I bonsai sono alberi in
miniatura, che vengono mantenuti intenzionalmente nani, anche per
molti anni, tramite potatura e riduzione delle radici. Con questa
particolare tecnica di coltivazione si indirizza la pianta, durante
il processo di crescita, ad assumere le forme e dimensioni volute,
anche con l'utilizzo di fili metallici guida, pur rispettandone
completamente l'equilibrio vegetativo e funzionale.
Storia
"Bonsai" è la lettura
giapponese dei due kanji 盆栽:
il primo (bon) significa "bacinella", "ciotola",
mentre il secondo (sai) significa "piantare".
L'arte giapponese dei bonsai si è
originata da quella cinese del penzai (o penjing). A partire dal
secolo VI, l'organico dell'ambasciata e gli studenti buddisti
giapponesi ritornarono dalla Cina con dei vasi. Almeno 17 missioni
diplomatiche sono state mandate dal Giappone alla corte Tang dal 603
all'839.
La tecnica bonsai, nata in Cina e
modificata in Giappone applicando alle piante coltivate i canoni
della propria estetica influenzata dallo Zen, è legata a quello che
gli Orientali chiamano seishi: l'arte di dare una forma, di
coltivare, il praticare le tecniche più svariate sempre nel rispetto
della pianta. I bonsai sono dunque natura viva, piccoli alberi che
malgrado le dimensioni contenute esprimono tutta l'energia che è
racchiusa in una pianta grande.
Arte Bonsai
Si parla di arte bonsai, in
quanto fare bonsai è un'arte che comporta svariate conoscenze, sia
nel campo generale della botanica, che in quello più particolare
delle tecniche bonsaistiche. Tutte queste conoscenze vengono
applicate per coltivare una pianta che rispetti determinati canoni
estetici. Questi alberi in vaso possono essere paragonati a normali
piante che sono state "semplicemente" coltivate in maniera
migliore ovvero con cure e attenzioni delle quali generalmente altre
piante non necessitano. Per rendere la pianta nel suo complesso più
forte e adatta a sopravvivere in spazi ristretti, si procede alla
potatura delle radici fittonanti (quelle che penetrano in profondità
nel terreno), al rinvaso periodico e ad adeguate potature dei rami.
I bonsai, sia come senso estetico
naturale sia come la filosofia orientale suggerisce, devono seguire
degli stili ben precisi accomunati dalla conicità del tronco, dalla
dimensione ridotta delle foglie e soprattutto dalla naturalezza della
pianta stessa, che nel suo insieme (vaso compreso) ha lo scopo di
riprodurre la natura in piccole dimensioni.
È importante che un bonsai evochi in
chi lo guarda una sensazione di forza, maturità e, soprattutto, di
profonda pace e serenità. Un altro aspetto interessante è che si
tratta di un'opera d'arte mai finita: la pianta continua a crescere e
modificarsi, bisogna quindi accudirla sempre.
È sbagliato pensare che i bonsai
soffrano nei vasi: è solo un'impressione che si ha, a causa delle
forme spesso contorte o delle parti di legno secco create
appositamente per dare un effetto di vetustà alla pianta. Se un
bonsai soffrisse non arriverebbe a fiorire o addirittura a
fruttificare.
Gli orientali definiscono il bonsai
come l'unione della natura con l'arte, così come il teatro Nō e la
danza classica sono per i giapponesi la sintesi di musica e storia. A
differenza dell'Ikebana, l'arte di comporre i fiori, il bonsai non si
può insegnare con formule esatte o regole matematiche, ma con i
comuni principi di botanica, senso estetico e una buona dose di
pazienza.
Per esigenze didattiche i maestri
giapponesi hanno stabilito regole e principi di bellezza che hanno
permesso ai neofiti di seguire un percorso preciso e facilitato per
creare un bonsai.
Come in ogni arte esistono veri e propri capolavori, anche
plurisecolari e dal valore inestimabile; a differenza di altre
attività artistiche, nell'arte Bonsai il soggetto è in continua (e
lenta) evoluzione. Oltretutto nel caso di Bonsai famosi, sulla stessa
pianta, nel corso del tempo, intervengono diversi maestri e
collezionisti, rendendo l'opera indipendente dall'artista che l'ha
creata (o raccolta).
