lunedì 25 luglio 2011

Porky's alla cinese: la vita all'università degli studenti cinesi

Scritto da CinaOggi 


Vi presentiamo una collezione di foto che testimoniano le giornate degli studenti cinesi nei campus universitari.
Questa generazione di studenti che ha deciso di condividere le proprie esperienze online ha trascorso gli ultimi dieci anni, non solo tra i libri, ma anche scherzando con i compagni di dormitorio e cercando strategie per superare gli esami. I giovani cinesi, come i loro coetanei occidentali, dimostrano di apprezzare lo spirito goliardico.














































sabato 16 luglio 2011

Vita notturna


Tokyo è una città che ama la notte: tra teatri, discoteche di tendenza, lounge bar e karaoke, c'è solo l'imbarazzo della scelta!
Probabilmente hai sempre letto di Roppongi come il luogo della vita notturna a Tokyo.
E' vero per quanto riguarda i turisti, ma il luogo della vera “trasgressione notturna” è il quartiere Kabuki-cho. Un luogo dell’area di Shinjuku con un’altissima densità di popolazione.
A Kabuki-cho anche le ragazze possono soddisfare i propri desideri più nascosti.
Molto famosi infatti sono gli host club per donne dove ragazzi vestiti in modo molto stravagante offrono compagnia davanti ad un costosissimo drink.

venerdì 15 luglio 2011

Effetti collaterali di una bevuta




Scene come questa sono molto frequenti durante i fine settimana. E per quanto le istituzioni si muniscano di divieti, per far si che la gente si comporti a modo, queste situazioni sono ormai "consolidate" e quindi dure a morire.
Specialmente con le cene aziendali, l'aumento di uomini ubriachi in giro per la citta' e' esponenziale. Si addormentano nei treni mancando inesorabilmente la loro fermata, se sono in taxi, i tassisti sono costretti a farli scendere a forza dalla macchina, e spesso si riaddormentano esattamente dove sono stati lasciati.
Pero' hanno dei metodi per l'indomani: che vanno dalla piu' semplice aspirina alla cannella, dall'albicocca al cocomero e tutte queste soluzioni mi dicono che sono tutte valide, almeno a senire loro!

