mercoledì 5 agosto 2015

Furoshiki

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Il furoshiki (風呂敷) è un tipico involucro quadrato di stoffa, tradizionalmente utilizzato in Giappone per trasportare vestiti, bentō, regali e altri beni.

Origini

Il termine furoshiki fu coniato nel periodo Edo (1603-1868), sebbene questo tipo di incarto fosse già in uso nei secoli precedenti con i nomi di koromo tsutsumi (衣包み "pacchetto di vestiti") e, successivamente, hira tsutsumi (平包み "pacchetto di piatti"). Esistono infatti fonti del periodo Nara (710-794) e del periodo Heian (794-1185) che descrivono o ritraggono dei vestiti incartati e trasportati in involucri di stoffa.
Nel XVII secolo, con la massiva costruzione di bagni pubblici, gli hira tsutsumi si diffusero come modo per facilitare il trasporto ed il cambio dei vestiti che, una volta incartati, non potevano mescolarsi a quelli di altri avventori del bagno. Fu in questo periodo che il termine cambiò in furoshiki, da furo (風呂 "bagno") e shiki ( "aprire, spiegare").
Verso la fine del periodo Edo, sull'onda della crescita economica, i furoshiki iniziarono ad essere utilizzati anche dai mercanti per trasportare i loro beni.

Uso moderno

In Giappone

I furoshiki moderni sono realizzati in vari tessuti, inclusi seta, cotone, rayon e nylon. Tra questi materiali, il cotone è il più utilizzato. Sono spesso decorati con disegni tradizionali o con shibori. Non esiste una misura standard e quella più comune è un quadrato di 45cm per lato.
Sebbene il furoshiki in Giappone sia ancora usato — soprattutto nelle aree rurali e per il trasporto dei bentō, o negli onsen e nei sentō per avvolgere gli indumenti e gli accessori per il bagno — il suo utilizzo è progressivamente diminuito dopo la Seconda guerra mondiale a causa della larga diffusione dei sacchetti di plastica.
Negli anni duemila è emerso un rinnovato interesse per il furoshiki, motivato soprattutto dai suoi risvolti in termini di sostenibilità ambientale rispetto ad altri tipi di involucri. Nel marzo del 2006, il Ministro dell'Ambiente, Yuriko Koike, ha presentato un furoshiki ideato per promuovere la riduzione dei rifiuti. Questo manufatto, realizzato da bottiglie PET riciclate e decorato con motivi del periodo Edo, è stato denominato mottainai furoshiki, dal termine mottainai (もったいない) che in giapponese indica il dispiacere per qualcosa che diventa un rifiuto senza averne sfruttato pienamente le potenzialità.

In Argentina

L'associazione GIFT (Grupo de Investigadores de Furoshiki y sus Técnicas) operante a Buenos Aires promuove il furoshiki in Argentina, attraverso la ricerca delle tecniche e delle modalità di adattamento ai costumi locali. L'associazione, inoltre, istruisce i consumatori argentini sull'utilizzo di questo involucro.

Esempio storico

Presso l'Australian War Memorial a Canberra è conservato un furoshiki ottenuto da un soldato giapponese, Tsuchiya Akira, catturato da un soldato australiano, E. J. Knight, nella zona del Distretto di Bougainville Meridionale durante la campagna di Bougainville del 1945. Il furoshiki è realizzato in fibra sintetica ed è decorato con una mappa dell'Asia sudorientale, un aeroplano, una nave e una canzone patriottica. La canzone può essere tradotta con:
«Sia in difesa sia in offesa, possiamo contare sul nostro castello galleggiante in acciaio nero. Dobbiamo difendere fino alla fine tutte le parti dell'impero giapponese, che è il nostro castello galleggiante».
C'è anche una breve poesia scritta a mano che indica che Tsuchiya è il terzo figlio arruolato dello scrittore. La poesia recita:
«Ho visto i miei figli partire per i campi di battaglia per tre volte in una bella giornata di gioco».
Sul panno è riportato anche:
«A Tsuchiya Akira da tutto il personale dell'ufficio di Minenobu».

martedì 4 agosto 2015

Dirk

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Il dirk è un lungo pugnale di origine scozzese con la lama a un filo. Diffuso anche come arma per i civili, divenne nei secoli l'arma personale degli ufficiali di marina di varie nazioni, sebbene fosse utilizzato anche dagli ufficiali dell'esercito, era infatti l'arma da lato degli ufficiali dei reggimenti di Highlander Scozzesi.

