martedì 12 dicembre 2017

Cosmologia taoista

Risultati immagini per Cosmologia taoista


La cosmologia taoista è uno dei punti focali su cui si basa il Taoismo, che si interessa dell'origine del mondo, ovvero nella spiegazione dell'origine dell'universo. Utilizzare però la parola creazione è assolutamente fuori luogo in quanto nell'ottica taoista, infatti, il tutto non è stato creato da un'entità suprema, un dio.

Ciclo del Tao

Il Taoismo introduce il concetto di ciclo. Come quasi tutte le religioni orientali, ha una concezione ciclica dell'esistenza: non c'è un punto che ne segna l'origine come non c'è un punto che ne segna la fine, perché tutte le cose dell'universo sono soggette ad un eterno ciclo, la loro esistenza non procede in linea retta. Questo non può essere concepito spontaneamente dalla mente umana, in quanto apparentemente, all'uomo sembra che le cose procedano in linea retta. Questo perché la logica umana percepisce l'esistenza come un infinitesimo di quanto essa sia in realtà; e un cerchio, visto da un infinitesimo di quello che è, appare come una linea retta. La logica umana non ci permette di vedere l'esistenza nella sua interezza: è come osservare l'universo con un telescopio, il più potente e sofisticato esistente al mondo, esso non ci permetterebbe mai di vedere tutto l'universo, quello che è in realtà nella sua interezza, perché ne vedremmo solo un'infinitesima parte.
Ipotizzando di poter concepire il ciclo, di fissare un punto di origine su questo ciclo, e di percorrerlo tutto o in una direzione o nell'altra si giungerebbe in entrambi i casi ad un quesito di fondo: il punto dove il cerchio finisce, ma al contempo inizia. Si arriverebbe al punto da cui si era partiti. Qui, dunque, ci si chiederebbe cosa c'era prima che il ciclo iniziasse e cosa ci sarà dopo che il ciclo sarà terminato. Esplorando la questione a fondo ci si renderebbe conto di come la mente lavori in cerchio tentando di trovare una risposta, confermando il fatto che l'esistenza, l'universo, sia ciclica.
Appurato che l'universo funziona in modo ciclico e non lineare, e che quindi non può essere stato creato da qualcosa che esisteva prima, altrimenti anche questo qualcosa dovrebbe essere stato creato da qualcos'altro, e questo qualcos'altro da qualcos'altro ancora (avanti all'infinito in linea retta), viene spontaneo chiedersi cosa ha dato l'inizio all'eterno ciclo dell'esistenza, o meglio, come l'esistenza abbia iniziato a girare in cerchio.
Il Taoismo risponde che ad originare il ciclo può essere stata solo quella cosa che esiste da sempre e per sempre, che esiste in sé e di sé, senza alcuna forma, ovvero il ciclo stesso, la Via, il Tao. Il tao è il ciclo, l'oscillazione, il moto armonico. Dal suo movimento dipendono tutte le cose, il suo movimento dà origine a tutte le cose.

Processo di manifestazione

«C'era qualcosa senza forma e perfetto prima che si originasse l'universo. Esso è sereno. Vuoto. Solitario. Immutabile. Infinito. Eternamente presente. Esso è la Madre dell'universo. Per mancanza di un nome migliore io lo chiamo Tao. Esso fluisce attraverso tutte le cose, dentro e fuori, e ritorna all'origine di tutte le cose. Il Tao è grande, l'universo è grande, la Terra è grande, l'uomo è grande. Questi sono i quattro grandi poteri. L'uomo segue la terra, la Terra segue l'universo, l'universo segue il Tao. Il Tao segue solamente sé stesso.»
(Tao Te Ching)



Gli antichi cinesi si chiesero come fosse il Tao prima di iniziare a manifestarsi. Il Taoismo spiega che il Tao si manifesta attraverso un processo di dualizzazione e poi pluralizzazione della sua energia. Il Taoismo non dogmatizza che in origine il Tao fosse fermo, spiega semplicemente il processo che porta l'energia del Tao a costituire l'esistenza. Il Tao potrebbe essere difatti in funzione da sempre e per sempre.

Wuji

L'energia allo stato puro, cioè non ancora manifestata è senza spazio e senza tempo, in uno stato che gli antichi chiamarono Wuji (o Wu Chi in Wade-Giles). Wu significa assenza, negazione. Ji, significa polo, polarità. Wu Chi significa dunque assenza di polarità, assenza di differenziazione.

Taiji

Quando l'energia allo stato Wuji inizia a muoversi, dà origine a una polarizzazione primordiale, negatività e positività, Yin e Yang. Gli stessi principi che in alcune religioni neopagane prendono il nome di Dio e Dea. L'interazione tra le due forze primordiali opposte è l'espressione essenziale del Wuji, i taoisti chiamarono questo processo di interazione Taiji (太極, 太极, Tài jí, T'ai-chi), suprema polarità. Tutta la molteplicità dei fenomeni, tutto l'universo, visibile o invisibile, è il risultato dell'interazione tra Yin e Yang.

Qi

Il Qi (o Chi, o Ki), letteralmente forza della vita, o semplicemente energia, è essenzialmente la manifestazione del Tao attraverso il ciclo di Yin e Yang. È l'energia che pervade e vitalizza tutte le cose dell'universo. Essa è il Tao, in circolo nell'universo.
Il Qi può essere nell'aria che si respira, ma non è come l'ossigeno o qualsiasi altro elemento gassoso che compone l'atmosfera, è qualcosa di più profondo, di più trascendente. Il Qi è presente anche nel cibo che ingeriamo, ma non è assolutamente una vitamina, un carboidrato o qualsiasi altro elemento che si possa chimicamente definire. Quando respiriamo o mangiamo noi inglobiamo del Qi, poiché esso è l'essenza di ciò che mangiamo e che respiriamo. Si può dire che il Qi è un'energia spiritica, uno shen animico che dà vita, che nutre. Senza Qi non ci sarebbe vita.
Il Qi come ogni altra cosa esistente nell'universo è un frutto, una manifestazione, dovuta al continuo movimento ciclico del Tao. Il movimento di ogni elettrone, di ogni protone è espressione del ciclo perpetuo della natura, e tutto l'universo funziona in modo ciclico perché segue la legge cosmica del Tao, perché l'universo stesso e tutto ciò che comprende è la legge cosmica stessa, la Via, il Tao. Tutto ciò che esiste è espressione del suo movimento: la sua staticità corrisponde al Wu Chi; il suo movimento al fluire del Qi. L'esistenza è dunque un'illusione, è la proiezione olografica data dal movimento del Tao.

