domenica 23 agosto 2015

Scherma tradizionale

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La scherma tradizionale, scherma antica o scherma storica è la ricostruzione dei sistemi sviluppatisi prima della codifica sportiva della scherma (ovvero dell'uso sistematizzato di una spada o altra arma), sulla base della documentazione storica rimasta, dei sistemi tradizionali ancora conservati e della verifica in simulazione di combattimento.
Non va confusa con la scherma teatrale e coreografica, che sono genericamente ispirate ai sistemi effettivamente esistiti, molto diverse dalla moderna scherma sportiva agonistica che ha perso il senso dell'uso dell'arma come se fosse vera ed affilata.

Etimologia

Il termine originario è Scrima, o Scrimia, poi Schermo. L'etimologia palesa la funzione prevalentemente difensiva di quest'arte il cui scopo è il colpire senza essere colpiti.

Storia

L'uso della spada, la prima arma inventata con il solo scopo di uccidere altri esseri umani, è molto antico. Le prime fonti che accennano a particolari tecniche risultano fin dal periodo ellenico, ma è nel tardo Medioevo che appaiono i primi trattati scritti da Maestri d'Arme veri e propri. In Italia, i più famosi Maestri che ci hanno lasciato testimonianza dei loro insegnamenti sono Fiore dei Liberi (Flos Duellatorum - Ferrara - 1410 circa) e Filippo Vadi (De arte gladiatoria dimicandi - Urbino - 1485 circa). In questo periodo, che per l'Italia è da considerarsi già rinascimento delle arti e delle scienze (e la scherma è considerata come una di esse), il combattimento è particolarmente legato all'utilizzo di spade a due mani, daghe, lance, azze, bastoni e lotta a mani nude. Dal '500, con il graduale affermarsi dell'arma da fuoco sui campi di battaglia la spada diventa più un'arma da difesa personale o da uso civile che non da guerra. In questo periodo la spada viene spesso accompagnata da una seconda lama più corta da impugnarsi con l'altra mano, spesso chiamata daga o pugnale da duello, oppure accompagnata da armi difensive quali piccoli scudi (brocchieri e targhe), scudi più grandi (rotelle e targoni) oppure semplici mantelli (cappe). La scherma diventa nel primo '500 espressione di arte e scienza senza precedenti. Con i suoi grandi Maestri (Achille Marozzo o Antonio Manciolino giusto per citarne alcuni), l'Italia diventa punto di riferimento europeo anche per quest'arte. L'origine aristocratica della scherma, in cui l'utilizzo di armi secondarie viene gradualmente limitato da motivi etici e di etichetta, porta a una progressiva codifica della disciplina. In essa diventano preponderanti sempre più i colpi di punta, decisamente più letali dei tradizionali colpi di taglio. È per l'appunto dopo il 1600 che la vecchia spada da lato (detta così poiché di uso civile da portare alla cintura) si trasforma nella spada da lato a striscia o semplicemente "striscia". L'evoluzione dell'arma porta ad un cambiamento delle tecniche: ormai si usa per lo più la spada sola o la spada ed il pugnale; ancora per tutto il 1600 l'Italia produce notevoli Maestri, quali Ridolfo Capoferro da Cagli(Gran Simulacro dell'arte e dell'uso della Scherma, 1610).
Nei secoli successivi, la scherma si allontana sempre più dai casi di combattimento reale, perdendo d'importanza la dottrina d'uso principale: la sopravvivenza in un combattimento in steccato, in Duello "alla macchia" o in caso di aggressione in strada. La scherma diventa gradualmente un passatempo da gentiluomini, che vedono nel circolo di scherma anche una sorta di club per ritrovarsi. Nell'800 questo cambiamento generalizzato della scherma porta alla scomparsa di Maestri che possano insegnare efficacemente quest'arte in condizioni di combattimento reale. Per tale motivo gli ambienti militari delle potenze dominanti del tempo, cominciano a ricercare fuori dai propri territori, persone in grado di insegnare il combattimento con la sciabola ai propri ufficiali. Ad ogni modo, anche nel '900 gli schermidori Italiani di spada erano rinomati proprio per la loro esperienza e pratica nell'uso della spada da duello, sebbene le tecniche originali di scherma antica, la quale sfrutta combinazione di colpi di taglio e colpi di punta, risultavano ormai non più praticate.
«Da quando i Goti introdussero il costume del duello, l'arte della difesa divenne uno studio necessario: venne codificata da determinate regole e vennero create accademie che istruissero i giovani alla pratica. I moderni hanno adottato lo spadino a discapito delle armi antiche, cosa che ha portato allo sviluppo di una nuova forma di difesa, distintasi con l'appellativo di Scherma, che figura a pieno titolo quale parte dell'educazione di una persona di rango, garantendole maggior forza di corpo, propriocettività, grazia, agilità, indirizzo, mettendolo parimenti nella condizione di portare a compimento con maggior facilità altre forme d'esercizio.»
(Tremamondo, Angelo (1763), L'Ecole des Armes, avec l'explication générale des principales attitudes et positions concernant l'escrime, prefazione.)

