venerdì 18 marzo 2016

Periodo dei regni combattenti

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Con Stati combattenti o Regni combattenti (戰國, 战国, Zhànguó) si indica il periodo storico cinese che va dal 453 a.C. al 221 a.C.
Il periodo degli stati combattenti vide numerosi stati - Han, Wei, Zhao, Qi, Qin, Yan e Chu - combattersi la supremazia nell'antica Cina. Ad imporsi fu lo Stato di Qin, che per raggiungere questo scopo ricorse ad ogni mezzo, dallo scontro militare alla manovra diplomatica, dall'inganno all'assassinio degli avversari.
La fase conclusiva del processo di unificazione ebbe inizio con l'ascesa al trono di Qin del re Ying Zheng nel 246 a.C., sovrano dalle rare capacità organizzative e dall'eccezionale senso strategico, che conquistò nell'ordine: Han (230 a.C.), Wei (225 a.C.), Chu (223 a.C.), Zhao e Yan (222 a.C.) e Qi nel 221 a.C. unificando così la Cina e dando inizio alla dinastia Qin. Yin Zheng si rinominò Qin Shihuangdi, nome che si richiamava agli antichi sovrani mitici.
Il Periodo dei regni combattenti vide il fiorire della lavorazione del ferro, che sostituì il bronzo nelle armi. La sfera d'influenza della cultura cinese si allargò ad aree come lo Shu (l'attuale Sichuan) e lo Yue (l'odierno Zhejiang). Le scuole filosofiche più importanti, come il confucianesimo, il taoismo e il moismo subirono varie elaborazioni e se ne aggiunsero altre, come il legismo formulato da Han Feizi, dando vita alle Cento scuole di pensiero.



Divisione dello stato di Jin

Durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni, lo stato di Jin era lo Stato più potente della Cina, ma al termine del periodo esso cadde sotto il potere di sei ministri provenienti da sei potenti famiglie, che ingaggiarono fra loro una dura lotta per la supremazia. All'inizio del Periodo dei regni combattenti erano rimaste quattro famiglie: gli Zhi (), i Wei (), gli Zhao () e gli Han (). Zhi Yao (智瑶), l'ultimo capo della famiglia Zhi, la più potente di Jin, tentò di coalizzarsi con i Wei e gli Han per sconfiggere la famiglia Zhao, ma la coalizione si rovesciò e nel 453 a.C. le tre famiglie Wei, Han e Zhao annientarono gli Zhi. Le tre famiglie si spartirono lo Stato di Jin, dividendolo in tre stati: lo Stato di Wei (stato), lo Stato di Zhao e lo Stato di Han. Nel 403 a.C. il re Zhou riconobbe la spartizione e conferì ai loro sovrani il titolo di marchese (, hóu). Lo Stato di Jin continuò ad esistere come un piccolo territorio fino al 376 a.C., quando anche quest'ultimo frammento fu diviso fra i tre stati.



I regni combattenti




I regni combattenti, verso il 350 a.C.





Il declino della dinastia Zhou







Ornamento in giada intagliata raffigurante un drago, Periodo dei regni combattenti



All'inizio del Periodo dei regni combattenti, lo Stato di Chu era uno dei più potenti stati cinesi. Il suo potere si rafforzò ulteriormente quando nel 389 a.C. il re nominò primo ministro Wu Qi (吳起), che introdusse importanti riforme. Sempre nel 389 a.C., la famiglia Tian () assunse il potere nello Stato di Qi, ed il sovrano Tian ottenne il titolo di duca di Qi.
Nel 371 a.C., il marchese Wu di Wei morì senza lasciare un erede designato, e una guerra di successione si scatenò nello Stato di Wei. Dopo tre anni di guerra civile, gli Stati di Zhao e Han invasero lo Stato di Wei, ma un disaccordo fra i due sovrani permise al marchese Hui di Wei di conquistare il trono e di respingere gli invasori.
Nel 354 a.C. lo Stato di Wei attaccò lo Stato di Zhao e l'anno seguente conquistò una delle maggiori città, Handan (邯鄲). Lo Stato di Qi decise allora di venire in aiuto degli Zhao. Wei fu sconfitto nella battaglia di Guiling (桂陵).
Ancora, nel 341 a.C., lo Stato di Wei tentò di invadere lo Stato di Han, ma di nuovo intervennero i Qi che sconfissero i Wei a Maling (馬陵). Nel 334 i sovrani di Wei e di Qi si riconobbero vicendevolmente come re (), formalizzando così l'indipendenza dei loro stati dalla dinastia Zhou. Il sovrano dello Stato di Chu era già re dal Periodo delle primavere e degli autunni, e da questo momento tutti gli altri stati si dichiararono regni indipendenti: nel 325 il sovrano di Qin, nel 323 quelli di Han e Yan, nel 318 quello di Song, uno Stato minore, e per ultimo, nel 299, il sovrano di Zhao.



La guerra fra i regni

Verso il 359 a.C., Shang Yang (商鞅), ministro dello Stato di Qin, aveva iniziato una serie di riforme basate sulla dottrina politica del legismo, che avevano trasformato profondamente e rafforzato lo Stato.
Nel 340 a.C. lo Stato di Qin, approfittando della serie di sconfitte che avevano indebolito il regno di Wei, sferrò un attacco e conquistò una larga parte dei territori Wei. Il regno di Wei spostò la capitale da Anyi a Daliang, ma perse molto del suo potere.
Il regno di Chu raggiunse il suo massimo nel 334 a.C., quando conquistò lo Stato di Yue. Seguì poi la conquista degli Stati di Song (286 a.C.) e di Lu (249 a.C.). Ma nel frattempo la minaccia rappresentata dall'espansionismo Qin era diventata sempre più temibile.
Intorno al 300 a.C. lo Stato di Qi fu quasi annientato da una coalizione guidata da Yue Yi di Yan. I Qi, al comando del generale Tian Dian, riuscirono a riconquistare i territori perduti, ma la loro potenza non fu più significativa.
Nel 293 a.C. i Qin sconfissero i Wei e gli Han nella battaglia di Yique. Nel 278 a.C., fu la volta dello Stato di Chu: i Qin conquistarono la capitale, Ying, costringendo il re Chu a trasferirsi a Shouchun. Nel 260 a.C. i Qin sconfissero gli Zhao nella sanguinosa battaglia di Changping.



La conquista Qin

Nel 230 a.C. il re An di Han (韓廢王), spaventato dalla possibilità che i Qin attaccassero il suo regno, si arrese senza combattere. Cinque anni dopo, l'esercito Qin invase lo Stato di Wei ed assediò la capitale Kaifeng (大梁). Per far capitolare la città, i Qin la inondarono deviando le acque di un fiume. Il re Jia di Wei si arrese per risparmiare un ulteriore spargimento di sangue.
Il re di Qin, Ying Zheng, decise allora di affrontare lo Stato più forte, il regno di Chu. La prima invasione fu un insuccesso, l'esercito Chu, forte di 500 000 uomini, fermò momentaneamente i Qin. Ma l'aggressione riprese l'anno seguente, e nel 223 a.C. lo Stato di Chu fu definitivamente conquistato.
Nel 222 a.C. fu la volta degli Stati di Yan e Zhao; l'anno seguente il re di Qi si arrese. L'unificazione della Cina era compiuta e si apriva l'era della dinastia Qin.


giovedì 17 marzo 2016

Cortana

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Cortana (altrimenti nota anche come Curtana o Courtain) è la latinizzazione dell'anglofrancese curtein, dal latino curtus, cioè accorciato, utilizzato per un tipo di spada cerimoniale.
È la spada di Edoardo il Confessore re d'Inghilterra, conosciuta anche come Spada di Grazia, che era simbolicamente rotta. Fa parte dei regalia inglesi tradizionali e oggi dei gioielli della corona del Regno Unito.
Curtana è una delle cinque spade che venivano utilizzate per l'incoronazione dei re e delle regine inglesi: la sua forma vuole indicare la qualità della misericordia, indispensabile per un buon sovrano, e secondo la tradizione sarebbe stata spuntata da un angelo così da evitare uccisioni ingiuste.
Prima delle incoronazioni era portata in processione tra la spada della giustizia temporale e quella della giustizia spirituale e si pensa che tutte e tre siano state fabbricate appositamente per l'incoronazione di Carlo I d'Inghilterra; sono inoltre tra i pochi oggetti dei gioielli della corona sfuggiti alla fusione di Oliver Cromwell.
Curtana fu anche, secondo la leggenda, la spada di Ogier il Danese e reca quest'iscrizione: "Il mio nome è Curtana e sono dello stesso acciaio e della medesima tempra di Gioiosa e Durlindana".