Caratteristiche
di un bonsai
Per valutare un bonsai si devono prendere in considerazione i
cinque punti fondamentali attraverso i quali si esprime tutta la sua
bellezza e la sua armonia.
Apparato radicale
Le radici devono disporsi possibilmente
a raggiera, deve essere visibile la parte di radici che penetra nel
terreno, in modo da dare il più possibile la sensazione di forza e
stabilità della pianta.
Tronco
Il tronco deve avere, a seconda degli
stili, andamento eretto o sinuoso. La base (piede) deve essere di
buon diametro per poi assottigliarsi gradualmente nella zona apicale.
Molto importante è la presenza di una corteccia "vecchia"
che conferisce al bonsai un aspetto vetusto. In genere il tronco, in
un bonsai apprezzabile, resta visibile per circa due terzi della sua
lunghezza totale.
Fondamentale, in alcune piante come le
conifere, è la presenza di shari, sabamiki e jin,
cioè ferite della corteccia e dei rami che mettono a nudo il legno,
dando alla pianta un aspetto ancora più vissuto.
Rami
Per la formazione della chioma la
miglior disposizione da dare ai rami è quella in cui i più grossi,
ramificazione primaria, si espandono verso i lati e il retro per dare
profondità e tridimensionalità e i più piccoli, ramificazione
secondaria e terziaria verso la parte frontale, posteriore e
superiore per creare i "palchi".
Fatti salvi casi particolari non sono
ammessi rami che partono frontalmente verso l'osservatore. La forma
della chioma e dei singoli palchi deve essere riconducibile a un
triangolo.
Foglie
Le foglie vengono mantenute piccole
somministrando correttamente l'acqua e i fertilizzanti e praticando
al momento giusto, solo su piante sane e vigorose, sia la pinzatura
degli apici che la defogliazione, che consiste nell'eliminazione
parziale o totale delle foglie, in modo da permettere alla pianta di
emetterne di nuove più piccole.
Apice
L'apice, ovvero la porzione terminale
del bonsai, deve mostrare vitalità, in quanto simbolo di vita.
I
bonsai che presentano l'apice spezzato o inesistente, non hanno
pregio. Diversamente, se nella zona apicale sono presenti jin
(legna secca) segni di lunga vita, il bonsai è apprezzato in quanto
è ritenuto un triste tocco di natura austera.
Creazione di
un bonsai
I bonsai si possono ottenere con i
seguenti metodi:
Da seme
È il metodo forse più naturale. La
semina può avvenire in primavera o in tarda estate-autunno, a
seconda delle specie. Per alcuni semi è necessaria la
stratificazione: si devono tenere in inverno in mezzo a della sabbia
al freddo, poi si piantano a primavera. È utile durante la
stratificazione spruzzare del fungicida per evitare che i semi
marciscano durante questo periodo. La stratificazione si può fare
naturalmente (lasciando i semi all'aperto) o artificialmente in
frigorifero. Il terreno ideale per la germinazione è composto da un
50% di sabbia e da un 50% di terra o torba. I semi vanno piantati in
un vaso o una bacinella forati sul fondo per favorire il drenaggio.
Il vaso va coperto con del vetro o plexiglas trasparente fino alla
germogliazione. Questa tecnica "raffinata" dovrebbe
conseguire ottimi risultati. In alternativa si può evitare di
coprire il vaso e lasciare fare tutto alla natura. Partire da seme è
un metodo che richiede molta pazienza: ci vogliono dai 5 ai 7 anni
prima di poter avere un bonsai discreto; l'altra faccia della
medaglia è che consente di avere piante molto belle, perché si
possono impostare fin da giovani seguendo il gusto del bonsaista.
Da talea
È un metodo più veloce rispetto alla
semina. Le talee possono essere semi-legnose o legnose.
