domenica 29 settembre 2019

I calci del karate (Geri)




Anche se karate significa mano vuota, spesso molti studenti sono attratti dai claci del karate.
La parola per calcio in giapponese è GERI.
I calci nel karate sono comunemente descritti in tre modi:

1 Con la direzione o l'azione del calcio;. Esempio - Mae Geri (calcio frontale) o Mawashi Geri (calcio circolare)

2 Con l'obiettivo puntato, ad esempio - Kin Geri (calcio all'inguine)

3 Con la parte del piede con cui si colpisce; Esempio - sokuto Geri (lato esterno del piede) o Kakato Geri (tallone)

Spesso, un calcio di karate è chiamato utilizzando una combinazione di questi metodi descrittivi, ad esempio:
  • Ushiro Geri (calcio indietro)
  • Ushiro Mawashi Geri (calcio circolare)
  • Tobi Ushiro Mawashi Geri (calcio saltato)
Le parole MIGI (destra) o hidari ( sinistra) possono essere aggiunte a nominare quale piede viene utilizzato.

Questi sono i calci di base nel karate così come alcuni di quelli più avanzati:
  • Mae geri (calcio frontale)
  • Mawashi geri (calcio )
  • YOKO GERI (calcio laterale)
  • USHIRO GERI (calcio indietro)
  • KIN GERI (calcio all'inguine)
  • UCHI & SOTO mawashi geri (calci mezzaluna)
  • Ashi barai (spazzata)
  • Kake GERI (calcio a gancio)

Consigli generali sui calci:
I Calci del karate sono molto potenti ed efficaci come tecniche di difesa personale.

Richiedono flessibilità, forza ed equilibrio per eseguirli con successo.

Il modo migliore per affrontare l'addestramento per quanto riguarda lo sviluppo delle tecniche di calcio è quello di iniziare trovando la postura corretta e il relativo posizionamento, mentre si calcia in aria. Questo crea la forma e l'equilibrio.
Poi passare a calciare un sacco o uno scudo, colpendoli comprenderai l'utilizzo della forza necessaria di cui hai bisogno per essere in grado di colpire un bersaglio reale. Questo naturalmente aiuta anche a condizionare la parte del piede con cui si sta colpendo.
Dopo sarà possibile fare esperienza con un partner in termini di sparring. Questo aiuta a sviluppare il controllo della tecnica durante lo sparring è anche un esercizio di tempismo e precisione.

E' anche utile pensare a ogni calcio in termini di azione e di direzione.
Quello che voglio dire è che un calcio frontale viene utilizzato quando l'avversario è di fronte a voi mentre un calcio laterale è per un avversario che sta arrivando dal lato o quando si accede al suo fianco.
Questo può sembrare un ovvio ad alcuni, ma molti studenti cercano di tirare ogni calcio all'avversario mentre sono posizionati direttamente di fronte a lui. Questo problema viene dal praticare ore di sparring con un avversario sempre di fronte.

Praticare tecniche di difesa personale con più attaccanti vi farà apprezzare i calci del karate.









sabato 28 settembre 2019

"LA DURA VIA DELLA VERITA'"




                                                 
"La vittoria e' di uno soltanto,
                                                                                        di chi, già  prima della lotta non formula pensieri propri, ma si affida alla non -mente. "Il combattimento e'
                               una questione di movimento. Si tratta di trovare
                               un bersaglio, evitando di diventare un bersaglio"
                             
                                                                 Bruce Lee
                               

Un grande e fondamentale aspetto considerato da Bruce Lee nella sua pratica Marziale era “La Verità”. La ricerca della verita’ e’ faticosa, impegnativa, ma ci premia in termini pratici. Ogni aspetto di questa Ns riflessione deve servire per aiutarci nella maggiore comprensione e ricerca di essa. Ma come fare a cercare “La Verità” senza però perdere troppo tempo ?? !
Ogni Allenamento deve avere quale suo scopo la capacità Fisica e Psicologica di Colpire il Nostro bersaglio. L’allenamento fisico deve potenziare quei muscoli che ci servono realmente per compiere lo sforzo in fase di combattimento e quindi cercherò di Allenare maggiormente quei muscoli che mi servono per scattare, per esplodere, per  tirare, per intrappolare, per colpire a distanza ravvicinata ETC..
Allenerò la resistenza allo sforzo affinché il mio corpo possa sopportare lo Stress fisico durante un combattimento. Allenerò la mia mente a rimanere concentrata per evitare perdite di tempo o colpi inaspettati. Allenerò il mio spirito a essere Forte e a cogliere il meglio da ogni situazione affichè nessuno mi possa immobilizzare. Imparerò ad adattarmi e a improvvisare affinché il mio corpo si adegui alle circostanze come l’Acqua scorre nel fiume !
Questo ha senso per un vero praticante di Jeet Kune Do, solo questo ha senso!  Mettetevi in discussione e date sempre prova delle vostre ragioni, dimostrate quello che sostenete. Immaginiamo di essere in palestra o in un luogo a voi consono insieme ad un vs. compagno di allenamento. Dovete compiere un semplice movimento di attacco di pugno o di calcio. Molti praticanti sono convinti che sia sufficiente “Simulare” l’azione eseguendo il movimento fino a quasi toccare il nostro compagno, ma per molte ragioni non arrivano ad avere il contatto. 
Perche ?  Perche’ ci si ferma prima ? Paura forse, paura di fare del male, incapacità di trovare la distanza giusta, scarsa convinzione nel colpire, paura di offendere il ns compagno, paura di sentire dolore, paura di conoscersi meglio…
Molti sono i fattori, molti sono i “Demoni da sconfiggere” ma con un pò di costanza e giusto allenamento si ottengono eccezionali risultati.
La ricerca della Verità stà proprio qui, COLPITE ! e toccate ! Concentratevi, riscaldatevi bene prima di fare l’azione, siate determinati, abbiate un rapporto di reciproca stima con il Vs compagno, ma ricordate di non esagerare perchè se si “Rompe” non potrà più aiutarvi a conoscere la Verita. Inoltre ricordatevi che poi toccherà a lui !!!.
Evitate di fare movimenti privi di VITA. Ricorda che esiste un momento per Capire, un momento per Allenare ed infine un momento per Combattere. Non mischiate le cose, non cercate di Allenarvi quando e’ il momento di combattere e quando dovete allenarvi fatelo seriamente e non fingendo di combattere.

venerdì 27 settembre 2019

Forme



Sil lim tao (Siu nim tao)
Cheun kuen (forma del pugno a freccia)
Chiam kiu (Chum kiu)
Sar pao kuen (forma del sacco a muro)
Bil Chee (Bil Jee)
Sap lok gerkt fat (forma delle sedici tecniche di calcio)
116 movimenti al mok yan chong (forma all'omino di legno)
luk dim boon kwan (forma del palo a 6 punti e 1/2)
barth cham dao (la forma delle 108 tecniche dei coltelli a farfalla)

