giovedì 22 settembre 2016

Haidate

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Haidate (佩楯) era il cosciale tipico dell'armatura giapponese, da agganciarsi sotto alla corazza () e ad essa non direttamente interconnesso (come invece valeva per il cosciale dell'armatura a piastre europea).
Consisteva di un grembiule formato da grossi pezzi rettangolari che, come lo spallaccio (sode), erano realizzati da lamine kozane di cuoio e/o ferro (più raramente, osso di balena) congiunte da rivetti e lacci. Per tramite di apposite corde (tsubo-no-o), veniva legato dal bushi sul ventre, intorno alla cintura.
I guerrieri giapponesi utilizzavano anche altre tipologie di cosciale, avvolgenti l'arto, più simili ai cosciali delle armature europee moderne:
  • ita-haidate - cosciali composti da lamine metalliche allacciate con cingoli di cuoio e fissate ad una pesante fodera di seta/cuoio; e
  • igo-haidate - cosciali composti da piccole lamine metalliche cucite su di una fodera di stoffa, preferite dai cavalieri perché "più flessibili del solito tipo".

mercoledì 21 settembre 2016

Chigiriki

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Il Chigiriki o Chigirichi è un'arma giapponese costituita da un bastone della lunghezza di circa 60 centimetri, munito di una catena della stessa lunghezza montata ad un'estremità; tale catena termina con una palla o cilindro di legno chiodato.
È simile al mazzafrusto della tradizione occidentale.

martedì 20 settembre 2016

Alalà

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Alalà (in greco: Ἀλαλά) è una divinità femminile minore della mitologia greca, personificazione del grido di battaglia degli opliti. Il suo nome deriva dal greco Αλαλος, con il significato di "muta".

Antica Grecia

Figlia di Polemos, Alalà accompagnava in battaglia il dio della guerra Ares: secondo le tradizioni degli Antichi, il grido di battaglia del Dio greco consisteva infatti nel suo nome "Alale alala".
I soldati greci lo fecero quindi proprio e presero anch'essi l'abitudine di usarlo durante i combattimenti.
Si crede che l'uso di questa parola sia derivato per onomatopea dall'inquietante gracchiare emesso dai corvi che, all'epoca, sorvolavano a migliaia i campi di battaglia, per cibarsi dei cadaveri insepolti.
Adottata per calco linguistico come grido di guerra nel Medioevo, soprattutto dai Crociati, "Alalà" riaffiorò nei componimenti poetici di Giosué Carducci e Giovanni Pascoli, sul finire del XIX secolo.
«Ma s'io ritrovi ciò che il cuor mi vuole,
ti getto allora un alalà di guerra, …»
(da L'Amore di Giovanni Pascoli)



Eia! Eia! Eia! Alalà!

In epoca moderna, il termine fu ripreso da Gabriele D'Annunzio per coniare il celebre incitativo "Eia! Eia! Eia! Alalà!" (o più comunemente "Eia, Eia! Alalà!") , quale grido di esultanza degli aviatori italiani che parteciparono all'incursione aerea su Pola del 9 agosto 1917, durante la Prima guerra mondiale. Se "Alalà!" era l'urlo di guerra greco, "Eia!" era il grido con cui, secondo una tradizione, Alessandro Magno era solito incitare il suo cavallo Bucefalo.
In seguito, l'esclamazione fu inserita ne La canzone del Quarnaro che racconta l'avventura della Beffa di Buccari; raid dimostrativo portato a termine dagli incursori della Regia Marina l'11 febbraio 1918.