Scherma tradizionale come arte marziale moderna

Le tecniche di scherma antica, al giorno d'oggi, vengono riproposte grazie allo studio degli scritti che i Maestri del tempo ci hanno lasciato o, in taluni casi, recuperando quanto è rimasto in ambiti non collegati al mondo della Scherma Sportiva. Si possono così scoprire le peculiarità di un'arte marziale occidentale, che ha trovato in Italia un terreno particolarmente fertile per svilupparsi ed accrescersi al punto da poter essere considerata a pieno titolo l'Arte marziale Italiana. Un'Arte che si fonda sul principio del "toccare senza essere toccati" e su oltre sette secoli di storia codificati nelle decine di Trattati d'Arme fino ad oggi recuperati.
Numerose sono le associazioni sportive dilettantistiche che organizzano corsi dedicati a questa attività, sebbene in Italia non esista alcuna federazione nazionale di praticanti di scherma antica. La FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) sembra essere orientata principalmente alle arti marziali a mani libere, per cui non possiede al suo interno un settore dedicato alla scherma occidentale. Mentre la FIS (Federazione Italiana Scherma) sta ultimamente aprendo i propri orizzonti cercando di regolamentare l'aspetto più sportivo di questa pratica. In contrapposizione alle Federazioni Nazionali sportive altre organizzazioni di carattere promozionale riconosciute dal CONI (in particolare UISP e CSEN) hanno organizzato propri settori in cui la pratica della scherma antica è ben sviluppata.
Nel Dicembre del 2014 la FIS ha riconosciuto la striscia come arma ufficiale, che va quindi ad aggiungersi a quelle della scherma olimpica, ovvero spada, sciabola e fioretto, promulgando un regolamento che stabilisce le caratteristiche dell'arma e le regole di ingaggio nei tornei. I primi campionati nazionali di striscia si sono tenuti a Roma il 23 maggio 2015.

Terminologia e dettagli

Nel '900 era uso distinguere la scherma praticata al circolo sportivo e la scherma da duello, normalmente al primo sangue, rispettivamente con "scherma da pedana" e "scherma da terreno".
Oggigiorno, nel linguaggio comune sono oramai diventati pressoché equivalenti i seguenti termini, anche se ne esistono diverse interpretazioni:
scherma tradizionale
indicante le tecniche schermistiche tramandateci attraverso la tradizione orale o scritta;
scherma antica (in contrapposizione al termine "scherma moderna" sinonimo di scherma sportiva)
indicante la scherma non più praticata in tempi odierni; termine già ritrovabile nei primi anni del Novecento al tempo in riferimento alla scherma precedente il XIX secolo,
scherma storica
indicante le tecniche schermistiche relative ad un determinato periodo storico non contemporaneo (es. scherma storica rinascimentale, scherma storica trecentesca, ecc.).
Lo studio di queste discipline può essere orientato verso l'analisi e la ricostruzione da documentazione scritta oppure verso la sperimentazione diretta con repliche delle armi originali.
Mentre la pratica in combattimento libero, data la relativa pericolosità della stessa, può essere eseguita in sicurezza riconducendola ad una delle seguenti categorie:
contatto leggero (light contact o in controllo)
in genere eseguito con repliche in metallo prive delle caratteristiche lesive (taglio e punta), in cui la sicurezza è garantita dal controllo del colpo e si pratica al fine di migliorare la tecnica schermistica;
contatto pieno (full contact)
in genere eseguito con repliche in materiale non lesivo (acciaio leggero e flessibile, legno, rattan, bambù) ed opportune protezioni per il corpo, in cui lo scopo principale è simulare nella migliore maniera possibile le condizioni di uno scontro reale.
Negli ultimi anni si sta diffondendo una terza categoria, ispirata alle rivisitazioni hollywoodiane del medioevo europeo. Tale disciplina, spesso sovrapposta alla rievocazione storica, consiste in scontri fra contendenti in armatura completa dotati di repliche di spade rigide e fortemente smussate (minimo 3mm di superficie di impatto). Pur presentando a volte colpi applicati con notevole forza, per ragioni di sicurezza vengono banditi determinati colpi o atteggiamenti, presenti invece nel contatto pieno. La presenza di pesanti protezioni passive in metallo consente ai combattenti di non prestare particolare attenzione al controllo del colpo, cosa invece fondamentale nel contatto leggero.