Sil Lim tao
In ogni scuola di Wing Chun gli studenti intraprendono lo studio dell'arte cominciando ad apprendere questa forma. Il nome tradotto significa, letteralmente, forma della piccola idea in quanto tale forma in sè racchiude tutti i movimenti di base del Wing Chun. Eseguita con la respirazione corretta, questa forma, oltre a mostrare tutte le tecniche di base dello stile, diviene, oltre che una forma tecnica, una forma di qigong, consentendo un notevole sviluppo dell'energia interna del praticante.
Essa si pratica nella posizione statica, Hoi Ma (Yee gee kim yung ma), tipica di quest'arte marziale, posizione che è la base di ogni altra posizione dello stile. In tale posizione l'allievo allena le sue gambe, rafforzando la loro muscolatura e raggiunge un perfetto radicamento al suolo, mediante l'utilizzo dei punti Yong Quan (situati sotto il piede) per trarre e scaricare energia al suolo.
Il Dantian inferiore, campo di cinabro, è naturalmente spinto in avanti mediante la spinta del bacino. In tal modo si allineano perfettamente i tre Dantian e con essi il perineo (Huiyin) punto situato fra gli organi genitali e l'ano, consentendo alla linea centrale che attraversa il corpo del praticante di essere perfettamente allineata al centro del corpo dello stesso attraversandolo dal capo sino al punto situato al centro fra i suoi piedi.
In questa posizione, lo studente impara e pratica i movimenti di base delle mani: Tan sau, fook sau, bong sau, cham sau, kan sau, pak sau, lien wan kuen (pugni a catena) ed ogni altro movimento di mano alla base del combattimento del Wing Chun. Tutte le tecniche praticate nella forma, compreso il movimento di apertura e di chiusura dei piedi sono tecniche perfettamente applicabili in combattimento, così come vengono praticate nella forma.
Il pugno a corta distanza tipico del Wing Chun è insegnato sin da questo ivello di apprendimento. Il concetto della "Linea centrale" del Wing Chun è anch'esso introdotto in questo stadio dello studio dello stile, affinché gli studenti possano sin dall'inizio familiarizzare con esso, sino a riuscire a renderlo proprio ed a metterlo in pratica in ogni esercizio così come in ogni combattimento.
Lo studio della Sil lim tao richiede un minimo di cinque/sei mesi per la corretta esecuzione della sequenza, uno studio di diversi anni consente di raggiungere la perfetta conoscenza delle tecniche della forma e delle relative applicazioni. La forma andrà praticata dallo studente, così come da qualsiasi praticante a qualsiasi livello, ogni giorno sia su entrambe le gambe sia su di una sola gamba, la velocità dovrà essere moderata così da consentire un perfetto apprendimento fisico del movimento e da permettere al qi di penetrare ogni singola parte del corpo. La Sil lim tao è la forma di base che accompagnerà ogni praticante per tutta la durata dei suoi studi del Wing Chun. Tutti i più grandi maestri quotidianamente praticano le forme ed in modo particolare dedicano parte del loro allenamento alla pratica ed allo studio della Sil Lin Tau. Più a lungo essa sarà praticata più solide saranno le basi del praticante.

Chiam Kiu (Chum Kiu)
Questa forma intermedia enfatizza le tecniche di difesa. Mediante la pratica di questa forma il praticante studia ed allena correttamente gli spostamenti con i piedi, che consentono di chiudere la distanza con l'offensore, ed il corretto modo di girare il proprio corpo in risposta agli eventuali attacchi subiti. La chiave interpretativa di questa forma è proprio nel corretto movimento delle anche dal quale parte il movimento di tutto il corpo. In essa si studiano differenti movimenti di difesa e di contemporaneo attacco, inoltre sono presentati due semplici calci di base.
Il calcio frontale medio all'inguine dell'avversario ed il calcio laterale al ginocchio.
Il sistema dei calci delle scuole di Wing Chun tradizionali è molto diretto e mira a colpire l'avversario dalla cintola in giù. Dopo aver appreso tale forma il praticante svilupperà una buona abilità difensiva ed offensiva. A questo livello di apprendimento sarà possibile praticare le tecniche apprese, in modo reale, mediante esercizi di sparring e di combattimento praticati all'interno della scuola.
L'uso della corretta respirazione consentirà, inoltre di utilizzare il qi nelle tecniche di difesa e di attacco, sviluppando una maggiore sensibilità ed una resistenza superiore alla media. Inoltre si comincerà ad innalzare la soglia del dolore e si imparerà a far circolare coscientemente e correttamente il qi nel proprio corpo in movimento.

Bil Chee (Bil Jee)
La Bil Chee è l'ultima e più avanzata forma nelle tecniche di base del Wing Chun. Essa viene insegnata dopo che l'allievo ha imparato e perfezionato le applicazioni delle prime due forme. Le dita allungate anziché chiuse a pugno divengono delle armi. Questa forma richiede anni di allenamento e studio prima che una persona possa trarne reale profitto, ossia prima che il praticante sia in grado di applicarne correttamente le tecniche in una situazione reale di combattimento.
Con l'allenamento costante si ottiene una forza elastica e flessibile anziché rigida e dura. In linea con il principio taoista per cui il morbido vince sempre sul duro, il praticante di Wing Chun imparerà ad essere morbido come l'acqua che nonostante il suo aspetto con il suo adattarsi ad ogni forma ed ogni situazione riesce a penetrare in ogni dove, sgretolando persino i materiali più duri.
Questa forza, sviluppata nel sistema del Wing Chun, è paragonabile alla forza sviluppata dai movimenti eseguiti dalla gru e dal serpente immobili di fronte alla preda sino al momento dell'attacco quando scattano con improvvisi e velocissimi movimenti mettendo termine alla loro azione in pochi secondi.
Durante questa fase dello studio l'allievo imparerà anche ad attaccare l'avversario in alcuni punti vitali (occhi, inguine, gola, costole, naso etc.). Eseguendo le tecniche di questa forma durante il combattimento libero, lo studente, seguito da un insegnante competente e preparato, imparerà a controllare se stesso e l'avversario in modo tale da non arrecare alcun danno materiale al suo compagno di allenamento.
Lo studio del qigong in questa fase consentirà all'allievo di avviarsi nell'apprendimento dell'uso dell'energia nel colpire così come nell'assorbire i colpi dell'avversario. Si avvierà lo studio dell'arte di colpire precisi punti di pressione (punti situati lungo i meridiani, canali nei quali il qi circola nel corpo, e individuati dalla medicina tradizionale cinese) per rendere più efficaci i propri attacchi.
Durante questo periodo dello studio l'allievo raggiungerà il massimo profitto liberandosi da ogni restrizione e regola nella pratica dell'arte.
Così il praticante diverrà imprevedibile e potrà facilmente sorprendere il suo avversario sia attaccando che difendendosi, in ogni situazione di combattimento, in allenamento così come in strada. In tal modo quest'arte diverrà una vera arte di auto espressione.

Forma al mok yan chong (forma all'omino di legno)
Queste tecniche sono comuni a molte arti marziali nate dallo Shaolin del Sud.
Ng Mui formulò 108 tecniche all'omino di legno inserendole nel suo stile. Ella trasmise queste tecniche a Yim Wing Chun così esse divennero patrimonio dello stile. Da allora esse furono trasmesse solo all'interno della scuola e tutti i maestri ne fecero tesoro. Questa forma nel passato era considerata segreta da molti maestri, ragione per la quale molti allievi giunti al completamento dello studio delle basi e delle tre forme a mani nude del Wing Chun non la impararono mai, e comunque essa era sempre insegnata in segreto.
Le tecniche di base e quelle delle tre forme di base saranno ricordate ed applicate, correttamente, per sempre se il praticante conoscerà i 116 movimenti all'uomo di legno. La pratica giornaliera, infatti, consentirà al praticante di ricordare e migliorare, costantemente, le proprie tecniche, inoltre l'esecuzione dei movimenti all'uomo di legno consente di allenare l'applicazione reale delle tecniche anche in assenza di partner ed è praticabile anche in età avanzata.