giovedì 14 luglio 2011

STORIA DELLA LACCA CINESE



La tecnica e l'arte della lacca sono state inventate e create dai cinesi. Insieme alla seta e alla porcellana costituiscono uno dei maggiori apporti della Cina all'arte universale. Da venticinque secoli le lacche, in Cina, sono state considerate oggetti artistici e di lusso. Erano realizzate dopo una lunga serie di operazioni lente, minuziose e complicate, che facevano intervenire, uno dopo l'altro, una decina d'artigiani e d'artisti. Morbidi, gradevoli, vellutati, con una lucentezza al tempo stesso calda e brillante, sorprendentemente leggeri, e tuttavia estremamente resistenti, poco rumorosi quando vengono urtati, gli oggetti di lacca hanno un fascino irresistibile, e non bisogna scordare altre proprietà incomparabili: sono resistenti all'acqua, anche se bollente, all'umidità, agli acidi e al calore, mentre la loro anima interiore nella maggior parte dei casi è di legno, di stoffa o di cartapesta.
Oltre alla "lucentezza e alla freschezza" che le caratterizzano, padre Le Comte notava già con ammirazione, in una lettera del 1685, che i recipienti di lacca non conservavano alcuna traccia d'odore e non restavano macchiati di grasso neppure dopo essere stati semplicemente lavati con acqua. A dire il vero la lacca fu la prima materia plastica di cui sia stato fatto uso.
La lacca: materiali e tecniche.
Il termine lacca può designare una vernice, gli oggetti fabbricati con essa, il materiale di base, una resina - si tratta di una vernice derivata dalla resina succosa, di una terebintiacea, il Rhus vernicifera: è il qishu dei Cinesi, un albero che vive una ventina d'anni e in estate viene inciso come un pino delle Lande. Oggi l'albero è passato anche in Corea, e in Giappone. Non si deve confondere questa resina delicata da maneggiare con la gommalacca dell'India, di Ceylon e della Birmania, prodotta da un insetto arboricolo. Una volta raccolta, la resina fermentata viene depurata tramite filtraggi attraverso stoffe di canapa, e sottoposta a una lenta ebollizione; poi viene tinta di nero tramite l'aggiunta di nerofumo o di solfato di ferro, o di rosso, con del cinabro (o solfuro naturale di mercurio) o con minerali pregiati come il corallo o il rubino.
Si possono anche ottenere lacche bruno-rossastre o dorate, di varie sfumature. Questa vernice protettiva viene quindi passata su ogni genere di oggetti, recipienti (vasellame per la tavola o a fini funerari), vasi rituali, piatti, schermi da tavolo, cesti, scatole da regalo, cappelli (su seta), scarpe, bare, mobili (stipi, armadi, sgabelli portaoggetti, paraventi, guanciali...), strumenti musicali (liuto, siringa ecc...), oggetti da toilette (pettini, scatole per cosmetici, per unguenti...), armi (impugnature e foderi di spada, archi, scudi...).
In tutti i tempi, anche i pilastri e le colonne dei palazzi e dei templi, nonché le grandi statue buddhistiche furono laccati. Come si può vedere, moltissimi oggetti della vita quotidiana erano rivestiti con questa vernice protettiva, bella e adatta a ricevere ogni genere di decorazione (poteva essere dipinta, scolpita, incisa, incrostata, incavata e poi dipinta).
Materiali di ogni genere servivano da supporto a questi oggetti da laccare: il più usato era un legno di pino che veniva oliato, e su cui talvolta veniva applicata una tela di canapa o di ramia (fibra tessile ricavata da una specie di ortica). Ma si laccavano anche bronzi, porcellane e terraglie, cuoio, cartapesta, oggetti di scorza di bambù, e carcasse di tela indurita, di canapa o di ramia. Su di una forma d'argilla o di gesso veniva applicata della tela che era laccata e lasciata asciugare. Queste applicazioni di tela e lacca venivano ripetute a più riprese, fino a ottenere uno spessore adeguato. Questi supporti di tela erano altrettanto durevoli e più leggeri di quella di legno.
Una volta pronta questa forma, come procedevano i sette o otto lavoranti che se la passavano uno dopo l'altro?
Il primo preparava l'apprettatura, poi stendeva questo rivestimento, una vernice mista a ceneri di ossa carbonizzate; una volta che quest'apprettatura si era asciugata, i laccatori passavano uno strato dopo l'altro di lacca, che si lasciava asciugare lentamente (operazione estremamente lunga e delicata, che richiedeva circa una settimana per ogni laccatura), in un ambiente umido e oscuro, al riparo dalla polvere, all'interno di fosse o barche, sui laghi.
Quando ogni strato si era seccato (una decina o più durante la dinastia Ming), veniva sfregato con cura per mezzo di una pietra pomice o con carbone di legna, poi veniva levigato e lisciato a mano. Ogni otto, dieci giorni, quest'operazione veniva ripetuta: verniciatura, pomiciatura, levigatura, asciugatura ecc... Quindi interveniva il laccatore responsabile dell'ultimo strato, talvolta un doratore, ed era soltanto dopo altri otto giorni circa, dopo tutte queste asciugature, che intervenivano gli artisti; il pittore, l'incisore (per l'iscrizione, poiché molte lacche recano il nome degli artigiani e dei funzionari responsabili), e infine il pulitore-lucidatore.
Tutto il lavoro della laccatura preludeva dunque alla decorazione. Si dipingeva sulla lacca dura, oppure la si scolpiva, tagliava, incideva, si incavava per dipingerla, oppure la si incrostava d'argento (durante la dinastia Han), di madreperla (durante le dinastie Tang e Ming) oppure di piccoli motivi d'avorio, madreperla, tartaruga, corallo, lapislazzuli, quarzo, corniola, giada, agata, turchese ecc. (nel XVIII-XIX secolo).
Si osserverà che, dal IV secolo a.C., si diffuse la consuetudine di riservare il nero alle superfici esterne (scatole, recipienti, bare ecc...) e il rosso all'interno. Per di più, nel caso di applicazioni sovrapposte di colori diversi, in ultima istanza, il rosso è sempre applicato sul nero, non avviene mai l'opposto.

