, uno dei Quattro Guardiani dei Tokugawa suonava un grande tamburo di guerra con lo scopo di infondere coraggio agli uomini in questa nobile, strenua ritirata. Questa tattica è chiamata "strategia della fortezza vuota": quando l'avanguardia Takeda, guidata da Baba Nobuharu e Yamagata Masakage, udì i tamburi e vide i bracieri accesi e le porte aperte, pensò che Tokugawa stesse preparando una trappola, e così si fermò decidendo di accamparsi per la notte.
Durante la notte, un piccolo gruppo di guerrieri Tokugawa attaccarono il campo Takeda, incalzando le truppe e spingendole in un burrone nel quale precipitarono inermi. L'esercito di Takeda si ritirò la mattina seguente.

giovedì 5 gennaio 2017

Uma-jirushi

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L'Uma-jirushi (馬印 lit. insegna del cavallo) erano le bandiere usate nel Giappone feudale che identificavano i daimyo o comandanti militari sui campi di battaglia. Divennero particolarmente importanti durante il periodo Sengoku. Molte erano solo grandi bandiere, non così differenti dai sashimono o gli hata-jirushi, ma altre avevano forme tridimensionali, come aquiloni, forme a campana, gong, ombrelli, o fiumi. Furono classificati in ō-uma-jirushi e ko-uma-jirushi, i primi più grandi e i secondi piccoli. I daimyo più poveri ne avevano appena uno (spesso un ko-uma-jirushi), mentre i daimyo più ricchi ne avevano entrambi. Il 1645, lo shogunato Tokugawa li formalizzò.
Gli ō-uma-jirushi erano i nuclei dell'azione sui campi di battaglia, e anche se da un lato aiutava l'organizzazione e moralizzava le truppe amiche, attirava l'attenzione dei guerrieri nemici. Il portatore dell'uma-jirushi, là, era spesso colui che rischiava di più sul campo. Gli ō-uma-jirushi a volte erano tenuti in sacche di cuoio attaccate alla cintura del portatore; quelli molto grandi spesso erano saldamente legati ad una struttura sulla schiena del guerriero. Il portatore era provvisto di corde per assicurarlo meglio nel caso avesse dovuto correre o ci fosse stato vento.
Nel 1650, un monaco chiamato Kyūan scrisse un testo, "O Uma Jirushi", una rassegna integrale illustrata dell'araldica dell'epoca. Il testo descrive l'araldica di tantissimi, se non tutte le maggiori famiglie di samurai del periodo Sengoku. Il testo esiste ancora ed è considerata un'importante fonte di informazioni araldiche su questo periodo del Giappone.

mercoledì 4 gennaio 2017

Ashigaru

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Gli ashigaru (足軽 lett. "piedi leggeri") furono fanti impiegati nei conflitti del Giappone feudale dalla casta dei samurai. Il primo riferimento noto agli ashigaru si trova ne XIV secolo, ma è solo durante il periodo Muromachi che l'uso degli ashigaru divenne prevalente tra le varie fazioni in guerra.

Origini

Vennero fatti dei tentativi da parte dell'Imperatore del Giappone Tenmu (673-686) di arruolare un esercito nazionale di leva, ma con scarsi risultati, e nel X secolo il Giappone faceva invece affidamento sui singoli feudatari perché fornissero gli uomini necessari a combattere le guerre. Questi feudatari, proprietari di cavalli; avrebbero poi formato la casta dei samurai e gli uomini che per loro lavoravano la terra divennero i fanti durante le guerre. Questi fanti potevano avere antichi legami di fedeltà verso i feudatari che risalivano a molte generazioni precedenti.
I samurai, insieme ai contadini a piedi, combatterono in molte guerre e conflitti tra cui le invasioni mongole del Giappone nel 1274 e 1281. Il costante incessare delle guerre tra il IX e il XI secolo ha fatto si che si rendesse necessario l'arruolamento di soldati slegati da questi vincoli di fedeltà. Pagati solamente col bottino derivato dalle razzie, questi mercenari non erano ben addestrati e quindi non vi si poteva sempre fare affidamento in battaglia. Ciò nonostante, questi soldati di ventura sarebbero poi diventati gli ashigaru.

