La scimitarra (persiano: شمشیر,
shamshir) è un'arma bianca manesca del tipo spada originaria
dei paesi dell'Asia occidentale. Ha lama monofilare dalla curvatura
molto pronunciata, con taglio convesso e dorso concavo, capace di
provocare danni molto gravi se usata di taglio, ed impugnatura ad una
mano.
Dalla scimitarra orientale venne
derivata la moderna sciabola occidentale, dalla quale la prima si
differenzia sempre per l'avere lama molto più ricurva.
Etimologia
Il vocabolo "scimitarra"
compare nel lessico della Lingua italiana e della Lingua francese (in
questo caso "cimeterre") a partire dal Tardo
Medioevo e si afferma poi in tutte le lingue europee. La quasi certa
origine del vocabolo europeo è da ricercarsi nei termini in persiano
shim- o shamshir, indicanti appunto, sin dall'XI secolo la
scimitarra persiana, la shamshir. Il vocabolo "shamshir", a
sua volta, è di possibile derivazione da shafshēr, in lingua
pahlavi "artiglio del leone" (sham = artiglio, shir
= leone), in riferimento alla forma ricurva della lama dell'arma.
Tuttavia è molto probabile che si tratti di un'erronea
interpretazione recente, radicatasi anche in ambiente accademico, in
quanto la parola shafshēr era già presente in pahlavi con il
significato generico di spada (v. spada sasanide).
Una serie di armi tradizionali sono
comunemente chiamate scimitarre:
- Dao (scimitarra archetipica dei turco-mongoli)
- Kilij (turco)
- Saif (arabo)
- Shamshir (persiano)
- Talwar (hindi)
- Nimcha (di origine marocchina)
- Pulwar (di origine afghana)
Storia
I turchi dell'Asia Centrale iniziarono
ad utilizzare spade a lama ricurva dalla fine dell'era degli Xiongnu
(III secolo), con un'affermazione definitiva del modello al tempo
degli imperi dei turchi Kok.
Si trattava di armi dalla lama
marcatamente ricurva, monofilare, con un contro-taglio (yelman)
lungo quanto un terzo della lama, in acciaio con alte percentuali di
carbonio. Per via del suo peso contenuto e della lunghezza, nonché
per la peculiare sagoma che risultava particolarmente adatta ai colpi
di taglio preferiti dal guerriero in sella, ebbe larghissima
diffusione tra i cavalieri. Le normali spade erano più versatili,
grazie alla loro capacità di colpire di taglio e soprattutto di
punta ma questa capacità non risultava così necessaria per i
soldati a cavallo che avevano necessità di colpire rapidamente senza
rischiare di impigliare la lama.
La diffusione dell'Islam tra i turchi
contribuì alla diffusione della loro spada ricurva, il kilij, tra i
grandi regni dell'Asia occidentale, a discapito delle spade a lama
diritta precedentemente in uso presso gli arabi (v. kaskara), in uso
sino al IX secolo. I primi kilij ad entrare nel bacino
culturale arabo appartenevano ai Ghulam, gli schiavi-soldati di etnia
turca che combatterono per i califfi Omayyadi ed Abbasidi. La
creazione dell'Impero selgiuchide in Persia e del Sultanato di Iconio
in Anatolia (XI secolo) fece dei turchi la potenza dominante
dell'Asia centrale e del Medio Oriente, garantendo ulteriore
diffusione e successo alla loro spada ricurva. Proprio in questo
periodo, in Iran, iniziarono a diffondersi le shamshir a lama ricurva
derivate dal kilij. Il parallelo avvio delle crociate ed il
conseguente intensificarsi dei contatti e degli scontri tra europei,
bizantini e potentati musulmani, diffuse in Europa l'idea della
scimitarra quale arma "standard" di "mori" e
"saraceni".
Nel XV secolo, la costituzione
dell'Impero Moghul introdusse l'uso della scimitarra in India, ove
sviluppò la locale variante, il talwar, a discapito della spada
monofilare a lama diritta (khanda) in uso alla casta guerriera
locale. Parallelamente, la definitiva affermazione dell'Impero
ottomano quale potenza dominante in Europa orientale e Medio Oriente
garantì al kilij un'enorme diffusione. Al volgere del XVI
secolo, i continui contatti e scontri tra la cavalleria pesante
occidentale e l'esercito ottomano nei Carpazi ed in Ucraina favorì
lo sviluppo di una spada da cavallo ibrida, la szabla, in forza alla
cavalleria della Confederazione Polacco-Lituana, che funse da
archetipo per lo sviluppo della sciabola occidentale.
