Alalà (in greco: Ἀλαλά) è
una divinità femminile minore della mitologia greca,
personificazione del grido di battaglia degli opliti. Il suo nome
deriva dal greco Αλαλος, con il significato di "muta".
Antica Grecia
Figlia di Polemos, Alalà accompagnava
in battaglia il dio della guerra Ares: secondo le tradizioni degli
Antichi, il grido di battaglia del Dio greco consisteva infatti nel
suo nome "Alale alala".
I soldati greci lo fecero quindi
proprio e presero anch'essi l'abitudine di usarlo durante i
combattimenti.
Si crede che l'uso di questa parola sia
derivato per onomatopea dall'inquietante gracchiare emesso dai corvi
che, all'epoca, sorvolavano a migliaia i campi di battaglia, per
cibarsi dei cadaveri insepolti.
Adottata per calco linguistico come
grido di guerra nel Medioevo, soprattutto dai Crociati, "Alalà"
riaffiorò nei componimenti poetici di Giosué Carducci e Giovanni
Pascoli, sul finire del XIX secolo.
«Ma s'io ritrovi ciò che
il cuor mi vuole,
ti getto allora un alalà di guerra, …» |
(da L'Amore
di Giovanni Pascoli) |
Eia! Eia! Eia! Alalà!
In epoca moderna, il termine fu ripreso
da Gabriele D'Annunzio per coniare il celebre incitativo "Eia!
Eia! Eia! Alalà!" (o più comunemente "Eia, Eia! Alalà!")
, quale grido di esultanza degli aviatori italiani che parteciparono
all'incursione aerea su Pola del 9 agosto 1917, durante la Prima
guerra mondiale. Se "Alalà!" era l'urlo di guerra greco,
"Eia!" era il grido con cui, secondo una tradizione,
Alessandro Magno era solito incitare il suo cavallo Bucefalo.
In seguito, l'esclamazione fu inserita
ne La canzone del Quarnaro che racconta l'avventura della Beffa di
Buccari; raid dimostrativo portato a termine dagli incursori della
Regia Marina l'11 febbraio 1918.
«Siamo trenta d’una
sorte,
e trentuno con la morte. EIA, l’ultima! Alalà!» |
(da La canzone del Quarnaro
di Gabriele D'Annunzio) |
Il motto venne poi usato anche dai
soldati italiani ribelli che seguirono D'Annunzio nell'Impresa di
Fiume del 1919 e divenne popolare in tutta Italia quando fu adottato
dal Fascismo, quale grido collettivo d'esultanza o incitamento.
Nonostante la diffusione nazionale, il motto declinò rapidamente
dopo la caduta del fascismo, essendovi per la cultura di massa
indissolubilmente legato. Oggi viene usato soltanto in ambiti legati
al neofascismo.
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