Armi e armature

Gli ashigaru erano comunemente armati con una naginata, yari, yumi e una spada. L'armatura indossata dagli ashigaru variò a seconda del periodo, da nessuna protezione al pesantemente corazzato. poteva consistere di un cappello conico chiamato jingasa laccato, costruito in pelle o ferro, pettorali (), elmo (Kabuto), cappuccio (tatami zukin), delle maniche rinforzate (kote), gambali (suneate), e cosciali (haidate).
La guerra del periodo Sengoku (XV e XVI secolo) richiese grandi quantità di armature da produrre per i sempre crescenti eserciti di ashigaru. Semplici munizioni, corazze ed elmetti vennero prodotti in serie tra cui l'armatura chiamata tatami che poteva essere piegata su se stessa per diminuirne l'ingombro. La tatami era costituita da piccole piastre di ferro rettangolare o esagonale, unite tra loro per formare cotta di maglia e cucita su una base in panno. Nel XVI secolo gli ashigaru furono anche equipaggiati con archibugi del tipo noto come Tanegashima. Potevano inoltre portare lungo la schiena un'asta con in cima uno stendardo, chiamata sashimono per facilitarne l'identificazione durante la battaglia.

Servizio in guerra

Durante la guerra Ōnin, gli ashigaru si guadagnarono la fama di soldati indisciplinati quando saccheggiarono e bruciarono Miyako (l'odierna Kyoto). Nel successivo periodo Sengoku il modo di combattere in guerra cambiò da numerosi duelli singoli al confronto tra formazioni disposte in ranghi. Pertanto, gli ashigaru diventarono la spina dorsale di molti eserciti feudali e alcuni di essi guadagnarono maggiore risalto.
Coloro a cui venne affidato il controllo degli ashigaru venivano chiamati ashigarugashira (足軽頭). Il più famoso di loro era Toyotomi Hideyoshi, che promosse molti dei suoi seguaci al rango di samurai. Yamauchi Katsutoyo fu uno dei questi samurai, successivamente diventato daimyō, che iniziò la propria carriera come ashigaru.

Nuove armi e tattiche

Gli ashigaru costituirono la spina dorsale degli eserciti dei samurai nei periodi più recenti. Il vero cambiamento per gli ashigaru iniziò nel 1543 con l'introduzione degli archibugi da parte dai portoghesi. Quasi immediatamente i daimyō iniziarono a dotare i propri ashigaru con le nuove armi che richiedevano scarso addestramento per essere impiegati con profitto, rispetto agli archi lunghi che richiedevano anni e anni di pratica. Man mano che le battaglie diventavano più complesse e le forze in campo più numerose, gli ashigaru vennero sottoposti a rigorosi addestramenti in modo che mantenessero i ranghi di fronte al fuoco nemico.
Il vantaggio degli archibugi si è rivelato decisivo nelle guerre dei Samurai. Ciò divenne evidente nella battaglia di Nagashino nel 1575, dove fucilieri ashigaru, accuratamente posizionati, appartenenti ai clan Oda e Tokugawa, sventarono le ripetute cariche della cavalleria del clan Takeda contro le linee difensive del clan Oda distruggendo la spina dorsale della macchina da guerra dei Takeda.
Dopo la battaglia, il ruolo degli ashigaru negli eserciti venne riconosciuto, ed essi divennero un essenziale complemento ai samurai. Questo vantaggio venne utilizzato nelle invasioni della Corea nel 1592 e nel 1597 contro i coreani e successivamente contro i cinesi. Anche se il rapporto tra i fucili e gli archi era 2:1 alla prima invasione, il rapporto divenne 4:1 durante la seconda invasione data l'alta efficacia dei fucili.

La dismissione della leva obbligatoria

Dopo l'instaurazione dello shogunato Tokugawa, l'arruolamento di ashigaru cadde in disuso. Dal momento in cui gli ashigaru divennero soldati professionisti dopo Oda Nobunaga, gli ashigaru vennero gradualmente allontanati dal lavoro terriero. Durante il periodo Edo, il ruolo degli ashigaru venne ripristinato e l'uso dei coscritti venne abbandonato per oltre duecento anni in Giappone. Gli ashigaru vennero considerati parte della classe dei samurai in alcuni Han (domini), ma non in altri.

martedì 3 gennaio 2017

Tessenjutsu

Un tessen









Il tessenjutsu (鉄扇術) è l'arte marziale del ventaglio giapponese da combattimento, il tessen. L'uso del ventaglio in combattimento è menzionato nelle antiche leggende giapponesi. Ad esempio, si narra che Yoshitsune, l'eroe fratello del primo shōgun Yoritomo, sconfisse il forte Benkei parando i colpi della sua lancia con un tessen. Questo uso del tessen gli fu insegnato da una creatura mitologica, un tengu, che lo istruì anche nell'arte della spada.
I praticanti del tessenjutsu potevano acquisire una grande abilità. Alcuni divennero talmente abili che furono capaci di difendersi contro un attaccante che brandiva una spada, e persino uccidere un avversario con un singolo colpo. Come molte altre arti marziali giapponesi di quell'epoca, il tessenjutsu era molto sofisticato. Ad esempio un famoso spadaccino del tardo XVI secolo, Ganryu, riuscì a sconfiggere molti nemici con un tessen.
Oltre ad essere usato in duelli contro nemici armati di spade e lance, una persona abile riusciva ad usarlo per deviare coltelli e dardi avvelenati lanciatigli contro.
Il tessenjutsu è ancora praticato da pochi esperti in Giappone.