I cinque elementi

L'interazione di Yin e Yang è espressa attraverso cinque manifestazioni base dell'energia, i cinque elementi. Il termine non si riferisce ai cinque elementi base che si possono trovare ovunque in natura, ma è una metafora, si riferisce ai cinque modi attraverso cui il Qi si esprime nell'universo. I cinque elementi sono semplicemente gli emblemi di rappresentazione delle cinque fasi di movimento del Qi.

Le cinque fasi di manifestazione del Qi

La prima fase corrisponde all'energia a riposo, in un estremo stato di quiete e concentrazione. Questa fase è identificata con l'acqua, in quanto l'acqua è un elemento che, se indisturbato, diviene spontaneamente calmo e statico. La seconda fase è lo sviluppo della prima: se l'energia è completamente in quiete, ha un enorme potenziale, che prima o poi si manifesta. Proprio come il Wuji che da statico si attiva. Questa seconda fase corrisponde dunque all'esplosione dell'energia, ed è rappresentata dal legno, in quanto gli alberi tornano in attività in primavera, dopo il riposo invernale. L'esplosione di attività nella fase Legno non dura per sempre, prima o poi l'energia si stabilizza ed inizia una fase di equilibrio in cui l'energia fluisce con uniformità mantenendosi costante. Questa terza fase corrisponde al fuoco, in quanto il fuoco è un elemento in grado di sostenere un alto livello energetico per lunghi periodi. Mentre il Fuoco rilascia tutto il suo potenziale energetico inizia a degenerare nella quarta fase, in cui l'energia si condensa. È la fase del metallo. È rappresentata dal metallo in quanto esso è uno stato di energia altamente condensato. La quinta fase energetica corrisponde al momento in cui sopraggiunge equilibrio, armonia e interconnessione tra tutti gli altri quattro stati energetici. Questa fase finale è rappresentata dalla Terra, ovvero il frutto della combinazione degli altri elementi.
L'equilibrio Yin-Yang è la radice e il fusto di tutto ciò che esiste; i cinque elementi sono i rami che sostengono le foglie, i fiori e i frutti dell'universo. Il risultato di queste cinque fasi energetiche è la manifestazione ed attività di tutto: della vita sulla Terra, del Sole, della Luna, delle stelle, dei pianeti, delle galassie, di tutto l'universo.
Il Taoismo, quindi, concepisce l'universo come un immenso oceano di interazioni energetiche derivate dall'interazione fondamentale di Yin e Yang. L'universo, in quanto manifestazione dell'energia dei cinque elementi, si auto-sostiene. Tutte le creature viventi e non, sono in continua interazione con i cinque elementi dell'esistenza. L'uomo può accentuare questo contatto interattivo mangiando, respirando, sentendo, udendo e pensando.

Parallelismi con la scienza moderna

Questa visione della cosmologia taoista potrebbe apparire astratta e semplicistica, ma la scienza moderna ha essenzialmente la medesima opinione del cosmo. Tutta la materia presente nell'universo è infatti costituita da particelle subatomiche. Gli atomi, che un tempo si credeva fossero l'elemento base, invisibile, del tutto, sono invece - come è stato provato - costituiti da ulteriori particelle subatomiche e onde energetiche, e ognuna di queste particelle subatomiche si muove grazie al flusso dato da due polarità, quella positiva e quella negativa, proprio come Yin e Yang. La scienza è inoltre arrivata ad ipotizzare che all'origine di tutto ci fu un'immensa esplosione energetica, il Big Bang, proprio come sostenuto dalla cosmologia taoista: il Big Bang può essere infatti considerato un processo paragonabile alle cinque fasi che hanno portato l'energia Qi a dare origine al cosmo. La fisica moderna ha inoltre dimostrato come ad ogni particella corrisponda un'antiparticella di uguali caratteristiche. Mettendo in contatto queste due, esse annichiliscono (si annullano a vicenda rilasciando energia). La stessa teoria del Big Bang prevede, secondo i calcoli matematici, che nei primi istanti di vita dell'universo ci fossero presenti materia ed antimateria in uguale misura. Non è ancora chiaro perché sia prevalsa la materia di cui l'universo osservabile pare composto. Le ipotesi più accreditate sono due:
1. Che una leggera asimmetria tra materia ed antimateria abbia portato la prima a prevalere.
2. Che esista un universo uguale al nostro ma fatto di antimateria.

Le otto forze

Come le cinque fasi dell'energia, le otto forze della natura sono anch'esse risultato dell'interazione cosmica di Yin e Yang. Insieme esse formano gli otto trigrammi del bagua (o pakua) e combinate danno origine ai sessantaquattro esagrammi dell'I Ching. È interessante notare come i sessantaquattro esagrammi siano binari, e quindi il codice della creazione sia binario, proprio come il codice di programmazione di un mondo virtuale. Solo che l'universo è molto più complesso.
Le otto forze sono le manifestazioni basilari dell'energia e anch'esse possono interagire e dare origine ad una serie di otto combinazioni:
  • Il legame tra Terra e Fuoco dà origine all'elemento mistico del Fuoco, conosciuto anche come Energia.
  • La combinazione di Terra e Acqua origina l'elemento mistico Acqua, corrispondente al Tempo.
  • La combinazione di Terra e Legno dà origine all'elemento mistico Aria, ovvero lo Spazio.
  • Terra e Metallo danno origine all'elemento mistico della Terra, corrispondente alla Materia.
  • La reazione Energia-Fuoco crea poi gli elementi naturali del Fuoco e della Luce.
  • Il Tempo-Acqua crea l'elemento naturale dell'Acqua.
  • Lo Spazio-Aria crea il Vento.
  • La Materia-Terra dà origine all'elemento naturale della Terra.
Questi sono gli otto trigrammi (bagua), che se ulteriormente combinati danno origine ai sessantaquattro esagrammi che denotano il codice binario della creazione. Da questi sessantaquattro esagrammi hanno origine quelle che i cinesi chiamavano cento milioni di cose, ovvero tutto ciò che esiste.