mercoledì 16 marzo 2016

Hōjō Ujiteru

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Hōjō Ujiteru (北条 氏照; 1539 – 10 agosto 1590) è stato un samurai e generale giapponese, figlio di Hōjō Ujiyasu e signore del castello di Hachiōji in quella che è oggi Tokyo.
Ujiteru fu il secondo figlio di Hōjō Ujiyasu, potente daimyō del clan Hōjō durante il periodo Sengoku.
Governò prima Takiyama e poi il castello di Hachiōji nella provincia di Musashi, assieme ad altri tre castelli nel corso della sua carriera. Si dice che Ujiyasu considerasse superiore Ujiteru del fratello più grande Ujimasa in molti aspetti, anche se è noto per la sua abilità diplomatica.
Assieme al fratello Ujikuni fu sconfitto nella battaglia di Mimasetoge da Takeda Shingen nel 1569. Consigliò più tardi al fratello Hōjō Ujimasa di formare un'alleanza con Oda Nobunaga. Anche se gli Hōjō e gli Oda cooperarono per l'invasione dei domini Takeda nella primavera del 1582, Ujimasa diffidava sulle intenzioni di Nobunaga e fu irritato dalla sua invasione del Kōzuke. Ignorò i suggerimenti di Ujiteru, che in ogni caso divennero vani con la morte di Nobunaga nel 1582.
Quando gli Hōjō si arresero (vedi Assedio di Odawara) a Toyotomi Hideyoshi nell'agosto 1590, commise seppuku assieme a Ujimasa.
Le loro tombe, oggi a pochi passi dalla stazione di Odawara, si dice siano state collocate in cima alla stessa pietra in cui i due fratelli eseguirono seppuku. Le tombe sono state sistemate dal clan Inaba nel XVII secolo, e anche se furono danneggiate dal grande terremoto del Kantō del 1923, furono riparate nuovamente l'anno successivo.
Esiste un'altra tomba di Ujiteru, vicino al castello di Hachiōji.

martedì 15 marzo 2016

Hōjō Ujitsuna

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Hōjō Ujitsuna (北条 氏綱; 1487 – 10 agosto 1541) fu il figlio maggiore di Hōjō Sōun, fondatore del clan Hōjō. Continuò l'opera del padre di conquista e controllo del Kanto.
Ujitsuna fu il secondo daimyō del clan Hōjō e figlio maggiore di Hōjō Sōun (1432-1519). Assunse la guida del clan dopo la morte del padre nel 1519. Quando Ujitsuna divenne daimyō, gli Hōjō controllavano la provincia di Izu, la maggior parte della provincia di Sagami e stavano iniziando ad avere una certa influenza nella provincia di Musashi. Ujitsuna mosse la capitale del clan al castello di Odawara nella provincia di Sagami. Adottò successivamente il nome Hōjō, probabilmente per aver un maggior prestigio. Sōun è spesso ricordato con quel nome, ma non ci sono prove evidenti a sostegno che fosse così chiamato. Comunque il nome Hōjō fu menzionato per la prima volta nel 1523.
Nel 1524 Ujitsuna conquistò il castello di Edo, che era controllato da Uesugi Tomooki, da cui iniziò una lunga rivalità tra gli Hōjō ed il clan Uesugi. Due anni dopo gli Uesugi attaccarono e bruciarono Kamakura, che fu una grande perdita simbolica, poiché molti anni prima il clan Hōjō, da cui essi presero il nome, l'avevano conquistata nell'assedio di Kamakura del 1333.
Nel 1526 Hojo Ujitsuna fu sconfitto da Takeda Nobutora nella Battaglia di Nashinokidaira. Gli Uesugi attaccarono nuovamente nel 1535, mentre Ujitsuna stava combattendo il clan Takeda; Ujitsuna comunque riuscì a tornare in tempo per sconfiggere Uesugi Tomooki. Quando Tomooki morì due anni dopo, Ujitsuna sfruttò l'opportunità e con l'assedio di Kawagoe si assicurò il suo controllo su gran parte del Kantō.
Ujitsuna vinse successivamente la battaglia di Kōnodai contro le forze congiunte del clan Satomi di Satomi Yoshitaka e degli Ashikaga nel 1538 assicurandosi il controllo della provincia di Shimōsa. Nel 1539 sconfisse il Koga Kubo (titolo equivalente allo shogun) Ashikaga Yoshiaki e prese il controllo della provincia di Awa.
Negli anni prima della sua morte avvenuta nel 1541, Ujitsuna ricostruì Kamakura, facendola diventare simbolo della potenza crescente del clan, assieme ai castelli di Odawara ed Edo. Il figlio Hōjō Ujiyasu prese la guida del clan dopo la sua morte.

lunedì 14 marzo 2016

Fukushima Masanori

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Fukushima Masanori (福島 正則; 1561 – 1624) è stato un generale giapponese e un daimyō, al servizio dei Tokugawa.
Ostile a Ishida Mitsunari simpatizzò subito per Ieyasu Tokugawa; Ishida con un pretesto bruciò il castello di Masanori; durante la battaglia di Sekigahara sferrò il primo attacco alle truppe di Ukita rimanendo in prima linea per tutto il tempo. Vinta la battaglia e catturato Ishida, Masanori ebbe l'onore e il piacere di decapitare l'odiato daimyo a Kyoto insieme ad Anko e Konishi.
Possedeva una delle tre grandi lance del Giappone: Nihongo, o Nippongo (日本号). Usata un tempo nel Palazzo Imperiale, la Nihongo è stata poi posseduta da Masanori Fukushima, per poi passare in mano a Tahei Mori. È stata recuperata, restaurata ed ora si trova al The Fukuoka City Museum.

domenica 13 marzo 2016

Klewang

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Il klewang o kelewang è una spada tradizionale indonesiana. È diffuso e usato in tutto l'arcipelago indonesiano, dove è presente con molte varianti locali. La lama, in acciaio, ha un solo filo e può essere dritta o leggermente ricurva, più larga verso la punta. Solitamente è lunga circa 50 cm. La punta può essere troncata diagonalmente o ricurva verso il dorso della lama. L'impugnatura è costituita d'osso, legno duro o corno di bufalo d'acqua ed è curva o piegata verso la parte anteriore. Il pomolo è prominente e a volte di forma irregolare; può essere ornato con ciuffi di capelli umani. Non sono rare le decorazioni di metallo, per lo più piombo o stagno. Il fodero è in legno ed ha una larghezza sufficiente a contenere la particolare forma della lama. A volte è decorato con strisce di malacca o lamine di stagno o d'argento avvolte intorno ad esso.

sabato 12 marzo 2016

Balarāma

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Balarāma (devanāgarī: बलराम) indicato anche con i nomi di Baladeva, Saṃkarṣaṇa, Balabhadra, Halāyudha è, nello hindūismo, il fratello di Kṛṣṇa e un avatāra di Viṣṇu.

Fonti

Le caratteristiche e le vicende inerenti all'avatāra Balarāma sono narrate in particolar modo nei Bhāgavata Purāṇa (X e XI), Agni Purāṇa (XII), Kūrma Purāṇa (I, 24), Viṣṇu Purāṇa (V), e nel Mahābhārata (I, 18).