Nel primo caso, il periodo migliore per
la radicazione è a metà estate (giugno-luglio) perché le talee,
per radicare necessitano di calore al piede e costante umidità sulle
foglie. Si prende un ramo giovane (da un altro bonsai) tagliandolo
nettamente, con un coltellino ben affilato, all'altezza di un
internodo fogliare, o lasciando un talloncino di corteccia del ramo
da cui viene prelevata la talea. Lo si priva di tutte le foglie
tranne le due più in cima, poi si taglia la base del ramo a 45 gradi
o si lascia il talloncino di corteccia, lo si immerge in una
soluzione di ormoni radicanti e lo si pianta nel terreno leggermente
inclinato. Il terreno deve essere ben drenante e soffice per
agevolare lo sviluppo delle radici: un misto di terriccio e sabbia.
La talea va posta al riparo dai raggi diretti del sole e dal vento.
Per agevolare la radicazione si coprono i vasetti contenenti le talee
con carta trasparente o sacchetti di plastica sorretti da sostegni
metallici; questo per mantenere l'umidità nell'ambiente di
radicazione. Si innaffia per aspersione quando il terreno è quasi
asciutto. Se tutto va bene nel giro di qualche settimana dovrebbero
spuntare delle nuove foglie: a questo punto è bene far prendere un
po' di sole alla talea, ma non troppo. Se il vaso è troppo piccolo è
utile trapiantare in un vaso più grande nel giro di un paio di mesi,
altrimenti lasciate la piantina nello stesso vaso fino alla primavera
successiva.
Per le talee legnose si procede in
autunno con i rami ormai già ingrossati e lignificati: il
procedimento è identico al precedente: bisognerà solo far
attenzione a proteggere le radici dal gelo invernale. Il metodo della
talea è più veloce rispetto a quello da seme, ma non ha sempre
un'alta percentuale di successo; inoltre non tutte le specie si
propagano bene per talea, ad esempio la maggior parte di conifere e
resinose, ad esclusione dei ginepri che ben si prestano per il tipo
di riproduzione.
Da margotta
La margotta è un metodo molto rapido
per ottenere un bonsai quasi fatto, ma richiede una certa tecnica.
Bisogna innanzitutto scegliere un ramo che abbia già una forma
interessante, bonsaisticamente parlando, al quale applicare la
tecnica che permette di far crescere le radici al ramo. Una volta che
saranno apparse le radici, si taglierà il ramo dalla pianta e si
rinvaserà, ottenendo così un nuovo alberello. La margotta può
essere effettuata in vari modi. Il primo consiste nell'incidere il
ramo fino al cambio con un filo di rame o di ferro e spalmarvi sopra
degli ormoni radicanti. Questa incisione va poi coperta con una
"caramella" composta da sfagno bagnato avvolto in un telo
di plastica. È bene stringere saldamente le estremità della
caramella per non far passare aria. Fatto questo non rimarrà che
aspettare, mantenendo umido lo sfagno con iniezioni d'acqua, che
spuntino le radici. Il tempo di radicazione varia da specie a specie,
ma di solito si aggira sui 2 o 3 mesi. A questo punto si separerà il
ramo dalla pianta tagliando sotto le radici e si metterà il ramo in
un vaso, sempre con terreno soffice e drenante. Se si ritiene che il
ramo abbia troppe foglie è bene tagliarne un po' per non affaticare
le giovani radici. È bene tenere la nuova pianta al riparo dal sole
e dal vento per almeno un mese.
Un altro metodo consiste nello
scortecciare completamente una parte di ramo alta circa una volta e
mezzo il diametro del ramo, spargere con ormoni e coprire con la
caramella di sfagno e aspettare. Un ulteriore metodo, denominato
propaggine non richiede la caramella, dato che il ramo viene posto
nel terreno dopo essere stato scortecciato, spalmato di ormoni e
ricoperto con la terra. Una volta che ha radicato, lo si separa dalla
pianta madre.
La tecnica della margotta si applica ad
aprile-maggio, preferibilmente maggio, quando la pianta è nel pieno
della spinta vegetativa. Questa tecnica è molto usata perché
permette di ottenere buoni risultati e se il ramo non emette radici,
cicatrizza e non viene perso, ma si può riprovare l'anno successivo.
La margotta è utilizzata, inoltre, non solo per ottenere nuove
piante, ma anche per eliminare inestetismi dai bonsai: si può
applicarla al tronco per abbassare una pianta troppo alta o per
migliorare la forma delle radici (nebari).
