lunedì 26 marzo 2018

Dan

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Dan ( livello, grado) è un termine giapponese che, nell'ambito dal sistema di valutazione Dan-i, identifica i diversi livelli di abilità o d'esperienza che si possono acquisire in una disciplina, principalmente nelle arti marziali.
Il termine Dan viene utilizzato anche in altre pratiche tradizionali giapponesi come l'ikebana, il go o la cerimonia del tè.
Le regole base per l'ottenimento dei dan:
  1. I livelli possibili sono tradizionalmente in ordine crescente di abilità dal primo al decimo.
  2. Il primo dan corrisponde al momento in cui, nelle scuole tradizionali, il candidato all'apprendistato finisce il suo periodo di prova e viene considerato come degno di ricevere il vero insegnamento. Parlando in senso stretto, il primo dan è il grado di debuttante, mentre il decimo dan è in generale riservato al fondatore dell'arte marziale, e non può essere conferito se non da lui stesso. Questa situazione ha portato alla scomparsa di questo grado da alcune arti marziali.
  3. I primi dan possono essere generalmente ottenuti conquistando una sufficiente quantità di punti nelle competizioni ufficiali oppure sostenendo degli esami.
  4. I gradi più elevati richiedono anni ed anni di esperienza e tramite l'insegnamento o la ricerca occorre fornire un importante contributo nella disciplina delle arti marziali.
  5. I gradi più elevati non possono essere conferiti che dal titolare di un grado superiore rappresentante una istituzione centrale.
Prima di raggiungere il 1º grado dan occorre aver conseguito il livello kyū più alto.
Nella maggior parte delle arti marziali, la qualità di detentore di un grado dan (yūdansha) è evidenziato dall'indossare una cintura nera.

Storia

Il sistema di classificazione e valutazione Dan-i fu ideato nel go da Honinbo Dosaku (1645–1702), un giocatore professionista di go del periodo Edo. Prima della sua invenzione, la classificazione era valutata con la comparazione degli handicap e tendeva ad essere vaga. Dosaku valutò il titolo più alto come Meijin 9º Dan. Egli fu probabilmente ispirato da un antico sistema cinese di classificazione dei gradi go (9 Pin Zhi) e da un sistema più corto di gradi (sistema dei nove gradi), anche se i numeri più bassi sono quelli di maggior valore in quei sistemi.
Il sistema di classificazione dei dan fu trasferito alle arti marziali da Kanō Jigorō (1860–1938), il fondatore del judo. Kanō partì con il sistema moderno di gradi nel 1883 quando premiò con il shodan (il grado più basso di dan) due dei suoi studenti anziani (Shirō Saigō e Tsunejirō Tomita). Precedentemente, le scuole di arti marziali premiavano meno frequentemente con licenze menkyo o pergamene segrete.

Nelle arti marziali giapponesi

In tempi moderni, un praticante di livello dan di uno stile è solitamente riconosciuto come artista marziale che ha superato i kyū, o i gradi basilari. Essi, possono diventare anche degli istruttori autorizzati nelle loro arte. In molti stili, tuttavia, il raggiungimento di un livello dan significa che uno non è più da considerarsi un principiante, ma non è neanche un esperto. Più che altro significa che uno ha imparato le basi.
Il numero totale di gradi dan è specifico dello stile (dal 1° fino al 5° e dal 1° fino al 10° sono comuni nelle arti marziali giapponesi). I livelli di dan inferiori possono normalmente essere raggiunti attraverso un esame o, alle volte, mediante una competizione. I livelli più elevati di dan richiedono anni di esperienza ed il contributo alla relativa arte marziale moderna. Questo può avvenire attraverso l'insegnamento o la ricerca e la pubblicazione. Questi livelli possono solamente essere assegnati da graduati elevati rappresentanti principali del dojo o, talvolta da un comitato direttivo.

Gradi in giapponese

In alcune arti marziali le cinture nere vengono indossate in ogni livello di dan. In altre, invece, per il grado più alto (10º dan) si indossa una cintura di colore rosso. Nel Judo, dal 6° all'8° dan si indossa una cintura con colori rosso e bianco, mentre dal 9° al 10° si indossa la sola cintura rossa.

Arti marziali coreane

Nelle arti marziali coreane mancava un sistema di classificazione dei gradi sino all'occupazione giapponese (1910–1945) durante la quale una varietà di arti marziali giapponesi furono introdotte nel sistema scolastico coreano, in particolare judo karate - do e kendo. Dopo la fine dell'occupazione emersero nuove arti marziali taekwondo, tang soo do, soo bahk do e hapkido adottando i gradi di dan (, ) e geup (, ). Il sistema di classificazione dei dan è anche usato fra i giocatori di baduk. Oggigiorno, la Korea Taekkyon Association rilascia i gradi di dan anche ai praticanti di taekkyeon.
Chi ha ricevuto un grado dan viene chiamato yudanja (유단자, 有段者). Qualcuno che ha ricevuto un "elevato" dan (dal 6° Dan in su) è chiamato "godanja" (고단자, 高段者).

