Kick jitsu è un moderno sport
da combattimento italiano inserito all'interno della FIKBMS, la
federazione italiana di kickboxing riconosciuta dal CONI. Nata negli
anni '80 attraverso la fusione innovativa delle tecniche e
metodologie di combattimento della kickboxing e quelle del jujitsu,
la kick jitsu o kickjitsu è regolata in Italia dalla FIKBMS
attraverso una commissione tecnica nazionale che è presieduta dal
maestro Patrizio Rizzoli, che riveste anche il ruolo di direttore e
commissario tecnico nazionale. In Italia la disciplina è diffusa
soprattutto in Toscana, Calabria e Liguria. La kickjitsu è uno sport
spettacolare nel quale ai calci e pugni tipici della kickboxing si
aggiungono leve e proiezioni del jujitsu ma anche di altre discipline
affini come il pancrazio e l'hapkido. Il regolamento prevede che
nello scontro tra due contendenti venga assegnata la vittoria a chi
riesce a schienare e a tenere per dieci secondi a terra l'avversario
o a chi lo costringe alla resa con una leva o una immobilizzazione.
La versione full (cioè dov'è previsto il KO) della kickjitsu è la
shoot boxe.
sabato 19 settembre 2015
venerdì 18 settembre 2015
Yakuza
La yakuza (hiragana: やくざ,
katakana: ヤクザ), chiamata
anche gokudō (極道)
è una tradizionale organizzazione criminale giapponese suddivisa in
numerose bande dette kumi o – nella terminologia legale –
bōryokudan (暴力団
letteralmente "gruppo
violento").
I loro appartenenti a volte le
definiscono ninkyō dantai (任侠団体),
nome il cui significato è accostabile a quello di "onorata
società". Nella letteratura e nella stampa occidentale
solitamente vi si riferisce con il termine generico di "mafia
giapponese" o Borekudan ("bo: rekudan").
La yakuza è basata sui valori della famiglia patriarcale di acritica
obbedienza ai principi di stretta osservanza con il capo e una serie
di regole (codice della mafia), che prevedeva alla violazione
un'inevitabile punizione. La stabilità e la durata dei vari clan
yakuza forniscono un rapporto specifico tra il capo e i suoi
subordinati e la conservazione delle ("fraterne") relazioni
orizzontali tra i membri di rango e subordinati del gruppo.
La yakuza è strettamente intrecciata
nella vita economica e politica del Giappone e ha un certo numero di
distintivi, ma le sue caratteristiche sono intrinseche. A differenza
di altre strutture criminali del mondo, la yakuza non ha una ben
definita zona territoriale di influenza, non si basa su legami
familiari come la base strutturale della loro organizzazione e non
cerca di mantenere il segreto sulla gerarchia interna, le dimensioni
o la composizione della leadership (molti gruppi yakuza hanno
il loro ufficiale logo, non nascondono la posizione della sede e il
nome del capo; molti dei gruppi sono inoltre registrati sotto il
"tetto" di varie associazioni patriottiche di destra o dei
sindacati). Dal 1950 le autorità di contrasto giapponesi avevano il
numero di conto dei membri ufficiali di gruppi yakuza. Se il tipico
capo prima della guerra delle bande consisteva in un massimo di
cinquanta membri, il raggruppamento del dopoguerra riunisce centinaia
e magari migliaia di gangster. Nel 1958 la polizia stimò il numero
di yakuza di 70.000 persone, nel 1963 184.000 uomini uniti in 5.200
bande, nel 1982 103.300 persone (più 2.400 bande) e nel 1988 86.300
persone (3.200 bande).
Nei primi anni novanta il numero della
yakuza superò le 90.000 persone (anche se dopo l'adozione della
legge antimafia il numero di gangster nei diversi anni scese a
79.300). Secondo i dati della polizia del 2002, i membri della yakuza
sono pari a 85.300, nel 2005 circa 87.000 e nel 2007 quasi 85.000
secondo la direzione generale della polizia del 2008 messa sul conto
di oltre 82.000 gangster. Secondo dati non ufficiali ci sono
circa 110.000 membri attivi della yakuza uniti in 2.500 gruppi
(famiglie). Un fattore importante che contribuisce al gran numero
della yakuza è la strutturazione rigida della società giapponese,
mentre i gangster sindacali svolgono una funzione sociale da
"ultima spiaggia" per le persone che non hanno una famiglia
completa o un normale funzionamento.
Divisione delle origini
Nonostante l'incertezza circa l'origine
unica delle organizzazioni yakuza la maggior parte degli yakuza
moderni derivano da due categorie emerse nella metà del periodo Edo
(1603–1868): i tekiya, coloro che in primo luogo spacciavano
merci illecite, rubate o scadenti; e i bakuto, coloro che
erano coinvolti o partecipavano a giochi d'azzardo.
I tekiya ("venditori
ambulanti") erano considerati uno dei più bassi gruppi sociali
a Edo. Quando iniziarono a formare le loro organizzazioni presero
alcune funzioni amministrative relative al commercio, come ad esempio
l'assegnazione di stallo e la protezione delle loro attività
commerciali. Durante le feste shintoiste questi venditori ambulanti
aprivano le bancarelle e alcuni membri vennero assunti per agire come
agenti di sicurezza. Ogni ambulante pagava l'affitto in cambio di un
incarico di stallo e la protezione durante la fiera.