Armi

Le armi che possono far parte della disciplina di scherma antica sono le seguenti:
  • Spada a una mano e mezza e Spada a due mani
  • Spada a una mano, usata da sola o accompagnata da
    • Daga o Pugnale
    • Scudo piccolo (Brocchiero, Targa)
    • Scudo grande (Targone, Rotella)
    • Cappa
    • Altra Spada a una mano
  • Striscia
  • Daga o Pugnale solo
  • Lancia e altre Armi inastate
  • Ascia, Azza, Mazza e altre armi da botta
  • Lotta e Lotta in Arme
  • Bastone
    • a una mano (bastoncello, da passeggio, provvidente, ecc.)
    • a due mani

Trattati di Scherma

Bartolommeo Bertolini: Trattato di sciabola - 1842
Giordano Rossi: Scherma di Spada e Sciabola - Manuale teorico-pratico - 1885
  • Anonimo, London Tower Fechtbuch (Manoscritto I-33) - c.a. 1295
  • Fiore dei Liberi, Flos Duellatorum in armis, sine armis, equester et pedester - 1409
  • Jaime Pons de Perpiñán, La verdadera esgrima y el arte de esgrimir - 1472
  • Pedro de la Torre, El manejo de las armas de combate - 1473
  • Filippo Vadi, De arte gladiatoria dimicandi - 1482-1487
  • Pietro Monte, Petri Montii Exercitiorum Atque Artis Militaris Collectanea in Tris Libros Distincta - 1509
  • Anonimo, Arte della spada di anonimo bolognese (Manoscritti M-345 e M-346) - c.a. 1515
  • Antonio Manciolino, Opera Nova per Imparare a Combattere, & Schermire d'ogni forte Armi - 1531
  • Francisco Román, Tratado de la esgrima con figuras - 1532
  • Achille Marozzo, Opera Nova Chiamata Duello, O Vero Fiore dell'Armi de Singulari Abattimenti Offensivi, & Diffensivi - 1536
  • Camillo Agrippa, Trattato di Scientia d'Arme con un Dialogo di Filosofia - 1553
  • Giacomo di Grassi, Ragion di Adoprar Sicuramente l'Arme si da Offesa, come da Difesa - 1570
  • Giovanni dall'Agocchie, Dell'Arte di Scrimia - 1572
  • Angelo Vizani dal Montone, Trattato dello Schermo - 1575
  • Jerónimo Sánchez de Carranza, De la philosofía de las armas y de su Destreza y la aggression y defensa cristiana - 1569
  • Vincentio Saviolo, "His practise: in two bookes" - 1595
  • Pacheco de Narváez, Libro de las grandezas de la espada, en que se declaran muchos secretos del que compuso Geronimo de Carrança - 1600
  • Marco Docciolini, Trattato in Materia di Scherma - 1601
  • Nicoletto Giganti, Scola overo Teatro - 1606
  • Antonio Quintino, Gioiello di Sapienza - 1614
  • Salvatore Fabris, De lo Schermo ovvero Scienza d'Armi- 1606
  • Ridolfo Capoferro, Gran Simulacro dell'Arte e dell'Uso della Scherma - 1610
  • Francesco Alfieri, La Scherma di Francesco Alfieri - 1640
  • Ceresa Terenziano, L'Esercizio della Spada Regolato con la Perfetta Idea della Scherma - 1641
  • Baptistae Ferrarii, Senensis Pugilatus - 1652
  • Baptistae Ferrarii, Pisano in Ponte Conflictus - 1652
  • Senesio Alessandro, Il Vero Maneggio di Spada - 1660
  • Mattei Francesco Antonio, Della Scherma Napolitana - 1669
  • Morsicato Pallavicini Giuseppe, La Scherma Illustrata - 1670