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domenica 25 marzo 2018

Incidente di Honnō-ji

Honnō-ji Incident - Wikipedia

L'incidente di Honnō-ji si riferisce al suicidio forzato del daimyo giapponese Oda Nobunaga, avvenuto il 21 giugno 1582 per mano del suo generale Akechi Mitsuhide. Honnō-ji è un tempio a Kyoto. Con la morte di Nobunaga morì anche il suo sogno di unificare il Giappone e tenerlo sotto il suo controllo.

Situazione storica

Oda Nobunaga era al massimo del suo potere, avendo distrutto lo stesso anno il clan Takeda. Aveva il controllo di tutto il Giappone centrale e gli unici avversari rimasti (i clan Hōjō, Uesugi e Mōri) erano indeboliti da lotte interne. Dopo la morte di Mōri Motonari, suo nipote, Mōri Terumoto voleva mantenere lo status quo, aiutato dai suoi due zii, per volontà dello stesso Motonari. Hōjō Ujiyasu, capo degli Hōjō, morì lasciando il clan nelle mani del figlio Ujimasa, mentre la morte di uno dei più grandi generali Uesugi Kenshin lasciò il clan Uesugi ricolmo di lotte interne e sempre più debole. Approfittando di questa situazione a lui favorevole, Nobunaga iniziò ad inviare truppe in tutte le direzioni per conquistare nuovi territori. Ordinò a Hashiba Hideyoshi di attaccare il clan Mori; a Niwa Nagahide di preparare l'invasione di Shikoku; a Takigawa Kazumasu di tenere d'occhio il clan Hōjō; e a Shibata Katsuie di invadere la provincia Echigo, terra in mano al clan Uesugi. Nobunaga ricevette la richiesta di inviare alcuni rinforzi da Hashiba Hideyoshi, le cui forze erano bloccate durante l'assedio del castello Takamatsu. Nobunaga fece dunque i preparativi per andare in soccorso di Hideyoshi. Ordinò anche ad Akechi Mitsuhide di andare in aiuto ad Hideyoshi. Mentre passava per Kyoto, Nobunaga si fermò per riposarsi nel tempio di Honnō-ji. Con sé non aveva un esercito, ma solo mercanti e funzionari di corte.

Il tradimento di Mitsuhide

Akechi Mitsuhide, che aveva intenzione di ribellarsi al suo signore, capì che questa era l'opportunità migliore per colpire, in quanto Nobunaga nel tempio di Honnō-ji non era preparato a subire un attacco e il grosso del suo esercito, così come i suoi migliori generali, erano al fronte. Mitsuhide guidò le sue truppe attraverso Kyoto, con la scusa di una parata militare voluta dallo stesso Nobunaga, non estraneo a questo tipo di richieste, e una volta giunti presso Honnoji gridò: "Il nemico aspetta ad Honnoji!" (Teki wa Honnōji ni ari! 敵は本能寺にあり). Prima dell'alba, le truppe di Mitsuhide circondarono il tempio. Nobunaga e i servitori cercarono di resistere, ma invano. Alla fine, Nobunaga si suicidò. Le sue ultime parole furono: "Ran! Fa' in modo che non entrino!". Si riferiva al suo giovane seguace Mori Ranmaru, che era riuscito ad incendiare il tempio, cosicché nessuno delle truppe di Mitsuhide potesse entrare e reclamare la testa di Nobunaga. Mitsuhide, catturato il tempio di Honnoji, attaccò anche Oda Nobutada, figlio di Nobunaga, che come il padre commise suicidio. Successivamente, cercò di persuadere sia i vassalli di Nobunaga sia la corte imperiale a riconoscerlo come nuovo signore del clan.

Dopo l'incidente

Concludendo rapidamente la pace con il clan Mori, Hideyoshi ritornò dopo una decina di giorni. Riunì le file delle sue truppe con le rimanenti del clan Oda e s'incontrò con Niwa Nagahide ed Oda Nobutaka a Sakai. Marciando verso Kyoto, riuscì a cogliere di sorpresa Mitsuhide ed a sconfiggerlo nella battaglia di Yamazaki: lo stesso Mitsuhide fu ucciso mentre cercava di ritirarsi. Nessuno degli ufficiali di Nobunaga aveva le capacità e le risorse di Hashiba Hideyoshi, che divenne quindi il successore spirituale di Oda Nobunaga.