Luk dim boon kwan (forma del palo a 6 punti e 1/2)
La forma del bastone fu inserita nel sistema del Wing Chun da Leung Yee Tai che scambiò le sue tecniche con Wong Wah Bo, esse sono derivate dallo Shaolin del Sud, e sembra abbiano origine nelle tecniche elaborate da Jee Seen che come Ng Mui era uno dei cinque venerabili.
La forma con il bastone è semplice e breve ma le tecniche di combattimento ed il loro allenamento sono veramente complesse. Ci sono molte tecniche di attacco e di difesa oltre ad appositi esercizi di "Chi sao" con il bastone. Lo studente dovrà apprenderle ed allenarle tutte dopo aver studiato la forma. Inoltre dovranno essere allenate apposite tecniche per sviluppare l'abilità nel maneggio dell'attrezzo, con l'ausilio di piccoli strumenti quali anelli legati al soffitto mediante delle piccole catene, fogli di carta etc.

Barth cham dao (la forma delle 108 tecniche dei coltelli a farfalla)
La forma dei coltelli a farfalla è sempre stata considerata un segreto nel sistema di allenamento di ogni scuola di Wing Chun. Essa era considerata tesoro esclusivo di un maestro ed in quanto tale veniva insegnata esclusivamente a quei pochi allievi "dietro i quali veniva chiusa la porta" (tipica perifrasi cinese stante ad indicare l'accettazione di uno studente, da parte di un maestro, quale suo discendente nella dinastia dello stile). I Coltelli a farfalla sono lunghi dodici pollici incluse le impugnature di circa tre pollici. Le lame sono larghe circa due pollici e sono, usualmente, in acciaio temprato.
La forma dei coltelli a farfalla si divide in dieci sezioni. Ogni sezione è composta da diversi movimenti per un totale di 108 movimenti.
Appresa la forma lo studente dovrà apprendere ad usare i Barth chan dao in combattimento con appositi esercizi e tecniche eseguite in coppia con un compagno di allenamento.

giovedì 26 settembre 2019

"DOMINARE LE 4 DISTANZE"




Occorre prima osservare che ciò che si vede o si legge deve essere considerato nella totalità dello studio del Jeet Kune Do. Infatti studiare il JKD vuol dire studiare la semplicità, vuol dire sapere osservare e la totalità e non la parziale frammentarietà. Il Jeet Kune Do non deve essere visto come la regola, ma come una traccia verso la semplicità e la migliore efficienza.
Dominare le 4 distanze significa sapersi relazionare in modo eccellente.
Le distanze del combattimento possono essere molte più di 4, ma per semplicità seguiamo il principio del JKD e quindi cercheremo di individuarne 4 di fondamentali. Esse infatti, raggruppano e studiano tutte le altre vie di mezzo. Riprendendo le parole del grande Bruce Lee “comprendi la radice e capirai tutto il resto”.           E’ essenziale capire che non occorre studiare in modo frammentato, ma esse vanno comprese nella loro totalita’ di movimento.
Ecco infatti riassumento le 4 distanze fondamentali:
1)distanza lunga (kick)                                                      

2) distanza media (boxing)                                                           

3) distanza corta (trapping)                                                    

4) distanza corpo a corpo (grappling)

Distanza lunga (Kick)
Eseguite calci a ripetizione con estrema precisione e senso del corpo, colpite bersagli facili che consentano la possibiltà di sciogliere la distanza (allontanarsi) o di chiudere la distanza (pressare) allenatevi utilizzando bersagli in movimento, fatevi aiutare dal vostro sparring, esso infatti ha un’impotanza essenziale nel capire come relazionare la propria distanza. Utilizzate i “Focus” per colpire con potenza ed elasticita’.
Non allenate mai un solo calcio, ma cercate sempre di eseguire una ripetizione di calci e di variare il tipo di linea di attacco e quindi il tipo di calcio.

Distanza media (boxing)
In rapida successione allenate il vostro Jab e il vostro cross, eseguite sempre i movimenti in modo che essi siano il più diretti possibile. Cercate di passare attraverso la linea centrale. Allenate il gancio corto, il gancio lungo, il montante, il pugno rovesciato (beck fist). Fate in modo di usare le vostre “anche” e spalle come molle che scattano e ritornano in continuazione. Anche in questo caso eseguite i movimenti in un tempo unico. Energia di movimento e non semplice contrazione muscolare.

Distanza corta (trapping)
E’ necessario conoscere e sapere gestire bene la distanza corta attraverso l’intrappolamento o l’apertura della guardia del nostro opponente. La distanza corta è una distanza estremamente pericolosa perchè implica delle grandi abilità tattiche. Sviluppate il vostro trapping attraverso la sensibilità tattile, visiva, percettiva.
Fate in modo che i vostri colpi siano sempici e veloci, devi essere un’onda che schiaccia, che scivola, che scorre sempre in modo continuo. Devi essere come l’acqua che gestisce ogni cosa che incontra.

Distanza corpo a corpo (grappling)
Proiezioni, leve articolari, spazzate, strangolamenti, lotta a terra sono la caratteristica principale della distanza corpo a corpo. Per essere abili in questa distanza occorre sviluppare molto il proprio fisico. Molta forza e determinazione, abilità nel movimento corto e resistenza.
Allenate questo tipo di distanza sviluppando movimenti semplici e rapidi che possano atterrare e/o immobilizzare il vostro opponente. Eseguite semplici manovre finalizzate, lavorate con il vostro opponente in modo tale da rendere l’azione una qualche cosa di estremamente naturale.

Osservazioni:
per capire come dominare le 4 distanze dopo che le abbiamo studiate, è essenziale come vi ho già anticipato  gestire la relazione tra una misura ed un'altra in modo naturale. Agisci nel tuo spazio di azione con potenza esplosiva e determinazione devastante. Devi avere un ottimo footwork !
     
Importante:
Non farti mai e poi mai condizionare dalla distanza, devi essere in grado di essere talmente abile da sapere sferrare un calcio al volto da una posizione corta ed un pugno da una posizione lunga. Unisci i movimenti, esegui le tue azioni in un tempo unico, varia di continuo la distanza e le linee di attacco.

mercoledì 25 settembre 2019

Analisi tecnica dello stile Wing Chun

Non ci soffermeremo sulla sua storia, ma concentreremo l'attenzione sull'analisi delle caratteristiche tecniche e dei principi d'azione che lo hanno reso così famoso.
Le origini dello stile risalgono intorno alla seconda metà del 1600.
MUI NG era una monaca buddista scampata alla distruzione del Monastero Shaolin dell'Honan.
A lei si attribuisce la creazione di un originale sistema di combattimento ispirato dallo scontro tra due particolari animali: gru e serpente.
In seguito la monaca insegnerà le sue tecniche ad una ragazza di nome WING CHUN KIM, la quale elaborerà il metodo divenuto poi famoso con il suo stesso nome.
Nel trascorrere dei secoli si susseguiranno numerosi personaggi famosi che attraverso la loro opera di tramandazione apporteranno modifiche e innovazioni al metodo, personalizzandolo e creando differenti correnti dello stesso stile.
La diffusione di scuole, e un numero sempre maggiore di praticanti si avrà dopo il 1950 nella città di Hong Kong con il Maestro YIP MAN; considerato l'ultimo grande erede dello stile.
YIP MAN sintetizza i principi fondamentali e le tecniche originarie del WING CHUN eliminando così le influenze di altri metodi dovuti agli scambi tecnici tra Maestri.
Grazie a questo lavoro di perfezionamento, il WING CHUN vive un periodo d'oro segnato da un numero sempre più crescente di praticanti. I principi codificati si adattano a qualsiasi persona e possono essere applicati in ogni circostanza contro qualunque avversario.
Lo stile sempre più popolare si dovrà adattare all'evoluzione dei tempi, nascono, infatti, parallelamente nuove discipline di combattimento mirate alla sola difesa personale.
Questo comporterà un cambiamento di programmi all'interno dello stile WING CHUN.
Alcuni Maestri in quest'Arte Marziale sfrutteranno la naturale predisposizione dello stile al combattimento per promuovere un metodo diretto all'applicazione stradale, finalizzando tutto in una semplice routine di tecniche dove si tenderà a portare sempre gli stessi colpi; tralasciando però cultura, tradizioni e metodi di allenamento delle tecniche originarie dello stile.
Sarà questo il prezzo da pagare per diventare uno degli stili di Kung Fu più famosi al mondo.