  • Marcelli Francesco Antonio, Regole della Scherma Insegnate - 1686
  • Della Monica Francesco, La Scherma Napoletana - 1680
  • Francesco Antonio Marcelli, Regole della Scherma Insegnate... - 1686
  • Bondi di Mazo, La Spada Maestra - 1694
  • Capodivacca Paolo, Massime ed Avvertimenti da Praticarsi nella Scherma - 1704
  • Angelo Tremamondo, L'Ecole des Armes... - Londra 1765
  • Anonimo, Elementi della Scherma - 1778
  • Bertelli Paolo, Trattato di Scherma - 1800
  • Giuseppe Rosaroll-Scorza e Pietro Grisetti, La Scienza della Scherma - 1803
  • Giuseppe Rosaroll Scorza, Pietro Grisetti, La scienza della scherma esposta dai due amici il barone Rosaroll Scorza commendatore dell'ordine reale delle Due Sicilie, maresciallo di campo ecc. e Pietro Grisetti capo di battaglione del I.mo reggimento dell'artiglieria, Napoli, 1814 - Riproduzione anastatica a cura delle Edizioni Orsini De Marzo - ISBN 978-88-7531-056-1
  • Giuseppe Morosini, Trattato Elementare di Scherma - 1808
  • Paolo De Scalzi, La Scicenza della Scherma - 1835
  • Gambogi Michele, Trattato sull Scherma - 1837
  • Bartolommeo Bertolini, Trattato di Sciabola - 1842
  • Florio Blasco, La Scienza della Scherma - 1844
  • Spinazzi, Il Bersagliere in Campagna e Istruzioni della Scherma - 1851
  • Giuseppe Cerri, Trattato Teorico Pratico della Scherma di Bastone - 1854
  • Anonimo, Istruzioni per la Scherma di sciabola, Baionetta e Bastone - 1858
  • Francesco Cajol, Guida per Maestro di Scherma a Bastone - 1865
  • Alberto Falciani, La Scherma della Sciabola e del Bastone a due Mani - 1870
  • Luigi Carmine, Trattato Teorico Pratico Illustrato di Box Libera - 1869
  • G. Perez, Il Sistema di Spada Radaelli... - 1878
  • Masaniello Parise, Trattato teorico-pratico della Scherma di Spada e Sciabola - 1884
  • Cap. (M°) Del Frate Settimo, Istruzione per la Scherma di Sciabola e di Spada... - 1885
  • Giordano Rossi, Scherma di Spada e Sciabola - Manuale teorico-pratico - 1885
  • Masiello Ferdinando, La Scherma di Spada e di Sciabola - 1887
  • Masaniello Parise, La Scherma da terreno - 1904
  • Masaniello Parise, Trattato teorico pratico della scherma di spada e sciabola, Roma 1884 - Riproduzione anastatica a cura delle Edizioni Orsini De Marzo - ISBN 978-88-7531-086-8
  • Aurelio Greco, La Spada e le sue Applicazioni - 1907
  • Giovanni Ceselli, Giuoco Ginnico Schermistico di Bastone - 2ª Ed. 1908
  • Giannino Martinelli, Trattato di Scherma col Bastone da Passeggio - 1908
  • Giannino Martinelli, Difesa Personale - Norme di pugilato e difesa personale - 1908
  • Dott. Alberto Cougnet, Pugilato e Lotta Libera - 1911
  • Agesilao Greco, La Spada e la sua Disciplina d'Arte - 1912
  • Vannucchi Poggio, I Fondamenti della Scherma Italiana - 1915, 1920
  • Stato Maggiore Regio Esercito, Lotta Corpo a Corpo - 1943
  • a cura di Paolo Cutolo Materie Generali per l'Esame di Maestro e Istruttore di Scherma, Ed. Accademia Nazionale di Scherma, Napoli, 2009.