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sabato 24 marzo 2018

Mori Ranmaru

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Mori Ranmaru (森 成利; 1565 – Kyōto, 21 giugno 1582), nato con il nome di Mori Nagasada (森 成利), era il figlio di Mori Yoshinari (1523-1570), e aveva cinque fratelli in totale, della provincia di Mino. Era un membro del clan Mori, discendenti di Seiwa Genji.

Biografia

Fin da piccolo, fu affidato al servizio di Oda Nobunaga. Riconosciuto per il suo talento e la sua fedeltà, Nobunaga gli affidò importanti cariche. Presso Ōmi, gli furono dati 500 koku e, dopo la morte di Takeda Katsuyori, venne insignito di 50.000 koku al Castello di Iwamura. Ranmaru ed i suoi fratelli minori perirono durante l'Incidente di Honnoji, difendendo il loro signore Oda Nobunaga. Le ultime parole di Nobunaga furono: Ran! Fa' in modo che non entrino!. Il suo giovane seguace era riuscito ad incendiare il tempio di Honnō-ji, cosicché nessuno delle truppe del traditore Akechi Mitsuhide potesse entrare e reclamare la testa di Nobunaga.
Il coraggio e la devozione di Ranmaru sono ricordati in tutta la storia, e soprattutto durante il periodo Edo per il suo volere di commettere Seppuku e seguire il suo maestro perfino nella morte. Il rapporto tra Nobunaga e Ranmaru era molto forte e, nella letteratura d'epoca, è spesso riferito che i due avessero una relazione sessuale, molto comune a quei tempi.

Influenza nella cultura di massa

Mori Ranmaru è presente, come molte altre figure del Giappone Feudale, nella serie di videogiochi targata KOEI, Samurai Warriors, dove viene raffigurato come un giovane di bellissimo aspetto, quasi femminile.


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venerdì 23 marzo 2018

Minamoto no Tametomo

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Minamoto no Tametomo (源 為朝; 1139 – 23 aprile 1170) è stato un samurai del tardo periodo Heian che combatté nella ribellione di Hōgen del 1156. Era figlio di Minamoto no Tameyoshi e fratello di Yukiie e Yoshitomo.
Tametomo è noto nelle cronache epiche come un potente arciere e si dice che una volta abbia affondato un'intera nave dei Taira con una sola freccia perforandone la chiglia sotto la linea di galleggiamento. In molte leggende si aggiunge anche che il suo braccio sinistro fosse circa 10 cm più lungo di quello destro, permettendogli una trazione più lunga della freccia e colpi più potenti. Combatté per difendere Shirakawa-den, a fianco di suo padre, contro le forze di Taira no Kiyomori e Minamoto no Yoshitomo, suo fratello. Il palazzo fu dato alle fiamme, e Tametomo fu costretto a fuggire.
Dopo la ribellione di Hōgen, i Taira tagliarono i tendini del braccio sinistro di Tametomo, limitando l'uso del suo arco, e fu poi esiliato nell'isola di Ōshima nelle Isole Izu. Tametomo alla fine si uccise squarciandosi l'addome, ovvero commettendo seppuku. È alquanto probabile che egli sia il primo guerriero a commettere seppuku nelle cronache.

Chūzan Seikan

Nel Chūzan Seikan (1650) di Shō Shōken, la prima storia di Ryūkyū, si menziona che durante il suo esilio scese a Okinawa e generò il primo capo conosciuto di Chūzan, Shunten.
Scritta dopo l'invasione di Ryūkyū (1609), questa narrazione fu probabilmente costruita per collegare e legittimare il rapporto della famiglia imperiale giapponese con le Isole Ryūkyū. Durante il periodo Meiji il mito era considerato come un fatto ufficiale e storico per la "legittimità" e il "diritto sovrano" dell'annessione del Regno delle Ryūkyū nel 1879. 