Caratteristiche
Il nome deriva da tre numeri, 8-9-3,
che si traducono rispettivamente in hachi, kyuu e san
(ha-kyuu-sa, da cui deriva appunto ya-ku-za), che
costituivano il punteggio più basso di un gioco di carte nipponico,
l'Oicho-Kabu (おいちょかぶ).
Da questo si può capire che uno degli originali campi d'azione della
mafia giapponese fosse il settore del gioco. L'origine della yakuza
non è rintracciabile con precisione, ma deriva da varie
organizzazioni legali o semi-legali dell'era feudale giapponese.
L'esistenza della gran parte dei gruppi yakuza è nota al pubblico e
molti dei loro membri non temono di rendersi pubblicamente
identificabili, vestendo in modo appariscente ed esprimendosi a volte
in un gergo peculiare. Difatti a causa del profondo radicamento nel
territorio, dovuto in parte ai trascorsi del periodo feudale e alla
protezione spesso fornita da gruppi legali di estrema destra —
uyoku (右翼
letteralmente
"destra")
— la polizia giapponese ha grandi difficoltà nel combattere queste
organizzazioni. Il più importante atto di legislazione antimafia in
Giappone risale solo al 1995. Un altro segno distintivo dei membri di
questi gruppi sono i grandi tatuaggi che tutti gli affiliati si fanno
eseguire, ma che usualmente nascondono. L'associazione tra tatuaggi e
yakuza in Giappone è tale che questa pratica è quasi completamente
sconosciuta nel resto della popolazione; in tutte le palestre e
piscine delle maggiori città giapponesi sono inoltre affissi
cartelli che vietano l'ingresso a chi ha dei tatuaggi.
Le attività illegali delle quali si
occupa la yakuza sono speculazioni finanziarie e immobiliari,
traffico di droga e armi, estorsioni, gioco d'azzardo (soprattutto il
pachinko), sfruttamento della prostituzione e infiltrazione nelle
attività aziendali. Molti gruppi si sono spinti fino ad acquistare
un piccolo numero di azioni di una grande corporazione per poter
accedere alle riunioni del consiglio di amministrazione, dove gli
inviati della banda commettevano atti di aperta intimidazione nei
confronti dei soci a scopo di estorsione. Questi fatti non venivano
quasi mai denunciati. La peculiarità fisica, caratteristica di
questa organizzazione, è che ai suoi affiliati viene asportata la
prima falange del dito mignolo. Tale rituale si chiama yubitsume
("taglio cerimoniale"). Ciò richiama alla mente il
rapporto oyabun-kobun ("padre-figlio",
"discepolo-maestro") e il significato più antico del gesto
che simboleggiava l'espiazione delle colpe e la venerazione verso il
maestro a cui viene consegnata la falange in un fazzoletto di stoffa
pregiata. Tra i motivi che hanno sempre attirato verso la yakuza la
simpatia della popolazione e un certo atteggiamento bonario delle
istituzioni giapponesi, almeno fino al 1992, è il continuo richiamo
solo teorico e la parvenza formale ipocrita di adesione al bushidō,
codice di comportamento del samurai ispirato al senso del dovere e
dell'onore (giri) e al sentimento umano (ninjo),
caratterizzato dall'altruismo verso i più deboli e generosità verso
i poveri. Valori travolti ormai da decenni in questo tipo di
organizzazione nata in origine come una società di mutuo soccorso.
Storia
Anche se non chiare del tutto le
origini della yakuza sono da rintracciare nel XVI secolo, ossia nel
periodo Edo. L'allora Impero giapponese, fino a quel momento logorato
da incessanti guerre, riuscì a trovare una certa stabilità
politico-sociale durante lo shogunato Tokugawa. Nonostante ciò
numerosi samurai, che fino a quel momento ebbero ruoli altisonanti,
non riuscirono a inserirsi nel sistema burocratico e sentendosi ai
margini della società si riunirono in piccoli gruppi chiamati
hatamotoyakko, dediti all'oppressione della popolazione,
considerati da molti i progenitori della yakuza. Ci sono anche teorie
che propongono collegamenti coi ninja. Altri ritengono che i suoi
antenati furono i machiyakko, bande di rōnin al servizio
della gente indifesa, ma anche loro coinvolti, acquisì uno spirito
prettamente nazionalista. L'organizzazione si specializzò inoltre in
atti intimidatori nei confronti degli avversari politici e nella
stipulazione di patti con persone autorevoli del mondo economico,
garantendosi così posti sempre più rispettati e ingenti guadagni.
L'organizzazione conobbe un periodo di crisi dopo la seconda guerra
mondiale, quando il Giappone fu occupato dalle forze alleate guidate
dagli Stati Uniti, ma riuscì a rimanere in attività e persino a
guadagnarsi la stima della coalizione, approfittando delle divisioni
interne al comandante supremo delle forze alleate (SCAP).
