Sei Shōnagon (清少納言
Sei Shōnagon; 965/967 – dopo il 1010) è stata una
scrittrice e poetessa giapponese al servizio dell'imperatrice Teishi
(Sadako) presso la corte imperiale di Heiankyō durante il medio
periodo Heian.
È l'autrice delle Note del guanciale
(枕草子
Makura no sōshi).
«In verità, tutte le cose
piccole sono belle»
|
Biografia
"Sei" (清)
è la pronuncia sino-giapponese di Kiyohara, il nome del suo clan,
mentre "Shōnagon" (少納言),
"consigliere minore", indica un incarico di governo. Presso
la corte Heian le donne venivano chiamate con il nome della carica
del padre o del marito ma nel caso della scrittrice né il padre né
i due mariti ricoprirono nel corso della loro carriera la carica di
Shōnagon. È stata ipotizzata, ma non provata, l’esistenza di un
terzo marito con carica Shōnagon per spiegare l’assegnazione di
questo nome alla scrittrice. Anche il suo vero nome è stato oggetto
di dibattito tra gli studiosi, che sembrano propendere per Kiyohara
Nagiko (清原諾子).
Sei Shōnagon nacque intorno al 966
nell'ambiente aristocratico raccolto attorno alla corte imperiale di
Heiankyō, l'odierna Kyōtō. Suo padre era Kiyohara no Motosuke
(908-990), autore di poesie waka e uno dei cosiddetti "Nashitsubo
no gonin" (梨壺の五人),
traducibile come "I cinque della camera del pero", il
gruppo di letterati responsabili della compilazione dell’antologia
imperiale Gosenwakashū (後撰和歌集)
o "Selezione posteriore di poesie giapponesi". Suo nonno
era Kiyohara no Fukayabu (IX-X secolo), un famoso poeta presso la
corte di Heiankyō, ricordato da 41 sue poesie incluse in antologie
imperiali. Si ritiene che Sei Shōnagon abbia sviluppato il proprio
talento letterario anche grazie all’ottima educazione ricevuta da
questi poeti.
Si sa pochissimo sulla vita di Sei
prima del suo ingresso a corte nel 993 come dama di compagnia "nyōbō"
(女房)
dell’imperatrice Teishi (o Sadako), vissuta tra il 976 e il 1001 e
moglie dell'imperatore Ichijō. Molte delle informazioni disponibili
sulla sua vita provengono dal Makura no sōshi, compreso il resoconto
dei suoi primi giorni a corte e dei rapporti con l’imperatrice. Il
testo presenta Sei Shōnagon come una donna di grande ingegno,
educata meglio di molte sue coetanee al servizio presso la corte e in
grado di dimostrare la propria superiorità intellettuale in
conversazione con gli aristocratici che venivano a farle visita.
Sapeva scrivere in cinese classico e, anche se non era esperta di
letteratura cinese come altri autori coevi, grazie a riferimenti
presenti nel Makura no sōshi si sa che aveva letto e citato opere
dei poeti cinesi di epoca Tang come Bai Juyi e Li Shangyin.
Rimase a servizio presso la corte fino
al 1001 quando cadde in disgrazia insieme ad altre dame dopo la morte
per parto dell’imperatrice Teishi. Negli otto anni di permanenza a
corte furono poche le occasioni in cui l’autrice uscì dal recinto
del palazzo imperiale: nel Makura no sōshi sono registrate
alcune visite a templi buddhisti (come il Kiyomizudera e il lontano
Hasedera) e a santuari shintōista (come il Fushimi Inari-taisha e il
Kamojinja). Il resto del tempo era trascorso a corte, in
conversazioni con gli aristocratici, l’imperatrice o le altre dame,
partecipando a cerimonie all’interno del palazzo o scrivendo.
Nel corso del periodo medievale e
premoderno le opere in prosa di epoca Heian di autrici come Sei
Shōnagon o Murasaki Shikibu vennero spesso condannate dal clero
buddhista e dagli intellettuali confuciani poiché ritenute immorali
o poco serie. A partire dal XVIII secolo Sei Shōnagon venne
rivalutata positivamente dagli studiosi della scuola kokugaku come
importante autrice di letteratura in lingua giapponese classica e
oggi il suo Makura no sōshi è parte del canone scolastico
della letteratura giapponese.
Opere
Prosa
Sei Shōnagon deve la sua fama alla sua
unica opera in prosa pervenutaci, le Note del guanciale, una raccolta
in stile "zuihitsu" (随筆)
contenente osservazioni, aneddoti, elenchi di cose piacevoli e
spiacevoli, un catalogo di preferenze e di giudizi, poesie,
lamentele, pettegolezzi e qualunque cosa avesse catturato il suo
interesse negli anni trascorsi a corte. Tra i riferimenti concreti
alla storia del Giappone Heian presenti nel testo sono degni di nota
i riferimenti di Sei Shōnagon riguardo ai problemi che l'imperatrice
Teishi dovette affrontare dopo la morte del padre, quando l'influente
Fujiwara no Michinaga diede una delle sue figlie in sposa
all'imperatore Ichijō. Sei Shōnagon parla del declino e della morte
della sua più grande benefattrice cercando di evitare toni tragici,
e non facendo riferimento alle proprie difficoltà, probabilmente per
non mettere per iscritto un ricordo negativo associato
all'imperatrice.
Poesia
L'epoca in cui visse Sei Shōnagon è
considerata un periodo d'oro per la poesia giapponese classica. In
quegli anni venne compilata la terza antologia imperiale, il
Shūiwakashū (拾遺和歌集)
ovvero "Raccolta di spigolature", terminata all'inizio
dell'XI secolo probabilmente durante il regno dell'imperatore Ichijō.
Fu un periodo particolarmente prolifico per la poesia femminile, con
autrici come Akazome Emon, Izumi Shikibu e Murasaki Shikibu e la
stessa Sei Shōnagon, oggi ritenuta una delle più importanti
poetesse della sua generazione.
Un waka da lei composto è inoltre
presente nella posizione 62 dell'influente raccolta poetica Ogura
Hyakunin Isshu (小倉百人一首)
composta in epoca Heian dal letterato giapponese Fujiwara no Teika.
Curiosità
Il rapporto tra Sei Shōnagon e
Murasaki Shikibu, l’altra celebre autrice di epoca Heian, è
complesso ed è ancora oggetto di dibattito fra gli studiosi.
Murasaki Shikibu era al servizio di Sōshi (Akiko), figlia di
Michinaga e rivale di Teishi. La rivalità tra le due imperatrici
sembra essersi riflettuta tra le rispettive dame di compagnia anche
se non è chiaro se le due autrici si siano mai incontrate. Se il
diario di Murasaki, datato intorno al 1006, lascia trasparire una
rivalità indiretta tra le due, sono state state individuate scene
del Genji monogatari ispirate al Makura no sōshi.
Sei Shōnagon compare più volte
all'interno del romanzo Carne ("My Year of Meats")
della scrittrice statunitense Ruth Ozeki, e diverse citazioni tratte
dal Makura no sōshi aprono i 12 capitoli di questo romanzo
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