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giovedì 22 marzo 2018

Hwarang segi

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I Hwarang segi (hangeul: 화랑세기, hanja: 花郞世記; lett. Annali degli Hwarang) sono un insieme di 16 volumi coreani antichi che riportano storie e racconti epici dei cavalieri Hwarang. Si dice siano stati scritti dallo storico del periodo Silla Kim Dae-mun durante il regno di Seongdeok di Silla (702-737).
I Hwarang segi sono sopravvissuti fino al tempo in cui Kim Bu-sik (1075-1151) scrisse i Samguk Sagi, ma si crede siano andati perduti nel tredicesimo secolo perché non vi viene più fatto riferimento dopo il testo del 1215 del monaco Gakhun Haedong goseung jeon. Due manoscritti di un testo intitolato Hwarang segi sono stati trovati nel 1989 a Gimhae, Corea del Sud. Il primo manoscritto, reso pubblico nel 1989, è in genere chiamato "estratto" (balchwebon, 발췌본, 拔萃本), e contiene una prefazione e una breve registrazione dei primi quindici leader degli Hwarang (pungwolju, 풍월주, 風月主). Il secondo manoscritto, reso pubblico nel 1995, è di solito chiamato "testo madre" (mobon, 모본, 母本). Poiché la prima parte del manoscritto è danneggiata e mancante, inizia con una registrazione frammentata, ma più completa, dei quattro leader, continua con un elenco dettagliato degli altri quindici e conclude con il trentaduesimo e ultimo leader. Entrambi i manoscritti sono scritti da Bak Changhwa (1889–1962). La validità storica di questi Hwarang segi è oggetto di notevoli controversie tra gli storici coreani, alcuni dei quali pensano che si tratti di un falso, mentre altri sostengono la sua autenticità.

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mercoledì 21 marzo 2018

Naitō Masatoyo

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Naitō Masatoyo (内藤 昌豊; 1522 – 29 giugno 1575) è stato un samurai giapponese del periodo Sengoku.
Conosciuto anche come Naitō Masahide (内藤 政秀) o come Kudō Sukenaga, era il secondo figlio di Kudō Toratoyo, un vecchio servitore di Takeda Nobutora.
Quando Toratoyo perse il favore di Nobutora e venne ucciso da quest'ultimo, Sukenaga e suo fratello fuggirono dal clan Takeda e, secondo le teorie più accreditate, si diedero al vagabondaggio nel Kantō. Dopo che Nobutora fu esiliato dal figlio Takeda Shingen, i fratelli Kudō vennero richiamati, e furono restituite loro le terre di appartenenza. Shingen si scusò formalmente inviando una lettera di scuse e denaro alla famiglia. Inoltre ai Kudō fu garantito il grado di samurai-taishō (侍大将) venne loro assegnato il comando di cinquanta cavalieri.
Nel 1566 gli fu assegnato il castello di Minowa dopo che cadde nelle mani dei Takeda.
Nella battaglia di Mikatagahara guidò la carica alle file Tokugawa e fu in prima linea a Nagashino nel 1575. Si oppose all'attacco di Nagashino e, nel corso della battaglia, fu colpito da numerose frecce e decapitato da Asahina Yasukatsu. È ricordato per il suo carattere cordiale e le sue altrettanto impressionanti doti nella guerra e nell'amministrazione. Mentore del giovane Takeda Katsuyori, quarto figlio di Takeda Shingen. A Nagashino, anche se in disaccordo con Katsuyori, si precipitò in battaglia, ricevendo una morte onorevole.
È anche conosciuto come uno dei ventiquattro generali di Takeda Shingen.

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martedì 20 marzo 2018

Collaborazioni tra blogger per far crescere il blog

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In molti giornalmente ci chiedete se siamo disponibili a collaborare con altri blog.
Ogni blogger è concentrato giustamente sul proprio blog, sulla creazione dei contenuti e sulla promozione.
Oggi vi spieghiamo come i blogger interessati ad una collaborazione possono collaborare con Noi, quali sono i vantaggi e come iniziare.

Vantaggi di collaborare tra blogger

Creazione dei contatti
Collaborando con altri blogger tutte le parti interessate potranno espandere la loro rete di contatti e, questo è uno degli elementi di successo nella vita professionale di un blogger. Ovviamente bisogna scegliere bene la persona con la quale collaborare per raggiungere un obiettivo comune.

Promozione del blog
Se si realizza un progetto comune, non solo si potrà condividere il pubblico con altri blogger, presentando i propri contenuti a vicenda, ma ci si potrà far conoscere da lettori che ancora non ci conoscono e attirarli sul proprio sito. Non bisogna avere paura di condividere il pubblico!
Non abbiamo ancora visto un blogger lamentarsi di un calo del pubblico dopo la realizzazione di progetti comuni!

Creazione di prodotti o di servizi che da soli non si potrebbero fare perché mancano le competenze
È inutile sottolineare che non sappiamo fare tutto, ma unendo le forze possiamo fare di più!

Acquisizione di nuove conoscenze nei settori nei quali sei più debole
Quando si inizia a realizzare un progetto che richiede competenze diverse, per forza ci si deve immergere un po’ nelle conoscenze dell’altra persona e ciò ci porterà ad iniziare ad ampliare ulteriormente le nostre competenze.

Che tipi di collaborazioni tra blogger ci possono essere?