Analisi dello stile e principi d'azione
Originariamente tenuto segreto per l'estrema pericolosità delle sue tecniche, questo stile appartiene alla scuola esterna WAI CHIA. Nato esclusivamente per il combattimento, semplice ed immediato, il WING CHUN non si perde in acrobazie e spettacolari evoluzioni tecniche.
Lo stile mostra da subito principi di facile memorizzazione e applicazione, e nasconde preziosi dettagli che lo rendono particolare e raffinato.
Si può notare immediatamente come il metodo sfrutti la velocità e non la potenza, in un'esplosione di sequenze tecniche rapidissime dove le azioni sono immediate escludendo come principio il singolo colpo.
Il praticante di WING CHUN, con giochi di mani tipici dello stile, interromperà il flusso dei colpi dell'avversario, comunque confonderà la sua reazione spiazzandolo e annullando ogni suo tentativo di preparare una difesa. L'aggressività che nasce dalla continuità tecnica, è in grado di superare gli ostacoli che si porranno dinanzi. Le tecniche riusciranno sempre ad arrivare a colpire, come l'acqua di un torrente oltrepassa l'ostacolo che incontra, così le tecniche continueranno nella loro incessante avanzata, distruggendo l'avversario a livello tecnico e psicologico.
Troviamo in questo concetto il principio della continuità d'azione, in stretta relazione con un altro principio fondamentale dello stile: l'economia del movimento. Tali principi si fondono insieme nell'applicazione tecnica dove: "...si farà il minimo per avere il massimo!".
Ad unire questi due principi vi è sempre il "colpo in linea retta" il quale permetterà di arrivare al bersaglio nel minor tempo possibile senza dispersione di energia in tecniche circolari, ma convogliando il proprio attacco sulla linea centrale "Noi Moon"che collega il praticante all'avversario.
Tale principio è conosciuto con il detto "CHONC TAO BIN KIU SAO (via per raggiungere il centro tramite la linea retta).
Un altro principio importante è chiamato LIM SIL DIA DAR: "Parata e colpo simultanei".
Questa è un'azione che serve ad interrompere la continuità d'attacco del nostro avversario, inserendosi nel tempo e nello spazio unendo la parata ed il colpo in un unico istante.
Questo principio è utilizzato dal Wing Chun nel settore Chi Sao e Lop Sao e può unire, nell'azione, gli arti superiori con quelli inferiori.
Cercare la corta distanza nel combattimento;
utilizzare lo stesso braccio che intercetta i colpi dell'avversario per contrattaccare;
mantenere il controllo dell'arto neutralizzato ed utilizzare gli spostamenti corti tipici dello stile sono lo scheletro del metodo Wing Chun.
Emerge chiaramente da questo quadro tecnico un altro principio pilastro dello stile WING CHUN: il controllo.
Per il principio del controllo è importante mantenere costantemente l'arto parato o intercettato.
Spesso, durante il combattimento, si sfrutterà la tecnica d'attacco del nemico per portare i nostri colpi; l'arto dell'avversario sarà la strada che permetterà di arrivare al bersaglio mettendo in pratica il caratteristico principio dell'effetto ponte "CHI BIN KIU".
Le vie di lavoro del praticante Wing Chun sono: "La scherma dei colpi" detta LOP SAO e ''prendere il contatto sviluppando il controllo" detto CHI SAO.
Il LOP SAO, scherma dei colpi a distanza, racchiude in sé tutte le tecniche d'attacco e difesa attraverso l'uso degli arti superiori e inferiori. E' il settore dell'intercettazione, conosciuto con il nome di AN CHOY KAI SAU, e sarà il primo ad essere sviluppato durante la formazione del praticante.
Il principio del CHI SAO "mani appiccicose" permette che esista un contatto costante tra i nostri arti e quelli del compagno di allenamento, tale principio porterà il praticante a sentire i movimenti dell'avversario attraverso il controllo, con l'intenzione di arrivare aa prevedere l'evoluzione della sua tecnica.
Questo è reso possibile se non ci si oppone alla forza dell'avversario, ma se si cerca di assecondare i suoi movimenti in maniera da lasciare che la SUA forza scivoli via come l'acqua.
Prerogative importanti sono quindi il contatto, reso possibile da una distanza più ravvicinata rispetto al        LOP SAO; il controllo e una grande sensibilità.
Tale settore di studio è conosciuto con il termine di AN CHOI CHA CHU SAU.
Il fine ultimo del WING CHUN è di riuscire a fondere i due principi arrivando quindi al KOU SAO; questo permetterà al praticante ormai esperto di essere pronto in ogni momento ed in qualsiasi circostanza nel complesso mondo del combattimento.
Il CHUM TOUR SAO "cercare la testa con la mano" principio particolare e di livello avanzato
del metodo, è una delle tecniche più antiche introdotta dal grande Maestro LEUNG JAN soprannominato "l'invincibile" (vissuto intorno al 1850 d.C.) ricordato soprattutto per i suoi combattimenti e per aver specializzato il lavoro all'uomo di legno "MOK YANG CHONG".

Caratteristiche tecniche
Posizioni
Abbiamo fatto capire come questo stile dia al praticante la possibilità di diventare abili combattenti in poco tempo e senza requisiti particolari; grande forza fisica, eccessiva mobilità articolare ed elasticità muscolare degli arti inferiori, non saranno indispensabili.
L'apparente semplicità che si cela dietro allo stile ci è rivelata dalle sue due posizioni fondamentali: YEE JEE KIM YANG MAH e YOR MAH.
La prima corrisponde all'uomo in posizione naturale, dove i piedi sono paralleli e su di una stessa linea; la seconda rappresenta l'uomo che cammina, in quanto un piede risulta essere più avanti dell'altro.
Nello stile queste posizioni saranno adattate all'ambito-Marziale subendo piccole modifiche.
La dinamica del Footwork su queste due posizioni, unite alle uscite laterali ]UK YUE YING, sviluppa un altro principio del sistema: il lavoro a triangolo, dove oltre agli attacchi anche gli spostamenti in entrata sull'avversario sono mirati al centro e dove le traiettorie di spostamento percorrono, oltre la linea centrale, anche i lati di questa figura geometrica.

Guardia
La ricerca del contatto nel WING CHUN si può notare dall'impostazione della guardia Bl JlON, dove le mani sono aperte: una protesa in avanti verso l'avversario, l'altra richiamata di fianco del gomito opposto; ciò permetterà di avere un assetto pronto, assicurando così la tempestività
dell'azione.