Mito

Nel Viṣṇu Purāṇa (V, 1, 59-63) viene spiegato che Viṣṇu, la Persona suprema, il Bhagavat, si strappò due peli dal corpo, uno nero e uno bianco: da questi due peli nacquero Kṛṣṇa e Balarāma.
Nel Viṣṇu-parvan dello Harivaṃśa, ambientato a Mathurā città situata lungo le rive del fiume Yamunā, viene narrata la nascita del dio Kṛṣṇa, pūrṇāvatāra di Viṣṇu, e del divino fratello di Balarāma, anch'esso avatāra del dio. Lo scopo di questa nascite è quello distruggere il demone Kaṃsa, l'usurpatore del trono dei vṛṣni. I genitori dei fratelli Kṛṣṇa e Balarāma sono Vasudeva e Devakī.
Ma Kaṃsa è a conoscenza della profezia del veggente Nārada che ha previsto la sua morte per mano di uno dei figli di Devakī. Questa la ragione per cui Kaṃsa ordina l'assassinio di ogni figlio di Devakī. Ma il settimo, Balarāma, viene miracolosamente trasferito nel grembo della seconda moglie di Vasudeva, Rohiṇī; mentre l'ottavo, Kṛṣṇa, viene scambiato con il figlio di una coppia di pastori, Nanda e Yaśodā, del villaggio di Gokula, questo situato sulla sponda opposta del fiume Yamunā. Kṛṣṇa ucciderà, poi, e con l'aiuto del fratello Balarāma, il demone Kaṃsa.
I due fratelli divini crescono insieme e insieme compiono numerose gesta eroiche. Tra queste l'uccisione del demone Dhenuka (Bhāgavata Purāṇa, X, 15), che aveva le forme di un asino selvatico, scaraventato da Balarāma contro un albero.
Quando era piccolo, un asura cercò di rapirlo conducendolo sulle proprie spalle, ma Balarāma gli spaccò il cranio a forza di pugni (Bhāgavata Purāṇa, X, 43-44).
Quando il figlio di Kṛṣṇa, Sāmba, venne catturato dai Kaurava e condotto a Hastināpura, Balarāma corse in suo soccorso e, divellendo le mura della città con la sua arma-aratro, liberò il prigioniero (Bhāgavata Purāṇa, X, 67).
Non si schierò nella guerra tra i cugini Kaurava e Pāṇḍava , descritta nel Mahābhārata, nonostante i suoi favori fossero per questi ultimi (,Mahābhārata V, 7, 31). Kṛṣṇa, infatti, faticò non poco per evitare che prendesse parte alla terribile battaglia di Kurukṣetra (Mahābhārata, IX, 61, 3-12).
Nel Viṣṇu Purāṇa (V, 25) viene descritta la sua passione per il madhu, un liquore ottenuto dal miele simile all'idromele.
Accadde che quando si ritrovò ubriaco della bevanda, ordinò al fiume Yamunā di raggiungerlo per potersi bagnare. Il fiume rifiutò di obbedirgli, allora Balarāma lancio la sua arma-aratro e lo trascino a sé fino a quando il fiume, assunte delle sembianza umane, non gli implorò il perdono (Viṣṇu Purāṇa, V, 25).
Balarāma si sposò con Revatī, figlia del re Raivata, da cui ebbe due figli: Niśaṭha e Ulmuka (Kūrma Purāṇa, I, 25, 79).
Balarāma lasciò questo mondo mentre era assorto in uno stato meditativo sotto un albero baniano (Bhāgavata Purāṇa, XI, 30).
Essendo la manifestazione del serpente Śeṣa (lett. il "resto", ovvero ciò che resta della distruzione, e quindi garanzia di un prossimo rinnovamento), ovvero del giaciglio di Viṣṇu-Nārāyaṇa dopo la dissoluzione del cosmo, dopo la sua morte si vide tale serpente uscire dalla sua bocca (Viṣṇu Purāṇa, V, 37).

venerdì 11 marzo 2016

Atsushi Onita

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Atsushi Onita (Nagasaki, 25 ottobre 1957) è un wrestler giapponese.

Carriera

Originariamente un peso medio-massimo, divenne il lottatore più rappresentativo della neonata categoria di peso nella All Japan Pro Wrestling: la categoria era stata creata per rivaleggiare con la popolarità della New Japan Pro Wrestling, che aveva proposto al pubblico una categoria apposita dedicata ai lottatori più leggeri del suo parco atleti e guidata da Tiger Mask.
Dopo un primo ritiro nel 1984, si riaffacciò al mondo del puroresu nel 1989, divenendone una delle massime leggende.
Fondò la Frontier Martial-Arts Wrestling nel 1989, federazione di cui fu presidente sino al suo secondo ritiro, avvenuto nel 1995.
In questo breve lasso di tempo, propose una nuova tipologia di lotta, il wrestling hardcore, basato sull'uso di armi e stipulazioni violente, distinguendosi per la propensione a organizzare e partecipare a sfide innovative, elaborate e decisamente rischiose.
Divenuto così l'alfiere del nuovo genere degli incontri della morte, ottenne un successo di pubblico enorme, attirando parecchie decine di migliaia di tifosi.
L'ispirazione per il mutamento radicale che produsse nel wrestling gli venne da alcuni lottatori che l'avevano proceduto e che si erano distinti per aver fatto uso di armi e per aver partecipato a incontri "sopra le righe": tuttavia la FMW fu la prima federazione a presentare tali incontri in modo sistematico, fondando così un genere, e si distinse per una continua innovazione del medesimo.
A partire dal 1995 ha effettuato numerosi ritorni sul quadrato e altrettanti ritiri, ma, a partire dal 2002, data del fallimento della FMW, nel frattempo passata ad una nuova gestione, non ha più avuto occasione di esibirsi davanti a grandi folle.
Recentemente ha intrapreso una carriera politica di successo, riuscendo a farsi eleggere al parlamento giapponese.

giovedì 10 marzo 2016

Huang Di

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Huangdi (nome personale: Gongsun Xuanyuan (公孫軒轅, 公孙轩辕, Gōngsūn Xuān Yuán), chiamato anche Huang Di, cioè "imperatore giallo", 黃帝, 黄帝, Huángdì; ... – 2598 a.C.) è stato un sovrano ed eroe culturale cinese.
Antenato di tutti gli han, era uno dei cinque imperatori e regnò tra il 2697 e il 2597 a.C. Il culto di Huangdi fu particolarmente importante alla fine del periodo dei regni combattenti e nel primo periodo della dinastia Han, quando fu considerato il fondatore dello Stato unitario, un "sovrano cosmico" e un esperto di arti esoteriche, nonché tradizionalmente considerato creatore di numerose innovazioni e invenzioni. È considerato, insieme ai leggendari imperatori Fu Hsi e Shen Nung, fondatore della civiltà e dell'arte medica cinese. La sua figura è presente in innumerevoli documenti di storia antica cinese; tuttavia parte dei racconti sul leggendario imperatore è considerata, con molta probabilità, di derivazione mitologica.



Storicità

Il rinnovatore della storiografia cinese Sima Qian – e molti storiografi cinesi seguendo la sua opinione – considerarono Huang Di una figura più storica dei suoi leggendari predecessori come Fu Hsi, Nüwa e Shen Nung. Il suo testo di storia cinese, Shiji, comincia con l'imperatore giallo mentre sorvola sui precedenti.
Sebbene la maggior parte degli storici cinesi considerino l'imperatore giallo e altri saggi del passato come reali personaggi storici, la loro storicità cominciò a essere messa in dubbio nel 1920 da storici come Gu Jiegang, uno dei fondatori della Doubting Antiquity School in Cina. Egli ipotizzò che questi antichi saggi fossero in origine dei che furono trasformati in figure umane dagli intellettuali razionalisti del periodo dei regni combattenti.