La yakuza ottenne il compito di
mantenere l'ordine pubblico in cambio di appalti nell'edilizia. Fu
così che la mafia giapponese rinacque e divenne ancora più
influente di prima: si infiltrò nel Partito Liberal Democratico,
fornì guardie del corpo ai politici più importanti, appoggiò
campagne elettorali portando voti con le minacce e intervenne spesso
nel settore industriale. Davanti al sempre più crescente potere
dell'organizzazione lo SCAP adoperò misure drastiche, arrivando ad
arrestare circa 50.000 persone, di cui solo una minima parte fu
condannata. La sua vicinanza ai gruppi della destra neofascista e
xenofoba viene confermata dalla protezione che fornì al terrorista
nero latitante Delfo Zorzi.
Nel 1992 per poter ostacolare l'ascesa
dell'organizzazione il governo giapponese emanò la legge
anti-boryokudan, che dichiarò illegali tutte quelle
associazioni che ricorrono a violenza e intimidazione. Inizialmente
il provvedimento sembrò dare buoni frutti, in quanto più di mille
membri furono arrestati e altre migliaia di loro uscirono dal giro
per immettersi in attività a norma di legge, ma con il tempo si
rivelò inefficace dato che i componenti dei clan scomparsi si
unirono a quelli più potenti come Yamaguchi-gumi di Kobe e
Sumiyoshi-kai di Tokyo, accrescendo così la loro supremazia.
Nell'estate del 2015 l'organizzazione
ha visto una divisione interna da parte della Yamaguchi-gumi che
prende il nome di Kobe Yamaguchi-gumi, continuando a usare logo e
simboli della yakuza originale. La yakuza gode anche dell'appoggio di
molti giapponesi che vedono in essa dei protettori su cui fare
affidamento, nonostante numerose campagne di sensibilizzazione da
parte del governo nipponico. Per questo i suoi adepti circolano
tranquillamente con abiti prestigiosi a bordo di auto lussuose,
mostrano con disinvoltura il loro biglietto da visita e si riuniscono
in eleganti edifici dove è facilmente visibile il loro logo. A causa
di ciò le forze dell'ordine giapponesi trovano numerose difficoltà
nel fermare l'organizzazione.
Gruppi della yakuza
- Aizukotetsu-kai
- Asano-gumi
- Azuma-gumi
- Dojin-kai
- Goda-ikka
- Goto-gumi
- Honda-kai
- Ichiwa-kai
- Inagawa-kai
- Kantō-kai
- Kishimoto-gumi
- Kitamura-gumi
- Kodo-kai
- Kyokuryu-kai
- Kokusui-kai
- Kozakura-ikka
- Kyodo-kai
- Kyokuto-kai
- Kyokuto-SakuraiSoke-Rengokai
- Kyosei-kai
- Kudō-kai
- Matsuba-kai
- Nakano-kai
- Okinawa Kyokuryu-kai
- Sakaume-gumi
- Shinwa-kai
- Shinwa-kai
- Soai-kai
- Suishin-kai
- Sumiyoshi-ikka
- Sumiyoshi-kai
- Taishu-kai
- Takumi-gumi
- Toa Yuai Jigyo Kumiai
- Tobe-kai
- Yamaguchi-gumi
- Yamaken-gumi
- Yamano-kai
La yakuza nella cultura di massa
- Nel 1975 il regista Sydney Pollack dirisse il film Yakuza con Robert Mitchum, Brian Keith e Ken Takakura, pellicola che descriveva con accurata precisione i meccanismi interni dell'organizzazione criminale e le sue ramificazioni all'estero, come negli Stati Uniti, secondo il soggetto cinematografico).
- Nel 2006 è uscito il videogioco omonimo Yakuza e successivamente il seguito Yakuza 2, Yakuza 3, Yakuza 4, Yakuza 5, Yakuza 6, Yakuza 0 e Yakuza Kiwami. Dalla serie è tratto anche il film Like a Dragon. "Like a Dragon" è la traduzione letterale del titolo del gioco in giapponese.
- Il manga Sanctuary di Sho Fumimura e Ryoichi Ikegami è interamente incentrato sul mondo della yakuza e sui rapporti di questa con il potere politico.
- Il manga Nisekoi ha per protagonista il figlio di un capo della yakuza.
giovedì 17 settembre 2015
Aizukotetsu-kai
Il Quinto Aizukotetsu-kai
(五代目会津小鉄会), a
volte scritto Aizu-Kotetsukai o Aizu Kotetsu-kai, con
sede a Kyoto, è la quarta più grande organizzazione della yakuza in
Giappone. Il suo nome è formato da quello della regione di Aizu, da
"Kotetsu", un tipo di spada giapponese, e dal suffisso 会
"-kai", ossia "società".
L'Aizukotetsu-kai fu fondata a Kyoto
intorno al 1868, all'inizio del periodo Meiji. Gli affiliati
all'Aizukotetsu-kai erano in origine i principali clienti del colosso
dei giochi Nintendo, che ha cominciato la sua attività producendo
carte hanafuda. Alcuni affiliati sostengono addirittura che il nome
Nintendo sia stato scelto per evocare i princìpi della loro
filosofia. Il primo carattere di ninkyo è infatti lo stesso di
Nintendo. Ancora negli anni sessanta, i dipendenti dell'azienda
dovevano controllare le macchine che distribuivano i mazzi di carte
hanafuda e ritirare quelli difettosi. Se avessero avuto anche il
minimo difetto, la yakuza avrebbe protestato. È una federazione di
circa 100 gruppi della yakuza di Kyoto, che comprende all'incirca
7.000 membri.