sabato 22 agosto 2015

Kintarō

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Kintaro (金太郎 Kintarō) è un personaggio mitologico del folklore giapponese.
Si tratta di un bambino dotato di una forza disumana. Sulla sua nascita esistono varie leggende. Una di esse dice che era figlio della principessa Yaegiri, che a causa di un conflitto tra il marito e lo zio sarebbe fuggita nella foresta; lì avrebbe dato alla luce Kintarō e poi lo avrebbe abbandonato o sarebbe morta, per cui il bambino venne cresciuto da Yama-uba, una strega delle montagne del Monte Ashigara. Secondo una leggenda più fantasiosa, sarebbe stato figlio della stessa Yama-uba, che lo avrebbe concepito mediante un lampo di luce inviato dal drago rosso che viveva sul Monte Ashigara. Kintaro, dopo aver stretto amicizia con gli animali della montagna e aver catturato il terribile oni Shutendoji, divenne un fedele seguace di Minamoto no Yorimitsu sotto il nome di Sakata no Kintoki (坂田金時).
Kintaro è un personaggio molto popolare nel teatro Nō e nel teatro Kabuki, ed è usanza durante il Kodomo no hi (子供の日), la festa dei bambini giapponesi celebrata il 5 maggio, procurarsi una bambola di Kintaro nella speranza che i bambini crescano sani, bravi e forti come il personaggio mitologico.
La figura di Kintarō sembra essere basata su un uomo realmente esistito, Sakata Kintoki, che visse durante il periodo Heian e che probabilmente era originario di Minamiashigara. Si unì al gruppo degli Shitennō al servizio del samurai Minamoto no Yorimitsu e divenne famoso per le sue abilità di guerriero.


venerdì 21 agosto 2015

Yoroi dōshi

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Lo yoroi dōshi (鎧通し), "fora armature" o "fora maglia", era una spada giapponese (nihontō) usata dalla classe dei samurai come arma nel Giappone feudale.

Descrizione
Lo yoroi dōshi è un tantō molto spesso che apparve nel periodo Sengoku ( tardo Muromachi ) tra il XIV e il XV secolo. Lo yoroi dōshi è stato ideato per perforare le armature e per pugnalare mentre si combatte in spazi ristretti. L'arma aveva una dimensione che andava dai 20 ai 22cm, ma alcuni esempi potrebbero essere inferiori a 15cm, con " mihaba affusolata, iori mune, kasane spesso nella parte inferiore e sottile nella parte superiore e occasionalmente costruzione moroha zukuri". Il motogasane (spessore della lama) dell'hamachi (la tacca all'inizio del tagliente) può avere uno spessore di 1,25cm, che è caratteristico dello yoroi dōshi. Lo spessore maggiore sul dorso della lama distingue lo yoroi dōshi da una normale lama di tantō.
Gli yoroi dōshi erano indossati all'interno della cintura sul retro o sul lato destro con l'elsa rivolta verso la parte anteriore e il bordo verso l'alto. Poiché veniva portata sulla destra, la lama sarebbe stata sguainata con la mano sinistra, dando origine al nome alternativo di (馬手差 metezashi?) , o "lama a mano di cavallo (cioè a mano di redine, cioè a sinistra)".

giovedì 20 agosto 2015

Ukiyo-e

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L'ukiyo-e (浮世絵 "immagine del mondo fluttuante") è un genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno, fiorita nel periodo Edo, tra il XVII e il XX secolo.

Significato
Ukiyo, che significa "mondo fluttuante", si riferisce alla cultura giovane e impetuosa che fiorì nelle città di Edo (oggi Tokyo), Ōsaka e Kyōto che rappresentavano una realtà a parte. La parola è anche un'allusione scherzosa al termine omofono "mondo della sofferenza" (憂き世), il ciclo continuo di morte e rinascita al quale i Buddhisti cercavano di sottrarsi. Questa tecnica artistica divenne molto popolare a Edo durante la seconda metà del XVII secolo a partire dalle opere monocromatiche di Hishikawa Moronobu (circa 1670). All'inizio, si utilizzava soltanto inchiostro cinese, in seguito alcune stampe vennero colorate a mano con dei pennelli, ma nel XVIII secolo Suzuki Harunobu sviluppò la tecnica della stampa policromatica per produrre nishiki-e.