Il sistematico affermarsi
dell'artiglieria pesante tra XVIII e XIX secolo, unitamente alla
diffusione del moschetto e della baionetta, relegò la scimitarra,
così come quasi tutti gli altri tipi di lama, ad un ruolo puramente
di prestigio e ornamentale. La vittoria di Napoleone sui Mamelucchi
egiziani (1798-1801), grazie ad un uso disciplinato e impeccabile
delle tecniche di combattimento moderno, costituì certamente una
significativo segnale del sempre più ristretto campo d'azione della
cavalleria leggera armata di scimitarra (seppur poi una brigata di
mamelucchi armati di scimitarra venne incorporata nelle file della
Grande Armata). Anche quale arma di rappresentanza, sul territorio
europeo, la scimitarra andò quasi scomparendo, in favore dell'ormai
ben sviluppata sciabola, prediletta dagli eserciti occidentali. Nel
1826, il sultano Mahmud II operò una radicale ristrutturazione
dell'esercito ottomano, abolendo l'uso del vecchio kilij
proprio in favore della sciabola occidentale, segnando la fine di
un'epoca.
Simbologia
L'importanza dell'arma nella cultura
islamica è tale da far sì che essa venga usata simbolicamente in
numerose bandiere di stati della zona araba, come quella dell'Arabia
Saudita o come quella della divisione Handzar, la forza composta da
bosniaci islamici organizzata dalle SS.
Costruzione
La caratteristica peculiare della
scimitarra è la sua lama ricurva, volta ad amplificare il momento
angolare del colpo per garantire, a parità di larghezza, maggior
efficacia al colpo di taglio rispetto ad una spada a lama diritta.
Detta dinamica era già stata approfonditamente studiata da Sir
Richard Francis Burton (1821-1890) nel suo The Book of the Sword
(1884), basando le sue considerazioni fisico-scientifiche su quanto
osservato da lui e da altri ufficiali dell'esercito britannico
durante le campagne nel subcontinente indiano nel corso del XVIII-XIX
secolo.
« The superiority of the curved blade for cutting
purposes is easily proved. In every cut the edge meets its object
at some angle, and the penetrating portion becomes a wedge. But
this wedge is not disposed at right angles with the Sword: the
angle is more or less oblique according to the curvature, and
consequently it cuts with an acuter edge. […] The Talwar, or
half-curved sabre of Hindustan, cuts as though it were four times
as broad and only one-fourth the thickness of the straight blade
[i.e. a Claymore]. But the drawing-cut has the additional
advantage of deeping the wound and of cutting into the bone. Hence
men of inferior strength and stature used their blades in a manner
that not a little astonished and disgusted our soldiers in the
Sing and Sikh campaigns. » |
(Burton, Richard (1884), The
Book of the Sword, Londra, Chatto &
Windus, pp. 130-132.) |
Onde garantire ulteriore efficacia al
colpo di taglio, la scimitarra, nella sua forma archetipica (dao
mongolo) e nella sua forma classica (kilij turco), presenta
inoltre un allargamento in prossimità della punta della lama, il
contro-taglio (yelman in lingua turca). Si tratta però, in
questo caso, non di una invenzione orientale ma di un accorgimento
già noto ai popoli del Mediterraneo antico.
Già il tattico e storico della Grecia
Antica, Senofonte (morto 355 a.C.), parlando della spada più consona
per le forze di cavalleria aveva raccomandato il ricorso al
coltellaccio tipo Makhaira, con lama leggermente ricurva ed
ingrossantesi in prossimità della punta:
(EL)
« ὡς δὲ τοὺς
ἐναντίους βλάπτειν, μάχαιραν μὲν
μᾶλλον ἢ ξίφος ἐπαινοῦμεν: ἐφ' ὑψηλοῦ
γὰρ ὄντι τῷ ἱππεῖ κοπίδος μᾶλλον
ἡ πληγὴ ἢ ξίφους ἀρκέσει. »
|
(IT)
« Ma per ferire i
nemici, a mio parere, è molto meglio il la sciabola che la
spada, perché venendo il colpo dall'alto più profonda sarà
la ferita inferta dalla sciabola, arma che ferisce di taglio,
che dalla spada. »
|
(Senofonte, Sull'equitazione -
XII, 11-12) |