«Siamo trenta d’una sorte,
e trentuno con la morte.
EIA, l’ultima!
Alalà!»
(da La canzone del Quarnaro di Gabriele D'Annunzio)



Il motto venne poi usato anche dai soldati italiani ribelli che seguirono D'Annunzio nell'Impresa di Fiume del 1919 e divenne popolare in tutta Italia quando fu adottato dal Fascismo, quale grido collettivo d'esultanza o incitamento. Nonostante la diffusione nazionale, il motto declinò rapidamente dopo la caduta del fascismo, essendovi per la cultura di massa indissolubilmente legato. Oggi viene usato soltanto in ambiti legati al neofascismo.

lunedì 19 settembre 2016

Annen

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Annen (安然; 841 – 915) è stato un importante monaco buddhista giapponese appartenente alla scuola Tendai, vissuto nella prima parte dell'era Heian.
Tra i suoi titoli postumi si ricordano Godai'in Ajari (五大院阿闍梨), Akaku Daishi (阿覚大師) Fukushū e Shinnyo Kongō (福集, 真如金剛). Nacque ad Ōmi, non lontano dall'odierna Kyōto ma l'origine della sua famiglia non è nota, sebbene si tramanda fosse un discendente dello stesso Saichō (最澄). Allievo di Ennin, dopo la morte di costui divenne discepolo del monaco Henjō (遍照). Oltre ad approfondire lo studio delle due fonti principali del Tendai, cioè il mahāyāna (顕教) e il mantrayāna (密教), si dedicò allo studio della Regola (vinaya) e delle basi della scrittura sanscrita (shittan, 悉曇) disciplina in cui divenne uno dei più grandi esperti della sua epoca. Nell'anno 877 (primo anno di gen'ei, 元慶) dovette rinunciare ad un viaggio di studio in Cina ma nell'884 ottenne il titolo di Ajari e divenne abate del tempio Gen'eiji (元慶寺). Negli ultimi anni fece costruire sul monte Hieizan il padiglione Godai'in (五大院) e si dedicò esclusivamente agli studi. In particolare si deve ad Annen l'importanza attribuita alle dottrine del sūtra Dainichikyō (大日経, sanscrito Mahāvairocanasūtra) nel Tendai ed è per questo considerato il principale fondatore della corrente Taimitsu (台密).

domenica 18 settembre 2016

Sasaki Kojirō

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Sasaki Kojirō (佐々木 小次郎), noto come Sasaki Ganryū, (prefettura di Fukui, 1583 circa – Ganryū-jima, 13 aprile 1612) è stato un importante spadaccino giapponese.
Vissuto a cavallo dell'epoca Sengoku e l'inizio del periodo Edo, è principalmente ricordato per le circostanze della sua morte, avvenuta nel 1612 nel corso di un duello con Miyamoto Musashi.

Biografia

Nato in un villaggio appartenente alla provincia Echizen, da giovane Kojirō incontra Toda Seigen, istruttore di arti marziali del clan Asakura, che lo prende come suo allievo, riconoscendo le sue abilità come spadaccino. Durante l'addestramento si discosta dallo stile di Seigen, che predilige il kodachi, e sviluppa una tecnica che fa uso di ōdachi denominata Ganryū (letteralmente "Stile della Roccia"). La sua lunga katana prende il nome di Monohoshi Zao. Grazie ad essa sviluppa una tecnica, denominata Tsubame-Gaeshi (letteralmente "Contrattacco della Rondine"), ispirata al volo dell'uccello. Si distingue inoltre per indossare un haori di colore rosso.
Nel 1610 giunge a Kokura dove ottiene il permesso di Hosokawa Tadatoshi, futuro signore della città, di aprire un dojo. Divenuto popolare, la sua fama inizia ad attrarre l'interesse di numerosi studenti di arti marziali, incluso Miyamoto Musashi, uno spadaccino ventinovenne che nell'aprile del 1612 lo sfida formalmente a duello.
Il duello tra Musashi e Kojirō è oggetto di numerose leggende. Nonostante le diverse descrizioni differiscano nel dettaglio, l'esito dei racconti si conclude con la vittoria di Musashi. Lo scontro fu fissato il 13 aprile 1612 su una piccola isola a pochi chilometri da Kokura, chiamata in modo differente dai nativi del luogo, e doveva tenersi tra le 7 e 9 ante meridiem. Prima di recarsi nel luogo del duello, Musashi costruì un bokken utilizzando un remo e si presentò con oltre tre ore di ritardo (tra le 9 e le 11) davanti il suo avversario. Vedendolo arrivare in ritardo, Kojirō imprecò furiosamente contro di lui, estrasse la sua spada, lanciando rabbiosamente il fodero in acqua. Con la sua spada di legno Musashi uccise Kojirō con un colpo ben assestato alla testa, prima che lo sfidante potesse usare la sua tecnica.
Varie ipotesi sono state proposte per spiegare la vittoria di Miyamoto Musashi: si sostiene infatti che si sia presentato in ritardo di proposito al fine di fiaccare psicologicamente l'avversario, facendolo innervosire. Mentre il suo avversario attendeva sotto il sole il suo arrivo, arrabbiandosi e perdendo la concentrazione, Musashi si riposava in barca in attesa dell'incontro. Questa tattica era stata già utilizzata in precedenza, come ad esempio durante la sua serie di duelli con i fratelli Yoshioka. Anche un abbigliamento poco curato e la sua spada di legno hanno contribuito ad aumentare il risentimento in Kojirō.
Alcune teorie sostengono che Musashi abbia protratto in avanti l'ora dell'incontro per sfruttare l'effetto della luce solare (per accecare l'avversario) o delle maree (per agevolare la sua eventuale fuga sfruttando la bassa marea). Sebbene Sasaki Kojirō viene spesso descritto come sordo da un orecchio, è molto probabile che vinse sfruttando la maggior lunghezza del suo bokken rispetto alla spada di Kojirō.
Nonostante la sconfitta, l'isola dove si tenne il duello venne ribattezzata Ganryū-jima in onore di Sasaki Kojirō.