Particolarità
Lo stile in esame presenta un fattore assai peculiare: la caratteristica di utilizzare le mani aperte protese sul davanti, questo per avere una maggiore copertura del corpo, una più veloce capacità di intercettare e controllare eventuali tecniche, ma soprattutto per facilitare l'azione istintiva.
Questo concetto può essere reso da un semplice esempio: se ci troviamo in un luogo sconosciuto e buio, la prima azione che faremo sarà quella naturale di aprire le mani rivolgendole in avanti, questo ci aiuterà ad avvertire eventuali pericoli e quindi a adeguarci immediatamente alla situazione; la stessa cosa accadrebbe in un combattimento!

Tecniche
Le forme dello stile sicuramente tramandano la maggior parte del ricchissimo bagaglio tecnico del metodo. Una buona impostazione di queste tecniche sia di attacco sia di difesa risultano essere delle vere e proprie armi.
Le tecniche di braccia presenti nello stile per il 70% spaziano dai pugni CHOY, ai colpi di palmo, JUEON; a quelli di dorso, KU A CHOY; a quelli di taglio, FAK; di gomito, PEI TCHAN e di punta delle dita, BIU JEE.
Il CHOY nel WING CHUN è impostato verticale, arriverà all'impatto con le tre nocche inferiori del mignolo, anulare e medio, questo permetterà un perfetto allineamento del polso con le due ossa dell'avambraccio Ulna e Radio quindi una maggiore resistenza all'impatto. Non dimentichiamo che lo stile è stato creato da due donne che, non potendosi basare sulla loro potenza e struttura fisica, hanno dovuto adattare le impostazioni delle tecniche alle loro caratteristiche.
Il Choy caricato sul davanti e posizionato sulla linea centrale rende questa tecnica versatile, in quanto può essere portata da qualunque posizione, (....trovarsi con le spalle a terra, per un praticante di WING CHUN non è un problema! ), inoltre l'estrema rapidità d'esecuzione può far raggiungere sbalorditivi risultali; (un esperto può dimostrare di poter eseguire 12 pugni in un secondo !).
Il BiU JEE è una tecnica che colpisce con la punta delle dita, è di livello avanzato per l'estrema precisione che richiede nelle sue traiettorie che possono essere dirette, ma con una leggera flessione del polso possono arrivare a colpire anche da differenti angolazioni, ma sempre dirette nei punti vitali del corpo.
La terza forma dello stile WING CHUN prende proprio il nome da questa tecnica.
JUEON e la tecnica che colpisce con la base del palmo: WOANG, YUN e DIA sono i tre modi per impostare questa tecnica rispettivamente verticale, orizzontale e rovesciata.
Nella prima forma SiL LIM TAO sono presenti tutte e tre le versioni.
La tecnica FAK è portata con il taglio esterno della mano, rispetta le traiettorie dirette ed è molto adattabile come contrattacco immediato utilizzando lo stesso braccio usato per la difesa.
Oltre alle tecniche di attacco esistono le numerosissime parate SAO che sfruttano in pratica tutta l'area delle braccia, per intercettare, controllare, neutralizzare e afferrare i colpi dell'avversario secondo i principi d'azione prima esposti.
Le parate dello stile che sono tutte a mano aperta, utilizzano anche l'avambraccio in modo che la mano non sia direttamente impegnata nel contatto, ma libera di catturare, afferrare, controllare e pronta a colpire.
Esistono parate doppie che utilizzano entrambe le braccia che garantiscono una maggior protezione e facilitano il controllo della tecnica dell'avversario.
Il restante 30% del bagaglio tecnico dello stile è rappresentato dalle tecniche di gamba.
Calcio frontale, JIK TEK, e calcio laterale, JUK TEK, colpiranno rispettivamente con pianta e taglio del piede e saranno portati al livello delle ginocchia o dell'addome. Importante nella tecnica di calcio è non dare espansione d'anca per non interrompere la continuità della combinazione
delle tecniche di braccia e gambe, altro principio fondamentale dello stile.
Sempre nella loro esecuzione il corpo non si scompone e per questo motivo i calci WINC CHUN sono particolarmente rapidi, ottimi se utilizzati, come anticipo.
Oltre alla ginocchiata, CHO TE e all'uso della tibia, KAO, un'altra particolare e importante tecnica di gamba è rappresentata dal MO Y1NG TEK "calcio fantasma "che può colpire con l'avanpiede SOT, con la tibia e con il collo del piede.

Armi dello stile – attrezzi e strumenti
Già ai tempi del Maestro LEUNG JAN l'insegnamento dell'arma era mirato al solo utilizzo del "grande palo o bastone dei sei punti " TA KWAN" o "LUK DIM BOON KWAN" (lungo 2m e 30-40 cm) e dai coltelli a farfalla "BAR CHAN DAO".
Il famoso uomo di legno MOK YANG CHONG è lo strumento che permette di: allenare le tecniche con le giuste traiettorie, coordinando lo spostamento del corpo in relazione al lavoro del "triangolo";
sviluppare i principi d'azione dello stile; e condizionare gli arti.
Il WING CHUN prevede tutto un lavoro di perfezionamento e specializzazione delle singole tecniche attraverso l'utilizzo di sacchetti a muro (tradizionalmente riempiti di riso e sabbia) distinti su tre livelli KOU alto, CHUN medio e TAI basso.
Infine, a completare gli strumenti utilizzati dallo stile, ci sono l'anello di legno e i sacchi.

martedì 24 settembre 2019

La catena a nove sezioni del Kung Fu

Quest'arma è una delle meno conosciute del Kung Fu, sono poche le scuole che la insegnano, fa parte del curriculum marziale dello stile Hung Gar corrente Sifu Tang Fong.
Si tratta di un'arma flessibile che si è evoluta nel tempo e deriva dal dardo.
In un primo momento, quando i dardi venivano utilizzati (tipo coltelli da lancio), i guerrieri compresero subito che era impraticabile utilizzarli in battaglia perché ovviamente venivano persi.
Così qualcuno legò una corda al dardo per usarlo in battaglia.
Il risultato fu eccellente, questa nuova arma si sviluppò a poco a poco arricchendosi sempre più di nuove tecniche.
Il Kung Fu cinese ha sempre avuto a disposizione un'arsenale impressionante di armi di ogni tipo, a causa della necessità di potersi difendere comunque e dovunque sviluppando strumenti letali.
L'origine della catena a 9 sezioni (Bin) si perde nelle nebbie del tempo, si conosce il suo utilizzo in vari campi di battaglia della Cina antica durante il periodo delle guerre interne come evoluzione dal dardo con la corda.
L'uso di un'arma flessibile come questa si è dimostrato sin da subito molto versatile e adattabile in uno scontro contro altri guerrieri armati.
L'origine di quest'arma flessibile emerge dalla necessità di attaccare da una lunga distanza con un'arma leggera, ma che possa generare una grande potenza e velocità.
L'utilizzo in battaglia della catena a 9 sezioni mostra diversi vantaggi, tra cui quello di attaccare un avversario armato di scudo per esempio. Colpendo un guerriero che si protegge con lo scudo, la catena può aggirare il bordo dello scudo e colpire il braccio, il volto o il busto dell'avversario.
La catena può anche catturare o avvolgersi intorno ad altre armi come spade, lance, bastoni, ecc. consentendo all'utilizzatore della catena di disarmare facilmente il suo avversario, inoltre è facilmente occultabile.
La catena a 9 sezioni ha da un lato un manico di metallo (a volte è rivestito in pelle), la catena è stata costruita per essere brandita con una mano mentre con l'altra si può afferrare una qualsiasi delle altre sezioni. L'altra estremità ha una punta di metallo con un peso per poter generare alte velocità di rotazione con la catena.
La forma della punta, e le sue dimensioni variano molto, spesso secondo la scuola o stile.
La catena a 9 sezioni è eccellente per l'attacco, ma permette anche ottime tecniche di difesa.
La catena la si può usare anche a breve distanza per strangolare o immobilizzare l'avversario, dal momento che, ovviamente, lo si può colpire con pugni e calci allo stesso tempo.
Le tecniche eseguite con la catena a 9 sezioni sono per lo più circolari, sfruttano l'alta velocità che si genera nel movimento, quindi è molto difficile intercettare questi attacchi.
Si possono anche lanciare attacchi diretti con la punta, soprattutto in faccia.
La catena a 9 sezioni richiede un addestramento molto particolare, perchè è difficile da controllare in combattimento, il praticante poco esperto potrebbe danneggiare se stesso se non la utilizza correttamente.