Evidenzio tre tipologie, ma sicuramente ne potrete consigliare molte di più!
1 - Due blogger con capofila
Hai in mente un progetto e intraprendi le collaborazioni con gli altri.
Un classico sui blog sono le serie di interviste su degli argomenti specifici. Come esempio vi posso citare una rubrica dove intervistare gli esperti del settore.

2 - Due blogger con pari coinvolgimento
I progetti o collaborazioni intraprese da due blogger sono abbastanza semplici da realizzare.
La differenza rispetto al punto 1. sta nell’idea che in questo caso è sviluppata in comune e portata avanti assieme con (più o meno) pari coinvolgimento nelle attività e nelle responsabilità. I blogger possono essere complementari oppure in apparenza concorrenti.

3 - Più di due blogger
Inizia a essere complesso perché mettere d’accordo più persone non è semplice e si rischia di cadere nel caos. Per questo è auspicabile che l’idea sia comunque portata avanti da tutti, ma guidata da una persona sola, che fa da capofila. È lei che organizza le attività, le assegna agli altri blogger, verifica le scadenze, i prodotti intermedi e mette assieme i pezzi. Vi dico la verità, è un impegno importante, ma se fatto bene, anche il risultato può essere importante.
I progetti comuni che coinvolgevano più blogger ai quali ho partecipato ha coinvolto quasi 40 blogger all’estero, ma è venuto benissimo!.

Cosa si può realizzare assieme?

Prodotti comuni. Agenda, calendario, ebook con racconti di vita o di viaggi, ricette, quaderni con gli esercizi, guide, check-list.

Guest post. Si possono ospitare altri blogger sul proprio blog oppure diventarne l’ospite. Un’indicazione che mi sento di darvi è, se sei ospite è di verificare che questo sia comunque almeno in linea con la tua tematica.

Serie di approfondimenti da parte di esperti. Se c’è un fil rouge tra gli articoli in un futuro potrebbero diventare anche un ebook!

Collaborazioni complementari. Due blogger appartenenti a categorie diverse scrivono dello stesso tema, ma con due punti di vista diversi e in fondo all’articolo rimandano all’articolo del blogger collaboratore.

Gestione comune di un gruppo su Facebook che riguarda la stessa tematica o complementare. Il gruppo è un impegno enorme e poterlo condividere con altri può portare tanti benefici.

Corsi di formazione, non solo on-line, webinar, podcast su una determinata tematica comune oppure complementare.

Progetti comuni da proporre per esempio agli enti e imprese per la valorizzazione del territorio. Un progetto proposto da un gruppo di blogger che sanno evidenziare i vantaggi per l’ente e dare maggiore visibilità in rete anche grazie alla complementarietà tra di loro sono decisamente più forti rispetto ad un solo blogger. Sono gli stessi blogger che diventano i promotori di sé stessi e propongono un’idea. Certo che per proporre un’idea valida bisogna conoscere il territorio al quale si propone un progetto.

Elementi fondamentali per una collaborazione vincente?

Valore aggiunto
Prima di iniziare dovete chiedervi come questa collaborazione potrà contribuire a raggiungere l’obiettivo generale del blog e se porta i vantaggi a te e ad altri blogger. Se non ti avvicina neanche minimamente e non ci sono i vantaggi neanche discreti, non perdere il tuo preziosissimo tempo!

Tempo per mantenere la parola
I progetti che siano guidati da te, fatti da due o più blogger richiedono tempo e energie. Chiediti se tu hai questo tempo da dedicare, se potrai rispettare le scadenze e partecipare attivamente. Il tuo essere sfuggente potrebbe farti finire sulla lista nera dei blogger con i quali non si vuole collaborare. Tutto il mondo è paese, anche la blogosfera.

Saper essere il miglior promotore dell’altro blogger
Non abbiate paura di citare gli altri, di condividere i post, di parlare bene e si, di raccomandare, anche dopo la fase operativa della collaborazione! Fa parte delle relazioni e della buona riuscita del progetto.

Come individuare i blogger con i quali collaborare?

Dipende dall’iniziativa.
Se è un’iniziativa tua nella quale coinvolgi altri blogger ti basta osservare la realtà virtuale e individuare con chi vorresti intraprendere una collaborazione. Alcuni non ti diranno subito di si, altri non ti diranno mai si, per i più disparati motivi. Non escludere mai nessuno perché troppo famoso oppure troppo impegnato. Chi sono le persone giuste in questo caso? Quelle che possono essere interessanti per il tuo blog.

Nelle iniziative portate avanti da due blogger dipende dagli obiettivi del progetto comune. Spesso succede che le idee nascano da una chiacchierata tra le persone che si conoscono già da tempo, oppure si conoscono solo di vista anche se solo virtualmente e ad un certo punto in una delle due nasce un’idea che condivide con l’altra persona. In questo caso l’impegno deve essere reciproco e continuativo. Può essere anche una prima esperienza per entrambi.