L'arte della lacca attraverso le dinastie
L'arte della lacca risale alla dinastia Shang, nel XV secolo a.C., come si può dedurre osservando il vasellame imperiale o le pareti e i pilastri di alcune camere funerarie. Nel periodo seguente, quello della dinastia Zhou (XIX-VIII secolo), veicoli, finimenti e armi sono a loro volta laccati. Dal loro avvento al trono, i sovrani Zhou facevano preparare la propria tomba e la propria bara su cui, sembra, ogni anno veniva steso uno strato di lacca. Durante il periodo dei Regni Combattenti (476-221 a.C.), mentre la grande arte del bronzo è in declino, la lacca sembra prenderne il posto, e ne consegue un considerevole sviluppo della produzione di lacca.
I laccatori e i decoratori disponevano di una gamma relativamente vasta di tinte, a fianco del rosso e del nero classico, che dominano nel vasellame delle famiglie agiate (ciotole, piatti, coppe ecc.). Una decorazione dipinta veniva applicata sulla lacca o incisa sulla superficie di questa, in modo da far comparire lo strato sottostante, che era di colore diverso; l'ornamento dipinto è comparso nel IV secolo a.C., e poiché la lacca ha resistito particolarmente bene nei diversi strati archeologici, anche se umidi, rappresenta il mezzo più adatto a informarci sugli inizi della pittura cinese, perché in effetti ci sono pervenuti pochi supporti in seta antichi. Gli oggetti rinvenuti a Jincun nello Henan e soprattutto a Mawangdui (presso Changsha), nello Hunan, hanno rivelato decorazioni molto ricercate, elegantissime, manifestamente ispirate ai motivi che ornano i bronzi arcaici incrostati.
La dinastia Han (due secoli prima e due secoli dopo la nascita di Cristo) è un periodo importante per la produzione delle lacche; ma dalla fine della dinastia, la ceramica si guadagnerà il favore generale, soppiantandole. Durante la dinastia Han, la decorazione dipinta testimonia una grande delicatezza e padronanza della tecnica. Oltre al nero e al vermiglio si sono imposti altri colori: verde di cromo, blu, giallo cadmio, bianco e ocra. Esistono inoltre decorazioni scolpite nello spessore della lacca, e oggetti di lusso incrostati di bronzo, argento, oro e madreperla. I centri più rinomati si trovano nel Sichuan, e nei distretti di Shu e di Guanghuan; esempi di produzione provenienti da questi luoghi e firmati, sono stati rinvenuti perfino in Mongolia e in Corea del nord, a Lelang, nota per il famoso cesto col fregio tutto intorno, pieno di vivacità, con raffigurati 49 personaggi in fila, che sembrano conversare tra loro. (È conservato al museo di Pyongyang). Alcune iscrizioni forniscono le date, i nomi, - talvolta perfino quelli degli 8 artigiani e dei 5 funzionari - la capienza ecc... di questi articoli prodotti dalle manifatture governative. Ma i reperti più stupefacenti e tra i più recenti sono stati trovati nelle tre tombe di Mawangdui, vicino a Changsha (datate tra il 186 e il 168 a.C.). Sono le tombe del marchese di Dai, di sua moglie e dei loro figli; hanno rivelato rispettivamente 186, 180 e 316 oggetti di lacca, un “bottino” favoloso, senza contare le grandi bare di legno laccato. Si tratta per la maggior parte di oggetti di una raffinatezza infinita.
Poco prima della dinastia Tang (618-907), si sviluppò un nuovo procedimento, detto guri, che venne poi ripreso dai giapponesi e che consiste nella sovrapposizione di una dozzina di strati alternati di rosso cinabro e di nero, o di altri colori . Questa patina veniva poi intagliata con lo scalpello a taglio obliquo, con una lama inclinata; il risultato ottenuto era quello di strisce arcobaleno disposte a disegni sinuosi o geometrici.
Durante la dinastia Tang nacquero le lacche rosse scolpite, che in Cina vengono chiamate tihong: su di un'unica anima di legno (mobili, armi ecc...) si praticavano delicati incavi sullo spessore della lacca, in corrispondenza delle zone che contornavano i motivi precedentemente disegnati, i quali quindi, in seguito, si staccavano in rilievo sul fondo cavo.
A quest'epoca appare inoltre il procedimento detto pingtuo che si diffonderà in Giappone (XI-XII secolo): fasce ricavate da sottili fogli d’oro e argento venivano applicate sul supporto laccato e ricoperte da diversi strati trasparenti. Un altro procedimento decorativo, destinato ad avere un grande successo in Giappone, consisteva nello spruzzare la polvere d’oro sul fondo laccato. Infine, il procedimento detto "lacca secca" permise di realizzare grandi statue. La tecnica consisteva nel sovrapporre su uno stampo di argilla o di legno diversi strati di tessuto (generalmente canapa) impregnati di lacca, talvolta mescolata ad argilla o a polvere di carbone di legna. Poiché tali statue erano portate a spalla dagli uomini in occasione delle processioni buddhiste era preferibile che fossero leggere; quest'epoca è caratterizzata da un gusto per la grandiosità. Alcuni musei possiedono rari esempi di lacche secche del periodo Liao (XI-XII secolo).