La forza della vita

La fonte base dell'energia umana, in accordo alla concezione taoista, proviene dai genitori. L'energia in forma Yin proviene dall'ovulo della madre, mentre l'energia in forma Yang dallo spermatozoo del padre. La combinazione di essi dà origine al fuoco della vita. L'energia che l'uomo ha al proprio interno dalla nascita è chiamata Qi originale.
Una seconda fonte di energia Qi è l'aria che si respira e il cibo che mangiamo. Anche in questi elementi, come in tutto l'universo, è contenuto Qi. Quindi respirando o mangiando l'uomo assorbe Qi postnatale.
Il Qi è inoltre emanato dalle stelle, poiché costituisce ogni raggio luminoso, onda elettromagnetica, vibrazione subsonica. La stella più influente per l'uomo è il Sole, in quanto è la stella più vicina alla Terra. L'uomo dipende dal Qi irradiato attraverso lo spazio. L'aria che si respira è carica di energia cosmica, polvere cosmica sottilissima, residuo dell'esplosione di stelle, pianeti e asteroidi dell'universo. Questa polvere cosmica, ricca di Qi, piove perennemente sulla Terra.
Le piante sono esseri viventi che riescono, attraverso la fotosintesi, a trasformare la luce in nutrimento. Gli esseri umani assorbono l'energia Qi della luce indirettamente, mangiando qualsiasi tipo di vegetale o qualsiasi altro animale, poiché gli animali erbivori assorbono Qi mangiando vegetali, mentre i carnivori assorbono Qi mangiando gli erbivori.
Il Qi è vita e un'energia abbondante è vita abbondante. Quando il Qi diminuisce, a causa di malattie o emozioni troppo intense, si sperimenta bassa vitalità e mancanza di attività. Ci si sente disconnessi dal mondo, dalla società, da noi stessi. I taoisti danno estrema importanza alla coltivazione e al mantenimento di un alto livello energetico, per mantenere stretta la connessione con l'universo e con sé stessi.
L'obiettivo finale del Taoismo è portare il discepolo, il praticante e lo studente, ad un completo stato di unificazione con l'universo, con il Tao quindi. Tutta la vita emerge dal Wuji, inconsapevolmente. Attraverso le pratiche taoiste è possibile raggiungere l'immortalità e ritornare allo stato di Wuji, energia pura, dissolvendosi nell'Uno, nel Tao.

lunedì 11 dicembre 2017

Taira Shinken





Taira Shinken (平 信賢 Taira Shinken; 1897 – 1970) è stato un artista marziale giapponese.
Nacque come Shinken Maezato (前里 信賢 Maezato Shinken) nel 1897, nell'isola di Kume, arcipelago delle Ryūkyū.

Gioventù

Fu il secondo figlio in famiglia di tre ragazzi e una ragazza. Da bambino fu dato in adozione (una pratica non comune nel vecchio Giappone). Fu a questo punto che assunse il nome da ragazza di sua madre che era "Taira". Quando era un ragazzo, Taira lavorò nelle miniere di zolfo in Minamijima. Soffrì per un incidente che gli provocò la rottura di una gamba quando rimase intrappolato nel crollo di una mine shaft, che gli causò una lesione permanente alla gamba.

Karate

Nel 1922, dopo aver effettuato un viaggio a Tokyo in cerca di lavoro, fu presentato a Funakoshi Gichin. Taira divenne un "deshi" ("studente") di Funakoshi Gichin, sforzandosi di imparare il Karatedo. Nel 1929, Taira iniziò i suoi studi del Ryūkyū Kobudo con il maestro Yabiku Moden.
Nel 1932, dopo aver studiato Kobudo per 3 anni e Karatedo per 10 anni, ricevette l'autorizzazione dai suoi maestri per aprire un dojo. Taira iniziò ad insegnare Karatedo e Kobudo, nella calda e caratteristica località di villeggiatura di Ikaho, nella Prefettura di Gunma.
Taira ebbe un'insaziabile fame di sapere verso il Budo. Da quel giorno fu alla continua ricerca e assimilò le sue scoperte nel sistema del Kobudo. Fu a seguito della sua continua ricerca del sapere che, nel 1933, Taira fu presentato dal maestro Funakoshi a Kenwa Mabuni. Nel 1934, Taira divenne deshi di Mabuni.
Nel 1940 il maestro Taira Shinken aprì il suo Dojo Kobudo a Naha (Okinawa). Aprì altri Dojo a Kantō e Kansai, due dei maggiori distretti centrali giapponesi.

domenica 10 dicembre 2017

Sai

Risultati immagini per Sai (arma)



Sai () è il nome Ryukyu per un'arma tradizionale di Okinawa anche usata in India, Cina, Indonesia, Malesia e Thailandia. La sua forma è essenzialmente composta da una sorta di bastone arrotondato e appuntito, con due lunghe proiezioni non affilate (tsuba) attaccate al manico. La parte finale del manico viene denominata tirapugni. I sai vengono costruiti in varie forme: quelli tradizionali sono arrotondati, mentre alcune riproduzioni hanno adottato un ottagono nel rostro centrale. Gli tsuba sono tradizionalmente simmetrici, tuttavia, il sai chiamato manji, sviluppato da Taira Shinken, impiega due tsuba uno opposto all'altro.
Si crede che il sai sia sempre stato un'arma, benché alcuni ipotizzano si sia originato come uno strumento dell'agricoltura usato per misurare i gambi, campi arati, piantare il riso, o come fermi per le ruote dei carri, anche se le prove di questi usi sono limitate. Il sai è conosciuto per essere stato usato in altre parti dell'Asia prima del suo arrivo a Okinawa. Le prove più recenti lo porterebbero ad una origine indonesiana. In malese il sai è conosciuto come chabang (anche scritto cabang/tjabang, col significato di "ramo") e si pensa derivi dal tridente indiano. Attraverso il commercio, il chabang si diffuse attraverso il resto dell'Indocina e potrebbe aver raggiunto Okinawa da uno o più di questi luoghi simultaneamente. Nelle arti marziali cinesi quest'arma è nota col nome di Tiechi (铁尺) ed è particolarmente utilizzata dall'etnia Zhuang del Guangxi.