Etimologia
Il termine è stato coniato nel XVI secolo in Scozia, e si ritrova scritto anche in altre forme come dork o durk a partire dal secolo successivo, che probabilmente è di derivazione danese, olandese, svedese, tedesca o slava. L'esatta etimologia della parola non è chiara; il cambiamento fonetico da -lk a - rk è piuttosto comune quando gli scozzesi o gli inglesi del nord prendono in prestito vocaboli dal danese (ad esempio kirk, chiesa, che deriva dal danese kilche).
Il termine è stato anche usato per indicare genericamente un "pugnale", soprattutto in riferimento ai pugnali preistorici come l'Oxborough dirk.

Naval dirk
Il naval dirk è un'arma da affondo, originariamente usata come arma da bordo e come un funzionale pugnale da combattimento. Veniva indossato dai cadetti e dagli ufficiali durante i giorni di navigazione, e nel tempo è diventato un'arma di rappresentanza e un segno distintivo del loro rango. Nella marina britannica, la naval dirk è ancora oggi parte dell'equipaggiamento dei giovani ufficiali, e in questi ultimi 500 anni non ha subito che lievi cambiamenti.
Il naval dirk faceva parte dell'uniforme degli ufficiali della marina militare e di quella civile sia dell'Impero russo che della marina sovietica e in russo veniva chiamato кортик. Più tardi, divenne parte dell'uniforme di altri ufficiali di marina tra cui quella francese, finlandese, argentina, messicana, giapponese.

Highland dirk
Il dirk scozzese (detto anche highland dirk, in gaelico scozzese, biodag) è arma da fianco tradizionale e cerimoniale degli ufficiali dei reggimenti di Highland scozzesi ed forse derivato dal ballock del XVI secolo.
Il tradizionale dirk scozzese si diffuse in particolare nella seconda metà del XVII secolo, quando divenne un'arma molto diffusa tra i militari durante l'insurrezione giacobita, come ci riporta ad esempio il maggior generale James Stewart nel 1780 che descrivendo l'equipaggiamento del "78° Fraser Highlanders" dice che è composto da: «moschetto e spada, a cui molti soldati aggiungono il dirk a proprie spese».
Dal XIX secolo il dirk scozzese divenne un'arma di rappresentanza. La forma dell'impugnatura spesso non è più quella storica cilindrica ma hanno la forma di un cardo, simbolo della Scozia, e sono in legno di rovere o d'ebano. Foderi e impugnature sono spesso molto decorati con inserti in argento e con i pomoli con pietre (solitamente semi-preziose) incastonate. Quando indossato, il dirk di solito pende da una cinghia di cuoio, chiamata "frog" (cioè rana) che è attaccata ad una larga cintura di pelle con una grossa fibbia, solitamente decorata, che viene indossata intorno alla vita con il kilt.
Molti dirk scozzesi posseggono sul lato esterno del fodero due piccoli foderi in cui si inseriscono un piccolo coltello e una forchetta,


lunedì 3 agosto 2015

Watsu

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Il Watsu è un trattamento alternativo che si svolge in vasche di acqua calda (35° circa). Il nome deriva dalla contrazione di "Water" ("acqua" in inglese) e Shiatsu.