Le lacche Song (960-1280), rarissime, erano di eccezionale qualità e rigorosa perfezione tecnica. Anche se i testi continuano a parlare di lacche rosse scolpite, gli scavi hanno rivelato soltanto pezzi neri senza decorazioni, coppe, ciotole frastagliate a corolle e scatole delicatamente lobate. I laboratori più rinomati dell'epoca erano nello Hebei, nel Jiangsu e nella sua vicina provincia meridionale, il Zhejiang.
Nel periodo Yuan (1280-1368), viaggiatori come il marocchino Ibn Battutah, di passaggio a Canton nel 1345, furono colpiti dall'ottima qualità delle lacche che a quel tempo venivano spedite principalmente verso l'India e la Persia. Molte di queste lacche erano scolpite e cesellate in superficie e rivelavano vari strati di pigmenti a diversi colori. Uccelli, rami, fiori, venivano asportati con grande abilità su piatti o scatole rotonde, con i bordi ornati a volute o spirali.
Durante la dinastia Ming (1368-1644), le lacche assumono un'importanza sempre maggiore. Vengono utilizzate tutte le tecniche, e la più frequente è il tihong, a cui si è già accennato, ovvero il "rosso scolpito e cesellato". Alcuni oggetti sono dipinti, altri, influenzati dall'influsso giapponese, sono decorati in foglia d'oro, e altri ancora, estremamente raffinati e con riflessi meravigliosi, sono detti "madreperlati", per le incrostazioni di madreperla, conchiglie e pagliuzze d'oro e d'argento. Nel XVI secolo e all'inizio del XVII, è prediletta una nuova tecnica: si tratta delle lacche "incise e colorate". Su di uno spesso strato di lacca levigata, sovente color camoscio o rossa, arancione, chiara, i motivi decorativi (frutta, personaggi, paesaggi, simboli, viticci, draghi ecc...) sono asportati e poi riempiti di lacche colorate (verdi, brune, ocra, rosso vivo e nere), poi levigati con la pietra pomice. Le linee esterne e certi particolari vengono quindi incisi prima di ricevere un sottile strato d'oro, quasi traslucido, che lascia intravedere l'incisione. Comparsa dall'XI secolo, questa tecnica, "incisa e colorata", dall'aspetto prezioso tanto caratteristico, raggiunge il suo culmine durante il regno di Jiajing (1522-1566) e Wanli (1573-1620). Poi le composizioni si appesantiranno e i rilievi si appiattiranno.
I tihong, o lacche di cinabro, detti "di Pechino", spesso eseguiti su un'armatura di canapa-ramia, stupiscono per la loro leggerezza e per la raffinata decorazione scolpita, soprattutto le scatole quadrilobate, estremamente particolari, dell'inizio di quest'epoca, quella dei regni di Yongle (1403-1425) e di Xuande (1426-1436), periodo che segna l'apogeo di tale tecnica.
Durante la dinastia Qing, molte lacche saranno prodotte per venir esportate in Europa; Pechino e Suzhou si specializzano nelle lacche incise, Fuzhou e Canton nelle lacche dipinte. Troppo frettolosa, la produzione di Canton, a motivi d'oro su fondo nero, non era affatto apprezzata dai cinesi del tempo, e quindi venne riservata all'esportazione. I paraventi e i cofanetti, dalle incisioni energiche ma dai colori tenui e lumeggiati di polvere d'oro, realizzati a Fuzhou, furono esportati in tutto il mondo.
Ai mobili madreperlati si aggiunsero mobili sovraccarichi di incrostazioni (lapislazzuli, avorio, corallo, quarzo, agata, turchese, giadeite ecc...) che furono molto ricercati in Europa per più di tre secoli. Il XVIII secolo è caratterizzato da una specie di orrore per gli spazi vuoti, con le sue composizioni eccessivamente decorate e un virtuosismo che diventa sterile. Nel corso di questo secolo, la tecnica delle lacche scolpite dette di Pechino è limitata alla fabbricazione del mobilio di corte, ma anche in questo caso, il fondo rosso spento è guastato da decorazioni sovraccariche e monotone che fanno rimpiangere le splendide opere del regno di Kangxi (1662-1723) di cui si conoscono stupendi armadi, ornati di paesaggi policromi, o di draghi in rilievo, dorati. Ma nella maggior parte dei casi, il mobilio di gran pompa dei templi e dei palazzi era costituito soprattutto da mobili laccati dipinti semplicemente. Alcuni armadi (gui) - generalmente in coppia - spesso resi più elevati della metà della loro altezza tramite l'aggiunta di un baule per i copricapi sulla parte superiore - nonché alcuni stipi, in particolare usciti dai laboratori dello Shanxi, ci affascinano per la freschezza d'ispirazione delle decorazioni e per l'aspetto della "lacca cuoio"; i pannelli sono incisi e presentano zone colmate di lacca rossa, nera e bruna, così che la mescolanza di questi toni ricorda il colore lievemente fulvo del cuoio.