Ovvio che per trarre i vantaggi comuni i due blogger dovrebbero essere più o meno allo stesso livello calcolando un assieme di elementi: contatti, visibilità, conoscenze, competenze e capacità organizzative. Uno può avere più visibilità, l’altro più competenze in una tematica specifica di interesse per entrambi. Non è semplice, lo ammetto, in rete nascono tante joint venture casuali, che in un batter d’ali nascono e muoiono senza concludere le iniziative. La strada maestra è osservare.

Un vero impegno è la gestione di un progetto che coinvolge più blogger. Se sei il promotore metti degli step d'ingresso! L’esperienza insegna che la più bella iniziativa può essere rovinata perché chi ci doveva essere ha deciso di non esserci. Le attività si fanno assieme, le scadenze si rispettano e la promozione si fa congiuntamente. Se nel gruppo che porta avanti il progetto ci sono le persone serie, questo aumenta le probabilità di successo!

Chi sono queste persone?
  • chi pubblica con regolarità sul proprio blog,
  • chi pubblica con regolarità su Facebook, Youtube o Instagram, insomma sui social.
  • chi dimostra capacità di coinvolgimento dei propri lettori
  • chi possiede esperienze pregresse di partecipazione in progetti con gli altri blogger
  • chi possiede competenze specifiche che potranno aumentare le probabilità di successo
Ovviamente tutto dipende dal progetto proposto, dagli obiettivi e dai risultati che si vogliono ottenere!

In tutti i casi è importante stabilire le regole del gioco fin dall’inizio: cosa facciamo, come lo facciamo, chi fa che cosa e chi sarà il proprietario dei risultati. Se decidete di fare un e-book e un'indomani qualcuno lo vorrebbe commercializzare, sarà possibile?

Quali programmi utilizzare per gestire una collaborazione?

Per la gestione delle varie fasi del progetto. Meglio se gratuiti con delle schede dei progetti che potranno essere condivise con più persone. Così tutti sapranno cosa bisogna fare ed entro quando.

Last but non least do – no follow link da aggiungere ai post scritti nell’ambito di una collaborazione. Sapere quando farlo e quando invece evitare?
Ora ci potete dire se avete mai fatto delle collaborazioni con altri blogger e come sono state queste esperienze. Oppure forse, vi abbiamo ispirato?

Non ci seguite ancora su Youtube? Potete sempre iniziare a farlo :-).
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lunedì 19 marzo 2018

PANCRAZIO cosi lottavano gli antichi


 IL TAO DEL GUERRIERO: Pancrazio: l'arte degli Dei

"...un po' di pugilato, ma si utilizzano anche i piedi.
Un po' di lotta libera. Senza regole, o quasi. Ma alla base c’è una rigida disciplina morale.
Ecco cosa bisogna sapere per scoprirlo..."


IL COMBATTIMENTO NELL'ANTICHITÀ

PUGILATO DEI CESTI (o etrusco-romano): solo colpi di mano a bersaglio integrale
PIGMACHIA (o pugilato greco): colpi di mano a bersaglio integrale
ORTEPALE (lotta eretta): abbattimenti, sollevamenti, leve, strangolamenti, prese ai genitali
ORTOMACHIA (combattimento eretto): colpi di mano, gomito, testa, gamba a bersaglio integrale, sollevamenti, abbattimenti,
PANCRAZIO (combattimento eretto e a terra): colpi come sopra

Le forme di combattimento (senza l’uso delle armi) che derivano sia dalla tradizione greca da quella etrusca e romana sono tre: il pugilato, la lotta ed il pancrazio (dal greco pankratos, pan = tutto, kratos = forza).
Il pancrazio, che oggi viene recuperato come attività da palestra, è definito dagli storici greci, come un’unione di lotta e pugilato.
In origine si trattava di un tipo di lotta estremamente violento e duro, che prevedeva anche ginocchiate, testate e addirittura strangolamenti. Morsi e graffi erano consentiti a Sparta, vietati invece ad Atene e ad Olimpia. Ma per quanto possa apparire contraddittorio, lealtà e assoluto rispetto del proprio avversario erano comunque elementi fondamentali. Il Pancrazio, già conosciuto e praticato in Egitto e in tutta l’Asia Minore fin dal II millennio a.C., incontrò grande successo in Grecia.