Nella cultura di massa

Copertina di Miyamoto Musashi kanketsuhen: kettō Ganryūjima (1956) di Hiroshi Inagaki, terzo titolo della trilogia adattata da Musashi. Nel film Kojirō è interpretato da Kōji Tsuruta.
Numerosi lungometraggi hanno raccontato la storia del duello tra Sasaki Kojirō e Miyamoto Musashi. In particolare il film del 1955 Zoku Miyamoto Musashi: ichijoji no ketto di Hiroshi Inagaki, seguito di Miyamoto Musashi (1954), basato sul romanzo Musashi di Eiji Yoshikawa e che ha ricevuto l'Oscar al miglior film straniero.
Kojirō Sasaki è uno dei personaggi giocanti del videogioco Samurai Warriors. Un personaggio omonimo è inoltre presente nel manga Vagabond. Nella visual novel Fate/stay night il personaggio di Assassin è basato su Kojirō: possiede una nodachi e utilizza la medesima tecnica.
Nel franchise Pokémon Jessie e James del Team Rocket in lingua originale sono noti come Musashi e Kojirō, dal nome dei due samurai. Nel videogioco è inoltre presente la mossa Aeroassalto (つばめがえし Tsubamegaeshi?). La celebre tecnica di Sasaki Kojirō compare inoltre come attacco in alcuni titoli della serie Final Fantasy.

sabato 17 settembre 2016

Minamoto no Yoshitsune

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Minamoto no Yoshitsune (源 義経; 1159 – 15 giugno 1189) è stato un militare giapponese, samurai e generale del clan Minamoto, vissuto tra la fine del periodo Heian e l'inizio del periodo Kamakura.