mercoledì 13 luglio 2011

Arti marziali per stare sicuri in volo


Sicurezza marziale. La Hong Kong Airlines addestra ormai tutte le sue hostess all’autidifesa e alla neutralizzazione di passeggeri molesti se non pericolosi attraverso corsi di Kung Fu. Nello specifico, si tratta di Wing Chun, uno stile di Kung Fu sviluppatosi nel Sud della Cina.
“La prima buona ragione è che il Wing Chun è pensato proprio per le donne, fu ideato da una donna” spiega l’allenatrice. “La seconda buona ragione è che lo si può praticare in spazi ristretti. Altre arti marziali impiegato movimenti molto ampi e sarebbero poco adatte all’interno di un aereo”.
“Non attaccheremo i passeggeri con il Wing Chun” scherza una praticante. “Semplicemente, per certe situazioni eccezionali, ci potrà aiutare a difendere noi stesse e i passeggeri”.
Gli allenamenti per tutto il personale di bordo è cominciato in marzo scorso. Ora i corsi sono caldamente consigliati per tutti i nuovi dipendenti pur non essendo obbligatori. Signori viaggiatori della Hong Kong Airlines, chi avesse strane idee per la testa è avvertito.

sabato 9 luglio 2011

Piccoli suggerimenti su come sedurre una donna giapponese


Le donne asiatiche sono grandi perché sanno come piacere ad un uomo, soprattutto nelle fasi iniziali, durante la creazione di un rapporto.
Partiamo da un assioma universale; le donne giapponesi sono proprio come tutte le altre donne, sono un enigma per la maggior parte degli uomini.
Ecco alcuni suggerimenti per aiutarti a sedurre una donna giapponese.
1. Sii rispettoso. La donna giapponese ama l'uomo che è rispettoso della sua cultura e del suo corpo. Quindi non fare battute che possano offenderla o prendere in giro la sua cultura.
2 . Emana fiducia in te stesso. La fiducia è la chiave per sedurre qualsiasi donna, ma le donne giapponesi hanno bisogno in particolar modo che tu la renda maniefesta. Alla donna giapponese piace sentirsi al sicuro con il suo compagno per cui è necessario dimostrare che si è sicuri di se stessi e trasmettere questa sicurezza anche a lei mentre è in tua compagnia.
3. Vai piano. Gli devi dimostrare che sei interessato a lei come persona e non come un giocattolo sessuale.
4. Chiedi di imparare da lei. La donna giapponese ama l'uomo che è veramente interessato alla sua cultura. Si può facilmente sedurre una donna giapponese, facendogli delle domande sulla sua cultura e dicendogli che si desidera saperne di più.
5. Sii vecchio stile. Cose come aprire loro la porta, portargli dei fiori, e pagare anche per lei quando si esce insieme sono gesti che seducono una donna giapponese. La donna giapponese ama mantenere certe tradizioni nella sua vita, e si deve sempre essere consapevoli di questo quando si tenta di sedurla.

venerdì 8 luglio 2011

Le ragazze giapponesi