Nel 1992 l'Aizukotetsu-kai è stato uno
dei primi gruppi yakuza accusati sotto la nuova legislatura contro le
attività illegali dei boryokudan, che dichiarò illegali tutte
quelle associazioni che ricorrono a violenza e intimidazione.
L'allora capo Tokutaro Takayama partecipò a una campagna pubblica
contro le nuove leggi e il gruppo avviò una causa che venne
rigettata dal Tribunale distrettuale di Kyoto, nel settembre 1995.
Nell'ottobre 2005 il gruppo ha formato
un'alleanza con il Sesto Yamaguchi-gumi, il più grande clan della
yakuza giapponese.
Capi
- terzo (1975–1986) sōsai: Riichi Zukoshi (図越利一)
- quarto (1986–1997): Tokutaro Takayama (高山
登久太郎)
mercoledì 16 settembre 2015
Bakuto
I bakuto (博徒)
erano giocatori d'azzardo che percorrevano il Giappone portando i
loro giochi tradizionali dal diciottesimo secolo alla metà del
ventesimo secolo. Furono precursori delle moderne bande criminali
giapponesi conosciute come yakuza.
Storia
I Bakuto esercitavano il loro mestiere
nelle città e nelle strade pubbliche del Giappone feudale,
praticando giochi tradizionali come l'hanafuda e i dadi. Erano per lo
più emarginati di vario tipo, che vivevano al di fuori delle leggi e
delle norme della società. Tuttavia, durante l'era Tokugawa venivano
di tanto in tanto assunti dalle amministrazioni locali per giocare
con i lavoratori, al fine di riconquistare una parte del reddito in
cambio di una percentuale.
Molti Bakuto usavano ricoprire il corpo
con elaborati tatuaggi che spesso esponevano a torso nudo. Questa
moda ha portato alla tradizione della yakuza moderna di tatuare tutto
il corpo.
Quando i Bakuto si organizzarono in
gruppi espandendosi in altre attività, come l'usura, la metà delle
basi per la yakuza moderna era nata (l'altra metà proveniva dai
Tekiya, un gruppo di venditori ambulanti).
Fino alla metà del XX secolo alcune
organizzazioni yakuza che si occupavano principalmente del gioco
d'azzardo si descrivevano come gruppi bakuto, ma questo era visto
come obsoleto, e la maggior parte di essi vennero poi assorbiti in
grandi gruppi yakuza più diversificati. Ad esempio la Honda-kai
situata a Kobe fu una banda bakuto che dopo la seconda guerra
mondiale formò un'alleanza con la Yamaguchi-gumi, ma venne presto
superata dalla banda più grande.
martedì 15 settembre 2015
La suprema arte di estrarre la spada
“La spada è l’anima, se l’anima
non è giusta, a sua volta la spada non sarà giusta. Se si vuole
imparare ad usare la spada bisogna imparare dall’anima”.
Shimada Toranosuke
Lo iaidō ("Via dell'unione
dell'essere") è l'arte di estrarre la spada, sviluppata nel
Giappone feudale nel periodo Nara (710-784).
Si differenzia dal kenjutsu per le tecniche eseguite nel
momento in cui il guerriero sguaina la spada.
L'influenza della dottrina zen e l'esaltazione della katana, come anima stessa del samurai, diede impulso alla nascita di diverse scuole in tutto il territorio nipponico.
Originariamente, quest'arte era praticata solo dalle caste guerriere giapponesi mentre oggi è diffusa in tutto il mondo grazie alla All Japan Kendō Federation. Questa federazione codificò le numerose tecniche utilizzate dai diversi maestri in solo 12 Kata (forme) dello stile Seitei Iai:
L'influenza della dottrina zen e l'esaltazione della katana, come anima stessa del samurai, diede impulso alla nascita di diverse scuole in tutto il territorio nipponico.
Originariamente, quest'arte era praticata solo dalle caste guerriere giapponesi mentre oggi è diffusa in tutto il mondo grazie alla All Japan Kendō Federation. Questa federazione codificò le numerose tecniche utilizzate dai diversi maestri in solo 12 Kata (forme) dello stile Seitei Iai:
1. Ipponme
2. Nihonme
3. Sanbonme
4. Yonhonme
5. Gohonme
6. Ropponme
7. Nanahonme
8. Happonme
9. Kyuhonme
11. Junihonme
12. Juiponme
Le capacità del praticante di iaidō
sono riconosciute dal tipo di spada che utilizza nel combattimento a
due. Una volta assimilate le forme, la prima fase è eseguita
utilizzando una spada di legno (bokken), successivamente una spada
senza filo (iaito) e per i più esperti una vera katana (Shinken).
In Italia, lo iaidō è
riconosciuta dalla Confederazione Italiana Kendo, insieme al Kendo,
Jodo e Naginata.
lunedì 14 settembre 2015
Agura
Agura (胡坐,
lit., "seduta forestiera\barbara") è un termine
giapponese con cui si indica il sedersi a gambe incrociate, con la
natica sul pavimento (o su un cuscino collocatovi previamente) e le
gambe innanzi, ogni piede al di sotto della gamba contrapposta.