Vita










Una delle due steli poggiate sulla statua di una tartaruga alla base a Shou Qiu, leggendario luogo di nascita dell'imperatore giallo















Huang Di nacque a Shou Qiu ("collina della longevità"), che è oggi in vicinanza della città di Qufu, nella provincia di Shandong. Da piccolo visse con la sua tribù nel nord-ovest vicino al fiume Ji (che si pensa sia l'attuale fiume Fen nello Shanxi).
I più antichi documenti di storia antica introducono Huang Di come condottiero e guida spirituale della tribù Huaxia, allocata sulle rive meridionali del Fiume Giallo. La sponda settentrionale era occupata da una piccola tribù di allevatori, guidata da Yang Di, l'imperatore del fuoco.
In accordo agli spiriti affini dei propri condottieri, i destini delle due tribù conversero fino a integrarsi. Huang Di e Yan Di guidarono gli Huaxia prima verso occidente, sino al fiume Ji e poi verso Oriente, in prossimità della contea Zhuolu, teatro di una delle epiche battaglie affrontate dal leggendario condottiero.
Il clima favorevole e la ricca vegetazione consentirono agli Huaxia di elaborare e perfezionare diverse tecniche agricole. Lo sviluppo della cerealicoltura permise la diversificazione qualitativa di alcune varietà di frumento, da cui nacquero i cinque cereali cinesi. Allo stesso ritmo progredì la crescita delle attività di allevamento del bestiame, accompagnata dallo sviluppo tessile e dalla nascita delle prime imbarcazioni. Huang Di, da parte sua, adoperò le sue eccezionali doti per ammaestrare sei bestie selvatiche, oggi divenute parte integrante della tradizione e della simbologia cinese:
  • Orso
  • Orso bruno
  • Pixiu (貔貅): creatura ibrida nata dall'unione tra pí () e xiū (); simile a un piccolo leone alato, ha la funzione di purificare gli ambienti dagli spiriti del male.
  • Chū ()
  • Tigre
La diffusione del pensiero e del governo illuminato di Huang Di si allargò pian piano alle popolazioni circostanti, in modo tale da estendere l'influenza di questo fondamentale tassello di sviluppo culturale dell'antica Cina.



La battaglia di Zhuolu

Intorno alle ultime decadi del 2600 a.C. le tribù dell'imperatore giallo e dell'imperatore del fuoco vennero improvvisamente scosse dalla minaccia di invasione da parte della tribù Jiuli. La tribù barbara era guidata da Chi You, condottiero dell'elmo bronzeo tempestato di metalli. La mitologia descrive Chi You come mostro taurino, fornito di due corna, quattro occhi e sei braccia, ognuna brandente una tagliente spada. È inoltre considerato dio della guerra e delle armi. La battaglia fu combattuta nelle ore notturne e sotto una fittissima nebbia. In virtù dei vantaggi territoriali e grazie all'utilizzo di un prototipo di bussola magnetica, il conflitto terminò con il trionfo degli Huanxia. La mitologia riconduce l'epilogo della battaglia all'intervento del demone Nuba che, in favore di Huang Di, scacciò via gli stormi di spiriti malvagi invocati da Chi You. I territori d'influenza di Huang Di erano ormai estesi lungo buona parte del Fiume Giallo. Essi comprendevano tutta la fascia orientale in cui sorgeva il villaggio di Banquan, scenario della seconda battaglia epica dell'imperatore giallo, che questa volta lo contrappose proprio al suo alleato migliore, l'imperatore del fuoco.



La battaglia di Banquan

Combattuto poco tempo dopo la precedente battaglia di Zhuolu (alcune fonti sostengono una cronologia inversa), lo scontro di Banquan riportò la vittoria netta di Huang Di su Yang Di. Il ciclo delle grandi battaglie chiuse definitivamente il cammino di unificazione cinese, che si strinse attorno alla figura culturalmente e artisticamente più illuminata dell'epoca di Huang Di.



Gli anni dell'impero

L'imperatore giallo visse poco oltre cento anni. Gli è riconosciuto il merito di aver concepito e realizzato l'unificazione della Cina sotto un grande impero. Per questi motivi è considerato l'antenato di tutti gli han e il padre spirituale di ogni cinese.
Le dinastie si sarebbero alternate e sostituite, la politica imperiale ed il paese avrebbero trascorso periodi di grande splendore culturale e momenti di profonda crisi. Tuttavia, nonostante l'epoca imperiale gialla sia lontana nel tempo, l'impostazione socio-culturale cinese risente tuttora della condotta illuminata di Huang Di.
L'imperatore giallo appartenne alla mitica dinastia dei tre augusti e cinque imperatori, di cui fecero ulteriormente parte:
  • l'imperatore Shun
  • l'imperatore Zhuanxu
  • l'imperatore Yao
  • l'imperatore Ku



Cultura e società

L'unificazione cinese sotto un'unica figura imperiale corrispose, relativamente all'epoca, a un'omogenea identificazione culturale e sociale. Ciò si risolse in una suddivisione amministrativa del territorio che orientò il potere politico di Huang Di verso un decentramento quasi obbligato.
La Cina era politicamente ripartita in quattro zone di influenza corrispondenti ai quattro punti cardinali. Al termine del decorso dinastico dei cinque imperatori, ognuno di essi ebbe riconosciuta una zona di appartenenza e di celebrazione rituale.
La Canzone di Chu (楚辭) identifica infatti i cinque imperatori come divinità dei punti cardinali:
  • centro: Huang Di
  • est: Shaohao
  • ovest: Shennong
  • nord: Zhuanxu
  • sud: Fuxi
Il Libro dei riti (禮記) evidenzia invece un nesso tra i cinque imperatori e i cinque lignaggi.
All'imperatore giallo sono fatti risalire diversi manoscritti che abbracciano i più svariati temi di ordine culturale, sociale, religioso e scientifico. Vista la gran quantità di opere pervenute, si considerano di sicura attribuzione I quattro classici dell'imperatore giallo (Huangdi Sijing) e il Classico del talismano nascosto dell'Imperatore Giallo (Huangdi Yingfujing).
Accanto a esse è da evidenziare la rilevanza culturale e scientifica di un altro trattato, Il Canone di Medicina Interna dell'imperatore giallo (Huangdi Neijing), che rappresenta l'antenato di ogni testo di medicina tradizionale cinese. Il trattato è suddiviso in due tomi, lo Huangdi Neijing Suwen (le "domande semplici"), abbreviato come Suwen 素問, e lo Huangdi Neijing Lingshu (Il "poerno spirituale") abbreviato come 'Lingshu 靈樞.
La trattazione è intrisa di filosofia taoista e accende il confronto tra spirito e corpo, tra individuo e cosmo. In virtù di quest'opera Huang Di è considerato padre e fondatore della medicina tradizionale cinese]



Gli ultimi anni

Alla luce della sua veneranda età, l'imperatore giallo trascorse i suoi ultimi anni preparando il cammino verso l'aldilà. Decentrò il suo potere politico in favore dei ministri dell'impero mantenendo salda la sua presenza nello sviluppo culturale della giovane Cina imperiale.
Si spense nel 2597 a.C. La mitologia fa risalire alla sua morte l'immagine delle ali incandescenti di una fenice, che illumina il trono imperiale agli occhi del suo successore, l'imperatore Shaohao. In occasione della sua scomparsa fu costruito l'eminente Mausoleo dell'imperatore giallo a Shaanxi.


Curiosità

Una delle leggende che lo riguardano narra che l'imperatore giallo avrebbe catturato il mostro Bai Ze sulla cima del Monte Dongwang, dove gli avrebbe descritto 11.520 tipi di mostri, mutaforma, demoni e spiriti. Un collaboratore di Huang Di avrebbe illustrato queste descrizioni realizzando il libro Bai Ze Tu, che oggi è scomparso.
Secondo la tradizione nel 2634 a.C. (durante la battaglia di Banquan) utilizzò un carro con uno speciale dispositivo differenziale collegato alle ruote che faceva sì che una statua puntasse sempre nella stessa direzione, nonostante le curve compiute dal veicolo.