LE REGOLE
In teoria le regole di combattimento sono pressoché assenti, visto che fra i due avversari vale qualsiasi colpo, compresa la presa ai genitali. Fanno eccezione i graffi e i colpi nelle parti molli, ad esempio negli occhi che sono proibiti.
Non ci sono categorie di peso ma, anche se può sembrare strano, non vincono necessariamente i più robusti, ma spesso chi tecnicamente e fisicamente è meglio preparato. Gli istruttori devono trasmettere agli allievi l’autocontrollo, scoraggiare chi non ha la determinazione per combattere e chi non ha predisposizione al contatto fisico, ma anche gli esibizionisti e gli esagitati. Fondamentale è trasmettere il rispetto assoluto per l’avversario. Prima di iniziare a combattere si deve creare un certo cameratismo, uno spirito di famiglia in palestra. I regolamenti tecnici (inclusa la durata del combattimento ) sono in fase di studio e dovrebbero essere codificati entro il duemila. 

LA TECNICA
In ambito agonistico il pancrazio prevede tre categorie, nelle quali le difficoltà crescono progressivamente.
La TIRONEA, per i principianti. I combattimenti sono a contatto controllato e gli atleti indossano speciali protezioni. Tutti gli amatori possono cosi divertirsi e fare un’adeguata esperienza senza incorrere in alcun rischio.
La PROLUSIA per chi ha già una buona esperienza nella categoria precedente. 
Il contatto aumenta (è previsto anche il K.O.) ma si continuano ad utilizzare le protezioni.
La PRIMARIA è riservata ai più esperti.
Il praticante viene gradualmente messo in condizione di sviluppare le sue capacità psico - attitudinali, fisiche e tecniche senza rischiare inutilmente. Anche nell’antichità l’approccio era graduale .Infatti per quasi 600 anni (dal 200 a.C. al 396 d.C. anche i bambini romani e greci partecipavano alle gare di pancrazio, pugilato e lotta. E fra i praticanti, oltre alle donne, c’era anche il filosofo Platone. Non c’era e non c’è la cultura del massacro. Infatti gli atleti avevano carriere lunghissime. Scoprivano gradualmente le tecniche che portavano a livello avanzato, senza arrivare subito al contatto più violento.

PER IMPARARE
Come allora, anche oggi tutti possono imparare. Due i programmi fondamentali:
nell’APOLLINEO il contatto viene mantenuto leggero e si sperimentano tutte le tecniche disponibili:
nel DIONISICO, che si affronta quando si vuole passare all’attività agonistica, si fanno una serie di esami con un vero e proprio rito di iniziazione in modo da valutare la predisposizione dell’atleta al contatto con gli altri (non farsi male, non fare male all’avversario….....)
Nel pancrazio cosi come oggi viene proposto, gli atleti indossano un paio di pantaloncini, un caschetto, un paio di guanti imbottiti e un paradenti.
I termini tecnici utilizzati derivano tutti dal greco e dal latino. Per le esibizioni si sta cercando di riprodurre l’equipaggiamento originale utilizzato nell’antichità.

PERCHÉ’ SCOMPARVE
ll Pancrazio scomparve con la caduta dell’Impero romano, e il conseguente smantellamento di palestre e terme. Atleti ed insegnanti non trovarono più sostegno economico. E, più in generale ,anche questa disciplina pagò l’avversione del Cristianesimo a tutto quanto rappresentava il mondo pagano.



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domenica 18 marzo 2018

Tai chi chuan e difesa personale


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Quando si parla di difesa personale o di efficacia in combattimento risulta a volte difficile pensare al tai chi chuan, dato che questa disciplina affascina soprattutto per la lentezza di esecuzione e per l’armonia dei movimenti.
Uno degli scopi dell’arte del tai chi è appunto creare nel praticante armonia tra mente e corpo, ma non si deve dimenticare che comunque parliamo di una delle arti marziali interne più importanti.
Certamente le persone interessate esclusivamente alla difesa personale faranno bene ad avvicinarsi ad altri sistemi , dove dopo poche lezioni si è in grado di capire e apprendere in modo rudimentale qualche tecnica di pugno o di lotta . Si deve considerare però che questi corsi se ben strutturati, devono occuparsi anche della sfera emotiva , poiché in una situazione critica può accadere che un praticante di arti marziali , anche ben allenato abbia la peggio contro un teppista abituato alle risse, ciò accade soprattutto perchè i praticanti di arti marziali per il più delle volte si allenano con metodi sportivi, quindi sono spesso condizionati da etica morale e regole ben precise . Il malintenzionato aggressore non accetta nessuna regola e oltretutto agisce con grande determinazione e rapidità .
Spesso accade che una persona normale che si ritrovi in una situazione critica rimanga completamente bloccato o in uno stato di disorientamento, questo tempo anche se breve, darà all’aggressore un vantaggio notevole.
Non dobbiamo dimenticare che in queste situazioni di estrema tensione il cervello agisce in modo completamente diverso dal solito, ad esempio basta pensare a cosa succede quando camminando in montagna o in un prato all’improvviso incontriamo un serpente, nella maggior parte dei casi non ci preoccupiamo di analizzare in modo razionale la situazione, cioè non consultiamo un libro o analizziamo il rettile per capire se è veramente velenoso o innocuo, ma in modo istintivo e a volte senza nemmeno sapere cosa si sta facendo scappiamo o prendiamo a bastonate il malcapitato serpente.
In queste situazioni subentra quello che viene definito da molti studiosi e praticanti di arti marziali come cervello rettile, questa zona del cervello è considerata la più arcaica e si occupa prevalentemente della sopravvivenza dell’individuo. E’ quindi possibile secondo le teorie proposte dallo studioso Paul D. Mac Lean parlare di cervello triunico.
Brevemente è possibile riassumere queste tre are del cervello come :
1. cervello pensante, quella parte razionale di noi che continua a fare domande o ad analizzare ogni situazione in modo schematico, nell’uomo moderno è sicuramente prevalente, parlando di emisferi cerebrali, questa zona è collegata all’emisfero sinistro.