lunedì 2 gennaio 2017

Feng Keshan

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Feng Keshan 冯克善 (Huaxian, 1776 – 1813) è stato un rivoluzionario cinese.
Feng Keshan (冯克善) proveniva da una famiglia benestante della contea di Huaxian (滑县) nella provincia di Henan. Nel 1811 entra a far parte della setta Baguajiao, divenendone uno dei tre capi. Egli era un praticante di Meihuaquan, anche se per alcuni praticava Baguaquan per una tecnica che un testimone dice di avergli visto fare (Bafangbu), stile che essi considerano all'origine del Baguazhang. Quest'ultima tesi è stata confutata da maestri quali Han Jianzhong e Ma Aimin. Feng Keshan muore nel 1813 per dismembramento, secondo la pena capitale più temibile contemplata nel codice della dinastia Qing. Con lo stesso nome, si faceva chiamare un insegnante di Chuojiao, Zhao Canyi, legato alla setta Tianlijiao che aveva partecipato alla Rivolta dei Taiping.

domenica 1 gennaio 2017

Rivolta dei Taiping

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La rivolta dei Taiping fu una guerra civile che agitò l'impero cinese tra il 1851 e il 1864. Essa identifica un movimento rivoluzionario cinese che interessò l'area di Nanchino, per poi espandersi nel sud dell'Impero cinese, tra il 1851, anno della fondazione del "Regno Celeste della Grande Pace" per opera dell'ispiratore della rivolta, Hong Xiuquan, e il 1864, anno della sua soppressione. Nata come reazione al regime corrotto dei Qing-Manciù e subito degenerata in guerra civile, fu repressa dall'esercito imperiale col supporto inglese nel 1864.

Storia

La setta degli "Adoratori di Dio", nata verso la metà degli anni '40 del XIX secolo, fu fondata da Hong Xiuquan, che si autoproclamò fratello minore di Gesù Cristo e Tianwang ("re celeste"). Hong Xiuquan elaborò una sua dottrina religiosa cristiana con forti elementi sincretistici (fondeva elementi della tradizione cinese con contenuti tipici della morale cristiana), che predicava l'egualitarismo, il monoteismo e la volontà di riportare il prestigio e la sovranità della Cina sconvolta dopo le guerre dell'oppio. Tutto questo avrebbe dato il via al movimento taiping, che si costituì in organizzazioni di tipo paramilitare.
Nel 1851, con ormai migliaia di seguaci al loro seguito, gli adoratori di Dio proclamarono un proprio stato indipendente, il "Regno Celeste della Grande Pace" (Taiping tianguo), con capitale l'antica città imperiale di Nanchino (rinominata Capitale Celeste, Tianjing/天京).
Nel 1853 i Taiping attuarono una riforma agraria, prevedeva una ripartizione delle terre per nucleo familiare e teneva conto del numero dei membri componenti, incluse anche le donne. I Taiping instaurarono un sistema di vita comune e di comunione di tutti beni, la popolazione venne organizzata in gruppi di venticinque famiglie (ku), una struttura di base che aveva nello stesso tempo competenze amministrative, militari, religiose e di produzione. Il commercio privato venne abolito.
I taiping potevano così contare su un vero e proprio stato indipendente, in grado di rivaleggiare con l'impero Manchu e dotato di un proprio esercito indipendente. Fallito, nel 1855, il tentativo di conquistare Pechino, la guerra civile si protrasse per un altro decennio. I tentativi di radicale riforma sociale ed il sostanziale esproprio dei proprietari terrieri crearono all'interno dello stato taiping numerosi dissidenti. Fu proprio l'erosione del consenso sociale che facilitò la repressione. Le truppe imperiali giunsero alla vittoria nel 1864 quando, finita la seconda guerra dell'oppio, britannici e francesi portarono il loro aiuto a favore del governo di Pechino.

sabato 31 dicembre 2016

Hideo Ochi

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Hideo Ochi (Saijō, 29 febbraio 1940) è un karateka e maestro di karate giapponese, attualmente IX dan della Japan Karate Association e campione giapponese di kata e kumite dal 1966 al 1969. È stato allenatore della nazionale tedesca ai campionati europei nel 1971, 1972 e 1975 e istruttore-capo per la JKA Europe.