Non tutte le specie possono essere
margottate: il pino per esempio richiede fino a 2 anni per emettere
radici, la margotta risulta così praticamente impossibile.
Da piante da
vivaio
I vivai permettono di reperire del
materiale a prezzi accessibili, anche se non è sempre possibile
trovare materiale adatto, perché le piante da vivaio molto spesso
non hanno le caratteristiche dei bonsai: sono troppo alte, con
tronchi sottili o rami troppo disordinati. È necessario soprattutto
guardare l'apparato radicale, il tronco e l'impianto generale dei
rami.
Da raccolta
in natura
La raccolta in natura è molto
problematica: innanzitutto è vietata in Italia sui terreni
demaniali, mentre è permessa sui terreni privati, previo consenso
del proprietario. Un altro grosso problema è costituito dalla scarsa
probabilità di attecchimento delle piante una volta estratte dal
terreno. La raccolta si effettua in autunno o primavera, togliendo
una zolla di terra contenente le radici la cui grandezza sarà pari
alla proiezione della chioma sul terreno, si toglie successivamente
il fittone e si rinvasa nel terreno più adatto alla specie,
preferibilmente lo stesso substrato del luogo in cui è stata trovata
la pianta. Lo Yamadori raccolto in natura non va lavorato a
bonsai per almeno due anni, proprio per dare tempo alla pianta di
attecchire nel nuovo vaso. In Giappone ci sono dei veri e propri
"cercatori" di piante che, in accordo con i coltivatori,
raccolgono piante in natura adatte ad essere successivamente
lavorate.
Da pre-bonsai
Il pre-bonsai è un concetto tutto
occidentale e con esso si intende una pianta coltivata in vivaio, ma
pensata fin dall'inizio per diventare bonsai: si cura l'ingrossamento
del tronco e il formare le radici a raggiera. Un pre-bonsai può
essere lavorato praticamente quasi subito, sempre che non abbia
subito un rinvaso. Il rovescio della medaglia è costituito dal
costo, naturalmente più alto rispetto alle piante da vivaio.
In realtà in Giappone non esiste il
prebonsai ma si usa il termine materiale, che può essere ad un dato
stato di maturazione.
Gli stili
Nella coltivazione bonsaistica i
giapponesi hanno dato grande importanza alle regole che riguardano le
varie forme che la pianta deve assumere; per questo motivo sono stati
creati gli stili che mirano al raggiungimento della perfezione
estetica. Gli stili nascono dall'osservazione e dall'imitazione della
natura e dei capolavori creati da grandi maestri.
Ogni pianta ha una sua personalità e
delle caratteristiche proprie che il bonsaista deve cercare di
accentuare il più possibile senza però far perdere la naturalezza
propria dell'essere vivente. È importante che l'intervento dell'uomo
si noti il meno possibile e lasci immaginare all'osservatore solo
l'azione del tempo e delle stagioni.
Qui di seguito una descrizione sommaria
dei vari stili. Si noti che se ciascuno degli stili ha delle
caratteristiche di base fisse, le regole d'impostazione più precise
possono variare.
Eretto formale (Chokkan)
È tipico nelle piante che in natura
crescono verso l'alto come le conifere le quali riescono a mantenere
vigoria nonostante le condizioni avverse. È uno stile molto
vincolante che obbliga a regole fisse, definendo perfettamente la
disposizione dei rami e del tronco. Quest'ultimo sarà rigido e
diritto, con il ramo principale, a destra o a sinistra, a circa 1/3
dell'altezza totale, il secondo ramo a 1/3 della distanza tra il
primo ramo e l'apice in direzione opposta al primo, il terzo ramo
rivolto posteriormente a una distanza pari a 1/3 della distanza fra
il secondo ramo e l'apice e così via, con minor attenzione per ciò
che riguarda gli ultimi rametti.
Eretto casuale (Moyogi)
In questo caso il bonsai è formato da
un tronco più o meno sinuoso. Comune per la maggior parte delle
piante, è probabilmente il più semplice da realizzare.