Descrizione
Durante una sessione di Watsu il ricevente galleggia supino in acqua a temperatura corporea (circa 35°), sostenuto dalle braccia dell'operatore; entrambi sono immersi in una piscina di circa 110-120 cm d'altezza.
Nella posizione iniziale un braccio dell'operatore sostiene la testa del ricevente e l'altro braccio è posto all'altezza del bacino. Nel pieno rispetto dei limiti e delle potenzialità del corpo che sta sostenendo, il watsuer (watsu practitioner) applica stiramenti, rotazioni, digitopressioni. Le orecchie sono di norma immerse in acqua, mentre il viso è sempre in superficie. L'acqua calda, unita al sostegno e ai delicati movimenti, potrebbe facilitare il raggiungimento di uno stato di benessere e rilassamento con effetto antistress.
Oltre ciò non esistono prove mediche dell'efficacia clinica del Watsu.
Ogni manipolazione curativa della colonna vertebrale e delle articolazioni è un atto sanitario, che deve quindi essere effettuato, sia per motivi di sicurezza medica che legali, solo da soggetti autorizzati e specializzati (medici ortopedici, fisioterapisti). Un errore di manipolazione potrebbe portare anche a danni gravi o irreversibili al paziente. Inoltre in un ambiente acquatico, perdipiù rilassato, sempre in caso di manipolazioni errate, il rischio di traumi è maggiore poiché a causa del rilassamento corporeo si riduce il fisiologico tono contrattivo muscolare che ha anche funzione protettiva delle articolazioni.

Storia
Il Watsu è nato negli anni ottanta in California, quando Harold Dull iniziò ad applicare tecniche proprie dello Shiatsu in acqua termale. Il Watsu è oggi un marchio registrato di proprietà dello stesso Dull. Negli anni si è evoluto in una forma autonoma ed indipendente, pur mantenendo alcune caratteristiche di base dello Shiatsu.

Il Tantsu
Il Tantsu (Tantric Shiatsu) fu sviluppato da Harold Dull contemporaneamente al Watsu. Come quest'ultimo è basato su posture che l'operatore fa assumere al ricevente. Il trattamento avviene però su materassini, dove vengono esercitati stiramenti e pressioni tipiche del Watsu.


domenica 2 agosto 2015

Uomo mellificato

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L'uomo mellificato è una sostanza medicinale leggendaria creata immergendo un cadavere umano nel miele.
Il leggendario medicinale è descritto in alcune fonti mediche cinesi, quali il Bencao Gangmu del medico e farmacologo Li Shizhen, vissuto nel sedicesimo secolo. Secondo questo trattato, dopo essersi nutrito esclusivamente di miele per alcune settimane il donatore deceduto veniva posto in una bara di pietra riempita anch'essa della dolce sostanza. Dopo un secolo di attesa la bara veniva aperta e il contenuto utilizzato come rimedio capace di guarire pressoché ogni malanno e di curare le ossa rotte.

Storia
La pratica di conservare i corpi dei defunti nel miele ha avuto come antecedenti gli assiri che, come riporta lo storico greco Erodoto, erano soliti imbalsamare i loro morti usando il miele, una tecnica anche adottata dagli antichi egizi. Più tardi, nel IV secolo a.C., il corpo di Alessandro Magno venne rinchiuso in un sarcofago pieno di miele. L'esistenza di un farmaco prodotto da uomini mummificati nel miele è stata descritta molti anni dopo dal farmacologo cinese del sedicesimo secolo Li Shizhen. Sebbene lo stesso Shizhen non sia certo che l'esistenza degli uomini mellificati sia vera, egli ha descritto l'usanza dettagliatamente nel suo Bencao Gangmu (1578), il più grande trattato farmacologico della medicina cinese, in cui spiega di esserne venuto a conoscenza dagli scritti dell'erudito cinese Tao Jiucheng, conosciuto anche come Tao Zongyi, vissuto verso la metà del quattordicesimo secolo:
«Secondo [Tao Jiucheng] nel suo [Chuogenglu], nelle terre degli arabi ci sono uomini di 70 o 80 anni che sono disposti a dare il proprio corpo per salvare gli altri. (Il volontario) non prende più né cibo né bevande, fa il bagno e mangia un poco di miele, finché dopo un mese i suoi escrementi non sono altro che miele; poi segue la morte. I suoi compatrioti mettono il corpo a macerare in una bara di pietra piena di miele, con un'iscrizione che dà l'anno e il mese della sepoltura. Dopo un centinaio di anni i sigilli vengono rimossi e la confezione così formata è usata per il trattamento di ferite e fratture del corpo e degli arti - solo una piccola quantità presa internamente è necessaria per la cura. Anche se è scarso da quelle parti, la gente comune lo chiama "uomo mellificato", o, nel loro linguaggio straniero, "mu-nai-i". Non sono certo se la storia sia vera o meno. In ogni caso la cito in modo che possa essere presa in considerazione dagli eruditi.»
Il miele, assunto come alimento esclusivo e dalle proprietà lassative, causava eccessiva perdita di peso e quindi la morte del volontario; il suo corpo veniva quindi ricoperto di miele che, povero d'acqua e ricco di sostanze antibiotiche, ne impediva la putrefazione. Quando la bara veniva aperta il cadavere era ormai completamente macerato; la sostanza rimasta veniva quindi donata ai discendenti del defunto oppure raccolta in barattoli e venduta ad altissimi prezzi.
Secondo gli storici della scienza cinese Joseph Needham e Lu Gwei-djen, sebbene Li Shizen parli della pratica dell'uomo mellificato come originaria dell'Arabia, è possibile che in realtà la sua origine ricada nella pratica birmana di preservare i corpi di abati e monaci nel miele, così che "la nozione occidentale di un farmaco ricavato dalla perdurabile carne umana fosse combinato con il caratteristico motivo buddista del sacrificio di sé per gli altri". Invece Mary Roach ha affermato che l'uso medicinale delle mummie e la vendita di falsi è documentato nei libri di chimica risalenti al sedicesimo e diciottesimo secolo in Europa, ma raramente queste mummie erano conservate nel miele e in nessun luogo al di fuori dell'Arabia i cadaveri usati per le mummie erano di volontari.