Esistono migliaia di corsi, manuali e siti su come "conquistare" una ragazza giapponese. Alcuni di questi manuali, addirittura, indicano le zone dove trovarle. Perche' in base alle frequentazioni geografiche, le ragazze possono essere rimorchiate in un modo piuttosto che in un altro.
Il Gaijin-power, cioe' l'essere uno straniero, e' un vantaggio con le ragazze giapponesi, che vedono nella conquista di un americano, un europeo -in generale- un modo per avere una vita di agi, piuttosto che di rinunce.
Ragazzi se siete in procinto di partire per Tokyo, per un'esperienza di studio, o lavorativa e siete sicuri che la vostra anima gemella possa essere una giapponese, allora non potete esimervi dal consultare questo vademecum!

Roppongi Hills girls: gia' il fatto di essere la base preferita di tutti gli americani che lavorano nell'alta finanza, la dice lunga sulle aspettative delle ragazze che frequentano questa zona. Infatti, sono considerate le piu' "sfrontate", quelle che sanno cosa vogliono dalla vita e che sono consapevoli che l'amore dura quanto la vita di una farfalla, mentre i soldi (crisi a parte) danno molta, ma molta piu' felicita'. Non dovete fare molti sforzi per essere letteralmente "abbordati" dalle ragazze. Basta entrare in uno dei caratteristici clubs di Roppongi, ed il gioco e' fatto.
Un fugace scambio di sguardi e saranno le ragazze che verranno dritte verso di voi, pronte ad iniziare ...un'amicizia! Fate finta di essere con un'altra ragazza. Le Roppongi girls amano "rubare" gli uomini alle altre donne, per dimostrare che sono loro quelle per cui tutto vale la pena, anche una sola notte.

Shibuya girls: sono le più trendy, con i capelli generalmente schiariti (biondi), con minigonne inguinali e con le vocine acute. Per loro, una borsa Prada vale piu' di tutto, per cui basta farsi vedere "generosi", pagare al Segafredo magari con una banconota da 10,000 Yen (forse l'unica che vedrò mai, ma Parigi val bene una messa!), e fingere di lavorare in Omotesando e le porte vi saranno aperte. Aperte? Spalancate!!!!

Shinjuku girls: Con loro il plus e' passeggiare per Shinjuku con un cane, preferibilmente un cucciolo. Alla vista del cucciolo le Shinjuku girls si sciolgono in un Kawaiiiiiii-neeeeeeeeeee e gli occhi, poi, saranno solo per voi. Se non avete un cane, affittatelo, chiedetelo in prestito ad un'amico o iscrivetevi ad una di quelle associazioni che fanno passeggiare i cani degli altri. La citta' ne e' piena.

Meguro Girls: sono le più dure della citta'. Poco trucco, semplici nell'abbigliamento, le Meguro Girls sono ragazze che camminano in fretta, senza dare confidenza ai "conquistatori". Pare che neppure un biglietto da visita con su scritto : "tu sei l'unica donna per me" (Alan Sorrenti, docet) funzioni. Insomma, sono solo per uomini, che non devono chiedere mai, che fanno della conquista una vera e propria arte. Astieniti se sei un tipo-voglio-tutto-e-subito.