Uso

L'utilità del sai come arma è conferita dalla sua forma particolare. Con la giusta abilità, può essere usato contro una spada lunga intrappolandone la lama con gli tsuba. Ci sono molti diversi modi per brandire quest'arma con le mani, il che gli conferisce la versatilità di poter essere usata sia in modo letale che non-letale. Il sai è usato primariamente come arma da impatto o per veloci colpi di punta al plesso solare. Il sai ha anche molti usi difensivi per bloccare altre armi.
Uno dei modi per tenerlo in mano è stringerne l'impugnatura con tutte le dita e ancorare i pollici nell'area tra gli tsuba e lo stelo principale. Questo permette di cambiare rapidamente e senza sforzo tra la parte anteriore lunga e la parte posteriore smussato. Il cambio si fa mettendo pressione nei pollici e ruotando il sai finché non si è girato completamente e il dito indice è allineato con l'impugnatura. Il sai è generalmente più facile da maneggiare in questa posizione. Il tirapugni serve a concentrare la forza di un pugno, mentre con la parte lunga si può mettere verso il nemico, come protezione per i colpi all'avambraccio o per colpire come con una normale daga.
È possibile tenere il dito indice disteso e allineato con l'impugnatura centrale sia che il tirapugni sia in alto, sia che il rostro centrale lo sia. Il dito può stare dritto o leggermente piegato. Le altre dita vengono tenute sullo stelo principale e il pollice sostiene lo tsuba.
Le prese descritte sopra evidenziano la versatilità di questo arnese sia come arma da offesa che come arma da difesa. Entrambe le prese ne facilitano lo scambio tra la punta e il tirapugni mentre il sai viene tenuto con una presa sicura.
Il sai di solito si insegna usandone una coppia - tenendone uno in ogni mano. Negli Stati Uniti uno stile diffuso è lo Yamanni Ryu. Ci sono 5 Kata comuni usate nell'istruzione, inclusi due kihon. Lo stile include una varietà di parate, schivate, colpi e prese contro gli attaccanti da tutte le direzioni e livelli di altezza. L'uso della punta, del tirapugni e della barra centrale viene enfatizzato, assieme a rapidi cambi nell'impugnatura per attacchi/parate multipli.
Il Jitte è l'equivalente giapponese con una sola punta del sai di Okinawa e fu usato primariamente dalla polizia giapponese durante il Periodo Edo. È un'arma caratteristica in diverse scuole giapponesi di jūjutsu e koryū.

Nella cultura di massa

Una coppia di pugnali Sai sono le armi di Raffaello, la Tartaruga Ninja con la maschera rossa.

sabato 9 dicembre 2017

Bakeneko


Il bakeneko (化け猫 "gatto mostruoso") è uno yokai, una creatura soprannaturale della mitologia giapponese, evolutasi da un gatto ed in possesso di abilità metamorfiche simili a quelle di kitsune e tanuki. Spesso viene confuso con il "cugino" nekomata in cui il tradizionale legame tra gatto e defunti risulta più forte, in generale però la distinzione tra i due è molto sfumata.
Tradizionalmente un gatto può diventare un bakeneko se raggiunge un'età molto avanzata o un peso particolarmente elevato (si parla di esemplari che, una volta uccisi, raggiungevano il metro e mezzo di lunghezza), tuttavia vi sono racconti su gatti trasformatisi dopo essere stati nutriti in una casa per diversi anni o per l'attaccamento al proprio padrone.
Solitamente un bakeneko ha l'aspetto di un comune gatto ma di dimensioni molto maggiori, ha la capacità di camminare sulle zampe posteriori, di creare spettrali sfere di fuoco e di assumere sembianze umane (spesso mantenendo tratti felini); nel caso si trasformi in una donna viene solitamente chiamato nekomusume (猫娘 "donna gatto"). A volte, può persino arrivare a divorare una persona per sostituirsi ad essa.
Come molti yōkai poi, il bakeneko ha la tendenza a rubare l'olio dalle lampade delle case: questa caratteristica potrebbe fondare le sue radici nel fatto che gli Andon (tradizionali lampade giapponesi di carta) erano spesso alimentati con olio di sarde.

Il mito

In un famoso racconto il vecchio gatto di un uomo di nome Takasu Genbei scomparve improvvisamente. Nello stesso periodo la madre dell'uomo cambiò completamente carattere, diventando schiva e scontrosa al punto da consumare i suoi pasti sempre da sola rinchiusa nella propria stanza. Quando i familiari, preoccupati, decisero di spiarla, non videro un essere umano ma un mostro dalle sembianze feline che mangiava su una carcassa animale. Ripugnato, Takasu decise allora di uccidere la creatura dalle sembianze di sua madre, che, trascorso un giorno, riprese l'aspetto del vecchio gatto di cui non aveva più notizie. Successivamente, sotto al tatami della stanza furono ritrovate le ossa sbiancate dell'anziana donna.
Un altro racconto dell'era Anei parla di un certo Hirase di Sakai (città dell'odierna prefettura di Osaka). Di notte, mentre era intento a leggere un libro nella sua stanza, sentì aprirsi all'improvviso la porta alle sue spalle e, prima che potesse fare qualsiasi cosa, da essa entrò un braccio mostruoso che lo afferrò per i capelli. Spaventato, Hirase riuscì a colpire il braccio con la propria katana, facendo fuggire il proprietario. Il mattino dopo, in giardino, Hirase ritrovò l'arto che l'aveva attaccato, constatando che aveva l'aspetto di un enorme zampa felina.
Da altri racconti, invece, emerge il rapporto che i bakeneko hanno con il mondo dei morti ed il forte legame coi propri padroni, conservato anche dopo la trasformazione. Secondo uno di questi, durante un corteo funebre apparve un mostro d'aspetto felino che, scendendo dal cielo, trafugò il cadavere per poi sparire con esso. In seguito si scoprì che era il gatto appartenuto al defunto che si era trasformato in bakeneko. Potrebbe basarsi su questo fatto l'abitudine popolare di non far uscire di casa o, come accade a Tsushima, di rinchiudere in apposite gabbie i gatti il cui padrone sia morto da poco tempo.

Influenza culturale

Nella maggior parte delle opere moderne, siano esse romanzi, film, manga, anime o videogiochi, il ruolo mitologico del bakeneko è stato assorbito nella figura della più popolare kitsune. Tuttavia la nekomusume gode di una popolarità particolare nella cultura giapponese moderna, dove il costume con attributi felini, detto nekomimi (猫耳 "orecchie da gatto"), è una delle forme di cosplay più popolari, fino ad essere ormai considerato tra gli otaku un'autentica fantasia erotica.

Yamata no Orochi

Risultati immagini per orochi


Yamata no Orochi (八岐の大蛇 o ヤマタノオロチ o 八俣遠呂智 o 八俣遠呂知 letteralmente serpente di Yamata), spesso indicato semplicemente con Orochi (大蛇 serpente), è un mostro appartenente alla mitologia shintoista giapponese.

Descrizione

Il numero otto si ripete spesso nelle varie descrizioni che parlano di Yamata no Orochi: esso è infatti descritto come un drago o un serpente avente otto teste e otto code, con gli occhi rossi come ciliegie invernali. Il suo corpo era così gigantesco da poter coprire otto valli e otto colline, il suo ventre era sempre coperto di sangue e di fiamme e sul suo dorso crescevano hikage (muschi), hinoki (cipressi giapponesi) e sugi (cedri giapponesi).