Biografia

Yoshitsune fu il quarto ed ultimo figlio di Minamoto no Yoshitomo (源義朝), capo del clan Minamoto. Poco dopo la sua nascita, alla fine del 1159, scoppiò la ribellione di Heiji, nel quale suo padre e i suoi due fratelli più grandi persero la vita. Mentre suo fratello maggiore Yoritomo, ormai erede designato del clan, fu esiliato nella provincia di Izu, Yoshitsune fu affidato al tempio di Kurama, sulle montagne di Hiei, vicino Kyoto, e infine preso in custodia da Fujiwara no Hidehira (藤原秀衡), capo del potente ramo settentrionale del clan Fujiwara (Fujiwara del Nord), e fu portato a Hiraizumi, nella provincia di Mutsu.
Nel 1180, Yoshitsune venne a conoscenza del fatto che suo fratello Yoritomo, ora capo del clan, aveva raccolto le armate dei Minamoto per affrontare quelle del clan Taira. Yoshitsune, insieme al suo fedelissimo amico Benkei, prese parte al conflitto. Nella battaglia di Awazu, nella provincia di Omi, all'inizio del 1184, sconfisse e uccise suo cugino Yoshinaka, il rivale di Yoritomo per il posto di capo clan, proclamandosi poi shogun per un breve periodo. Un mese dopo, nella battaglia di Ichi-no-Tani, nell'odierna Kōbe, sconfisse i Taira e ripeté l'impresa, nel 1185, nelle battaglie di Yashima, sull'isola di Shikoku, e Dan-no-ura, nell'odierna prefettura di Yamaguchi.
Dopo la guerra di Genpei, Yoshitsune raccolse l'appello dell'Imperatore claustrale Go-Shirakawa a prendere le armi contro suo fratello Yoritomo. Sconfitto, dovette tornare a chiedere l'aiuto di Fujiwara no Hidehira. Lì, nella provincia di Mutsu, Yoshitsune fu tradito dal figlio di Hidehira, Yasuhira, e costretto a compiere il seppuku, insieme alla moglie e alla figlia. Dopo la sua morte Go-Shirakawa e Yoritomo si riconciliarono, e Yoritomo ricevette il titolo di shōgun, fondando lo shogunato di Kamakura.
Venne sepolto nel tempio shintoista di Shirahata Jinja, a Fujisawa, dove la sua salma è tuttora custodita.