L'imperatore giallo in epoca contemporanea

  • L'imperatore giallo è il protagonista del racconto La gente dello specchio di Jorge Luis Borges.
  • In Cina sono stati prodotti diversi sceneggiati televisivi che trattano la vita di Huang Di. La loro accuratezza storica è comunque contestata, dato che si focalizzano principalmente su arti marziali, Wuxia e gli aspetti drammatici.
  • Lo scrittore new weird inglese China Miéville ha utilizzato questa storia come base per il suo racconto The Tain.
  • Huangdi appare come un dio nel videogioco di strategia Emperor: Rise of the Middle Kingdom della Sierra Entertainment.

mercoledì 9 marzo 2016

Kusari-fundo

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Il kusari-fundo è un'arma tradizionale giapponese composta da una catena corta appesantita alle estremità da dei corpi contundenti di forma sferica/parallelepipoidale.

Storia

Il kusari-fundo sarebbe stato "inventato" da una guardia del Castello di Edo, tale Masaki Toshimitsu, per disarmare, immobilizzare o uccidere gli intrusi nel castello senza spargere sangue, preservando così la sacralità del luogo.
Come per il kusari-gama e il kyoketsu-shoge, gli attacchi usano le punte appesantite in movimento così da avere il massimo momento per l'impatto. Le traiettorie d'impatto includono:
  • "Tenchi furi": colpi dall'alto o dal basso
  • "Yoko furi": colpi in dentro o in fuori orizzontalmente
  • "Happo furi": colpi in dentro o in fuori diagonalmente
  • "Naka furi": colpi dritti davanti

Costruzione

Quest'arma è molto simile al kusarigama in quanto ad utilizzo, infatti è un'arma a corto raggio, circa 46–76 cm di lunghezza totale. È generalmente composto da una catena di acciaio inciso non riflettente o corda spessa per ragioni di allenamento, con due pesi identici o asimmetrici, di solito non appuntiti, alle due estremità. L'arma può essere usata per colpire, accalappiare o intrappolare un avversario o la sua arma.

martedì 8 marzo 2016

Hara Toratane

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Hara Toratane (原 虎胤; 1497 – 1564) è stato un samurai e generale giapponese del periodo Sengoku. È anche conosciuto come uno dei ventiquattro generali di Takeda Shingen.
Guadagnò reputazione come uno dei più abili generali Takeda. È interessante notare che disertò brevemente Takeda nel 1553 per gli Hōjō, anche se ritornò poco dopo. Fu attivo nelle guerre del Takeda nella provincia di Shinano ed è morì per le ferite subite a Warikadake nel 1561. Ha la fama di essere stato ferito non meno di 53 volte nel corso di circa 30 battaglie. Ironia della sorte, dopo la sua morte il suo titolo di Mino no Kami è andato a Baba Nobuharu che fu altrettanto famoso per non esser mai stato ferito in battaglia una volta prima della sua morte.

lunedì 7 marzo 2016

Brahmā

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Brahmā (devanāgarī: ब्रह्मा, adattato anche in Brahma) è nella lingua sanscrita l'adattamento in genere maschile del termine di genere neutro Brahman e indica, a partire da testi recenziori hinduisti, quella divinità predisposta all'emanazione/creazione dell'universo materiale.
Brahmā acquisisce quindi quel ruolo che nei testi più antichi è riservato a Prajāpati ma a differenza di quest'ultimo Brahmā non è una divinità suprema quanto piuttosto è al servizio di altre divinità considerate supreme.
Brahmā non deve essere confuso con il Brahman upaniṣadico che intende invece indicare quell'unità cosmica da cui tutto procede e da cui procede anche Brahmā che ne risulta un agente. Anche se va tenuto presente che nel loro variegarsi le teologie hinduiste possono intendere lo stesso Brahman come mera potenza impersonale della divinità principale intesa come Persona suprema, e di volta in volta indicata come Kṛṣṇa/Viṣṇu o Śiva o queste, viceversa, possono rappresentare solo una sua manifestazione.

Culto

In quanto divinità creatrice dell'universo materiale, luogo da cui ogni esistenza dovrebbe invece "liberarsi", a Brahmā non viene riservato un culto particolare. Nonostante ciò questo dio viene rappresentato in immagini cultuali e il suo nome può essere pronunciato durante i riti religiosi.
L'assenza di uno specifico culto riservato a Brahmā viene spiegato tradizionalmente, tra gli altri, nello Skanda Purāṇa (I, 1,1 6 e III 2, 9,15), con il fatto che egli abbia mentito nel sostenere di aver raggiunto la cima del luminoso liṅga, qui inteso come asse del mondo.

Il mito del dio creatore

La descrizione hindu del processo di genesi dell'universo, pur avendo origini vediche, si è definita con la letteratura raccolta nella Smṛti in particolar modo in quella purāņica.
L'universo secondo gli hindū è una realtà destinata a scomparire o meglio ad entrare in un periodo di latenza, di non manifestazione (avyakta) da cui riemergerà con una nuova emanazione (detta anche sarga). Tutto questo accade da sempre e per sempre accadrà. Colui che provoca ciò possiede l'appellativo di Bhagavat (Colui che è divino, che è degno di adorazione, l'Essere supremo eterno e inconcepibile) o anche di Svayambhu (Esiste da se stesso), e la compie al solo fine del gioco (līlā).

(SA)
«na prayojanavattvāt
lokavat tu līlākaivalyam»
(IT)
«Egli non ha motivo di essere.
Allo stesso modo il mondo è semplicemente un suo gioco.»
(Brahmasūtra II, 1, 32-33)
Il processo di emanazione si avvia con la fuoriuscita delle acque dove egli pone il proprio sperma generando l'uovo/embrione d'oro (hiraṇyagharbhaḥ). Il non generato, il Bhagavat, prende al suo interno la forma di Brahmā che ricalca, secondo Mario Piantelli i più antichi hiraṇyagharbhaḥ e Prajāpati.
Dopo essere rimasto per un secolo nell'uovo d'oro, Brahmā lo rompe fuoriuscendone, creando quindi nella parte superiore dell'uovo il mondo celeste, nella parte inferiore la terra e in mezzo lo spazio, l'etere. Tutto l'universo coincide con l'uovo di Brahmā (Brahmāṇḍa).
Con l'universo Brahmā genera i deva, il tempo, gli astri e i pianeti, le terre con i monti, gli oceani, i fiumi, ma anche delle potenze impersonali come l'Ascesi (tapas), la Parola (vāc), il Desiderio (kāma), gli opposti (caldo-freddo, Dharma-Adharma, ecc.). E come il Puruṣa del Veda genera l'umanità ripartendola nelle quattro funzioni corrispondenti ai Varṇa.
Nel Matsya Purāṇa (III; anche nello Śiva Purāṇa) nell'oceano dei primordi apparve un uovo da cui esce Prajāpati/Brahmā il quale genera una figlia detta Vac (la Parola) o anche Sarasvatī (il Flusso [delle parole]), o ancora Savitrī (Inno al Sole), che il padre sposa. Da questa unione nasce Manu che genera gli uomini e le altre creature, dal pensiero di Brahmā fuoriescono invece i Veda e i Ṛṣi (Brahmaṇḍa Purāṇa, II, 9)

domenica 6 marzo 2016

Tatsumi Fujinami

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Tatsumi Fujinami (Fujinami Tatsumi 藤波辰巳; Kunisaki, 28 dicembre 1953) è un wrestler giapponese noto con il soprannome di The Dragon. A lui viene attribuita l'invenzione delle celebri mosse chiamate Dragon Sleeper e Dragon Suplex.