Raffigurazioni
Gli ukiyo-e non erano costosi perché erano prodotti in massa ed erano pensati principalmente per gli abitanti della città che non potevano permettersi dei veri dipinti. Alle origini, il soggetto principale degli ukiyo-e era la vita della città, in particolare le attività e le scene dei quartieri dei divertimenti: belle cortigiane, grossi lottatori di sumo e attori famosi erano ritratti mentre svolgevano il loro lavoro. In seguito divennero popolari anche i paesaggi, mentre non apparvero quasi mai soggetti politici e di altre classi sociali all'infuori di quelle più basse (composte appunto da cortigiane, lottatori di sumo e attori). Il sesso non era un vero e proprio tema a sé, anche se comparve spesso in queste stampe. Gli artisti e gli editori erano talvolta sottoposti a sanzioni per queste stampe sessualmente esplicite, dette shunga.

Storia
La storia dell'ukiyo-e comprende essenzialmente due periodi storici: il periodo Edo, che comprende gli ukiyo-e dalle origini fino al 1867 circa, quando iniziò l'era Meiji e durò fino al 1912. Il periodo Edo fu essenzialmente un periodo di calma e costituì l'ambiente ideale per lo sviluppo dell'arte in questa forma commerciale, mentre il periodo Meiji fu caratterizzato da nuove influenze dovute all'apertura del Giappone all'Occidente.
Le radici dell'ukiyo-e possono essere ritrovate nell'urbanizzazione che ebbe luogo nel tardo XVI secolo, che portò allo sviluppo di una classe di commercianti e artigiani che cominciarono a scrivere e a dipingere degli ehon (絵本, libri di immagini, cioè storie illustrate) o dei romanzi come Storia di Ise (Ise-monogatari, 1608) di Honami Koetsu. Gli ukiyo-e vennero spesso utilizzati come illustrazioni per questi libri, ma in seguito divennero indipendenti, stampati su un foglio singolo come cartoline, kakemono-e, o poster per il teatro kabuki. Erano ispirati inizialmente ad opere e racconti cinesi. Molte di queste storie narravano la vita e la cultura della città, oppure erano vere e proprie guide: erano ampiamente diffusi grazie alla loro natura commerciale. Hishikawa Moronobu, che già utilizzava la stampa policromatica, divenne molto influente in campo artistico dopo il 1670.
A metà del XVIII secolo, la tecnica della stampa si era evoluta tanto da permettere delle stampe tutte colorate, dette nishiki-e, e le ukiyo-e più famose erano state create in questo periodo: Utamaro, Hokusai, Hiroshige, Bunchō e Sharaku furono gli artisti più importanti di questo periodo. Con l'influenza dell'arte europea, venne introdotta le prospettiva ed altri concetti. Le opere di Katsushika Hokusai raffigurano principalmente paesaggi e natura. Le sue 36 vedute del monte Fuji (富嶽三十六景, Fugaku sanjurokkei) vennero pubblicate intorno al 1831. Anche Ando Hiroshige e Utagawa Kunisada pubblicarono molte opere a tema naturale.
Nel 1842, in seguito alle riforme Tenpo, le immagini di cortigiane, geisha e attori (come onnagata) vennero bandite. Questi soggetti, quando vennero permessi di nuovo, conobbero ancora della popolarità.
Durante l'Era Kaei (1848–1854), arrivarono in Giappone molti mercantili stranieri: il cambiamento culturale che ne seguì può essere riscontrato negli ukiyo-e di quel periodo.
In seguito alla Restaurazione Meiji del 1868, il Giappone si aprì alle importazioni dall'Occidente, tra cui la fotografia e le tecniche di stampa. I colori naturali vegetali usati negli ukiyo-e vennero sostituiti da tinture chimiche all'anilina importate dalla Germania. Anche se gli ukiyo-e vennero in gran parte rimpiazzati dalla fotografia e passarono di moda in Giappone durante il bunmei-kaika (文明開化, occidentalizzazione del giappone durante l'inizio del periodo Meiji), divennero fonte di ispirazione in Europa per l'Art nouveau per gli impressionisti, e altri artisti come Van Gogh, Degas e Klimt. Questa influenza è stata chiamata Giapponismo.
Nel XX secolo, durante i periodi Taishō e Showa l'ukiyo-e tornò di moda con i movimenti shin hanga e sōsaku hanga, che miravano a differenziarsi dalle forme tradizionali di arte commerciale. Ironicamente le shin hanga (letteralmente "nuove stampe") erano esportate in gran parte negli Stati Uniti. Ispirati dall'impressionismo europeo, gli artisti vi incorporarono elementi occidentali, come gli effetti della luce e l'espressione degli stati d'animo individuali, ma si focalizzarono su temi strettamente tradizionali. L'editore principale fu Watanabe Shozaburo, a cui viene attribuita la creazione del movimento. Artisti importanti furono Shinsui Ito e Kawase Hasui, entrambi nominati Tesoro nazionale vivente dal governo giapponese.
Il meno conosciuto movimento sōsaku-hanga (letteralmente "stampe creative") seguì un concetto occidentale di "arte" come prodotto della creatività dell'artista, creatività superiore alla manualità. Tradizionalmente, nel processo di produzione degli ukiyo-e, il progetto, l'incisione, la stampa ed l'edizione erano indipendenti tra di loro ed eseguiti da persone diverse e fortemente specializzate. Il sōsaku hanga asseriva che l'artista doveva essere coinvolto in tutti gli stadi della produzione. Il movimento, che venne formalmente stabilito con la formazione della Japanese Creatice Print Society nel 1918, ebbe un successo inferiore allo shin hanga, dato che i collezionisti occidentali preferivano l'aspetto più tradizionalmente giapponese di quest'ultimo.
Gli ukiyo-e vengono prodotti ancora oggi, influenzando alcuni campi artistici, come i manga e gli anime.