Presenza nella cultura di massa

La vita di Yoshitsune, nonostante il suo eccezionale talento militare, finì con una morte cruenta, che attira la compassione di molti, al punto che nella lingua giapponese l'espressione Hougan'biiki (判官贔屓), che vuol dire "compatire o accogliere nelle proprie grazie un debole", contiene il nome postumo di Yoshitsune, Hougan (判官) appunto, che gli spettava grazie al rango affidatogli dall'imperatore Go Shirakawa (un'altra pronuncia degli ideogrammi di Hougan è Hangan, che significa "magistrato"). Inoltre, la vita di Yoshitsune è considerata eroica al punto da essere narrata. Le leggende e i racconti con questo tema si sono moltiplicate col tempo, delineando così una figura di Yoshitsune piuttosto lontana da quella storica. Tra le varie leggende è famosa quella del suo incontro a Oobashi con il fortissimo Musashi, o quella in cui, grazie all'aiuto della figlia dello stregone Kiichi Hogen, riuscì a rubare i due leggendari volumi di tattiche belliche Rikuto e Sanryaku e a studiarli, o ancora quella dell'improvvisa morte in piedi di Benkei, monaco guerriero, fedelissimo servitore e amico di Yoshitsune, nella battaglia del fiume Koromogawa. Queste sono state rese famose presso un vasto pubblico circa duecento anni dopo la morte di Yoshitsune, all'inizio dell'era Muromachi, grazie alle "Cronache di Yoshitsune". Compare come protagonista nella terza sezione dell'Heike Monotogari, il classico della letteratura giapponese che racconta degli eventi della guerra di Genpei e che ispirò molte opere posteriori, soprattutto di teatro Nō e Kabuki. In particolare, si narra che l'aver studiato il "Libro della Tigre", contenuto nel Rikuto, sia stato la causa della sua vittoria a Sunaga, e che da quel momento, il medesimo libro sia una lettura indispensabile per la vittoria. In epoche successive, il nome di Yoshitsune venne utilizzato per consacrare la gloria di una discendenza. Ad esempio, esiste una scuola di arti marziali che avrebbe ereditato delle tecniche da Yoshitsune stesso o da quello che viene ritenuto il suo maestro, Kiichi Hogen.
Tra le rappresentazioni più vicine nel tempo:
  • Il film in bianco e nero con soli uomini di Akira Kurosawa, Gli uomini che mettono il piede sulla coda della tigre, creato nel 1945, porta in scena una delle leggende su Yoshitsune, basata sull'opera di kabuki Kanjincho.
  • Una delle leggende su Yoshitsune è che si allenasse tagliando con la spada le foglie che cadevano dagli alberi. Innumerevoli opere contemporanee giapponesi riprendono questo mito. Talvolta i personaggi tentano di ripetere l'impresa per paragonarsi a Yoshitsune, come all'inizio del manga L'immortale. Nel manga One Piece invece Zoro impara a tagliare l'acciaio, perché riesce a fermare una foglia che cade con la spada senza tagliarla. In Hajime no Ippo, il protagonista deve prendere al volo le foglie che cadono dall'albero per essere ammesso in una palestra.
  • Nella serie di videogiochi Mortal Kombat, il nome di Liu Kang era in origine Minamoto Yo Shin Soo, ma John Tobias dichiarò che dovettero cambiarlo.
  • Nella versione per Nintendo DS del gioco Age of Empires II: The Age of Kings, Minamoto Yoshitsune è il protagonista di una campagna con cinque missioni, che lo vedono vincere nella battaglia di Ichi-no-Tani e sconfiggere il clan Taira.
  • È il protagonista del romanzo di Leonardo Vittorio Arena, Il coraggio del samurai (Piemme Edizioni, Milano 2011).
  • Nell'episodio 16 dell'anime Samurai Champloo, tre uomini cantano a ritmo di rap la storia del "fantasma di Yoshitsune" che infesterebbe le montagne, anche se Jin osserva che hanno apparentemente confuso le leggende.
  • Nel gioco per PlayStation 2 Genji: Dawn of the Samurai si racconta la storia di Yoshitsune e Benkei.
  • Nel videogioco arcade della Namco Genpei Tōma Den, Taira no Kagekiyo del can Taira è il protagonista mentre Yoritomo, Yoshinaka, Yoshitsune e Benkei sono i nemici.
  • Il film Gojoe, di Sōgo Ishii, racconta in forma molto romanzata l'incontro di Yoshitsune con Benkei sul ponte di Gojo (五条大橋 Gojō-ōhashi?).
  • In Giappone, Kodansha sta attualmente pubblicando un manga dal titolo Shanaou Yoshitsune, di Sawada Hirofumi, sulla vita del samurai.
  • Nel videogioco Shin Megami Tensei: Persona 4 è possibile evocare Yoshitsune come un "Persona", ovverosia una sorta di alter ego spirituale utilizzabile nei combattimenti. Il Persona Yoshitsune è considerata una delle più potenti, ed è la preferita di molti giocatori.
  • Il film Sukiyaki Western Django è un omaggio al film Django, storico western di Sergio Corbucci, coproduzione italiano/spagnola del 1966. Racconta dei combattimenti di due gruppi rivali, i due clan Taira (Heike) e Minamoto (Genji) durante la sanguinosa guerra Genpei
  • Nel videogioco per Nintendo Wii Okami è presente un personaggio di nome Ushiwaka (chiamato anche Waka)
  • Nel settimo film della serie anime Detective Conan, le vittime dell'assassino facevano parte di un'organizzazione criminale i cui membri portavano i nomi dei discepoli di Yoshitsune. Lo si vede spesso in flashback e Conan Edogawa, il protagonista della serie, viene paragonato a lui per le sue grandi abilità.

venerdì 16 settembre 2016

Abe no Seimei

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Abe no Seimei (安倍 晴明), detto anche Abe Haruakira (21 febbraio 921 – 31 ottobre 1005) è stato un astrologo giapponese. Fu un onmyōji, cioè uno mago specializzato in onmyōdō, durante il periodo Heian. Oltre alla sua posizione di rilievo nella storia del Giappone, è un personaggio leggendario del folclore nipponico ed è stato ritratto in numerose opere.