Utilizzo
In Giappone la posizione agura è
considerata informale se paragonata alla seiza (seduta adatta)
per gli uomini ed è vista come un gesto da virago per le donne. Una
posizione accettabile per una donna è invece quella di tenere
entrambe le gambe dallo stesso lato del corpo mentre siede rilassata
sul tatami. La seduta con lo stile agura viene però tollerata
per coloro i quali nelle situazioni formali avrebbero difficoltà a
sedersi secondo lo stile seiza, come ad esempio persone
anziane o stranieri.
domenica 13 settembre 2015
Ai ai gasa
Nella cultura giapponese l'Ai ai
gasa (相合傘)
(letteralmente condividere un ombrello) è il simbolo degli
innamorati, equivalente ai cuori trafitti da una freccia in uso nel
mondo occidentale. Viene rappresentato come un ombrello stilizzato,
sotto al quale possono essere scritti i nomi dei due innamorati.
Origine
In Giappone, prima dell'era moderna, i
rituali di corteggiamento erano molto rigidi. Per una ragazza non
fidanzata era ritenuto sconveniente farsi vedere in pubblico in
compagnia di un uomo che non fosse un parente (padre o fratello) e
per questo motivo i giovani non avevano la possibilità di
frequentare la ragazza che amavano. Il clima giapponese è
caratterizzato da una lunga stagione delle piogge (conosciuta come
tsuyu (梅雨)), durante la
quale è indispensabile uscire di casa portandosi dietro un ombrello
(kasa (傘)). Gli innamorati
ricorsero allora ad uno stratagemma: stare insieme ad una ragazza
riparandola dalla pioggia con il proprio ombrello era un
comportamento galante ed accettabile, che dava ai due la possibilità
di rimanere da soli ed iniziare a frequentarsi. Il gesto di
condividere l'ombrello prese così una connotazione romantica, e ben
presto l'ombrello divenne il simbolo utilizzato per indicare una
coppia di innamorati.
sabato 12 settembre 2015
Aka manto
Aka manto (赤マントin
italiano "mantellina rossa") è il protagonista di una
leggenda metropolitana giapponese incentrata su uno spirito maligno
che infesta i bagni pubblici e le toilette delle scuole, chiedendo ai
malcapitati avventori se desiderano una carta rossa o una carta blu
(secondo altre versioni, offrirà un mantello rosso o blu).
Spesso descritto come un uomo bello in
vita e braccato costantemente da ammiratori, ora Aka manto indossa
una maschera per nascondere la sua faccia.
La leggenda
Secondo la leggenda, una volta che la
vittima è seduta sul water di un bagno pubblico o di una scuola
(possibilmente nella cabina più lontana dall'uscita), una voce
misteriosa gli chiederà se vuole carta rossa o carta blu. A questo
punto, lo sventurato si trova davanti a quattro possibilità, di cui
solo una gli permette di salvarsi. Infatti:
- Se risponde «rossa», sarà decapitato e fatto a pezzi fino a che i suoi vestiti non siano diventati rossi del suo sangue;
- Se risponde «blu», sarà strangolato fino a che il suo volto non sia diventato completamente blu;
- Se risponde con un altro colore, se sta zitto o se prova a raggirare Aka manto con la retorica, verrà trascinato direttamente negli Inferi;
- Se risponde affermando di non volere carta, lo spirito se ne andrà lasciandolo in pace.
Come accade in molte leggende
metropolitane, anche qui compaiono delle versioni alternative della
stessa storia. In una, lo spirito è chiamato Aoi manto ("mantellina
blu"); in un'altra chiederà all'avventore se vuole un mantello
rosso o uno blu: se sceglie la prima opzione gli verrà strappata via
la schiena; se opta per la seconda alternativa gli sarà estirpato
tutto il sangue.
Una versione popolare della storia
sostituisce la carta con un giubbotto: due poliziotti, un uomo e una
donna, sono stati chiamati da una scuola dopo che una studentessa
disse d'aver sentito una voce maschile nel bagno delle ragazze. La
donna andò in bagno mentre il suo collega rimase fuori ad aspettarla
e sentì che, all'interno di una cabina, una voce chiese: «Vogliamo
mettere il giubbotto rosso?». Alla successiva risposta affermativa
seguì un urlo improvviso e un forte tonfo: quando il poliziotto aprì
la porta del WC, trovò la sua collega decapitata con il giubbotto
rosso, poiché sporco di sangue.
Un'altra versione della storia afferma
che la vittima avrà la testa infilata brutalmente nel water appena
usato qualora dovesse rispondere alla domanda di Aka manto chiedendo
carta gialla (o mantello giallo).
venerdì 11 settembre 2015
Ama
Le ama (海女),
note anche come uminchu nella lingua di Okinawa e come kaito
sulla penisola di Izu, sono delle pescatrici subacquee in apnea
tradizionali giapponesi.
Descrizione
La parola ama significa
letteralmente “donna del mare”. Secondo la tradizione giapponese,
questa figura esiste da circa duemila anni. Tradizionalmente, ed
almeno sino agli anni sessanta, le ama non indossavano che un
leggero panno, senza alcun ausilio per la respirazione sott'acqua.