Akihabara Girls: ad Akihabara non si va per cercar ragazze, almeno che non siano gonfiabili!
Questa non e' farina del mio sacco! Questo e' solo il riassunto di vari manuali a disposizione.
Ora che ci sono, voglio aprire questa carrellata di post dal Giappone con una lista di espressioni "idiomatiche" che potrebbero tornarvi utili.
Infatti, i manuali che trovate appena scesi dall'aereo, oltre a scendere in particolari, proseguono proprio con una serie di frasi che possono aiutare nella comunicazione nel momento della conquista.
Ne ho scelte alcune, ma nei milioni di siti e manuali a disposizione, ne potrete trovare di "stupefacenti".
Andiamo in un Love-Hotel Rov-hoteru-EEK-U-ZO!!!!
Sei davvero carina Kimi-te honto-ni kirei-dane
Non ti ho gia' incontrata prima ? Mae-ni atta-koto aru?
L'altra sera hai bevuto troppo, no? Kino-watakusan nomisugita-ne?
Non posso immaginarmi senza di te Kimi-no-koto igai-wa kangaerarenai
Qulacuno puo' vederci qui Koko-ja hito-ni miechau-yo
Sediamo sui sedili posteriori Bakku shito-ni suwaru
Facciamolo adesso Ima Shiyo
Ho dimenticato il preservativo Hinin-suru-no wasurechatta
Non mi ecciti piu' Kimi-to-dewa shigeki-teki-ja nain-da
Non sei per niente male a letto Kimi-wa beddo-de yokunai.
Guardami negli occhi Boku-no me-o mite
Sei l'unica che voglio Boku-ga hoshii-nowa kimi-dake

Di una cosa comunque mi sono reso subito conto, per quanto vi sforziate di conquistare una ragazza giapponese, se a questa non andate a genio, non arriverete mai a nulla. Sebbene siano brave a farvi credere il contrario, le vere cacciatrici sono le donne!

giovedì 7 luglio 2011

Mangiare! Dove?


Prima categoria: I ristoranti degli hotel.
Qui di sicuro si è riveriti e serviti in tutto e per tutto, i camerieri capiscono l’inglese parlato, molto meno l'inglese scritto… il problema è che costano un occhio della testa.
Nel ristorante giapponese all’interno del Keio Plaza, un pranzo parte da circa 100 euro.

Seconda categoria: I ristoranti specializzati.
Non è difficile trovare ristoranti dediti ad un’unica tipologia di piatto. Ristoranti che fanno solo ramen, ristoranti che fanno solo sushi, ristoranti che fanno solo cotolette di maiale, ecc…
All’interno del piatto poi ci sono miriadi di varianti. Per esempio il ramen può essere a base di brodo di soya, di miso o di sale. Avere più carne, oppure le alghe, oppure l’uovo, ecc…
La cotoletta di maiale si può differenziare a seconda di come è stata tagliata la carne, o dalle dimensioni (piccolo, medio e grande) o essere servita come Katsudon.
Innanzitutto c’è da dire che in questi ristoranti monopiatto in realtà vengono serviti un set di cibi. Così se ordiniamo una cotoletta di maiale, la vedremo comunque accompagnata con un'insalata di cavolo e una ciotola di riso fumante (e se ci va di lusso, una tazza con misoshiru).
Il prezzo per questo set si aggira fra i 900 e i 1200 yen.
Una cosa particolare è che in molti ristoranti di questo tipo si paga in anticipo. All’ingresso si trova un distributore di biglietti: basta inserire i soldi e premere sul tasto corrispondente al cibo che vogliamo, e dalla macchinetta uscirà un biglietto con l’ordinazione da consegnare al banco. Ovviamente sui tasti ci sono scritti i nomi solo in giapponese, quindi attenti!
I ristoranti che invece non sono provvisti di questa diavoleria hanno in genere un menù fotografico, in modo da poter vedere ciò che si sta ordinando. E nel caso lo si può ordinare indicando col dito al cameriere, se non si sa spiaccicare una parola di giapponese. Se quest'ultimo poi vi chiede di che taglia lo si vuole il maiale e non sappiamo rispondere… no problem, il menù è abbastanza intuitivo visto che segnala i tre prezzi sotto ogni pietanza. Indicate bene!
Alcuni ristoranti (non tutti) hanno anche una vetrina con riproduzioni in cera dei cibi che poi vengono serviti. Apparentemente può sembrare molto utile per chi non conosce la lingua, ma in realtà spesso l’aspetto inganna rispetto al contenuto.