Tecnica
Gli ukiyo-e venivano prodotti con il seguente procedimento:
  • l'artista creava il disegno originale in inchiostro
  • un assistente (detto hikkō) creava quindi una traccia (hanshita) dell'originale
  • degli artigiani incollavano questo disegno a faccia in giù su un blocco di legno, incidendo le parti in cui la carta era bianca, perciò lasciando il disegno in evidenza sul blocco, ma distruggendo l'originale.
  • il blocco veniva inchiostrato e stampato, producendo copie quasi uguali del disegno originale.
  • queste stampe venivano a loro volta incollate a faccia in giù su blocchi di legno e le aree che dovevano essere di un particolare colore venivano lasciate in rilievo. Ognuno di questi blocchi stampava almeno un colore della stampa finale.
  • la serie di blocchi di legno veniva inchiostrata in diversi colori, che successivamente venivano impressi su carta. La stampa finale porta l'impressione di ognuno dei blocchi, alcuni stampati più di una volta per dare profondità al colore.
Artisti importanti
  • Yoshitoshi (1839-1892)
  • Hishikawa Moronobu (1618-1694)
  • Torii Kiyonobu I (1664-1729)
  • Suzuki Harunobu (1724-1770)
  • Torii Kiyonaga (1752-1817)
  • Utamaro (1753-1806)
  • Sharaku (attivo nel 1794-1795)
  • Hokusai (1760-1849)
  • Toyokuni (1769-1825)
  • Keisai Eisen (1790-1848)
  • Kunisada (1786-1865)
  • Hiroshige (1797-1858)
  • Kuniyoshi (1797-1861)
  • Kunichika (1835-1900)
  • Chikanobu (1838-1912)
  • Ogata Gekko (1859-1920)
  • Nishikawa Sukenobu (1671-1751)


mercoledì 19 agosto 2015

Ubasute

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Ubasute o obasute (姥捨て letteralmente "abbandonare una donna anziana") era l'usanza dell'antico Giappone di lasciare a morire, di sua spontanea volontà, un membro anziano o infermo della famiglia o della comunità in qualche località remota. Essa veniva praticata in eccezionali casi di carestia e siccità per non pesare sui membri attivi e giovani del nucleo familiare. Secondo la Kodansha Illustrated Encyclopedia of Japan, l'ubasute «è tema di leggende, ma [...] non sembra mai essere stata una consuetudine comune».
L'origine di tale pratica sarebbe cinese ed ha ispirato alcune rappresentazioni del teatro Nō, tra cui Obasute di Zeami, ed è citato nella raccolta Konjaku Monogatarishū.
Della pratica dell'ubasute si trova riferimento nel romanzo Narayama bushi-kō di Fukazawa Shichirō che ispirò alcuni film, come i giapponesi La leggenda di Narayama del 1958 e il suo remake del 1983 La ballata di Narayama e il sudcoreano Goryeojang, oltre all'anime Ubasute yama di Sanae Yamamoto.
Il Kamuriki-yama (冠着山), montagna della prefettura di Nagano è identificata anche come Ubasute-yama (姨捨山? letteralmente "montagna dove si abbandonano donne anziane") ma la correttezza dell'attribuzione non è certa.