sabato 1 agosto 2015

Surik

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Il surik è una spada tradizionale originaria dell'isola di Timor.

Descrizione
È un'arma dotata di lama ad un solo filo, che si restringe verso la punta. Il manico è realizzato in corno e decorato con peli di capra o crine di cavallo. Al centro dell'impugnatura può essere presente una decorazione ad intaglio raffigurante un occhio, che, secondo le credenze popolari, dovrebbe aumentare i poteri soprannaturali dell'arma. Il fodero è in legno.

Cultura
Per le popolazioni della provincia delle Piccole Isole della Sonda il surik è considerato una spada sacra, le cui facoltà soprannaturali dipendono dalla persona che la adopera. Inoltre si ritiene che i comuni cittadini non possano toccare la spada, che altrimenti si ritorcerebbe contro il portatore. A questo scopo, la decisione di chi debba portare il surik in battaglia è presa durante lo svolgimento di assemblee comunitarie. L'arma è usata anche in una danza tradizionale chiamata tari surik laleok. Il surik è anche portato dai meos, i guerrieri più eminenti e solitamente i cacciatori di teste di maggior successo del villaggio. L'arma ha una certa importanza per l'identità culturale del popolo di Timor, al punto che il primo stemma della repubblica di Timor Est presenta due surik incrociati.


venerdì 31 luglio 2015

Battaglia delle Termopili

“Vai, dì agli Spartani,
o viandante,
che qui noi giacciamo
obbedienti alle loro leggi.”


- epitaffio dedicato ai trecento Spartani di Leonida -


300-il-film

Nell'estate del 480 a. C. l'immenso esercito persiano del Dio-Re Serse I marciò verso le porte dell'antica Grecia con l'intento di sottomettere le città-stato elleniche e per vendicare l'offesa ricevuta da suo padre Dario nella battaglia di Maratona per mano degli stessi greci.
Per fronteggiare la marea persiana, le città-stato greche formarono la Lega Peloponnesiaca, nella quale tutte le operazioni sia terrestri che navali furono coordinate dagli spartani.
La scelta strategica di uno stretto passaggio tra la montagna e il mare, chiamato Termopili, fu voluta dagli spartani allo scopo di esaltare la superiorità tecnica dei guerrieri greci e ridurre il vantaggio numerico del nemico, che secondo gli storici, si aggirava intorno ai 200mila effettivi.
L'armata ellenica inviata dalla Lega Peloponnesiaca era formata da soli 2500 opliti greci, 400 guerrieri di Corinto, 700 di Tespi, 400 di Tebe, un migliaio di Focesi e i 300 spartani capeggiati da Re Leonida. Infatti, a causa delle Carnee, le feste annuali in onore di Apollo Carneio, non fu possibile per gli spartani mobilitare l'esercito.
Il compito del re spartano era quello di rallentare la marcia dei persiani nel cuore della Grecia e costringere Serse ad aggirare l'ostacolo per via mare dove gli ateniesi erano superiori tatticamente.
Dopo diversi giorni di tentennamento da parte dei persiani, Serse decise di saggiare la temibile falange spartana inviando 20mila fanti, ma lo spazio stretto consentì a Leonida di alternare i soldati in prima linea con forze fresche poste nelle retrovie massacrando uno dopo l'altro i nemici.