Leggenda

Secondo la leggenda descritta nell'antico testo del Kojiki, Orochi dominava la regione di Izumo, in Giappone, dove chiedeva in sacrificio delle vergini in cambio della promessa di non devastare i terreni. Dopo essere stato esiliato dal paradiso, Susanoo, dio del mare e delle tempeste, giunse nella regione dominata da Orochi dove incontrò tre persone disperate: due genitori ed una giovane ragazza. I due anziani gli riferirono che la ragazza, Kushinada, era la loro figlia e la prossima predestinata al sacrificio alla malvagia creatura. Alcune leggende riferiscono di altre sette figlie che già avevano precedentemente subito la stessa sorte che ora attendeva la fanciulla.
Sempre la leggenda descrive la grande bellezza e gentilezza della giovane Kushinada, qualità evidenti a tal punto che Susanoo non poté far a meno di innamorarsene. Così, il dio promise che avrebbe salvato la sua vita, in cambio della possibilità di sposarla. Ovviamente, i genitori acconsentirono al matrimonio, pur di aver salva la vita della loro figlia. Susanoo, allora, ordinò che fossero raccolti otto barili di sake, da disporre di fronte alla casa dove vivevano i tre, quindi trasformò Kushinada in un kushi (pettine), che usò per acconciarsi i capelli, quindi si nascose in una vicina foresta. Quando Yamata no Orochi giunse di fronte alla casa di Kushinada, trovò gli otto barili di sake e non poté far a meno di ubriacarsi, finché ogni testa cadde addormentata. Solo quando tutte le teste del mostro scivolarono in un sonno profondo, Susanoo abbandonò il suo nascondiglio e le recise, uccidendo il drago leggendario.
Un'altra versione della leggenda racconta, invece, di come Orochi fosse sì ubriaco, ma non addormentato all'arrivo di Susanoo. Ne seguì, quindi, un combattimento che durò per ore, deciso alla fine solo dalla stanchezza e dalla mancanza di lucidità del mostro, che ne decretarono la sconfitta.
Dopo aver tagliato tutte e otto le teste di Yamata no Orochi, Susanoo cominciò a tagliargli anche le otto code. Sempre secondo il mito, riuscì a tagliare senza difficoltà le prime sette ma, quando giunse all'ottava e maggiore di esse, la sua spada impattò contro qualcosa di molto resistente. Fu così che Susanoo trovò la leggendaria spada Ama no Murakumo (in seguito chiamata Kusanagi no tsurugi).
Un'altra versione della leggenda narra che, dopo l'uccisione del drago ad otto teste ed il rinvenimento della spada, Ama no Murakumo fu consegnata alla Dea del sole Amaterasu, sorella di Susanoo, come dono di riconciliazione. Da allora, la spada è ritenuta una dei Tre Tesori Sacri di Yamato.
Dopo la morte di Yamata no Orochi, Susanoo sposò la giovane Kushinada e i due vissero felici in una casa costruita nella regione di Izumo. Attualmente, il luogo dove secondo la leggenda i due vissero in pace è considerato un santuario.



giovedì 7 dicembre 2017

Campionato lineare


Il campionato lineare è un'espressione che, nel pugilato, indica il campione indiscusso di una classe di peso.

Definizione

Attribuito il titolo di campione lineare, questo passa all'eventuale pugile capace di sconfiggere il detentore. Quest'ultimo, purché riconosciuto ufficialmente da una federazione (per esempio la WBC), può rendere vacante il titolo (passando ad un'altra categoria di peso oppure ritirandosi dall'attività) oppure esserne spossessato dall'ente stesso, qualora abbia violato i regolamenti. Per entrambe le situazioni è possibile citare esempi, tratti dai pesi massimi:
  • nel 1956 l'allora campione in carica - Rocky Marciano - lasciò vacante il titolo vinto 4 anni prima, a causa del ritiro
  • nel 1967 Muhammad Ali, vincitore della cintura 3 anni addietro, fu destituito dalla WBC dopo il suo rifiuto a partecipare alla guerra del Vietnam.

Cenni storici

Il concetto nacque dal gergo dei tifosi, complice lo scenario poco chiaro indotto dalla presenza di più federazioni e dal loro riconoscimento di campioni diversi. Non sono, infatti, stati rari i casi in cui un campione si sia visto privato del titolo (vinto sul ring) per non aver voluto affrontare l'avversario in 1ª posizione nel ranking: si ricorda l'esempio di Bowe, spodestato nel 1992 per aver negato un incontro a Lewis come avrebbe richiesto il regolamento. Talvolta, la federazione indiceva un torneo tra i migliori pugili della classifica per stabilire un campione.
Fino al 1978 il campione era unanime considerata anche la minor importanza della WBC (nata nel 1963) rispetto alla WBA (presente sin dal 1921). In seguito, la nascita di ulteriori enti (come l'IBF e la WBO) contribuì a complicare il quadro. Per essere riconosciuto tale, il campione assoluto deve quindi unificare i titoli sconfiggendo più avversari.





mercoledì 6 dicembre 2017

Fun'ya no Watamaro




Fun'ya no Watamaro o secondo la pronuncia moderna Bun'ya no Watamaro (文室綿麻呂) (765 – 6 giugno 823) è stato un militare giapponese.
Discendente dell'Imperatore Temmu, e divenuto confidente dell'Imperatore Heizei, fu il terzo generale nella storia del Giappone a ricevere il titolo di Seii Taishōgun, alla morte di Sakanoue no Tamuramaro nell'813. Come shōgun stabilizzò le conquiste di Tamuramaro, pacificando i territori occupati dalle popolazioni barbare emishi.


martedì 5 dicembre 2017

Rencong

Risultati immagini per Rencong


Il rencong (chiamato anche reuncong in lingua aceh) è un'arma tradizionale indonesiana, originaria del territorio di Aceh e tipica del popolo degli Acehnesi. Come nel caso del keris, al rencong sono attribuiti poteri magici. Viene tuttora portato durante le cerimonie tradizionali e usato nel Silat.