martedì 3 settembre 2019

Ee ja nai ka

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Ee ja nai ka (ええじゃないか) è il termine utilizzato per indicare i movimenti di protesta scoppiati in Giappone, nelle aree del Kinki, dello Shikoku e del Tōkai, tra l'ottavo mese e il dodicesimo mese del terzo anno dell’epoca Keiō (1867) durante la fine del periodo Edo (1600-1868). Questi movimenti iniziarono quando si diffuse la voce della caduta dal Cielo degli ofuda, amuleti di carta portafortuna considerati messaggeri di eventi propizi. La popolazione diede il via a manifestazioni violente, nelle quali indossando travestimenti danzava e canticchiava ripetutamente il ritornello "Ee ja nai ka".

Traduzione

La traduzione dell’espressione “Ee ja nai ka!” risulta problematica poiché a seconda della situazione può assumere varie sfumature difficili da trasmettere efficacemente. Le traduzioni più semplici sono “Perché no?” oppure “Non va forse bene così?”. Queste espressioni riescono a rendere il concetto di base, ma spesso non riescono a trasmettere quel tocco di blasfemia e oscenità che Ee ja nai ka voleva trasmettere. A tal proposito, più calzante è l’espressione “Ma che diavolo!”, la quale veicola un senso di noncuranza per le regole e allo stesso tempo l’idea del “Non va forse bene così?”.

Scopo

Lo scopo delle rivolte popolari che vanno sotto il nome di ee ja nai ka non è del tutto chiaro. Le cantilene con il ricorrente ritornello “Ee ja nai ka” erano accompagnate da canti concernenti la situazione politica e pertanto queste agitazioni vengono generalmente interpretate come movimenti popolari volti all’ottenimento di riforme sociali e politiche (Yonaoshi, lett. “sistemare il mondo”). È stato anche suggerito che queste agitazioni fossero un diversivo messo in atto dalla fazione anti-shogunato per creare disordini all’interno del paese; infatti, tra coloro che diedero vita a ee ja nai ka, c’erano anche dei sostenitori del feudo di Chōshū, a cui si devono i canti dove la potenza del Chōshū viene elogiata in contrapposizione al sempre più debole bakufu. Ad esempio:
Nishi kara chōchō ga tondekite,
Kōbe no hama ni kane ni nuite,
ee ja nai ka, ee ja nai ka!
Da ovest è venuta volando una farfalla,
attratta dal denaro del porto di Kōbe,
ee ja nai ka, ee ja nai ka!
Tuttavia, non si ritiene che il movimento avesse come unico scopo quello di creare dei disordini; la sua stessa natura, non gli avrebbe infatti consentito di bloccare un eventuale intervento militare delle forze dello shogunato.
Un’altra ipotesi è costituita dal sentimento xenofobo. Ma di nuovo, gli episodi di disprezzo nei confronti degli stranieri sono troppo pochi per far supporre che ee ja nai ka avesse una connotazione esplicitamente xenofoba. Gli stranieri stessi sembra fossero stupiti, ma non particolarmente minacciati da ee ja nai ka. In A diplomat in Japan di Ernest Satow si legge: “Trovammo l’intera popolazione occupata nei festeggiamenti per l’imminente apertura della città al commercio estero”; appare evidente che ee ja nai ka non era considerato una minaccia, anzi Satow – probabilmente così gli era stato detto dai suoi accompagnatori – lo considerava addirittura come una sorta di festeggiamento per l’apertura dei porti di Ōsaka e Kōbe agli stranieri.

Parole dei canti

Nelle Cronache ufficiali (Iwakura kōjikki) del politico e nobile Iwakura Tomomi, è presente una descrizione delle grandi quantità di ofuda disseminati nei sobborghi di Kyōto e si legge di come fosse possibile sentire la popolazione esclamare a gran voce frasi come “Yoi ja nai ka”, “Ei ja nai ka” e “Ee jaa nai ka”. Vengono anche chiarite le date di diffusione del fenomeno: ebbe inizio a partire dalla fine dell’8º mese del 3º anno dell’epoca Keiō (1867) e si esaurì attorno al 9º giorno del 12º mese (3 gennaio 1868) – giorno in cui venne ufficialmente annunciata la restaurazione dell’autorità imperiale. È quindi un movimento popolare appena antecedente alla restaurazione Meiji. Inoltre, le espressioni utilizzate nei sobborghi della capitale (all’epoca Kyōtō) vengono identificate come l’origine di quelle degli ee ja nai ka.
A seconda delle zone di diffusione, i testi dei canti differiscono. Ci sono quelli che riguardano le richieste di riforme, ad esempio “Kotoshi wa yonaori ee ja nai ka – Quest’anno non sarebbe bello se cose andassero meglio?” e “Nipponkoku no yonaori wa eejanai ka, hōnen odori wa medetai – Un miglioramento della situazione del Giappone non è forse un bene? Le danze per quest’anno di abbondanza ci rallegrano”. Vi sono poi quelli per la liberazione sessuale: “Okage de yoi ja nai ka, nandemo yoi janai ka, omako ni kamihare, hegetara mata hare, yoi ja nai ka – Non va tutto bene grazie al Cielo? Ogni cosa è a posto, no? Metti un pezzo di carta sul pube, se si stacca rimettilo a posto, non va forse bene così?”. Infine, ci sono i canti riguardanti la situazione politica: “Chōshū ga nobota, mono ga yasu unaru, ee ja nai ka- Chōshū è asceso e i prezzi scendono, va bene così, no?” e “Chōshū san no onobori, ee ja nai ka, Chō to Daito, ee ja nai ka – Non è un bene l’ascesa di Chōshū? Chōshū e Kyōto non stanno forse bene assieme?