Capitano persiano: "Spartani! Arrendetevi e deponete le armi!"
Leonida: "Venite a prenderle!" - dal film "300" -
L'esercito ellenico era composto prettamente da Opliti, ovvero fanteria pesante, armati di:
  • elmo corinzio;
  • tunica di lino pressata;
  • spada corta;
  • scudo di legno rivestito di bronzo;
  • schinieri;
  • giavellotto;
La formazione di battaglia principalmente utilizzata dagli spartani, e dai diversi popoli ellenici, era la falange. In particolare, la falange spartana era composta da un'unità base di 23 opliti posti su 3 file di uomini, comandati da due ufficiali posti in prima fila. Il grande scudo proteggeva il soldato dal collo alle caviglie, mentre la lancia faceva strada tra i nemici.
L'esercito persiano era caratterizzato da una moltitudine di guerrieri provenienti dalle diversi parti dell'impero arruolati indipendentemente dalla loro abilità bellica. Ad esclusione della guarda personale di Serse, gli Immortali, un corpo di fanteria pesante composto da 10.000 uomini. Se qualcuno veniva ucciso o restava gravemente ferito veniva subito rimpiazzato; questo, secondo alcuni studiosi, era il motivo del nome immortali.
L'armamento tipico di questo gruppo d'elité:
  • scudo di pelle e di vimini;
  • una lancia corta con la punta di ferro e un contrappeso all'estremità opposta;
  • un arco e una faretra per le frecce;
  • una daga o una spada corta.


Soldato spartano: "Non conoscono morte o sconfitta, non queste tenebre, non questi immortali..."Re Leonida: "Immortali?... metteremo alla prova il loro nome!" - dal film "300" -



spartani

Tuttavia, la loro fama dovette presto soccombere sotto i colpi dei coraggiosi spartani che spinsero Serse ad offrire a Leonida la possibilità di diventare governatore della Grecia in caso di resa. La risposta fu:

Inginocchiarmi? Vedi Serse, massacrare tutti i tuoi soldati stamattina, mi ha provocato un fastidiosissimo crampo alla coscia per cui mi risulta impossibile inginocchiarmi. - dal film "300" -
Serse: "Non ci sarà alcuna gloria nel tuo sacrificio, presto cancellerò persino il ricordo di Sparta dagli annali!, ogni pergamena scritta dai greci verrà bruciata!, a ogni storico greco e a ogni scriba verranno cavati gli occhi e la loro lingua mozzata!. Chiunque evocherà il solo nome di Sparta o di Leonida sarà punibile con la morte!! Il mondo non saprà mai che siete esistiti Leonida!"
Re Leonida: "Il mondo saprà che degli uomini liberi si sono opposti ad un tiranno, che pochi si sono opposti a molti, e prima che questa battaglia sia finita, che persino un Dio re può sanguinare." - dal film "300" -

Dopo 3 giorni di battaglia, i persiani scoprono un sentiero di montagna, indicato dal traditore greco di nome Efialte, in grado di portarli alle spalle delle postazioni nemiche.
Nel corso della notte gli Immortali, condotti dal loro comandante Idarne, risalgono la montagna giungendo alle spalle dei Greci. Accerchiati, Leonida e i 300 Spartani della sua guardia del corpo combatterono fino all'ultimo uomo.
Per dare tempo al grosso dell'esercito greco di organizzarsi, gli spartani rompono le fila della falange e si gettano nella mischia. Leonida cade per primo mentre i suoi uomini cadranno uno ad uno sotto la pioggia di frecce degli arcieri persiani.