Ora, a seconda della regione, indossano una maschera, le pinne o, al
massimo, una leggera tuta termica. La tradizione delle ama sta
scomparendo, sostituita da donne che utilizzano una muta da sub
completa.
Le ama sono note per la pesca
delle perle, ma soprattutto per le immersioni in cerca di prodotti
del mare (per il consumo o la vendita), come alghe, aragoste, polpi,
ricci di mare, abaloni, ostriche. Di solito le ama hanno anche
un altro lavoro ed hanno meno incidenti rispetto agli altri tipi di
apneisti professionisti, in quanto non iperventilate.
Le ama possono continuare a
immergersi fino in età avanzata. Nel 2003, l'età media delle ama
era di 67 anni (le più giovani intorno ai 50 anni e le più anziane
sugli 87 anni).
Le ama sono state immortalate
sulle stampe ukiyo-e di Utamaro e Hokusai (Il sogno della moglie
del pescatore ne è l'esempio più famoso) e sui francobolli.
Esse appaiono, inoltre nel dorama della NHK Ama-chan e nei
romanzi Il respiro degli Abissi di James Nestor e Si vive
solo due volte di Ian Fleming, dal quale venne tratto il film
Agente 007 - Si vive solo due volte, nel quale appare la pescatrice
Kissy Suzuki.
giovedì 10 settembre 2015
Amigurumi
Amigurumi (編みぐるみ,
letteralmente "giocattoli lavorati all'uncinetto" o,
talvolta, a maglia) è l'arte giapponese di lavorare all'uncinetto o
a maglia piccoli animaletti o creature antropomorfizzate. Il nome è
il risultato della combinazione delle parole giapponesi ami,
che significa lavorare a maglia o all'uncinetto, e nuigurumi,
che significa peluche.
Gli amigurumi non hanno un uso pratico;
sono creati e collezionati per ragioni estetiche. Caratteristica
estetica degli amigurumi è essere kawaii.
Tecniche
Gli amigurumi sono solitamente
realizzati all'uncinetto a maglia bassa con la tecnica della
lavorazione in tondo, ma possono essere anche lavorati ai ferri
(anche in questo caso lavorando circolarmente con il goco di ferri o
la tecnica del magic loop con ferro circolare e con ampio uso
di tecniche avanzate quali i ferri raccorciati). Gli uncinetti o i
ferri utilizzati sono leggermente più piccoli della norma, perché è
necessario costruire una struttura che tenga ben stretta al suo
interno l'imbottitura, solitamente formata da poliestere (fiberfill o
imbottitura di cuscini), avanzi di filato in lana o bambagia; per lo
stesso motivo i pupazzi sono generalmente realizzati in lana o in
filato acrilico e non in cotone. Sono lavorati suddivisi in parti che
successivamente vengono unite, ad eccezione di quelli che non
presentano arti (aventi soltanto la testa e il busto), che possono
essere trattati come un unico pezzo.
mercoledì 9 settembre 2015
Amitori-shiki
Lo amitori-shiki (網取り式)
o amitori hō (網取法)
è un particolare metodo di caccia praticato in Giappone sin dal XVI
secolo. Si ritiene che questo tipo di caccia sia stato sviluppato a
Taiji, Wakayama da un cacciatore di nome Wada Kakuemon, a partire
dalla tecnica precedente della caccia di gruppo (刺手組).
Descrizione
Grazie ad un particolare accorgimento consentiva di attaccare cetacei di grandi dimensioni che gli europei non osavano all'epoca ancora attaccare. Le balene venivano spinte in acque poco profonde, a non meno di 400 metri dal luogo previsto per la cattura. Delle barche, posizionate in tre punti precisi, si disponevano a gettare le reti in acqua. A un dato segnale del capo equipaggio, gli uomini facevano forza sui remi, allontanando le imbarcazioni e gettando nello stesso tempo le reti in acqua, che così si allargavano. I battitori forzavano il transito della balena verso un passaggio lasciato aperto tra le reti spaventandola con rumori assordanti, battendo ad esempio sul fianco della barca. La balena si gettava quindi tra le reti, venendo poi arpionata allorquando ritornava in superficie per respirare.martedì 8 settembre 2015
Binchōtan
Binchōtan o carbone
bianco o binchō-zumi (備長炭)
è un tipo di carbone vegetale tipico del Giappone, utilizzato fin
dal Periodo Edo. Durante l'era Genroku, un fabbro, Bitchū-ya
Chōzaemon, iniziò a produrlo a Tanabe, Wakayama. Il materiale
grezzo è la quercia, specificatamente la quercia ubame
(Quercus phillyraeoides), albero ufficiale della Prefettura di
Wakayama. Wakayama continua a produrre il carbone bianco di maggiore
qualità, con la città di Minabe in testa alla produzione di
binchōtan rispetto a tutte le altre del Giappone. Binchōtan
è un tipo di carbone protuberante o carbone di legno duro.
Caratteristiche e benefici
La finezza e l'alta qualità del
binchōtan sono attribuibili all'evaporazione ad alte
temperature (1000° circa). Siccome non rilascia fumo o altri
inquinanti, è il favorito dei cuochi unagi e yakitori.