Biografia

Nato nel 1940, ha iniziato a praticare karate shotokan all'età di 14 anni.
Da studente di economia alla Takushoku University, ha fatto parte della squadra di karate della sua università e grazie ai suoi successi come karateka è diventato istruttore della JKA e la stessa, nel 1964, lo ha nominato istruttore per l'honbu dojo di Tokyo.
Negli anni successivi, è stato diverse volte campione del Giappone e per le sue vittorie negli anni 1966-1969 ha ottenuto il titolo di "Grand Champion".
Nel 1970 ha assunto la qualifica (che era stata di Hirokazu Kanazawa) di allenatore della nazionale di karate tedesca. Sotto la sua guida, la nazionale tedesca ha vinto i Campionati Europei per tre anni. Nel 1993 ha fondato il Deutscher JKA-Karate Bund come filiale tedesca della JKA.
Nel 2016 gli è stato conferito il IX dan.
Il maestro Ochi è il successore di Keinosuke Enoeda come istruttore-capo della JKA per l'Europa.



venerdì 30 dicembre 2016

Lu jiao dao

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I Lu jiao dao (cinese: 鹿角刀; pinyin: Lùjiǎodāo) sono delle armi cinesi che consistono in due lame d'acciaio a forma di mezzaluna incrociate. Sono armi specifiche delle arti marziali cinesi. Gli incroci delle lame fanno sì che si vengano a creare quattro artigli, e ciascuno dei quali può essere utilizzato come lama principale. Chi utilizza tali armi, le tiene per la parte centrale, che è ricoperta affinché non ci si tagli con la lama, e se ne usa una per l'attacco e una per la difesa. Essendo abbastanza piccole, vengono portate a coppia nei tradizionali vestiti cinesi.
Queste armi sono associate con l'arte marziale Baguazhang, conosciuta per la sua varietà di armi utilizzate. Sono usate soprattutto per disarmare l'avversario, rompere un'arma lunga ed altri svariati colpi della lotta ravvicinata.
Sono appunto efficaci contro armi lunghe tipo lance, spade e comunque armi che prevedono un combattimento a distanza. A differenza delle armi più lunghe, i lu jiao dao sono molto maneggevoli e quindi possono essere usati con grande rapidità e precisione; inoltre si può facilmente rompere la guardia dell'avversario.

Varianti

Esistono delle versioni diverse di lu jiao dao, che hanno due lame più lunghe delle altre. La parte con le lame lunghe viene utilizzata come arma principale, invece dal lato delle lame corte si ha la guardia.

Tōde

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Il Tōde, noto anche come Okinawa-te (in dialetto di Okinawa: Tūdi, Uchinādi) era una disciplina di autodifesa a mano nuda, il cui nome significa letteralmente mano cinese.
La prima forma di combattimento nota col nome di Tōde ebbe influenze dal quanfa cinese. Nel corso degli anni il Tōde si sviluppò originando 3 scuole: Naha-te (mano di Naha), Tomari-te (mano di Tomari) e Shuri-te (mano di Shuri). A loro volta influenzate dai metodi di boxe cinesi, principalmente dallo stile Shaolinquan il cui fondatore leggendario fu il monaco indiano Bodhidharma. Col trascorrere degli anni le scuole di karate di Okinawa si distinsero in due correnti principali: lo Shorei-ryu e lo Shorin-ryu e da queste scuole derivano due accezioni del Karate: shorin, più morbido, shorei più forte, in modo equivalente ai due principi dello Yin e dello Yang, ma la vera tecnica nasce dall'unione delle due energie, forza e morbidezza.
Non esisteva ancora il nome karate e quest'arte veniva chiamata Tōde (mano di Tang o "cinese") o Te (letteralmente "mano", e kara col il significato di "cinese" reinterpretato nel XX secolo con l'omofono per "vuoto" in giapponese) per differenziarlo dal Kobudō (lotta con le armi). L'Okinawa-te si differenziò subito in tre stili, a seconda dei luoghi in cui veniva praticato: il Naha-te (sul modello del kung fu/gongfu della Cina meridionale), il Shuri-te e il Tomari-te (entrambi sul modello del kung fu/gongfu della Cina settentrionale).
Dal Naha-te discesero due scuole la Uechi-Ryu fondata dal maestro Kanbun Uechi (1877-1948) ed una seconda, inizialmente senza nome, fondata dal Sensei Kanryo Higaonna (Naha 1853-1915) e portata avanti dal suo allievo Chojun Myiagi, che fondò lo stile Goju-ryu. Nel 1900 venne riconosciuto il valore educativo del Tōde soprattutto grazie all'opera di Funakoshi Gichin e si decise di insegnarlo nelle scuole.