Carriera

Fujinami debuttò nel mondo del wrestling a lottare nella Japan Pro-Wrestling Association (JPWA), preso sotto la propria ala da Antonio Inoki. Quando Inoki nel 1971 venne licenziato dalla JPWA Fujinami lo seguì insieme ad altri lottatori nell'avventura di fondare una nuova federazione, la New Japan Pro-Wrestling (NJPW); Inoki, Fujinami, Osamu Kido e Kotetsu Yamamoto sono di fatto riconosciuti come i padri fondatori della NJPW.
Nei primi tempi si prestò a fare da avversario per giovani lottatori debuttanti, come Mr. Pogo, Yoshiaki Fujiwara e Gran Hamada. Fujinami, Fujiwara, Hamada e altri tre lottatori debuttanti nel 1974 si confrontarono nella Coppa Karl Gotch, torneo precursore della Coppa Giovani Leoni.
Verso la fine degli anni settanta Fujinami fu inviato dalla federazione a gareggiare all'estero, nella messicana Universal Wrestling Association (UWA) e nella statunitense Jim Crockett Promotions. Passò poi alla World Wide Wrestling Federation (WWWF) dove cominciò davvero a farsi un nome, vincendo il WWF Junior Heavyweight Championship e riportandolo con sé in Giappone, dove diventò il titolo più importante per tale categoria di peso. Fujinami divenne in seguito il primo wrestler ad imporsi sia nella categoria junior heavyweight sia in quella heavyweight.
Il suo incontro più famoso disputato negli Stati Uniti fu il match "titolo contro titolo" contro Ric Flair svoltosi durante la prima edizione di SuperBrawl; si trattò di un rematch in seguito ad un precedente incontro dall'esito finale controverso (dusty finish) tenutosi in Giappone. Il vincitore fu Flair, che mantenne il proprio WCW World Heavyweight Championship e conquistò l'NWA World Heavyweight Championship di Fujinami.
Negli ultimi anni Fujinami, dopo essere stato nominato presidente della NJPW nel 1999 (carica da cui è stato rimosso nel 2004) ha diminuito i propri impegni sul ring. L'ultimo titolo detenuto nella NJPW è stato l'IWGP Tag Team Championship in coppia con il suo allievo Osamu Nishimura nell'ottobre 2001, mentre il suo ultimo incontro con un titolo in palio è stato quello per l'AJPW Triple Crown Heavyweight Championship contro Keiji Mutoh nel dicembre dello stesso anno.
Fujinami e Nishimura hanno iniziato ad occuparsi della loro federazione, la Muga, che propone un tipo di wrestling classico basato maggiormente sulle prese, tecnica che nella NJPW sembra trascurata.
Nel 2015, nella notte prima di WrestleMania 31, è stato introdotto da Ric Flair nella WWE Hall of Fame.

sabato 5 marzo 2016

Arakaki Seishō

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Arakaki Seishō (新垣 世璋, chiamato anche Aragaki,; Okinawa, 1840 – Naha, 1918) è stato un artista marziale e maestro di karate giapponese.
Era un artista marziale okinawense, nato nel villaggio di Kumemura, (Okinawa), o nelle vicinanze dell'isola di Sesoku. Era un ufficiale della corte reale di Okinawa che si attivò come interprete della lingua cinese andando a Pechino nel settembre del 1870. Si sa molto poco della sua vita e dei suoi allenamenti. L'unico suo maestro conosciuto fu Wai Xinxian (Wai Shinzan) da Fuzhou, una città della provincia di Fujian della dinastia Qing della Cina.
Fu famoso per l'insegnamento dei kata: Unsū, Seisan, Shihohai, Niseishi e Sanchin che furono successivamente adottati da un gran numero di stili di karate e di kata con l'uso delle armi: Aragaki-no-kun, Aragaki-no-sai and Sesoku-no-kun.
Aragaki non creò mai degli stili, ma le sue tecniche e i kata si sono sparsi in un gran numero stili moderni di karate e di kobujutsu, anche se il Chitō-ryū è discutibilmente lo stile più vicino ad Aragaki's Tote.

venerdì 4 marzo 2016

Costoliere

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Veniva chiamata costoliere ogni arma da punta, usata per colpire l'avversario tra le costole. I pugnali costolieri erano fabbricati con la lama piramidale con la base quadrangolare o triangolare allo scopo di renderli più robusti e più adatti alla penetrazione.

giovedì 3 marzo 2016

Huangdi Neijing

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Huangdi Neijing, Il Canone di Medicina Interna dell'Imperatore è un antico trattato di medicina tradizionale cinese.
In Cina è considerato come il testo medico più influente. Gli è stato assegnato il primo posto tra le opere di categoria incluse nel Ssu-k'u Ch'uan-shu, catalogo delle più importanti opere di letteratura antica, pubblicato nel 1772 sotto gli auspici del governo cinese. È diviso in due tomi, lo Huangdi Neijing Suwen (le "Domande semplici"), abbreviato come Suwen 素問, e lo Huangdi Neijing Lingshu (Il "Perno spirituale") abbreviato come Lingshu 靈樞. Ogni tomo è, a sua volta, diviso in ottantuno capitoli; la trattazione è dialogica e discorsiva, caratterizzata dal confronto tra il leggendario Huang Di, o Imperatore Giallo e sei dei suoi leggendari ministri imperiali. Il testo, in virtù del suo valore storico-culturale e medico, è comparabile al Corpus Hippocraticum greco, alle opere di Claudio Galeno ed alla trattazione di medicina medievale di ispirazione islamica (Averroè, Avicenna) ed europea.
Sebbene alcune fonti storiche conformate alla leggenda considerino la stesura del Canone come risalente all'epoca imperiale gialla (2697 a.C.), la maggior parte degli storici cinesi sostiene che la redazione vera e propria del trattato sia contemporanea al periodo dei Regni Combattenti (453-222 a.C.) e prosegua fino alla dinastia degli Han posteriori (25-222 d.C.). In ogni caso i contenuti medici e filosofici del Canone risalgono ad un periodo antecedente la redazione del trattato. Alla luce di ciò, la tradizione cinese individua nella figura di Huang Di l'autore ed il redattore dell'opera.



Canone di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo






Ciò di cui si è certi è che il Lingshu sarebbe di poco anteriore al Suwen. I vari testi vennero poi divisi e riorganizzati da vari autori, fino a quando, nella dinastia Tang, Wang Bing (710-804 d.C.) organizzò il testo nella stesura che conosciamo oggi.
Nel Suwen 素問 il Maestro celeste Qi Bo risponde alle domande (wen, parte del titolo, dove Su sta per seta grezza, semplice, quindi le domande semplici, nel senso di basilari, fondamentali) dell'Imperatore Huangdi. Nel rispondere alle domande, Qi Bo affronta sia la fisiologia (studio dei visceri e dei meridiani o tragitti d'animazione), sia l'eziologia, sia la diagnosi, sia la terapia.
Nel Lingshu 靈樞 si parla della relazione fondamentale dell'uomo con il Cielo, tramite gli Spiriti, si dice cioè che le attività terrene sono sempre basate su influssi celesti. Si potrebbe parlare di un trattato di psicologia cinese, se non fosse che la categoria della Psiche non è presente nel mondo cinese (nel senso che una divisione tra psiche e soma non viene presentata). Il tutto viene esposto secondo la dottrina dello yin e dello yang e delle 5 fasi wuxing (五行), le categorie del Qi che dal I secolo a.C. sono servite a declinarlo.


Fondamenti Filosofici

L'impostazione dialogica del Canone di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo consente un'ampia e gradevole trattazione dei contenuti etici, religiosi e filosofici su cui è basata la condotta medica cinese. In effetti, questa combinazione di caratteri differenti rappresentava l'unico modo attraverso cui esprimere il primo pensiero medico cinese; nella concezione antica, la medicina non era altro che una parte della filosofia e della religione, diretta, parallelamente ad esse, alla fusione di uomo e natura con l'intero universo.
I principali tratti distintivi del nucleo spiritualista del Canone riguardano i precetti del taoismo, l'equilibrio Yin Yang e la teoria degli elementi.



Taoismo
Il Taoismo (oppure Daoismo; in cinese Dàojiào 道教, letteralmente "insegnamento del Tao") è una filosofia religiosa panteistica, monistica, con forti valenze naturalistiche, originaria della Cina, istituzionalizzatasi come tale all'incirca nel I secolo d.C.
Il concetto di Tao, che originariamente significava Via, è la chiave del misterioso intrecciarsi di Cielo e Terra.
Si identifica nel metodo attraverso cui è possibile forgiare la vita terrena affinché corrisponda completamente con le esigenze del modo ultraterreno.
In tal modo, poiché l'intero universo segue un corso immutabile e sempiterno, è inevitabile che anche lo spirito umano debba fluire in perfetto accordo con le vibrazioni della natura e del cosmo. Il concetto di Tao, inteso come Via, può esser suddiviso in Tao del Cielo, Tao della Terra e Tao dell'uomo; i tre elementi fluiscono sino alla fusione in un'unità indivisibile.
All'interno del Canone, numerosi passi imprimono nel lettore l'idea che la salute, e con essa l'auspicabilissimo stato di longevità, dunque saggezza, siano correlati ad una corretta condotta verso il Tao.