Descrizione

Il rencong è un pugnale ad un solo filo che presenta una lama il cui dorso è leggermente convesso. La lunghezza della lama varia dai 10 ai 50 cm circa e il lato tagliente può essere piegato (similmente al kris) oppure diritto. Il manico è piegato ed assomiglia nella forma ad una lettera "L". L'arma normalmente è portata alla cintura e riposta in un fodero che può essere realizzato in legno, corno, avorio e, negli esemplari più preziosi, oro o argento. Esistono diverse categorie di rencong. Quella più pregiata, di appannaggio strettamente nobiliare, presenta il manico in avorio e la lama in oro recante incisioni che riportano alcuni versi del Corano. I rencong di classe inferiore hanno manici in legno o corno di bufalo e lame in acciaio od ottone.

Impiego

Similmente a come i Giavanesi tengono alle loro credenze riguardo ai kris, le comunità acehnesi attribuiscono poteri mistici ai rencong. Ancora oggi quest'arma fa parte dell'abbigliamento cerimoniale. Gli acehnesi credono che la forma della lama del rencong simboleggi il Basmala. Il territorio di Aceh è anche detto Tanah Rencong, che significa "terra dei rencong.

lunedì 4 dicembre 2017

Jackie Chan Stunt Team

Risultati immagini per Jackie Chan Stunt Team


Il Jackie Chan Stunt Team ("Sing Ga Ban"), è un gruppo di stuntman e artisti marziali che lavora con e per Jackie Chan.
Il gruppo si è originariamente creato grazie al rapporto creatosi tra Jackie e altri colleghi del campo cinematografico nelle sue prime apparizioni su pellicola, in cui molti degli stuntman usati nei suoi film cominciarono a lavorare assieme con regolarità. Questo aumentò la conoscenza reciproca delle abilità tecniche di ciascuno e gli permise di lavorare assieme come una squadra. Alcuni dei membri hanno ricevuto un allenamento simile a quello di Chan avendo frequentato anche loro la Peking Opera School.
A partire dal 1983, durante le riprese di Project A - Operazione Pirati, lo stunt team è diventato ufficialmente un'organizzazione composta da sei membri, e si preoccupava personalmente delle spese mediche e dell'assicurazione da pagare agli stuntman. Nel 1988, anno del film Police Story 2, la squadra si è allargata a circa venti membri ed è durata fino al 1990, dopodiché alcuni membri rimasero, altri se ne andarono e altri ancora vennero sostituiti con nuove facce.
La formazione di questo team da parte di Chan ha influenzato altri attori suoi colleghi come ad esempio Sammo Hung e Yuen Biao e i loro rispettivi "stunt team" conosciuti rispettivamente come "Hung Ga Ban" e "Yuen Ga Ban". Altri attori che formarono un proprio team di stuntman furono Philip Ko, Stanley Tong e Bruce Law.

Curiosità

  • Chan ha più volte affermato che preferisce lavorare con il suo team per quanto riguarda le coreografie dei combattimenti e gli stunts perché si fida ciecamente del suo gruppo e ognuno conosce il proprio ruolo.
  • Alcuni membri del gruppo non si limitano solamente a fare da stuntman, ma hanno spesso parti più o meno importanti nei film, come ad esempio Brad Allan nel film In fuga per Hong Kong.
  • I membri del Jackie Chan Stunt Team e il loro metodo di lavoro viene descritto e presentato nel documentario "My Stunts" di Jackie Chan.

Membri (passati e presenti)

  • Brad Allan (Bradley James Allan)
  • Anthony Carpio
  • Chris Chan
  • Chan Man-ching
  • Chan Tat-kwong
  • Andy Cheng
  • Johnny Cheung
  • Danny Chow
  • Joe Eigo
  • Fung Hak-o
  • Hon Chun
  • Louis Keun
  • Benny Lai
  • Rocky Lai
  • Lai Sing-kwong
  • Ben Lam
  • Chris Lee
  • Lee Chun-kit
  • Nicky Li
  • Ken Lo (conosciuto per aver lavorato come guardia del corpo personale di Jackie Chan)
  • Mars (Cheung Wing-Fat)
  • Pang Hiu-sang
  • Poon Bin-chung
  • Tai Bo
  • Bruce Tong
  • William Tuan
  • Wan Faat
  • Sam Wong
  • Paul Wong

domenica 3 dicembre 2017

Tantui

Risultati immagini per Tantui


Tantui (弹腿) è una tecnica di gamba fondamentale delle arti marziali cinesi.
Ma Tantui (弹腿 o潭腿) è anche il nome di un esercizio comune a molti stili di arti marziali cinesi del nord della Cina di cui esistono numerose versioni. È classificato come Changquan.

Origini

Sulle origini del Tantui vi sono alcune differenti storie:
  • Il Tantui sarebbe stato insegnato nel tempio Longtansi (龙潭寺) nella città di Linqing nella provincia di Shandong da un maestro Kunlun.
  • Il Tantui sarebbe lo stile della famiglia Tan , del villaggio Tanjiagou (潭家沟) nella provincia di Henan.
  • Il Tantui sarebbe stato insegnato a Guanxian in Shandong da Cha Mi'er.