Vita

Seimei era figlio di Abe no Yasuna, discendente del poeta Abe no Nakamaro; iniziò la sua carriera come apprendista degli indovini di corte Kamo no Tadayuki e Kamo no Yasunori. Dopo la morte di Yasunori, il figlio di questi si concentrò sulla compilazione dei calendari, lasciando che Seimei gli succedesse nelle attività di astrologia e divinazione. Gli incarichi di un indovino di corte comprendevano l'esecuzione di esorcismi, cerimonie scaramantiche e di purificazione, e in generale offrire la sua opinione su ogni evento inusuale, oltre ad astrologia e geomanzia; in particolare si conquistò una certa fama nel prevedere il sesso dei neonati e nel ritrovare oggetti perduti. La sua reputazione crebbe a tal punto che sul volgere del X secolo l'Onmyōryō, ovvero il ministero della divinazione, divenne ufficio ereditario del clan Abe, mentre il clan Kamo fu definitivamente relegato al ruolo di compilatori di calendari.

Leggenda

La sua abilità divenne leggendaria già durante la sua vita, e alcune delle leggende che fiorirono sulla sua figura compaiono già nel Konjaku Monogatarishu (今昔物語集), collocato intorno al XII secolo. Lo si trova anche come personaggio dell'Heike Monogatari (XIV secolo), in cui riesce a divinare la posizione di Shutendoji, il potente oni che verrà ucciso da Minamoto no Yorimitsu.

Kuzunoha

Una famosissima leggenda vuole che suo padre Yasuna avesse salvato una volpe bianca da un cacciatore; si trattava in realtà di uno spirito volpe, che si ripresentò in seguito a lui come una bellissima donna di nome Kuzunoha, di cui Yasuna si innamorò e che sposò. Il figlio che nacque dalla loro unione e che chiamarono Dōji (il futuro Seimei) si rivelò estremamente intelligente e con una grande affinità per il soprannaturale, al punto che riuscì a scoprire il segreto di sua madre, che si rivelò come la dea (kami) del santuario di Shimoda; non potendo più nascondere la sua identità, abbandonò il mondo umano lasciando in dono al figlio il potere di parlare agli animali della foresta.

Ashiya Doman

Alcuni dei racconti che hanno per protagonista Abe no Seimei hanno come antagonista Ashiya Doman, un personaggio probabilmente fittizio che agisce come suo rivale. In una storia particolarmente nota Seimei e Doman si sfidano a divinare il contenuto di una scatola; Doman sa già la risposta, perché ha truccato la sfida chiedendo ad un suo collaboratore di metterci quindici mandarini, e pensa di avere la vittoria in pugno quando Seimei sostiene che ci siano quindici topi. Quando però la scatola viene aperta, ne escono quindici topi, e Doman è costretto ad ammettere la superiorità dei poteri magici di Seimei.

Tributi

Dopo la sua morte, l'imperatore Ichijo fece erigere in suo onore un santuario shintoista, il Seimei-jinja (晴明神社 Santuario di Seimei). È situato nel luogo in cui sorgeva la sua dimora, nel viale Horikawa a Kyoto. Questo jinja esiste tutt'oggi.
Nel 1976 gli venne dedicato l'asteroide 5541 Seimei.


giovedì 15 settembre 2016

Genkurō

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Genkurō (源九郎) è una kitsune, spirito-volpe mutaforma, che ha un posto di rilievo nello spettacolo Yoshitsune Senbon Zakura (義経千本桜 Yoshitsune e i mille Ciliegi) dei teatri jōruri e kabuki.
Travestendosi come Satō Tadanobu, un servo di Yoshitsune, esso salvò Shizuka Gozen, l'amante di Yoshitsune, da agenti di Yoritomo (fratello di Yoshitsune, da cui fuggiva). In cambio, ottenne un'armatura, ed anche il grande onore di utilizzare il nome di Yoshitsune, "Genkurō", che significa "Minamoto" ( gen) e "nono figlio" (九郎 ku-rō). Durante lo spettacolo è conosciuto solo come "Tadanobu" o "Genkurō".

mercoledì 14 settembre 2016

Ishikawa Goemon

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Ishikawa Goemon (石川 五右衛門; Iga, 24 agosto 1558 – Castello Fushimi, 9 ottobre 1594) è un leggendario guerriero ninja e bandito, che rubava oro e preziosi per darli ai poveri.