Yin Yang
L'equilibrio dualistico Yin Yang è strettamente correlato all'unificazione del Tao e ricopre un ruolo basilare nell'architettura del pensiero taoista.
L'origine del dualismo è parallela, naturalmente, alla genesi del cosmo.
La mitologia non ha un posto nel concetto cinese di creazione; tuttavia, la genesi del cosmo viena fatta corrispondere alla successione di quattro stadi in cui si concentrano i tre elementi primari dell'universo.





Yin Yang






Il primo stadio corrisponde al caos, nel quale i tre elementi primari - forza, forma e sostanza - sono ancora unificati. Il secondo stadio, o grande principio, è caratterizzato dalla separazione della forza. Nel terzo stadio, o grande inizio, si rileva l'apparizione della forma ed infine il quarto, stadio della grande omogeneità, la sostanza si manifesta e diventa visibile.
In tal modo, la luce e le sostanze pure tendono in alto, generando il cielo; le ombre e le sostanze rozze precipitano in basso, formando la terra.
Il potere dualista nasce a partire dal primo stadio, definito anche Monade. Gli elementi costituenti, generati a partire dal caos, vengono designati con il nome di Yin e Yang. La traduzione letterale dei caratteri dei due nomi corrisponde a la parte ombrosa della collina per lo Yin e la parte soleggiata della collina per lo Yang.
In accordo ai significati di ombra e luce, Yin e Yang sono principi creatori della terra e del cielo.
  • Yang indica il Sole, il cielo, il fuoco, la luce; tende ad espandersi ed a fluire verso l'alto, verso l'esterno. Movimento e vita.
  • Yin indica la Luna, la terra, l'acqua, l'ombra; tende a contrarsi ed a scorrere verso il basso, verso l'interno. Immobilità e morte.
All'interno del Canone, l'equilibrio Yin Yang è eterno dualismo. Esso si risolve proprio nell'umanità stessa. Il maschio, uomo, appartiene allo Yang; la femmina, donna, appartiene allo Yin.
La relazione cosmica tra Yin e Yang come buio e luce assume, inoltre, una relazione con la fisicità dell'uomo; il dualismo, in tal caso, riguarda rispettivamente la superficie esterna ed interna del corpo o, in alternativa, di un organo.
Pertanto, stabilire equilibrio dal moto dualistico è garanzia di salute. L'armonia corrisponde a longevità e può essere perseguita camminando costantemente lungo il Tao.
La condizione ideale per l'uomo preso in considerazione all'interno del Canone, è quella del saggio centenario. È così descritto lo stesso Huang Di, Imperatore Giallo.





Teoria dei Cinque Elementi
Conciliare Tao e Yin Yang è possibile solo a partire dalla necessaria scissione di ombra e luce in componenti più tangibili, i Cinque Elementi.
Gli elementi possono essere organizzati in sequenza creativa:
  • Metallo crea Acqua
  • Acqua crea Legno
  • Legno crea Fuoco
  • Fuoco crea Terra
  • Terra crea Metallo
I Cinque elementi sono generati e completati dal cielo e dalla terra, dunque dal dualismo stesso.
Lo schema di riunione di tutte le concordanze è utile a stabilire alcune fondamentali relazioni fisse.
Sono definite cinque secrezioni fluide connesse ai visceri, che esercitano, a loro volta un determinato controllo sulla fisiologia dell'organismo:
  • Sudore connesso a Cuore, che controlla il Polso; Cuore danneggiato dal caldo.
  • Muco connesso ai Polmoni, che controllano la Pelle. Polmoni danneggiati dal freddo.
  • Lacrime connesse al Fegato, che controlla i Muscoli. Fegato danneggiato dal vento.
  • Saliva connessa alla Milza, che controlla la Carne. Milza danneggiata dall'umidità.
  • Sputo connesso ai Reni, che controllano le Ossa. Reni danneggiati dalla siccità.
La derivazione fisiologica della Teoria dei Cinque Elementi è spesso associata e confrontata alla teoria umorale di Ippocrate.


Anatomia e Fisiologia







Tavola anatomica cinese






È evidente quanto l'equilibrio Yin Yang e la Teoria dei Cinque Elementi influiscano sulla concezione e sulla descrizione della struttura del corpo umano. Esso è, pertanto, posto in stretta correlazione con la cosmogonia e l'ontologia.
La rappresentazione anatomica del corpo umano appare, dunque, altamente stilizzata e di natura prettamente simbolica.
Alla luce della descrizione del Canone, l'uomo è disposto di cinque organi e sei visceri . Gli organi sono il cuore, la milza, i polmoni, il fegato ed i reni; sono ritenuti capaci di accumulare ma non di eliminare. I visceri sono invece, vescica urinaria, vescicola biliare, stomaco, intestino crasso, intestino tenue ed i tre focolari.
La collocazione dei tre focolari è tuttora discussa e di varia interpretazione. La loro funzione è paragonata a quella di un sistema di fognature dell'organismo; alcuni autori li collocano in prossimità di diverse membrane grasse in zona sacro-rettale. Questa risoluzione appare, tuttavia, inesatta, poiché contrasta con il nucleo concettuale dei tre focolari. Essi sono, infatti, considerati come un veicolo di concatenazione tra l'universo e l'uomo. La loro struttura è articolata in sezione superiore, mediana ed inferiore, di controllo alle rispettive parti del corpo.
All'interno del Canone è presente, inoltre, un'indicativa cronologia dello sviluppo e dell'attivazione degli organi sin dal periodo embrionale:
  • Cuore: primo e secondo mese
  • Fegato e Milza: terzo e quarto mese
  • Testa: quinto e sesto mese
  • Polmoni: settimo ed ottavo mese
  • Reni: nono mese
La collocazione dei visceri e degli organi è paragonata a quella dei vari burocrati di un impero. Citando alcuni passi del Canone:
"...il cuore è come il ministro del monarca che eccelle per acume e comprensione; i polmoni sono il simbolo dell'interpretazione e della condotta dei giudici e degli amministratori; il fegato ha le funzioni di un capo militare, che eccelle con la sua strategia; la vescicola biliare occupa la posizione di un funzionario importante e di alto grado che eccelle per capacità di giudizio e di decisione; il mezzo del torace è come un funzionario del centro che guida i soggetti nelle loro gioie e piaceri; lo stomaco si comporta come un funzionario dei granai pubblici ed assicura i cinque sapori; l'intestino crasso è come il funzionario che propaganda il corretto modo di vivere e genera evoluzione e cambiamenti; l'intestino tenue è come il funzionario che è in rapporto con i ricchi ed è in grado di produrre cambiamenti delle sostanze fisiche; i reni sono come quei funzionari che svolgono un lavoro molto energico e che eccellono per la loro abilità; i tre focolari sono come i funzionari che pianificano la costruzione di canali di scolo e di chiusa e creano dei corsi d'acqua navigabili; gli inguini e la vescica sono come i sovrintendenti alla regione, accumulano le piene e le secrezioni fluide che servono a regolare l'evaporazione.
Questi dodici funzionari non dovrebbero mancare d'assistersi gli uni con gli altri.''
Nel Canone è presente una descrizione suppletiva del cervello, del midollo osseo e delle ossa. Essi sono ritenuti prodotti della terra e risalgono, dunque, allo Yin.
È descritta, inoltre, una necessaria correlazione tra le misure del tempo ed il numero di componenti del corpo. I trecentosessantacinque giorni annuali corrispondono alle trecentosessantacinque parti anatomiche del corpo. I dodici mesi sono abbinati ai dodici vasi sanguigni più importanti, mentre le quattro stagioni corrispondono alle quattro arterie principali.
Yin e Yang reggono l'equilibrio degli organi, che sono in stato di armonia e di opposizione in base all'abbondanza o al difetto dei due impeti primari.
Parte della trattazione fisiologica è riservata all'equilibrio cardiovascolare ed al sistema cardiocircolatorio:
"...le quattro membra e le loro otto articolazioni flessibili sono in attività dal mattino presto fino a notte inoltrata. Quando le persone si sdraiano per riposare il sangue ritorna nel fegato. Quando i piedi ricevono il sangue, si rinforzano i passi. Quando le palme delle mani ricevono il sangue, esse possono essere usate per afferrare. Quando le dita ricevono il sangue possono essere usate per trasportare. Quando una persona è esposta al vento, sia sdaiata, per riposare, che in piedi, in movimento, il suo sangue ne sarà influenzato; quindi il sangue si coagulerà nei tessuti ed il risultato sarà l'intorpidimento delle mani e dei piedi; quando il sangue coagula nei piedi provoca dolori e brividi."