Shi lu tantui 十路弹腿

Lo Shilu Tantui (十路潭腿 oppure十路弹腿) è, assieme al Shier Tantui, il più comune di questi esercizi. Inglobato nello stile Chaquan e praticato dalla minoranza musulmana Hui, è anche chiamato Jiaomen Tantui (教门弹腿, Tantui Islamico). Al posto di Lu () a volte troviamo l'ideogramma Tang (), per cui si parla di Shitang Tantui (十趟弹腿). Lo Shilu Tantui (十路潭腿) che sarebbe stato creato dal maestro di quinta generazione Kunlun si compone di questi percorsi:
  1. Yilu (一路, Primo percorso): Shunbu danbianshi (顺步单鞭势)
  2. Erlu (二路, Secondo percorso): Shizi qi beng tan (十字起蹦弹)
  3. Sanlu (三路, Terzo percorso): Gai ma san chui shi (盖马三捶式)
  4. Silu (四路, Quarto percorso): Xie ti cheng ma lan (斜踢撑抹拦)
  5. Wulu (五路, Quinto percorso): Zai chui fen jia da (栽捶分架打)
  6. Liulu (六路, Sesto percorso): Gou pi ge dan zhan (勾劈各单展)
  7. Qilu (七路, Settimo percorso): Ye zhang shi shuang kan (掖掌势双看)
  8. Balu (八路, Ottavo percorso): Zhuan huan duo zi jiao (转环剁子脚)
  9. Jiulu (九路, Nono percorso): Peng suo yinyang zhang (捧锁阴阳掌 bloccare con entrambe le mani che si invertono)
  10. Shilu (十路, Decimo percorso): Fei shen jianbu dan (飞身箭步弹)
L'elenco dei nomi dei percorsi fornito da Ma Zhenbang si riferisce unicamente a due ideogrammi, rispetto all'elenco fornito sopra, però vi sono delle corrispondenze. Questo l'elenco:
  1. Yilu (一路, Primo percorso): Shunbu (顺步)
  2. Erlu (二路, Secondo percorso): Shizi (十字)
  3. Sanlu (三路, Terzo percorso): Pi za (劈砸)
  4. Silu (四路, Quarto percorso): Cheng ban (撑拌)
  5. Wulu (五路,Quinto percorso): Jia da (架打)
  6. Liulu (六路Sesto percorso): Gou lian (钩连)
  7. Qilu (七路,Settimo percorso): Pan hua (盘花)
  8. Balu (八路, Ottavo percorso): Deng chuai (蹬踹)
  9. Jiulu (九路,Nono percorso): Bang suo (棒锁)
  10. Shilu (十路, Decimo percorso) Qian dan (箭弹)
Il primo, il secondo, il quinto ed il decimo nome corrispondono, in altri casi vi sono delle piccolissime differenze negli ideogrammi; vista anche la corrispondenza dei movimenti si può affermare che l'esercizio attribuito al Maestro Kunlun e l'esercizio attribuito a Cha Mi'er sono lo stesso esercizio.
Anche nel Tongbeiquan dell'area di Cangzhou (沧州) si pratica un Shilu Tantui detto anche Tongbei Tantui (通备弹腿) che dovrebbe avere la stessa origine. Questi i nomi delle vie:
  1. Yilu (一路, Primo percorso): Shunbu si danbian (顺步似单鞭)
  2. Erlu (二路, Secondo percorso): Shizi beng jiaojian (十字蹦脚尖)
  3. Sanlu (三路, Terzo percorso): Gun pi guan shangxia (滚劈贯上下)
  4. Silu (四路, Quarto percorso): Beng dian cheng ma jian (绷点撑抹剪)
  5. Wulu (五路, Quinto percorso): Beng quan gun zhou shi (绷拳滚肘势)
  6. Liulu (六路, Sesto percorso): Ma da zhai xin quan (抹打摘心拳)
  7. Qilu (七路, Settimo percorso): Chan lan lianhuan tui (缠拦连环腿)
  8. Balu (八路, Ottavo percorso): Pi gua ying men jian (劈挂迎门箭)
  9. Jiulu (九路, Nono percorso): Beng suo chuan xiong zang (绷锁穿胸脏)
  10. Shilu (十路, Decimo percorso): Yue bu fei jian tan (跃步飞箭弹)

Shi er lu tantui 十二路弹腿

Lo Shier lu tantui è probabilmente un prolungamento dello Shilu. Anche di questo esercizio esistono differenti varianti a cui corrispondono vari nomi: Shilu Tantui, Shaolin Tantui, Jingwu Tantui (questo è il taolu insegnato all'interno della Jingwu Tiyu Hui). Questo è un elenco di tecniche:
  1. Toulu (头路, primo percorso) Chuma Yitiaobian (出马一条鞭);
  2. Erlu (二路, secondo percorso) Shizi Gui Ce Zuan (十字鬼扯钻);
  3. Sanlu (三路, terzo percorso) Pi Za Chelun Shi (劈砸车轮势);
  4. Silu (四路, quarto percorso) Xie Ti Cheng Ma Lan (斜踢撑抹拦);
  5. Wulu (五路, quinto percorso) Shizi Shuang Xishui (狮子双戏水);
  6. Liulu (六路, sesto percorso) Pi Niu Danbian (劈扭单鞭);
  7. Qilu (七路, settimo percorso) Fenghuang Shuang Zhanchi (凤凰双展翅);
  8. Balu (八路, ottavo percorso) Zhuan Jin Deng Chaotian (转金凳朝天);
  9. Jiulu (九路, nono percorso) Qin Long Duo Yudai (擒龙夺玉带);
  10. Shilu (十路, decimo percorso) Xique Deng Mei Jian (喜鹊登梅尖);
  11. Shiyilu (十一路, undicesimo percorso) Feng Heye Tui (风摆荷叶腿);
  12. Shierlu (十二路, dodicesimo percorso) Yuanyang Qiao Lianhuan (鸳鸯巧连环).
Jingwu Tantui 精武潭腿 Anche questo tantui si compone di 12 percorsi:
  1. Toulu (头路, primo percorso)Gongbu Chongquan Yitiaobian (弓步冲拳一条鞭);
  2. Erlu (二路, secondo percorso) Zuyou Shizi Beng Jiaojian (左右十字蹦脚尖);
  3. Sanlu (三路, terzo percorso) Fanshen Gai Da Pi Za Shi (翻身盖打劈砸式);
  4. Silu (四路, quarto percorso) Cheng Zha Chuan Liao Ba Tui Dan (撑扎穿撩把腿弹);
  5. Wulu (五路, quinto percorso) Hu Tou Jia Da Taoxin Quan (护头架打掏心拳);
  6. Liulu (六路, sesto percorso) Pubu Shuang Zhan Shi Lianhuan (仆步双展使连环);
  7. Qilu (七路, settimo percorso) Dan Zhan Guan'er Jiao Lai Ti (单展贯耳脚来踢);
  8. Balu (八路, ottavo percorso) Mengtou Hu dang Chuai Liangbian (蒙头护裆踹两边);
  9. Jiulu (九路, nono percorso) Yaojian Pengsuo Fen Liang Zhang (腰间碰锁分两掌);
  10. Shilu (十路, decimo percorso) Kongzhong Jian Dan Feitian Bian (空中箭弹飞天边);
  11. Shiyilu (十一路, undicesimo percorso) Gou Gua Lianhuan Jiqiao Miao (勾挂连环机巧妙);
  12. Shierlu (十二路, dodicesimo percorso) Pi Shen Fu Hu Fan Huashan (披身伏虎反华山).
Nel 2006 è stato pubblicato un VCD dal titolo Simen Shierlu Tantui (四门十二路弹腿) dimostrato da Zhao Zhanjun 赵战军 ed edito da Qiao Jiaren Yinxiang Chubanshe.


sabato 2 dicembre 2017

Jingwu Tiyu Hui

Risultati immagini per Jingwu Tiyu Hui


La Jingwu Tiyu Hui (精武体育会, Associazione Sportiva dell'Essenza Marziale) è una associazione delle arti marziali cinesi che ha avuto un ruolo eminente nell'evoluzione moderna del Wushu. Famosissima nel mondo anche grazie a numerosi film, il suo nome è reso con molte traslitterazioni: Ching Wu (in Wade-Giles); Jing Mo; Chin Woo; Jing Wo. In alcuni contesti si parla anche di Jingwumen (精武门) ovvero la Scuola dell'Essenza Marziale. Il nome di questa associazione si è legato in maniera indissolubile con la figura di Huo Yuanjia a cui spesso viene attribuita la fondazione dell'associazione stessa.