Okagemairi, ofudafuri ed ee ja nai ka

In origine ofudafuri, ee ja nai ka e okagemairi erano fenomeni separati. Con il termine okagemairi si intende l’improvviso pellegrinaggio di massa verso il santuario di Ise. I pellegrini solitamente vi si recavano senza avere il permesso, seguendo le voci riguardanti i miracolosi ofudafuri. Il fenomeno si è ripresentato spontaneamente ad intervalli di circa sessant’anni: nel 1650 (3º anno dell’era Keian), nel 1705 (2º anno dell’era Hōei), nel 1771 (8º anno dell’era Meiwa) e nel 1830 (tra il 13º anno dell’era Bunsei e il 1º anno dell’era Tenpō). I pellegrinaggi si esaurirono nel giro di 3-5 mesi, ma comportarono lo spostamento di un incredibile numero di persone. Secondo i resoconti, per l’okagemairi dell’epoca Meiwa, vi furono tra i 3 e i 4 milioni di pellegrini. Nell’okagemairi del periodo Bunsei le cronache registrano addirittura un numero di pellegrini di circa 5 milioni. Sono cifre davvero notevoli se si considerano le stime della popolazione giapponese nel periodo Kyōhō (1617-1636), effettuata durante il regno del decimo shōgun Tokugawa Ieharu. Gli okagemairi erano anche occasioni per i mercanti che, svincolati dai negozi e dai locali per la vendita, venivano incontro ai pellegrini distribuendo cestini per il pranzo e sandali.
L’ofudafuri è un fenomeno che risale ai primi okagemairi e che si ripresenta anche in ee ja nai ka. Non è un caso quindi che ee ja nai ka venga spesso associato agli okagemairi e che venga talvolta considerato l’okagemairi di quell’anno (1867). Tuttavia, ee ja nai ka presenta della differenze. La prima differenza sta degli ofudafuri: negli okagemairi si trattava perlopiù di amuleti del santuario di Ise, mentre per ee ja nai ka non è così; la seconda è la peculiare esclamazione ee ja nai ka che manca negli okagemairi precedenti.
Inizialmente, solo nelle zone del Kinki e dello Shikoku era possibile assistere ad interiezioni caratterizzate dall’espressione “Ee ja nai ka!”. Nel Tōkai, l’unico collegamento con le altre aree era la presenza del fenomeno dell’ofudafuri. È comunque possibile associare i disordini sviluppatisi nel Tōkai agli okagemairi e ai mikuwa matsuri (festival della zappa). Tuttavia, se si pone come requisito caratterizzante del fenomeno la presenza dell’esclamazione “Ee ja nai ka” e si tengono da conto le descrizioni presenti nelle Cronache ufficiali di Iwakura, si giunge alla teoria che vede Kyōto come luogo di nascita del fenomeno. Anche nel Kaijo jidan, scritto all’epoca da Fukuchi Gen’ichirō, si trovano descrizioni di ee ja nai ka nell’area di Kyōto; in generale, sia nel Kinki e che nello Shikoku vi sono testimonianze della presenza dei canti che intonavano “Ee ja nai ka” o le sue varianti, ad esempio “Yoi ja nai ka”.
Secondo un’altra teoria il fenomeno ee ja nai ka si sarebbe sviluppato della zona del Tōkai. Il supporto a questa teoria è fornito dalle somiglianze tra ofudafuri e agitazioni della zona con i tradizionali okagemairi. Secondo questa teoria ee ja nai ka sarebbe nato tra il 7° e l’8º mese dell’era Keiō. Però, inizialmente, non erano presenti i requisiti che caratterizzano ee ja nai ka, in particolare il desiderio di riforme sociali e politiche e uno slogan equivalente al caratteristico “Ee ja nai ka!”. Quest’ultima teoria è stata riproposta in tempi recenti (1968-1987). Ad esempio, piuttosto recente (1987), è la teoria secondo la quale il fenomeno sarebbe nato nella città di Toyohashi. La teoria si basa sul Tomeki (un testo reso pubblico nel dopoguerra), a sua volta basato sulle Cronache della famiglia Morita (Moritake bunshō).

Teoria Keihan (Kyōto e Ōsaka) – Dall’era Keiō al 1976

La teoria secondo la quale il fenomeno avrebbe avuto origine nell’area di Kyōto-Ōsaka si basa sulle fonti storiche perlopiù del Kinki.
  • Le descrizioni contenute nelle Cronache ufficiali di Iwakura Tomomi sostengono che a Kyōto il fenomeno è cominciato nell’ultima decade dell’8º mese ed si è concluso attorno al 9º giorno del 12º mese (3 gennaio 1868 secondo il calendario gregoriano), giorno in cui viene dichiarata la restaurazione dell’autorità imperiale.
  • 1897 – Nel Kaijo jidan di Fukuchi Gen’ichirō a proposito di ee ja nai ka si legge: “Questo ofudafuri è uno stratagemma escogitato dalla gente della zona di Kyōto per far agitare gli animi” e “Questa cosa…questo ofudafuri non sarà stato un espediente dei nobili della fazione anti-shogunato?”.
  • Nelle Cronache di Nishinomiya c’è la descrizione della nascita del fenomeno a Kyōto e del suo spostamento a Ōsaka.
  • 1933 –La teoria dell’ofudafuri di Toyohashi non viene confermata nel Nihon minzokugaku jiten ((Dizionario del folklore giapponese). Si stabilisce che ee ja nai ka è un movimento del 2º e 3º anno dell’epoca Keiō. Emergono sia la teoria di Nishinomiya che di Ise. Quest’ultima è basata su un resoconto storico: gli ofuda del santuario di Ise sarebbero stati i primi a cadere dal Cielo durante l’epoca Bunroku (1592-1596).
  • 1937 –Dai volumi 9-11 del Shizuoka-ken kyōdo kenkyū (Studi locali della prefettura di Shizuoka), editi dalla Kokushokankokai nel 1937: il fenomeno dell’ofudafuri avrebbe avuto origine nell’area di Kyōto-Ōsaka, si sarebbe diffuso in tutte le zone del Kansai e poi, lungo la Tōkaidō, si sarebbe esteso fino alla parte settentrionale delle provincie Totomi, Suruga e Izu.
  • 1937 – La teoria di Toyohashi viene negata da Ōguchi Kiroku. Si equiparano okagemairi, ofudafuri e yoi ja nai ka. Nella descrizione degli okagemairi avvenuti dall’8º al 12º mese spuntano i nomi di Kanente, Funamachi e Fudagi ma non quelli di Muro e Hada (tutti luoghi a Toyohashi). Si ribadisce quindi la teoria di Keihan.
  • 1939 – Le cronache storiche della città di Ichinomiya (3°volume) sostengono la teoria di Keihan ma allo stesso tempo sostengono anche quella di Toyohashi (all'epoca feudo Yoshida nella provincia di Mikawa), secondo la quale il movimento si sarebbe lì generato dall’11º giorno del 9º mese per poi spostarsi a Nagoya.

Teoria Tōkai

Si riportano le teorie e le fonti che indicano il Tōkai come zona di nascita del fenomeno:
  • Teoria di Toyohashi – sostenuta in uno studio intitolato Tomeki di Morita Mitsuhiro (pubblicazione del 1988 conservata presso la biblioteca della città di Toyohashi e basata sul Moritake bunsho-anno di pubblicazione sconosciuto); sostiene la presenza degli oharai (ofuda di Ise) nel 14º giorno del 7º mese del 3º anno dell’era Keiō.
  • Teoria di Nagoya- Nel Nihonkokugo daijiten (Vocabolario della lingua giapponese), edito dalla Shōgakukan nel 1988, Nagoya viene indicata come luogo di origine di questi tumulti. In Ee ja nai ka di Tamura Sadao si fa cenno alla caduta di ofuda del santuario interno di Ise a Nagoya (18º giorno del 3º mese del 3º anno dell’epoca Keiō). Teoria confermata anche nelle Cronache storiche della città di Ina.
  • Teoria di Toyokawa- L’enciclopedia My Pedia, edita dalla Heibonsha, afferma che fu presso la 35ª stazione della via Tōkaidō (Toyohashi, prefettura di Aichi) dove per la prima volta si assisté alla caduta degli ofuda (in questo caso quelli per la prevenzione degli incendi del santuario di Akiha).