2. cervello emotivo si occupa prevalentemente delle emozioni e della memoria a lungo termine, tutto quello che viene appreso con le emozione e coi cinque sensi rimane profondamente impresso. Interviene sopratutto nella fase di innamoramento, gioia ,dispiacere, o in tutte quelle fasi in cui l’emotività prende il sopravvento.

3. cervello rettile, si preoccupa prevalentemente della sopravvivenza e di soddisfare gli istinti primari, fame, sonno, riproduzione e sopravvivenza. Questa è la parte più antica del sistema e interviene escludendo automaticamente gli altri stadi. Il cervello rettile agisce in modo rapido e determinato senza emozioni, in caso di situazioni difficili dove la vita è in pericolo il cervello rettile deciderà prevalentemente per la fuga, senza problemi di orgoglio, destinati maggiormente al cervello emotivo, ma in caso di impossibilità alla fuga deciderà per l’attacco senza esitazioni e riserve.
Spesso si sente parlare del comportamento di alcune persone quando si sentono in pericolo, in queste situazione commettono gesti di cui loro stessi stentano a credere, in questa fase il cervello è in grado di integrarsi in modo eccellente al corpo e generare azioni con rapidità ed energia difficilmente riproducibili in una situazione normale.
Chiaramente nella società occidentale moderna il cervello pensante e in parte quello emotivo ha ottenuto un grande sopravvento sul cervello rettile. Fortunatamente le persone non si trovano più in situazioni critiche vissute nel passato, ma purtroppo ancora presenti in società poco sviluppate, come il dover cacciare per sopravvivere o combattere contro briganti che ti assaltano nel sonno. Certo ancora oggi siamo soggetti a certi rischi dovuti alla criminalità diffusa ma possiamo in parte contare sull’intervento delle forze dell’ordine .
Tuttavia se dovessimo sfortunatamente trovarci in una situazione reale di aggressione dove è messa a repentaglio la nostra vita e le possibilità di fuga sono escluse, avremo ancora una chance affidandoci alla parte più antica e istintiva di noi.
Discipline marziali come il Tai chi chuan ci insegnano a prendere coscienza di questi aspetti, grazie a particolari esercizi e a posture tipiche delle forme antiche è possibile attivare la parte istintiva del nostro cervello, questo oltre che ad essere fondamentale per la difesa personale sprigiona nel corpo una grande quantità di energia vitale (Qi) .
Diventa quindi fondamentale capire come attingere da questa enorme fonte di energia. Ciò è in parte possibile grazie alla pratica della forma con allineamenti strutturali corretti, estensione della colonna vertebrale e utilizzo del centro e della visione periferica. Si deve prestare molta attenzione a non eccedere con l’utilizzo di queste tecniche, si attinge da questa fonte di energia classificata come Qi yang solo quando necessario, ma si deve essere in grado di ritornare immediatamente in uno stato di quiete.
Nella Vecchia forma Yang  un esempio concreto di questa energia è dato dal Fa Jing, in questa fase, il corpo e la mente devono essere attraversati per un breve periodo da questa energia, se correttamente eseguito lascia una sensazione molto gradevole nel corpo del praticante, ma attenzione , eseguito in modo scorretto può creare sensazioni negative e in caso di continua ripetizione in modo errato si possono creare traumi al corpo, in particolare alla colonna vertebrale.
Come tutte le cose realmente efficaci sia dal punto di vista marziale che energetico se utilizzate in maniera scorretta possono creare esattamente l’opposto di quello per cui sono state studiate, ciò ci riporta come sempre alla suprema legge del Tao.

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