Inclinato (Shakan)
Stile Bonsai caratterizzato da: tronco
e vegetazione molto inclinati verso destra o sinistra, radici robuste
ed evidenti sulle superficie del terriccio e disposte nella direzione
di inclinazione della pianta
Tronchi gemelli/Madre e figlio (Sokan)
Stile così chiamato perché composto
da due soggetti con le stesse sinuosità e andamento di crescita, uno
più grande e uno più piccolo che danno l'idea di una madre che
tiene vicino a sé il figlio. La base dei due tronchi è molto
ravvicinata e certe volte può essere la stessa. Per una buona
riuscita, il punto di separazione dei due tronchi deve essere il più
in basso possibile, così da suggerire l'immagine di due alberi
completamente autonomi, ma cresciuti vicini per un capriccio del
caso.
Scopa rovesciata (Hokidachi)
È la classica forma di una latifoglia,
molto simile ad una scopa rovesciata, con i rami si dipartono
pressappoco dallo stesso punto e sono più o meno della stessa
lunghezza. Il tronco deve essere visibilmente conico e senza alcuna
curva.
Spostato dal vento (Fukinagashi)
Questo stile ricorda gli alberi che
crescono in presenza di vento forte, il quale li porta ad avere rami
allungati da una sola parte e un tronco spesso ricco di legna secca o
numerose curve.
Cascata / semi-cascata (Kengai / Han-Kengai)
Questo stile simula una pianta che vive
aggrappata ad un dirupo dove, piegata dalle intemperie, tende a
crescere verso il basso, il tronco si piega subito dopo il nebari
(termine che indica le radici in vista e la base del tronco) e spesso
l'apice giunge più in basso della base del vaso. Se l'apice si ferma
al di sopra del bordo inferiore del vaso si parla di semi-cascata o
prostrato. Quest'ultimo si ispira di più agli alberi inclinati sulle
sponde dei fiumi o dei laghi.
Radici su roccia e radici nella roccia (Ishitsuki)
Nello stile a radici sulla roccia, un
frammento di roccia sporge dal terriccio del vaso. L'albero cresce
abbarbicato sulla roccia. Le radici sono visibili sulla pietra fino
al punto in cui penetrano nel terriccio. Il meno frequente è lo
stile con radici nella roccia: presenta una o più piante che
crescono con le radici completamente inserite negli anfratti della
roccia riempiti di terriccio. Le radici in questo caso non si
avvinghiano all'esterno della roccia e non scendono fino nel vaso.
Letterati (Bunjin)
Lo stile dei letterati è quello
ritenuto più elegante e artistico fra tutti e simula un albero nato
in un luogo scomodo come ad esempio coperto da altri alberi oppure in
una zona spesso colpita da fulmini o da eventi atmosferici. La chioma
si sviluppa solo nella parte più alta ed è spesso molto ridotta
come anche la dimensione del tronco. L'albero ha infatti speso la
maggior parte delle sue energie per crescere in altezza alla ricerca
della luce in concorrenza con gli alberi vicini.
A boschetto (Yose-Ue)
Si tratta di uno stile molto suggestivo
che comprende più piante messe in un vaso basso e largo oppure su
lastra. È molto importante la posizione di ogni singola pianta che
devono dare una sensazione di profondità sviluppo del boschetto in
più anni e soprattutto naturalezza.
A Zattera (Ikaa)
Stile simile al Boschetto con la variante che tutti i fusti sono
uniti da una stessa radice. Rappresenta un tronco caduto sul fianco
che ha dato vita a una nuova vegetazione. Anche in questo caso
valgono le regole viste precedentemente in fatto di proporzioni degli
alberi e aspetto scenografico. Questa foresta si può realizzare con
un albero coricato, dove il tronco fungerà da radice principale che
collega tra loro i vari fusti (gli ex rami).
Principali tecniche d'impostazione e di mantenimento
Il bonsaista impiega svariate tecniche
per dar forma a una comune pianta secondo uno degli stili sopra
citati per trasformarla in un bonsai. Questo lavoro si articola su un
lasso di tempo che dipende dal ritmo di crescita naturale
dell'essenza e possono passare parecchi anni affinché la pianta
raggiunga la forma che il bonsaista ha voluto darle. Quando la pianta
è finalmente diventata un bonsai, il lavoro del bonsaista non è
finito, perché una cura continua è necessaria al mantenimento della
forma ottenuta. Inoltre, il bonsaista può decidere di reimpostare un
bonsai, ossia di modificarne più o meno drasticamente la forma o lo
stile. Qui di seguito alcune delle principali tecniche impiegate dal
bonsaista.