Essendo difficile riconoscerne l'esatto luogo di provenienza, il
termine binchōtan indica tutto il carbone bianco prodotto in
Giappone e all'estero, comprendendo tutte la varietà.
Binchōtan non viene utilizzato esclusivamente come
combustibile, ma può essere utilizzato anche come filtro per le
sostanze nocive, grazie ai piccoli pori che lo caratterizzano.
Difatti questi ultimi assorbono l'umidità dell'aria, facendo del
carbone bianco un eccellente regolatore di umidità. Ci sono anche
altri benefici e vantaggi nell'uso del carbone bianco: assorbe gli
odori sgradevoli del cibo cucinato. Attualmente ci sono molti
prodotti a base di binchōtan, ad esempio shampoo, lozioni,
deodoranti, prodotti per il bagno o di bellezza.
lunedì 7 settembre 2015
Bonbori
Il bonbori (ぼんぼり・雪洞)
è un tipo di lampada di carta giapponese, normalmente di profilo
esagonale ed utilizzata nelle festività. Può pendere da un filo o
da un piolo. Famoso è il Bonbori Festival (ぼんぼり祭り
Bonbori Matsuri),
tenuto annualmente al Tsurugaoka Hachiman-gū in Kamakura, Kanagawa.
Gli artisti dipingono all'incirca quattrocento bonbori, eretti
per l'occasione sul suolo del santuario.
domenica 6 settembre 2015
Daba
Il termine daba è riferito alla
tradizionale religione dei mosuo, detti anche moso, un piccolo gruppo
etnico i cui membri vivono in alcuni villaggi montani ai confini tra
le province cinesi dello Yunnan e del Sichuan e della Regione
Autonoma del Tibet, in particolare lungo le rive del lago Lugu. Il
termine è anche riferito ai sacerdoti/sciamani di questa religione,
i quali, oltre a celebrarne i riti e le cerimonie, sono addetti alla
conservazione della tradizione orale dei mosuo tramandata da secoli,
visto che la loro lingua non possiede alcun sistema di scrittura. Il
daba è considerato parte dell'animismo.
Sebbene il popolo mosuo abbia adottato
come fede anche il buddhismo tibetano, la religione daba racchiude la
maggior parte del patrimonio culturale e storico del popolo. La
tradizione orale che si tramanda per mezzo dei sacerdoti daba si basa
infatti sulla storia e cultura dell'etnia. La limitazione imposta
dalle autorità cinesi all'attività di formazione di nuovi daba,
considerandoli un'antiquata forma di superstizione, portò a una
drastica riduzione del loro numero. Dopo l'abolizione di tali
limitazioni, i mosuo si sono organizzati per istruire i giovani dei
villaggi a diventare daba per garantire che si continui a tramandarne
le tradizioni. Per lo stesso motivo, è stato inoltre dato il via a
un progetto per creare un sistema di scrittura della lingua che
richiede tempi lunghi di attuazione.
È stato ipotizzato che il daba abbia
elementi in comune con il dongba, del quale sarebbe più antico, la
religione tradizionale dei vicini Naxi. La fede daba non si è data
una struttura organizzativa e non ha monasteri, buona parte delle
cerimonie si basa sulla recitazione di alcune dozzine di sutra, tra i
quali quello auspicale chiamato libro per il conteggio dei giorni,
che contiene 32 pittografie primitive.
Nel corso dei secoli, la religione daba
ha assorbito l'influenza del buddhismo tibetano, che secondo fonti
cinesi è arrivato tra i mosuo nel periodo compreso tra la fine della
dinastia Song (960-1279) e l'inizio della dinastia Yuan (1271-1368).
Ma la scuola buddhista tibetana diventata più importante nella
cultura popolare è quella del movimento gelugpa, introdotta nella
regione dei mosuo nel periodo della dinastia Qing (1644-1911) e
supportata da capi-villaggio locali. Le due religioni si integrarono
e sono considerate compatibili tra loro.
Sebbene il buddhismo sia arrivato a
dominare la vita religiosa dei mosuo, il sacerdote daba ne
rappresenta l'anima tradizionale e conserva grande importanza per la
lotta agli spiriti maligni. Tra le sue prerogative vi sono la cura
dei malati, le cerimonie di sacrifico degli animali e il largo
consumo di vino. Ai funerali presenziano sia i monaci buddhisti, che
presiedono alla cremazione, che i sacerdoti daba, incaricati di
indirizzare l'anima del defunto a Seba'anawa, il paradiso degli
antenati mosuo.
Malgrado la società mosuo sia
organizzata secondo un sistema matrilineare, in ambito religioso le
donne si limitano a fare le offerte agli altari della casa dedicati
agli antenati o agli dei, mentre sia i monaci buddhisti che i
sacerdoti daba sono esclusivamente uomini. L'etichetta mosuo vuole
che ci si prostri tre volte quando si incontra un daba.
sabato 5 settembre 2015
Bonseki
Il Bonseki (盆石)
(letteralmente, rocce su vassoio) è l'antica arte giapponese
di creare giardini in miniatura su vassoi di lacca nera adoperando
sabbia bianca, sassi, e piccole rocce. Per la creazione dei Bonseki
si utilizzano strumenti delicati come piume, piccole scope, setacci,
cucchiai e ramoscelli. I vassoi possono essere ovali o rettangolari,
di dimensioni variabili da una trentina di centimetri quadrati fino
ad un massimo di 200 x 150 centimetri (i più comuni sono di 60 x
35). I vassoi ovali hanno solitamente un bordo lievemente rialzato
mentre quelli rettangolari ne sono di solito privi.