La storia

Questa Associazione per alcuni fu fondata in Shanghai nel giugno 1909 con il nome Jingwu Ticao Xuexiao (中国精武体操会) da un comitato a cui appartenevano Huo Yuanjia, Chen Gonzhe (陈公哲), Chen Tiesheng (陈铁生), Lu Weichang (卢炜昌), Yao Chanbo (姚蟾伯) e altri. Venne ribattezzata Jingwu Tiyu Hui il 3 marzo 1910. Altri affermano che venne fondata il 7 luglio 1910 ed altri in giugno. Questa confusione deriva anche dal fatto che dopo la morte di Huo Yuanjia, avvenuta nel settembre del 1910, per sfruttarne la notorietà si decise di attribuirgli il ruolo di unico fondatore dell'associazione. In realtà la Jingwu Tiyu Hui venne istituita da un gruppo di persone. In seguito al decesso di Huo, Zhao Lianhe (赵连和), famoso praticante di Mizongquan, divenne l'istruttore Capo e negli anni successivi l'Associazione iniziò a diffondersi in altre zone della Cina aprendo diverse succursali. Nella scuola insegnarono numerosi maestri famosi: Chen Zizheng (陳子正), praticante di Yingzhaoquan; Luo Guanyu (羅光玉), praticante di Qixing Tanglangquan; Wu Jianquan (吳鑑泉), fondatore dello stile Wu di Taijiquan.

I principi

L'associazione sportiva Jingwu, in opposizione al sistema tradizionale di insegnamento segreto in voga nella maggior parte delle scuole di Wushu prima di allora, intendeva creare un ambito aperto per l'insegnamento, l'apprendimento e lo scambio delle arti marziali. L'arte marziale diventa elemento unificante del sentimento nazionale e quindi vuole superare le secolari divisioni che hanno caratterizzato le arti marziali cinesi, anticipando l'ideologia che portò alla fondazione dello Zhongyang Guoshu Guan e delle sue diramazioni locali. Il suo curriculum di base è preso da diversi stili. Questo ruolo speciale venne sottolineato da Sun Yatsen che partecipò alla riunione annuale dell'associazione nel 1915 e nel 1920 scrisse nel giornale dell'associazione e donò una targa alla Jingwu con inciso “Spirito Marziale”. L'associazione cinese venne interdetta dal governo della Repubblica Popolare Cinese nel 1966 e riaperta dopo la Rivoluzione Culturale. Nel resto del mondo ha continuato a svilupparsi e ad ingrandirsi tanto che oggi conta più di 150 ramificazioni.

La scuola

Zhao Lianhe, nel suo ruolo di capo istruttore, sviluppò un programma di insegnamento che in seguito è andato a costituire il patrimonio standard della Jingwu Tiyu Hui. Questi sono i 10 Taolu che sono praticati ovunque in seno alle associazioni che si richiamano a quella originaria di Shanghai, anche quando vengono praticati stili differenti:
  • 1. Shier lu Tantui
  • 2. Gongliquan
  • 3. Jiequan
  • 4. Da Xiao Zhanquan (Grande e Piccolo pugilato della battaglia)
  • 5. Baguadao
  • 6. Qunyang gun
  • 7. Wuhu qiang
  • 8. Tantui Duilian
  • 9. Taoquan
  • 10. dandao chuan qiang
Il Testo Jingwu Quan Xie Lu elenca 42 sequenze a mano nuda, 11 sequenze di armi, e 5 Duilian.

venerdì 1 dicembre 2017

Fujiwara no Tadabumi

Immagine correlata



Fujiwara no Tadabumi (藤原 忠文; 873 – 16 luglio 947) è stato un militare giapponese.
Figlio di Fujiwara no Tsuneyoshi e quindi appartenente al nobile clan Fujiwara, fu il quarto generale della storia del Giappone a ricevere il titolo di Seii Taishōgun, concessogli a 67 anni dall'Imperatore Suzaku quando, il 18 gennaio 940, lo nominò capo della spedizione contro il ribelle Taira no Masakado, che dopo aver guadagnato il controllo della provincia di Shimōsa aveva occupato gli uffici della provincia di Hitachi nel tentativo di indebolire suo cugino Sadamori.
Per questa campagna scelse come suoi luogotenenti (fukushōgun) suo fratello minore Tadanobu, Fujiwara no Kunimoto, Taira no Kiyomoto e Minamoto no Tsunemoto. Pochi giorni prima di ricevere la spada rituale (settō) e dare inizio alla marcia, ricevette notizia che ad ovest Fujiwara no Sumitomo, un ex segretario provinciale di Iyo nell'isola di Shikoku che si era dato alla pirateria, aveva a sua volta attaccato le truppe imperiali aprendo un nuovo fronte; secondo la leggenda popolare i due nobili pianificarono la rivolta insieme, ma è molto improbabile e gli storici propendono per la tesi secondo cui Sumitomo avrebbe solamente colto l'occasione propizia.
Un editto della corte imperiale ordinò alle province che l'armata di Tadabumi avrebbe attraversato di prestargli ulteriori soldati. Taira no Sadamori e Fujiwara no Hidesato, preoccupati di cedere a Tadabumi non solo il credito della vittoria, ma anche le proprie truppe, cominciarono a razziare l'area intorno alla base di Masakado per provocarlo. Quando Masakado ordinò al suo esercito di riunirsi, scoprì che molti suoi vassalli, timorosi del sempre più vasto esercito imperiale in marcia, lo avevano abbandonato; scelse tuttavia di marciare ugualmente in uno scontro aperto, e così morì, trafitto da una freccia.
Privato della ricompensa per la testa di Masakado, che fruttò a Hidesato una promozione a Chinjufu shōgun (鎮守府将軍) e governatore di Shimotsuke, Tadabumi scelse di condurre il suo esercito in aiuto di Ono no Yoshifuru, che dava la caccia ai pirati di Sumitomo; dopo le vittorie di Yoshifuru in mare, Tadabumi inseguì Sumitomo dall'isola di Kyūshū alla sua nativa Iyo, dove lo uccise.
Gli venne dato il nome postumo Uji no Mibu-Kyō.