Ordine cronologico degli studi sull'argomento

Il più vecchio scritto sull'argomento è Awa ee ja nai ka di Yamaguchi Yoshikazu (Istituto delle arti popolari di Tokushima, 1931) nel quale si parla delle richieste di riforma (yonaoshi). Vi è poi Okagemairi to ee ja nai ka di Fujitani Toshio (Iwanami Shoten, 1968). Nel suddetto lavoro si sostiene che il movimento è nato nell’8º mese del 3º anno dell’era Keiō (1867) nella provincia di Owari; c’è anche un collegamento con gli okagemairi.
Di seguito si riportano alcuni fonti sull'argomento con i luoghi e le date di sviluppo di ee ja nai ka riportati al loro interno.
FONTE DATA E LUOGO DI SVILUPPO DEL FENOMENO
Fujitani Toshio, Okagemairi to ee ja nai ka, Iwanami shoten, 1968 8º mese del 3º anno dell’era Keiō (1867) nella provincia di Owari (attuale parte occidentale della prefettura di Aichi)
Nishigaki Haretsugi, Ee ja nai ka, Shin jinbutsu ōraisha, 1973 15º giorno dell’8º mese del 3º anno dell’era Keiō nella provincia di Totomi presso la 28ª stazione delle via Tōkaidō (attuale città di Iwata nella prefettura di Shizuoka)
Cronache storiche della città di Toyokawa, 1973 4º giorno dell’8º mese nella provincia di Mikawa presso la 35ª stazione della via Tōkaidō (attuale città di Toyokawa nella prefettura di Aichi)
Takagi Shunsuke, Ee ja nai ka, Kyōikusha, 1979 Prima del 22º giorno del 7º mese del 3º anno dell’era Keiō nella provincia di Mikawa vicino alla 34ª stazione della via Tōkaidō e al santuario Hada Hachiman (attuale città di Toyohashi nella prefettura di Aichi)
Tamura Sadao, Ee ja nai ka hajimaru, Aoki shoten, 1987 14º giorno del 7º mese del 3º anno dell’epoca Keiō nella provincia di Mikawa vicino alla 34ª stazione della via Tōkaidō e al santuario Muro Hachiman (attuale città di Toyohashi nella prefettura di Aichi)
Gli studi più recenti sostengono, quindi, date d’inizio anteriori. Sono infatti antecedenti di più di un mese rispetto all’ultima decade dell’8º mese di cui ci scrive Iwakura nelle sue Cronache ufficiali, parlando di Kyōto. Inoltre, dopo il diffondersi delle teorie di Owari e Nagoya è chiaro che inizia una disputa riguardante il luogo di nascita del fenomeno tra le vicine città di Iwata (Shizuoka), Toyokawa (Aichi) e Toyohashi (Aichi).

Film

Nel 1981 viene prodotto un film originale intitolato Ee ja nai ka, per la regia di Imamura Shōhei. Nonostante gli eventi raccontati cedano a molte inesattezze storiche, il film riesce comunque a cogliere e a trasmettere l’atmosfera di instabilità e tensione dell’epoca. Uno dei punti più controversi è la mancanza di personaggi storici, se non sotto forma di riferimenti fatti da altri protagonisti. Ci sono anche inesattezze che riguardano la genesi di ee ja nai ka: il regista ci dice che il fenomeno dell’ofudafuri si verificò a Kyōto nella primavera del 1867 durante la fioritura dei ciliegi, tuttavia i primi resoconti al riguardo risalgono all’estate e, a Kyōto in particolare all’autunno. Tuttavia, la decisione più dibattuta riguarda la scelta di rappresentare alcune scene nella città di Edo; queste scene aiutano la narrazione ma sono prive di una base storica; è vero che anche a Edo si verificò la caduta degli ofuda, ma non ci furono ne moti di ribellione ne dimostrazioni incontrollate.




lunedì 2 settembre 2019

Tiet Sid Kuen – Forma del filo d'acciaio


La Tiet Sid Kuen, è la forma più considerata nel sistema Hung Gar.
La forma è così chiamata perché si dice che sia dura come l'acciaio e soffice come il cotone.
Si compone di cinque elementi e di cinque emozioni che si accoppiano con la tensione dinamica.
La forma del filo d'acciaio utilizza un solo animale, il mitico drago, dei cinque animali utilizzati nel sistema Hung.
Il drago è un prodotto delle credenze spirituali cinesi e lo troviamo rappresentato in antichi testi buddisti come un animale che può apparire e scomparire a suo piacimento, cambiare la sua dimensione, volare nel cielo, o tuffarsi nelle profondità dell'oceano.
Dal momento che è un animale spirituale, la sua energia può essere acquisita attraverso la respirazione (Chi Kung). Come il serpente e la gru (progettati per formare i tendini o il respiro) il Drago è interno. Tuttavia, solo il Drago combina la potenza pura dei colpi esterni con l'energia interna per produrre un'artista marziale invincibile. Il drago è il più grande contributo alla forma del filo di acciaio, è la sua energia interna, lo spirito, condiziona e sviluppa attraverso la sua pratica l'aumento del Ch'i nel praticante. Quando questo potere viene sviluppato completamente e raffinato, associato alla forza fisica del praticante, produrrà effetti devastanti. L'animale Drago utilizzato nell'Hung Gar, aumenta principalmente la resistenza interna.
La forma è stata creata da Tid Ku Sarm, uno dei migliori artisti marziali nella storia della Cina. E' stato uno delle più famose Dieci Tigri di Kwangtung e nel corso degli anni ha passato la sua conoscenza ai suoi studenti: Won Fei Hung, Lum Fook Canta e Lam Sai Wing che è stato il maggiore responsabile per la divulgazione didattica dello stile Hung Gar in epoca contemporanea. Yee Gee Hai, un allievo del grande Lam Sai Wing, ha detto di avere scritto il libro: Tiet Sid Kuen. Questa forma è il livello più alto insegnato nel sistema Hung Gar e porta lo studente nel regno della formazione interna del kung fu che è l'obiettivo ultimo delle arti marziali cinesi.
Il filo d'acciaio è caratterizzato da:
Il gioco di gambe è limitato, è basata esclusivamente sui movimenti e lo spirito del drago che emettendo "strani suoni vibranti" e intonazioni diverse controllano il respiro, associati ai movimenti di torsione che stimolano gli organi interni. Per un'osservatore, la forma non è spettacolare e sembra avere poca se non nessuna somiglianza con la dinamica delle forme di boxe di altri sistemi che potremmo essere abituati a vedere. Il prerequisito per l'apprendimento di questo modulo è Sup Ying Kuen. Anche se è stata modellata sui cinque elementi, l'altra metà del Tiet Sid Kuen è ancora più astratta – è basata su cinque emozioni umane: felicità, rabbia, tristezza, dolore e paura. Ogni emozione deve essere tradotta in un tono di respirazione, producendo diverse vibrazioni che interessano diversi organi. Questa forma è insegnata sotto la supervisione costante del proprio insegnante perché se viene eseguita in modo errato, lo studente può ferire se stesso internamente e irreparabilmente. Dal respiro si trae un tipo di potere forte, che viene emesso dal di dentro, così, abbiamo la designazione, interna.
Si dice che ci siano dodici principi contenuti in questa forma:
duro
morbido
lineare
contrazioni isometriche
collegando
dividere
sostegno
fermo
transizione circolare
determinazione
rigore
immobilizzazione.
Questi dodici principi sono stati progettati per controllare e migliorare le funzioni degli organi interni. Un esercizio di tensione dinamica viene utilizzato per aumentare il flusso del Ch'i in tutto il corpo e in particolare nelle mani e nelle braccia. Il filo d'acciaio è una forma riservata ai praticanti avanzati nello stile Hung Gar, ed è un mezzo efficace per la costruzione del proprio corpo, sviluppa resistenza e mette alla prova la propria costituzione fisicamente, mentalmente e spiritualmente. Anche se lo stile Hung Gar comincia come uno stile esterno diventa uno stile interno con questa forma.