Diagnosi

Il principale metodo diagnostico illustrato nel Canone è l'esame dei polsi. Ogni altra procedura parallela è comunque basata sulla palpazione e sulla frequenza del respiro.
La teoria dei polsi è basata sulle interazioni di equilibrio Yin Yang e sulla crasi o discrasia dei cinque elementi.
All'equilibrio corrisponde salute, alla disarmonia la malattia.
All'interno del trattato il sistema di palpazione è descritto come metodo efficace per diagnosticare qualunque tipo di malattia.
La pratica è fondata su credenze antiche secondo cui il polso, in realtà, consiste in sei unità distinte. Esse sono raggruppate in gruppi di tre lungo il giunto articolare tra mano ed avambraccio. Ogni sezione del polso è connessa ad un organo particolare e riporta i minimi dettagli relativi all'andamento patologico del paziente.
Il momento più adatto per l'esame dei polsi corrisponde alle prime ore del mattino, quando il medico, ancora fresco e raccolto, analizza cautamente la condizione del paziente, senza che il vigore e l'energia siano stati ancora esercitati o dissipati. In ciascuna delle suddivisioni del polso, infatti, sono necessariamente avvertibili le tre differenti qualità di Yin e Yang (grande Yang, piccolo Yang, Yang assoluto, grande Yin, piccolo Yin e Yin assoluto).
La procedura differisce in base al sesso del paziente; il medico analizza il polso destro della donna ed il polso sinistro dell'uomo.
Si ritiene, inoltre, che l'andamento delle stagioni potesse influenzare le palpazioni del polso e la relativa diagnosi.

"In primavera il polso è dominato dal fegato, in estate il polso è dominato dal cuore, in autunno il polso è dominato dai polmoni, e in inverno il polso è dominato dai reni; il polso della milza è un organo solitario, ma irriga gli altri quattro organi."

Ai fini di una corretta diagnosi, il medico deve essere a conoscenza del suono e del ritmo usuale del battito del polso di ciascun viscere ed i suoi rispettivi cambiamenti durante le cinque stagioni.
Esaminando la forza e le regolarità delle quattro principali varietà di battiti del polso, la presenza di eventuali cambiamenti di frequenza può ricondurre a situazioni patologiche.
Il metodo più efficace di palpazione del polso consiste nell'applicare un dito su ciascuna delle tre sezioni del polso, ognuna avente un nome specifico; quella più prossima alla mano è chiamata tsun (pollice), quella adiacente all'avambraccio ch'ih(cubito), mentre quella intermedia prende il nome di kuan(barriera).
Le relazioni con organi e visceri sono le seguenti:
  • Pollice: polso destro correlato a polmoni e agli organi del torace; polso sinistro correlato al cuore ed ai visceri del mediastino.
  • Barriera: polso destro correlato allo stomaco e alla milza; polso sinistro correlato al fegato ed al diaframma.
  • Cubito: polso destro correlato ai reni e all'addome; polso sinistro correlato a reni ed intestino tenue.
L'unico strumento concesso al medico nella valutazione della frequenza del polso è rappresentato dal confronto con i propri ritmi di inspirazione-espirazione.
Durante un intero ciclo respiratorio il polso normale doveva battere quattro volte.
Le pulsazioni del polso concedevano, inoltre, la possibilità di stabilire la corretta prognosi relativa ad un determinato disturbo: "Coloro che sono esperti nell'esaminare i pazienti giudicano il loro aspetto generale; sentono il polso e distinguono se Yin, o Yang è causa di malattia. Se la parvenza cambia da chiara a torbida allora si rivela la collocazione della malattia. La tosse o la mancanza di fiato dovrebbero essere sorvegliate attentamente; si dovrebbe ascoltare i suoni e le note e quindi apparirà evidente la posizione del male".Una volta individuata la collocazione della malattia e il relativo organo malmesso, il medico è in grado, per mezzo di relazioni fisse, di determinare la causa della malattia e di prevenire ulteriori complicazioni.

Malattia

Il concetto di malattia, nel contesto del Canone di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo, è ovviamente conformato alla natura stilizzata e concettuale dell'anatomia e della fisiologia umana.
Il panorama di malattie analizzate è tanto ampio quanto diversificato. Tuttavia è possibile ricondurre le patologie in tre famiglie principali:
  • Paralisi
  • Lebbra
  • Follia
Come già precisato, la condizione di malattia è sostanzialmente generata da una discrasia dell'equilibrio Yin Yang o dei cinque elementi. Ciò può esser ricondotto alla diversificazione del clima in una singola stagione oppure ad un'interruzione nel cammino del Tao.
Anche il processo di invecchiamento è considerato, di per sé, una forma di malattia. Longevità è salute e saggezza. Tra le malattie di maggior interesse, la cui analisi è pervenuta quasi intatta tramite antichi ideogrammi, si denota la Follia.
Secondo la trattazione del Canone, la follia è riconducibile e connessa ad un determinato gruppo di malattie, correlate, a loro volta, ad incisive condizioni climatiche; i venti sono, infatti, concepiti, come cause di brividi e freddi ed insieme di ulcere e disturbi epatici; il lavoro eccessivo è causa di esaurimento del diaframma, mentre ciò che maggiormente genera istinti folli è l'oppressione del proprio equilibrio spirituale in ragione delle necessità materiali.
Allo stesso gruppo appartengono tipologie di febbri come il calore umido, il vento interno e la malattia calda.
È attribuita grande importanza alla cosiddetta febbre remittente o intermittente, che, con buona probabilità, potrebbe identificarsi come stretta parente della malaria. Questa ipotesi è accreditata in virtù della ricca trattazione medica dedicata i disturbi della milza.
L'ingrossamento dell'organo linfoide è, infatti, alla base della sintomatologia della febbre malarica.



Terapia

In una sezione del Canone è inserito un breve elenco di metodi e concetti terapeutici attraverso cui risolvere la discrasia della malattia.
Il primo metodo è la cura dello spirito, in parallelo all'armonico cammino verso il Tao. È indicativo della comune base universalista tra il pensiero filosofico e medico cinese.
Il secondo si realizza nelle conoscenza di come nutrire il corpo. Ciò avviene tramite lo sviluppo dei cinque sapori:
  • Medicine
  • Cinque Cereali
  • Cinque Frutti
  • Cinque Animali domestici
  • Cinque Verdure
Il terzo metodo insegna i veri effetti delle medicine e delle erbe.
Il quarto riguarda l'agopuntura, mentre il quinto indica i metodi terapeutici da utilizzare su organi cavi e visceri, sul sangue e sul respiro.
Diagnosi e terapia non sono separate da un solco netto. Al contrario, la distinzione tra le due fasi dell'indagine medica appare, eccetto per l'agopuntura, abbastanza approssimativa.
L'applicazione di tecniche chirurgiche è considerata ultima risorsa riparatrice al fallimento di tutti gli altri metodi. In casi specifici, come in presenza di ulcere, si raccomanda cautela nelle pratiche di sezionamento e svuotamento delle parti esposte e rovinate.