Terza categoria: ristoranti dove?
Trovare un ristorante dovrebbe essere la cosa più facile del mondo, perchè ce ne sono a ogni angolo. Alle volte, può capitare di trovarsi in una zona poco conosciuta e non sapere dove andare a mangiare (a me è successo a Kyoto). La soluzione è semplice: nei Grandi Magazzini.
In Giappone i Grandi Magazzini occupano sempre svariati piani, ma soprattutto ospitano sempre ristoranti (o all’ultimo piano, o al piano interrato). In genere questi ristoranti offrono un menù tutto compreso, oppure un piatto unico che vale per tre (tipo l’okonomiyaki).
I prezzi si aggirano sui 1500-2000 yen a menù.

Quarta categoria: catene e family restaurant.
In Giappone esistono diverse catene di ristoranti che offrono cibo nazionale a poco prezzo. Dagli udon ai ramen, dalle crocchette al sushi, dal granchio alle zuppe: c’è tutto. E costano pochissimo (il piatto più o meno sui 500 yen). Watami è anche la salvezza del turista: è uno dei pochi ristoranti ad essere aperto fino a notte fonda, anche fino alle 4 di notte.

Quinta categoria: fast food.
Se proprio non vi piace il cibo giapponese e volete qualcosa di occidentale, c’è il McDonald. Ma il
Giappone è pieno di altre catene di fast food: io consiglio Wendy’s o il Lotteria.
Ad ogni modo esitono degli hamburger locali, come quello ai gamberetti. Una delizia.

Sesta categoria: la colazione.
Starbucks. Semplicemente l’unica catena che fa il cappuccino come si fa in Italia. Non ci sono storie, è la salvezza del turista. Poi vendono anche brioches varie, frappè, frullati e quant’altro.
Del cappuccino esistono 3 taglie (short, tall e grande) e se dopo avere fatto l’ordinazione la cameriera vi fa una domanda strana, vi sta chiedendo se vi fermate a mangiare nel locale, o se desiderate portare via quanto ordinato. Nel caso i bicchieri di cartone verranno forniti di tappi ermetici.

Anche se non ami la cucina giapponese (che comunque non si limita al sushi), troverai molte soluzioni economiche "occidentali", a prezzi contenuti. In ogni caso, non potrai che apprezzare il tempura (ovvero le verdure e i gamberi fritti japan-style) proposti da Ten-ichi Deux (Nishi Ginza Depato 1F, tel. 0081-3-3566 4188), frequentatissimo ristorante casual nel cuore di Ginza.
In questo scintillante quartiere si trova anche uno dei ristoranti più trendy della città: si chiama Daidaiya (8-5 Ginza-Nine No.1 2F, Ginza-Nishi, Chuo-ku, tel. 0081-3-5537-3566) e serve una cucina asian-fusion in un ambiente hi-tech.
Il futuro è già arrivato nei fantastici cyber-bar dove si va per il dopo-cena. Tra questi: Materio (Tokyo Hands Building, 12-18 Udagawacho, Shibuya-ku, tel. 0081-3-31966021), con arredi in metallo luminescente e Soho's Omotesando (4F V28 Bldg, 6-31-17 Jimgumae, tel. 0081-3-54680411), meta dei vip.
Più "caldo" e artistico, invece, il Cay (Spiral B1 5-6-23, Minami Aoyama, Minato-ku, tel. 0081-3-4985790): ha le pareti decorate da Yoko Ono e Basquiat e ospita anche un ristorante chic, che serve cucina thai.