Potatura
È la tecnica più importante dell'arte
bonsai e ne esistono vari tipi. Quando il bonsaista inizia a
impostare una pianta, è sempre indispensabile procedere a una
potatura di formazione. Si tratta di un intervento piuttosto drastico
nel quale il bonsaista decide quali rami asportare completamente e
quali rami accorciare al fine di raggiungere l'armonia necessaria
all'ottenimento di un bonsai secondo le regole dello stile prescelto.
Lo si esegue prevalentemente a inizio primavera o comunque in momenti
in cui la pianta può reagire col necessario vigore.
Questa potatura dei rami principali può
essere ripetuta se il bonsaista sceglie di impostare il suo Bonsai
secondo un metodo di "taglia e lascia crescere": dopo una
drastica potatura, si permette durante uno o più anni alla pianta di
far crescere liberamente i suoi rami o di farne spuntare di nuovi a
partire da gemme dormienti, poi si procede a una nuova potatura e
così via, finché il bonsai prende la forma desiderata. Questo
metodo è importantissimo per dare conicità (una caratteristica
estetica essenziale) ai rami e al tronco della pianta.
Esistono, strumenti specifici per il
bonsai, quali pinze a taglio concavo e forbici a manico grosso, per
ottenere una potatura che non lasci antiestetici segni nel luogo del
taglio.
Esiste, poi una potatura più leggera,
attraverso la quale i rami di un bonsai formato vengono regolarmente
accorciati affinché la forma armonica della pianta non sia
modificata. Questo intervento è necessario anche più volte l'anno
per essenze a ritmo vegetativo rapido (soprattutto certe latifoglie),
mentre si limita a qualche ritocco a intervalli pluriennali per
piante a crescita lenta (soprattutto le conifere e piante vecchie).
La defogliazione è una potatura delle
foglie che si esegue durante la bella stagione per ragioni estetiche,
affinché la pianta produca, dopo alcuni giorni, foglie nuove più
piccole e quindi meglio proporzionate al bonsai. Si tratta di
produrre una sorta di nuova primavera, un processo dispendioso in
energia, ed è quindi un intervento possibile soltanto se la pianta
si trova in ottime condizioni di salute. Lo si esegue di solito
soltanto se è veramente necessario che il Bonsai abbia foglie più
proporzionate alla sua taglia, per esempio quando si desidera esporlo
a una mostra. Solo certe latifoglie sono adatte alla defogliazione.
Il filo
Per dare un aspetto di albero maturo
con dei rami orizzontali o addirittura leggermente volti verso il
basso a piante giovani e vigorose, che tendono invece a produrre rami
che crescono verso l'alto, è spesso necessario correggere la
direzione dei rami grazie alla tecnica del filo. Anche le curve del
tronco e dei rami devono spesso essere indotte dal bonsaista per
ottenere un bonsai di forma accettabile.
La tecnica prevede che si avvolgano
tronco e rami in spire di filo di metallo (in genere di alluminio o,
per rami grossi, anche di rame) e di piegarli, modificandone
l'andamento. Può essere utile utilizzare della rafia, avvolgendola a
spirale attorno al ramo da trattare col filo, allo scopo di non
intaccare il delicato strato esterno del ramo stesso, sede dei
condotti linfatici. Dopo un certo tempo, che dipende dall'essenza, il
filo metallico è rimosso e il ramo o il tronco si sono fissati nella
posizione voluta. Più il ramo è grosso, maggiore sarà il diametro
necessario per il filo. Non tutte le essenze sopportano il filo e in
ogni caso un'applicazione errata può produrre la perdita della
pianta.
Altre tecniche
Altri metodi, quali pesi e tiranti, permettono di modificare la
forma del tronco o di un ramo. Esistono poi tecniche particolari per
creare effetti di vetustà nelle piante, trattando tronco, rami e
radici. Trattando opportunamente tronchi o rami morti col tempo,
sbiancadoli e scortecciandoli, si ottiene un effetto di "pianta
colpita dal fulmine", chiamato
jin.