Gensai Kawakami (河上
彦斎),
nato Komori Genjiro (Kumamoto, 4 dicembre 1834 – 13 gennaio
1871) è stato un rivoluzionario giapponese, uno dei quattro grandi
hitokiri (幕末四大人斬り
"uccisori di uomini")
che alla fine del periodo Bakumatsu, intorno alla metà del XIX
secolo, combatterono contro lo shogunato Tokugawa, che governava il
Paese dal 1603, portandone alla caduta e all'inizio dell'epoca Meiji.
Si dice che fosse molto calmo e
calcolatore, mostrando un'incredibile freddezza nei momenti di crisi
e di tensione. Fisicamente aveva lineamenti delicati e capelli
lunghi, e si dice che a una certa distanza potesse essere scambiato
per una donna o un bambino.
Biografia
Infanzia
Figlio di Komori Sadasuke, un vassallo
dei daimyō di Kumamoto, suo fratello Hanzaemon fu scelto come erede
della famiglia, perciò all'età di 11 anni venne dato in adozione a
Kawakami Genbei (河上彦兵衛),
un altro vassallo di Kumamoto. Genbei gli fece frequentare
l'addestramento accademico e marziale del Jishūkan (時習館),
l'accademia locale, e apparentemente il ragazzo non dimostrò una
particolare bravura con la spada; a questo riguardo sembra che
commentò «Il kenjutsu (scherma giapponese) con le
shinai di bambù non è altro che un gioco». A 16
anni fu chiamato a servire nel castello di Kumamoto come addetto alle
pulizie (お掃除坊主
osōji-bōzu);
a dispetto del basso livello dell'incarico, il ragazzo vi si dedicò
con passione, e nel tempo libero imparò il sado e l'ikebana. In
questo periodo inoltre incontrò due personaggi che avrebbero avuto
grande rilevanza nelle attività degli ishin shishi: Todoroki
Buhei e Miyabe Teizō. Nelle discussioni con loro si interessò al
concetto di kinnō (勤王),
o fedeltà all'imperatore.
Anni 1850
Giunto alla maggiore età, scelse il
nome Gensai.
Nel 1851 entrò al servizio di Hosokawa
Narimori, daimyō di Kumamoto, e lo seguì a Edo per il suo sankin
kōtai. In questo periodo si verificò l'episodio delle navi nere,
che lo segnò profondamente. Nello shōgunato era da tempo in vigore
una politica (sakoku) che isolava il Paese dal resto del
mondo, ma nel 1853 la marina degli Stati Uniti, ancorando quattro
navi da guerra al largo di Edo, costrinse lo shogunato ad abolire
tale legge e ad accettare un processo di occidentalizzazione e
apertura agli stranieri; questo forzato cambio di rotta indebolì
moltissimo l'autorità dello shōgun, e spinse molti a invocare il
ritorno del potere all'Imperatore, che da diversi secoli aveva perso
ogni autorità politica e rivestiva solo il ruolo di capo religioso.
A questo gruppo apparteneva Gensai, che lasciò Edo infuriato e tornò
a Kumamoto, dove entrò nell'accademia Gendōkan del filosofo kinnō
Hayashi Ōen prima di tornare a Edo.
Anni 1860
Gensai si trovava a Edo quando avvenne
l'assassinio di Ii Naosuke, e quando alcuni degli assassini entrarono
nella villa dei Kumamoto chiamò un dottore per loro, li invitò ad
una cerimonia del tè e confessò la sua ammirazione per la loro
azione.
Nel 1861, Gensai sposò Misawa Teiko,
figlia di un altro vassallo dei Kumamoto e abile combattente,
particolarmente dotata nell'uso della naginata; il loro figlio,
Gentarō, sarebbe sopravvissuto all'esecuzione di Gensai grazie
all'intervento di Teiko.
Nel 1862, entrò a far parte del corpo
di guardia di Kyōto inviato dal clan Kumamoto; dopo poco però
abbandonò la sua posizione di bōzu, e in breve si ritirò dal
servizio dei Kumamoto, per entrare negli ishin shishi. La sua
tecnica di spada estremamente veloce apparteneva allo stile Furanui
kenjutsu, noto anche come Shiranui-ryu; grazie alla sua abilità
entrò presto a far parte dei Quattro Hitokiri del Bakumatsu,
una élite di assassini dedita all'assassinio politico dei nemici
dell'Imperatore; del gruppo facevano parte anche Nakamura Hanjiro
(noto anche come Kirino Toshiaki), Tanaka Shimbe, e Okada Izō, ma
Kawakami divenne presto noto come il più spietato del gruppo.
Nel 1864, il suo mentore Miyabe Teizō
morì in un'incursione degli Shinsengumi a Ikedaya; non molto tempo
dopo Gensai compì l'omicidio che lo rese celebre, e l'unico
attribuibile con sicurezza a lui; quello di Sakuma Shōzan, un
importante politico ed erudito giapponese favorevole alla presenza
straniera in Giappone; l'omicidio destò particolare scalpore perché
avvenne in un solo fendente e in pieno giorno. Sebbene gli siano
state attribuite altre uccisioni, quella di Shōzan è l'unica
dimostrata dalla prove a suo carico.
Declino
Quando la sua fama divenne di ostacolo
alle sue azioni, si ritirò nel Chōshū e si unì alle azioni
militari del Kiheitai di Takasugi Shinsaku contro le spedizioni
militari dello shogunato nella regione. Tuttavia, durante un'azione a
Kokura, fu catturato dalle forze dei Kumamoto, e imprigionato fino
all'inizio della restaurazione Meiji.
Dopo la restaurazione Meiji e la fine
dei samurai, Gensai cambiò il suo nome in Takada Genbei, si dedicò
all'insegnamento della filosofia samurai, ma le sue idee
isolazioniste non trovarono spazio nel nuovo governo imperiale, che
contrariamente alle sue speranze vedeva di buon occhio l'apertura
agli stranieri e anzi vedeva in lui una minaccia al futuro della
nazione: accusato di aver offerto rifugio a ex membri del Kiheitai,
fu arrestato e condannato a esecuzione pubblica nel quarto anno
dell'era Meiji (1871).
Influenza postuma
La figura di Kawakami Gensai ha
ispirato diverse opere giapponesi posteriori; in particolare su di
lui è basato il personaggio di Kenshin Himura, protagonista della
serie Kenshin Samurai vagabondo di Nobuhiro Watsuki.