Biografia

Si hanno poche informazioni circa la vita di Ishikawa Goemon, che è diventato oggi una figura simbolo del folklore giapponese. È stato ucciso, bruciato nell'olio bollente, per aver tentato di uccidere Toyotomi Hideyoshi.
In una delle tante versioni della leggenda, Ishikawa attentò alla vita di Toyotomi per vendicare la morte della moglie e la cattura di suo figlio, Gobei. Quando entrò nella stanza di Toyotomi, però, provocò un rumore che svegliò le guardie e venne così catturato. Fu condannato a morte con il giovane figlio, che riuscì però a salvarsi, poiché il padre lo tenne sopra il livello dell'olio bollente.
In un'altra versione, Ishikawa voleva uccidere Toyotomi perché era un despota. Quando entrò nella stanza di Toyotomi, venne scoperto grazie ad un incensiere mistico. Venne giustiziato tramite bollitura a morte il 24 agosto 1594, con l'intera famiglia.

Influenza nella cultura di massa

Goemon Ishikawa XIII, uno dei personaggi principali della serie manga e anime Lupin III, creata da Monkey Punch, è il presunto discendente diretto di Ishikawa Goemon. Il suo antenato compare di fatto solo nell'episodio 120 dell'anime Le nuove avventure di Lupin III, nello special televisivo Lupin III - Spada Zantetsu, infuocati! e nell'episodio a fumetti La maledizione degli Ishikawa apparso nella serie Lupin III Millennium.

martedì 13 settembre 2016

Yama-uba

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Yama-uba (山姥), Yamamba o Yamanba sono i termini con cui si indica una Yōkai del folklore giapponese.
Yama-uba ha le sembianze di una mostruosa strega, con lunghi capelli spettinati e un kimono sporco e stracciato, che si nutre di carne umana. In una storia si narra di una madre incinta che, sulla strada per il suo villaggio, si trovò costretta a dare alla luce il figlio in una vecchia capanna sulle montagne, assistita da un'anziana donna del luogo che soltanto dopo scoprirà essere Yama-uba, la quale divorerà il piccolo appena nato. Secondo un'altra leggenda, la vecchia strega sarà colei che crescerà l'orfano Kintaro, eroe guerriero del folklore giapponese. Secondo altre leggende Yama-uba viene descritta come una futakuchi-onna, ovvero una donna con una bocca sulla nuca nascosta dai capelli, oppure come una donna maledetta che ha come unica debolezza un fiore segreto che contiene la sua anima.
Yama-uba è la protagonista di un'opera teatrale Nō dal titolo Yama-uba, la dama delle montagne.

lunedì 12 settembre 2016

Futakuchi-onna

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La futakuchi-onna (二口-) è uno yōkai, una creatura soprannaturale della mitologia giapponese. Come suggerisce il nome (due ( futa), bocca ( kuchi) e donna ( onna): donna dalle due bocche) è caratterizzata dalla presenza, oltre a quella "normale", di una seconda bocca nascosta tra i capelli della nuca, dove il cranio della donna si apre, presentando labbra, denti e una lingua.
Come se questo non bastasse, la bocca posteriore borbotta e sputacchia, continuando a chiedere cibo e, se non viene adeguatamente sfamata, inizia a strillare in modo osceno e a provocare alla donna un tremendo dolore. Addirittura, in una particolare versione del mito, anche i capelli della donna si animano e, muovendosi come serpenti, iniziano a portare cibo alla vorace bocca.
Nella mitologia e nel folklore giapponesi, le futakuchi-onna appartengono allo stesso tipo di miti delle rokurokubi, delle kuchisake-onna e delle yamanba: donne trasformate in yōkai da maledizioni o malattie soprannaturali. In questi racconti, la natura soprannaturale delle donne rimane solitamente nascosta fino all'ultimo minuto, quando la verità viene rivelata.