Le nostre frecce oscureranno il sole.

Allora combatteremo nell'ombra.

La gloriosa resistenza dei discendenti di Eracle fu vendica nella Battaglia di Platea.



giovedì 30 luglio 2015

Spada di Stalingrado

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La Spada di Stalingrado è una spada lunga ingioiellata appositamente forgiata e inscritta al comando del re Giorgio VI del Regno Unito come segno di omaggio del popolo britannico ai difensori sovietici della città durante la battaglia di Stalingrado. Il 29 novembre 1943 fu presentata al maresciallo Iosif Stalin dal primo ministro britannico Winston Churchill durante una cerimonia alla conferenza di Teheran, in presenza del presidente Franklin D. Roosevelt e di una guardia d'onore.

Descrizione
Si tratta di una spada a due mani, a doppio taglio, lunga circa un metro e mezzo, con una balestra in argento massiccio. L'iscrizione in acquaforte, tradotta in russo e inglese recita:
(RU)
«ГРАЖДАНАМ СТАЛИНГРАДА • КРЕПКИМ КАК СТАЛЬ • ОТ КОРОЛЯ ГЕОРГА VI • В ЗНАК ГЛУБОКОГО ВОСХИЩЕНИЯ БРИТАНСКОГО НАРОДА»
(IT)
«AI CITTADINI DI STALINGRADO DAL CUORE D'ACCIAIO • IL REGALO DI RE GIORGIO VI • IN SEGNO DI OMAGGIO DEL POPOLO BRITANNICO»
L'impugnatura è rilegata in filo d'oro 18 carati e ha un pomolo di cristallo di rocca con una rosa d'oro d'Inghilterra. Ogni estremità è da 10 pollici ed è modellata a somiglianza della testa di un leopardo e rifinita in oro. La lama da 36 pollici a doppio taglio è lenticolare nella sezione trasversale e forgiata a mano con il miglior acciaio dello Sheffield. Il fodero era realizzato in pelle di agnello persiano, tinto di rosso, anche se alcune fonti suggeriscono che fosse di pelle marocchina ed è decorato con le armi reali, la corona e il cipresso in argento dorato con cinque montature d'argento e tre rubini montati su stelle dorate.

Cerimonia di presentazione
La presentazione ufficiale fu fatta mentre i tre capi di guerra si riunivano nell'ambasciata sovietica alla conferenza di Teheran del novembre 1943, dove venivano stabiliti i piani finali dell'operazione Overlord. Dopo un ritardo di tre ore, i presidi e le loro delegazioni si riunirono nella grande sala conferenze dell'ambasciata con una guardia d'onore britannica e una sovietica allineate su entrambi i lati della sala. Winston Churchill entrò indossando la sua divisa blu da commodoro della Royal Air Force e una banda militare sovietica suonò "God Save the King" e "The Internationale". Churchill prese la spada da un tenente britannico e, rivolgendosi a Joseph Stalin, dichiarò: "Mi è stato comandato di presentare questa spada d'onore come segno di omaggio del popolo britannico". Stalin baciò il fodero e ringraziò silenziosamente gli inglesi. Quindi offrì la spada per l'ispezione a Franklin Roosevelt seduto, che estrasse la lama e la tenne in alto, dicendo: "Davvero avevano cuori d'acciaio". (In russo, il nome di Stalin e simile alle parole "uomo d'acciaio").
La spada fu sostituita nel suo fodero da Churchill o Stalin. Alla fine della cerimonia, Stalin lo consegnò inaspettatamente a uno dei suoi compagni più vecchi e fedeli, il maresciallo Kliment Voroshilov.
L'originale è esposto al Museo della Battaglia di Stalingrado a Volgograd. Durante la guerra fredda tornò in Gran Bretagna per mostre temporanee in almeno tre occasioni.