Le miniature Bonseki rappresentano
spesso paesaggi montani, marini, o giardini. Piccoli sassi o rocce
vengono usate per rappresentare montagne, linee costiere o isole
rocciose su cui si frangono le onde del mare. Strutture in miniatura,
generalmente di rame dipinto, vengono spesso inserite nel Bonseki per
realizzare case, templi, ponti e simili.
I Bonseki sono in genere temporanei.
Talvolta, usando particolari tecniche, un Bonseki può essere reso
permanente. Si parla in questo casi di Bonga ("Pittura su
vassoio") e Suna-e ("Pittura su sabbia").
Storia del Bonseki
Le origini del Bonseki sono piuttosto
nebulose ma si ritiene che l'Imperatore Temmu, che regnò durante la
metà del VII secolo d.C., facesse uso delle tecniche Bonseki per
rappresentare panorami e oggetti presenti in natura. Si ritiene
altresì che alcuni giardini di Kyoto furono progettati mediante il
ricorso al Bonseki come plastico in miniatura del costruendo
giardino.
Il saggio del 1300 circa, Sonetto su
un giardino panoramico in miniatura, del monaco Zen giapponese
Kokan Shiren, sottolinea i principi estetici su cui si basano
l'architettura sia del giardino in miniatura Bonseki che di quelli a
grandezza naturale.
Sotto lo Shogun esteta Ashikaga
Yoshimasa (1443-1490), il Bonseki divenne popolare tra i membri
dell'aristocrazia. Un secolo dopo, Sen no Rikyu, il famoso maestro
della Cerimonia del Tè, praticava il Bonseki ed uno dei suoi
studenti, Hosokawa Sansai, fondò una scuola dedicata al Bonseki con
tecniche ben precise.
Il Periodo Edo (1603-1867) vide nascere
molte scuole Bonseki di pari passo al crescere della sua popolarità.
Il Bonseki era particolarmente popolare tra molte donne della corte
Shogunale dell'antica Tokyo.
Con la restaurazione della regola
Imperiale, il Bonseki declinò rapidamente con la crescita e
l'affermazione del modernismo e della cultura occidentali.
Rinascita del Bonseki
Di recente, il Bonseki ha goduto della
rinascita di una certa popolarità di pari passo alla nascita di
nuovi gruppi aderenti alla scuola Hosokawa, conservando al contempo
la sua tradizionale eleganza. Uno di questo gruppi è il Tokyo
Kuyo-Kai della Scuola Hosokawa. Il Tokyo Kuyo-Kai è un gruppo di
studenti degli ex direttori della Scuola Hosokawa.
Secondo il gruppo Tokyo Kuyo-Kai,
oggetto del Bonseki non è il completamento della scena in sé, né
la sua preservazione. Il Tokyo Kuyo-Kai afferma: "L'importanza
del Bonseki sta nel sentimento di pace e nella soddisfazione che
deriva dalla creazione della scena Bonseki e non nel risultato del
lavoro".
venerdì 4 settembre 2015
Bushin
Per Bu Shin, (武心)
in Giappone si intende uno stile di vita e una filosofia attraverso
le quali si cerca la pace, in cui l'abilità del combattimento è
orientata al mantenimento della pace. La tradizione delle scuole
giapponesi di questa arte marziale, e/o, filosofia, indica che per
acquisire il Bu Shin è necessario praticare il Bu Jutsu ed il
Seishin, ovvero le Arti della difesa, e l'elevazione del
proprio spirito.
L'etimologia della parola Bu Shin è
insita negli stessi kanji. Infatti la prima sillaba (Bu 武),
è formata da due ideogrammi: Hoko (戈),
il cui significato è "lancia" o "alabarda", e
Tomeru (止), che sta per
"fermare", "arrestare". Quindi letteralmente il
significato della parola Bu Shin è: "fermare le lance",
ossia cessare le ostilità.
Attraverso la rigorosa pratica della
tecnica del Bu Jutsu (武術),
dovuta principalmente a ciò che al giorno d'oggi consideriamo
"difesa personale", si acquisisce fiducia in se stessi, si
accresce il proprio livello di attenzione, prendendo coscienza dei
propri limiti e punti di forza, migliorando la propria forza fisica,
l'agilità, l'intelligenza del movimento, la salute, ma soprattutto
la personale abilità nel difendersi, abilità che contribuisce,
qualora l'avessimo, della paura del contatto con il prossimo.
Il Seishin (精神)
rappresenta invece l'evoluzione della mente e dello spirito,
attraverso la pratica della verità e della correttezza, ma ad un
livello maggiore alla sola coltivazione di una morale e di un'etica
che rendono possibile la pacifica convivenza tra individui. Il Seishi
è di fatto una forma di religione, dove l'adepto cerca da sempre le
risposte fondamentali della propria esistenza. Infatti in kanji Shin
(神) sta anche a significare il
Divino, Dio.
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