Mori Ranmaru (森
成利; 1565 – Kyōto, 21 giugno 1582), nato con il
nome di Mori Nagasada (森
成利),
era il figlio di Mori Yoshinari (1523-1570), e aveva cinque fratelli
in totale, della provincia di Mino. Era un membro del clan Mori,
discendenti di Seiwa Genji.
Biografia
Fin da piccolo, fu affidato al servizio
di Oda Nobunaga. Riconosciuto per il suo talento e la sua fedeltà,
Nobunaga gli affidò importanti cariche. Presso Ōmi, gli furono dati
500 koku e, dopo la morte di Takeda Katsuyori, venne insignito di
50.000 koku al Castello di Iwamura. Ranmaru ed i suoi fratelli minori
perirono durante l'Incidente di Honnoji, difendendo il loro signore
Oda Nobunaga. Le ultime parole di Nobunaga furono: Ran! Fa' in
modo che non entrino!. Il suo giovane seguace era riuscito ad
incendiare il tempio di Honnō-ji, cosicché nessuno delle truppe del
traditore Akechi Mitsuhide potesse entrare e reclamare la testa di
Nobunaga.
Il coraggio e la devozione di Ranmaru
sono ricordati in tutta la storia, e soprattutto durante il periodo
Edo per il suo volere di commettere Seppuku e seguire il suo maestro
perfino nella morte. Il rapporto tra Nobunaga e Ranmaru era molto
forte e, nella letteratura d'epoca, è spesso riferito che i due
avessero una relazione sessuale, molto comune a quei tempi.
Influenza nella cultura di massa
Mori Ranmaru è presente, come molte altre figure del Giappone Feudale, nella serie di videogiochi targata KOEI, Samurai Warriors, dove viene raffigurato come un giovane di bellissimo aspetto, quasi femminile.
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