Il mito

La futakuchi-onna era una matrigna che, non amando il figlio di primo letto del marito, sfamò solo i propri figli, lasciando invece morire di fame il figliastro. Qualche tempo dopo, mentre un taglialegna spaccava la legna in giardino, accidentalmente ruppe la propria ascia che andò a ferire la cattiva matrigna alla nuca. Lo spirito del figliastro trascurato, allora, entrò nel corpo della donna impedendo per vendetta alla ferita di rimarginarsi. Col tempo la ferita sanguinante si trasformò in una bocca che cominciò a chiedere continuamente cibo alla donna e a ripeterle instancabilmente di chiedere perdono per ciò che aveva fatto.
Secondo un altro racconto popolare molto famoso invece, la futakuchi-onna era una donna che non mangiava mai e che per questo fu presa in moglie da un uomo molto avaro. Poco tempo dopo però l'uomo si accorse che, nonostante la donna non toccasse cibo, le scorte continuavano a diminuire. Spiandola, infatti, scoprì che quando era sola i suoi capelli si animavano e portavano in continuazione decine di polpette di riso ad una seconda bocca posta sulla nuca della sua testa. Sembra che quella seconda bocca fosse "nata" dal desiderio di cibo che la donna reprimeva costantemente in pubblico.

domenica 11 settembre 2016

He Xiangu

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He Xiangu (何仙姑 Hé Xiān Gū in pinyin o Ho Hsien-ku in Wade-Giles), Donna Immortale He o Hé Qióng (何瓊 Hé Qióng) è l'unica divinità femminile tra gli Otto Immortali (il genere di un altro Immortale, Lán Cǎihé, è ermafrodita). È la fata che veglia sui focolari domestici.
Nata da un bottegaio dello Hunan ai tempi dell'imperatrice Wu Zetian (690-705), la vergine immortale He Xiangu ha l'aspetto di una fata. Nacque con sei capelli in testa e non le crebbero mai di più. Quando compì 14 o 15 anni, un personaggio divino le apparve in sogno e le consigliò di mangiare polvere di madreperla, in modo che il suo corpo potesse rimanere evanescente ed eterno. Ella seguì il consiglio e, subito dopo, promise di rimanere vergine.
Scomparve e divenne immortale mentre si recava dall'imperatrice Wu Zetian che l'aveva convocata.

Rappresentazione

He Xiangu è rappresentata come una graziosa ragazza, che porta su una spalla un lungo gambo di loto curvilineo, terminante con un fiore o con una capsula di semi. Questo stelo di loto magico è in grado di guarire qualsiasi malessere fisico e mentale. Talvolta porta con sé uno scettro o un organo a bocca.

sabato 10 settembre 2016

Lan Caihe

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Lan Caihe (藍采和; pinyin: Lán Cǎihé; Wade-Giles: Lan Ts'ai-ho) è il meno noto degli Otto immortali ed è considerato patrono dei fiori.
L'età ed il sesso di Lan Caihe sono sconosciuti. La divinità può essere un ermafrodito, ma nella sua rappresentazione più nota è un ragazzo effeminato con un cesto di fiori in bambù.
Lan Caihe proviene, secondo la leggenda, dalla Dinastia Tang ed e conosciuto per il carattere fuori dal normale e per le sue stravaganze. Indossa solamente calzoncini e piccole leggere magliette d'inverno e una pesante giubba e pantaloni lunghi d'estate. Cammina normalmente con un piede scalzo e l'altro calzato.

Rappresentazione

Lan Caihe è variamente ritratto come un giovane effeminato, un anziano oppure una ragazza; nelle rappresentazioni moderne è generalmente una ragazza. Suoi emblemi distintivi sono il cesto di fiori, e spesso una zappa portata sulla spalla; alcune volte viene rappresentato seguito da un daino che tiene in bocca un fungo sacro. Il cesto contiene diversi tipi di fiori che vengono associati all'idea di longevità.