In letteratura
La spada figura in modo omonimo nella trilogia Sword of Honor di Evelyn Waugh, in cui egli contrappone la spada, simbolo per lui del tradimento dell'Europa orientale all'ateo Stalin, con la spada d'onore dell'antenato crociato del personaggio centrale della trilogia, Guy Crouchback. Prima della sua presentazione, la spada era esposta in tutto il Regno Unito come un'icona religiosa, inclusa all'Abbazia di Westminster, che costituì una scena fondamentale nella trilogia di guerra di Sword of Honor di Evelyn Waugh.


mercoledì 29 luglio 2015

Siming Neijiaquan

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Siming Neijiaquan (四明内家拳, pugilato della famiglia interna di Siming) è uno stile interno di arti marziali cinesi. È chiamato anche semplicemente Neijiaquan ed a livello popolare è anche conosciuto come Etoujingquan (鹅头颈拳, pugilato del collo dell'anatra).

Le origini
Il Siming Neijiaquan si fa risalire alle svariate esperienze di Famiglia Interna che hanno caratterizzato il Wushu della provincia di Zhejiang a partire dall'epoca della dinastia Ming: Huang Zongxi (黄宗羲, 1610-1695) a cui Zhang Sanfeng, secondo il Wang Zhengnan muzhiming, avrebbe trasmesso il Neijiaquan; Zhang Songxi (张松溪); Ye Jimei (叶继美); Wang Zhengnan (王征南); ecc. In particolare nell'area del Simingshan, nell'ovest della provincia di Zhejiang, il Neijiaquan è stato trasmesso da Zhang Songxi fino a Huang Baijia (黄百家) ed in seguito è caduto nell'oblio. I praticanti di Taijiquan, di Xingyiquan e di Baguazhang, riesumarono il nome di questa scuola, per definire l'unione di principi, quindi esso venne ad essere una categoria di Wushu e perciò quello che era il Neijiaquan venne rinominato per precisione Siming Neijiaquan. Nel 2004 un nipote di Xia Mingtu e di dodicesima generazione nella discendenza di Zhang Songxi, Xia Baofeng (夏宝峰), è diventato presidente del ramo dell'Associazione di Wushu di Ningbo (宁波) che si occupa del Siming Neijiaquan.

I contenuti
Questo è un elenco di contenuti del Neijiaquan redatto dal maestro Xia Mingtu (夏明土): Qishier jiayi de bianfa (七十二加一的变法); Sanshijiu dafa (三十九打法); Ershisi jiayi de zhengce (二十四加一的正侧); Xiao jiu tian (小九天, che sono 18 metodi Yin Yang); Shier cheng yi (十二成一, che sono 13 lavori sul cinabro); Guanqi jue (贯气诀, formule propiziatorie); Wen shi duan (文十段); Wu shi duan (武十段); Shier duan jin (十二段锦, dodici pezzi di broccato); inoltre l'arte della grande spada (changjian 长剑) e conoscenze di traumatologia.

Il Simingpai Wushu
Simingpai Wushu (四明派武术, Arte marziale della scuola Siming) è una scuola fondata dal maestro Wang Bo (汪波) sulle radici dell'insegnamento del bonzo Huiliang (慧良婵师 Huiliang Chanshi) del Simingshan (四明山), nella provincia di Zhejiang. Raccoglierebbe l'eredità delle arti marziali e degli esercizi per la salute del Simingshan (四明山), ma anche del Songxi Neijiaquan (松溪内家拳) attribuita al maestro Zhang Songxi (张松溪) e Fojiaquan. Inoltre sintetizza altre conoscenze di Wang Bo: Yangshi Taijiquan appreso dal maestro Tian Zhaolin (田兆麟); Chenshi Taijiquan appreso da Chen Fake (陈发科); Quanyou Laojia; Baguazhang appreso da Jiang Rongqiao (姜容樵); Wudangjian; ecc. Questa pratica cerca l'equilibrio tra Wu (tecnica marziale) e Wen (dimensione spirituale legata alla quiete ed alla longevità).
Questo è un elenco parziale che andrà approfondito nella biografia del maestro Wang Bo.